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INTRODUZIONE

Sabato pomeriggio, centro citt, negozi aperti. La gente compra beni e servizi accessibili per chiunque. Si parla di SISTEMA ECONOMICO= meccanismo ben funzionante che coordina le attivit produttive, cio quelle che distribuiscono beni e servizi che la gente desidera. L'ECONOMIA= la disciplina che studia i sistemi economici non solo a livello individuale ma anche della societ nel suo complesso. L'Italia una ECONOMIA DI MERCATO= non c' un'autorit centrale che dice alle persone cosa produrre e dove distribuirlo. Si differenzia da economie dirigiste o pianificate (Unione Sovietica 1917-1991) poich sono in grado di coordinare attivit anche molto complesse. Il caos non pianificato di una economia di mercato si rivela molto pi ordinato della pianificazione, grazie alla presenza della MANO INVISIBILE.

Gli economisti utilizzano questa espressione per descrivere il modo in cui una economia di mercato riesce a incanalare l'interesse individuale verso il bene della societ. Gli individui spesso per perseguire l'interesse individuale, spesso promuovono l'interesse della societ nel suo complesso. La MICROECONOMIA= la disciplina che studia come gli individui prendono decisioni e come tali decisioni interagiscono tra loro. A volte il perseguimento dell'interesse individuale, invece di apportare benefici, crea danni per l'intera societ nel suo complesso; in questo caso si genera un FALLIMENTO DI MERCATO. (inquinamento acqua, aria, sfruttamento eccessivo risorse primarie). L'economia non ha un andamento uniforme, essa infatti soggetta a FLUTTUAZIONI, cio ad alti e bassi. Quando l'andamento dell'economia negativo, siamo davanti a una RECESSIONE. Le recessioni sono uno dei temi fondamentali di un ramo dell'economia noto come MACROECONOMIA= che studia gli alti e i bassi del sistema economico. L'economia soggetta a CRESCITA ECONOMICA= cio la sempre maggior capacit di produrre beni e servizi nel corso del tempo.

CAP 1- I PRINCIPI FONDAMENTALI


SCELTE INDIVIDUALI Tutte le questioni economiche comportano SCELTE INDIVIDUALI= decisioni prese da un individuo su cosa fare e cosa non fare. Le scelte individuali si basano su 4 principi fondamentali: 1) LE RISORSE SONO SCARSE Non si pu avere tutto ci che si desidera quindi la scelta una necessit (denaro e tempo sono solo due dei fattori che impediscono di avere tutto quello che desideriamo). Gli individui sono obbligati a scegliere poich le risorse sono scarse. Una RISORSA= tutto ci che pu essere utilizzato per produrre qualcos' altro. Una risorsa SCARSA= quando la quantit disponibile non sufficiente per soddisfare tutti gli usi produttivi. 2) IL COSTO-OPPORTUNITA': IL VERO COSTO DI QUALCOSA E' CIO' A CUI SI RINUNCIA PER OTENERLO Il COSTO-OPPORTUNITA'= il vero costo di un bene, cio tutto ci a cui si rinuncia per averlo. Es. Se sono uno studente universitario il costo della mia universit non sar solo la retta che devo pagare i vari costi del materiale di cui necessito e un'eventuale costo per l'affitto, ma anche la rinuncia al reddito che avrei

guadagnato se fossi andato a lavorare. 3) UNA DECISIONE QUANTITATIVA E' UNA DECISIONE AL MARGINE Alcune importanti decisioni implicano: una scelta tra due alternative o una SCELTA QUANTITATIVA. Una scelta quantitativa una DECISIONE AL MARGINE= la scelta tra svolgere un po' di pi o un po' di meno di una certa attivit. Es. Se frequento la facolt di economia e dovr affrontare due esami nello stesso periodo che coinvolgono sia economia che sociologia dovr decidere come dedicare loro il mio tempo valutando costi e benefici. La nostra decisione comporter un TRADE-OFF= la scelta tra alternative effettuata sulla base del confronto tra i rispettivi costi e benefici. Decisioni di questo tipo sono dette DECISIONI AL MARGINE, lo studio di queste decisioni detta ANALISI MARGINALISTA. 4) SFRUTTARE TUTTE LE OPPORTUNITA' PER MIGLIORARE LA PROPRIA CONDIZIONE Se proviamo a prevedere il comportamento di un individuo in un contesto economico, possiamo scommettere che sfrutter ogni opportunit per stare meglio. Inoltre continuer a sfruttarle fino a esaurirle, cio fino a quando non ne avr approfittato completamente. Il principio per cui ogni individuo sfrutta ogni opportunit per migliorare la propria condizione alla base di tutte le previsioni sul comportamento individuale formulate dagli economisti. Gli individui reagiscono agli INCENTIVI= qualunque cosa offra un premio a chi modifica il proprio comportamento. INTERAZIONE DELLE SCELTE Come detto in precedenza le scelte sebbene siano individuali, interagiscono tra loro e si riversano sulla collettivit. L'INTERAZIONE= il modo in cui le scelte dell'uno influiscono su quelle dell'altro e viceversa. Esistono 5 principi fondamentali relativi all'interazione: 1)LO SCAMBIO GENERA BENEFICI Il fondamento di un miglioramento del tenore di vita per tutti lo SCAMBIO= attivit a cui si dedicano gli individui in una economia di mercato, offrendo ad altri beni e servizi per ricevere in cambio beni e servizi diversi. Lo scambio apporta benefici i BENEFICI DALLO SCAMBIO= grazie alla divisione dei compiti e allo scambio, due persone possono ottenere pi cose di quante ne otterrebbero in condizioni di autosufficienza. Per generare benefici gli individui attuano una SPECIALIZZAZIONE= una situazione in cui ognuno si dedica prevalentemente o esclusivamente all'attivit che gli pi congeniale, facendo aumentare la produzione. L'economia, nel suo complesso, produce di pi se ognuno si specializza in una mansione ed effettua scambi con gli altri. 2) I MERCATI TENDONO ALL'EQUILIBRIO Gli economisti chiamano EQUILIBRIO= una situazione in cui gli individui non possono migliorare la propria condizione cambiando comportamento (come quando le code alle casse del supermercato sono tutte della stessa lunghezza). Una situazione economica in equilibrio quando nessun individuo pu stare meglio facendo qualcosa di diverso. I mercati raggiungono l'equilibrio attraverso la variazione dei prezzi, che aumentano o diminuiscono fino a quando non rimane pi alcuna opportunit per migliorare la propria condizione. 3) LE RISORSE DOVREBBERO ESSERE USATE NEL MODO PIU' EFFICIENTE POSSIBILE PER REALIZZARE GLI OBIETTIVI DELLA SOCIETA' Gli economisti dicono che le risorse di un sistema economico sono usate in maniera efficiente quando si sfruttano appieno tutte le opportunit per migliorare il benessere della gente. Un sistema economico EFFICIENTE= se sfrutta tutte le opportunit per migliorare la condizione di alcune persone, senza danneggiarne altre. Es. Un'aula universitaria troppo piccola rispetto agli studenti che vogliono frequentare il corso genera inefficienza. In un sistema economico efficiente, l'unica maniera per migliorare il benessere di una persona ridistribuire le risorse danneggiandone qualcun altro.

Es. Nel caso delle aule universitarie, se tutte le aule pi grandi fossero occupate da altri studenti ugualmente numerosi, bisognerebbe spostarli causando a loro stessi un disagio per migliorare il benessere degli altri. Le persone sono ispirate anche da considerazioni di giustizia e EQUITA'= ciascuno ottiene ci che giustamente gli spetta; dato che si possono avere idee diverse di cosa sia giusto, l'equit diversamente dall'efficienza non un concetto definito con precisione. Generalmente esiste un trade-off tra efficienza ed equit. Es. parcheggi per i disabili troppo numerosi rispetto alla domanda. 4) I MERCATI, DI SOLITO, SONO EFFICIENTI Il governo non ha bisogno di garantire l'efficienza perch, nella maggior parte dei casi, ci pensa la mano invisibile. Gli incentivi impliciti fanno s che le risorse vengano impiegate nel modo migliore, e non si sprechino le opportunit di migliorare il benessere delle persone. In caso di fallimento del mercato, il perseguimento dell'interesse individuale peggiora il benessere sociale, in altri termini, il risultato di mercato inefficiente. In caso di fallimento del mercato l'intervento pubblico pu essere utile. 4) QUANDO I MERCATI NON SONO EFFICIENTI, L'INTERVENTO PUBBLICO PUO' MIGLIORARE IL BENESSERE SOCIALE Le tre principale ragioni dei fallimenti del mercato sono: Le azioni individuali possono avere effetti collaterali di cui il mercato non tiene adeguatamente conto. Uno scambio reciprocamente vantaggioso pu essere ostacolato da una delle due parti, nel tentativo di appropriarsi di una parte maggiore delle risorse. Alcuni beni, per la loro stessa natura, non sono adatti a essere gestiti efficientemente dai mercati.

CAP 2- I MODELLI ECONOMICI: TRADE-OFF E SCAMBIO


Un MODELLO= una rappresentazione semplificata della realt, usata per comprendere meglio una situazione del mondo reale. I modelli sono importanti perch permettono agli economisti di concentrarsi sugli effetti di un solo cambiamento alla volta. Grazie ai modelli si pu studiare l'esito economico di un solo cambiamento, a parit delle altre condizioni. L' IPOTESI A PARITA' DELLE ALTRE CONDIZIONI= implica che tutti gli altri fattori rilevanti rimangono invariati. Esistono diversi tipi di modelli: La frontiera delle possibilit di produzione modello che aiuta gli economisti a capire i trade-off che caratterizzano ogni sistema economico. Il vantaggio comparato un modello che illustra il principio dei benfici reciproci dello scambio tra individui e tra paesi. Il diagramma di flusso circolare un modello con cui gli economisti analizzano le transizioni monetarie che hanno luogo nell'economia. LA FRONTIERA DELLE POSSIBILITA' DI PRODUZIONE Gli economisti spesso ricorrono a un modello chiamato FRONTIERA DELLE POSSIBILITA' DI PRODUZIONE= un modello che descrive il trade-off che caratterizzano un sistema economico che produce solo due beni; mostra la quantit massima di un bene che pu essere prodotta, data la quantit prodotta dell'altro bene. Lo scopo di questo modello migliorare la nostra comprensione dei trade-off, attraverso l'analisi di un sistema economico semplificato in cui si producono solo due beni.

Se i punti giacciono lungo la curva o al suo interno vuol dire la condizione REALIZZABILE. Una combinazione di produzione che giace al di fuori della frontiera NON E' REALIZZABILE. Se una combinazione giace all'interno della frontiera vuol dire che il mercato NON E' EFFICIENTE, poich le opportunit di produzione non sono sfruttate completamente. Al contrario se un punto si trova sopra la frontiera, il sistema economico EFFICIENTE poich non ci sono opportunit sprecate, cio non c' modo di migliorare il benessere di qualcuno senza peggiorare quello di qualcun' altro. La frontiera delle possibilit di produzione solitamente CONCAVA cio inarcata verso l'esterno: questa forma il risultato di un'ipotesi sul variare del costo-opportunit al variare della combinazione di produzione. Gli economisti ritengono che, in generale, i costi-opportunit siano crescenti. (tanto maggiore il numero di un bene prodotto, tanto maggiore sar il numero dell'altro prodotto al quale dovr rinunciare). La frontiera delle possibilit di produzione ci aiuta a capire il significato dell'espressione CRESCITA ECONOMICA= la sempre maggiore capacit dell'economia di produrre beni e servizi. IL VANTAGGIO COMPARATO E I BENEFICI DELLO SCAMBIO Per spiegare i benefici dello scambio (ovvero i vantaggi reciproci che gli individui possono realizzare specializzandosi nel fare cose diverse e intraprendendo scambi gli uni con gli altri) viene utilizzato il modello economico fondato sul VANTAGGIO COMPARATO= si ha nella produzione di un bene o servizio quando il costo-opportunit di produrre quel bene minore di quello di altri individui. Una delle scoperte pi importanti di tutta la disciplina economica che scambiare vantaggioso anche se nessuna delle 2 parti ha abilit o competenze particolari. Esiste anche un VANTAGGIO ASSOLUTO= quando un individuo pu eseguire un'attivit meglio degli altri; avere un vantaggio assoluto non significa avere un vantaggio comparato.

Gli economisti considerano molto positivamente il commercio internazionale, perch lo valutano nell'ottica del principio del vantaggio comparato.

LE TRANSAZIONI: IL DIAGRAMMA DI FLUSSO CIRCOLARE Nella maggior parte delle economie esistono moltissimi lavoratori autonomi, ma la maggioranza degli individui lavora alla dipendenze di un'impresa, spesso con centinaia o migliaia di dipendenti. Inizialmente nel passato veniva effettuato il BARATTO= forma di scambio in cui gli individui scambiano direttamente i beni e i servizi che possiedono con quelli che desiderano. Oggi l'economia italiana una realt molto pi complessa, con decine di milioni di lavoratori impiegati da decine di migliaia di imprese, che producono milioni di beni e servizi diversi. Questo tipo di sistema economico pu essere rappresentato in modo molto semplificato dal DIAGRAMMA DI FLUSSO CIRCOLARE= un modello che rappresenta le transizioni in un sistema economico come due flussi concentrici di direzione opposta. Nel diagramma di flusso circolare gli attori sono: i nuclei familiari e le imprese.

Pu essere costituito da un individuo o da un gruppo di individui che condividono un reddito.

E' un' organizzazione che produce beni e servizi che vende sul mercato, impiegando come lavoratori membri dei nuclei familiari.

