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Relazione di Stage

Come vengono trattate e trasmesse dai media e come vengono recepite dal pubblico le informazioni
Di

Luca Galeotti & Elena Grillone

Introduzione
Nel 1996, sulla Rivista Militare, veniva pubblicato un articolo dal titolo Comunicare lEsercito. Il tema del dialogo tra listituzione militare e la societ civile veniva affrontato sulla forza e sulle diverse valenze assunte dal termine comunicazione. Si affermava che per lEsercito, la ricerca del consenso sociale non solo un diritto-dovere, ma anche e soprattutto unesigenza funzionale. Larticolo parla di pubblica informazione e di cinque regole da rispettare nella divulgazione di notizie: 1. Le ragioni giuste vanno sempre comunicate; 2. Limpegno e il successo delle Forze Armate rappresentano un momento di comunicazione per diffondere, fissare o consolidare limmagine dellidentit militare; 3. La comunicazione un processo continuo che si sviluppa nellalveo di una politica e di una strategia comunicativa che non ammettono improvvisazioni e che richiedono lampio coinvolgimento interno; 4. Ogni cambiamento e rinnovamento organizzativo deve essere supportato da un processo di apprendimento da sottoporre a costante verifica interna e da rendere visibile allesterno; 5. La comunicazione delle esperienze di leva va attivata coinvolgendo in ogni attivit i diretti protagonisti e i relativi pubblici a contatto. Oggigiorno queste regole si sono modificate radicalmente e sono state espressamente sancite dal Capo di Stato Maggiore della Difesa in un suo discorso tenutosi nel 2009. Le regole sono state cos aggiornate: 1. La comunicazione ascoltare; 2. La comunicazione deve essere credibile per essere efficace; 3. La comunicazione non deve sempre essere gestita da noi; 4. La comunicazione richiede una adeguata e corretta pianificazione, formazione e risorse.

Oltre la comunicazione
Oggi, in tempi in cui la tensione verso il comunicare ha guadagnato una centralit di assoluto rilievo nel mondo del lavoro e nel contesto sociale, il tema della comunicazione si rivela in tutta la sua attualit. Cruciale stato quindi il passaggio da un modus operandi incentrato sulla semplice divulgazione di notizie e di varie iniziative legate allEsercito, fondato quasi esclusivamente sul concetto di pubblica informazione, a una fase contrassegnata, invece, da una vera e propria consapevole politica comunicativa, in cui il fine informativo rimasto in posizione preminente, ma integrato da altre prospettive, da aspirazioni e traguardi incardinati in un orizzonte di lungo periodo. Gli obbiettivi emergono non in modo casuale, ma vengono fissati a partire dallelaborazione di delineati piani di comunicazione. Si tratta di unarticolazione variegata e completa di interventi che, allo scopo di informare, aggiungono quello di disegnare, trasmettere un profilo riconoscibile della realt contemporanea dellEsercito Italiano, colta nei propri molteplici aspetti e proiettata in un rapporto vivo e dialettico con i suoi vari interlocutori potenziali: dai giovani alle donne, ai mezzi di informazione, dal mondo politico a quello intellettuale. Attivit come il lavoro editoriale sul periodico Rivista militare, o come la redazione del rapporto annuale e della rassegna dellEsercito, si affiancano alle frequenti presentazioni di volumi che trattano tematiche militari. Inoltre la realizzazione del sito, in continuo aggiornamento (www.esercito.difesa.it), raggiunto da oltre un milione di contatti, la conduzione di Radio Fante e la recente costituzione dei media combact team, troup di ripresa specializzata, in grado di assicurare unautonoma e tempestiva copertura video-fotografica di ci che accade nel corso delle operazioni e
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delle missioni sia sul territorio nazionale che allestero, riescono a coprire la nuova esigenza di comunicazione dellEsercito.

