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Progetto di legge regionale recante: Disposizioni per ladempimento degli obblighi della Regione Abruzzo derivanti dallappartenenza dellItalia

allUnione Europea. Attuazione delle direttive 2008/98/CE, 91/676/CE, 1999/105/CE, 2008/50/CE, 2007/2/CE, 2006/123/CE e del Regolamento (CE) 1107/2009. (Legge comunitaria regionale 2011)

RELAZIONE
Premessa Il progetto di legge che si propone d attuazione, per lanno 2011, allarticolo 5 della L.R. 30 ottobre 2009, n. 22. La L.R. n. 22 del 2009, stabilisce, infatti, le regole per la partecipazione della Regione Abruzzo ai processi normativi dell'Unione Europea (fase ascendente) e definisce le procedure per lesecuzione da parte della Regione stessa degli obblighi comunitari (cosiddetta fase discendente). In particolare, con riferimento alla fase discendente, la L.R. n. 22/09, allart. 5, individua nella legge comunitaria regionale lo strumento per ladeguamento periodico dellordinamento regionale agli obblighi derivanti da atti normativi comunitari o alle sentenze della Corte di giustizia, disciplinandone le procedure di approvazione ed i contenuti. Il comma 2 dellart. 5 precisa, inoltre, che la legge comunitaria persegue ladeguamento dellordinamento regionale: sulla base della verifica di conformit dellordinamento regionale a quello comunitario; tenendo conto degli indirizzi formulati dal Consiglio nella sessione comunitaria.

In attuazione di tale disposizione, il Consiglio regionale, con propria deliberazione n. 76/7 del 5 aprile 2011 accogliendo la proposta formulata dalla Giunta regionale (DGR 79/C del 9 febbraio 2011), ai fini della predisposizione del progetto di legge comunitaria regionale 2011, ha approvato i seguenti indirizzi: a) assicurare continuit alle attivit di verifica della conformit dellordinamento giuridico regionale con quello europeo, con riferimento, in particolare, ai seguenti ambiti ed atti legislativi europei:

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per lAmbiente, Linquinamento acustico ed elettromagnetico, i rifiuti (direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive), lAmbiente Marino (direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per lazione comunitaria nel campo della politica per lambiente marino) lInformazione Territoriale nella Comunit Europea (direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce unInfrastruttura per linformazione territoriale nella Comunit europea);

per lAgricoltura, La protezione delle acque dai nitrati provenienti da fonti agricole (direttiva 91/676/CE relativa alla protezione delle acque dallinquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole) anche con riferimento allattuazione della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per lazione comunitaria in materia di acque, e la Commercializzazione dei materiali forestali (direttiva 1999/105/CE del Consiglio relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione);

per la Tutela della salute, Limmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari (direttiva 91/414/CEE del Consiglio relativa allimmissione in commercio dei prodotti fitosanitari e regolamento 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allimmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE), anche con riferimento allattuazione della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per lazione comunitaria in materia di acque, ed i Controlli e le verifiche relative alla esposizione dei consumatori ai residui di antiparassitari (regolamento della Commissione relativo ad un programma comunitario coordinato di controllo pluriennale per il periodo 2009, 2010 e 2011 destinato a garantire il rispetto dei limiti massimi e a valutare lesposizione dei consumatori ai residui di antiparassitari su e nei prodotti alimentari di origine vegetale e animale);

b) estendere la predetta attivit di verifica di conformit ad altri ambiti o atti legislativi europei qualora si ritenga indispensabile operare adeguamenti della normativa regionale attraverso la legge comunitaria regionale 2011; c) provvedere, in materia di rifiuti, al recepimento e allattuazione nellordinamento giuridico regionale della direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008, del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive; d) presentare al Consiglio regionale, su iniziativa della Giunta, il progetto di legge comunitaria regionale 2011, sulla base degli esiti evidenziati nella Relazione sullo stato di conformit -2-

dellordinamento giuridico regionale con quello europeo 2011, possibilmente entro il 1 semestre 2011; e) dare avvio alla costituzione di una banca dati contenente la normativa europea, al fine di verificare, in modo sistematico ed organizzato, lincidenza degli atti legislativi europei sullordinamento giuridico regionale. Il pdl stato predisposto sulla base della verifica di conformit i cui esiti sono riportati nella Relazione sullo stato di conformit dellordinamento regionale a quello europeo e statale di riferimento Annualit 2011, cui si fa rinvio per tutti i necessari approfondimenti. La Relazione sullo stato di conformit illustra gli adeguamenti che si rende necessario apportare alle normative regionali rispetto a quelle europee e statali di riferimento. Occorre tenere presente, ad ogni modo, che operando ancora in fase di prima attuazione della L.R. 22/2009 non stato possibile rispettare i termini previsti sia per la presentazione da parte della Giunta regionale del progetto di legge comunitaria e della relazione sullo stato di conformit dellordinamento regionale al diritto comunitario (31 marzo), sia per lapprovazione della legge comunitaria da parte del Consiglio regionale (31 luglio). Per lanno 2011 il progetto di legge comunitaria mira ad adeguare lordinamento regionale ai seguenti atti normativi europei: 1) Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive; 2) Direttiva 91/676/CE del Consiglio relativa alla protezione delle acque dallinquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole; 3) Direttiva del Consiglio 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione; 4) Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualit dellaria ambiente e per unaria pi pulita in Europea; 5) Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce unInfrastruttura per linformazione territoriale nella Comunit europea (inspire); 6) Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai servizi nel mercato interno; 7) Regolamento (CE) 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allimmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CE e 91/414/CEE. Il progetto di legge d inoltre attuazione al principio di precauzione sancito dallarticolo 191, paragrafo 2 del Trattato sul funzionamento dellUnione Europea (TFUE), con particolare -3-

riferimento alle disposizioni per la tutela della salute della popolazione dagli effetti della esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e a salvaguardia dellambiente dallinquinamento elettromagnetico.

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Struttura

Il progetto di legge suddiviso in sette titoli: TITOLO I - Adeguamento allordinamento europeo (art. 1) TITOLO II - Attuazione della Direttiva 2008/98/CE (art. 2 - 28) TITOLO III - Attuazione della Direttiva 91/676/CE (art. 29- 30) TITOLO IV - Attuazione della Direttiva 1999/105/CE (art. 31) TITOLO V Attuazione della Direttiva 2008/50/CE (art. 32) TITOLO VI Attuazione della Direttiva 2007/2/CE (art. 33- 39) TITOLO VII Attuazione della Direttiva 2006/123/CE (art. 40-53.) TITOLO VIII Attuazione della Regolamento (CE) 1107/2009) (art. 54) TITOLO IX Attuazione dellarticolo 191, paragrafo 2, del TFUE) (art. 55-75) TITOLO X Disposizioni finali, transitorie ed entrata in vigore (art. 76-80) 2. Nellambito del Titolo I Adeguamento allordinamento europeo, larticolo 1 definisce la direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 la direttiva 91/676/CE del Consiglio relativa alla protezione delle acque dallinquinamento la direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di la direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualit dellaria la direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai servizi nel il regolamento (CE) 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo

le finalit perseguite dalla legge ovvero lattuazione dei seguenti atti normativi europei: relativa ai rifiuti che abroga alcune direttive; provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole; moltiplicazione; ambiente e per unaria pi pulita in Europa; unInfrastruttura per linformazione territoriale nella Comunit europea (inspire); mercato interno; allimmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CE e 91/414/CEE. -4-

Larticolo 1 precisa che la legge contiene, altres, disposizioni per la tutela della salute della popolazione dagli effetti della esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e a salvaguardia dellambiente dallinquinamento elettromagnetico, nel rispetto del principio di precauzione sancito dallarticolo 191, paragrafo 2, del Trattato sul Funzionamento dellUnione Europea (TFUE), nonch nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla L. n. 36/2001 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici). Larticolo 1 dispone che ladeguamento alla normativa europea dellordinamento regionale effettuato in attuazione della L.R. n. 22/2009 e nel rispetto del riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni contenuto nel Titolo V della Costituzione. Il Titolo II, dedicato allattuazione della direttiva 2008/98/CE, costituito da un Capo Le disposizioni contenute nel Capo I - I rifiuti perseguono principalmente lobiettivo di

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che contiene gli adeguamenti relativi alla disciplina sui rifiuti. 3.1. adeguare alla direttiva 2008/98/CE (di seguito direttiva rifiuti) e al D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 (Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive) la legge regionale 19 dicembre 2007, n. 45 (Norme per la gestione integrata dei rifiuti). Sebbene il termine di recepimento della direttiva sia quello del 12 dicembre 2010, larticolo 1 del citato decreto legislativo, nel novellare larticolo 177 del D.Lgs. n. 152/2006, ha disposto che le regioni e le province autonome adeguano i rispettivi ordinamenti alle disposizioni di tutela dellambiente e dellecosistema contenute nella parte quarta del medesimo D.Lgs. n. 152/2006, entro un anno dalla data dellentrata in vigore della disposizione di cui trattasi, ossia entro il 25 dicembre 2011. Ulteriori adeguamenti, sebbene non strettamente connessi allattuazione della direttiva 2008/98/CE, si rendono comunque necessari e sono disposti attraverso la legge comunitaria regionale al fine di poter intervenire, in modo unitario e razionale, sullimpianto normativo regionale che disciplina la gestione dei rifiuti. 3.1.1. Per quanto riguarda gli adeguamenti alla direttiva 2008/98/CE e al D.Lgs. n. 205/2010, sono di seguito esplicitate le modifiche pi rilevanti apportate alle disposizioni vigenti. Larticolo 2 del pdl dispone linserimento del comma 4 bis allarticolo 1 della L.R. n. 45/2007 prevedendo lesplicito rinvio, per quanto non disciplinato dalla legge regionale in rassegna, al D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), nonch alla normativa statale ed europea vigente. Larticolo 3 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 2 (Principi) della L.R. n. 45/2007. Il novellato articolo 2 stato riformulato al fine di tener conto delle nuove disposizioni contenute -5-

negli articoli 177 (Campo di applicazione), 178 (Principi), 179 (Criteri e priorit nella gestione dei rifiuti), 182-bis (Principi di autosufficienza e prossimit) e 183 (Definizioni). Le modifiche introdotte nellambito del nuovo articolo 2 riguardano, in particolare: il comma 2 nel quale non si fa pi riferimento ai rifiuti recuperati o smaltiti, bens ai rifiuti, cos come dispone il comma 4 dellarticolo 177 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 1 del D.Lgs. n. 205/2010, di recepimento della direttiva 2008/98/CE. Pi precisamente larticolo 1 del D.Lgs. n. 205/2010, attraverso la modifica dellarticolo 177 del D.Lgs. n. 152/2006, ha definito il campo di applicazione e le finalit della parte quarta del decreto stesso, esplicitandone il collegamento con la direttiva 2008/98/CE. In conformit allarticolo 1 della direttiva medesima, il legislatore delegato ha stabilito che le misure previste dalla parte quarta del decreto sono volte a proteggere lambiente e la salute umana, prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi delluso delle risorse e migliorandone lefficacia. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, che viene qualificata come attivit di pubblico interesse, il comma 4 dellarticolo 177 del D.Lgs. n. 152/2006 dispone che debba avvenire senza determinare rischi per lacqua, laria, il suolo, nonch per la fauna e la flora; senza causare inconvenienti da rumori o da odori; senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente. Ci stato disposto dal legislatore delegato in attuazione dellarticolo 13 della direttiva 2008/98/CE1. In linea con quanto previsto dal legislatore europeo e da quello statale con il recepimento della direttiva, si reso necessario riformulare il comma 2 del novellato articolo 2 della L.R. n. 45/2007; il comma 3 del nuovo articolo 2 della legge regionale nel quale si stabilisce che la gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della gerarchia indicata nel comma 1 dellarticolo 179 del D.Lgs. n. 152/2006. A tal proposito larticolo 4 del D.Lgs. n. 205/2010, nel modificare larticolo 179 del D.Lgs. n. 152/2006, recepisce i criteri di priorit nella gestione dei rifiuti, conformemente allarticolo 4 della direttiva 2008/98/CE2, che sono, nellordine: la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero di altro tipo (ad esempio il recupero di energia), lo
1 Larticolo 13 della direttiva 2008/98/CE cos dispone: Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio allambiente e, in particolare: a) senza creare rischi per lacqua, laria, il suolo, la flora o la fauna; b) senza causare inconvenienti da rumori od odori e c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse. 2 Larticolo 4 della direttiva 2008/98/CE cos dispone: 1. La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorit della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e e) smaltimento. 2. Nellapplicare la gerarchia dei rifiuti di cui al paragrafo 1, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo. A tal fine pu essere necessario che i flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia laddove ci sia giustificato dallimpostazione in termini di ciclo di vita in relazione agli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti. Gli Stati membri garantiscono che lelaborazione della normativa e della politica dei rifiuti avvenga in modo pienamente trasparente, nel rispetto delle norme nazionali vigenti in materia di consultazione e partecipazione dei cittadini e dei soggetti interessati. Conformemente agli articoli 1 e 13, gli Stati membri tengono conto dei principi generali in materia di protezione dellambiente di precauzione e sostenibilit, della fattibilit tecnica e praticabilit economica, della protezione delle risorse nonch degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali..

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smaltimento. Nella medesima disposizione il legislatore delegato ha statuito che tale gerarchia stabilisce un ordine di priorit che deve costituire il miglior risultato ambientale possibile. Il legislatore regionale, a sua volta, nel recepire i criteri di priorit nella gestione dei rifiuti, fa salve le eccezioni previste dal comma 3 dellarticolo 179 del D.Lgs. n. 152/20063; il comma 4 del nuovo articolo 2 della legge regionale riformula le priorit che la Regione, le province ed i comuni seguono nellesercizio delle rispettive competenze, con particolare riferimento alle funzioni di programmazione e di autorizzazione, al fine di realizzare un sistema di gestione integrata dei rifiuti. Tale riformulazione stata operata tenuto conto dei criteri di priorit nella gestione dei rifiuti recepiti nel novellato comma 3 dellarticolo in rassegna. In particolare, alla lettera a) del nuovo comma 4 stabilito che le attivit di prevenzione e di riduzione alla fonte della quantit e della pericolosit dei rifiuti prodotti sono prioritarie rispetto a quelle di riduzione progressiva del flusso dei rifiuti avviati ad operazioni di smaltimento attraverso la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero degli stessi. La lettera b) del nuovo comma 4 attribuisce preferenza al recupero dei rifiuti di materiali e dei prodotti di consumo attraverso la preparazione per il riutilizzo ed il riciclaggio, rispetto al recupero energetico, salvi i casi di comprovate ragioni di natura tecnica, economica ed ambientale. La lettera c) del novellato comma 4 prevede, in attuazione dellarticolo 182 bis del D.Lgs. n. 152/20064, che lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani non differenziati sia assicurato attraverso il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenuto conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi ed i benefici collettivi, secondo i principi di autosufficienza e prossimit di cui alla citata disposizione del D.Lgs. n. 152/2006. La lettera d) del nuovo comma 4 statuisce che lazione amministrativa in materia di gestione dei rifiuti sia svolta nel rispetto dei criteri di efficacia, efficienza, economicit, trasparenza, fattibilit tecnica
3 Il comma 3 dellarticolo 179 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: Con riferimento a singoli flussi di rifiuti consentito discostarsi, in via eccezionale, dallordine di priorit di cui al comma 1 qualora ci sia giustificato, nel rispetto del principio di precauzione e sostenibilit, in base ad una specifica analisi degli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti sia sotto il profilo ambientale e sanitario, in termini di ciclo di vita, che sotto il profilo sociale ed economico, ivi compresi la fattibilit tecnica e la protezione delle risorse. 4 Larticolo 182-bis del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: 1. Lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani non differenziati sono attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi e i benefici complessivi, al fine di:a) realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali;b) permettere lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei pi vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessit di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti;c) utilizzare i metodi e le tecnologie pi idonei a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica.2. Sulla base di una motivata richiesta delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto del Ministro dellambiente e della tutela del territorio e del mare pu essere limitato lingresso nel territorio nazionale di rifiuti destinati ad inceneritori classificati come impianti di recupero, qualora sia accertato che lingresso di tali rifiuti avrebbe come conseguenza la necessit di smaltire i rifiuti nazionali o di trattare i rifiuti in modo non coerente con i piani di gestione dei rifiuti. Pu essere altres limitato, con le modalit di cui al periodo precedente, linvio di rifiuti negli altri Stati membri per motivi ambientali, come stabilito nel regolamento (CE) n. 1013/2006. 3. I provvedimenti di cui al comma 2 sono notificati alla Commissione europea..

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ed economica, nonch delle norme in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali. Ci anche al fine di contenere i costi e di rispettare gli standard qualitativi ed i principi per lerogazione dei servizi a salvaguardia, in particolare, degli utenti. La lettera e) del nuovo comma 4 stabilisce che nella gestione dei rifiuti assicurato il rispetto dei principi di precauzione, prevenzione, sostenibilit, proporzionalit, responsabilizzazione e cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nellutilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonch del principio chi inquina paga. Si sottolinea che la riformulazione delle lettere e) e d) si resa necessaria per recepire i principi previsti dal novellato articolo 178 del D.Lgs. n. 152/2006. 5 Larticolo 4 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 3 (Definizioni) della L.R. n. 45/2007. Il novellato articolo 3 stato riformulato stante lesigenza di riportare nel testo della legge regionale soltanto le definizioni rilevanti ai fini della legge medesima e della programmazione regionale, ferme restando quelle di cui al novellato articolo 183 del D.Lgs. n. 152/2006. In particolare, rispetto al testo previgente stata introdotta la definizione degli indici di efficienza. Larticolo 5 del pdl introduce modifiche allarticolo 4 (competenze della Regione) della L.R. n. 45/2007, ferme restando le competenze assegnate alle Regioni dallarticolo 196 del D.Lgs. n. 152/20066. In particolare il comma 2 dellarticolo 5 del pdl dispone linserimento nel testo dellarticolo del comma 1 bis in base al quale la Regione: concede ed irroga sanzioni alle Autorit dAmbito, sulla base dei risultati relativi alla raccolta differenziata conseguiti dai Comuni; sostiene gli interventi di riorganizzazione dei servizi volti alla progressiva estensione delle forme di raccolta differenziata domiciliare; provvede alla comunicazione e alla diffusione dei dati trasmessi dalle Province; certifica la quantit dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti, nonch i valori di raccolta differenziata conseguiti da ciascuna Autorit dAmbito e da ciascun comune. Il comma 3 dellarticolo 5 del pdl, che dispone linserimento del comma 2 bis nel testo dellarticolo medesimo, prevede che la Regione favorisca, inoltre, laggregazione della gestione degli impianti di smaltimento finali presenti sul territorio regionale, con lobiettivo di disegnare un sistema impiantistico omogeneo ed improntato anche alla valorizzazione energetica dei rifiuti ed allo smaltimento in discarica soltanto dei flussi residui. Con specifico riferimento alla concessione dei contributi, larticolo in rassegna deve essere letto in combinato disposto con il comma 1
5 Larticolo 178 del D.Lgs. n. 152/2006 cosi dispone: 1. La gestione dei rifiuti effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilit, di proporzionalit, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonch del principio chi inquina paga. A tale fine la gestione dei rifiuti effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicit, trasparenza, fattibilit tecnica ed economica, nonch nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali. 6 Si evidenzia che larticolo 196 del D.Lgs. n. 152/2006 non ha subito alcuna modifica ad opera del D.Lgs. n. 205/2010 di recepimento della direttiva rifiuti.

