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LA CINA UN GIALLO

INTERVISTAGEOPOLITICA

Il Tibet libero utile anche a Pechino


Colloquio di Henry STERN con Sua Santit il DALAI LAMA

mie domande in modo concreto e specico. Poich conosco la sua esperienza personale, non sto solo parlando ad un popolo, sto parlando ad un uomo, a lei. I nostri lettori vorrebbero capire il suo punto di vista. Nella nostra rivista pubblichiamo due tipi di opinioni: quelle degli specialisti (geogra sociologi eccetera) ma anche quelle di importanti leader, perch vogliamo capire la logica della loro azione. E per cominciare, io volevo molto semplicemente chiederle: la geograa stata parte importante della sua istruzione quando era giovane? DALAI LAMA Non molto. Naturalmente i testi buddhisti danno una visione del mondo, che ora per inutile per i nostri scopi (risata). Ma personalmente, n dallinfanzia, ho avuto un profondo interesse ad essere informato sul mondo. LIMES Quando era giovane fu educato in un monastero, nella stessa Lhasa? DALAI LAMA Nel 1939, venni dal mio luogo di nascita a Lhasa e cominciai i miei studi nel 1940. Sono nato ad Amdo, vicino a Koko Nor, una regione che oggi non fa parte

IMES MI PERMETTA DI ESPRIMERE LE

di quella che i cinesi chiamano la Regione autonoma del Tibet. LIMES Durante la sua istruzione era consapevole del problema tibetano? DALAI LAMA Vede, io avevo anche un profondo interesse per la meccanica e leggevo libri illustrati; questo mi attrasse verso materie occidentali e verso la guerra allora in corso. Cera anche un giornale tibetano, pubblicato a Kalimpong, che ricevevamo regolarmente a Lhasa. Riportava notizie sulla guerra, con immagini di bassissima qualit. Allora ho iniziato ad essere informato sulla Germania, lInghilterra, lItalia, la Russia, il mondo. Ma tutto ci non stato parte dei miei studi, piuttosto un hobby. LIMES Pensava che il Tibet facesse parte della Cina o avesse un rapporto molto speciale con essa? O piuttosto pensava che il Tibet fosse un paese e la Cina un altro? DALAI LAMA S, eettivamente, nessun tibetano sente di essere un cinese, a parte ogni motivazione politica. solo negli ultimi due secoli che le parole Cina, India, Tibet designano entit ben denite. LIMES Ma mi permetta di chiederle: quando lei parla di Tibet, a quale Tibet si sta rife-

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rendo? A quello che ora chiamato Regione autonoma del Tibet o al Tibet storico? Ed in particolare vi include la regione dove lei nato, che la regione nord-orientale di Amdo? DALAI LAMA Naturalmente, o logicamente dal momento che provengo da una regione non inclusa nella cosiddetta Regione autonoma del Tibet (cos come altri Lama provenivano dalle regioni orientali di Kham) mi riferisco al Tibet storico. vero, politicamente a quel tempo quelle due regioni erano amministrate dai cinesi, dai signori della guerra locali. Ma per parte nostra, noi ci consideravamo tibetani. Parlavamo la stessa lingua, con dierenze solo nel dialetto. Le nostre abitudini e la nostra religione erano le stesse. Eettivamente, anche ora, la maggior parte delle persone dotte a Lhasa proviene da Amdo e Kham. Molti degli importanti monasteri erano e restano l. A quel tempo i tre pi importanti monasteri di Lhasa, con approssimativamente 20 mila monaci, avevano una maggioranza proveniente da Amdo e da Kham. LIMES Cos ora il problema : nelle future trattative che lei spera di avere con il regime che prevarr in Cina, qualunque esso sia, metter sul tavolo del negoziato il destino di quelle parti del Tibet? DALAI LAMA S. Non solo una nostra intenzione: ne abbiamo gi parlato con i cinesi. Una delle mie proposte stata che noi dovremmo trattare il Tibet come un insieme, come ununica entit. Perch la mia preoccupazione pi grande per la cultura tibetana. Io penso che la cultura sia pi importante della politica. Perci se le aree esterne del Tibet rimarranno parte delle grandi province limitrofe cinesi come lo Xinjiang, esse formeranno, in termini di popolazione, solamente una minuscola porzione di immense province (su cento milioni di persone, a malapena