Esistono due tipi di mercati: - i MERCATI DEI BENI E SERVIZI= luoghi in cui le imprese vendono ai nuclei familiari i beni e i servizi che producono. In tal modo si produce un flusso di beni e servizi verso i nuclei familiari, e un corrispondente flusso monetario verso le imprese. - i MERCATI DEI FATTORI= luoghi in cui le imprese acquistano dai nuclei familiari i fattori di produzione. Un FATTORE DI PRODUZIONE= una risorsa di cui le imprese necessitano per produrre i loro prodotti. Gli economisti generalmente usano il termine fattore di produzione per indicare una risorsa che non viene effettivamente esaurita nel processo produttivo (es. macchinari). Il mercato dei fattori pi conosciuto il mercato del lavoro, i cui lavoratori ricevono una retribuzione per il tempo e le energie che dedicano a

un'attivit produttiva. Questo tipo di diagramma ignora una serie di complicazioni del mondo reale, per esempio: Nel mondo reale la distinzione tra imprese e nuclei familiari non sempre cos netta. Molte imprese non vendono direttamente i loro prodotti ai nuclei familiari, ma li vendono ad altre imprese. Nel diagramma non rappresentata l'amministrazione pubblica. (es. pag 31 baby boom Stati Uniti) USARE I MODELLI Gli economisti usano i modelli economici sia per l' ANALISI POSITIVA= branca dell'economia che descrive come funziona un sistema economico spesso basandosi su previsioni. Sia per l' ANALISI NORMATIVA= che prescrive come l'economia dovrebbe funzionare. Gli economisti possono trovare la risposta corretta alle questioni positive, ma non a quelle normative, per le quali sono richiesti giudizi di valore. Due sono i motivi principali per cui gli economisti possono essere in disaccordo: 1- Potrebbero avere opinioni divergenti sulle ipotesi semplificatrici da adottare in un modello; 2- Potrebbero avere diverse scale di valori, come chiunque altro.

CAP 3- DOMANDA E OFFERTA


Un MERCATO CONCORRENZIALE= un mercato caratterizzato da una molteplicit di venditori e compratori dello stesso bene o servizio. Il funzionamento di un mercato concorrenziale descritto dal MODELLO DI DOMANDA E OFFERTA= un modello del funzionamento dei mercati concorrenziali. Gli elementi fondamentali di questo modello sono cinque: 1- La curva di domanda 2- La curva di offerta 3- I fattori che causano spostamenti della curva di domanda o della curva di offerta 4- Il modo in cui cambia il prezzo di equilibrio in conseguenza di spostamenti delle curve di domanda e di offerta. 1)LA CURVA DI DOMANDA La CURVA DI DOMANDA= la rappresentazione grafica della scheda di domanda, ed un altro modo di mostrare la quantit di un bene o di un servizio che i consumatori sono disposti a comprare per ogni livello di prezzo. Una SCHEDA DI DOMANDA= una tabella che elenca le quantit di un bene o di un servizio che i consumatori sono disposti a comprare, dati diversi possibili livelli di prezzo.

La QUANTITA' DOMANDATA= l'esatta quantit di un bene o di un servizio che gli individui sono disposti ad acquistare per ogni dato livello di prezzo. All'aumentare del prezzo diminuisce il numero di persone disposte ad acquistare il bene. Nella realt, quasi sempre le curve di domanda, salvo alcune particolari eccezioni (i cosiddetti beni di Giffen), hanno pendenza negativa. In generale, il principio secondo il quale, a parit delle altre condizioni, se il prezzo di un bene aumenta,

la quantit domandata diminuisce, di applicazione talmente universale che gli economisti sono disposti a chiamarlo: LA LEGGE DELLA DOMANDA= a parit delle altre condizioni, quanto maggiore il prezzo di un bene, tanto minore la quantit di quel bene domandata dai compratori. E' necessario fare una distinzione tra movimento lunga la curva di domanda e spostamento della curva di domanda. Il MOVIMENTO LUNGO LA CURVA DI DOMANDA= la variazione della quantit domandata di un bene generata da una variazione del suo prezzo. Lo SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI DOMANDA= la variazione della quantit domandata per ogni livello di prezzo; rappresentato dal dislocamento della curva di domanda originaria in una nuova posizione, indicata da una nuoca curva di domanda. (p.56).

Gli economisti ritengono che le cause principali di uno spostamento della curva di domanda siano quattro: Le variazioni del prezzo dei beni correlati Le variazioni del reddito I cambiamenti delle preferenze Le variazioni delle aspettative Le variazioni del prezzo dei beni correlati Due beni sono SOSTITUTI= se la diminuzione del prezzo di uno (il concerto), rende i consumatori meno disposti ad acquistare l'altro (partita di hockey). Generalmente, beni sostituti assolvono a funzioni simili. Una diminuzione del prezzo del bene sostituto induce alcuni consumatori ad acquistarlo al posto del bene originario, la cui curva di domanda si sposta verso sinistra. A volte la diminuzione del prezzo di un bene pu far aumentare la disponibilit dei consumatori ad acquistare un altro bene. In questo caso i due beni sono detti COMPLEMENTARI= due beni per i quali la diminuzione del prezzo dell'uno fa aumentare la disponibilit dei consumatori ad acquistare l'altro. Si tratta solitamente di beni che vengono consumati assieme, come il biglietto della partita e il parcheggio allo stadio, il sugo e gli spaghetti etc. La variazione del reddito Quando gli individui hanno un reddito pi elevato, probabile che siano disposti a comprare una quantit maggiore di un dato bene per ogni livello di prezzo. Quindi un aumento del reddito dei consumatori provoca uno spostamento verso destra della curva di domanda per la maggior parte dei beni. La maggior parte dei beni costituita da BENI NORMALI= un bene la cui domanda aumenta all'aumentare del reddito, evento che si verifica per la maggior parte dei beni. Tuttavia esistono dei beni la cui domanda diminuisce all'aumentare del reddito. (trasporti pubblici non vengono utilizzati da persone famose, es. Totti). I cambiamenti delle preferenze Solitamente gli economisti riuniscono tutti i cambiamenti della domanda dovuti a mode passeggere, credenze, cambiamenti culturali etc, nella categoria dei cambiamenti dei gusti o delle preferenze. Quando le preferenze cambiano a favore di un bene, il numero di persone disposte a comprarlo a ogni dato prezzo aumenta, quindi la curva di domanda si sposta verso destra ; quando cambiano a sfavore del bene , il numero di potenziali compratori

per ogni dato livello di prezzo diminuisce. E dunque la curva di domanda si sposta verso sinistra. I cambiamenti delle aspettative A seconda dei casi, un cambiamento delle aspettative pu far aumentare o diminuire la domanda di un bene. (es. i saldi) In questo caso le aspettative di una futura riduzione dei prezzi portano a una riduzione della domanda corrente. Invece le aspettative di un probabile aumento dei prezzi provoca probabilmente un aumento della domanda corrente.

LA CURVA DI OFFERTA Come la quantit di biglietti che gli individui sono disposti ad acquistare dipende dal prezzo che devono pagare, cos la quantit che sono disposti a vendere, la quantit offerta,dipende dal prezzo che riescono a ottenere. La QUANTITA' OFFERTA= l'esatta quantit di un bene o servizio che gli individui sono disposti a vendere a un dato livello di prezzo. La SCHEDA DI OFFERTA= una tabella che indica la quantit di un bene o servizio che gli individui sono disposti a vendere per ogni dato livello di prezzo. Una scheda di offerta pu essere rappresentata graficamente da una CURVA DI OFFERTA= la rappresentazione grafica della quantit di un bene o servizio che gli individui sono disposti a vendere per ogni dato livello di prezzo. Proprio come un cambiamento della scheda di domanda porta a uno spostamento della curva di domanda, cos una modifica della scheda di offerta provoca uno SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI OFFERTA= la variazione della quantit offerta per ogni livello di prezzo; rappresentata graficamente da un dislocamento della curva di offerta originaria in una nuova posizione, indicata da una nuova curva di offerta. Come nell'analisi della domanda, importante distinguere gli spostamenti della curva di offerta dai MOVIMENTI LUNGO LA CURVA DI OFFERTA= la variazione della quantit offerta generata da una variazione del prezzo del bene. (p.61) Si parla di un aumento dell'offerta, riferendosi a uno spostamento verso destra della curva di offerta: per ogni dato prezzo gli individui offrono una quantit maggiore di quella offerta in precedenza. Si parla d, invece, di una diminuzione dell'offerta riferendosi a uno spostamento verso sinistra della curva: per ogni dato prezzo, gli individui offrono una quantit inferiore del bene rispetto alla precedente. Le ragioni principali dello spostamento di una curva di offerta sono tre: Variazioni dei prezzi dei fattori di produzione Cambiamento della tecnologia Cambiamenti delle aspettative Le variazioni dei prezzi dei fattori di produzione Per produrre beni e servizi sono necessari i FATTORI DI PRODUZIONE= un bene utilizzato per produrre altri beni; detto anche input. I fattori di produzione, come i prodotti finale, hanno un prezzo. E l'aumento del prezzo di un fattore rende la produzione pi costosa: per tanto i venditori offriranno una quantit inferiore del bene per ogni dato prezzo, e la curva di offerta si sposta verso sinistra. Analogamente la diminuzione del prezzo di un fattore rende la produzione meno costosa; quindi i produttori sono disposti a offrire una maggiore quantit del bene per ogni dato livello di prezzo; di conseguenza la curva di offerta si sposta verso destra.

I cambiamenti della tecnologia Per tecnologia si intende qualsiasi metodo utilizzato per trasformare i fattori di produzione in beni e servizi. Quando si rende disponibile una tecnologia migliore riducendo i costi di produzione l'offerta aumenta, e la curva di offerta si sposta verso destra. I cambiamenti delle aspettative

Un'aspettativa di aumento futuro del prezzo di un bene induce una riduzione dell'offerta corrente, mentre un'aspettativa di diminuzione futura fa aumentare l'offerta corrente del bene. Un mercato concorrenziale in equilibrio quando il prezzo del bene tale per cui la quantit domandata del bene uguale alla quantit offerta. A quel prezzo nessun venditore pu migliorare la propria condizione offrendo in vendita una quantit maggiore o minore del bene, e nessun acquirente pu promuovere il proprio benessere offrendosi di acquistare una quantit maggiore o minore del bene. Il PREZZO DI EQUILIBRIO= il livello di prezzo al quale la quantit domandata del bene uguale alla quantit offerta; a questo prezzo (detto anche prezzo di market-clearing) un mercato concorrenziale in equilibrio. La QUANTITA' DI EQUILIBRIO= la quantit acquistata e venduta al prezzo di equilibrio. (p.64)

Il modo pi semplice di determinare il prezzo e la quantit di equilibrio in un mercato tracciare la curva di offerta e quella di domanda nello stesso grafico. Dal momento che la curva di offerta mostra la quantit offerta per ogni dato livello di prezzo, e la curva di domanda la quantit domandata per ogni dato livello di prezzo, le sue curve si intersecano in corrispondenza del prezzo di equilibrio: il prezzo al quale la quantit domandata uguale alla quantit offerta. Esistono mercati in cui lo stesso bene pu essere scambiato a prezzi diversi, ma nei mercati in cui compratori e venditori si incontrano ripetutamente, vendite e acquisti tendono a convergere verso un unico prezzo detto il prezzo di mercato. Quando il prezzo di mercato superiore al prezzo di equilibrio, si genera un' ECCEDENZA o SURPLUS= si ha quando la quantit offerta di un bene maggiore della quantit domandata e si verifica quando il prezzo di mercato maggiore del prezzo di equilibrio, che spinge il prezzo verso il basso. Quando il prezzo di mercato inferiore al prezzo di equilibrio, si genera una CARENZA o PENURIA=si ha quando la quantit offerta di un bene minore della quantit domandata e si verifica quando il prezzo di mercato minore del prezzo di equilibrio, che spinge il prezzo verso l'alto.

Un aumento della domanda provoca un aumento sia del prezzo sia della quantit di equilibrio; una contrazione della domanda ha l'effetto opposto. Un aumento dell'offerta provoca una diminuzione del prezzo di equilibrio e un aumento della quantit domandata; una contrazione dell'offerta sortisce l'effetto opposto. Gli spostamenti delle curva di domanda e della curva di offerta possono avvenire simultaneamente. Quando domanda e offerta si spostano i direzioni opposte, possiamo prevedere l'effetto sul prezzo ma non sulla quantit di equilibrio; quando si spostano nella stessa direzione, possiamo prevedere l'effetto sulla quantit ma non sul prezzo. In generale la curva che si sposta in misura relativamente maggiore ha un effetto maggiore sulle variazioni di prezzo e quantit. (p.68)

CAP-4 IL MERCATO SI VENDICA


Sappiamo che il mercato tende all'equilibrio: il prezzo di mercato si muove automaticamente verso il livello in corrispondenza del quale la quantit offerta uguale alla quantit domandata. Ma questo prezzo di equilibrio non sempre quello gradito ai compratori o ai venditori. I governi sono spesso spinti da ragioni politiche a intervenire nei mercati. Quando un governo interviene per regolare i prezzi, si dice che impone un CONTROLLO DEI PREZZI= un vincolo legale imposto sul livello

massimo o minimo che il prezzo di mercato pu raggiungere. Normalmente tali controlli assumono la forma di un limite superiore, ovvero un LIVELLO MASSIMO DI PREZZO= il prezzo massimo che i venditori possono praticare nella vendita di un bene; o un LIVELLO MINIMO DI PREZZO= il prezzo minimo che il compratore deve pagare per l'acquisto di un bene. Un LIVELLO MASSIMO DI PREZZO= fissa il prezzo massimo di mercato a un livello inferiore a quello di equilibrio, apportando benefici a chi riesce ad acquistare il bene, ma creando una penuria persistente: dal momento che il prezzo mantenuto artificialmente al di sotto di quello di equilibrio, la quantit domandata maggiore di quella di equilibrio, e la quantit offerta minore. Generalmente i livelli massimi di prezzo sono introdotti in periodi di crisi perch i bruschi aumenti di prezzo collegati a tali eventi danneggiano molti a vantaggio di pochi fortunati. Es Controllo dei canoni d'affitto a New York dalla Seconda Guerra mondiale. (Pag 80).