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dellarticolo 80, comma 1 (Norme finanziarie) nel quale sono specificati i capitoli di bilancio che assicurano la relativa copertura finanziaria. Larticolo 6 del pdl apporta modifiche allarticolo 5 (Competenze delle Province) della L.R. n. 45/2007. In particolare, il comma 1 dellarticolo 6 del pdl elimina ogni riferimento nellarticolo 5 della legge regionale allarticolo 210 (Autorizzazioni in ipotesi particolari) del D.Lgs. n. 152/2006 che stato abrogato dal comma 3 dellarticolo 39 del D.Lgs. n. 205/2010. Il comma 2 dellarticolo 6 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 7 dellarticolo 5 della L.R, 45/2007, dispone che spetta alle Province la comunicazione alla Regione, nel rispetto della periodicit indicata, dei dati relativi alla gestione dei rifiuti urbani dei Comuni appartenenti allATO di propria competenza, validati cos come previsto nei commi 5 e 5 bis dellarticolo 6. Il comma 3 dellarticolo 6 del pdl, nel disporre linserimento del comma 7 bis nel testo dellarticolo 5 della L.R. n. 45/2004, prevede che se le Province non comunicano i dati nel termine previsto, la Regione, per consentire allOsservatorio Regionale Rifiuti di svolgere le attivit di elaborazione, integrazione e divulgazione dei dati, utilizza i dati validati dai comuni e trasmessi per via telematica alle Province. Larticolo 7 del pdl introduce modifiche allarticolo 6 (Competenze dei Comuni) della L.R. n. 45/2007 . In particolare il comma 1 dellarticolo 7 del pdl, che dispone laggiunta della lettera b bis) nel testo dellarticolo in esame, prevede che il regolamento che i Comuni sono tenuti ad adottare ai sensi del comma 2 dellarticolo 198 del D.Lgs. n. 152/2006 stabilisca, altres, lapprovazione della realizzazione dei centri di raccolta e del loro adeguamento, nonch il rilascio, il rinnovo e la modifica dellautorizzazione alla gestione degli stessi. E specificato che i centri di raccolta di cui trattasi non sono soggetti alle disposizioni di cui allarticolo 208 del D.Lgs. n. 152/2006, in quanto gli stessi sono regolamentati dal D.M. 8 aprile 2008 (Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, come previsto dall'articolo 183, comma 1, lettera cc) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche) come modificato dal D.M. 13 maggio 2009 (Modifica del decreto 8 aprile 2008, recante la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, come previsto dall'articolo 183, comma 1, lettera cc) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche). Il comma 2 dellarticolo 7 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 5 dellarticolo 6, prevede che i Comuni forniscano alla Provincia i dati relativi alla raccolta e alla produzione dei rifiuti urbani ed assimilati, nonch tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti, al fine di permetterne lelaborazione e la trasmissione allOsservatorio Regionale dei Rifiuti, allOsservatorio Nazionale dei Rifiuti e allARTA. E inoltre previsto che i Comuni validino e trasmettano alla Provincia territorialmente competente i dati relativi alla raccolta e alla produzione dei rifiuti urbani ed assimilati, nonch le ulteriori informazioni sulla gestione dei residui per permetterne la successiva -9-

trasmissione alla Regione. Il comma 3 dellarticolo 7, nel disporre laggiunta dei commi 5 bis e 5 ter, disciplina la periodicit in base alla quale devono essere rese le informazioni di cui al nuovo comma 5 dellarticolo 6. Larticolo 8 del pdl, nel disporre modifiche allarticolo 8 (Osservatorio Regionale Rifiuti) prevede che lOsservatorio Regionale dei Rifiuti fornisca alla Regione, a supporto dellattivit di pianificazione, i dati relativi ai flussi di rifiuti ai singoli impianti entro il 31 dicembre. La vigente disposizione prevede che linvio dei dati stessi sia effettuato anche entro il 30 giugno. La modifica operata allarticolo 8 intende, dunque, semplificare gli adempimenti posti a carico dellOsservatorio Regionale dei Rifiuti. Larticolo 9 del pdl introduce modifiche allarticolo 9 (Piano regionale per la gestione integrata dei rifiuti) della L.R. n. 45/2007. Va a tale riguardo premesso che il corrispondente articolo 199 (Piani regionali) del D.Lgs. n. 152/2006 stato novellato dallarticolo 20 del D.Lgs. n. 205/2010, al fine di dare attuazione agli articoli 28 e seguenti della direttiva rifiuti. Il Legislatore delegato ha previsto che per ladozione dei piani regionali dei rifiuti si applichi la procedura in materia di VAS contenuta nella Parte II del D.Lgs. n. 152/2006. Larticolo 199 indica sia il contenuto necessario dei piani di gestione dei rifiuti, sia gli elementi facoltativi di esso, quali gli aspetti organizzativi connessi alla gestione dei rifiuti o le campagne di sensibilizzazione e di diffusione di informazioni destinate al pubblico in generale o a specifiche categorie di consumatori. Il piano regionale dei rifiuti deve essere coordinato con gli altri strumenti di pianificazione di competenza regionale previsti dalla normativa vigente, con la precisazione che ne costituiscono parte integrante i piani per la bonifica delle aree inquinate. , inoltre, stabilito che le Regioni approvino o adeguino i piani entro il 12 dicembre 2013 pena limpossibilit di accedere ai finanziamenti nazionali e lesercizio, da parte del Governo, del potere sostitutivo. Larticolo 199 del D.Lgs. n. 152/2006 prevede, inoltre, che le valutazioni in ordine alla necessit di aggiornare il piano regionale dei rifiuti siano effettuate almeno ogni sei anni. Per quanto concerne, invece, le modifiche apportate allarticolo 9 della L.R. n. 45/2007, esse sono contenute nei due commi nel quale suddiviso larticolo 9 del pdl. Il comma 1 dellarticolo 9 del pdl, nel prevedere la sostituzione del comma 1 dellarticolo 9 della L.R. n. 45/2007, dispone che il piano regionale di gestione dei rifiuti sia predisposto ed adottato ai sensi dellarticolo 199 del D.Lgs. n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni, previa consultazione delle Province, dei Comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, delle Autorit dambito di cui allarticolo 201 del D.Lgs. n. 152/2006. Per quanto riguarda le Autorit dAmbito, disciplinate dagli articoli 148 e 201 del D.Lgs. n. 152/2006, si precisa che il comma 186-bis dellarticolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato) ha - 10 -

statuito la soppressione delle stesse, decorso un anno dallentrata in vigore di L.n. 191/2009, con la precisazione che, decorso il richiamato termine, ogni atto compiuto dalle Autorit dAmbito deve considerarsi nullo. La medesima disposizione ha previsto che, entro un anno dallentrata in vigore della citata L. n. 191/2009, le Regioni attribuissero con legge le funzioni gi esercitate dalle Autorit stesse, nel rispetto dei principi di sussidiariet, differenziazione ed adeguatezza. Il Legislatore statale, al fine di assicurare continuit allesercizio delle funzioni gi assegnate alle Autorit dAmbito, ha esteso lefficacia delle disposizioni di cui agli articoli 148 e 201 del D.Lgs. n. 152/2006 fino allentrata in vigore delle leggi regionali, ferma restando labrogazione delle richiamate disposizioni, decorso un anno dallentrata in vigore della L.n. 191/2009. Il comma 186bis dellarticolo 2 della L. n. 191/2009 deve essere letto in combinato disposto con larticolo 1 del DPCM 25 marzo 2011 (Ulteriore proroga di termini relativa al Ministero dellAmbiente e della tutela del territorio e del mare) il quale prevede che i termini di cui alla tabella 1 allegata al presente decreto, di cui forma parte integrante, sono prorogati, per le motivazioni in essa riportate, al 31 dicembre 2011.. Con specifico riferimento al comma 186-bis dellarticolo 2 della L. n. 191/2009, il DPCM ha disposto la proroga del termine al 31 dicembre 2011, al fine di assicurare lindispensabile continuit nellerogazione dei servizi pubblici locali e nellesercizio delle relative funzioni pubbliche, poich labrogazione delle Autorit dAmbito, ad opera del comma 186-bis dellarticolo 2 della L. n. 191/2009, coinciderebbe temporalmente con le prime applicazioni delle disposizioni in tema di affidamento del servizio pubblico locale recate dallarticolo 23-bis del D.L. n. 112/2008, rendendo, in caso di intempestivit delle leggi regionali di attribuzione delle funzioni delle AATO ad altri soggetti, del tutto critiche le procedure di affidamento stesse. Inoltre, la cessazione delle AATO senza che le Regioni siano intervenute, bloccherebbe di fatto loperativit dellarticolo 23-bis, giacch renderebbe del tutto controvertibile lidentit del soggetto legittimato allaffidamento dei servizi di cui trattasi. La proroga garantisce, inoltre, un ulteriore periodo transitorio, utile al passaggio delle funzioni delle AATO ai nuovi soggetti individuati dalle regioni, nonch allapprestamento di opportune iniziative di coordinamento in tal senso. Per ogni approfondimento in materia di servizi pubblici locali, si fa rinvio allarticolo 4 (Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall'Unione europea) del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo) convertito in legge, con modificazioni, dallart. 1, comma 1, L. 14 settembre 2011, n. 148. Il comma 2 dellarticolo 9 del pdl, nel prevedere la sostituzione del comma 8 dellarticolo 9 della L.R. n. 45/2007, dispone che le variazioni e gli adeguamenti tecnici, necessari per conformare il piano regionale a norme statali sopravvenute, immediatamente operative, siano approvati dalla

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Giunta regionale e comunicati alla Commissione consiliare competente, al fine di permettere lesercizio della funzione di controllo che lo Statuto assegna al Consiglio regionale. Larticolo 10 del pdl apporta modifiche allarticolo 10 (Approvazione del piano regionale) della L.R. n. 45/2007, attribuendo lesatta denominazione allallegato costituito dal Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate che, in base al comma 6 dellarticolo 199 del D.Lgs. n. 152/20067, costituisce parte integrante del piano regionale di gestione dei rifiuti. Il disciplinare tecnico per la gestione e laggiornamento dellanagrafe dei siti contaminati, approvato con la L.R. 45/2007 (allegato 2), definisce le modalit tecniche degli interventi di bonifica e di risanamento ambientale del piano regionale per la bonifica delle aree inquinate che costituisce lo strumento programmatico regionale nel settore della bonifica e del ripristino ambientale dei siti contaminati. Larticolo 11 del pdl modifica larticolo 11 (Procedimento di approvazione, efficacia ed effetti del piano regionale) della L.R. n. 45/2007, disponendo che il piano regionale di gestione dei rifiuti sia adeguato con legge regionale al novellato articolo 199 del D.Lgs. n. 152/2006, nel rispetto del termine di cui al comma 8 della medesima disposizione. Larticolo 12 del pdl modifica larticolo 12 (Monitoraggio sullattuazione del piano regionale e suo aggiornamento) della L.R. n. 45/2007, con lintroduzione dei commi 2 bis e 2 ter. In particolare, il novellato articolo 12 prevede che la Giunta regionale istituisca il Comitato tecnico di coordinamento per la gestione del piano regionale di gestione dei rifiuti, quale organo consultivo della Giunta per quanto concerne la gestione dei rifiuti e le connesse problematiche. Il comma 2 bis prevede che il Comitato, che istituito presso la Direzione regionale competente, sia costituito da esperti designati: tre dalla Giunta regionale, di cui almeno uno del Servizio Gestione Rifiuti; uno da ciascuna Provincia; uno dagli organismi rappresentativi dei comuni. La costituzione del Comitato di cui trattasi non richiede di dover assicurare copertura finanziaria, in quanto ai componenti del Comitato non spetta alcun compenso. Il comma 2 ter prevede che il funzionamento e lorganizzazione del Comitato siano stabiliti dalla Giunta regionale. Larticolo 13 del pdl prevede la sostituzione dellarticolo 13 (Sistema di gestione integrata dei rifiuti urbani) la cui rubrica assume la seguente denominazione: Sistema di gestione e di gestione integrata dei rifiuti urbani. Il comma 1 del nuovo articolo 13 dispone, in linea con quanto previsto dallarticolo 200 del D.Lgs. n. 152/2006, che la gestione integrata dei rifiuti urbani sia organizzata in ATO (Ambiti territoriali

7 Il comma 6 dellarticolo 199 prescrive che i piani per la bonifica delle aree inquinate prevedano: a) lordine di priorit degli interventi, basato su un criterio di valutazione del rischio elaborato dallIstituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA); b) lindividuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali degli inquinamenti previsti; c) le modalit degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, che privilegino prioritariamente limpiego di materiali provenienti da attivit di recupero di rifiuti urbani; d) la stima degli oneri finanziari; e) le modalit di smaltimento dei materiali da asportare.

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ottimali). La disposizione statale in esame deve essere letta in combinato disposto con gli articoli 195, 196 e 199 del D.Lgs. n. 152/2006 in base ai quali le Regioni, sentite le Province, nellambito delle attivit di programmazione e di pianificazione di loro competenza, provvedono alla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali. La delimitazione degli ATO effettuata attraverso il piano regionale di gestione dei rifiuti, nel rispetto delle linee guida di cui allarticolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o) del D.Lgs. n. 152/20068 e secondo i criteri previsti dallarticolo 200 del D.Lgs. n. 152/2006, che di seguito si riportano: a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti; b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative; c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al fine di ottimizzare i trasporti allinterno dellATO; d) valorizzazione di esigenze comuni e affinit nella produzione e gestione dei rifiuti; e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti gi realizzati e funzionanti; f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinch i nuovi ATO si discostino dai precedenti sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicit. Il comma 2 del nuovo articolo 13 della L.R. n. 45/2007 individua negli ATO i comprensori territoriali fondamentali del sistema di gestione integrata dei seguenti rifiuti: a) i rifiuti urbani; b) i rifiuti speciali assimilati ai rifiuti urbani ai fini dello smaltimento, che usufruiscono del servizio pubblico; c) i rifiuti prodotti dalla depurazione delle acque reflue urbane; d) rifiuti non pericolosi avviati a smaltimento, che a seguito di trattamento, non modificano la natura e la composizione di rifiuti urbani indifferenziati.9
8 Il comma 1 dellarticolo 195 del D.Lgs. n. 152/2006 prevede che spetti allo Stato: () m) la determinazione di criteri generali, differenziati per i rifiuti urbani e per i rifiuti speciali, ai fini della elaborazione dei piani regionali di cui allarticolo 199 con particolare riferimento alla determinazione, dintesa con la Conferenza unificata di cui allarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, delle linee guida per la individuazione degli Ambiti territoriali ottimali, da costituirsi ai sensi dellarticolo 200, e per il coordinamento dei piani stessi; n) la determinazione, relativamente allassegnazione della concessione del servizio per la gestione integrata dei rifiuti, dintesa con la Conferenza unificata di cui allarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, delle linee guida per la definizione delle gare dappalto, ed in particolare dei requisiti di ammissione delle imprese, e dei relativi capitolati, anche con riferimento agli elementi economici relativi agli impianti stessi; o) la determinazione, dintesa con la Conferenza unificata di cui allarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, delle linee guida inerenti le forme ed i modi della cooperazione fra gli enti locali, anche con riferimento alla riscossione della tariffa sui rifiuti urbani ricadenti nel medesimo ambito territoriale ottimale, secondo criteri di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicit. 9 Larticolo 184 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 11 del D.Lgs. n. 205/2010, relativamente alla classificazione dei rifiuti cos dispone: 1. Ai fini dell'attuazione della parte quarta del presente decreto i rifiuti sono

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Il comma 3 del nuovo articolo 13, nel riprendere quanto gi disposto dal novellato articolo 2 della L.R. n. 45/2007 riguardo ai criteri di priorit nella gestione dei rifiuti, dispone che la gestione dei rifiuti si svolga secondo lordine di priorit stabilito in base alla migliore opzione ambientale e nel rispetto della gerarchia indicata nella medesima disposizione. Larticolo 14 del pdl introduce modifiche allarticolo 22 (Azioni di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti) della L.R. n. 45/2007, al fine di dare attuazione allarticolo 180 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 5 del D.Lgs. n. 205/201010, al quale sono stati aggiunti i
classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosit, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. 2. Sono rifiuti urbani:a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualit e quantit, ai sensi dell'articolo 198, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonch gli altri rifiuti provenienti da attivit cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), e) ed e). 3. Sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attivit agricole e agroindustriali, ai sensi e per gli effetti dellarticolo 2135 c.c.; b) i rifiuti derivanti dalle attivit di demolizione, costruzione, nonch i rifiuti che derivano dalle attivit di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 184-bis; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attivit commerciali; f) i rifiuti da attivit di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attivit di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attivit sanitarie; 4. Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di cui allallegato I della parte quarta del presente decreto. 5. Lelenco dei rifiuti di cui allallegato D della parte quarta del presente decreto include i rifiuti pericolosi e tiene conto dellorigine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose. Esso vincolante per quanto concerne la determinazione dei rifiuti da considerare pericolosi. Linclusione di una sostanza o di un oggetto nellelenco non significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi, ferma restando la definizione di cui allarticolo 183. Con decreto del Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, possono essere emanate specifiche linee guida per agevolare lapplicazione della classificazione dei rifiuti introdotta agli allegati D e I. 5-bis.. I sistemi d'arma, i mezzi, i materiali e le infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare ed alla sicurezza nazionale individuati con decreto del Ministro della difesa, nonch la gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti ove vengono immagazzinati i citati materiali, sono disciplinati dalla parte quarta del presente decreto con procedure speciali da definirsi con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministro della salute, da adottarsi entro il 31 dicembre 2008. I magazzini, i depositi e i siti di stoccaggio nei quali vengono custoditi i medesimi materiali e rifiuti sono soggetti alle autorizzazioni ed ai nulla osta previsti dal medesimo decreto interministeriale 5-ter. La declassificazione da rifiuto pericoloso a rifiuto non pericoloso non pu essere ottenuta attraverso una diluizione o una miscelazione del rifiuto che comporti una riduzione delle concentrazioni iniziali di sostanze pericolose sotto le soglie che definiscono il carattere pericoloso del rifiuto. 5-quater. Lobbligo di etichettatura dei rifiuti pericolosi di cui allarticolo 193 e lobbligo di tenuta dei registri di cui allarticolo 190 non si applicano alle frazioni separate di rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici fino a che siano accettate per la raccolta, lo smaltimento o il recupero da un ente o unimpresa che abbiano ottenuto lautorizzazione o siano registrate in conformit agli articoli 208, 212, 214 e 216.. 10 Larticolo 5 del D.Lgs. n. 205/2010 ha dato attuazione allarticolo 29 della direttiva rifiuti che prevede che gli Stati membri adottino i programmi di prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre 2013. Il Legislatore europeo ha stabilito che tali programmi siano integrati nei piani di gestione dei rifiuti oppure in altri programmi di politica ambientale, ovvero che costituiscano programmi a s stanti. In particolare, nel citato articolo 29 prescritto che i programmi di prevenzione dei rifiuti fissino gli obiettivi di prevenzione, descrivano le misure di prevenzione esistenti e valutino lutilit degli esempi di misure di cui allallegato IV o di altre misure adeguate. Lo scopo che si persegue attraverso la fissazione degli obiettivi e delle misure di prevenzione quello di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Il Legislatore europeo affida agli Stati membri il compito di stabilire specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione dei rifiuti, adottati per monitorare e valutare i progressi realizzati nellattuazione delle misure stesse. La Commissione europea ha il compito di istituire un sistema per lo scambio di informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti e di elaborare orientamenti per

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commi da 1-bis a 1-sexies con i quali si prevede che il Ministero dellambiente e della tutela del Territorio e del Mare adotti un programma nazionale di prevenzione dei rifiuti ed elabori indicazioni che consentano di integrare i piani di gestione dei rifiuti regionali, identificando le misure di prevenzione dei rifiuti e fissando gli obiettivi di prevenzione. Ci premesso, il nuovo comma 2 dellarticolo 22 della L.R. n. 45/2007 prevede che la Giunta regionale elabori ed approvi il Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti che: a) contiene i parametri qualitativi e quantitativi relativi alle misure di prevenzione; b) fissa gli obiettivi di prevenzione; c) valuti lutilit degli esempi delle misure di cui allallegato L del D.Lgs. n. 152/2006 o di altre misure adeguate, in conformit con il programma nazionale di prevenzione di cui allarticolo 180 del D.Lgs. n. 152/2006. Il comma 2 bis del medesimo articolo 22 della L.R. n. 45/2007 prevede, in linea con quanto disposto dagli articoli 180 e 199 del D.Lgs. n. 152/2006, che il Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti sia integrato nel Piano regionale per la gestione integrata dei rifiuti. Larticolo 15 del pdl inserisce larticolo 22 bis (Riutilizzo di prodotti e preparazione per il riutilizzo dei rifiuti) nel testo della L.R. n. 45/2007, al fine di dare attuazione allarticolo 180-bis del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 6 del D.Lgs. n. 205/2010. A sua volta, larticolo 180-bis attua il paragrafo 1 dellarticolo 11 della direttiva rifiuti, relativo al riutilizzo di prodotti e alla preparazione per il riutilizzo di rifiuti11. La disposizione in esame riveste fondamentale importanza per implementare la gerarchia del trattamento dei rifiuti che richiede lattuazione di politiche finalizzate alla prevenzione dei rifiuti e al riutilizzo degli stessi, generalmente preferibili sotto il profilo ambientale rispetto alle operazioni di riciclo, recupero o smaltimento. Larticolo 180bis prevede che le pubbliche amministrazioni promuovano, nellesercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti. A titolo esemplificativo, tali iniziative possono assumere la forma di: a) strumenti economici;

assistere gli Stati nella preparazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti. In base allarticolo 30 della direttiva rifiuti gli Stati membri devono provvedere affinch i piani di gestione e i programmi di prevenzione dei rifiuti siano valutati almeno ogni sei anni e riesaminati nel rispetto della direttiva stessa. Spetta allAgenzia europea per lambiente esporre nella relazione annuale i progressi compiuti nel completamento e nellattuazione dei programmi di prevenzione dei rifiuti. 11 Il paragrafo 1 dellarticolo 11 della direttiva rifiuti cos dispone: Gli Stati membri adottano le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le misure di preparazione per le attivit di riutilizzo, in particolare favorendo la costituzione e il sostegno di reti di utilizzo e di riparazione, luso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure. Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualit e a tal fine istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e al fine di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti. Fatto salvo larticolo 10, paragrafo 2, entro il 2015 la raccolta differenziata sar istituita almeno per i seguenti rifiuti: carta, metalli, plastica e vetro..