Cos e come si sviluppa un piano di comunicazione


La comunicazione deve essere organizzata, sviluppata e costruita. Il primo passo nel processo di definire un piano di comunicazione (communicaton strategy). Una buona strategia di comunicazione permette di esercitare un miglior controllo sul proprio lavoro, di rimuovere i dubbi e di enfatizzare la pianificazione. Per sviluppare un piano di comunicazione meglio suddividere il lavoro in quattro step: 1. Una linea preliminare viene tracciata da un team di ricerca e dai collaboratori stretti; 2. La linea guida viene sottoposta ai vari interlocutori per commenti e revisioni. Gli interlocutori possono essere consultati individualmente, in gruppi o in una sessione di brainstorming che includa chiunque si pensa possa dare un contributo; 3. Il team si riunisce per ultimare la strategia (gli esperti della comunicazione sono molto apprezzati a questo punto); 4. Una volta che la strategia stabilita, deve essere comunicata agli interlocutori e ai consumatori finali che si vogliono raggiungere. Sarebbe quindi opportuno integrarli prima nel processo (vedi punto due). Indipendentemente dalle capacit nel campo della comunicazione di chi redige la communication strategy, bisogna seguire un approccio semplice nel suo sviluppo. Le domande principali che ci si pu porre, al fine di crearla, possono essere le seguenti: Quali elementi di ricerca si vogliono mettere in risalto? Quali sono gli obiettivi da raggiungere? Quali gruppi o interlocutori potrebbero essere interessati in questa conoscenza? Quali sono i bisogni degli interlocutori e gli elementi per loro pi interessanti? Quali mezzi di comunicazione si vogliono usare per i vari target (gruppi/interlocutori)? Quali sono le tempistiche a cui fare riferimento? Quante e quali risorse finanziarie e umane si hanno a disposizione? Una volta che la strategia di comunicazione definita e comunicata, deve essere implementata. Il migliore, ma non pi facile, modo di assicurarsi che la strategia si stia sviluppando come pianificato di tenere regolari incontri per aggiornare la situazione. Baster quindi chiedersi: Si stanno seguendo le linee pianificate? Cosa c ancora da fare? Chi fa che cosa? Quali sono i termini? Vi sono nuovi problemi da risolvere? I target groups sono i gruppi di individui che bisogna raggiungere attraverso questo lavoro. Ciascun gruppo ha caratteristiche proprie e si affaccia alle informazioni fornite con differenti problemi o situazioni. Sar necessaria, per ciascuno di essi, una specifica strategia di comunicazione analizzando e definendo preventivamente quali sono le caratteristiche dei destinatari. Essi si possono suddividere in soggetti interni ed esterni. Per soggetti interni si intendono quei gruppi di persone che sono direttamente interessati nel campo di lavoro a cui la strategia di comunicazione fa riferimento. Per soggetti esterni si intendono invece quei gruppi di individui con i quali il progetto non in contatto diretto, ma con i quali si vuole entrare in comunicazione. Per attuare una buona comunicazione deve esserci:
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Una fonte di informazione. Ovvero chi scambia le informazioni con lente per cui si sta facendo il programma di comunicazione; Uno o pi obiettivi. Gli obiettivi variano a seconda del target group; Un Master message per ciascun target group. Il messaggio/slogan la formulazione di unidea e include informazioni che devono essere adattate per essere capite dal target group. Per creare lo slogan baster considerare le seguenti domande: o Quale informazione si vuole trasmettere? o Che cosa deve trasparire e quali conoscenze devono gi avere i target groups per comprendere il messaggio? o Quali modelli di condotta/atteggiamenti si stanno ricercando? Linformazione. Linformazione sia il mezzo attraverso cui si vuole trasmettere linformazione, anche detto canale (lhardware), sia la conoscenza che ci si aspetta recepiscano coloro i quali ricevono linformazione, anche detta messaggio (software). Un ricettore. Il ricettore il destinatario del messaggio. Il ricettore interpreta il messaggio secondo la sua prospettiva, conoscenza e logica. Un buon messaggio tiene conto di tutto ci: o A chi si vuole trasmettere il messaggio? o Quali gruppi, persone, associazioni, progetti, dipartimenti devono essere interessati nei metodi e nelle finalit del contenuto della communication strategy? Il feedback. La comunicazione non un processo ad ununica direzione: si manda un messaggio a qualcuno e questultimo reagisce al messaggio ricevuto. importante provare/testare leffetto del messaggio e degli strumenti di comunicazione che si intendono utilizzare prima di attuare il piano di comunicazione. In questo modo, si potr correggere la strategia a seconda del feedback ricevuto. Indipendentemente dagli strumenti che si decider di utilizzare, meglio usare il linguaggio o i linguaggi parlati dai gruppi che si intendono raggiungere: sebbene linglese possa dominare su internet, non si pu dire lo stesso per i centri abitati (piccoli o grandi che siano). Ciascun gruppo di ricerca dovrebbe chiaramente identificare qualcuno in qualit di incaricato della comunicazione. In unorganizzazione questa figura quella delladdetto stampa.