Un modello per il livello massimo di prezzo (pag 81).

Abbiamo introdotto il concetto di penuria, che pu essere gravemente dannosa per i mercati poich crea inefficienza. Un mercato o un sistema economico INEFFICIENTE= quando ci sono opportunit mancate, ovvero se esiste il modo di riorganizzare la produzione o il consumo, migliorando il benessere di alcuni senza danneggiarne altri. Oltre a causare inefficienza, un livello massimo di prezzo pu dar luogo a comportamenti illegali, se qualcuno cerca di eluderlo. L'allocazione inefficiente ai consumatori Spesso le persone che desiderano e necessitano realmente di un appartamento non riescono ad ottenerlo, mentre

chi non ne ha urgenza riesce a trovarlo. In questo caso la distribuzione inefficiente. In questo caso si crea un' ALLOCAZIONE INEFFICIENTE AI CONSUMATORI= forma di inefficienza causata da un livello massimo di prezzo: alcuni individui che hanno una necessit impellente del bene e sono disposti a pagare un pezzo pi elevato non riescono a procurarselo; altri pur avendo una minore necessit e un'inferiore disponibilit a pagare riescono a procurarselo. (famiglia Lee pag 82) Lo spreco di risorse Una seconda ragione per cui un livello massimo di prezzo genera inefficienza perch porta a uno SPRECO DI RISORSE= forma di inefficienza causata da un livello massimo di prezzo: gli individui sono costretti a impiegare denaro ed energie a causa della carenza provocata dal provvedimento. Es. famiglia Lee deve dedicare per mesi gran parte del suo tempo per cercare l'appartamento, anzich dedicarsi ad attivit lavorative o familiari. La qualit inefficientemente scadente Il terzo modo in cui il livello massimo di prezzo crea inefficienza facendo s che i beni disponibili siano di QUALITA' INEFFICIENTEMENTE SCADENTE= forma di inefficienza causata da un livello massimo di prezzo: i venditori offrono beni di qualit scadente anche i compratori sarebbero disposti a pagare di pi per beni di qualit superiore. I proprietari di case non hanno alcun incentivo a offrire appartamenti in buone condizioni, perch non possono aumentare l'affitto per ripagare i costi delle migliorie e, ci nonostante, trovano facilmente disposte a prendere in affitto i loro appartamenti. E' risaputo che gli appartamenti soggetti a canone controllato sono in pessime condizioni. Questa situazione un'opportunit mancata poich alcuni inquilini sarebbero disposti a pagare di pi per un appartamento in migliori condizioni, e i proprietari sarebbero disposti a soddisfarli a fronte di un pagamento. Il mercato nero Un'ultima conseguenza dei limiti massimi di prezzo l'incentivo a intraprendere attivit illegali, e in particolare all'emergere del MERCATO NERO= un mercato in cui si scambiano illegalmente beni e servizi, o perch lo scambio proibito o perch il prezzo applicato maggiore del livello massimo imposto per legge. Il mercato nero peggiora la situazione di chi cerca di comportarsi onestamente. A causa di questi problemi, i livelli massimi di prezzo incontrano sempre meno favore presso i responsabili delle politiche economiche. Ma alcuni governi continuano a imporli, perch non ne capiscono gli effetti, o perch sono vantaggiosi per alcuni gruppi influenti di cittadini. L'intervento pubblico nell'economia tende a spingere i prezzi verso l'alto. Livelli minimi di prezzo sono spesso introdotti per i prodotti agricoli per sussidiare il reddito degli agricoltori. In alcuni paesi come negli USA esiste un livello minimo del prezzo del lavoro, noto come SALARIO MINIMO= il livello minimo legale imposto al salario, che il prezzo del mercato del lavoro.

Come i livelli massimi di prezzo, i livelli minimi hanno lo scopo di aiutare alcuni settori della popolazione; spesso per si creano conseguenze indesiderabili. (es. eccedenza pag 86). Non sempre lo stato disposto a comperare la produzione in eccesso. UN LIVELLO MINIMO DI PREZZO= fissa il prezzo minimo di mercato a un livello superiore a quello di equilibrio, arrecando beneficio a chi riesce comunque a vendere il bene, ma creando una situazione di eccedenza persistente: il prezzo mantenuto artificialmente al di sopra di quello di equilibrio, quindi la quantit domandata minore di quella di equilibrio, e la quantit offerta maggiore. Anche in questo caso emergono prevedibili problemi di inefficienza: L'allocazione inefficiente delle vendite tra i venditori= una forma di inefficienza causata da un livello minimo di prezzo: non sempre chi disposto a vendere il bene al prezzo pi basso riesce a trovare un compratore. (Es pag 88 licenziamento Rosetta e assunzione del figlio).

Lo spreco di risorse= es. la produzione in eccesso che viene distrutta. La qualit inefficientemente elevata= una forma di inefficienza causata da un livello minimo di prezzo: i venditori offrono beni ad alta qualit a un prezzo elevato, anche se i compratori preferirebbero pagare di meno per beni di qualit inferiore. (es. pag 88 voli transatlantici costosi non richiesti ). Le attivit illegali e il mercato nero Il livello minimo di prezzo pi conosciuto il salario minimo, ma livelli minimi di prezzo sono applicati spesso anche ai prodotti agricoli. Effetti di un livello minimo di prezzo (pag87)

Un CONTROLLO DELLA QUANTITA' o contingentamento, o quota= stabilisce la quantit massima di un bene che pu essere scambiata sul mercato. (es. licenze taxi che vengono o noleggiate da qualcun' altro o comprate a cifre esorbitanti). La quantit totale del bene che pu essere scambiata in presenza di tali controlli detta LIMITE DELLA QUOTA. Per mettere in atto tali controlli , spesso la pubblica amministrazione concede ad alcun soggetti economici LICENZE=che conferiscono il diritto di vendere una data quantit del bene. Il titolare della licenza guadagna una RENDITA DELLA QUOTA=un reddito che deriva dalla sola titolarit del diritto di vendere il bene. La rendita pari alla differenza tra il prezzo di domanda in corrispondenza della quota, ovvero quello che i consumatori sono disposti a pagare per quella quantit del bene, e il prezzo di offerta, ovvero il prezzo che i venditori sono disposti ad accettare. Gli economisti sostengono che una quota crea un differenziale tra il prezzo di domanda e quello di offerta, pari alla rendita della quota. Il controllo della quantit crea inefficienza: alcune transazioni reciprocamente vantaggiose non vengono effettuate; e si crea un incentivo ad attivit legali. Effetti del contingentamento sul mercato delle corse dei taxi (p.93)

Un' ACCISA= tassa sulla vendita o l'acquisto di un bene, ha effetti simili a una quota: aumenta il prezzo pagato dai consumatori e riduce il prezzo percepito dai venditori, creando una differenziale tra i due. Effetti di un'accisa sulla vendita di corse in taxi (p.96)

Effetti di un'accisa sull'acquisto di corse in taxi (p.97)

Il gettito di un'accisa (p.97)

L'INCIDENZA DELLA TASSA=la suddivisione dell'onere della tassa tra compratori e venditori, non dipende da chi chiamato a pagarne l'ammontare. DIFFERENZIALE= la differenza tra il prezzo di domanda e il prezzo di offerta causata da un controllo della quantit, o quota: questo significa che il prezzo pagato dai compratori pi elevato di quello incassato dai venditori.

CAP 5- L'ELASTICITA'
Se necessario aumentare il prezzo di un bene (es. greggio), bisogner anche diminuire la produzione del bene stesso. Secondo la LAGGE DELLA DOMANDA= un aumento di prezzo provoca una diminuzione della quantit domandata; quindi senza riduzione della produzione, si manifesterebbe un'eccedenza del prodotto (greggio) nel mercato, che avrebbe spinto nuovamente il prezzo al ribasso. Il vero problema (Tellez per il petrolio) stabilire in che misura la domanda di un dato prodotto reagisce alle variazioni di prezzo. Questa reattivit detta elasticit della domanda al prezzo. L'ELASTICITA' DELLA DOMANDA AL PREZZO=mette a confronto la variazione percentuale della quantit domandata con la variazione percentuale del prezzo, in diversi punti della curva di domanda.

(pag 104)

Per calcolare l'elasticit della domanda al prezzo per prima cosa bisogna misurare la variazione percentuale della quantit domandata e la corrispondente variazione percentuale del prezzo, nei diversi punti della curva di domanda. (p.104 formule) Variazione % della quantit domandata

e Variazione % del prezzo

Per calcolare l'elasticit della domanda al prezzo, troviamo il rapporto il rapporto tra la variazione percentuale della della quantit domandata e la variazione percentuale del prezzo: Elasticit della domanda al prezzo

La legge della domanda dice che la curva di domanda ha pendenza negativa, quindi l'elasticit della domanda al prezzo deve essere un numero negativo. (0,2 come -0,2) Quando l'elasticit della domanda al prezzo elevata si dice che la domanda molto ELASTICA. Se la diminuzione della quantit domandata a fronte di un aumento del prezzo relativamente contenuta parleremo di domanda ANELASTICA. L'elasticit della domanda al prezzo mette a confronto la variazione della quantit domandata con la variazione percentuale del prezzo. Esiste un problema tecnico che emerge nel calcolo delle variazioni percentuali variabili. Non sempre i beni hanno lo stesso prezzo nei diversi stati (es. benzina Europa-USA). Per evitare che aumenti e diminuzioni del prezzo diano luogo a diverse variazioni percentuali si pu ricorrere al METODO DEL PUNTO MEDIO=una tecnica di calcolo delle variazioni percentuali, secondo la quale si calcolano le variazioni di una quantit in rapporto alla media (o punto medio) del suo valore iniziale e finale. Con il metodo del punto medio si sostituisce l'usuale definizione di variazione percentuale di una variabile, X,

con una leggermente diversa. (p.105) Variazione % di X

dove il valore medio di X definito come: Valore medio di X

Per capire come funziona:

Per calcolare la variazione percentuale della quantit domandata nel passaggio della situazione A alla situazione B, confrontiamo la variazione della quantit domandata con la media della quantit domandata nelle due situazioni: Variazione % della quantit domandata

Allo stesso modo calcoliamo: Variazione % del prezzo

Elasticit della domanda al prezzo risulta essere

Formula pi generale per l'elasticit della domanda al prezzo:

Elasticit della domanda al prezzo

La reattivit della quantit domandata al prezzo pu spaziare da una DOMANDA PERFETTAMENTE ANELASTICA= caso in cui qualsiasi variazione di prezzo non ha alcun effetto sulla quantit domandata; quando la domanda perfettamente anelastica, la curva di domanda una semiretta verticale. (es. p 107 lacci di scarpe) a una DOMANDA PERFETTAMENTE ELASTICA=caso in cui qualsiasi aumento di prezzo fa diminuire la quantit domandata a zero, esiste quindi un unico prezzo al quale i consumatori sono disposti a comprare qualunque quantit del bene; quando la domanda perfettamente elastica, la curva di domanda una semiretta orizzontale. Grafici 5.2 a/b pag 104

Quando l'elasticit della domanda al prezzo > di 1, si dice che la domanda elastica. Quando l'elasticit della domanda al prezzo < di 1, si dice che la domanda anelastica. Quando l'elasticit della domanda al prezzo = a 1, si dice domanda a elasticit unitaria. Grafici 5.3 a/b/c pag 105

L'elasticit della domanda influenzata da tre fattori: 1) La disponibilit di beni sostituti = l'elasticit della domanda al prezzo tende a essere elevata se ci sono altri beni che i consumatori sono disposti a consumare al posto di quelli il cui prezzo aumentato. Se non ci sono sostituti, l'elasticit della domanda tende a essere bassa. 2) Il fatto che il bene sia diprima necessit o di lusso = l'elasticit della domanda al prezzo tende a essere bassa se il bene necessario (es. farmaco); tende invece a essere elevata se il bene un lusso del quale si pu tranquillamente fare a meno. 3) Il tempo trascorso della variazione del prezzo = in genere l'elasticit della domanda al prezzo tanto maggiore quanto pi tempo i consumatori hanno a disposizione per adeguarsi alla variazione del prezzo. Pi tempo passa pi pi l'elasticit tende a essere elevata. La distinzione tra domanda elastica (>1), anelastica (<1) e a elasticit unitaria (=1) importante perch aiuta a prevedere l'effetto di una variazione del rezzo sul RICAVO TOTALE= il valore totale derivante dalla vendita di un bene o servizio; il prezzo del bene moltiplicato per la quantit venduta.(Ricavo totale= prezzo x quantit venduta). Il ricavo totale pu essere descritto graficamente. (es.p 110)

Quando un venditore aumenta il prezzo di un bene, si verificano due effetti contrapposti: Un effetto di prezzo= in conseguenza di un aumento di prezzo, ogni unit venduta a un prezzo maggiore, e questo tende a far aumentare il ricavo. Un effetto di quantit= in conseguenza di un aumento di prezzo, la quantit venduta diminuisce, e questo tende a far diminuire il ricavo.

Se prevale l'effetto di prezzo, il ricavo totale aumenta; se prevale l'effetto di quantit, il ricavo totale diminuisce; e se i due effetti hanno lo stesso peso, il ricavo totale rimane invariato. L'elasticit della domanda al prezzo ci dice cosa accade al ricavo totale quando varia il prezzo: Se la domanda di un bene elastica, un aumento del prezzo porta a una riduzione del ricavo totale. L'effetto di quantit prevale sull'effetto di prezzo. Se la domanda di un bene anelastica, un aumento del prezzo provoca un aumento del ricavo totale. L'effetto di prezzo prevale sull'effetto quantit. Se la domanda di un bene ha elasticit unitaria, un aumento del prezzo lascia invariato il ricavo totale.