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b) misure logistiche come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo; c) criteri da adottare nelle procedure ad evidenza pubblica, al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 163/2006 in tema di green public procurement; d) obiettivi quantitativi; e) misure educative. Il Legislatore delegato rinvia ad uno o pi decreti del Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza Unificata di cui allarticolo 8 del D.Lgs. n. 281/1997, ladozione di ulteriori misure necessarie a promuove il riutilizzo dei prodotti e la preparazione dei rifiuti per il riutilizzo, anche attraverso la responsabilit estesa del produttore del prodotto di cui allarticolo 178-bis del D.Lgs. n. 152/200612. Il medesimo articolo 180-bis del D.Lgs. n. 152/2006 dispone, infine, che con uno o pi decreti del Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza Unificata, siano definite le modalit operative per la costituzione e il sostegno di centri e reti accreditati e delle relative procedure autorizzative semplificate, nonch sia prevista ladozione di un catalogo esemplificativo dei prodotti e dei rifiuti di prodotti per le finalit di cui allarticolo 180-bis. Alla luce di quanto sinteticamente illustrato, larticolo 22 bis della L.R. n. 45/2007, come inserito nel testo della legge regionale dallarticolo 15 del pdl, prevede che la Giunta regionale, nel rispetto delle disposizioni di cui allarticolo 180-bis del D.Lgs. n. 152/2006, promuova iniziative dirette a
12 Larticolo 178-bis (Responsabilit estesa del produttore) del D.Lgs. n. 152/2006 dispone che: 1. Al fine di rafforzare la prevenzione e facilitare lutilizzo efficiente delle risorse durante lintero ciclo di vita, comprese le fasi di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti, evitando di compromettere la libera circolazione delle merci sul mercato, possono essere adottati, previa consultazione delle parti interessate, con uno o pi decreti del Ministro dellambiente e della tutela del territorio e del mare aventi natura regolamentare, sentita la Conferenza unificata di cui all articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, le modalit e i criteri di introduzione della responsabilit estesa del produttore del prodotto, inteso come qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti, nellorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, e nellaccettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo il loro utilizzo. Ai medesimi fini possono essere adottati con uno o pi decreti del Ministro dellambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, le modalit e i criteri: a) di gestione dei rifiuti e della relativa responsabilit finanziaria dei produttori del prodotto. I decreti della presente lettera sono adottati di concerto con il Ministero dellEconomia e delle Finanze; b) di pubblicizzazione delle informazioni relative alla misura in cui il prodotto riutilizzabile e riciclabile; c) della progettazione dei prodotti volta a ridurre i loro impatti ambientali; d) di progettazione dei prodotti volta a diminuire o eliminare i rifiuti durante la produzione e il successivo utilizzo dei prodotti, assicurando che il recupero e lo smaltimento dei prodotti che sono diventati rifiuti avvengano in conformit ai criteri di cui agli articoli 177 e 179; e) volti a favorire e incoraggiare lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti alluso multiplo, tecnicamente durevoli, e che, dopo essere diventati rifiuti, sono adatti ad un recupero adeguato e sicuro e a uno smaltimento compatibile con lambiente. 2. La responsabilit estesa del produttore del prodotto applicabile fatta salva la responsabilit della gestione dei rifiuti di cui allarticolo 188, comma 1, e fatta salva la legislazione esistente concernente flussi di rifiuti e prodotti specifici. 3. I decreti di cui al comma 1 possono prevedere altres che i costi della gestione dei rifiuti siano sostenuti parzialmente o interamente dal produttore del prodotto causa dei rifiuti. Nel caso il produttore del prodotto partecipi parzialmente, il distributore del prodotto concorre per la differenza fino allintera copertura di tali costi. 4. Dallattuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica..

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favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti. A tal fine la Giunta regionale emana apposite direttive, sostenendo la costituzione di centri e reti accreditati di riparazione e riutilizzo, nonch utilizzando, se del caso, strumenti economici. Larticolo 16 del pdl apporta modifiche allarticolo 23 (Obiettivi di raccolta differenziata e di riciclo) della L.R. n. 45/2007. Pi precisamente, il comma 1 dellarticolo 16, nel disporre la modifica del comma 4 dellarticolo 23 della legge regionale, prevede che lobiettivo della raccolta differenziata da raggiungere entro il 31 dicembre 2012 sia almeno pari al 65%. Tale modifica volta a dare attuazione allarticolo 205 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 21 del D.Lgs. n. 205/2010. Fermi restando gli obiettivi della raccolta differenziata previsti dal comma 1 dellarticolo 205 del D.Lgs. n. 205/201013, il Legislatore delegato ha statuito la possibilit di derogare al raggiungimento dei predetti obiettivi attraverso un meccanismo che prevede una richiesta di deroga motivata da parte del Comune e la sottoscrizione di un Accordo di Programma tra il Comune stesso, la Regione territorialmente competente e il Ministero dellAmbiente. Il comma 2 dellarticolo 16 del pdl, nel disporre linserimento del comma 5 bis allinterno dellarticolo 23 della L.R. n. 45/2007, prevede che la Giunta regionale stabilisca i criteri in base ai quali i Comuni sono tenuti a realizzare la raccolta differenziata nel rispetto dellarticolo 205 del D.Lgs. n. 152/2006, perseguendo, altres, lobiettivo di realizzare, entro il 2015, la raccolta differenziata almeno per la carta, i metalli, la plastica ed il vetro e, ove possibile, per il legno. , altres, disposto che il piano regionale di gestione dei rifiuti preveda misure per conseguire gli obiettivi di cui allarticolo 181 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 7 del D.Lgs. n. 205/2010. Tale ultima novella stata disposta dal Legislatore delegato per dare attuazione agli articoli 10 e 11 della direttiva rifiuti che hanno introdotto importanti misure per realizzare e potenziare il sistema di gestione dei rifiuti, con particolare attenzione alle operazioni del recupero, del riciclaggio e del riutilizzo degli stessi. Il Legislatore delegato, al fine di rispettare gli obiettivi della direttiva rifiuti e di tendere verso una societ europea del riciclaggio, si preoccupato di individuare le condizioni per realizzare unefficiente preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti quali, carta, metalli, plastica e vetro. Nel raccordare la disciplina in esame con la realizzazione della raccolta differenziata gi disciplinata dallarticolo 205 del D.Lgs. n. 152/2006, il Legislatore delegato prescrive, allarticolo 181, che le Regioni fissino i criteri in base ai quali i Comuni provvedono a realizzare la raccolta
13 Il comma 1 dellarticolo 205 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: 1. Fatto salvo quanto previsto al comma 1-bis, in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: a) almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006; b) almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008; c) almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012..

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differenziata in conformit a quanto previsto dallarticolo 205 del D.Lgs. n. 152/2006. In tale prospettiva, le autorit competenti, in base allarticolo 181 del D.Lgs. n. 152/2006, sono tenute a realizzare, entro il 2015, la raccolta differenziata per metallo, vetro, carta e plastica e, ove possibile, per il legno nonch ad adottare le misure necessarie al conseguimento dei seguenti obiettivi: entro il 2020 la preparazione di tali tipologie di rifiuti, provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sar aumentata complessivamente almeno al 50% in termini di peso; entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dellelenco dei rifiuti, venga aumentata almeno al 70% in termini di peso. Per il conseguimento dei descritti obiettivi, il Legislatore delegato prescrive allarticolo 181 che i rifiuti siano raccolti separatamente e non miscelati, se tale operazione realizzabile dal punto di vista tecnico, economico ed ambientale. Per completezza, si evidenzia che il Legislatore delegato, nel riaffermare il principio di prossimit agli impianti di recupero, ammette comunque la possibilit che i rifiuti siano trasportati liberamente sul territorio nazionale, ove ci sia necessario per il riciclaggio ed il recupero. Infine, per favorire leducazione ambientale e contribuire alla raccolta differenziata dei rifiuti, statuito che siano esentati dallobbligo di autorizzazione i sistemi di raccolta differenziata di carta e plastica negli istituti scolastici in quanto presentano rischi non elevati ed in quanto non sono gestiti su base professionale. Il comma 3 dellarticolo 16 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 7 dellarticolo 23 della L.R. n. 45/2007, prevede che la Regione e le Autorit dAmbito possano concedere contributi ai comuni in funzione dei risultati di raccolta differenziata conseguiti, nonch ai comuni che abbiano conseguito incrementi di raccolta differenziata tramite lestensione dei servizi domiciliari. Tale disposizione deve essere letta in combinato disposto con il comma 1 dellarticolo 80 (Norme finanziarie) del pdl che indica i capitoli di bilancio che assicurano la relativa copertura finanziaria. Il comma 4 dellarticolo 16 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 9 dellarticolo 23 della L.R. n. 45/2007, prevede, rispetto al testo originario, la sostituzione del termine scarti con quello di sovvalli , in quanto pi appropriato, nonch prevede lintroduzione della possibilit di avviare a recupero energetico la frazione organica derivante dalle raccolte differenziate costituita dagli oli vegetali esausti, la cui filiera energetica, sviluppatasi negli anni in Italia, spesso per autoconsumo degli impianti interessati, riguarda una minima quantit di rifiuti urbani.

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Larticolo 17 del pdl introduce modifiche allarticolo 24 (Promozione del riuso, riciclaggio e recupero) della L.R. n. 45/2007. In particolare, il comma 1 dellarticolo 17 del pdl, nel disporre la sostituzione della lettera a) del comma 4 dellarticolo 24, prevede che i Programmi straordinari per lo sviluppo delle raccolte differenziate e del recupero, di cui al comma 3 del medesimo articolo 24, favoriscano iniziative finalizzate alla prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti, al riutilizzo di prodotti e alla preparazione per il riutilizzo, in particolare delle istituzioni pubbliche, in conformit del Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti di cui allarticolo 22 della L.R. n. 45/2007, come novellato dallarticolo 14 del pdl. Il comma 2 dellarticolo 17 del pdl , nellintrodurre i commi 6 bis e 6 ter nel testo dellarticolo 24 della L.R.n. 45/2007, vieta lo smaltimento in discarica dei rifiuti spiaggiati sulle coste, anche a seguito di mareggiate, disponendo che la Giunta regionale emani direttive per i comuni costieri al fine: di ridurre la quantit di rifiuti da smaltire in discarica, prevedendo, in via prioritaria che siano tutelate le risorse naturali costituite da sabbia e ciottoli; di avviare a recupero i materiali riciclabili, previa selezione degli stessi; di prevedere che i quantitativi di rifiuti raccolti contribuiscano esclusivamente al calcolo complessivo della raccolta differenziata. Tale disposizione deve essere letta in combinato disposto con il comma 1 dellarticolo 78 (Disposizioni finali) del pdl che dispone che le direttive di cui al comma 6 bis dellarticolo 24 della L.R. n. 45/2007 siano emanate entro novanta giorni dallentrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011. Per le finalit su indicate, la Regione pu concedere contributi finanziari a favore dei comuni interessati. Tale ultima disposizione deve essere letta in combinato disposto con il comma 1 dellarticolo 80 (Norme finanziarie) del pdl indica i capitoli di bilancio che recano la relativa disponibilit finanziaria. Larticolo 18 del pdl apporta modifiche allarticolo 27 (Rifiuti Urbani Biodegradabili) della L.R. n. 45/2007. Pi precisamente ne ridenomina la rubrica in Rifiuti organici ed introduce i seguenti adeguamenti: il comma 2 dellarticolo 18 del pdl modifica il comma 4 dellarticolo 27 disponendo che le valutazioni in ordine allopportunit di avvio diretto a discarica della componente residua del rifiuto senza sottoporre lo stesso a specifici pretrattamenti, in assenza di impianti dedicati al trattamento termico dei rifiuti urbani, gi previste per i contesti nei quali sono conseguiti obiettivi di intercettazione della frazione organica e delle altre frazioni biodegradabili, tali da garantire il rispetto delle previsioni di cui allarticolo 514 del D.Lgs.
14 Larticolo 5 del D.Lgs. n. 36/2003 cos dispone: Entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ciascuna regione elabora ed approva un apposito programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica ad integrazione del piano regionale di gestione dei rifiuti di cui allarticolo 22 del decreto legislativo n. 22

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13 gennaio 2003, n. 36 (Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti), siano effettuate, nelle more dellistituzione della gestione unitaria del servizio, nel singolo comune che abbia conseguito un obiettivo equivalente di intercettazione della frazione organica e delle altre frazioni biodegradabili; il comma 3 dellarticolo 18 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 6 dellarticolo 27 della L.R. n. 45/2007, riafferma il divieto di smaltimento in discarica delle frazioni omogenee dei rifiuti organici provenienti dalle raccolte differenziate, tenuto conto della definizione di rifiuto organico contenuta nella lettera d), del comma 1 dellarticolo 183 del D.Lgs. n. 152/2006. il comma 4 dellarticolo 18 del pdl aggiunge il comma 6 bis nel testo dellarticolo 27 della L.R. n. 45/2007, al fine di dare attuazione allarticolo 182-ter del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 9 del D.Lgs. n. 205/2010, che recepisce, a sua volta, larticolo 22 della direttiva rifiuti15. Larticolo 182-ter del D.Lgs. n. 152/2006 prescrive, in riferimento ai rifiuti organici, che la raccolta separata dei rifiuti organici debba essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002 e che le Regioni e le Province autonome, i Comuni e gli ATO, ciascuno per le proprie competenze e nellambito delle risorse disponibili, adottino misure volte ad incoraggiare la raccolta separata dei rifiuti organici, il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale, nonch lutilizzo di materiali sicuri per lambiente ottenuti dai rifiuti organici, al fine di proteggere la salute umana e lambiente. Alla luce di quanto sinteticamente rappresentato, il nuovo comma 6 bis dellarticolo 27 della L.R. n. 45/2007 dispone che la Giunta regionale, nel rispetto dellarticolo 182-ter del
del 1997, allo scopo di raggiungere, a livello di Ambito Territoriale Ottimale, oppure, ove questo non sia stato istituito, a livello provinciale i seguenti obiettivi:a) entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 173 kg/anno per abitante;b) entro otto anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 115 kg/anno per abitante;c) entro quindici anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a 81 kg/anno per abitante. 2. Il programma di cui al comma 1 prevede che il trattamento dei rifiuti e, in particolare, il riciclaggio, il trattamento aerobico o anaerobico, il recupero di materiali o energia. 3. Le regioni soggette a fluttuazioni stagionali del numero degli abitanti superiori al 10% devono calcolare la popolazione cui riferire gli obiettivi di cui sopra sulla base delle effettive presenze allinterno del territorio. 4. I programmi e i relativi stati annuali di attuazione sono trasmessi al Ministero dellambiente e della tutela del territorio, che provvede a darne comunicazione alla Commissione europea.. 15 Larticolo 22 della direttiva rifiuti cos dispone: Gli Stati membri adottano, se del caso e a norma degli articoli 4 e 13, misure volte a incoraggiare: a) la raccolta separata dei rifiuti organici ai fini del compostaggio e dello smaltimento dei rifiuti organici; b) il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale; c) lutilizzo di materiali sicuri per lambiente ottenuti dai rifiuti organici. La Commissione effettua una valutazione sulla gestione dei rifiuti organici in vista di presentare una proposta, se opportuno. La valutazione esamina lopportunit di definire requisiti minimi per la gestione dei rifiuti organici e criteri di qualit per il composto e il digestato prodotto dai rifiuti organici, al fine di garantire un livello elevato di protezione per la salute umana e lambiente..

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D.Lgs. n. 152/2006, emani direttive volte a promuovere: a) la raccolta separata dei rifiuti organici; b) il trattamento dei rifiuti organici; c) lutilizzo di materiali sicuri per lambiente, ottenuti dai rifiuti organici. Tale disposizione deve essere letta in combinato disposto con il comma 1 dellarticolo 78 (Disposizioni finali) del pdl che prevede che le direttive di cui al comma 6 bis dellarticolo 27 della L.R. n. 45/2007 siano emanate entro novanta giorni dallentrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011. Larticolo 19 del pdl introduce modifiche allarticolo 36 (Organizzazione della gestione dei rifiuti speciali) della L.R. n. 45/2007, attraverso linserimento del comma 4 bis in base al quale la Giunta regionale pu emanare direttive per la gestione di rifiuti speciali, le cui categorie non sono individuate nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Si tratta, nello specifico, delle categorie di rifiuti di cui allarticolo 184, comma 3, del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 11 del D.Lgs. n. 205/2010. Per lelencazione delle categorie di rifiuti speciali di cui trattasi, si fa rinvio alla nota n. 9. Larticolo 20 del pdl introduce modifiche allarticolo 39 (Rifiuti inerti) della L.R. n. 45/2007, attraverso la sostituzione del comma 4. In particolare, il nuovo comma 4 dellarticolo 39 prevede che la Giunta regionale emani direttive tecniche per gli enti locali per definire la modulistica e per stabilire criteri e modalit gestionali dei materiali da avviare ad effettivo recupero. Larticolo 21 del pdl apporta modifiche allarticolo 41 (Rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico) della L.R. n. 45/2007. In particolare, il comma 1 dellarticolo 21 del pdl, nel prevedere linserimento del comma 1 bis, dispone che la Regione approvi anche le procedure relative allaffidamento del servizio di gestione dei rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico, dintesa con lAutorit marittima, ai sensi del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 182 (Attuazione della direttiva 200/59/Ce sui rifiuti prodotti dalle navi). Larticolo 22 del pdl apporta modifiche allarticolo 45 (Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti) della L.R. n. 45/2007. Pi precisamente, il comma 1 dellarticolo 22 del pdl dispone che ai commi 1 e 6 dellarticolo 45 della L.R. n. 45/2007 si faccia riferimento non pi allarticolo 178, comma 2, del D.Lgs. n. 152/2006, bens agli articoli 177, comma 4 e 178 del D.Lgs. n. 152/2006. In altri termini, nei procedimenti di autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, necessario che le domande di autorizzazione siano corredate del progetto definito dellimpianto, nonch della documentazione tecnica prevista dalla normativa vigente, anche con riferimento ai requisiti e alle condizioni di cui al comma 4 dellarticolo 17716 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 1 del D.Lgs. n.
16 Il comma 4 dellarticolo 177 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: I rifiuti sono gestiti senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio allambiente e, in particolare: a) senza determinare rischi per lacqua, laria, il suolo, nonch per la fauna e la flora; b) senza causare inconvenienti da

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205/2010 e di cui allarticolo 17817 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 2 del D.Lgs. n. 205/2010. Larticolo 22 del pdl modifica, inoltre, il comma 10, lettere c) e d), disponendo leliminazione delle attuali percentuali limite riferite allaumento dei quantitativi di rifiuti (5% - lett. c) e allingombro plano-altimetrico per le variazioni volumetriche di discariche (10% - lett. d). Il comma 10 bis), inserito nel testo dellarticolo 45, prevede che la Giunta regionale approvi direttive tecniche attuative che articolino in modo adeguato le variazioni medesime. Infatti, le disposizioni vigenti, poich definiscono le percentuali del 5% e del 10%, non permettono di tener conto della diversit degli impatti ambientali degli impianti interessati, soprattutto in relazione a discariche con ridotte capacit volumetriche. Le direttive tecniche che saranno emanate dalla Giunta regionale terranno conto, in particolare, del diverso dimensionamento degli impianti, dei diversi quantitativi di rifiuti e di altro e, dunque, del loro minore o maggiore impatto sul territorio e sulla salute dei cittadini. Le direttive tecniche consentiranno di articolare meglio le variazioni delle percentuali quantitative, plano-altimetriche e volumetriche, in aumento o in diminuzione, oltre le quali si avranno interventi da qualificare come varianti sostanziali agli impianti esistenti. Larticolo 22 del pdl deve essere letto in combinato disposto con larticolo 78 (Disposizioni finali) che prevede al comma 2 che le direttive di cui al comma 10 dellarticolo 45 della L.R. n. 45/2007 siano emanate entro sessanta giorni dallentrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011. Larticolo 23 del pdl introduce modifiche allarticolo 49 (Impianti di ricerca e sperimentazione) della L.R. n. 45/2007. In particolare, il comma 1 dellarticolo 23 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 4 dellarticolo 49, prevede che le autorizzazioni per gli impianti di ricerca e sperimentazione, da rilasciare nel rispetto dellarticolo 211 del D.Lgs. n. 152/2006, come novellato dallarticolo 24 del D.Lgs. n. 205/2010, siano comunicate dal competente servizio regionale allIstituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), nel rispetto delle disposizioni di cui ai commi 518 e 5-bis19 del medesimo articolo 211.

rumori o odori; c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.. 17 Larticolo 178 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: La gestione dei rifiuti effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilit, di proporzionalit, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nellutilizzo e nel consumo di beni che originano i rifiuti, nonch del principio chi inquina paga. A tale fine la gestione dei rifiuti effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicit, trasparenza, fattibilit tecnica ed economica, nonch nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali.. 18 Il comma 5 dellarticolo 211 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: Lautorizzazione di cui al presente articolo deve essere comunicata, a cura dellamministrazione che la rilascia, allISPRA che cura linserimento in un elenco nazionale, accessibile al pubblico, degli elementi identificativi di cui allarticolo 208, comma 16, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.. 19 Il comma 5-bis dellarticolo 211 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: La comunicazione dei dati di cui al comma 5 deve avvenire senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica tra i sistemi informativi regionali esistenti, e il Catasto telematico secondo standard condivisi..