un milione di tibetani). Ci renderebbe la conservazione della cultura tibetana estremamente problematico. Solo il congiungimento di quelle province con il Tibet centrale preserver la vera cultura tibetana. LIMES Mi consenta di farle una domanda in qualit di studioso della cultura indiana e ind: direbbe che c un atteggiamento specicatamente buddhista verso il territorio? Tenga a mente che noi, in Occidente, tendiamo a considerare il territorio in termini di conni, di periferia e di centro. mia impressione quando si studia la cultura ind, che tale visione non vi sia presente: il re ind incarna il centro politico del territorio. Egli si muove senza limiti, conosce solo direzioni di movimento. Negli ultimi secoli, quando la cultura buddhista lamaista form il Tibet, i monasteri ovviamente erano centri di cultura, ma da un punto di vista politico, li rappresenterebbe come centri? DALAI LAMA Lei deve ricordare che al di l del Tibet le regioni della Mongolia interna ed esterna erano, da un punto di vista religioso, parte di una stessa cultura lamaista; proprio come i mongoli tangusi o calmucchi (oggi inseriti nella Russia). Ma da un punto di vista nazionale, politico, si potrebbe dire che avevano una propria cultura. Cosi la cultura buddhista e il controllo politico tibetano erano chiaramente due cose separate. Eettivamente, lattuale governo indipendente del Tibet non ha neppure cercato di inuenzare o controllare politicamente le parti remote del Tibet, quali Amdo o Kham, anche se, osservando i precetti religiosi, alcuni monaci furono mandati nei monasteri di quelle regioni. LIMES Come lei sa, in Europa diuso pensare che il Vaticano ha un approccio e uninuenza geopolitica ben determinata, e anzi si arrivati no a parlare di unEuropa vaticanizzata. Oggi il Vaticano consi-

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Il Dalai Lama considera come parte del Tibet storico anche le regioni di Amdo e Kham, che non fanno parte della Regione autonoma del Tibet. Se queste due aree fossero incluse nel Tibet, la sua supercie risulterebbe allincirca raddoppiata. Da Amdo e Kham provengono tuttora molti monaci. Lo stesso Dalai Lama nato ad Amdo.

derato molto inuente nelle relazioni che si stanno sviluppando fra Europa occidentale ed Europa orientale nellra postcomunista. Lei direbbe che, in qualit di Lama, come guida spirituale, ha un approccio geopolitico alla questione tibetana? DALAI LAMA Qui vedo importanti dierenze tra concezione cattolica e concezione buddhista. Naturalmente nel passato, si sono visti alcuni Lama usare la fede religiosa per scopi politici. Ma generalmente gli atteggiamenti e i concetti buddhisti implicano maggiore tolleranza, con riferimento alla nozione di ahimsa (non-violenza). Come ho accennato prima, anche allinterno del territorio storico del Tibet, ci sono sempre stati dei regni indipendenti, ma non hanno mai costituito una minaccia contro il controllo politico centrale. LIMES S, ma oggi lei non si trova in una si-

tuazione dicile, essendo sia la guida spirituale del popolo buddhista tibetano sia il leader politico della lotta dei tibetani contro la Cina? DALAI LAMA A questo riguardo, ho gi ucialmente aermato che non appena il Tibet raggiunger un determinato livello di autogoverno, mi spoglier dei miei poteri temporali e mi consacrer, per il resto della mia vita, a scopi spirituali e culturali come la pace, non solo in Tibet ma anche in altre aree. Perch io sento di appartenere al mondo nel suo complesso pi che solo ad una comunit. E non solo allumanit, ma a tutte le cose, in accordo con il precetto buddhista. Ora io non escludo che, nel futuro, una guida spirituale quale un Lama possa diventare un leader politico. Ma, in linea di principio, penso che i domini spirituali e temporali dovrebbero essere chiaramente separati.

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LIMES Ma direbbe lei che c una carta bud-