L'effetto i prezzo e l'effetto di quantit si compensano perfettamente. L'elasticit di una domanda al prezzo ci permette di prevedere anche le conseguenze di una diminuzione del prezzo sul ricavo totale. Se la domanda elastica, l'effetto di quantit prevale sull'effetto di prezzo, e una diminuzione del prezzo fa aumentare il ricavo totale. Se la domanda anelastica, l'effetto di prezzo prevale sull'effetto di quantit, e una riduzione del prezzo provoca una contrazione del ricavo totale. Se la domanda ha elasticit unitaria, i due effetti si compensano perfettamente, e una riduzione de prezzo non ha alcun effetto sul ricavo totale. L'ELASTICITA' INCROCIATA DELLA DOMANDA AL PREZZO = misura l'effetto della variazione del prezzo di un bene sulla quantit domandata di un altro bene: si calcola come rapporto tra la variazione percentuale della quantit domandata di un bene e la variazione percentuale del prezzo di un latro bene. Elasticit incrociata della domanda al prezzo tra i beni A e B

Se i due beni sono sostituti (t e caff) l'elasticit incrociata della domanda al prezzo positiva; un aumento del caff provoca un aumento della quantit domandata di t per ogni dato livello del prezzo del caff, cio uno spostamento verso destra della curva di domanda del t. Se i due beni sono buoni sostituti, l'elasticit incrociata positiva ed elevata; se non lo sono, l'elasticit incrociata positiva e bassa. Se i due beni sono complementari (caff e zucchero) l'elasticit incrociata della domanda al prezzo negativa: un aumento del prezzo del caff provoca una diminuzione della quantit domandata di zucchero per ogni dato livello del prezzo dello zucchero, ovvero uno spostamento verso sinistra della curva di domanda di zucchero. L'ELASTICITA' DELLA DOMANDA AL REDDITO= un indicatore della reattivit alla domanda a variazione del reddito e si calcola come rapporto tra la variazione percentuale della quantit domandata e la variazione percentuale del reddito del consumatore. Elasticit delle domanda al reddito L'elasticit della domanda al reddito pu essere positiva o negativa. Un bene pu essere normale , se la quantit domandata per ogni dato livello di prezzo aumenta all'aumentare del reddito, o inferiore, se all'aumentare del reddito la quantit domandata diminuisce. Se l'elasticit della domanda al reddito positiva, il bene normale e la quantit domandata per ogni livello di prezzo aumenta all'aumentare del reddito. Se l'elasticit della domanda al reddito negativa, il bene inferiore e la quantit domandata per ogni livello di prezzo diminuisce all'aumentare del reddito.

La domanda di un bene ELASTICA AL REDDITO= se il valore dell'elasticit della domanda al reddito maggiore di 1: quando il reddito aumenta, la domanda del bene aumenta pi che proporzionalmente rispetto al reddito (beni di lusso). La domanda di un bene ANELASTICA AL REDDITO= se il valore dell'elasticit della domanda al reddito minore di 1: in questo caso, quando il reddito aumenta, la domanda del bene aumenta men che proporzionalmente rispetto al reddito. (beni necessari). L'ELASTICITA' DELL'OFFERTA AL PREZZO= misura la reattivit della quantit offerta di un bene a

variazione del suo prezzo, ed pari al rapporto tra la variazione percentuale della quantit offerta e la variazione percentuale del prezzo, calcolata in un punto o un intervallo della curva offerta. Elasticit dell'offerta al prezzo:

In questo caso prendiamo in considerazione i movimenti lungo la curva di domanda. Se, al variare del prezzo, la quantit offerta rimane costante, siamo in presenza di un' OFFERTA PERFETTAMENTE ANELASTICA= il caso in cui l'elasticit dell'offerta al prezzo zero, per cui qualsiasi variazione del prezzo non ha alcun effetto sulla quantit offerta; se l'offerta perfettamente anelastica, la curva di offerta una semiretta verticale. Figura 5.5a p 117

Se invece la quantit offerta nulla al di sotto di sotto di un certo prezzo e infinita per prezzi superiori, allora l' OFFERTA PERFETTAMENTE ELASTICA= il caso in cui una minima diminuzione di prezzo fa aumentare incommensurabilmente la quantit offerta, per cui il valore dell'elasticit dell'offerta al prezzo infinito; se l'offerta perfettamente elastica, la curva di offerta una semiretta orizzontale. Figura 5.5b

L'elasticit dell'offerta al prezzo dipende da due fattori: 1) La disponibilit di fattori di produzione= l'elasticit dell'offerta al prezzo tende a essere tanto pi elevata quanto pi i fattori di produzione sono disponibili in abbondanza, e a essere tanto pi bassa quanto pi i fattori sono scarsi. 2) Il tempo= l'elasticit dell'offerta al prezzo tende ad aumentare via via che i produttori hanno il tempo di reagire a variazione del prezzo. Questo significa che l'elasticit dell'offerta al prezzo di lungo periodo generalmente maggiore a quella di breve periodo. L'incidenza di un'accisa dipende dall'elasticit al prezzo di offerta e domanda. Se l'elasticit della domanda al prezzo pi elevata di quella dell'offerta, l'accisa grava soprattutto sui produttori; se invece l'elasticit dell'offerta al prezzo maggiore di quella della domanda, l'accisa incide principalmente sui consumatoti. Figura 5.6 p 120

Figura 5.7 p 121

CAP 6- IL SURPLUS DEL CONSUMATORE E DEL PRODUTTORE


La DISPONIBILITA' A PAGARE= il prezzo massimo al quale un consumatore disposto ad acquistare un bene. Quando il prezzo minore o uguale alla disponibilit a pagare, il consumatore acquista il bene. La differenza tra il prezzo e la disponibilit a pagare il guadagno netto per il consumatore ed chiamato= SURPLUS INDIVIDUALE DEL CONSUMATORE. La somma dei surplus individuali del consumatore di tutti i compratori di un bene il SURPLUS TOTALE DEL CONSUMATORE, che si realizza nel mercato. Un aumento del prezzo riduce il surplus del consumatore, una diminuzione ne provoca un aumento. Si ricorre genericamente al termine SURPLUS DEL CONSUMATORE= per riferirsi sia al surplus individuale del consumatore sia al surplus totale. (es. libri usati) Il surplus totale del consumatore derivante dall'acquisto di un bene a un dato prezzo pari all'area compresa tra la curva di domanda e la semiretta orizzontale corrispondente a quel livello di prezzo. figura 6.2 p. 129

E' importante sapere come e in che misura il surplus del consumatore varia al variare del prezzo. Figura 6.4 p 131

Il costo del potenziale venditore, cio il prezzo minimo a cui disposto a offrire un'unit del bene, determina la curva di offerta. Se il prezzo di un bene superiore al costo del produttore, una vendita genera guadagno netto per il produttore, detto SURPLUS INDIVIDUALE DEL PRODUTTORE. Figura 6.7 p 134

Il SURPLUS TOTALE DEL PRODUTTORE= cio la somma del surplus individuale di tutti i produttori, pari all'area compresa tra la curva di offerta e la semiretta orizzontale corrispondente al livello del prezzo. Un aumento del prezzo di un bene fa aumentare il surplus del produttore, una riduzione lo fa diminuire. Il termine SURPLUS DEL PRODUTTORE= viene spesso usato per riferirsi al surplus del produttore sia individuale sia totale. Il SURPLUS TOTALE= il beneficio totale per la societ derivante dalla produzione del consumo di un bene, la somma del surplus del consumatore e di quello del produttore. Solitamente i mercati sono efficienti e realizzano il pi elevato surplus totale possibile. Qualsiasi riorganizzazione dei consumatori e delle vendite, o variazione della quantit acquistata e venduta, riduce il surplus totale. I provvedimenti di politica economica possono essere valutati sulla base dell'effetto che producono sul surplus totale. Per esempio, un'accisa genera un gettito fiscale ma riduce il surplus totale. La perdita totale di surplus maggiore del gettito, e si ha quindi un costo aggiuntivo, o perdita secca, per la societ. Il valore di questa perdita secca rappresentato dall'area di un triangolo, corrispondente al surplus che deriverebbe dalle transizioni impedite dalla tassa- o dell'offerta, o entrambe- tanto maggiore la perdita secca generata da una tassa.

CAP 7- DIETRO LA CURVA DI OFFERTA: FATTORI DI PRODUZIONE E COSTI


Un' impresa un'organizzazione che produce e vende beni o servizi, trasformando i fattori in produzione

(input) in prodotto (output). La quantit di prodotto generata da un'impresa dipende dalla quantit di fattori impiegati; la relazione che lega lega le due quantit detta FUNZIONE DI PRODUZIONE, che determina le sue curve di costo. Il rapporto tra la quantit di fattori che l'impresa utilizza e la quantit di prodotto che genera Prendiamo in considerazione una fattoria che produce un solo prodotto, frumento, impiegando due fattori, terra e lavoro. In questo caso la terra un FATTORE DI PRODUZIONE FISSO= un fattore di produzione la cui quantit determinata e non pu essere modificata. I lavoratori sono un FATTORE DI PRODUZIONE VARIABILE= un fattore di produzione la cui quantit pu essere variata dall'impresa. Il fatto che un fattore sia fisso o variabile dipende dall'orizzonte temporale. Nel LUNGO PERIODO= troviamo fattori di produzione variabili. Nel BREVE PERIODO = troviamo almeno un fattore di produzione fisso. La CURVA DEL PRODOTTO TOTALE= descrive il modo in cui la quantit di prodotto dipende dalla quantit del fattore di produzione variabile,per una data quantit del fattore di produzione fisso. Figura 7.1 p 152

Il PRODOTTO MARGINALE= la quantit aggiuntiva di prodotto che si ottiene utilizzando una unit addizionale di un fattore di produzione. Per calcolare il prodotto marginale del lavoro: variazione della quantit prodotta = variazione della quantit di lavoro Esistono rendimenti decrescenti di un fattore di produzione. In generale, si parla di RENDIMENTI DECRESCENTI DI UN FATTORE DI PRODUZIONE= se, aumentando la quantit di un fattore di produzione e tenendo invariati tutti gli altri, il suo prodotto marginale diminuisce. Tutti i costi possono essere suddivisi in due parti: il costo esplicito e il costo implicito. Un COSTO ESPLICITO= comporta un esborso monetario. (Es l'affitto della terra x 400 ) Un COSTO IMPLICITO= non richiede alcun esborso di denaro, ma commisurato al valore monetario dei benefici a cui si deve rinunciare ( rinuncio ad affittare la terra x 400 xk ne sono proprietari) Il COSTO TOTALE (CT), rappresentato dalla curva di costo totale, pari alla somma dei COSTI FISSI (CF)=un costo che non dipende dalla quantit prodotta; corrisponde al costo del fattore di produzione fisso; e dei COSTI VARIABILI (CV)= un costo che dipende dalla quantit prodotta; corrisponde al costo del fattore di produzione = variazione della produzione generata da una unit addizionale di lavoro

variabile. Costo totale= costo fisso + costo variabile ovvero: CT= CF + CV La CURVA DI COSTO TOTALE= esprime la relazione tra il costo totale e la quantit prodotta. Ha pendenza positiva per via del costo variabile, quanto pi aumenta la produzione, tanto maggiore il costo. La pendenza della curva di costo totale aumenta all'aumentare della quantit prodotta. Figura 7.4 p 155

Il COSTO MARGINALE= il costo aggiuntivo in cui si incorre per svolgere una unit aggiuntiva di un'attivit, normalmente aumenta all'aumentare della produzione. Il COSTO MARGINALE CRESCENTE= si ha quando ogni unit aggiuntiva di un'attivit ha un costo superiore alla precedente. Questo costo marginale crescente genera una CURVA DI COSTO MARGINALE= una curva che descrive graficamente la relazione tra il costo di svolgere una unit aggiuntiva e la quantit della stessa attivit gi svolta. Figura 7.6 p 159

Il COSTO MEDIO TOTALE (noto anche come costo medio), ovvero il costo totale diviso per la quantit prodotta, il costo di produrre una unit di prodotto; il costo marginale, invece, il costo di produrne una unit addizionale. L'equazione da cui si ricava : costo totale CMT = quantit prodotta = Q CT

Il costo medio totale importante perch dice al produttore quanto costa in media produrre una unit di prodotto; il costo marginale, invece, il costo di produrre una unit aggiuntiva di prodotto. Gli economisti ritengono che le CURVE DO COSTO MEDIO TOTALE abbiano generalmente forma convessa perch il costo medio totale costituito da due componenti: il costo medio fisso= il costo fisso per unit di prodotto, che una funzione decrescente del livello di produzione, e il costo medio variabile=il costo variabile per unit di prodotto, che invece funzione crescente del livello di produzione. Figura 7.8

Un aumento della produzione ha due effetti contrapposti sul costo medio totale: Effetto di ripartizione quanto maggiore la quantit prodotta, tanto maggiore la produzione su cui si ripartisce il costo fisso, e tanto minore il costo medio fisso. Effetto dei rendimenti decrescenti quanto maggiore la quantit prodotta, tanto maggiore il fattore di produzione variabile necessario a produrre unit addizionali, e tanto maggiore il costo medio variabile. Quando il costo medio totale convesso, il punto di minimo della curva ci d il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo medio totale al suo livello pi basso: il PUNTO DI PRODOTTO CON COSTO MINIMO= la quantit prodotta in corrispondenza della quale il costo medio totale raggiunge il livello pi basso, nel punto di minimo della curva di costo medio totale convessa. Alcuni principi riguardanti la relazione tra la curva di costo medio totale e di costo marginale dell'impresa: 1) In corrispondenza del prodotto con costo minimo, il costo medio totale uguale al costo marginale. 2) Per quantit inferiori al prodotto con costo minimo, il costo marginale minore del costo medio totale e il costo medio totale decrescente. 3) Per quantit superiore al prodotto con costo minimo, il costo marginale maggiore del costo medio totale e il costo medio totale crescente. Figura 7.9 p 162