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Larticolo 24 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 51 (Procedure semplificate per lauto smaltimento ed il recupero dei rifiuti) della L.R. n. 45/2007. La riformulazione dellarticolo 51 si rende necessaria al fine di allineare le disposizioni regionali a quelle contenute negli articoli 214, 215, e 216 del D.Lgs. n. 152/2006, novellati, rispettivamente, dagli articoli 27, 29 e 30 del D.Lgs. n. 205/2010. Prima di prendere in esame il nuovo articolo 51 della legge regionale in rassegna, si ritiene utile soffermarsi sui novellati articoli 214, 215 e 216 del D.Lgs. n. 152/2006. Larticolo 214 precisa i requisiti che legittimano il ricorso alle procedure semplificate, al fine di favorire lo snellimento dei procedimenti autorizzatori, senza recare pregiudizio al perseguimento delle finalit di tutela ambientale. In tale prospettiva si giustifica il ricorso alle migliori tecniche disponibili in tema di auto smaltimento dei rifiuti. Il ricorso alle procedure semplificate implica oneri informativi in capo alle Province, al fine di implementare e rendere efficace il Catasto telematico dei rifiuti di cui allarticolo 189 del D.Lgs. n. 152/2006. Larticolo 214 assegna, inoltre, alle Province la competenza a ricevere i versamenti dei diritti di iscrizione annuale al registri di cui agli articoli 215, comma 320, e 216, comma 321 del D.Lgs. n. 152/2006. Nel testo dellarticolo 214 del D.Lgs. n. 152/2006 stata inserita unimportante disposizione volta a semplificare i procedimenti amministrativi concernenti gli impianti industriali. Tale semplificazione particolarmente utile in relazione a progetti che prevedono la conversione di impianti produttivi esistenti, al fine di sostituire lutilizzo di combustibili tradizionali (carbone, pet-coke ecc.) con combustibili alternativi, derivati dai rifiuti. Ci, oltre a fornire un importante contributo per la gestione integrata dei rifiuti, produce importanti benefici ambientali ed economici. Al comma 11 del citato articolo , dunque, prevista maggiore chiarezza e semplificazione nelliter autorizzativo, attraverso la previsione di un procedimento unico, rimesso allautorit competente per lautorizzazione integrata ambientale (AIA), volto a concludersi con laggiornamento dellAIA una volta accertati, in esito allistruttoria, tutti i requisiti a tal fine indicati dal legislatore. In altri termini, si tratta di una disposizione volta a

20 Il comma 3 dellarticolo 215 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: La provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio attivit ed entro il termine di cui al comma 1 verifica dufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine, alla comunicazione di inizio attivit, a firma del legale rappresentante dellimpresa, allegata una relazione dalla quale deve risultare: a) il rispetto delle condizioni e delle norme tecniche specifiche di cui al comma 1; b) il rispetto delle norme tecniche di sicurezza e delle procedure autorizzative previste dalla normativa vigente.. 21 Il comma 3 dellarticolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: La provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio attivit e, entro il termine di cui al comma 1, verifica dufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine, alla comunicazione di inizio attivit, a firma del legale rappresentante dellimpresa, allegata una relazione dalla quale risulti: a) il rispetto delle norme tecniche specifiche e delle condizioni di cui al comma 1; b) il possesso dei requisiti soggettivi richiesti per la gestione dei rifiuti; c) le attivit di recupero che si intendono svolgere; d) lo stabilimento, la capacit di recupero e il ciclo di trattamento o di combustione nel quale i rifiuti stessi sono destinati ad essere recuperati, nonch lutilizzo di eventuali impianti mobili; e) le caratteristiche merceologiche dei prodotti derivanti dai cicli di recupero..

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facilitare quegli impianti che gi offrono tutte le necessarie garanzie di tutela dellambiente e della salute umana. Gli articoli 215 e 216 del D.Lgs. n. 152/2006 recano ulteriori disposizioni in tema di recupero dei rifiuti e stabiliscono le caratteristiche impiantistiche dei centri di messa in riserva dei rifiuti non pericolosi, localizzati presso gli impianti dove sono effettuate le operazioni di riciclaggio e di recupero individuate dal decreto medesimo. Sono state confermate le competenze in capo alla Provincia. stato inoltre mantenuto in vigore il comma 8 dellarticolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006, al fine di favorire ed incentivare le operazioni di recupero dei rifiuti, anche ai fini della valorizzazione energetica, adeguando i riferimenti normativi alle sopravvenute recenti disposizioni comunitarie di settore. Con specifico riferimento alla riformulazione dellarticolo 51 della L.R. n. 45/2007, si evidenzia quanto segue: il comma 1 del nuovo articolo 51 prevede che, relativamente alle procedure semplificate, lesercizio delle attivit di auto smaltimento dei rifiuti non pericolosi e di recupero dei rifiuti previsti dagli articoli 214, 215 e 216 del D.Lgs. n. 152/2006 pu essere avviato decorsi novanta giorni dallinvio alla Provincia territorialmente competente della comunicazione di inizio attivit, nel rispetto delle condizioni richieste dal D.Lgs. n. 152/2006, nonch di quelle elencate nel comma in esame, che, in base al comma 2 del medesimo articolo 51, devono essere documentate nella relazione da porre a corredo della comunicazione di inizio attivit; il comma 3 del nuovo articolo 51 dispone che lesercizio delle attivit di recupero soggetto alla prestazione di idonea garanzia finanziaria, a favore della Provincia territorialmente competente. La somma da prestare in garanzia va commisurata alla tipologia dellimpianto ed ai quantitativi massimi dichiarati secondo quanto stabilito dalla Giunta regionale; il comma 4 del nuovo articolo 51 prevede che la Provincia territorialmente competente, decorso un anno dallavvenuta iscrizione nel registro di cui al comma 3 dellarticolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006, verifichi, entro i sessanta giorni successivi, nel rispetto delle condizioni di cui ai commi 1 e 2 dellarticolo 216, leffettivo avvio delle operazioni di recupero. Nel medesimo comma si specifica che per avvio sintende la sussistenza dei titoli abilitativi necessari allesercizio delle attivit di recupero, nonch la piena disponibilit di un complesso di beni organizzato a ci finalizzato; il comma 5 del nuovo articolo 51 dispone che, in caso di accertamento del mancato avvio delle operazioni di recupero, la Provincia territorialmente competente assegna un termine per la regolarizzazione; in caso di decorso inutile del termine, la Provincia dispone il divieto - 24 -

di inizio dellattivit e la cancellazione dal registro di cui al comma 3 dellarticolo 216 del D.Lgs. n. 152/2006; il comma 6 del nuovo articolo 51 prevede che la Giunta regionale emani direttive per la realizzazione degli impianti, nonch per stabilire condizioni e requisiti tecnici di gestione delle attivit disciplinate dallarticolo in rassegna. Larticolo 25 del pdl introduce modifiche allarticolo 55 (Bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati) della L.R. n. 45/2007, attraverso linserimento della lettera a bis) nel comma 2. Tale inserimento comporta che la Giunta regionale, in attuazione delle normativa vigente in materia di ripristino ambiente dei siti contaminati, tenuta a provvedere, tra laltro, alla istituzione di Siti dinteresse Regionale (SIR) in caso di aree potenzialmente contaminate, di vasta estensione ed aventi rilevanza socio-economica. Larticolo 26 del pdl introduce modifiche allarticolo 60 (Contributo ambientale ai comuni sede di impianti per rifiuti urbani) della L.R. n. 45/2007, disponendo la sostituzione del comma 4. Il nuovo comma 4 dellarticolo 60 prevede che il contributo ambientale ai Comuni, sede di impianti per la gestione dei rifiuti urbani, sia utilizzato prioritariamente per agevolazioni tariffarie a favore degli utenti interessati dalla presenza degli impianti e per le finalit inerenti il miglioramento ambientale, nonch per la dotazione di servizi nelle medesime aree. Larticolo 27 del pdl introduce modifiche allarticolo 64 (Sanzioni) della L.R. n. 45/2007, attraverso la sostituzione del comma 1, nonch linserimento dei commi 1 bis, 7 bis, 7 ter, 7 quater e 7 quinquies. Per quanto riguarda il nuovo comma 1 dellarticolo 64 si rende necessaria la sua formulazione, al fine di aggiornare le fattispecie sanzionabili, tenuto conto delle modifiche e degli adeguamenti proposti con il presente pdl. In base al nuovo comma 1 le fattispecie per le quali possibile comminare una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.582,00 a 10.329,00 sono quelle di seguito indicate: a) articolo 5 (competenze delle Province), comma 7 riguardante lobbligo, posto in capo agli Osservatori Provinciali dei Rifiuti, di fornire allOsservatorio Regionale dei Rifiuti i dati relativi alla gestione dei rifiuti; b) articolo 6 (Competenze dei Comuni), commi 5, 5 bis e 5 ter. Il comma 5 pone in capo ai Comuni lobbligo di fornire mensilmente alla Provincia i dati relativi alla raccolta e alla produzione dei rifiuti urbani ed assimilati, nonch tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti, al fine di consentirne lelaborazione e la trasmissione allOsservatorio Regionale dei Rifiuti, allOsservatorio Nazionale dei Rifiuti e allARTA. Il comma 5 bis indica la periodicit con la quale i Comuni devono trasmettere i dati di cui al comma 5; il comma 5 - 25 -

ter prevede che i Comuni trasmettano, nel rispetto della tempistica di cui al comma 5 bis, le dichiarazioni di validazione e veridicit dei dati forniti. c) articolo 23 (Obiettivi di raccolta differenziata e di riciclo), commi 1, 2, 9, 10 e 11. Il comma 1 dispone lattivazione obbligatoria sul territorio regionale delle raccolte differenziate previste dal piano regionale e dagli strumenti di pianificazione della gestione dei rifiuti. Il comma 2 stabilisce che il termine e gli adempimenti di cui al comma 1, escluse le diverse previsioni contenute in provvedimenti straordinari, sono ridotti a 90 giorni per alcune tipologie di rifiuti. Il comma 9 contiene il divieto di svolgimento delle attivit di smaltimento diretto, di incenerimento e di recupero energetico dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti che destinata esclusivamente al riciclaggio, escluse le eccezioni indicate nel medesimo comma 9. Il comma 10 prescrive il divieto di smaltimento in discarica delle partite omogenee di frazioni riciclabili di rifiuti, costituite da carta, plastiche, vetro, legno in misura del 70%. Il comma 11 impone lobbligatoria attivazione da parte dei comuni con pi di 5.000 abitanti di servizi di raccolta per la valorizzazione e lottimizzazione dello smaltimento residuale dei rifiuti ingombranti; d) articolo 24 (Promozione del riuso, riciclaggio e recupero) comma 6 bis. Esso contiene il divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti spiaggiati sulle coste, anche a seguito di mareggiate; e) articolo 27 (Rifiuti Urbani Biodegradabili), comma 6. Esso contiene il divieto di smaltimento in discarica delle frazioni omogenee dei rifiuti organici provenienti dalle raccolte differenziate, di cui alla lettere d), comma 1 dellarticolo 183 del D.Lgs. n. 152/2006; f) articolo 34 (Smaltimento di rifiuti urbani non pericolosi prodotti in altre regioni), comma1 che contiene il divieto di smaltimento in impianti localizzati nel territorio regionale dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti in altre Regioni; g) articolo 39 (Rifiuti inerti), comma 4 che prevede che, per lattuazione del comma 2 del medesimo articolo, la Giunta regionale emani direttive tecniche vincolanti per gli enti in ordine: a) alla definizione della modulistica da utilizzare; b) ai criteri e alle modalit gestionali dei materiali da avviare ad effettivo recupero. h) articolo 43 (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), comma 3 che impone lobbligatoria attivazione per i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti di servizi di raccolta a chiamata per il ritiro e la valorizzazione dei rifiuti elettrici ed elettronici.

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Il nuovo comma 1 dellarticolo 64 della L.R. n. 45/2004 prevede, inoltre, che chi viola il divieto di combustione di cui allarticolo 56, comma 5, soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da 105,00 a 620,00. Il comma 2 dellarticolo 27 del pdl inserisce il comma 1 bis nel testo dellarticolo 64 della L.R. n. 45/2007. Il nuovo comma 1 bis prevede che per le violazioni delle prescrizioni e delle direttive riguardanti la gestione dei rifiuti urbani e speciali di cui allarticolo 22 e al Capo I sono comminate sanzioni amministrative pecuniarie da 2.582,00 a 10.329,00. Il comma 3 dellarticolo 27 del pdl dispone linserimento dei commi 7 bis, 7 ter, 7 quater e 7 quinquies nel testo dellarticolo 64 della L.R. n. 45/2007. Il comma 7 bis dispone che le sanzioni amministrative per linsozzamento delle pubbliche vie non possano essere inferiore a 500 euro. Il comma 7 ter fissa il limite minimo e quello massimo per chi insozza le pubbliche strade gettando rifiuti od oggetti dai veicoli in movimento o in sosta, mentre il comma 7 quater prevede sanzioni per gli utenti del servizio di raccolta di rifiuti urbani ed assimilati che non rispettano le modalit di conferimento dei rifiuti secondo le modalit previste. Il comma 7 quinquies prevede che la Giunta regionale, al fine di incentivare la raccolta differenziata, istituisca un sistema di premialit e di penalizzazioni basato sui criteri di efficienza specificati nella disposizione stessa. Larticolo 28 del pdl introduce modifiche allarticolo 65 (Disposizioni transitorie e finali). In particolare dispone linserimento del comma 4 bis che prevede che i criteri di localizzazione di cui al Piano regionale per la gestione integrata dei rifiuti non si applichino agli impianti esistenti alla data del 22 dicembre 2007, data di entrata in vigore della L.R. n. 45/2007 e dellallegato Piano regionale. Per quanto concerne le abrogazioni si evidenzia quanto segue: larticolo 81, comma 2 del pdl dispone labrogazione del comma 3 dellarticolo 7 della L.R. n. 45/2007 in quanto la materia disciplinata dalle disposizioni recanti le modalit di affidamento dei servizi pubblici a rilevanza economica (ex art 23-bis del D.L. 25 giugno 2008, n. 112, convertito in legge 6 agosto 2008. n. 133; da ultimo il D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, L. 14 settembre 2011, n. 148); larticolo 81, comma 2 del pdl dispone, inoltre, labrogazione dellarticolo 42 della L.R. n. 45/2007 in quanto questultimo reca disposizioni concernenti la legge regionale 16 giugno 2006, n. 19 (Norme per lattuazione degli interventi di dragaggio dei fiumi e dei canali nonch per la realizzazione di impianti di stoccaggio e recupero fanghi) di cui si dispone labrogazione con il medesimo comma dellarticolo in rassegna. A tale riguardo si precisa che labrogazione della L.R. n. 19/2006, espressamente disposta dallarticolo 81, comma 3 - 27 -

del pdl, si rende necessaria in quanto la stessa contiene disposizioni che afferiscono alla competenza statale, come ad esempio, quella concernente il rilascio dellautorizzazione allimmersione in mare dei fanghi da dragaggio (art. 3). 4. Il Titolo III d attuazione alla direttiva 91/676/CE ed composto di un solo Capo avente la seguente rubrica I nitrati di origine agricola. Il riferimento normativo statale costituito dal D.Lgs. n. 152/2006 la cui parte III contiene le disposizioni relative al tema dellinquinamento delle acque derivanti dai nitrati. In particolare larticolo 92 (Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola) del citato decreto dispone che sono considerate vulnerabili le zone del territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque gi inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza di tali scarichi. Lallegato 7/AI del D.Lgs. n. 152/2006 contiene i requisiti per lindividuazione delle acque nelle quali sono scaricati i composti azotati. In base allarticolo 92 del D.Lgs. n. 152/2006, nelle zone individuate come vulnerabili, devono essere attuate le misure previste dal Programma dazione. Questultimo, unitamente alle prescrizioni contenute nel Codice di buona pratica agricola di cui al DM 19 aprile 1999, concorre alla tutela ed al risanamento delle acque dallinquinamento causato da nitrati di origine agricola. Larticolo 29 comma 1 del pdl attribuisce alla Giunta regionale la competenza ad approvare il Programma dazione per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola previsto dallarticolo 92, comma 7 del D.Lgs. n. 152/200622. Il comma 2 del medesimo articolo prevede che Programma
22 Larticolo 92 (Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola) del D.Lgs. n. 152/2006 cos dispone: 1. Le zone vulnerabili sono individuate secondo i criteri di cui all'Allegato 7/A-I alla parte terza del presente decreto.2. Ai fini della prima individuazione sono designate zone vulnerabili le aree elencate nell'Allegato 7/A-III alla parte terza del presente decreto.3. Per tener conto di cambiamenti e/o di fattori imprevisti alla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, dopo quattro anni da tale data il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio (318) con proprio decreto, sentita la Conferenza Stato-regioni, pu modificare i criteri di cui al comma 1.4. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, sulla base dei dati disponibili e tenendo conto delle indicazioni stabilite nell'Allegato 7/A-I alla parte terza del presente decreto, le regioni, sentite le Autorit di bacino, possono individuare ulteriori zone vulnerabili oppure, all'interno delle zone indicate nell'Allegato 7/A-III alla parte terza del presente decreto, le parti che non costituiscono zone vulnerabili.5. Per tener conto di cambiamenti e/o di fattori imprevisti al momento della precedente designazione, almeno ogni quattro anni le regioni, sentite le Autorit di bacino, possono rivedere o completare le designazioni delle zone vulnerabili. A tal fine le regioni predispongono e attuano, ogni quattro anni, un programma di controllo per verificare le concentrazioni dei nitrati nelle acque dolci per il periodo di un anno, secondo le prescrizioni di cui all'Allegato 7/A-I alla parte terza del presente decreto, nonch riesaminano lo stato eutrofico causato da azoto delle acque dolci superficiali, delle acque di transizione e delle acque marine costiere.6. Nelle zone individuate ai sensi dei commi 2, 4 e 5 devono essere attuati i programmi di azione di cui al comma 7, nonch le prescrizioni contenute nel codice di buona pratica agricola di cui al decreto del Ministro per le politiche agricole e forestali 19 aprile 1999, pubblicato nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 102 del 4 maggio 1999.7. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto per le zone designate ai sensi dei commi 2 e 4, ed entro un anno dalla data di designazione per le ulteriori zone di cui al comma 5, le regioni, sulla base delle indicazioni e delle misure di cui all'Allegato 7/A-IV alla parte terza del presente decreto, definiscono, o rivedono se gi posti in essere, i programmi d'azione obbligatori per la tutela e il risanamento delle acque dall'inquinamento causato da nitrati di origine agricola, e provvedono alla loro attuazione nell'anno successivo per le zone vulnerabili di cui ai commi 2 e 4 e nei successivi quattro anni per le zone di cui al comma 5. 8. Le regioni provvedono, inoltre, a:a) integrare, se del caso, in relazione alle esigenze locali, il codice di buona pratica agricola, stabilendone le modalit di applicazione;b) predisporre ed attuare interventi di formazione e di informazione degli

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dazione per le zone vulnerabili rechi i requisiti tecnici per la predisposizione dei Piani di utilizzazione agronomica23. Il comma 3 dispone che le aziende agricole e zootecniche, individuate in base al Programma, predispongano ed aggiornino i Piani di Utilizzazione Agronomica nel rispetto delle modalit e dei termini indicati nel Programma medesimo. Il comma 4 prevede che lavvenuta presentazione dei Piani di Utilizzazione Agronomica costituisca requisito di ammissibilit a finanziamento nei bandi per la concessione di contributi e sostegni europei. Tale ultima disposizione intende superare la criticit costituita dalla previsione contenuta in un amministrativo (DGR n. 383/2010), piuttosto che in una disposizione normativa, in base alla quale la mancata redazione ed invio dei PUA comporta la decadenza dei contributi/sostegni comunitari, relativamente allanno di mancata presentazione, e lapplicazione di eventuali sanzioni da stabilire con legge regionale. Larticolo 30 del pdl, al comma 1, prevede lirrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie alle aziende agricole e zootecniche che omettono di presentare o di aggiornare i Piani di Utilizzazione Agronomica. Il comma 2 prevede lirrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie in caso di tardiva, incompleta e difforme presentazione dellaggiornamento dei Piani di Utilizzazione Agronomica. Il comma 3 precisa che tali sanzioni sono irrogate anche nel caso di tardiva, incompleta e difforme presentazione dellaggiornamento dei Piani di Utilizzazione Agronomica. Il comma 4 affida alla direzione regionale competente in materia di politiche agricole la vigilanza sul rispetto delle disposizioni di cui allarticolo 29 e lirrogazione delle conseguenti sanzioni, assicurandone la riscossione al bilancio regionale. Infine, il comma 5 dispone che per le violazioni amministrative si applichino, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nella legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale). 5. Il Titolo IV d attuazione alla direttiva 1999/105/CE ed composto di un solo Capo avente la seguente rubrica: Commercializzazione dei materiali di forestali di moltiplicazione.

agricoltori sul programma di azione e sul codice di buona pratica agricola;c) elaborare ed applicare, entro quattro anni a decorrere dalla definizione o revisione dei programmi di cui al comma 7, i necessari strumenti di controllo e verifica dell'efficacia dei programmi stessi sulla base dei risultati ottenuti; ove necessario, modificare o integrare tali programmi individuando, tra le ulteriori misure possibili, quelle maggiormente efficaci, tenuto conto dei costi di attuazione delle misure stesse.9. Le variazioni apportate alle designazioni, i programmi di azione, i risultati delle verifiche dell'efficacia degli stessi e le revisioni effettuate sono comunicati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, secondo le modalit indicate nel decreto di cui all'articolo 75, comma 6. Al Ministero per le politiche agricole e forestali data tempestiva notizia delle integrazioni apportate al codice di buona pratica agricola di cui al comma 8, lettera a), nonch degli interventi di formazione e informazione. 10. Al fine di garantire un generale livello di protezione delle acque raccomandata l'applicazione del codice di buona pratica agricola anche al di fuori delle zone vulnerabili.. 23 In base alla DGR n. 383 del 10 maggio 2010 la predisposizione e la presentazione dei Piani di Utilizzazione Agronomica non sono obbligatori per le aziende con una superficie agricola, ricadente in zone vulnerabili, di misura inferiore a 5.000 metri quadri, in quanto si tratta di una superficie troppo esigua (pari allo 0,5% delle zone vulnerabili), e, dunque, ritenuta non influente ai fini del conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla direttiva nitrati.