La figura delladdetto stampa


Laddetto stampa esercita una professione cardine insostituibile del mondo dellinformazione. Redige comunicati ed articoli destinati ai media, organizza conferenze stampa, crea mailing lists che rispondano ad esigenze sempre diverse. Gli uffici stampa ed i relativi addetti erano gi attivi ed operavano prima dellintroduzione della Legge n150 del 2000 che disciplina le attivit di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Gi il decreto legislativo n19 del 1993 stabiliva infatti la possibilit, per le amministrazioni pubbliche, di dotarsi di un ufficio stampa la cui attivit era indirizzata ai mezzi di informazione di massa. Gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto allalbo nazionale dei giornalisti: giornalisti estranei allamministrazione e dipendenti degli enti statali. Laddetto stampa deve possedere una buona conoscenza del sistema dei media ed essere uno specialista della comunicazione pubblica e privata, della globalizzazione, delle strategie dimpresa, esperto delle tecniche dimmagine e possedere unottima capacit di utilizzare le tecnologie moderne. Lessere professionisti significa saper essere in consonanza con quelle che sono la deontologia e le regole professionali del settore. Il cittadino ha il diritto di essere informato in maniera onesta ed , di conseguenza, dovere delladdetto stampa conoscere letica dellinformazione. Linformazione delle missioni italiane Luca Galeotti e Elena Grillone 4

Durante le missioni svolte in territorio estero, il compito principale dei contingenti schierati realizzare materialmente quello che concettualmente stato deciso in ambito di politica estera. Questo porta alla necessit di avere personale in grado di gestire con professionalit anche le esigenze comunicative e di immagine oltre a quelle prettamente militari. Oggi qualsiasi organizzazione deve impegnarsi nella costruzione della sua immagine, nella promozione del suo operato e nella realizzazione della sua mission. Deve, quindi, avere visibilit per ottenere consenso applicando principi di trasparenza nelle proprie attivit. I flussi comunicativi verso lesterno dovrebbero essere continuativi: questi saranno tanto pi efficaci quanto pi riusciranno ad esprimere gli scopi dellorganizzazione e le modalit adottate per conseguirli. Da qui il doppio ruolo del personale preposto alla Pubblica Informazione allinterno delle Forze Armate: essere per met giornalisti e per met militari senza per far prevalere nessuna delle due parti rispetto allaltra. Un ruolo difficile che porta ad indossare un doppio cappello tra il vestire luniforme ed il fare informazione giornalistica. Ogni attivit di particolare rilevanza non pu essere lasciata al caso e deve essere concepita e pianificata con la massima cura. I contenuti dei messaggi rivolti ai diversi pubblici devono essere coerenti tra loro; il coordinamento di tutte le iniziative acquista unimportanza vitale soprattutto per lEsercito che rappresenta la Nazione stessa e non devono esistere idee discordanti tra chi garantisce la sicurezza al Paese. Lidea da comunicare quella di un Esercito composto da professionisti in grado di contribuire alla tutela degli interessi del Paese e capace di intervenire nelle aree internazionali di crisi. La comunicazione deve rappresentare per lEsercito una funzione strategica ed una risorsa primaria da sottrarre ai rischi consueti in cui spesso viene a cadere la comunicazione istituzionale in termini di frammentariet, grigiore espressivo e dispersione organizzativa.