In termini generali, se il costo marginale inferiore al costo medio totale, la quantit prodotta si trova necessariamente nella porzione decrescente della curva.(A1-A2) Analogamente, se il costo marginale maggiore del costo medio totale,produrre una unit di prodotto in pi fa aumentare il costo medio totale. (B1-B2) Se il costo marginale uguale al costo medio, la quantit prodotta corrisponde necessariamente al prodotto con costo minimo, e si trova quindi nel punto di minimo della curva, perch l'unico in cui il costo medio totale non cresce n decresce. (M). Gli economisti ritengono che, a bassi livelli di produzione, le curve di costo marginale abbiano pendenza negativa, e assumano pendenza positiva solo a livelli di produzione relativamente elevati. Questo iniziale andamento decrescente giustificato dal fatto che, se impiega un numero molto ridotto di lavoratori, l'impresa non pu godere appieno dei benefici della specializzazione. La specializzazione pu generare, inizialmente, rendimenti crescenti, e quindi una curva di costo marginale con pendenza negativa. I rendimenti decrescenti subentrano nel momento in cui il numero dei lavoratori tale da esaurire le mansioni specializzate. Figura 7.10 p 163

Nel lungo periodo, un produttore pu modificare il fattore di produzione fisso e dunque il livello del costo fisso. Accettando un costo fisso pi elevato, un'impresa pu ridurre il costo variabile per ogni livello di produzione, e viceversa. La curva di costo medio totale di lungo periodo mostra la relazione tra il livello di produzione e il costo medio totale per ogni livello di produzione. Quando la produzione aumenta, l'impresa si muove lungo la sua curva di costo medio totale di beve periodo, e ritorna a un punto sulle curve di costo medio totale di lungo e breve periodo solo quando aggiusta il costo fisso per adeguarlo al nuovo livello di produzione. Figura 7.11 p 165

Se all'aumentare della produzione il costo medio totale di lungo periodo diminuisce, esistono ECONOMIE DI SCALA=si hanno quando il costo medio totale di lungo periodo diminuisce all'aumentare della produzione; se aumenta, esistono DISECONOMIE DI SCALA= si hanno quando il costo medio totale di lungo periodo aumenta all'aumentare della produzione;e se rimane costante, esistono RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI=si hanno quando il costo medio totale a lungo periodo rimane costante all'aumentare della produzione. Gli effetti di scala dipendono dalla tecnologia di produzione. CAP-8 LA CONCORRENZA PERFETTA E LA CURVA DI OFFERTA In un MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE tutti i produttori e tutti i consumatori sono PRICETAKER: nessuno pu influenzare il prezzo di mercato con le proprie decisioni. I consumatori normalmente sono price-taker, i produttori spesso non lo sono. In un settore perfettamente concorrenziale tutti i produttori sono price-taker. Le condizioni necessarie perch un settore sia perfettamente concorrenziale sono due: - una molteplicit di produttori, nessuno dei quali ha una grande quota di mercato la percentuale della produzione del settore che fa capo a un produttore. - il settore produce un bene standardizzato (indifferenziato) il prodotto di produttori differenti che agli occhi dei consumatori appare come un unico bene. Vi una terza condizione che deve essere soddisfatta: - libert di entrata e uscita nel e dal settore descrive un settore in cui nuove imprese possono entrare facilmente e imprese gi esistenti possono uscire senza sostenere costi aggiuntivi. Una decisione quantitativa una decisione al margine. Questo il PRINCIPIO DELL'ANALISI MARGINALISTA: il livello ottimo di un'attivit quello per cui il beneficio marginale uguale al costo marginale. Un esempio del principio dell'analisi marginalista la regola del prodotto ottimo: produrre la quantit tale per cui il ricavo marginale (la variazione del ricavo totale generata da un'unit aggiuntiva di prodotto), uguale al costo marginale. La formula generale del ricavo marginale : variazione del ricavo totale R' = variazione della quantit prodotta = variazione del ricavo totale generata da una unit addizionale di prodotto

Per un'impresa price-taker, il ricavo marginale uguale al prezzo, e la curva di ricavo marginale una retta orizzontale con intercetta verticale uguale al prezzo. Grafico 8.1 p 179

Questa impresa determina il proprio livello di produzione in base alla regola del prodotto ottimo di un'impresa price-taker :produrre la quantit per la quale il prezzo uguale al costo marginale. Un'impresa che produce la quantit ottima pu ricorrere in perdite. Esistono due tipi di profitti: il profitto contabile e il profitto economico. Per fare questa differenza bisogna x ricordare la cosa sono i costi espliciti (comportano un esborso di denaro, es salario lavoratoti), e i costi impliciti (il valore monetario dei benefici a cui si rinuncia, es far lavorare qualcun altro, anzich gestire il podere da s). Es : lo scorso hanno Marco e Rosa hanno ricavato 150 000 euro, a fronte di 80 000 di spese. La loro attivit redditizia? Altri 5 000 euro vengono decurtati per l'ammortamento annuale degli edifici. Restano 65 000 euro che costituiscono il PROFITTO CONTABILE= dato dalla differenza tra il ricavo totale di un'impresa e i costi espliciti pi l'ammortamento. Ma se marco e Rosa dovessero scegliere se continuare la loro attivit o intraprenderne una nuova, dovranno calcolare il loro PROFITTO ECONOMICO= dato dalla differenza tra il ricavo totale di un'impresa e il costo-opportunit delle risorse che utilizza; di solito inferiore al profitto contabile, pu includere costi impliciti oltre a quelli espliciti. Due sono le ragioni per cui le imprese possono incorrere in costi impliciti. In primo luogo, il CAPITALE di un impresa= il valore dei cespiti patrimoniali di un'impresa: attrezzature, immobili, utensili, scorte e attivit finanziarie, potrebbe essere impiegato in altro modo. Se l'impresa proprietaria del suo capitale, non sostiene alcun costo esplicito per il suo utilizzo, ma potrebbe sostenere un costo implicito perch non impiega il capitale in altri tipi di attivit. In secondo luogo,il titolare di un'impresa destina alla propria attivit tempo ed energie che potrebbero essere impiegate altrimenti. Il costo-opportunit del capitale utilizzato da un'impresa detto COSTO IMPLICITO DEL CAPITALE= il costoopportunit del capitale utilizzato dall'impresa, cio il reddito che i proprietari potrebbero realizzare destinando il capitale al miglior uso alternativo. Il profitto uguale al ricavo totale meno il costo totale, RT CT. Questo significa che: se RT > CT, l'impresa realizza un profitto positivo; se RT = CT, l'impresa realizza un profitto nullo; se RT < CT, l'impresa subisce una perdita. Possiamo esprimere questa idea anche in termini di ricavo e costo medio. Profitto = Q Q RT Q CT

Quindi un' impresa redditizia se il prezzo di mercato del suo prodotto maggiore del costo medio totale della quantit che produce. Questo significa che: se P > CMT, l'impresa realizza un profitto positivo; se P = CMT, l'impresa realizza un profitto nullo; se P < CMT,, l'impresa subisce una perdita. Figura 8.2 p 181

figura 8.3 a-b

Il costo medio totale minimo di un'impresa price-taker detto PREZZO DI PAREGGIO= il prezzo di mercato al quale un'impresa price-taker realizza un profitto nullo. L'impresa realizza un profitto positivo se il prezzo di mercato maggiore del prezzo di pareggio, e negativo in caso contrario. (punto C nelle figure 8.2 8.3) Quindi la regola per determinare se un'impresa redditizia si basa sul confronto tra il prezzo di mercato del bene e il prezzo di pareggio del produttore, ovvero il suo costo medio totale minimo: se il prezzo di mercato maggiore del costo medio totale minimo, l'impresa redditizia; se il prezzo di mercato uguale al costo medio totale minimo, l'impresa in pareggio; se il prezzo di mercato minore del costo medio totale minimo, l'impresa in perdita. CAP 9- I MERCATI DEI FATTORI E LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO Esistono mercati di beni e servizi, ed esistono anche mercati dei FATTORI DI PRODUZIONE= qualsiasi risorsa usata dalle imprese per produrre i beni e i servizi che sono poi consumati dalle famiglie. I fattori di produzione sono acquistati e venduti nei MERCATI DEI FATTORI, e i prezzi in questi mercati sono detti PREZZI DEI FATTORI. Gli economisti dividono i fattori di produzione in quattro categorie principali: 1) la terra risorsa naturale 2) il lavoro attivit dell'uomo 3) capitale fisico le risorse produttive come edifici e macchinari, spesso detto semplicemente capitale 4) capitale umano l'insieme delle competenze della forza lavoro, create dall'istruzione e dalla conoscenza, che migliora la qualit del lavoro.

Il CAPITALE= tutte le attivit patrimoniali usate dall'impresa a fini produttivi. Esistono due tipi di capitale: il capitale fisico= consiste di risorse produttive come edifici e macchinari. Il capitale umano= l'insieme delle competenze della forza lavoro, create dall'istruzione e dalla conoscenza I mercati e i prezzi dei fattori svolgono una funzione fondamentale in uno dei pi importanti processi che costituiscono il sistema economico: l'allocazione delle risorse tra i produttori. Ci sono due caratteristiche che rendono i mercati dei fattori speciali: La domanda in un mercato dei fattori una domanda derivata: discende dalle decisioni di produzione dell'impresa. I mercati dei fattori sono la principale fonte di reddito per la maggior parte degli attori economici. La maggior parte delle famiglie italiane trae il proprio reddito principalmente da un salario, cio vendendo il proprio lavoro. Alcune persone traggono il proprio reddito dal capitale fisico,altre dalla rendita della terra di cui sono proprietari. I prezzi dei fattori determinano la DISTRIBUZIONE DEL REDDITO TRA I FATTORI= cio il modo in cui il reddito del sistema economico ripartito tra lavoro, terra e capitale. Tutte le decisioni economiche comportano il confronto di costi e benefici marginali. Gran parte dei mercati dei fattori, in tutti i paesi economicamente sviluppati, sono perfettamente concorrenziali. Il costo marginale il costo salariale del lavoratore. La produzione dipende dal numero di lavoratori impiegati. L'aumento della produzione deriva dall'impiego di un lavoratore in pi. Figura 9.2 p. 202

Il profitto di un'impresa price-taker massimo quando produce la quantit di prodotto per cui il costo marginale dell'ultima unit prodotta uguale al prezzo di mercato. Esiste un altro modo per determinare il numero di lavoratori che massimizza il profitto di un produttore. Valore del prodotto marginale del lavoro = VP'L = P x P' L Il VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE= il valore del prodotto addizionale generato dall'impiego di una unit aggiuntiva di un fattore. La decisione di assumere lavoratori una decisione al margine, nella quale il beneficio marginale deve essere messo a confronto con il costo marginale. Il BENEFICIO MARGINALE= di un'attivit il maggior beneficio che si trae dall'intraprendere una unit aggiuntiva di quell'attivit. Il costo marginale di un'attivit il maggior costo che si deve sostenere per intraprendere una unit aggiuntiva di tale attivit. La scelta ottimale si ha quando il beneficio marginale uguale al costo marginale. VP'L = W

Tabella 9.2 p. 203

Il valore del prodotto marginale di qualsiasi fattore dato dal suo prodotto marginale moltiplicato per il prezzo del bene che contribuisce a produrre. Regola generale: Un produttore price-taker massimizza il profitto se impiega ogni fattore di produzione fino al punto in cui il valore del prodotto marginale dell'ultima unit di fattore impiegata uguale al prezzo del fattore stesso. La curva di domanda di mercato del lavoro la somma orizzontale delle curve di domanda individuali dei produttori di quel mercato. Questa curva detta CURVA DEL VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE= una rappresentazione grafica che mostra la relazione tra il valore del prodotto marginale di un fattore e la quantit che ne viene impiegata nel processo produttivo. Figura 9.3 p 204

I fattori che ne provocano lo spostamento sono tre: Le variazioni dei prezzi dei beni se il prezzo del bene prodotto varia, varia anche il valore del prodotto marginale di quel fattore. Le variazioni dell'offerta di altri fattori (es. altra terra da coltivare) Il progresso tecnologico pu avere due effetti sulla domanda di un dato fattore di produzione, pu aumentarla o diminuirla.