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Alla base della predetta direttiva vi la necessit di assicurare che i materiali di moltiplicazione delle specie arboree e gli ibridi artificiali, importanti per scopi forestali, siano geneticamente adatti alle diverse condizioni locali e di alta qualit, constatato, peraltro, che la conservazione e la promozione della biodiversit delle foreste, compresa la diversit genetica degli alberi, costituiscono elementi fondamentali della gestione forestale sostenibile. A tali esigenze va ad aggiungersi quella consistente nellassicurare il consolidamento del mercato interno attraverso la eliminazione degli ostacoli reali o potenziali agli scambi in grado di pregiudicare la libera circolazione dei materiali di moltiplicazione allinterno della Comunit. La trasposizione nellordinamento giuridico statale della predetta direttiva, da recepire entro il 1 gennaio 2003, avvenuta con il D.Lgs. 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione ). La Regione Abruzzo ha iniziato a dare attuazione in via amministrativa alla direttiva sulla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione con le deliberazioni n. 15 del 6 maggio 1999 e n. 47 del 7 settembre 2010 dellAgenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo Abruzzo (ARSSA). Larticolo 31, comma 1 del pdl autorizza la Giunta regionale ad attuare in via amministrativa la direttiva 1999/105/CE, nel rispetto nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione). Il comma 2 del medesimo articolo autorizza la Giunta regionale, per le specie e gli ibridi non soggetti alle misure previste dal D.Lgs. n. 386/2003, ad adottare per il territorio regionale, ai sensi del comma 3 dellarticolo 1 del medesimo decreto, misure analoghe o meno rigorose, dandone informazione al Ministero competente in materia di politiche agricole. 6. Il Titolo V d attuazione alla direttiva 2008/50/CE ed composto di un solo Capo avente la seguente rubrica: Qualit dellaria ambiente. La direttiva 2008/50/CE, relativa alla qualit dellaria ambiente e per unaria pi pulita in Europa, risponde alla necessit di dover ridurre linquinamento e di migliorare le attivit di monitoraggio e di valutazione della qualit dellaria. In particolare, la direttiva prevede misure volte a: stabilire obiettivi di qualit dellaria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni; raccogliere informazioni sulla qualit dellaria ambiente per monitorare le tendenze a lungo termine; garantire che le informazioni sulla qualit dellaria ambiente siano messe a disposizione del pubblico; mantenere la qualit dellaria ambiente laddove sia buona, e migliorarla ove non lo sia; - 30 -

promuovere una maggiore cooperazione tra gli Stati membri nella lotta contro linquinamento atmosferico.

La direttiva 2008/50/CE stata recepita dal legislatore statale con il D.Lgs. n. 155/2010 il cui articolo 1 pone come fondamento della disciplina di attuazione della direttiva 2008/50/CE, quanto di seguito indicato: un sistema di valutazione e di gestione della qualit dellaria ambiente rispettoso, ovunque, di standard qualitativi elevati ed omogenei, al fine di assicurare un approccio uniforme su tutto il territorio nazionale; un sistema di acquisizione, trasmissione e messa a disposizione dei dati e delle informazioni relativi alla valutazione e gestione della qualit dellaria, organizzato in modo trasparente ed in grado di assicurare tempestivit agli interventi da mettere in campo in caso di bisogno; una organizzazione delle attivit di valutazione e gestione della qualit dellaria basata su una zonizzazione del territorio classificata in modo uniforme, al fine di garantire misurazioni omogenee; una valutazione della qualit dellaria fondata su una rete di misurazione da programmare mediante siti fissi e altre tecniche accettate nel rispetto della disciplina europea; una rete di misura soggetta sempre a controllo pubblico, assicurato anche nei confronti dei soggetti privati abilitati alle misurazioni. Ci premesso, larticolo 32 del pdl prevede, al comma 1, che la Regione Abruzzo dia attuazione alla direttiva 2008/50/CE attraverso ladeguamento del Piano regionale per la tutela della qualit dellaria, nel rispetto delle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 155/2010. Il comma 2 del medesimo articolo autorizza la Giunta regionale a dare attuazione in via amministrativa alla direttiva di cui trattasi, sempre nel rispetto delle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 155/2010. Larticolo 32 del pdl deve essere letto in combinato disposto con i commi 2 e 3 dellarticolo 80 (Norme finanziarie) che indicano la copertura finanziaria degli oneri per ladeguamento del Piano regionale per la tutela della qualit dellaria e per gli adempimenti connessi allattuazione del D.Lgs. n. 155/2010. In particolare, per ladeguamento del Piano regionale per la tutela della qualit dellaria si stima una spesa pari a 500.000, cos quantificata: 300.000 per laffidamento dellincarico per la predisposizione del Piano regionale per la tutela della qualit dellaria ed 200.000 per lassoggettamento dello stesso alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Lonere trova copertura finanziaria nellUPB 05.02.010, capitolo 292361 denominato: Interventi per funzioni trasferite dal D.Lgs. 112/1998 in materia ambiente DPCM 22.12.2000 che presenta la necessaria disponibilit. A tal fine, il Servizio Politica Energetica, Qualit dellAria, SINA della

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Direzione Affari della Presidenza ha provveduto a richiedere al Servizio Bilancio la reiscrizione della somma di 500.000,00 sul citato capitolo con nota Prot. N. RA/187885 del 15/09/2011. Infine, gli oneri per lattuazione in via amministrativa della direttiva 2008/50/CE, con particolare riferimento al cofinanziamento di quota parte del Piano Regionale per la Tutela della Qualit dellAria, in base a quanto indicato nella nota presentata dal competente Servizio al Ministero dellAmbiente, ammontano ad 3.879.177,72 che trova copertura finanziaria sui seguenti capitoli, allocati nellUPB 05.02.010: 1) per 1.200.000,00 sul capitolo 292361 denominato Interventi per funzioni trasferite dal D.Lgs. 112/1998 in materia ambiente DPCM 22.12.2000; 2) per 2.679.177,72 sul capitolo 282010 denominato: Interventi per funzioni trasferite dal D.Lgs. 112/1998 in materia di inquinamento atmosferico, elettromagnetico e riduzione di CO2 in atmosfera. 7. Il Titolo VI d attuazione alla direttiva 2007/2/CE ed composto di un solo Capo che reca la seguente rubrica: Infrastruttura per linformazione territoriale. La direttiva 2007/2/CE prevede listituzione in seno allUnione europea di una infrastruttura per linformazione territoriale Inspire, la cui finalit quella di consentire lo scambio, la condivisione, laccesso e lutilizzo di dati geografici ed ambientali interoperabili e di fornire servizi legati a tali dati. La direttiva 2007/2/CE stata recepita dal Legislatore statale con il D.Lgs. n. 32/2010 in base al quale si desume che lo Stato italiano si dotato di una propria infrastruttura nazionale per linformazione territoriale che consente di partecipare allinfrastruttura della Comunit europea. Il decreto legislativo fissa un quadro generale di norme per lo scambio, la condivisione, laccesso e lutilizzazione in maniera integrata dei dati territoriali fra autorit pubbliche nazionali, siano esse statali, regionali o locali, nonch per linteroperabilit dei set di dati territoriali e dei servizi ad essi connessi. Le disposizioni contenute nel decreto legislativo integrano, inoltre, quelle di cui D.Lgs. n. 82/2005 (Codice dellamministrazione digitale),come modificato dal D.Lgs. n. 235/2010, che definiscono le modalit di fruibilit del dato (art. 58)24, la definizione dei dati territoriali (art. 59)25 e
24 Larticolo 58 (Modalit della fruibilit del dato) del D.Lgs. 82/205 e successive modifiche ed integrazioni cos dispone: 1. Il trasferimento di un dato da un sistema informativo ad un altro non modifica la titolarit del dato. 2. Ai sensi dellart. 50, comma 2, nonch al fine di agevolare lacquisizione dufficio ed il controllo sulle dichiarazioni sostitutive riguardanti informazioni e dati relativi a stati, qualit personali e fatti di cui agli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, le Amministrazioni titolari di banche dati accessibili per via telematica predispongono, sulla base delle linee guida redatte da DigitPA, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, apposite convenzioni aperte alladesione di tutte le amministrazioni interessate volte a disciplinare le modalit di accesso ai dati da parte delle stesse amministrazioni procedenti, senza oneri a loro carico. Le convenzioni valgono anche quale autorizzazione ai sensi dellart. 43, comma 2, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. 3. DigitPA provvede al monitoraggio dellattuazione del presente articolo, riferendo annualmente con

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definizione della Base di dati di interesse nazionale (art. 60)26 nonch le norme tecniche sullinteroperabilit tra i sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni.
apposita relazione al Ministro per la pubblica amministrazione e linnovazione e alla Commissione per la valutazione, la trasparenza e lintegrit delle amministrazione pubbliche di cui allart. 13 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150. 3 -bis. In caso di mancata predisposizione delle convenzioni di cui al comma 2, il Presidente del Consiglio dei Ministri stabilisce un termine entro il quale le amministrazioni interessate devono provvedere. Decorso inutilmente il termine, il Presidente del Consiglio dei Ministri pu nominare un commissario ad acta incaricato di predisporre le predette convenzioni. Al Commissario non spettano compensi, indennit o rimborsi.3 -ter . Resta ferma la speciale disciplina dettata in materia di dati territoriali. 25 Larticolo 59 (Modalit della fruibilit del dato) del D.Lgs. 82/205 e successive modifiche ed integrazioni cos dispone: 1. Per dato territoriale si intende qualunque informazione geograficamente localizzata. 2. istituito il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni, con il compito di definire le regole tecniche per la realizzazione delle basi dei dati territoriali, la documentazione, la fruibilit e lo scambio dei dati stessi tra le pubbliche amministrazioni centrali e locali in coerenza con le disposizioni del presente decreto che disciplinano il sistema pubblico di connettivit. 3. Per agevolare la pubblicit dei dati di interesse generale, disponibili presso le pubbliche amministrazioni a livello nazionale, regionale e locale, presso il CNIPA istituito il Repertorio nazionale dei dati territoriali. 4. Ai sensi dellart. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, con uno o pi decreti sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, del Ministro per linnovazione e le tecnologie, previa intesa con la Conferenza unificata di cui allart. 8 decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite la composizione e le modalit per il funzionamento del Comitato di cui al comma 2. 5. Con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato per la pubblica amministrazione e linnovazione, di concerto con il Ministro dellambiente e della tutela del territorio e del mare, per i profili relativi ai dati ambientali, sentito il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni, e sentita la Conferenza unificata di cui allart. 8 del decreto legislativo 28 luglio 1998, n. 281, sono definite le regole tecniche per la definizione del contenuto del repertorio nazionale dei dati territoriali, nonch delle modalit di prima costituzione e di successivo aggiornamento dello stesso, per la formazione, la documentazione e lo scambio dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti, nonch le regole ed i costi per lutilizzo dei dati stessi tra le pubbliche amministrazioni centrali e locali e da parte dei privati. 6. La partecipazione al Comitato non comporta oneri n alcun tipo di spese ivi compresi compensi o gettoni di presenza. Gli eventuali rimborsi per spese di viaggio sono a carico delle amministrazioni direttamente interessate che vi provvedono nellambito degli ordinari stanziamenti di bilancio. 7. Agli oneri finanziari di cui al comma 3 si provvede con il fondo di finanziamento per i progetti strategici del settore informatico di cui allart. 27, comma 2, della legge 16 gennaio 2003, n. 3. 7 -bis . Nellambito dei dati territoriali di interesse nazionale rientra la base dei dati catastali gestita dallAgenzia del territorio. Per garantire la circolazione e la fruizione dei dati catastali conformemente alle finalit ed alle condizioni stabilite dallart. 50, il direttore dellAgenzia del territorio, di concerto con il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni e previa intesa con la Conferenza unificata, definisce con proprio decreto entro la data del 30 giugno 2006, in coerenza con le disposizioni che disciplinano il sistema pubblico di connettivit, le regole tecnico economiche per lutilizzo dei dati catastali per via telematica da parte dei sistemi informatici di altre amministrazioni... 26 Larticolo 60 (Base di dati di interesse nazionale) del D.Lgs. 82/2005 e successive modifiche ed integrazioni cos dispone: 1. Si definisce base di dati di interesse nazionale linsieme delle informazioni raccolte e gestite digitalmente dalle pubbliche amministrazioni, omogenee per tipologia e contenuto e la cui conoscenza utilizzabile dalle pubbliche amministrazioni , anche per fini statistici, per lesercizio delle proprie funzioni e nel rispetto delle competenze e delle normative vigenti. 2. Ferme le competenze di ciascuna pubblica amministrazione, le basi di dati di interesse nazionale costituiscono, per ciascuna tipologia di dati, un sistema informativo unitario che tiene conto dei diversi livelli istituzionali e territoriali e che garantisce lallineamento delle informazioni e laccesso alle medesime da parte delle pubbliche amministrazioni interessate. La realizzazione di tali sistemi informativi e le modalit di aggiornamento sono attuate secondo le regole tecniche sul sistema pubblico di connettivit di cui allart. 73 e secondo le vigenti regole del Sistema statistico nazionale di cui al decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, e successive modificazioni. 3. Le basi di dati di interesse nazionale sono individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato per linnovazione e le tecnologie, di concerto con i Ministri di volta in volta interessati, dintesa con la Conferenza unificata di cui allart. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nelle materie di competenza e sentiti il Garante per la protezione dei dati personali e lIstituto nazionale di statistica. Con il medesimo decreto sono altres individuate le strutture responsabili della gestione operativa di ciascuna base di dati e le caratteristiche tecniche del sistema informativo di cui al comma 2. 3 -bis . In sede di prima applicazione e fino alladozione del decreto di cui al comma 3, sono individuate le seguenti basi di dati di interesse nazionale: a) repertorio nazionale dei dati territoriali; b) indice nazionale delle anagrafi; c) banca dati nazionale dei contratti pubblici di cui allart. 62 -bis; d) casellario giudiziale; e) registro delle imprese; f) gli archivi automatizzati in materia di immigrazione e di asilo di cui allart. 2, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 27 luglio 2004, n. 242. 4. Agli oneri finanziari di cui al presente articolo si provvede con il fondo di

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Larticolo 33 del pdl prevede la sostituzione dellarticolo 1 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60. Il novellato articolo 1 riformula le finalit della legge regionale in esame, al fine di adeguarne il contenuto alla Direttiva n. 2007/2/CE, al D.Lgs. n. 32/2010 di recepimento della direttiva stessa, nonch al D. Lgs. n. 82/2005 e successive modifiche ed integrazioni. Larticolo 34 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 2 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60, al fine di prevedere forme di collaborazione, oltre che con enti pubblici che operano nel campo delle infrastrutture geografiche e territoriali, anche con il Comitato per le regole tecniche sui dati territoriali delle pubbliche amministrazioni, istituito ai sensi dellart. 59 del D. Lgs. n. 82/2005 e successive modifiche ed integrazioni e con la Consulta nazionale per linformazione territoriale ed ambientale istituita ai sensi dellarticolo 11, del D.Lgs. n. 32/2010. Larticolo 35 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 3 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60, riformula le competenze della Giunta regionale, stante la necessit di tener conto delle disposizioni di cui ai richiamati decreti legislativi n. 82/2005 e n. 32/2010 nonch del progresso tecnico che si avuto nellambito dei sistemi informativi territoriali, delle infrastrutture geografiche e territoriali. Larticolo 36 del pdl prevede la sostituzione dellarticolo 4 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60 con lo scopo di recepire il concetto di divulgazione dei dati territoriali e geografici cos come disciplinato dalla direttiva 2007/2/CE e dal D.Lgs. n. 32/2010. Larticolo 37 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 5 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60, al fine di introdurre la gratuit del dato geografico. A tale riguardo meritano di essere richiamate due importanti pronunce della Corte Costituzionale (sent. nn. 398 e 399 del 2006) che precisano gli ambiti di competenza dello Stato e delle Regioni. Il Giudice delle leggi ha avuto modo di affermare che lambito della informazione ambientale, di cui linformazione geografica e territoriale base imprescindibile, ed il suo accesso, sono ascrivibili non tanto alla tutela dellambiente ma alla tutela del diritto dei cittadini ad accedere alle informazioni ambientali. Si tratta cio di uno specifico aspetto della pi generale tematica del diritto di accesso del pubblico ai dati e ai documenti in possesso delle pubbliche amministrazioni. In tal senso, lart. 22 della legge n. 241/1990 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) e successive modifiche ed integrazioni, dopo aver definito che laccesso ai documenti amministrativi costituisce principio generale dellattivit amministrativa e che esso attiene ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dellart. 117, secondo

finanziamento per i progetti strategici del settore informatico di cui allart. 27, comma 2, della legge 16 gennaio 2003, n. 3..

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comma, lettera m, Cost., precisa che resta ferma la potest delle regioni e degli enti locali, nellambito delle rispettive competenze, di garantire livelli ulteriori di tutela. Dalla norma costituzionale in esame emerge, dunque, un sistema composito di tutela del diritto daccesso che si articola nella necessaria disciplina statale dei livelli essenziali e nella disciplina regionale o locale di livelli ulteriori. In buona sostanza, la circostanza che una determinata disciplina sia ascrivibile direttamente al diritto allinformazioni ambientale ed al suo accesso, ed indirettamente alla materia tutela dellambiente, comporta il potere dello Stato di dettare standard di protezione uniformi validi su tutto il territorio nazionale e non derogabili in peius da parte delle Regioni, ma non esclude che le leggi regionali, emanate nellesercizio delle proprie competenze, possano andare oltre. In attuazione di quanto sopra evidenziato stato introdotto il concetto dellaccessibilit dei dati anche on-line, tramite il Geoportale Regione Abruzzo. Tale modalit di accesso non comporter oneri aggiuntivi rispetto a quelli necessari per lo sviluppo dellattivit istituzionale. A tale riguardo il comma 1 del novellato articolo 5 della L.R. n. 60/1988 prevede che laccesso ai servizi geomatici27 e ai dati geografici e territoriali sia gratuito. Il comma 2 stabilisce che la Regione Abruzzo rimane in ogni caso proprietaria, ai sensi della normativa sul diritto dautore, dei dati diffusi per il tramite del Geoportale regionale pur concedendone il diritto duso gratuito. Il comma 3 stabilisce che la Giunta regionale definisca i contenuti delle licenze standard per il riutilizzo dei dati, nel rispetto del decreto legislativo 24 gennaio 2006, n. 36 (Attuazione della direttiva 2003/98 relativa al riutilizzo di documenti nel settore pubblico).28 Il comma 4, coerentemente con quanto disposto dai primi due commi del novellato articolo 5, prevede che i dati concessi non possano essere oggetti di alcuna transazione finanziaria e che sempre necessario dichiararne la propriet della Regione Abruzzo in caso duso degli stessi. Il comma 5, al fine di non determinare oneri aggiuntivi rispetto a quelli necessari per i compiti istituzionali, prevede, limitatamente alla fornitura di materiali cartacei e di dati su supporti
27 Il termine geomatica individua le diverse discipline connesse allo studio del territorio e dell'ambiente e rende palese il ruolo determinante che oggi assume per essi l'Informatica. 28 Il D.Lgs. n. 36/2006 disciplina le modalit di riutilizzo dei documenti contenenti dati pubblici nella disponibilit delle pubbliche amministrazioni e degli organismi di diritto pubblico. In particolare, larticolo 8 (Contenuti delle licenze standard per il riutilizzo) cos dispone: 1. 1. Gli schemi di licenze standard per il riutilizzo sono predisposti dal titolare del dato, ove possibile in formato elettronico e resi disponibili sul proprio sito istituzionale. Gli schemi possono essere compilati elettronicamente e contengono eventuali limitazioni o condizioni all'utilizzo dei documenti, in considerazione delle loro peculiari caratteristiche, nonch l'indicazione dei mezzi di impugnazione, secondo criteri individuati dal titolare medesimo con proprio provvedimento. 2. Le condizioni e le limitazioni poste dal titolare del dato negli schemi di licenze standard sono individuate per categorie di documenti secondo criteri di proporzionalit e nel rispetto della disciplina sulla protezione dei dati personali e non possono costituire ostacolo alla concorrenza..