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dhista da giocare? Particolarmente in riferimento alle regioni mongoliche connanti, ma anche alla stessa Cina? Pu la presenza del buddhismo fare da leva per un sommovimento geopolitico? DALAI LAMA No, non credo. Luso della fede buddhista per vantaggi politici non funziona. Certo, se prende la Mongolia esterna di oggi, alcuni politici locali cercano aiuto dal Dalai Lama. Sicch l ci potrebbe essere la possibilit di usare il buddhismo come strumento politico. Ma mi permetta di dirle che in tali casi noi rimaniamo strettamente neutrali. Inoltre, in tutte quelle aree dellIndia del Nord dove c una forte presenza del buddhismo (da Ladhak a Arunachal Pradesh, attraverso Nepai, Sikkim e Bhutan), noi restiamo strettamente neutrali e ci riutiamo di essere accondiscendenti verso qualsiasi politica locale. LIMES Che mi dice dei suoi rapporti con gli altri rami del buddhismo? Quale maggiore rappresentante del buddhismo Mahayana, come si rapporta a tutte quelle chiese del Sud-Est asiatico che appartengono allaltro ramo del buddhismo, quello Hinayana? DALAI LAMA Ucialmente, istituzionalmente, non c nessuna relazione speciale. Ma secondo me c una determinata anit. Quando ho visitato per la prima volta la Thailandia, nel 1964, era chiaro che, individualmente, noi seguivamo lo stesso insegnante. Avevamo la stessa fede buddhista. Ma lidea che questa vicinanza religiosa implicasse una relazione politica particolare, questa non cera assolutamente. LIMES Nessuna solidariet politica? DALAI LAMA No, non in quel senso. Sembra che tale senso di solidariet esista fra i popoli musulmani. Ma non c fra i buddhisti. Per esempio fra i thai, monaci buddhisti, c decisamente comprensione per lopposizione dei

monaci buddhisti birmani alla giunta militare, ma non c assolutamente un senso di solidariet violenta. Inoltre quando incontrai il Supremo Patriarca della Thailandia, sollevai la questione dellimpegno nel lavoro sociale, nella salute, nellistruzione (citando lesempio dei fratelli e delle sorelle cristiani), e lui dissenti fermamente da questa posizione. Per lui la vera vocazione di un monaco e di una suora buddhista sono la meditazione, la devozione e lo studio. Questo vero. Ma i tempi cambiano. Capisco che la cosa migliore, per i monaci che sono in grado di farlo, dedicare completamente se stessi alla meditazione. Ma questo al giorno doggi eccezionale. La maggior parte non riesce a farlo e dovrebbe allora assumere maggiori responsabilit in altri campi. E, naturalmente, singoli monaci potrebbero farsi coinvolgere nella sporca politica (risata). LIMES Da questo punto di vista cosa pensa dellesperienza gandhiana nella politica indiana, ovviamente ispirata da movimenti religiosi e per le riforme sociali quali Brahmo Samaj e Arya Samaj? Mi piacerebbe sapere se la separazione stabilita da Gandhi tra politica e meditazione spirituale pu essere di una qualche ispirazione per lei. DALAI LAMA Bene, nel tantrismo Mahayana si dovrebbero per prima cosa seguire le regole dello Hinayana. Quindi abbiamo una regola comune. Per prima cosa il Mahayana esorta a coltivare laltruismo, a porsi al servizio della societ e anche delleconomia. Generalmente nel concetto Mahayana non c contraddizione fra meditazione spirituale e servizio sociale. Nelle scritture buddhiste sono menzionati anche problemi di denaro. La sfera spirituale e quella temporale non sono in contraddizione. LIMES Che mi dice del lavoro missionario iniziato in Europa con la fondazione dei monasteri?