La comunicazione in caso di crisi


La crisi un fatto imprevisto, dannoso per limmagine dellOrganizzazione e rappresenta uno stato di turbamento della vita di unOrganizzazione, un avvenimento non controllato o controllabile che modifica il normale andamento delle attivit e incide sullimmagine che lopinione pubblica ha dellOrganizzazione stessa. Le caratteristiche fondamentali della crisi sono tre: 1. Esistenza di uno o pi responsabili che hanno dato avvio allevento che ha poi generato la crisi. Il responsabile pu essere, rispetto allOrganizzazione, esterno (es: un terrorista attacca un convoglio militare) o interno (es: un membro dellOrganizzazione, col suo comportamento non corretto e non rispettoso delle regole o della deontologia professionale propria dellOrganizzazione, causa la crisi); 2. Presenza di qualcuno o qualcosa minacciato dal verificarsi della crisi; 3. Esistenza di qualcuno che rende nota la crisi e la rende di pubblico dominio. Vi sono, inoltre, fattori che possono ostacolare la soluzione di una crisi. Ad esempio: Quando vi il desiderio di evitare il panico; La mancanza di un unico portavoce; Lincapacit di risolvere il problema; Il timore di rivelare informazioni riservate che rischierebbero di creare una situazione peggiore di quella che si sta cercando di risolvere.

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La crisi pu essere latente o manifestarsi superficialmente e, se non affrontata e risolta, pu portare a conseguenze disastrose. La crisi altera limmagine dellOrganizzazione e richiede un intervento correttivo che ripristini la situazione ex-ante. Il soggetto discreditato deve rilegittimarsi come fonte autorevole nei confronti del proprio pubblico, pena la perdita definitiva della fiducia. Quando una crisi manifesta ed stata trattata dagli organi di stampa, c una chiusura sistematica verso linterno. Questo proprio lerrore pi grande poich il non comunicare con lesterno porta la gente ed i media a formare le proprie idee sulla base di quello che viene riferito da altri soggetti non informati. Lopinione pubblica potrebbe divenire sospettosa e diffidente risultando difficoltoso far valere la propria posizione una volta che la situazione sfuggita di mano allOrganizzazione in crisi. La gestione di una crisi richiede di valutare la situazione e lentit dei danni attuali e potenziali. Una volta individuati i danni e il target di pubblico interessato, necessario definire la strategia di comunicazione attraverso la determinazione di messaggi prioritari da lanciare per informare gli operatori dei media, rassicurare i pubblici coinvolti, controbattere alle accuse e reagire agli attacchi. Da evitare sono il panico e il silenzio, da ricercare sono la centralit del flusso di informazioni sia verso lesterno che verso linterno stabilendo un sistema di comunicazione che faccia riferimento ad un unico interlocutore. La crisi devessere gestita da un esiguo gruppo composto dai rappresentanti di ogni settore dellOrganizzazione. LOrganizzazione pu o assumersi tutte le responsabilit ribadendo di aver individuato le cause ed essere intervenuta tempestivamente oppure avere un atteggiamento di attacco in modo da evidenziare i punti di forza per attrarre attenzione ed interesse. Dopo la crisi, per non vanificare lesperienza fatta, bisogna analizzare la condotta della gestione della crisi per ricavarne insegnamenti da tradurre in possibili modifiche allOrganizzazione. Oltre a ci va anche analizzata limmagine per avviare rapidamente un programma idoneo a eventualmente riconquistare la fiducia e la credibilit del pubblico.