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informatici, che la Giunta Regionale emani un disciplinare per il rimborso delle spese di ricerca, distribuzione, stampa e spedizione dei materiali fotografici, cartografici, geografici e geodetici. Il comma 6 indica il capitolo di bilancio nel quale confluiranno i proventi derivanti dai rimborsi delle spese di cui al comma 3 del medesimo articolo e di cui allarticolo 6. Larticolo 38 del pdl prevede la sostituzione dellarticolo 8 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60, al fine di adeguarne le previsioni alle modifiche proposte con il presente progetto di legge. Larticolo 39 del pdl prevede la sostituzione dellarticolo 10 della legge regionale 3 agosto 1988, n. 60, al fine di adeguare loriginaria norma finanziaria. In particolare, il novellato articolo 10 prevede che gli oneri derivanti dallattuazione della L.R. n. 60/1988 trovino copertura finanziaria nel capitolo di bilancio in esso specificato e, comunque, nei limiti degli introiti di cui agli articoli 5 e 6, come peraltro gi previsto dalla norma vigente. 8. Il Titolo VII d attuazione alla direttiva 2006/123/CE ed composto di un solo Capo che reca la seguente rubrica: Turismo. La Regione Abruzzo, gi con la legge regionale 18 febbraio 2010, n. 5 e con la legge regionale 22 dicembre 2010, n. 59, ha provveduto ad adeguare numerosi settori dellordinamento regionale alla Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno (direttiva servizi). Lattuazione della direttiva servizi interessa, in questa sede, la legge regionale 12 gennaio 1998, n. 1 (Nuova normativa sulla disciplina delle agenzie di viaggio e turismo e della professione di Direttore Tecnico) che stata gi adeguata alle disposizioni contenute nella direttiva europea, attraverso le modifiche apportate alla stessa con la L.R. n. 5/2010 di recepimento della direttiva servizi. Si rende necessario un ulteriore intervento di manutenzione normativa al fine di proseguire nellopera di semplificazione amministrativa prevista dalla direttiva servizi che, nellordinamento italiano, ha come riferimenti normativi lart. 19 della L. 241/1990 ed il D.Lgs. n. 59/2010 che reca disposizioni attuative della direttiva stessa. Per la materia turismo necessario, inoltre, tener conto del D.Lgs. 23 maggio 2011, n. 79 (c.d. Codice del Turismo) entrato in vigore il 21 giugno u.s. Con specifico riferimento allarticolo 19 della L. n. 241/1990, il legislatore statale con la legge 30 luglio 2010, n. 122 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitivit economica) ha modificato la disposizione normativa in esame, sostituendo alla dichiarazione di inizio attivit, la Segnalazione certificata di inizio attivit (di seguito SCIA), al fine di rispondere pi efficacemente ad esigenze di semplificazione procedimentale. Successivamente, con il citato D. Lgs. n. 79/2011 il legislatore delegato ha disposto, in linea con quanto gi previsto dallarticolo 19 della L.n. 241/1990, che lapertura, il trasferimento e le - 36 -

modifiche concernenti loperativit delle agenzie di viaggi sono soggetti a Segnalazione Certificata Inizio Attivit e che si applica la disciplina relativa allo Sportello Unico, il cui ruolo di unico referente istituzionale per le imprese stato rafforzato, da ultimo, dallart. 6 del D.L. n. 70/2011 (Semestre Europeo Prime disposizioni urgenti per leconomia), convertito con modificazioni dalla L. n. 106/2011. Alla luce di quanto brevemente esposto, si evidenzia che lintervento normativo da operare sulla L.R. n. 1/1998 limitato allintroduzione della SCIA, in luogo della DIA gi introdotta con la L.R. n. 5/2010, e alla conseguente manutenzione normativa del testo, anche tenuto conto delle abrogazioni di molte norme relative alla legislazione turistica, operate dal D.Lgs. n. 79/2011. Tra le numerose abrogazioni si segnala, in particolare, quella del D. Lgs. 23-11-1991, n. 392 di attuazione della direttiva n. 82/470/CEE sugli agenti di viaggio e turismo, in base al quale la L.R. n. 1/1998 (analogamente a quanto previsto dalle altre leggi regionali) operava il riconoscimento della capacit professionale dei direttori tecnici di agenzia viaggi sulla base di determinati requisiti. Labrogazione del D. Lgs. n. 392/1991 stata determinata dalla circostanza che gi il D. Lgs. 9-112007, n. 206 di recepimento della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali disciplina, seppure in maniera leggermente diversa, la stessa materia, prevedendo anche per i direttori tecnici europei il riconoscimento dellesperienza professionale. Di conseguenza, si rende necessario adeguare, alle disposizioni della direttiva 2005/36/CE e del D.Lgs. n. 206/2007 di recepimento, anche la normativa riguardante i direttori tecnici delle agenzie di viaggio e turismo, al fine di evitare disparit di trattamento tra i cittadini europei, ai quali si applica il regime del riconoscimento dellesperienza professionale previsto dallart. 29 del D. Lgs. n. 206/2007, e i cittadini abruzzesi. Infatti, con labrogazione del D. Lgs. n. 392/1991 sono venuti meno i requisiti in base ai quali era operato il riconoscimento della capacit e delle esperienze professionali dei direttori tecnici delle agenzie di viaggio e turismo. Le modifiche apportate alle disposizioni contenute nella L.R. n. 1/1998 sono di seguito riportate. Larticolo 40 del pdl, nel disporre la modifica del primo comma dellart. 1 della L.R. n. 1/1998, elimina ogni riferimento alla L. n. 135/2001, abrogata dal D. Lgs. n. 23 maggio 2011, n. 79 (Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo), facendo rinvio al medesimo D. Lgs. n. 79/2011. Larticolo 41 del pdl, nel disporre la modifica del comma 3 dellart. 3 della L.R. n. 1/1998, prevede che le agenzie di viaggio osservino anche le prescrizioni contenute nel richiamato D. Lgs. n. 79/2011 in quanto si tratta di normativa statale posta a tutela della valorizzazione, dello sviluppo e della competitivit del settore turismo quale fondamentale risorsa economica del Paese.

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Larticolo 42 del pdl, nel prevedere la sostituzione dellart. 5 della L.R. n. 1/1998 in tema di apertura, trasferimento e modifiche concernenti loperativit delle agenzie viaggi e turismo, introduce nel novellato articolo 5 la SCIA, in luogo della DIA, da presentare allo Sportello Unico per le Attivit Produttive del Comune territorialmente competente. Una ulteriore semplificazione costituita dalla previsione che la SCIA sar presentata utilizzando la modulistica che la Giunta regionale approver entro sessanta giorni dallentrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011, cos come dispone larticolo 78, comma 4 (Disposizioni finali) del pdl. Il novellato articolo 5 riproduce integralmente, al comma 6, la previsione del vigente comma 4 dellart. 5-quater che disciplina i casi in cui necessaria la presentazione di una nuova SCIA, al fine di assicurare migliore fruibilit del testo nella sua applicazione da parte degli operatori di settore. Larticolo 43 prevede la sostituzione dellart. 5-bis della L.R. n. 1/1998 in tema di controlli. Il contenuto del novellato articolo 5 bis stato adeguato allo scopo di tener conto delle modalit e della tempistica previste dallart. 19 della L. n. 241/1990. Larticolo 44 prevede la sostituzione dellart. 5-ter della L.R. n. 1/1998 che disciplina i casi che non richiedono la SCIA. Lintervento normativo stato limitato allinserimento del SUAP quale soggetto abilitato a ricevere le comunicazioni e alla previsione che la comunicazione sar presentata utilizzando la modulistica che la Giunta regionale approver entro sessanta giorni dallentrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011, cos come dispone larticolo 78, comma 4 del pdl. Infine, si ritenuto necessario prevedere espressamente che il SUAP inoltri la comunicazione riguardante la variazione dellubicazione dei locali allinterno del territorio provinciale alla Provincia competente per le necessarie verifiche. Larticolo 45 del pdl, nel disporre la sostituzione del comma 1 dellarticolo 11 della L.R. n. 1/1998, elimina ogni riferimento alla tempistica del versamento della cauzione che, in passato, ha creato problemi di interpretazione dovuti alla mancanza di chiarezza del testo. Larticolo 46 del pdl SCIA. Larticolo 47 dispone la modifica dellart. 13 della L.R. n. 1/1998 anche sulla base delle indicazioni contenute nellart. 38 del D. Lgs. 79/2011 relativo allopuscolo informativo. Pertanto, allo scopo di assicurare una maggior tutela nei confronti del consumatore, sono state aggiunte nuove fattispecie riguardanti il contenuto dellopuscolo ufficiale. Si tratta, in particolare, della: lettera g bis) sulla previsione che esplicita il diritto di recesso; dispone la modifica del comma 1 dellart. 12 della L.R. n. 1/1998 prevedendo la sostituzione del riferimento alla dichiarazione di inizio attivit con quello della

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sostituzione della lettera i) del primo comma dellart. 13 in cui viene data uninformativa pi ampia in tema di assicurazione; lettera k) del primo comma dellart. 13 della L.R. n. 1/1998: si aggiungono alla gi prevista DIA, le ipotesi di autorizzazione e di SCIA; lettera m) del primo comma dellart. 13 della L.R. n. 1/1998: si sostituisce il riferimento normativo del D. Lgs. n. 111/1995, abrogato, con la normativa vigente (D. Lgs. n. 206/2005 e dal D. Lgs. n. 79/2011); soppressione delle parole con lettera raccomandata nel quarto comma dellart. 13 della L.R. n. 1/1998. Ci significa che le agenzie di viaggi potranno scegliere le modalit di spedizione dellopuscolo informativo.

Larticolo 48 del pdl dispone la modifica dellart. 15 della L.R. n. 1/1998 con la sostituzione del comma 1 in cui si prevede il SUAP quale soggetto abilitato a ricevere la comunicazione di chiusura temporanea. stato, inoltre, disposto il termine massimo di chiusura temporanea dellattivit pari a sei mesi. Larticolo 49 del pdl dispone la sostituzione dellart. 18 della L.R. n. 1/1998. In particolare innova lesercizio dellattivit professionale di direttore tecnico di agenzia di viaggi e turismo e conforma la disposizione stessa alle prescrizioni della direttiva servizi e del D. Lgs. n. 206/2007 di recepimento della direttiva 2005/36/CE sul riconoscimento delle qualifiche professionali. Nel dettaglio il contenuto del novellato articolo 18 della L.R. n. 1/1998 il seguente : Introduzione del SUAP quale soggetto legittimato a ricevere la SCIA ai sensi dellart. 19 della L. n. 241/1990. Al riguardo, opportuno precisare che il comma 3 dellart. 3 del D.L. n. 138/2011, convertito con modifiche dalla L. n. 148/2011, ribadisce che laccesso alle professioni debba avvenire con diretta applicazione degli istituti della segnalazione certificata inizio attivit e dellautocertificazione con controlli successivi. A conferma della fondatezza della scelta operata dalla Regione che gi con la L.R. n. 5/2010 di recepimento della direttiva servizi aveva introdotto listituto della DIA per liscrizione allalbo regionale dei direttori tecnici di agenzia viaggi. La Direzione turismo attiver le verifiche di legge a seguito della trasmissione immediata della SCIA da parte del SUAP; occorre premettere che la legge regionale vigente prescrive che lesercizio dellattivit di direttore tecnico di agenzia di viaggi sia subordinata alliscrizione al relativo albo regionale. Tra i requisiti che consentono laccesso al predetto albo, era previsto il possesso di una maturata esperienza professionale e/o formativa nel campo turistico, e nel pi ristretto ambito delle agenzie di viaggi, ai sensi dellart. 4 del D. Lgs. 392/1991 di attuazione della direttiva n. 82/470/CEE nella parte concernente gli agenti di viaggio e turismo. - 39 -

La lett. i) del comma 1 dellart. 3 del D. Lgs. n. 79/2011 ha abrogato il D. Lgs. n. 392/1991, determinando un vuoto normativo che, attualmente, impedisce alle Regioni di riconoscere il requisito del possesso dellesperienza professionale quale titolo per laccesso allalbo dei direttori tecnici di agenzia di viaggi. In realt, labrogazione del D. Lgs. 392/1991 stato quasi un atto dovuto in quanto il contenuto della direttiva 82/470/CEE confluito nella direttiva n. 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Questultima direttiva stata recepita con il D. Lgs. 9 novembre 2007, n. 206 il cui capo III disciplina il riconoscimento sulla base dellesperienza professionale. In particolare, lart. 29 del D. Lgs. 206/200729 detta le condizioni per il riconoscimento delle attivit di cui alla Lista II dellallegato IV in cui rientrano le attivit contemplate dalla direttiva 82/470/CEE e, quindi, anche lattivit degli agenti di viaggio. Ne consegue che i cittadini europei che intendono esercitare stabilmente in Italia lattivit professionale di direttore tecnico di agenzia viaggi sulla base del possesso della pregressa esperienza nel settore, chiedono il riconoscimento dellesperienza professionale ai sensi dellart. 29 del D. Lgs. 206/2007. Proprio al fine di assicurare parit di trattamento ai cittadini abruzzesi rispetto a quelli europei, si ritenuto necessario prevedere che liscrizione allalbo regionale dei direttori tecnici di agenzia viaggi sia consentito anche a coloro che si trovano nelle condizioni previste dallart. 29 del D. Lgs. n. 206/2007 in luogo di quelle disposte dallabrogato art. 4 del D. Lgs. n. 392/1991. E stato, inoltre, eliminato il carattere di lavoro a tempo pieno che la legge attualmente impone a chi voglia esercitare lattivit di direttore tecnico di agenzia di viaggi, unitamente alla continuit e allesclusivit. Tale previsione ha comportato numerose difficolt interpretative, soprattutto in sede di controlli. Non si ritiene che la continuit lavorativa
29 Larticolo 29 (Condizioni per il riconoscimento delle attivit di cui alla Lista II dell'Allegato IV) del D.Lgs. 206/2007 cos dispone: 1. In caso di attivit di cui alla Lista II dell'allegato IV, l'attivit in questione deve essere stata precedentemente esercitata:a) per cinque anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente d'azienda; oppure b) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente d'azienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per l'attivit in questione, una formazione di almeno tre anni sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo professionale; oppure c) per quattro anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente d'azienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per l'attivit in questione, una formazione di almeno due anni sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo professionale; oppure d) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente d'azienda, se il beneficiario prova di aver esercitato l'attivit in questione per almeno cinque anni come lavoratore subordinato; oppure e) per cinque anni consecutivi come lavoratore subordinato, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per l'attivit in questione, una formazione di almeno tre anni sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo professionale; oppure f) per sei anni consecutivi come lavoratore subordinato, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per l'attivit in questione, una formazione di almeno due anni sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo professionale.2. Nei casi di cui alle lettere a) e d) del comma 1, l'attivit non deve essere cessata da pi di 10 anni alla data di presentazione della documentazione completa dell'interessato alle autorit competenti di cui all'articolo 5.

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possa essere ostacolata da una prestazione part-time, tenuto conto dei cambiamenti che caratterizzano il mondo del lavoro, cui viene sempre pi richiesta la caratteristica della flessibilit (e in cui il rapporto di lavoro dipendente ormai categoria giuridica anacronistica), della vastit di tipologie giuridiche di rapporti di lavoro che possono legare lagenzia viaggi e il direttore tecnico, e della libert di impresa. Pertanto, si ritenuto di eliminare il vincolo del tempo pieno, in ossequio allo spirito liberista che anima la direttiva servizi, rendendo pi agevole il ricorso alla figura del direttore tecnico da parte degli imprenditori del settore. Larticolo 50 del pdl dispone la sostituzione dellart. 21 della L.R. n. 1/1998. Nellottica della prosecuzione dell iter di semplificazione e di contenimento della spesa, e sulla scorta dellesperienza gi portata avanti da altre Regioni (come la Regione Toscana, dalla cui disciplina sono state mutuate le materie desame della prova orale, che, del resto, sono le stesse gi indicate dalla nostra normativa come oggetto delle prove scritte), stato previsto che labilitazione allesercizio della professione di direttore tecnico di agenzia di viaggi si consegue con il superamento della sola prova orale (la legge vigente prevede un concorso con prova scritta e orale: purtroppo gli elevati costi connessi allorganizzazione hanno comportato la mancata attuazione della legge nella parte in cui prevede lemanazione del bando di concorso con cadenza biennale). Larticolo 51 del pdl prevede la sostituzione dellart. 22 della L.R. n. 1/1998. Tale modifica, relativa alla commissione desame per labilitazione allesercizio dellattivit di direttore tecnico di agenzia di viaggi, consegue direttamente dalla scelta operata nel precedente articolo di prevedere la sola prova orale. stato pertanto ampliato il numero dei componenti la commissione con linserimento di un esperto in amministrazione delle agenzie di viaggi e sono stati omessi i riferimenti alla nomina e al funzionamento della Commissione e alla redazione dei verbali desame in quanto oggetto di specifica normativa. Larticolo 52 del pdl modifica il comma 1 dellart. 25 eliminando il riferimento allart. 7, comma 9 della L. n. 135/2001, abrogata dal D.Lgs. n. 79/2011. Del resto, il dettaglio delle tipologie di associazioni gi specificato nel comma 1 dellart. 25 ed corrispondente al contenuto della norma abrogata. Larticolo 53 del pdl prevede la sostituzione dellallegato n. 1 di cui allarticolo 29 (prospetto delle sanzioni amministrative) della L.R. n. 1/1998 con lAllegato A, anche al fine di includere tra le fattispecie sanzionabili quelle di previste dallarticolo 18, comma 6, del D.Lgs. n. 79/2011 che cos dispone: E vietato luso, nella ragione o nella denominazione sociale ai soggetti che non svolgono lattivit di cui al comma 1, o in qualsiasi comunicazione al pubblico, delle parole: agenzia di viaggio, agenzia di turismo, mediatore di viaggio ovvero di altre parole o - 41 -

locuzioni, anche in lingua straniera, idonee ad indurre in confusione sulla legittimazione allo svolgimento dellattivit di cui al comma 1.. Il successivo comma 7 dellarticolo 18, cos dispone: Chiunque contravviene alle disposizioni di cui al comma 6 punito con la sanzione amministrativa pecuniaria stabilita dalle regioni o province autonome di Trento e Bolzano competenti.. Per le fattispecie sanzionabili di cui sopra, il medesimo articolo 18 del D.Lgs. n. 79/2011 prevede, al comma 7 una disposizione transitoria in base alla quale coloro che, alla data di entrata in vigore del decreto legislativo, utilizzano parole o locuzioni vietate ai sensi dei commi 530 e 6, sono tenuti ad adeguarsi entro un anno da tale data, eliminando o integrando la ragione o denominazione sociale, nonch ogni pubblicit o comunicazione al pubblico, al fine di non ingenerare equivoci in ordine alle attivit effettivamente svolte. Per quanto riguarda le abrogazioni, larticolo 81 (Abrogazioni) del pdl dispone al comma 6 labrogazione della lettera d) del comma 3 dellarticolo 5 della legge regionale 28 aprile 2000, n. 78 (Disciplina dellesercizio saltuario di alloggio e prima colazione Bed & Breakfast). Tale abrogazione si rende necessaria in quanto la disposizione di cui trattasi prevede che la documentazione per lapertura di un Bed & Breakfast comprenda anche il verbale con il quale i condomini approvano tale attivit allinterno del condominio. La medesima disposizione, presente nellomologa legge della Regione Lombardia, stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 369 del 14/11/2008 . 9. Il Titolo VIII d attuazione al Regolamento (CE) 1107/2009 ed composto di un solo Capo che reca la seguente rubrica: Limmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. Il Regolamento (CE) n. 1107/2009, relativo allimmissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, si pone quale principale finalit quella di assicurare un elevato livello di protezione della salute umana ed animale, dellambiente, salvaguardando, nel contempo, la competitivit della Comunit. Il Regolamento si fonda principalmente sul principio di precauzione, al fine di garantire che le sostanze attive o i prodotti immessi sul mercato non abbiano effetti nocivi per la salute umana o animale, o per lambiente. Larticolo 54 del pdl detta disposizioni per lattuazione in via amministrativa del Regolamento (CE) 1107/2009 che ha abrogato le direttive del Consiglio 79/117/CE e 91/414/CEE. In particolare, il citato articolo dispone, al comma 1, che alla Giunta regionale spetti la definizione delle modalit applicative concernenti limpiego ed il commercio dei prodotti fitosanitari. Tali modalit dovranno
30 Il comma 5 dellarticolo 18 del D.Lgs. n. 79/2011 cos dispone: Le agenzie di viaggio e turismo adottano denominazioni o ragioni sociali, anche in lingua straniera, che non traggano in inganno il consumatore sulla legittimazione allo svolgimento dellattivit di agenzia di viaggio e turismo..