Figura 9.4 (a) aumento del prezzo (b) riduzione del prezzo

I produttori che competono in un mercato dei fattori perfettamente concorrenziale massimizzano il profitto assumendo lavoratori fino al punto in cui il valore del prodotto marginale del lavoro uguale al prezzo del lavoro stesso, cio VP'L = W Il produttore che vorr massimizzare il profitto impiegher ettari addizionali di terra fino al punto in cui il costo,esplicito o implicito, dell'ultimo ettaro impiegato uguale al valore del suo prodotto marginale. In generale la terra e il capitale sono impiegati in una quantit tale per cui il SAGGIO DI LOCAZIONE= il costo, impilicto o esplicito, di usare una unit di terra o capitale per una unit di tempo- uguale al valore del prodotto marginale dell'ultima unit. Figura 9.6

Ogni impresa assume lavoratori fino al punto in cui il valore del prodotto marginale del lavoro uguale al salario di equilibrio. Questo significa che, in equilibrio, il valore del prodotto marginale del lavoro il medesimo per titti i datori di lavoro. Quindi il salario di equilibrio uguale al VALORE DI EQUILIBRIO DEL PRODOTTO MARGINALE del lavoro= il valore addizionale prodotto dall'ultima unit di un fattore impiegato nel relativo mercato nel suo complesso. La teoria secondo la quale a ogni fattore corrisposto il valore del prodotto generato dall'ultima unit impiegata nel mercato del fattore nel suo complesso nota come TEORIA DELLA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN BASE ALLA PRODUTTIVITA' MARGINALE. Secondo la teoria della distribuzione del reddito in base alla produttivit marginale, la divisione del reddito tra i

fattori di produzione di un sistema economico non arbitraria: determinata dalla produttivit marginale di equilibrio di ciascun fattore. Il salario guadagnato da tutti i lavoratori dell'economia uguale all'aumento del valore del prodotto generato dall'ultimo lavoratore impiegato nel mercato del lavoro dell'intera economia. CAP 10- EFFICIENZA, INEFFICIENZA ED EQUITA' Un sistema economico consiste di una molteplicit di mercati legati tra di loro: dal lato del consumo, la domanda di ciascun bene influenzata dai prezzi di altri beni; dal lato della produzione, i produttori di beni diversi competono per gli stessi fattori di produzione. Una ECONOMIA DI MERCATO CONCORRENZIALE= un sistema economico in cui tutti i mercati sono perfettamente concorrenziali, con i prezzi di equilibrio determinati dalla domanda e dall'offerta. Quando tutti i mercati hanno raggiunto l'equilibrio ( cio quando, ai prezzi di mercato, la quantit domandata di ogni bene e fattore uguale alla rispettiva quantit offerta) diciamo che il sistema economico in EQUILIBRIO GENERALE. Una economia di mercato concorrenziale solitamente efficiente, eccezion fatta per alcuni casi ben definiti. Un sistema economico per essere efficiente richiede: l' EFFICIENZA NEL CONSUMO= si dice di un sistema economico se non c' modo di ridistribuire i beni tra i consumatori in modo da migliorare il benessere di alcuni senza peggiorare quello di altri. L' EFFCIENZA NELLA PRODUZIONE= si dice di un sistema economico se non possibile produrre una maggior quantit di alcuni beni senza produrre una minor quantit di altri beni- che discende da un' ALLOCAZIONE AFFICIENTE DELLE RISORSE: non deve esserci alcun modo di riallocare le risorse tra i produttori in modo da produrre una maggior quantit di beni o servizi senza produrre una minor quantit di altri. L' EFFICIENZA NEI LIVELLI DI PRODUZIONE: non deve esistere un'altra combinazione di prodotto che migliori il benessere di alcune persone senza peggiorare quello di altre. Cos come un mercato concorrenziale massimizza il surplus totale, l'equilibrio generale di un'economia di mercato concorrenziale efficiente -nella produzione, nel consumo, nei livelli di produzione- quando i prezzi trasmettono i corretti SEGNALI ECONOMICI= un'informazione di qualsiasi tipo che aiuta le persone a prendere decisioni economiche migliori. Nei casi di fallimento del mercato, tuttavia, i prezzi non spingono le persone a effettuare tutte le transizioni reciprocamente vantaggiose; di conseguenza, nei casi di fallimento del mercato, il sistema economico nel suo complesso inefficiente. Figura 10.3 p 227

Non c' modo di migliorare il benessere di alcuni senza peggiorare quello di altri. L'efficienza riguarda la maniera di raggiungere un obiettivo. Non basta che un sistema economico sia efficiente. E' necessario che porti a un risultato bilanciato dal punto di vista della distribuzione del benessere tra gli individui. La giustizia economica noma come equit. Non esiste una definizione comunemente accettata di giustizia economica. Di conseguenza, l'ambiguit che pu presentarsi nella valutazione delle politiche economiche pu essere illustrata con la FRONTIERA DELLE UTILITA' POSSIBILI= una rappresentazione grafica che mostra quale potrebbe essere il benessere di uno di due gruppi o

individui, date risorse del sistema economico e l'utilit totale dell'altro gruppo o individuo. Quando i mercati non realizzano l'efficienza, l'intervento pubblico pu migliorare il benessere sociale, i mercati possono non essere efficienti per diversi motivi. In alcuni casi si verifica un FALLIMENTO DI MERCATO=quando un mercato non riesce a raggiungere la condizione di efficienza. Ne sono esempi: le esternalit i beni pubblici I costi ambientali dell'inquinamento sono l'esempio pi importante e conosciuto di COSTO ESTERNO= un costo che un individuo o un' impresa impone a terzi, a fronte del quale non previsto alcun risarcimento. Esistono anche importanti esempi di BENEFICIO ESTERNO= che gli individui o le imprese conferiscono ad altri senza ricevere un compenso. Costi e benefici esterni sono noti come ESTERNALITA'. I primi sono detti ESTERNALITA' NEGATIVE=costi interni, i secondi ESTERNALITA' POSITIVE= benefici esterni. Per tenere conto del vero costo sociale della produzione di una unit addizionale di un bene, necessario definire il COSTO MARGINALE SOCIALE DI UN BENE O UN'ATTIVITA'= la somma del costo marginale di produzione e del costo marginale esterno generato da una unit addizionale di quel bene o attivit. Se vi sono costi esterni derivanti dalla produzione, il costo marginale sociale di un bene o un'attivit maggiore del costo per i produttori; la differenza tra le due misure di costo data dal costo marginale esterno. In assenza di intervento pubblico il mercato produce quel bene o attivit in quantit eccessiva. L'IMPOSTA PIGOUVIANA=imposte configurate in modo da ridurre i costi esterni. Quando un esito inefficiente, vi potenzialmente u accordo che migliora il benessere individuale. Secondo il TEOREME DI COASE= anche in presenza di esternalit un sistema economico pu sempre realizzare un'allocazione efficiente, purch i costi necessari per portare a termine l'accordo, detti COSTI DI TRANSIZIONE, siano sufficientemente bassi. L'implicazione dell'analisi di Coase che le esternalit non sono necessariamente causa di inefficienza, perch gli individui hanno un incentivo a concludere accordi reciprocamente vantaggiosi, che li portano a tenere conto delle esternalit nel prendere le proprie decisioni. Quando questo si verifica, gli economisti dicono che gli individui INTERNALIZZANO LE ESTERNALITA'= prendere in considerazione i costi sterni e i benefici esterni. Se le esternalit sono completamente internalizzate, l'esito efficiente anche senza l'intervento pubblico. In molte situazioni in cui sono presenti esternalit, tuttavia, i costi di transizione possono impedire agli individui di concludere accordi efficienti. Alcuni esempi di costi di transizione: I costi della comunicazione tra le parti interessate, che potrebbero essere molto elevati quando coinvolto un numero molto elevato di individui. I costi di stipulare un accordo giuridicamente rilevante, che potrebbero essere molto elevati se richiesta assistenza legale. I costi dei ritardi legati alla negoziazione: anche se esiste un accordo potenzialmente vantaggioso, entrambe le parti potrebbero temporeggiare nel tentativo di strappare condizioni pi vantaggiose, portando a un aumento dello sforzo e a una riduzione dell'utilit. Non tutte le esternalit sono negative. In alcuni casi rilevanti l'attivit economica crea benefici esterni. Es l'innovazione. Questo processo di rapida diffusione dell'innovazione tra individui e imprese detto SPILLOVER TECNOLOGICO= un beneficio esterno che si ha quando la conoscenza tecnologica si diffonde rapidamente tra individui e imprese. Quando un bene o un'attivit genera benefici esterni, come nel caso di spillover tecnologici, il BENEFICIO MARGINALE SOCIALE DI QUEL BENE O ATTIVITA'-la somma del beneficio marginale che i consumatori ottengono dalla fruizione di una unit addizionale del bene o attivit, e del beneficio marginale esterno che ne trae la societ- pari al beneficio marginale di cui godono i consumatori del bene pi il suo beneficio marginale sterno. In assenza di mercato pubblico il mercato produce quel bene o attivit in qunatit insufficiente. Un sussidio pigouiviano ottimo ai produttori, pari al beneficio marginale esterno, fa muovere il mercato verso la quantit socialmente ottima di produzione. Si generano cos una maggiore quantit e un prezzo pi elevato per i produttori. Il sussidio pigouviano un PROVVEDIMENTO DI POLITICA INDUSTRIALE= un provvedimento teso a sostenere quei settori che si ritiene generino esternalit positive. Spesso gli economisti mostrano un certo scetticismo nei confronti dei provvedimenti di politica industriale: in primo luogo, perch

difficile misurare i benefici esterni; in secondo luogo, perch tali provvedimenti possono incoraggiare i produttori a fare pressioni sul governo perch emani provvedimenti a loro favore. Figura 10.7 a-b p. 235

Figura 10.8 a-b p.238

La rete fognaria costruita nel 1865 a Londra un chiaro esempio di BENE PUBBLICO; un bene che apporta benefici a molti individui, che paghino o meno per la sua fruizione, e il cui beneficio per il singolo individuo indipendente dal numero di altri individui che possono goderne. Il libero mercato pu garantire livelli efficienti di produzione e consumo dei beni privati che sono: ESCLUSIVI= chi li produce pu impedire a chi non paga di consumarli RIVALI NEL CONSUMO= la stessa unit del bene non pu essere consumata da pi di una persona contemporaneamente. Un bene pubblico l'esatto opposto di un bene privato, pu essere non esclusivo o non rivale o entrambi. NON ESCLUSIVO= chi li produce non pu impedire a chi non paga di consumarli NON RIVALE NEL CONSUMO= una stessa unit del bene pu essere consumata da pi persone contemporaneamente.

Sono esempi di beni pubblici: la prevenzione delle malattie, la difesa nazionale, la ricerca scientifica. Se un bene non esclusivo, si crea il PROBLEMA DEL FREE-RIDER= gli individui non sono incentivati a pagare per la fruizione di un bene non esclusivo e piuttosto preferiscono consumare a sbafo alla spalle di chi paga. I beni pubblici la maggior parte delle volte vengono forniti dallo stato, ma vengono forniti anche attraverso contributi volontari, da individui o imprese motivati dall'interesse personale (televisione). In alcuni casi la fornitura di un bene pubblico comporta una scelta tra alternative. Le pubbliche amministrazioni devono decidere non solo se fornire un bene pubblico, ma anche in che quantit fornirlo. Il beneficio marginale sociale di un bene pubblico pari alla somma dei benefici marginali individuali dei singoli consumatori. La quantit efficiente di un bene pubblico quella per cui il beneficio marginale sociale uguale al costo marginale. Come un'esternalit positiva, il beneficio marginale sociale maggiore del beneficio marginale di qualsiasi individuo, quindi nessuno disposto a fornire privatamente la quantit efficiente del bene. Figura 10.9 a-b-c p.143

Una possibile spiegazione dell'esistenza dello Stato che permette ai cittadini di tassarsi per finanziare la fornitura di beni pubblici. I governi ricorrono all' ANALISI COSTI-BENEFICI per determinare i livello efficiente di fornitura di un bene pubblico. Tuttavia un' analisi difficile, perch gli individui hanno un incentivo a sovrastimare il valore che attribuiscono al bene in questione. (es. pulizia delle strade) CAP 5 - IL MONOPOLIO Esistono quattro diversi tipi di strutture di mercato: Concorrenza perfetta Monopolio Oligopolio Concorrenza monopolistica Questi mercato sono classificabili in base: al numero di produttori nel mercato alla natura dei beni offerti (omogenei, differenziati) I BENI DIFFERENZIATI= sono beni diversi ma che i consumatori considerano in qualche misura sostituti (Barilla - De cecco)

In regime di monopolio un'unica impresa vende un unico prodotto indifferenziato. In regime di oligopolio pochi produttori vendono prodotti che possono essere identici o differenziati. In regime di concorrenza monopolistica molti produttori vendono ciascuno un bene differenziato. In regime di concorrenza perfetta una moltitudine di imprese vende lo stesso prodotto. Il numero di imprese in un mercato dipende dall'esistenza di condizioni che possono impedire l'accesso di nuovi concorrenti, come forme di regolamentazione che scoraggiano l'entrata, economie di scala nella produzione, superiorit tecnologica o controllo di fattori di produzione o risorse necessarie. In presenza di tali condizioni i settori industriali tendono a essere monopoli o oligopoli; in loro assenza, tende a prevalere un regime di concorrenza perfetta o monopolistica. Il MONOPOLISTA= l'unico fornitore di un bene che non ha buoni sostituti. Un settore controllato da un monopolista detto MONOPOLIO. (es la De Beers-diamanti). Un imprenditore che cercasse oggi di accorpare sotto il proprio controllo tutte le imprese di un settore, si troverebbe presto davanti a un magistrato con l'accusa di aver violato la NORMATIVA ANTITRUST= che serve a impedire l' insorgere di monopoli. Tuttavia i monopoli hanno un ruolo importante in alcuni settori economici, come quello farmaceutico. La capacit che ha un monopolista di alzare il prezzo al di sopra del livello concorrenziale, contraendo la produzione detta POTERE DI MERCATO. (es. compagnia telefonica). Il motivo per cui un monopolista riduce la produzione e aumenta il prezzo al di sopra del livello concorrenziale aumentare il profitto. La differenza fondamentale tra un monopolio e un settore perfettamente concorrenziale che un'impresa in concorrenza perfetta interagisce con un curva di domanda orizzontale, mentre il monopolista interagisce con una curva di domanda con pendenza negativa. Figura 11.2 p. 254

Perch duri un monopolio deve essere protetto da BARRIERE ALL'ENTRATA= qualcosa che impedisce ad altre imprese di entrare nello stesso settore; solitamente protegge il monopolista, che cos pu realizzare un profitto e mantenerlo nel lungo periodo. Esistono quattro tipi di barriere all'entrata: 1) Il controllo di risorse o fattori di produzione scarsi Un monopolista che controlla una risorsa o un fattore di produzione cruciale per un particolare settore pu impedire ad altre imprese di entrare nel suo mercato. (controllo miniere x Rhodes e quindi dei diamanti) 2) Le economie di scala In un settore caratterizzato da economie di scala le imprese pi grandi sono pi redditizie e tendono ad escludere dal settore le pi piccole. Le societ gi esistenti sul mercato hanno un vantaggio di costo sui potenziali entranti: una forte barriera all'entrata. Quindi le economie di scala possono dare origine e contribuire al mantenimento di un monopolio. Un monopolio creato e sostenuto da economie di scala detto MONOPOLIO NATURALE. Quando l'attivit d'impresa richiede grandi costi fissi, un'unica grande impresa pu produrre una data quantit di prodotto a un costo medio totale inferiore rispetto a due imprese pi piccole. Nei sistemi economici moderni le forme pi comuni di monopolio naturale si hanno nei servizi di pubblica utilit locali (acqua, gas, telefonia..).