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In Europa come in America ci sono in eetti diverse centinaia di centri buddhisti. Ma non sono istituzioni monastiche. La mia posizione sempre stata di chiedere agli occidentali che appartenevano originariamente a fedi dierenti di considerare che cambiare la propria religione il problema pi delicato. Generalmente meglio seguire la propria tradizione religiosa: pi sicuro. naturalmente un diritto individuale scegliere la propria religione ma ci si dovrebbe pensare due volte; se inne si realmente convinti che la nuova religione pi adatta ed ecace, allora un proprio diritto sceglierla. Ma dopo aver cambiato la propria religione c sempre il pericolo di tornare alla precedente in modo da autogiusticarsi; questo non dovrebbe mai succedere. Generalmente parlando, dopo il periodo Ashoka, non stata pi unabitudine buddhista di avvicinare la gente per convertirla. LIMES Ma la presenza di quei centri buddhisti in Occidente non gioca un ruolo di supporto per il Tibet? DALAI LAMA Potrebbe essere, ma c anche chi sceglie di seguire il buddhismo tibetano prendendo le distanze dalla lotta nazionale tibetana. Questo ci riporta ai due aspetti della causa tibetana: quello spirituale e quello politico. Ed ovvio che una volta persa la libert nazionale anche la libert spirituale andata. Io stesso, dedito alla libert spirituale, penso che un grado minimo di autogoverno sia una garanzia per preservare la cultura tibetana, compreso il buddhismo. Cos considero il mio coinvolgimento nella lotta nazionale come parte della mia pratica spirituale. Solo se fossi ulteriormente coinvolto nel potere quotidiano e nella politica di partito sorgerebbero problemi per me in quanto monaco buddhista. LIMES Lei stato recentemente in Italia, ricevuto dal capo del governo. stato invitato
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in qualit di guida spirituale o di leader politico di un movimento nazionale per lautogoverno? Quale stata la sua sensazione? DALAI LAMA Non glielo so dire in questo caso, ma le potrei dire che, nelle mie visite in giro per il mondo, a volte stato per il primo e a volte per il secondo motivo. Anche alcuni tibetani allestero partecipano con forza alla lotta nazionale, senza avere particolare interesse per il lato spirituale. LIMES Ora mi permetta di tornare a problemi pi strettamente geopolitici concernenti la decade nera: il periodo 1949-1959, dalloccupazione cinese alla insurrezione e al suo esilio. In particolare come potrebbe spiegare lapparente assenza di una decisa reazione militare alloccupazione cinese nel 1949? DALAI LAMA Ci fu una battaglia, con numerose vittime, condotta dal piccolissimo esercito tibetano, che era per completamente inadeguato alla resistenza. A quel tempo lesercito era sotto leettiva responsabilit del reggente. Poi, alla ne del 1950, io ne assunsi la responsabilit. Dalla ne del 1955-1956 no a circa il 1962, in zone isolate, ci fu resistenza militare attiva no alla morte. Non una resistenza organizzata, ma una resistenza isolata in ogni villaggio raggiunto dallavanzata dellesercito cinese. Non cera una strategia complessiva. LIMES Come pensa che i tibetani vedano i cinesi? DALAI LAMA Tradizionalmente, i tibetani sono una nazione era. Negli anni Sessanta ho incontrato un vecchio monaco e ho ascoltato la sua storia di soerenze, di distruzioni di villaggi e monasteri: una quantit di tibetani furono uccisi dai soldati cinesi, anche per mezzo di bombardamenti aerei. In una provincia come Amdo alcuni monasteri sono stati distrutti tre volte. Cos quando gli chiesi: Come consideri i cinesi in relazione ai

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tibetani?, enfaticamente mi disse che, preso singolarmente, un tibetano pu vincere un cinese in qualsiasi momento. Come vede, una mentalit molto era. Daltra parte, tradizionalmente, c un profondo rispetto per lIndia, dal momento che il buddhismo viene da l. LIMES Malgrado tutte le soerenze initte e a parte ogni problema politico di indipendenza o autonomia, molti pensano che la Cina abbia portato il progresso nel Tibet in termini di tecniche moderne o di amministrazione burocratica. Condivide in qualche modo queste opinioni? DALAI LAMA Le condivido. Almeno per certi aspetti: per esempio il cinese pu aver costruito strade per i propri scopi militari, e per il paese una rete di strade si dimostrata molto utile per rendere accessibili le zone di campagna. Nelle grandi citt, gli ospedali sono stati contributi molto ben accolti. Per quel che riguarda la scuola, secondo alcuni tibetani il grado di istruzione si abbassato. Prima ogni villaggio aveva listruzione fornita dal monastero; particolarmente in inverno, stagione morta, la gente poteva leggere le scritture, se non scrivere, mentre con listituzione delle scuole non c stato altro modo per imparare e in molti villaggi il grado di istruzione si abbassato. E tuttavia noi abbiamo bisogno di sviluppare la ricerca scientica. Nel complesso, io penso che abbiamo bisogno di riforme. Se tali riforme le realizzassimo noi, potremmo trovare molta resistenza. Il mio predecessore, il quattordicesimo Dalai Lama, inizi alcune riforme ma trov molta resistenza fra i Lama conservatori cos come fra gli aristocratici. Cerc di creare unistruzione moderna, occidentale, importata da fuori grazie ad alcuni giovani tibetani colti (negli anni Venti, sei studenti furono mandati in Inghilterra, ma poi la cosa