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essere stabilite nel rispetto del citato regolamento, nonch della normativa statale di riferimento, costituita, a legislazione vigente, principalmente dal DPR 23 aprile 2001, n. 290 (Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione,alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relative coadiuvanti). La definizione delle modalit applicative assume come obiettivo di riferimento, nel rispetto del regolamento europeo, quello di assicurare un livello elevato di protezione della salute umana ed animale, dellambiente, salvaguardando, nel contempo, la competitivit dellagricoltura della Regione. Il comma 2 prevede che lautorizzazione per lo svolgimento delle attivit di vendita allingrosso dei prodotti fitosanitari sia rilasciata dalla direzione regionale competente in materia di politiche della salute; spetta, invece, alla ASL territorialmente competente il rilascio dellautorizzazione al commercio dei prodotti fitosanitari. Il sistema autorizzatorio31 si fonda sulla constatazione che i prodotti fitosanitari possono anche avere effetti non benefici sulla produzione vegetale. Il loro uso pu, infatti, comportare rischi e

31 Larticolo 21 (Autorizzazione al commercio ed alla vendita nonch allistituzione e alla gestione di locali) cos dispone: 1. La persona titolare di un'impresa commerciale o la societ che intende ottenere l'autorizzazione al commercio ed alla vendita dei prodotti fitosanitari e dei coadiuvanti di prodotti fitosanitari, alla istituzione, gestione di depositi e locali per il commercio e la vendita di essi, presenta domanda all'autorit sanitaria individuata dalla regione. 2. II richiedente prepone a ciascun deposito o locale di vendita un institore o un procuratore o una persona maggiorenne, per la gestione di esso, salva la facolt del titolare dell'impresa, se si tratta di persona fisica, di assumere personalmente la gestione di un locale. In ogni caso, tali soggetti devono essere in possesso del certificato di abilitazione alla vendita. 3. La domanda contiene: a) nome e cognome del titolare dell'impresa richiedente, se si tratta di persona fisica, e sede dell'impresa o ragione o denominazione sociale e sede legale, se si tratti di societ; b) sede dei locali adibiti al deposito ed alla vendita di prodotti fitosanitari e dei coadiuvanti di prodotti fitosanitari; c) classificazione di prodotti fitosanitari e dei coadiuvanti di prodotti fitosanitari che si intende commerciare o vendere; d) nome e cognome ed eventuale titolo di studio ed estremi del certificato di abilitazione di cui all'articolo 23, dell'institore o del procuratore o di chi preposto all'esercizio di ciascun deposito o locale di vendita. 4. Alla domanda allegata una pianta, in scala non inferiore a 1:500 del locale adibito al commercio, alla vendita ed al deposito dei prodotti fitosanitari e di coadiuvanti di prodotti fitosanitari, nonch la dichiarazione, con firma autenticata, dell'institore o procuratore o di chi assume l'incarico. 5. Ai fini dell'applicazione del presente articolo con il termine di locale s'intende anche un gruppo di locali, tra loro comunicanti, destinati al commercio, alla vendita ed al deposito. 6. Fermo il divieto di detenzione in locali che siano adibiti al deposito di generi alimentari, il presente articolo non si applica ai depositi di smistamento delle aziende autorizzate a produrre prodotti fitosanitari e coadiuvanti di prodotti fitosanitari, ai sensi dell'articolo 4, salvo che presso di essi non si effettuino vendite di prodotti fitosanitari e di coadiuvanti di prodotti fitosanitari direttamente agli utilizzatori. 7. Le aziende interessate notificano all'autorit sanitaria individuata dalla regione l'esistenza e l'ubicazione del deposito, con la precisazione che in esso non si effettuano vendite dirette agli utilizzatori di prodotti fitosanitari, e di coadiuvanti di prodotti fitosanitari, ed hanno l'obbligo di tenere a disposizione presso il deposito stesso la documentazione inerente al carico ed allo scarico dei prodotti ivi depositati.. Larticolo 22 (Rilascio dell'autorizzazione) del DPR n. 290/2001 cos dispone: 1. L'autorit sanitaria individuata dalla regione, previa visita di idoneit, effettuata dalla A.U.S.L. competente per territorio, dei locali da destinarsi alla vendita e previo accertamento che il titolare dell'impresa o la persona da esso preposta all'esercizio del commercio e della vendita, di cui al comma 2 dell'articolo 21, sia in possesso del certificato di abilitazione alla vendita, rilascia l'autorizzazione richiesta entro sessanta giorni. 2. L'autorizzazione deve contenere: a) nome e cognome del titolare dell'impresa, se si tratta di persona fisica, e sede dell'impresa o ragione o denominazione sociale e sede legale, se si tratta di societ; b) indicazione di ogni singolo deposito o locale destinato alla vendita e delle rispettive sedi per cui viene rilasciata l'autorizzazione; c) nome, cognome ed indirizzo dell'institore o del procuratore o di chi preposto dal titolare alla vendita; d) classificazione dei prodotti fitosanitari e dei coadiuvanti di prodotti fitosanitari dei quali viene esercitato il commercio; e) eventuali condizioni particolari per la detenzione e la vendita alle quali possa essere vincolata l'autorizzazione in relazione alla specifica situazione dei locali e delle relative attrezzature. 3. Le

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pericoli per gli esseri umani, gli animali e l'ambiente, soprattutto se vengono immessi sul mercato senza essere stati ufficialmente testati e autorizzati e se sono utilizzati in modo scorretto. Si evidenzia, comunque, che spetta al Ministero competente in materia di politiche della salute autorizzare linclusione di sostanze nei prodotti fitosanitari, a condizione che sia dimostrato che le sostanze stesse presentino un chiaro beneficio per la produzione vegetale e che non abbiano alcun effetto nocivo sulla salute umana o degli animali o alcun impatto inaccettabile sull'ambiente. Il comma 3 dellarticolo in rassegna impone specifici obblighi informativi in capo alle ASL, allIstituto Zooprofilattico Sperimentale dellAbruzzo e del Molise G. Caporale, allAgenzia regionale per la tutela ambientale (ARTA) e agli altri operatori del settore. Gli obblighi informativi sono assolti attraverso il sistema informatizzato (SIVRA), istituito presso la direzione competente in materia di politiche della salute. Gli obblighi informativi di cui trattasi sono imposti con lobiettivo di agevolare la raccolta e laggregazione dei dati relativi alla programmazione regionale dei controlli sui prodotti fitosanitari, come da piano pluriennale adottato ai sensi del Reg. (CE) 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio32, nonch per assolvere gli obblighi informativi riguardanti i livelli essenziali di assistenza (LEA). La disposizione contenuta nel comma in esame intende rispondere alla esigenza di assicurare omogeneit, efficienza e coerenza agli adempimenti connessi agli obblighi informativi di cui trattasi, nonch a quella di stabilire una procedura di standardizzazione delle modalit applicative, anche al fine di risparmiare ai cittadini inutili perdite di tempo. In effetti, listituzione di un sistema di scambio informatizzato di dati ed informazioni rende pi veloce e sicure le comunicazioni con le Istituzioni coinvolte (Ministeri, UE ed altre.). Tale sistema consente, inoltre, di assolvere allobbligo imposto agli Stati membri di rendere disponibili agli altri Stati membri, alla Commissione e all'Autorit competenti i dettagli e la documentazione scientifica presentata in relazione alle domande di autorizzazione dei prodotti fitosanitari. Larticolo 54 del pdl deve essere in combinato disposto con il comma 4 dellarticolo 80 (Norma finanziaria) che prevede che gli oneri connessi allo svolgimento delle attivit riguardanti i controlli sullimpiego ed il commercio dei prodotti fitosanitari, allo svolgimento dei corsi per il rilascio dei certificati di abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari, nonch per limplementazione del
autorizzazioni rilasciate ai sensi dell'articolo 23 non sostituiscono i provvedimenti previsti dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114..

32 Il regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformit alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali, prevede misure di controllo relativamente all'impiego dei prodotti fitosanitari in tutte le fasi della produzione di alimenti, compresa la tenuta della documentazione sull'impiego dei prodotti fitosanitari.

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sistema informatizzato regionale, trovino copertura finanziaria, per quota parte, nelle risorse iscritte nellUPB 12.01.001, capitolo 81501 cos denominato: Quota del Fondo Sanitario Nazionale per il raggiungimento di particolari obiettivi fissati dalla legge e dagli indirizzi programmatici emanati dalla Regione. Gli impegni assunti nel corso del 2011, per tali finalit, ammontano ad 100.000,00 come da determinazione dirigenziale n. 48 del 7 aprile 2011. I fondi assegnati nel 2011 risultano, comunque, inferiori rispetto a quelli del 2010 ( 120.000,00 come da deliberazione di Giunta regionale n. 274/2010). 10. Il Titolo IX d attuazione allarticolo 191, paragrafo 2, del Trattato sul Funzionamento dellUnione Europea ed costituito da un solo Capo avente la seguente rubrica Tutela dall inquinamento elettromagnetico. Lintervento normativo si rende necessario per introdurre alcune semplificazioni alla legge regionale 13 dicembre 2004, n. 45 (Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dellambiente dallinquinamento elettromagnetico), fermo restando il rispetto del principio di precauzione espressamente sancito dallarticolo 191, paragrafo 2 del Trattato sul Funzionamento dellUnione Europea (TFUE). Sono di seguito illustrate le modifiche apportate alla legge regionale in esame. Larticolo 55 del pdl dispone la sostituzione della rubrica del Capo I. Larticolo 56 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 1 (Finalit) della L.R. n. 45/2004, statuisce che la legge regionale contiene disposizioni volte ad assicurare la tutela della salute della popolazione dagli effetti che conseguono da esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, nonch la salvaguardia dellambiente dallinquinamento elettromagnetico. Le disposizioni di cui trattasi sono dettate nel rispetto dellarticolo 191, paragrafo 2 del Trattato sul Funzionamento dellUnione Europea (TFUE), dei principi fondamentali contenuti nella L. n. 36/2001 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) e delle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche). Il richiamo del paragrafo 2 dellarticolo 191 del TFUE si rende necessario con particolare riferimento al principio di precauzione prudent avoidance che impone, in assenza di certezze scientifiche, di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave, senza attendere i risultati della ricerca scientifica. Esso rappresenta uno dei principi informatori della politica ambientale dellUnione europea ed codificato nel paragrafo 2 dellarticolo 191 del TFUE che cos recita: La politica dellUnione in materia ambientale mira ad un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversit delle situazioni nelle varie regioni dellUnione. Essa fondata sui principi della precauzione e dellazione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla - 45 -

fonte, dei danni causati allambiente, nonch sul principio chi inquina paga. ridurre lesposizione ai campi elettromagnetici, anche in assenza di rischi dimostrabili.

Il principio

prudent avoidance oggi inteso nel significato di interventi semplici, facilmente adottabili, per Le modifiche alla L.R. n. 45/2004, che si propongono con il pdlr in rassegna, si inseriscono nellambito della potest legislativa concorrente di cui allarticolo 117, comma 3, Cost., con particolare riferimento alla: tutela della salute (inquinamento elettromagnetico), allordinamento della comunicazione (impianti di telecomunicazione o radiotelevisivi), della produzione, trasporto e distribuzione nazionale dellenergia (elettrodotti) e del governo del territorio (uso del territorio e localizzazione di impianti o attivit). Si tratta, dunque, di ambiti di potest legislativa concorrente, delle Regioni a statuto ordinario, caratterizzati dal vincolo del rispetto dei principi fondamentali stabiliti da leggi dello Stato. Nel caso di specie assume rilievo la disciplina stabilita dalla legge quadro 22 febbraio 2001, n. 36 che fissa i principi fondamentali volti ad assicurare la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione dallesposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati da qualsiasi tipo di impianto che operi con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz, nonch la tutela dellambiente e del paesaggio. In particolare, nella L. n. 36/2001 gli standards di protezione dallinquinamento elettromagnetico si distinguono in: limiti di esposizione che sono valori di campo che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori per assicurare la tutela della salute; valori di attenzione, intesi come valori di campo da non superare, a titolo di cautela rispetto ai possibili effetti a lungo termine, negli ambienti abitativi e scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate; obiettivi di qualit, distinti in due categorie, di cui una consiste in valori di campo definiti ai fini della progressiva minimizzazione dellesposizione (art. 3, comma 1, lettera d), n. 2), e laltra nei criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivazioni per lutilizzo delle migliori tecnologie disponibili (art. 3, comma 1, lettera d), n. 1). La L. n. 36/2001 attribuisce allo Stato la determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit della prima categoria (art. 3, comma 1, lettera d) n. 2) ossia, i valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico definiti secondo le previsioni dellarticolo 4, comma 1, lettera a), ai fini della progressiva minimizzazione dellesposizione ai campi medesimi). La L. n. 36/2001 attribuisce alle Regioni la competenza allindicazione degli obiettivi di qualit del secondo tipo (art. 3, comma 1, lettera d), n. 1 criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivazioni per lutilizzo delle migliori tecnologie disponibili.

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Riguardo alla L. n. 36/2001, la Corte costituzionale con la sentenza n. 307/2003, ha avuto modo di affermare che i limiti di esposizione in materia di inquinamento, fissati dallo Stato, devono ritenersi inderogabili dalle Regioni, anche in melius, in quanto essi esprimono il punto di equilibrio fra lesigenza di tutela della salute e dellambiente e quella di consentire la realizzazione di impianti di interesse nazionale. La normativa statale di riferimento costituita anche dal D.Lgs. n. 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche) i cui articoli 86-95 (Capo V) contengono disposizioni in materia di reti ed impianti di comunicazione elettronica. Elementi significativi sono rappresentati: dallassimilazione delle infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione alle opere di urbanizzazione primaria (art. 86, comma 3); dalla definizione della procedura che consente ai soggetti richiedenti di ottenere lautorizzazione entro novanta giorni dalla presentazione della domanda oppure dalla richiesta di integrazioni (art. 87). Il rilascio delle autorizzazioni di competenza delle amministrazioni locali, tenuto conto dellistruttoria tecnica delle Agenzie per lambiente che devono concluderla entro trenta giorni. Sono previste procedure semplificate (art. 87-bis), consistenti nella denuncia di inizio attivit in luogo dellautorizzazione allinstallazione, per gli impianti UMTS o comunque con potenze inferiori ai 20 W. Infine, il comma 7 dellarticolo 86 del D.Lgs. n. 259/2003 opera un rinvio alla L. n. 36/2001 per quanto concerne i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, ai valori di attenzione e agli obiettivi di qualit. Larticolo 57 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 2 (Campo di applicazione e competenze della Regione, delle Province e dei Comuni) della L.R. n. 45/2004, attribuisce una diversa rubrica al novellato articolo 2 (Campo di applicazione), con la conseguente eliminazione di ogni riferimento alle competenze della Regione e degli enti locali. Il novellato articolo 2 della L.R. n. 45/2004 individua il campo di applicazione della legge regionale in rassegna, nel rispetto delle competenze attribuite alle Regioni dallarticolo 8 della L. n. 36/200133.

33 Larticolo 8 della L. n. 36/2001 cos dispone 1. Sono di competenza delle regioni, nel rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit nonch dei criteri e delle modalit fissati dallo Stato, fatte salve le competenze dello Stato e delle autorit indipendenti: a) l'esercizio delle funzioni relative all'individuazione dei siti di trasmissione e degli impianti per telefonia mobile, degli impianti radioelettrici e degli impianti per radiodiffusione, ai sensi della legge 31 luglio 1997, n. 249, e nel rispetto del decreto di cui all'articolo 4, comma 2, lettera a), e dei princpi stabiliti dal regolamento di cui all'articolo 5; b) la definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, con la previsione di fasce di rispetto secondo i parametri fissati ai sensi dell'articolo 4 e dell'obbligo di segnalarle; c) le modalit per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti di cui al presente articolo, in conformit a criteri di semplificazione amministrativa, tenendo conto dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici preesistenti; d) la realizzazione e la gestione, in coordinamento con il catasto nazionale di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), di un catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, al fine di rilevare i livelli dei campi stessi nel territorio regionale, con riferimento alle condizioni di esposizione della popolazione; e) l'individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualit di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), numero 1); f) il concorso all'approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti per la salute, in particolare quelli a lungo termine, derivanti dall'esposizione

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Larticolo 58 del pdl, nelloperare la sostituzione dellarticolo 3 (Definizioni) della L.R. n. 45/2004, riformula alcune definizioni, ferme restando quelle contenute nellarticolo 3 della L. n. 36/2001 e nel D.Lgs. n. 259/2003 che non si ritiene necessario ripetere nel testo della legge regionale, cos come modificato. In particolare, la definizione di fascia di rispetto stata desunta dal Decreto direttoriale 29 maggio 2008 (G.U. 5 luglio 2008, n. 156) recante lapprovazione della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti. Larticolo 59 del pdl, inserisce nella L.R. n. 45/2004 l articolo 3 bis (Obiettivi di qualit) in ragione di quanto disposto dallart. 3, comma 1, lett. d) della L. n. 36/2001 in tema di competenze delle Regioni sulla definizione dei criteri localizzativi, standards urbanistici e prescrizioni e incentivi per lutilizzo delle migliori tecnologie disponibili. In merito allopportunit di inserire gli obiettivi di qualit nella testo della L.R. n. 45/2004 , va segnalato quanto la Corte costituzionale ha affermato nella sentenza n. 307 del 2003: ..() la legge quadro (ndr. L. n. 36/2001) distingue nettamente fra gli "obiettivi di qualit" in termini di valori di campo, ai fini della "progressiva minimizzazione dell'esposizione" - definiti dallo Stato - e gli "obiettivi di qualit" in termini di criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivazioni per l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, indicati dalle leggi regionali.. Le discipline localizzative e territoriali definite in autonomia dalle Regioni riguardo alluso del territorio non devono, per, impedire od ostacolare ingiustificatamente le esigenze di pianificazione nazionale degli impianti e linsediamento degli stessi. Sullargomento appare utile riportare le considerazioni che la suprema Corte ha svolto in relazione alla facolt attribuita, dalla legge 13 novembre 2001, n. 25 della Regione Marche, alla Giunta regionale in ordine alla determinazione delle modalit di attuazione degli obiettivi di qualit. In tal senso la Corte ha ribadito che: La totale libert attribuita alla Giunta ai fini della determinazione delle distanze minime, e la genericit ed eterogeneit delle categorie di aree e di edifici rispetto a cui il vincolo di distanza minima viene previsto, configurano non gi un quadro di prescrizioni o standard urbanistici, bens un potere amministrativo in contrasto con il principio di legalit sostanziale e tale da poter pregiudicare l'interesse, protetto dalla legislazione nazionale, alla realizzazione delle reti di telecomunicazione..
a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. 2. Nell'esercizio delle funzioni di cui al comma 1, lettere a) e c), le regioni si attengono ai princpi relativi alla tutela della salute pubblica, alla compatibilit ambientale ed alle esigenze di tutela dell'ambiente e del paesaggio. 3. In caso di inadempienza delle regioni, si applica l'articolo 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. 4. Le regioni, nelle materie di cui al comma 1, definiscono le competenze che spettano alle province ed ai comuni, nel rispetto di quanto previsto dalla legge 31 luglio 1997, n. 249. 5. Le attivit di cui al comma 1, riguardanti aree interessate da installazioni militari o appartenenti ad altri organi dello Stato con funzioni attinenti all'ordine e alla sicurezza pubblica sono definite mediante specifici accordi dai comitati misti paritetici di cui all'articolo 3 della legge 24 dicembre 1976, n. 898, e successive modificazioni. 6. I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

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Larticolo 60 del pdl introduce nella L.R. n. 45/2004 larticolo 3 ter (Catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) che dispone listituzione del Catasto regionale delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nel quale confluiscono i dati degli impianti fissi per lemittenza radio televisiva, per la telefonia mobile e per gli elettrodotti. Listituzione del Catasto regionale effettuata ai sensi delle competenze attribuite alle Regioni dallart. 8 della legge quadro, in particolare dal comma 1, lett. c). Nel nuovo articolo si dispone altres che la gestione dello stesso sia affidata all Agenzia regionale per la tutela dellambiente che assume il compito di detenere i dati tecnici, anagrafici, cartografici e territoriali degli impianti esistenti, e di aggiornarli periodicamente su informazione resa dai gestori degli impianti stessi. In caso di inadempimento agli obblighi informativi posti in capo ai gestori degli impianti - siano essi gestori di impianti radioemittenti o di elettrodotti - si dispone il divieto alla concessione di nuove autorizzazioni. Larticolo 61 del pdl, introduce nella L.R. n. 45/2004 larticolo 3 quater (Regolamenti comunali). La disposizione prevede che i Comuni adottino appositi regolamenti per assicurare il corretto insediamento urbanistico degli impianti sul territorio comunale. Larticolo trae origine dallesplicita previsione di essi nella legge quadro secondo il disposto dellarticolo 8, comma 6. Nella disposizione in esame , inoltre, previsto che i Comuni tengano conto, nella predisposizione dei regolamenti, anche degli obiettivi di qualit di cui allarticolo 3 bis. Larticolo 62 del pdl, nel disporre modifiche alla L.R. n. 45/2004, introduce larticolo 5 bis (Localizzazione degli impianti per lemittenza radio e televisiva) che - in riferimento a quanto gi stabilito dalla normativa statale in relazione alle competenze della Regione, - prevede che la localizzazione degli impianti per la trasmissione radio e televisiva nella Regione debba essere conforme alle previsioni del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche e televisive, approvato dall Autorit per le garanzie nelle comunicazioni, in base alle competenze attribuite alla stessa dalla L. 31 luglio 1997, n. 249 (Istituzione dellAutorit per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e televisivo) e nel rispetto di quanto stabilito dallarticolo 42, comma 5 del D. Lgs. 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici). Il piano dellAutorit segue, peraltro, la ripartizione delle frequenze approvata dal Ministero dello sviluppo economico con il Piano nazionale di ripartizione delle frequenze di cui al D.M. 13 novembre 2008 (Approvazione del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze). Al comma 2 dellarticolo 5 bis stabilito, inoltre, che i comuni tengono conto, nellinsediamento degli impianti, degli obiettivi di qualit definiti dallarticolo 3 bis.