Figura 11.3 p 256

3) La superiorit tecnologica Un' impresa che riesca a mantenere un vantaggio tecnologico sui potenziali concorrenti pu creare e rafforzare una posizione di monopolio. Ma, la superiorit tecnologica , normalmente, una barriera all'entrata di breve, non di lungo periodo; nel tempo i concorrenti investono nel miglioramento della propria tecnologia, per raggiungere o superare quella del leader. In alcuni settori ad alta tecnologia, la superiorit tecnologica non garanzia di successo sui concorrenti. 4) Le barriere di natura giuridica Un esempio pu essere il farmaco Propecia x la calvizie.Nessun impresa os sfidare il monopolio della Merck. Propecia un esempio di monopolio protetto da barriere di natura giuridica. 5) Oggigiorno i pi importanti monopoli creati per legge sono quelli che scaturiscano da brevetti e copyright. I brevetti, che attualmente hanno una durata ventennale, vengono conferiti agli inventori di nuovi prodotti, come i farmaci; il copyright, di cui sono titolari autori e compositori, hanno durata pari alla vita del creatore pi settanta anni. Il ricavo marginale di un monopolista costituito a un effetto di quantit (il prezzo ricevuto sull'ultima unit venduta) e un effetto di prezzo (la riduzione del prezzo a cui sono vendute tutte le unit). A causa dell'effetto di prezzo, il ricavo marginale del monopolista sempre inferiore al prezzo di mercato, e la curva di ricavo marginale giace al di sotto della curva di domanda. Per massimizzare il profitto, un'impresa deve produrre una quantit di prodotto tale x cui il costo marginale dell'ultima unit prodotta uguale al ricavo marginale, cio alla variazione del ricavo totale generata dall'ultima unit del prodotto, ovvero al livello ottimo di produzione, R' = C'. La sua applicazione porta a livelli ottimali di produzione diversi per un monopolista e per un'impresa perfettamente concorrenziale. Le singole imprese che costituiscono un settore perfettamente concorrenziale interagiscono con una curva di domanda orizzontale, perfettamente elastica. Se un'impresa cerca di praticare un prezzo superiore a quello di mercato, perde tutti i propri clienti, mentre al pezzo di mercato pu vendere qualsiasi quantit desideri. Il ricavo marginale di un produttore in un mercato perfettamente concorrenziale corrisponde esattamente al prezzo di mercato. La regola del livello ottimo di produzione dell'impresa price-taker produrre un livello di produzione tale per cui il costo marginale dell'ultima unit prodotta uguale al prezzo di mercato. Un monopolista, invece, l'unico fornitore del bene che produce. La sua curva di domanda coincide con la curva di domanda di mercato, con pendenza negativa (DM). Data la pendenza negativa esiste un divario tra il prezzo e il ricavo marginale cio la variazione del ricavo generata dalla produzione di unit aggiuntiva. L'aumento della produzione da parte di un monopolista ha due effetti di segno opposto sul ricavo: un effetto di quantit la vendita di una unit addizionale del bene fa aumentare il ricavo totale, nella misura del prezzo al quale l'unit venduta un effetto di prezzo per vendere una unit addizionale del bene, il monopolista deve ridure il prezzo di mercato di tutte le unit vendute, facendo diminuire il ricavo totale

Figura 11.4 p 258

Al livello di produzione che massimizza il profitto di monopolio, il costo marginale uguale al ricavo marginale, che minore del prezzo di mercato. Al livello di produzione che massimizza il profitto in concorrenza perfetta, il costo marginale uguale al prezzo di mercato. Al livello di produzione che massimizza il profitto in concorrenza perfetta, il costo marginale uguale al prezzo di mercato. Quindi, rispetto a un settore perfettamente concorrenziale, i monopoli producono meno, fanno pagare prezzi pi elevati e realizzano profitti maggiori sia nel lungo che nel breve periodo. Figura 11.5 p 260 a-b

Per massimizzare il profitto, il monopolista mette a confronto il costo marginale e il ricavo marginale. Se il ricavo marginale maggiore del costo marginale, la De Beers pu aumentare il profitto producendo di pi; se minore, producendo meno. Quindi il monopolista massimizza il profitto usando la regola del prodotto ottimo: In corrispondenza del livello di produzione che massimizza il profitto del monopolista: R' = C' figura 11.6 pag 261

Il monopolista, contraendo la produzione e aumentando il prezzo, accresce il proprio profitto a danno dei consumatori. Tuttavia il monopolista applicando un prezzo superiore al costo marginale, crea una PERDITA SECCA= la riduzione del surplus del consumatore maggiore del profitto del monopolista. I monopoli sono dunque una causa di fallimento del mercato e dovrebbero essere fermati sul nascere o smantellati, eccezion fatta per i casi di monopolio naturale. Figura 11.8 pag 266

I monopoli naturali possono comunque causare perdite secche. Per limitare queste perdite, i governi impongono a volt:e la propriet pubblica = anzich permettere a un monopolista di controllare un settore, il governo crea aziende pubbliche che forniscono il bene e proteggono gli interessi dei consumatori. Il vantaggio della propriet pubblica, in linea di principio, che un monopolio naturale controllato dallo Stato pu fissare i prezzi sulla base del criterio di efficienza anzich di quello della massimizzazione del profitto. In un mercato perfettamente concorrenziale massimizzare il profitto efficiente, perch i produttori fissano il prezzo pari al costo marginale. La propriet pubblica non sempre una buona soluzione al problema del monopolio naturale. In primo luogo, le imprese statali sono spesso meno disposte di quelle private a tenere sotto controllo i costi o a offrire prodotti di qualit elevata; in secondo luogo, le imprese pubbliche finiscono troppo spesso per servire interessi politici, fornendo lavoro o contratti alle persone con i contatti giusti. La regolamentazione = la risposta pi frequente nei paesi economicamente avanzati, quella di lasciare il settore in mani private ma di sottoporlo a regolamentazione. In particolare a REGOLAMENTAZIONE DEI PREZZI= un limite imposto al prezzo che il monopolista pu praticare. L'imposizione di un livello massimo di prezzo in un settore perfettamente concorrenziale una soluzione per la penuria, il mercato nero e altri effetti collaterali.

Figura 11.9 p.268

Non tutti i monopolisti sono MONOPOLISTI A MONOPREZZO = un monopolista che offre il bene a tutti i consumatori allo stesso prezzo. Alcuni di essi praticano forme di DISCRIMINAZIONE DI PREZZO= la strategia di prezzo di un'impresa che, per lo stesso bene, applica prezzi diversi a diverse categorie di consumatori- usando varie tecniche per differenziare i consumatori sulla base della loro elasticit al prezzo, applicando un prezzo pi elevato a quelli con la domanda pi anelastica. Figura 11.10 p 272

Un monopolista che riesce a praticare una DISCRIMINAZIONE DI PREZZO PERFETTA applica a ciascun consumatore un pezzo pari alla sua disponibilit a pagare, appropriandosi di tutto il surplus del mercato. Sebbene la discriminazione di prezzo perfetta non crea inefficienza, praticamente impossibile da attuare. Figura 11.11 p 274

CAP 11- L'OLIGOPOLIO, LA CONCORRENZA MONOPOLISTA E LA DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO Un settore con un piccolo numero di venditori detto OLIGOPOLIO e un'impresa che vi opera detta OLIGOPOLISTA. Gli oligopolisti si fanno concorrenza tra loro. E' detta CONCORRENZA IMPERFETTA una situazione in cui nessuna impresa ha il monopolio, ma ciascuna ha un potere di mercato che le permette di influire sul prezzo. Ci sono due tipi ci concorrenza imperfetta: l'oligopolio e la concorrenza monopolistica. Un oligopolio non necessariamente costituito da grandi imprese. Le dimensioni in s, non sono importanti, quello che conta il numero di concorrenti. Un caso particolare di oligopolio quello di DUOPOLIO= un oligopolio costituito solo da due imprese, ciascuna delle quali detta DUOPOLISTA. Ognuna di esse sa di poter guadagnare un profitto maggiore espandendo la produzione. Una possibilit che le due societ pratichino una COLLUSIONE= ovvero una cooperazione tra imprese che si accordano di tenere alti i profitti. La forma pi forte di collusione il CARTELLO, un accordo esplicito tra imprese teso ad aumentare il profitto complessivo, stabilendo quote di produzione per ciascuna impresa. Ma anche se le due imprese raggiungessero un accordo in tal senso, potrebbe presentarsi un problema: ciascuna di esse avrebbe un incentivo a infrangere l'accordo e produrre una quantit maggiore di quella concordata. Le due imprese si trovano in una situazione di INTERDIPENDENZA= situazione nella quale le

decisioni di un'impresa influenzano significativamente il profitto di un'altra e viceversa. La disciplina che studia questi giochi detta TEORIA DEI GIOCHI, ha molte applicazioni, non solo in economia, ma anche nella strategia militare, politica etc. Nel caso di un gioco con due giocatori, i PAYOFF di ogni giocatore = il beneficio tratto da un partecipante a un gioco; un es di payoff il profitto di un'impresa oligopolistica-dipendono sia dalle proprie azioni sia da quelle dell'avversario; questa interdipendenza pu essere rappresentata da una MATRICE DEI PAYOFF= un diagramma che mostra come il payoff di ogni partecipante al gioco (a due) dipenda dalle decisioni di entrambi i giocatori; tale matrice utilizzata per analizzare i comportamenti in situazioni di interdipendenza. A seconda della struttura dei payoff, un giocatore pu avere una STRATEGIA DOMINANTE= ovvero un'azione che sempre preferibile ad altre, indipendentemente dalle scelte dell'altro giocatore. I duopolisti giocano un gioco particolare detto DILEMMA DEL PRIGIONIERO = un gioco basato su due presupposti: 1- ogni giocatore ha un incentivo a scegliere l'azione che lo avvantaggia a discapito dell'altro, 2- se entrambi i giocatori agiscono in questo modo, entrambi si trovano in una condizione peggiore rispetto a quella generata dalla scelta alternativa. Se ciascuno dei due agisce indipendentemente e nel proprio interesse, l' EQUILIBRIO DI NASH o EQUILIBRIO NON COOPERATIVO che ne risulta dannoso per entrambi. Nella teoria dei giochi l'equilibrio cui si perviene quando ciascun giocatore sceglie l'azione che massimizza il proprio payoff, date le decisioni degli altri giocatori, ignorando gli effetti d questa sua decisione sui payoff degli latri giocatori. Tuttavia le imprese che prevedono di partecipare ripetutamente a uno stesso gioco adottano un COMPORTAMENTO STRATEGICO=le azioni intraprese da un'impresa nel tentativo di influire sulle azioni future degli altri giocatori-cercando di influenzare le azioni future della controparte. Un particolare tipo di strategia che si rivela efficacie in queste situazioni la STRATEGIA OCCHIO PER OCCHIO= una strategia che consiste nell'adottare inizialmente un comportamento cooperativo, e poi comportarsi esattamente come si comportato l'avversario nel periodo precedente-che porta spesso alla COLLUSIONE IMPLICITA=una situazione che si verifica quando le imprese limitano la propria produzione in modo da accrescere i profitti delle altre imprese, aspettando che le altre ricambino la cortesia, pur avendo stipulato un accordo vincolante. Figura 12.1 p 282 guardo figura 12.2 e 12.3 pag 283-285

Al fine di limitare la possibilit che gli oligopolisti colludano e si comportino come monopolisti, la maggior parte dei governi persegue una POLITICA ANTITRUST=un insieme dei provvedimenti e delle iniziative intraprese dal governo e dal legislatore per impedire alle imprese nei settori oligopolistici di colludere e comportarsi come monopolisti- che mira ad ostacolare la collusione. Gli aspetti fondamentali della politica antitrust possono essere compresi tornando all'esempio del mercato della lisina. In quell'esempio i duopolisti possono superare il dilemma del prigioniero in due modi. Uno la soluzione che hanno effettivamente tentato nella realt: i dirigenti della societ si riuniscono e decidono di pagare meno per ottenere un prezzo pi elevato. L'altro eliminare il conflitto, combinando le due imprese in una sola entit: l'asciare che un'impresa acquisisca l'altra, o scambiare le azioni e realizzare una fusione. La normativa antitrust vieta entrambe queste soluzioni. Se i dirigenti si riuniscono per

colludere sui prezzi, sono passibili di condanna penale, mentre le relative imprese ricevono sanzioni amministrative. Se i settori industriali del mondo reale avessero dinamiche semplificate come quelle del nostro esempio della lisina, probabilmente i dirigenti delle imprese oligopolistiche non avrebbero neppure bisogno di incontrarsi o mettere in atto iniziative con conseguenze penali. In pratica tuttavia, la collusione implicita alquanto diffusa. La collusione implicita resa per difficile da una molteplicit di fattori: Il numero delle imprese: quante pi imprese ci sono in un oligopolio, tanto minore l'incentivo delle imprese a comportarsi in modo cooperativo, prendendo in considerazione l'impatto delle proprie azioni sui profitti delle altre imprese. Generalmente, un gran numero di imprese in un settore indica la presenza di barriere all'entrata piuttosto deboli. Prodotti complessi e strategie di prezzo: gli oligopolisti vendono spesso migliaia o persino decine di migliaia di prodotti differenti. In queste circostanze tenere sotto controllo le decisioni di produzione e di prezzo delle altre imprese difficile. Quindi molto pi arduo stabilire se un'impresa viene meno al patto implicito di collusione. Gli interessi divergenti: nel mondo reale, le imprese hanno spesso opinioni diverse su cosa sia giusto e rispondente ai loro veri interessi. Il potere negoziale dei compratori: spesso gli oligopolisti vendono i loro prodotti non a singoli individui , ma a grandi compratori. Questi grandi compratori (es magazzini, catene etc) riescono a negoziare con gli oligopolisti e ottenere prezzi pi bassi: possono chiedere una riduzione di prezzo, minacciando di rivolgersi a un concorrente nel caso non vengano accontentati. Queste difficolt nel far rispettare la collusione implicita spingono a volte le imprese a violare la legge e creare cartelli illegali. Dal momento che la collusione implicita molto difficile da raggiungere, la maggior parte degli oligopoli pratica prezzi molto inferiori a quelli che prevarrebbero se lo stesso settore fosse controllato da una singola impresa, o a quelli chele stesse imprese applicherebbero se potessero colludere esplicitamente. Inoltre, la collusione a volte si interrompe e scoppia una GUERRA DI PREZZO= si verifica quando si interrompe la collusione implicita e le imprese cominciano a competere sul prezzo. Questa a volte comporta una semplice riduzione del prezzo al livello non cooperativo; altre volte, per, quando le imprese cercano di far fallire i rivali, il prezzo pu scendere al di sotto di quel livello.