ni l). Il mio predecessore trov dicolt anche nel mandare studenti in India. Cos invit insegnanti dallIndia britannica per aprire scuole a Gyangtse, ma anche questa iniziativa fu bloccata dalle pressioni di alcuni monasteri. Delliniziativa cinese in questo campo qualche tibetano, come me, apprezza alcuni beneci. Ci nonostante, nel complesso, la rovina stata innitamente maggiore. Anche il Panchen Lama, due giorni prima della sua morte, aerm pubblicamente che la soerenza non pu essere ripagata da nessun progresso. LIMES Torniamo pi direttamente alla politica. Secondo le sue informazioni, direbbe che la leadership cinese divisa sul Tibet, o no? DALAI LAMA Qualche tempo fa, abbiamo sentito di alcune dierenze di opinioni fra di loro. Ma oggi non pi. Almeno lultimo Hu Yaobang e alcuni leader da lui inuenzati avevano un approccio pi liberal; se fosse ancora vivo, sono convinto che il problema tibetano sarebbe gi stato risolto. Lui era straordinario. LIMES Quando Deng Xiaoping sparir dalla scena, molti specialisti pensano che la Cina potrebbe dividersi in svariate regioni. E allora la leadership cinese potrebbe anche assumere una prospettiva pi ampia e accorgersi che ci sono gi diverse Cine: Taiwan, Singapore, Hong Kong, senza contare le comunit cinesi da un capo allaltro del Sud-Est asiatico e del Pacico. DALAI LAMA dicile dire. Ci sono opinioni diverse su questo punto. LIMES Ma state discutendo fra voi in questi termini? DALAI LAMA S, questa una possibilit di cui dobbiamo tenere conto. LIMES Taiwan rivendica oggi il Tibet quale parte della sua Repubblica di Cina?

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No, perch si regolano ancora sulla loro costituzione della ne degli anni Quaranta. Ma fra i loro governanti, ce ne sono alcuni che stanno cambiando opinione nei nostri confronti e pensano al problema tibetano in termini pi liberali. LIMES in contatto con loro? DALAI LAMA S, certamente. LIMES Trova pi possibilit di dialogo con loro che con la leadership comunista cinese? DALAI LAMA Certamente si. Vede, a Taiwan c la libert, e cos la possibilit di scambiare vedute e opinioni. Mentre a Pechino non c niente d tutto ci. Il presidente di Taiwan ha sostenuto la mia ultima proposta per lautonomia interna e lautogoverno. Ma mi lasci sottolineare un punto. In Occidente come in altre parti del mondo ci sono leader che in termini di Realpolitik si chiedono se valga la pena disturbare la leadership comunista cinese con il problema di una popolazione cos minuscola come quella del Tibet. Bene, io sento che s, la popolazione considerata piccola per numero. Ma a causa della collocazione geograca del Tibet, se esso sopravviver con il suo peculiare patrimonio culturale di equilibrio non violento non solo verso gli altri gruppi uniani, ma anche verso gli altri esseri viventi e verso la natura, esso potr giocare un ruolo importante come zona di pace in questa parte del mondo. LIMES Che cosa pensa dei democratici in Cina, della Primavera di Pechino del 1976 e poi del movimento di Tiananmen, nel 1989? Sono in qualche modo consapevoli del problema tibetano? DALAI LAMA S. Alla ne sono anche venuti apertamente in sostegno della mia ultima proposta per il negoziato. Voglio anche menzionare un piccolo gruppo di cinquantaquattro persone di Shanghai che nel magDALAI LAMA

gio del 1994 hanno rivolto una petizione in diciannove punti al governo di Pechino. Il quindicesimo punto dichiara che alle cosiddette minoranze si deve concedere un autentico autogoverno, menzionando in modo specico il Tibet. A questo scopo invitano il governo ad aprire il dialogo con il Dalai Lama. Fra loro ci sono intellettuali, scrittori, studenti e lavoratori. E bisogna aggiungere che noi manteniamo contatti con molti gruppi fuori della Cina. Eppoi, Wei Jingsheng nella sua lunga lettera a Deng Xiaoping fa riferimento chiaramente allindipendenza del Tibet. Si rende conto che il Tibet una nazione separata. E questanno un piccolo gruppo di stimati, colti cinesi di Hong Kong, Singapore, Taiwan e dAmerica ha abbozzato una costituzione per una Cina federale; e ha menzionato il diritto allautodeterminazione per il Tibet attraverso un referendum, dando ai tibetani la scelta fra la separazione o la federazione con la Cina. Tutte queste dichiarazioni sono, credo, molto incoraggianti. LIMES Ora, forse, unultima domanda: come sa molti statisti occidentali sono aascinati dalla Cina, dalle sue dimensioni, dalla sua potenza, dal suo mercato potenziale, ma anche forse da una certa immagine di ordine sociale; un ordine controllato da uno Stato degno di ammirazione per un certo numero di loso europei. Questi, quando non sono semplicemente indierenti allottica tibetana, considerano che la difesa della causa tibetana sia in eetti un modo per attaccare ingiustamente la Cina. Alcuni in Occidente, forse in modo paradossale, pensano di assumere cos un punto di vista anti-imperialista, riallacciandosi al tempo in cui la Cina era vittima dellimperialismo occidentale. Pensano che la difesa della causa tibetana