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Larticolo 63 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 6 (Catasto regionale degli impianti per l'emittenza radio e televisiva.) della L.R. n. 45/2004, attribuisce una diversa rubrica al novellato articolo 6 (Autorizzazione degli impianti fissi per lemittenza radio e televisiva), con la conseguente eliminazione dei riferimenti al Catasto regionale degli impianti che trattato in altro articolo e Capo della legge. Larticolo 6 riformulato disciplina il procedimento amministrativo per il rilascio dellautorizzazione allinstallazione di impianti fissi per lemittenza radio e televisiva nel rispetto di quanto previsto dallarticolo 14 della legge quadro, e dallarticolo 87 del D. Lgs. 1 agosto 2003, n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche). Il novellato articolo 6 dispone che i Comuni sono autorit competente al rilascio dellautorizzazione, previo parere dellARTA e nel rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettrici magnetici ed elettromagnetici fissati dal DPCM 8 luglio 2003 (Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generali a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz). Larticolo 64 del pdl, nel disporre la sostituzione dell articolo 11 (Autorizzazione degli impianti fissi di telefonia mobile) della L.R. n. 45/2004, disciplina il procedimento amministrativo per il rilascio dellautorizzazione allinstallazione di impianti fissi per la telefonia mobile ripercorrendo, mutatis mutandis, quanto gi previsto per gli impianti fissi per lemittenza radio televisiva, sia in ordine alle competenze che alle procedure, nel rispetto comunque delle disposizioni di cui al D. Lgs. n. 259/2003. Larticolo 65 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 12 (Divieto di localizzazione degli impianti fissi per la telefonia mobile) della L.R. n. 45/2004, stabilisce alcuni divieti di carattere generale per la localizzazione di nuovi impianti per la telefonia mobile sul territorio. In base a tali divieti sono escluse le aree destinate ad infrastrutture ed attrezzature sanitarie, assistenziali e scolastiche, i parchi pubblici e i parchi gioco urbani. In riferimento alle aree protette ricadenti nel territorio regionale, il comma 2 dellarticolo 12 come novellato opera una distinzione fra due fattispecie alle quali corrispondono divieti differenti in base alla localizzazione: la prima riferita alle aree protette complessivamente intese, siano esse nazionali o regionali, ai sensi dellart. 2, della L. 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette); la seconda riferita alla c.d. rete Natura 2000 che include i territori individuati in base al vincolo ambientale disposto dalla normativa europea, siano essi siti di interesse comunitario (SIC), individuati ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Habitat), o zone di protezione speciale (ZPS) individuate ai sensi della direttiva 79/409/CEE (Uccelli). - 50 -

Nel primo caso, leventuale divieto rientra nella fattispecie di cui agli articoli 6 e 11 del testo riformulato della L.R. n. 45/2004 relativamente ai pareri o autorizzazioni in relazioni a vincoli di carattere ambientale, architettonico o territoriale, da allegare allistanza per il rilascio dellautorizzazione. In tal caso i pareri e le autorizzazioni da allegare allistanza sono rimessi per competenza agli enti gestori delle aree protette classificate in base alla normativa vigente. Nel secondo caso, invece, come previsto dalla normativa europea sopra richiamata e dallarticolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonch della flora e della fauna selvatiche) ogni intervento, che interessi i livelli di conservazione dei territori SIC o ZPS, ammesso nel rispetto degli obiettivi di tutela stabiliti dalla normativa europea e statale di riferimento, subordinatamente allo svolgimento della procedura di valutazione dincidenza. In tal caso, al soggetto che presenta listanza rimesso lobbligo della presentazione di un proprio studio di valutazione dincidenza sulla relazione fra lintervento da realizzare e i livelli di conservazione degli habitat e delle specie. Tale valutazione, allegata allistanza, sottoposta a verifica da parte dellente preposto a valutare lo studio che, in ragione della tipologia dellintervento pu essere la Direzione regionale competente in materia di valutazioni ambientali o il Comune stesso ai sensi di quanto previsto dallart. 46 bis della L.R. 3 marzo 1999, n. 11 (Attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112: Individuazione delle funzioni amministrative che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale e conferimento di funzioni e compiti amministrativi agli enti locali ed alle autonomie funzionali). Larticolo 66 del pdl, nel disporre la sostituzione dell articolo 15 (Impianti mobili di telefonia mobile) della L.R. n. 45/2004, disciplina il procedimento, in forma semplificata, per lutilizzazione dei c.d. impianti mobili di telefonia mobile che possono essere attivati, ai sensi del comma 1 del novellato articolo 15, soltanto nei seguenti casi: a) in occasione di manifestazioni temporanee, per il tempo strettamente necessario alle stesse; b) per sopperire ad un aumento di traffico non previsto, per un periodo massimo di soli quattro mesi; c) per sopperire ad emergenze sanitarie, di protezione civile ed in genere per esigenze connesse alla tutela dellordine pubblico e della sicurezza pubblica. Lutilizzo di tali impianti ad esclusione dei casi di emergenza - comunicato al Comune, ai sensi del comma 2 del novellato articolo 15, secondo un procedura semplificata. La semplificazione consiste nella scelta di presentare al Comune una semplice comunicazione preventiva, in luogo di una istanza di autorizzazione. Nella comunicazione deve essere indicato il - 51 -

periodo transitorio di attivazione dellimpianto, nonch devono essere riportate tutte le informazioni idonee a consentire le necessarie valutazioni. La semplificazione che si propone comporta, inoltre, una ridotta previsione dei termini, rispetto al procedimento ordinario di autorizzazione degli impianti fissi. Da ultimo larticolo 15 riformulato, prevede al comma 7, la disattivazione dellimpianto entro 10 giorni dalla fine del periodo di utilizzo comunicato. Il Comune, decorsi inutilmente i 10 giorni successivi al periodo comunicato, adotta i conseguenti provvedimenti diretti alla disattivazione e alla rimozione dellimpianto. Larticolo 67 del pdl, nel disporre la sostituzione dellarticolo 16 (Impianti per la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica) della L.R. n. 45/2004 riconduce la definizione dei tracciati degli elettrodotti non superiori a 150 Kv alla competenza regionale in coerenza con larticolo 8, comma 1, lett. b) della L. n. 36/2001. Ai sensi del novellato articolo 16, comma 1, i Comuni definiscono specifici corridoi per la localizzazione delle linee e degli impianti elettrici con tensione non superiore a 150 KV, in coerenza con il Piano territoriale di coordinamento di cui allarticolo 20 del D.Lgs. n. 267/2000 e tenuto conto dei programmi di sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione dellenergia elettrica. A tal fine il comma 2 prevede che gli enti gestori delle reti di trasmissione e distribuzione di energia elettrica presentano, annualmente entro il 31 gennaio, alle Province e ai Comuni territorialmente competenti i programmi di sviluppo. Anche gli aggiornamenti devono essere presentati entro il 31 gennaio di ogni anno. Il comma 3 dispone che gli strumenti urbanistici assicurino il rispetto del DPCM 8 luglio 2003, nonch del decreto del Ministero Ambiente del 29 maggio 2008. Il comma 4 prevede che per gli elettrodotti esistenti i Comuni richiedano agli enti gestori le fasce di rispetto, al fine di adeguare i propri strumenti urbanistici. Il comma 5 prevede che le tipologie costruttive degli elettrodotti ed il rifacimento di quelli esistenti siano realizzati mediante interramento, salvo il ricorrere di giustificati impedimenti di natura tecnica o connessi alla conformazione del territorio. Il comma 6 fa rinvio al decreto legislativo n. 152/2006 in merito alle verifiche di assoggettabilit di competenza regionale per i progetti degli elettrodotti aerei. Larticolo 68 del pdl, dispone la sostituzione della rubrica del Capo V Larticolo 69 del pdl prevede linserimento nel testo della L.R. n. 45/2004 dellarticolo 18 bis (Obblighi di informazione) che disciplina lobbligo per i Comuni di garantire il diritto allinformazione ai cittadini interessati. Tale obbligo connesso al principio d precauzione rispetto al tema della tutela della salute ed al generale obbligo allinformazione ambientale, come definito

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dalla legge n. 349/1986 istitutiva del Ministero dellAmbiente, richiamata peraltro anche allarticolo 10 della legge n. 36/2001. Larticolo 70 del pdl dispone lintroduzione nel testo della L.R. n. 45/2004 dellarticolo 18 ter (Impianti di bassa potenza) per i quali prevista la forma semplificata della comunicazione, in linea con quanto disposto dallarticolo 35, comma 4 del decreto legge del 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) convertito con modificazioni con legge del 15 luglio 2011 n. 111. Larticolo 71 del pdl dispone lintroduzione nel testo della L.R. n. 45/2004 dellarticolo 18 quater (Impianti ad uso radioamatoriale) che prevede che lesercizio degli impianti ad uso radioamatoriale sia soggetto a comunicazione al Comune, contestualmente allattivazione degli stessi, fermo restando quanto previsto dal D.Lgs. n. 259/2003 in tema di autorizzazioni. Larticolo 72 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 19 (Vigilanza) della L.R. n. 45/2004 al fine di rendere coerente lesercizio della titolarit del procedimento autorizzatorio con gli obblighi di vigilanza e controllo posti dalla legge. I Comuni, nello svolgimento delle attivit disciplinate dallarticolo, possono avvalersi dellARTA nel rispetto della L.R. n. 64/1998. Larticolo 73 del pdl dispone la sostituzione dellarticolo 20 (Sanzioni) nella L.R. n. 45/2004. Il novellato articolo 20 ridefinisce, in particolare, il limite minimo e quello massimo delle sanzioni. Larticolo 74 del pdl introduce alcune modifiche allarticolo 22 (Partecipazione al procedimento amministrativo) della L.R. n. 45/2004, al fine di prevedere che il Capo III (Partecipazione al procedimento amministrativo) della L.n. 241/1990 si applichi a tutti i procedimenti di approvazione dei piani di risanamento. Larticolo 75 del pdl,nel modificare il comma 1 dellarticolo 25 (Autorizzazioni) della L.R. n. 45/2004, fa esplicito rinvio al DPR n. 160/2010 che reca la vigente disciplina dello Sportello Unico ed elimina ogni riferimento al DPR n. 447/1998, ormai abrogato. Larticolo 76 del pdl introduce nel testo dellarticolo 4 della legge regionale 9 agosto 2006, n. 27 (Disposizioni in materia ambientale) il comma 1 bis al fine di prevedere che per gli impianti alimentati da energia rinnovabile, di potenza nominale fino a 1 MW elettrico, la procedura abilitativa semplificata prevista dallarticolo 6 del D.Lgs. n. 28/201134 assorba tutte le
34 Larticolo 6 (Procedura abilitativa semplificata e comunicazione per gli impianti alimentati da energia rinnovabile) del D.Lgs. n. 28/2011 cos dispone: 1. Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa sull'energia elettrica, per l'attivit di costruzione ed esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida, adottate ai sensi dell'articolo 12, comma 10 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 si applica la procedura abilitativa semplificata di cui ai commi seguenti. 2. Il proprietario dell'immobile o chi abbia la disponibilit sugli immobili interessati dall'impianto e dalle opere connesse presenta al Comune, mediante mezzo cartaceo o in via telematica, almeno trenta giorni prima dell'effettivo inizio dei lavori, una dichiarazione accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che attesti la compatibilit del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti e la non contrariet agli strumenti urbanistici adottati, nonch il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie. Alla

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autorizzazioni relative alle opere connesse ed alle infrastrutture indispensabili alla costruzione e allesercizio degli impianti stessi, anche ai sensi di quanto previsto dalla L.R. n. 83/1988 che disciplina le funzioni regionali concernenti le linee e gli impianti elettrici aventi tensione fino a 150.000 volt.

dichiarazione sono allegati gli elaborati tecnici per la connessione redatti dal gestore della rete. Nel caso in cui siano richiesti atti di assenso nelle materie di cui al comma 4 dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e tali atti non siano allegati alla dichiarazione, devono essere allegati gli elaborati tecnici richiesti dalle norme di settore e si applica il comma 5.3. Per la procedura abilitativa semplificata si applica, previa deliberazione del Comune e fino alla data di entrata in vigore dei provvedimenti regionali di cui al comma 9, quanto previsto dal comma 10, lettera c), e dal comma 11 dell'articolo 10 del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 marzo 1993, n. 68.4. Il Comune, ove entro il termine indicato al comma 2 sia riscontrata l'assenza di una o pi delle condizioni stabilite al medesimo comma, notifica all'interessato l'ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del professionista abilitato, informa l'autorit giudiziaria e il consiglio dell'ordine di appartenenza; comunque salva la facolt di ripresentare la dichiarazione, con le modifiche o le integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia. Se il Comune non procede ai sensi del periodo precedente, decorso il termine di trenta giorni dalla data di ricezione della dichiarazione di cui comma 2, l'attivit di costruzione deve ritenersi assentita.5. Qualora siano necessari atti di assenso, di cui all'ultimo periodo del comma 2, che rientrino nella competenza comunale e non siano allegati alla dichiarazione, il Comune provvede a renderli tempestivamente e, in ogni caso, entro il termine per la conclusione del relativo procedimento fissato ai sensi dell'articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Se gli atti di assenso non sono resi entro il termine di cui al periodo precedente, l'interessato pu adire i rimedi di tutela di cui all'articolo 117 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104. Qualora l'attivit di costruzione e di esercizio degli impianti di cui al comma 1 sia sottoposta ad atti di assenso di competenza di amministrazioni diverse da quella comunale, e tali atti non siano allegati alla dichiarazione, l'amministrazione comunale provvede ad acquisirli d'ufficio ovvero convoca, entro venti giorni dalla presentazione della dichiarazione, una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Il termine di trenta giorni di cui al comma 2 sospeso fino alla acquisizione degli atti di assenso ovvero fino all'adozione della determinazione motivata di conclusione del procedimento ai sensi dell'articolo 14-ter, comma 6-bis, o all'esercizio del potere sostitutivo ai sensi dell'articolo 14quater, comma 3, della medesima legge 7 agosto 1990, n. 241.6. La realizzazione dell'intervento deve essere completata entro tre anni dal perfezionamento della procedura abilitativa semplificata ai sensi dei commi 4 o 5. La realizzazione della parte non ultimata dell'intervento subordinata a nuova dichiarazione. L'interessato comunque tenuto a comunicare al Comune la data di ultimazione dei lavori.7. La sussistenza del titolo provata con la copia della dichiarazione da cui risulta la data di ricevimento della dichiarazione stessa, l'elenco di quanto presentato a corredo del progetto, l'attestazione del professionista abilitato, nonch gli atti di assenso eventualmente necessari.8. Ultimato l'intervento, il progettista o un tecnico abilitato rilascia un certificato di collaudo finale, che deve essere trasmesso al Comune, con il quale si attesta la conformit dell'opera al progetto presentato con la dichiarazione, nonch ricevuta dell'avvenuta presentazione della variazione catastale conseguente alle opere realizzate ovvero dichiarazione che le stesse non hanno comportato modificazioni del classamento catastale.9. Le Regioni e le Province autonome possono estendere la soglia di applicazione della procedura di cui al comma 1 agli impianti di potenza nominale fino ad 1 MW elettrico, definendo altres i casi in cui, essendo previste autorizzazioni ambientali o paesaggistiche di competenza di amministrazioni diverse dal Comune, la realizzazione e l'esercizio dell'impianto e delle opere connesse sono assoggettate all'autorizzazione unica di cui all'articolo 5. Le Regioni e le Province autonome stabiliscono altres le modalit e gli strumenti con i quali i Comuni trasmettono alle stesse Regioni e Province autonome le informazioni sui titoli abilitativi rilasciati, anche per le finalit di cui all'articolo 16, comma 2. Con le medesime modalit di cui al presente comma, le Regioni e le Province autonome prevedono la corresponsione ai Comuni di oneri istruttori commisurati alla potenza dell'impianto. 10. I procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo sono regolati dalla previgente disciplina, ferma restando per il proponente la possibilit di optare per la procedura semplificata di cui al presente articolo. 11. La comunicazione relativa alle attivit in edilizia libera, di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida adottate ai sensi dell'articolo 12, comma 10 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 continua ad applicarsi, alle stesse condizioni e modalit, agli impianti ivi previsti. Le Regioni e le Province autonome possono estendere il regime della comunicazione di cui al precedente periodo ai progetti di impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza nominale fino a 50 kW, nonch agli impianti fotovoltaici di qualsivoglia potenza da realizzare sugli edifici, fatta salva la disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale e di tutela delle risorse idriche..

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Tale disposizione , dunque, volta a completare le fattispecie disciplinate dallarticolo 4 della L.R. n. 27/2006 il cui primo comma affida alle competenze della Regione il rilascio, il rinnovo ed il riesame dellautorizzazione di cui allarticolo 12, comma 3, del D.Lgs. n. 387/2003, per quanto concerne la costruzione e lesercizio degli impianti alimentati da fonte rinnovabile, anche tenuto conto di quanto previsto dalla L.R. n. 83/1988. Per quanto riguarda le abrogazioni alle norme contenute nella L.R. n. 45/2004, larticolo 81 del pdl dispone, al comma 7, labrogazione: dellarticolo 4 (Competenze della Regione) della L.R. n. 45/2004, in quanto nel testo novellato non si ritenuto necessario dover ripetere quanto previsto dalla legge n. 36/2001 in ordine alle competenze attribuite alle Regioni; dellarticolo 5 (Piano provinciale di localizzazione dellemittenza radio e televisiva) della L.R. n. 45/2004, per il venir meno dellesigenza di una pianificazione degli impianti per lemittenza radio televisiva a livello provinciale, stante lattribuzione di specifiche competenze ai comuni e considerate quelle del Ministero dello Sviluppo economico e dellAutorit per le garanzie nelle comunicazione. Peraltro, in ordine alla ubicazione degli impianti previsto il parere preventivo delle Regioni, come disposto dallarticolo 42, comma 7 del D. Lgs. n. 177/2005; dellarticolo 7 (Impianti per l'emittenza radio e televisiva e divieto di localizzazione) della L.R. n. 45/2004, in considerazione sia dellabrogazione del comma 3 del vigente articolo disposta dall'art. 68, comma 2, L.R. 8 febbraio 2005, n. 6. (Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2005 e pluriennale 2005-2007 della Regione Abruzzo Legge finanziaria regionale 2005), sia per il venir meno dellesigenza della definizione, da parte della Giunta regionale, dei criteri per lindividuazione delle aree nelle quali consentita l'installazione degli impianti fissi radioelettrici e di radiodiffusione nonch i criteri per la costruzione dei medesimi; dellarticolo 8 (Pianificazione comunale) della L.R. n. 45/2004, in considerazione della completa revisione del procedimento autorizzatorio degli impianti la cui titolarit spetta ai Comuni stessi, e delleliminazione di ogni riferimento alla Pianificazione degli impianti per lemittenza radio e televisiva in quanto disciplinati dal Piano nazionale delle frequenze radiofoniche e televisive, peraltro in coerenza con il venire meno della prioritaria pianificazione provinciale; dellarticolo 9 (Funzione dei Comuni) della L.R. n. 45/2004, in quanto gi gli articoli 6 e 11 riformulati, rispettivamente attribuiscono ai Comuni la titolarit del procedimento

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amministrativo per il rilascio delle autorizzazioni, sia per gli impianti fissi per lemittenza radio e televisiva sia per gli impianti di telefonia mobile, fissi e mobili; dellarticolo 10 (Risanamenti degli impianti per lemittenza radio e televisiva) in quanto la disciplina contenuta nellarticolo in esame ha gi prodotto i suoi effetti, tenuto conto, peraltro, dei termini stabiliti dallarticolo 9 della L.n. 36/2001 per ladozione dei piani di risanamento. In ogni caso la disposizione di cui trattasi deve essere letta in combinato disposto con larticolo 79 (Disposizioni transitorie) che al comma 1 prevede che tutti i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011, relativi allarticolo 10 della L.R. n. 45/2004 siano conclusi ai sensi delle previgenti disposizioni; dellart. 13 (Risanamento degli impianti fissi di telefonia mobile) della L.R. n. 45/2004 in quanto la disciplina contenuta nellarticolo in esame ha gi prodotto i suoi effetti, tenuto conto, peraltro, dei termini stabiliti dallarticolo 9 della L.n. 36/2001 per ladozione dei piani di risanamento. In ogni caso la disposizione di cui trattasi deve essere letta in combinato disposto con larticolo 79 (Disposizioni transitorie) che al comma 1 prevede che tutti i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011, relativi allarticolo 13 della L.R. n. 45/2004 siano conclusi ai sensi delle previgenti disposizioni; dellarticolo 14 (Catasto degli impianti fissi esistenti di telefonia mobile) e dell18 (Censimento e Catasto delle linee e degli impianti elettrici) della L.R. n. 45/2004, in quanto il Catasto disciplinato dallarticolo 3 ter del testo novellato; dellarticolo 17 (Risanamenti degli impianti di trasmissione e distribuzione dellenergia elettrica) in quanto la disciplina contenuta nellarticolo in esame ha gi prodotto i suoi effetti, tenuto conto, peraltro, dei termini stabiliti dallarticolo 9 della L.n. 36/2001 per ladozione dei piani di risanamento. In ogni caso la disposizione di cui trattasi deve essere letta in combinato disposto con larticolo 79 (Disposizioni transitorie) che al comma 1 prevede che tutti i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge comunitaria regionale 2011, relativi allarticolo 17 della L.R. n. 45/2004 siano conclusi ai sensi delle previgenti disposizioni; dellarticolo 21 (Norma transitoria), in quanto larticolo in esame ha esaurito i suoi effetti; dellarticolo 24 (Autorizzazioni) della L.R. n. 45/2004, in quanto non si ritiene necessario mantenere la previsione del Comitato tecnico provinciale per lemittenza radio e televisiva anche in considerazione del venir meno delle competenze provinciali in ordine alla pianificazione degli impianti; - 56 -

del comma 2 dellarticolo 25 (Autorizzazione) che dispone che le autorizzazioni previste dalla vigente legge regionale siano contenute nelle concessioni edilizie laddove previste. Si ritiene necessario abrogare tale comma in quanto i novellati articoli 6 e 11 prevedono che lautorizzazione costituisca titolo abilitativo ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001. 11. Il Titolo X contiene le disposizioni finali e transitorie e stabilisce lentrata in vigore. Per quanto riguarda le abrogazioni, fermo restando quanto gi illustrato, larticolo 81 del pdl prevede, inoltre, labrogazione del comma 1 dellarticolo 9 della legge regionale 20 ottobre 2010, n. 42 (Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometri zero) che cos dispone: Gli effetti delle presente legge, fatta eccezione per gli artt. 7 e 8, sono subordinati allacquisizione del parere positivo di compatibilit da parte della Commissione europea, ai sensi degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dellUnione europea, e alla pubblicazione del relativo avviso sul BURA.. Tale abrogazione si rende necessaria in quanto la Commissione europea, per il tramite della Rappresentanza Permanente dItalia presso lUnione Europea a Bruxelles, ha comunicato con nota Prot. 3230 del 4/4/2011, che la notifica dellaiuto di Stato/Italia (Abruzzo) Aiuto n. SA 32583 Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometri 0 non rientra nel campo di applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dellUnione europea, in quanto la legge regionale di cui trattasi non prevede finanziamenti pubblici. La Commissione europea, con la medesima nota, ha chiesto alla Regione Abruzzo di procedere al ritiro della notifica stessa. Il ritiro della notifica stato chiesto, sulla base di quanto disposto con determinazione n. DH 27/46 del 17 maggio 2011, con e-mail del 20 maggio 2011. In ultimo, larticolo 81 del pdl dispone che la legge regionale entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione.

IL DIRETTORE (Dott. Arch. Antonio SORGI) _________________________________ IL PRESIDENTE (Dott. Giovanni CHIODI) _________________________________

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