Caso di studio
Il 17 maggio 2010, alle 9:15 italiane, un convoglio della missione ISAF viene colpito dallesplosione di un ordigno durante uno spostamento da Herat a Balamurgh. Lesplosione coinvolge un blindato Lince. Il bilancio di due morti (il caporalmaggiore Luigi Pascazio e il sergente Massimiliano Ramad) e due feriti (il primo caporalmaggiore Gianfranco Scir e il caporale Cristina Buonacucina): quattro alpini della brigata Taurinense. Questo fatto avviene nel pieno della nostra attivit di tirocinio e, essendo stati incaricati di redigere questa relazione, abbiamo deciso di prenderlo in esame come esempio di crisi mediatica dellEsercito e, pi in generale, di comunicazione da parte della Forza Armata. La prima ANSA
17 maggio, 09:52 KABUL - Due soldati italiani sono stati uccisi e altri due, un uomo e una donna, sono stati gravemente feriti in seguito ad un attacco subito nel nordest dell'Afghanistan. I soldati feriti non sono in pericolo di vita. L'esplosione dell'ordigno ha causato loro feriti gravi, prevalentemente alle gambe: entrambi sono ora ricoverati all'ospedale di Herat. Uno degli italiani rimasti feriti di Casteldaccia un piccolo comune vicino Palermo. Si chiama Gianfranco Scir e ha 28 anni. Lo conferma il sindaco Giovanni Di Giacinto. La notizia gi stata data alla famiglia.

I giornali Abbiamo quindi preso in considerazione gli articoli pubblicati nei giorni seguenti (dal 18 maggio in avanti) grazie allaccesso alla rassegna stampa dello SME e alla lettura delle testate giornalistiche di carta stampata qui di seguito riportate:
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City - Torino Corriere della Sera Il Giornale Il Messaggero La Republica La Stampa Leggo Torino Metro Torino

Dagli articoli pubblicati si pu evincere come il tema principale, lattacco al blindato militare che ha causato la morte di due connazionali, diventi un mezzo per dare spazio a nuovi argomenti di discussione e rispolverarne di vecchi. I temi pi evidenti e persistenti nella cronaca dei giorni successivi allattacco possono essere cos catalogati: Gli alpini: Chi sono i coinvolti nellaccaduto? Qual era il loro compito? Quali sono le condizioni dei feriti? Quali le reazioni dei famigliari, conoscenti ed istituzioni? Come e dove si svolgeranno i funerali e le cerimonie di cordoglio? Chi il militare oggi? La ricostruzione dellaccaduto: Attacco contro lItalia o contro la missione ISAF? Cos accaduto? Cosa uno IED (Improvised Explosive Device)? Il lince un mezzo sicuro? Perch viene ancora utilizzato? Qual la versione dei terroristi? La guerra: La guerra in Afghanistan utile? A cosa serve? Perch cominciata? Qual la missione italiana? E il suo ruolo politico? Quali sono i numeri di interesse (Quanti i morti? Quanti gli effettivi? Quali le date importanti passate e future delloperazione? ...?) Donne al fronte: Il ferimento del caporale Cristina Buonacucina ha introdotto il tema delle donne nellesercito e impegnate in missioni. Si cos giunti ad analizzare quali ruoli le donne ricoprono nellEsercito, per quali ragioni entrino nella Forza Armata e quali traguardi ha fino ad oggi raggiunto la parit di genere. Economia: A fronte della crisi che si sta attraversando sono sorti anche degli interrogativi sul costo delle missioni allestero, argomento che ha avuto modo di essere ritrattato a causa dei tagli previsti, anche per il Ministero delle Difesa, dalla manovra finanziaria proposta dal governo a un mese dallaccaduto. Come uscita limmagine dellesercito dalla crisi? Come facilmente prevedibile fin dallo scaturire della crisi, lEsercito, tornato al centro dellattenzione dei mezzi di comunicazione di massa che lo hanno analizzato sotto diversi punti di vista. Trattandosi di un fatto tragico, i media e le figure istituzionali, hanno affrontato con i guanti linformazione nel rispetto dei caduti, dei feriti e del turbamento dellistituzione militare. Le critiche comunque non sono mancate sul campo dei finanziamenti, dove le missioni e i mezzi sono stati visti come troppo costosi in tempo di crisi, e della figura del militare, dove gli anarchici hanno simbolicamente bollato i due alpini caduti come killer con una scritta che recita cos: Due alpini morti in Afghanistan? Due killer in meno. Nonostante il dolore e il cordoglio scaturiti dal tragico evento, limmagine dellEsercito ne uscita rafforzata tanto che, molti giornali, hanno messo al centro dellattenzione, negli argomenti estranei alla vicenda, anche la posizione dei militari. Un esempio la questione della finanziaria affrontata dai giornali nel mese seguente, dove il punto di vista del Ministero della Difesa e dellEsercito ha trovato particolare risalto nel problema dei tagli del 20% ai Ministeri. Si cos trovato subito al centro dellattenzione il dibattito sui soldi spesi per la sicurezza dei NOSTRI ragazzi nelle missioni allestero e di quelli impiegati nel mantenimento delle missioni in cui lEsercito Italiano di importante esempio in quanto in grado di mantenere un ottimo dialogo con le popolazioni locali e capace di addestrare, in maniera completa, le truppe locali. Altro esempio lattenzione posta sul fatto che i militari italiani, non potendo scioperare, non abbiano un proprio sindacato, come avviene negli altri paesi, per far valere i propri diritti. Linformazione delle missioni italiane Luca Galeotti e Elena Grillone 7