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sia un altro modo per attaccare la Cina. Abbiamo un esempio recente. Nel 1992, lallora ministro degli Esteri italiano, Gianni De Michelis, protest vivamente contro quello che giudicava luso strumentale della causa tibetana. Cosa ha da dire a questa gente? DALAI LAMA Spesso dico alla gente che il sostegno che abbiamo ricevuto nel 1959 e nei primi anni Sessanta alle Nazioni Unite, quel tipo di sostegno eettivamente era un attacco alla Cina: era anticinese e anticomunista. Lappoggio al Tibet allora voleva dire attaccare la Cina. Questo tipo di sostegno sbagliato. Oggi lappoggio che riceviamo, credo, veramente sincero. Io spesso dico alla gente che ci sostiene che noi non consideriamo il loro sostegno per il Tibet come pro Tibet; noi lo consideriamo come pro giustizia, pro verit. Ora, se io insistessi sulla completa separazione dalla Cina, anche se questa linea contenesse una certa parte di verit e di giustizia, potrebbe avere implicazioni anticinesi. In realt, io non esigo una separazione completa. Il mio approccio un paese, due sistemi, un modello sviluppato per la prima volta da Deng Xiaoping per Hong Kong. In tale prospettiva lattuale comportamento della leadership cinese, a lungo termine, controproducente dallo stesso punto di vista cinese. E questo non si applica solamente al Tibet: pensi agli altri grandi territori quali lo Xinjiang o la Mongolia. A causa dellattuale politica cinese, sembra esserci una sorta di avvelenamento degli spiriti in questarea. Come pu nel futuro prevalere larmonia fra i cinesi e quelle minoranze? Sar molto dicile. Daltra parte, se la cultura tibetana buddhista sopravvivesse, ci sarebbe un grande potenziale per aiuta-

re milioni di cinesi. Consideri la corruzione in Cina: lintransigenza comunista ha fallito nel controllarla. Consideri invece la comunit dei nostri rifugiati in India: non abbiamo leggi, non abbiamo polizia, solo autodisciplina. Recentemente sono stato nellIndia del Sud. I banchieri locali mi hanno proposto d incoraggiare i rifugiati imprenditori, perch, negli ultimi trentanni, tutti i tibetani che avevano ottenuto prestiti dalle banche non avevano mai compiuto alcuna trua: Sono molto pi dati dei comuni indiani. E ci, suppongo, a causa della cultura buddhista. Questa potrebbe essere la base di unetica laica. C un grande potenziale da orire a milioni di cinesi: i valori della vita che il comunismo non riuscito a dare. Allinizio degli anni Cinquanta, cera ducia nel ne e nella societ socialista; pertanto una certa rigidit poteva essere giusticata. Ma oggi tutto ci nito. E con ci nita la giusticazione del regime a partito unico e delluso della forza militare, del puro crudo terrore. Oggi in ogni caso il comunismo ha fallito, ideologicamente, nel dare un signicato alla vita. Il sistema inessibile ha fallito nel controllo della corruzione. Nello stesso tempo, il sistema di mercato di tipo occidentale ha ugualmente fallito nellarginare la corruzione. Quale ideologia basata sulla compassione, il buddhismo tibetano ha un gran potenziale per promuovere il rispetto. Il Tibet pu giocare un ruolo-chiave quale zona di pace, per una stabilit a lungo termine della regione. Pu aiutare lIndia e la Cina a diventare veramente buoni amici, senza nessun esercito, ma sulla ducia. Ci puntando alla smilitarizzazione della regione dellHimalaya. LIndia e la Cina risparmierebbero una

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gran quantit di denaro. Inoltre, una volta che il problema tibetano fosse saggiamente risolto dal governo cinese, limmagine della Cina nella comunit internazionale sarebbe enormemente valorizzata. Tanto per cominciare, le unicazioni con Hong Kong e poi con Taiwan sarebbero straordinariamente

facilitate. Questo permetterebbe ai comunisti cinesi di raggiungere lo scopo desiderato, cio lunit cinese. LIMES Lei ha dunque ducia che nelle relazioni internazionali, linterdipendenza prevalga sui particolarismi ostili? DALAI LAMA Certamente s.

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