Come stata gestita la crisi? Agli occhi dei lettori dei giornali, non risaltato alcun particolare commento da parte degli alti vertici militari. La loro partecipazione si infatti limitata alla presenza fisica ai funerali e al supporto delle famiglie colpite nella vicenda attraverso psicologi e cordoni di sicurezza attorno alle loro abitazioni. Gli esponenti politici, oltre a dare il loro cordoglio ai parenti delle vittime, hanno mostrato la propria partecipazione discostandosi, in un secondo momento, dal fatto vero e proprio per spostare lattenzione su questioni di cornice. A seguito dellavvenuta conoscenza della notizia da parte del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, questultimo ha inizialmente commentato, rendendosi protagonista di unevidente gaffe: Pur nel rispetto dei tragici avvenimenti in Afghanistan () va detto che il Siena ha solo cercato un inutile 0-0 con un catenaccione. Successivamente il Ministro ha per dimostrato la sua partecipazione riabilitando limmagine del Ministero e dellEsercito attraverso la costanza dei suoi interventi di cordoglio verso i parenti, di propaganda sullimportanza dei militari italiani nelle missioni di incontro con i feriti e i familiari delle vittime. Dimostrazioni di coesione al pensiero di unarma unita sono state infine le cerimonie tenutesi in onore dei caduti e di quelle, programmate nel mese di maggio, che sono state annullate o celebrate in tono minore.

Un nuovo Piano di Comunicazione


Una volta affrontato largomento della comunicazione dellEsercito, ci siamo posti tra gli obiettivi anche quello di redarre un piano di comunicazione che riguardasse largomento trattato: le missioni italiane allestero. Non conosciamo lorganizzazione dellUfficio Affari Generali nelle missioni italiane allestero, ma, credendo in una familiarit con quello in cui abbiamo lavorato per due mesi, ne presupponiamo lidentica operativit e strutturazione nel piano comunicativo che segue. L argomento della comunicazione nelle missioni italiane allestero ruota attorno al messaggio: Lesercito italiano: una risorsa per la pace internazionale. La comunicazione che deve trasparire dallesternare questo messaggio una comunicazione che pone al centro della questione lEsercito in quanto risorsa non solo per lItalia, ma anche per i paesi in cui opera e con cui coopera nella varie missioni. Da ci si ricavano gli obiettivi e i messaggi illustrati nel piano di comunicazione a cui vi rimandiamo (vedi file .ppt in allegato).

Bibliografia e Sitografia
Rivista militare n5 settembre-ottobre 1996 (Articolo Comunicare lesercito) Oltre la comunicazione, Mondadori 2005 (Articolo Un percorso avviato di Andrea Zagami) La comunicazione strategica come leva del miglioramento organizzativo (Discorso tenuto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa nel 2009) Developing a communications strategy (http://www.idrc.ca/uploads/userS/11606746331Sheet01_CommStrategy.pdf)
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Legge 7 giugno 2000 Disciplina delle attivit di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00150l.htm) Le varie testate giornalistiche e fonti analizzate dalla rassegna stampa SME, le agenzie stampa, e i quotidiani locali di Torino e Piemonte Tesi di laurea in teoria e tecnica della comunicazione di massa, La figura delladdetto stampa nellesercito, ten. f. (alp) Cristiano Refi

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