La CONCORRENZA MONOPOLISTICA= una struttura di mercato in cui coesistono numerose imprese in concorrenza tra loro, ciascuna delle quali vende un prodotto differenziato e, nel lungo periodo, esiste libert di entrata nel, e uscita dal, mercato. La concorrenza monopolistica richiede che si verifichino tre condizioni: Numerose imprese concorrenti molti produttori (es. molte rosticcerie in un centro comm.) Prodotti differenziati ogni impresa produce un bene diverso da quelli prodotti da imprese concorrenti, ma allo stesso tempo un buon sostituto. Liber di entrata nel, e uscita dal, mercato nel lungo periodo nei settori in concorrenza monopolistica i nuovi produttori, con i loro prodotti differenziati possono entrare liberamente nel settore nel lungo periodo.

Nel breve periodo i profitti positivi di un settore in concorrenza monopolistica, attirano l'entrata di nuove imprese. Questo riduce la quantit venduta da ciascun produttore a ogni dato livello di prezzo, e fa spostare verso sinistra la sua curva di domanda. Le perdite di breve periodo, invece, inducono alcune imprese a uscire dal settore: di conseguenza,la curva di domanda di ciascuna impresa che rimane si sposta verso destra. Figura 12.5 p.292 a-b

Quando le imprese esistenti operano in perdita, alcune di esse usciranno dal mercato. Il settore non sar in equilibro di lungo periodo fino a quando le perdite persistenti non verranno eliminate dall'uscita di alcune imprese. Il settore in equilibrio di lungo periodo quando non hanno luogo n ingressi n uscite. Questo si verifica solo quando tutte le imprese realizzano profitti nulli. Cos, nel lungo periodo, un settore in concorrenza monopolistica si trova in un EQUILIBRIO CON PROFITTI NULLI= situazione in cui ogni imprese realizza un profitto nullo in corrispondenza della quantit che massimizza il profitto- in cui tutte le imprese, producendo la propria quantit ottimale di prodotto, riescono esattamente a coprire i propri costi. Figura 12.7 p. 296

In molti oligopoli le imprese producono beni che i consumatori considerano simili ma non identici. In molti settori oligopolistici, le imprese fanno di tutto per creare la percezione che il loro prodotto sia differente: in altre parole, praticano la DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO= pratica delle imprese al fine di convincere i compratori che il bene che producono diverso da quello prodotto dai concorrenti. La differenziazione del prodotto ha un ruolo ancora pi cruciale nei mercati in corrispondenza monopolistica: quando ci sono molti produttori, la collusione implicita praticamente impossibile, e la differenziazione del prodotto l'unico modo in cui le imprese in concorrenza monopolistica possono acquisire un certo potere di mercato. La chiave della differenziazione del prodotto che i consumatori hanno preferenze differenti e che ogni produttore pu ritagliarsi una nicchia di mercato producendo qualcosa che soddisfa i gusti di un particolare gruppo di consumatori meglio di quanto non facciano i prodotti di altre imprese. Tre sono le principali forme di differenziazione del prodotto. La differenziazione in base allo stile o al tipo si parla di sostituti imperfetti La differenziazione in base alla localizzazione i clienti spesso scelgono il venditore pi vicino, non quello con l'offerta meno costosa. la differenziazione in base alla qualit i consumatori hanno differenti possibilit a pagare per beni di alta qualit, e quindi i produttori possono differenziare i loro prodotti in base alla qualit: alcuni offrono beni di qualit inferiore a un prezzo molto contenuto, altri offrono beni di qualit elevata a un prezzo pi alto.

I settori con prodotti differenziati hanno due importanti caratteristiche: la concorrenza tra i venditori e il valore della diversit. La concorrenza tra i venditori implica che questi ultimi competono, in una certa misura, per un mercato limitato, anche se non offrono prodotti identici. Se altre imprese entrano nel mercato, ciascun produttore scopre di vendere una quantit minore per ogni dato livello di prezzo. Il valore della diversit si riferisce al beneficio che i consumatori traggono dalla proliferazione di prodotti differenziati. Se uno prodotto disponibile in molte qualit differenti, meno persone sono costrette a pagare di pi per un prodotto di qualit troppo elevata o ad accontentarsi di uno di qualit troppo scadente per i loro gusti. Un'impresa in concorrenza monopolistica trae sempre un vantaggio dall'aumentare le vendite al prezzo corrente; quindi investe in pubblicit per far crescere la domanda del proprio prodotto e acquisire potere di mercato. Il ruolo della pubblicit l'obiettivo della pubblicit di convincere le persone a comprare una maggiore quantit del bene del venditore, al prezzo corrente. Un'impresa perfettamente concorrenziale riesce a vendere qualsiasi quantit desideri al prezzo di mercato, quindi non ha alcun incentivo a spendere denaro per acquistare i

consumatori ad acquistare di pi. Solo un'impresa con potere di mercato, che quindi pu praticare un prezzo superiore al costo marginale, pu trarre vantaggio dalla pubblicit. (p.301) I marchi di fabbrica un nome (di solito associato ad un segno grafico) di propriet di una particolare impresa, che connota e distingue i suoi prodotti rispetto a quelli di altre imprese. Pubblicit e marchi di fabbrica forniscono informazioni utili ai consumatori e svolgono un'importante funzione economica, ma costituiscono uno spreco di risorse quando il loro unico scopo creare potere di mercato. In realt la pubblicit e i marchi sono un po' entrambe le cose: economicamente utili ed economicamente superflui.

CAP 14 MACROECONOMIA: UN QUADR GENERALE La microeconomia si concentra sul modo in cui gli individui e le imprese prendono le decisioni e sulle conseguenze di tali decisioni. Per es. quanto costerebbe a una universit offrire un nuovo corso di laurea. La macroeconomia, invece, analizza il comportamento aggregato dell'economia: il modo in cui le decisioni di tutti gli individui e di tutte le imprese interagiscono per generare un particolare livello di prestazione economica generale. Esempio, il livello generale dei prezzi nell'economia e delle sue variazioni di anno in anno. Un aspetto fondamentale della macroeconomia che nel breve periodo (non pi di un decennio) l'effetto combinato delle decisioni individuali pu essere molto diverso da quello che il singolo individuo intendeva produrre, e a volte addirittura perverso. Un' altra differenza fondamentale tra la macroeconomia e la microeconomia il ruolo delle politiche pubbliche. La norma che l'intervento pubblico nei mercati peggiora il benessere sociale. La politica microeconomica pu svolgere importanti compiti: il corretto funzionamento dei mercati e intervenire in maniera appropriata in tutti gli specifici casi in cui i mercati non operano in piena efficienza. Ma l'area della microeconomia in generale, suggerisce che l'intervento pubblico pu avere solo un ruolo limitato. Al contrario, gli economisti ritengono che il governo possa svolgere un ruolo molto pi ampio nella macroeconomia, sopratutto per gestire le fluttuazioni di breve periodo e gli shock negativi che colpiscono il sistema economico. L'opinione diffusa che lo Stato debba assumersi la responsabilit di gestire la macroeconomia risale ai tempi della Grande Depressione degli anni 1930. dopo la Grande Depressione gli economisti svilupparono la POLITICA FISCALE, cio il controllo della spesa pubblica e dell'imposizione fiscale, e la POLITICA MONETARIA, cio il controllo dei tassi di interesse e della quantit di moneta in circolazione. Questi strumenti sono utilizzati per gestire il funzionamento della macroeconomia. Un tratto distintivo della moderna macroeconomia che sia la teoria sia la sua applicazione si concentrano sugli AGGREGATI ECONOMICI= variabili economiche che sintetizzano i dati relativi a una molteplicit di mercati di beni, servizi, fattori di produzione e attivit patrimoniali. La macroeconomia analizza le prestazioni del sistema economico studiando la PRODUZIONE AGGREGATA= cio la produzione dell'economia nel suo complesso in un dato periodo di tempo, e il LIVELLO AGGREGATO DEI PREZZI = una misura del livello complessivo dei prezzi nel sistema economico. L'alternanza nel breve periodo tra periodi di flessione economica e periodi di ripresa detta CICLO ECONOMICO. Una DEPRESSIONE= una flessione profonda e prolungata (ultima 1930). Le RECESSIONI invece sono periodi nei quali la produzione e l'occupazione tendono a diminuire. Invece, un periodo di ripresa economica in cui la produzione e l'occupazione tendono ad aumentare detto ESPANSIONE o ripresa. La recessione provoca un aumento della disoccupazione, una riduzione della produzione e dei redditi, e un abbassamento del tenore di vita. L'OCCUPAZIONE misura il numero totale di individui attivamente impegnati, e la DISOCCUPAZIONE il numero totale di individui che non hanno un'occupazione e sono attivamente alla ricerca di un lavoro. La FORZA LAVORO di un paese la somma dell'occupazione e della disoccupazione. La definizione ufficiale di forza lavoro non include i LAVORATORI SCORAGGIATI, individui che sono in grado di lavorare ma che rinunciano a cercare un impiego perch credono di non riuscire a trovarlo. Le statistiche occupazionali non includono informazioni sulla SOTTOCCUPAZIONE, il numero di individui che durante una recessione lavorano a un salario pi basso di quello che riceverebbero durante una fase espansiva, a causa di un minor numero di ore di lavoro, di

una paga pi bassa, o entrambi. Il TASSO DI DISOCCUPAZIONE la percentuale di individui nella forza lavoro che sono disoccupati. N di disoccupati Tasso di disoccupazione= n di disoccupati + n occupati Un tasso di disoccupazione elevato il segnale di un mercato del lavoro stagnante, in cui difficile trovare un occupazione; un tasso di disoccupazione moderato indica un mercato del lavoro attivo, in cui relativamente facile trovare un impiego. L'aumento della disoccupazione la conseguenza pi dolorosa di una recessione, e la riduzione della disoccupazione la caratteristica maggiormente desiderata di una ripresa economica. Il ciclo economico non riguarda solo l'occupazione ma anche la produzione. Il livello di produzione di un sistema economico e il suo tasso di disoccupazione si muove in direzioni opposte. In termini formali, la PRODUZIONE AGGREGATA la produzione totale di beni e servizi finali in un sistema economico in un dato periodo, convenzionalmente in un anno. Essa non include i beni e i servizi che entrano come fattori della produzione di altri beni. La produzione aggregata diminuisce nelle fasi recessive e aumenta in quelle espansive. Una delle missioni fondamentali della macroeconomia capire perch si verificano le recessioni e se sia possibile fare qualcosa per porvi rimedio. Un altro tema importante della macroeconomia l'INFLAZIONE un aumento del livello generali di prezzi causato spesso da un'espansione economica troppo sostenuta. I provvedimenti di politica economica attuati per ridurre la gravit di una recessione e per tenere a freno un'espansione troppo vivace sono detti POLITICHE DI STABILIZZAZIONE che si basa su due strumenti fondamentali: la POLITICA MONETARIA, che cerca di stabilizzare l'economia facendo variare la quantit di moneta in circolazione nell'economia,il tasso di interesse o entrambi; e la POLITICA FISCALE, che cerca di stabilizzare l'economia facendo variare l'imposizione fiscale, la spesa pubblica o entrambe. In macroeconomia importante fare una distinzione tra misure nominali e misure reali. La MISURA NOMINALE di una variabile economica, come i salari nominali, non tiene conto della variazione dei prezzi nel tempo. Mentre la MISURA REALE di una variabile economica viene aggiustata per tenere conto delle variazioni dei prezzi. Il salario reale permette di sintetizzare le differenza tra la variazione dei salari e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi che i lavoratori possono acquistare. Il livello complessivo dei prezzi di tutti i beni e i servizi prodotti nel sistema economico, cio il livello dei prezzi della produzione aggregata, detto LIVELLO GENERALE DEI PREZZI. Quando questo livello dei prezzi aumenta, diciamo che l'economia sperimenta inflazione, quando diminuisce, diciamo che sperimenta deflazione. L'inflazione e la deflazione creano entrambe problemi per l'economia. L'inflazione scoraggia gli individui dal detenere denaro contante, xk se il livello dei prezzi aumenta, la moneta perde di valore nel tempo. La deflazione pu causare il problema opposto. Se il livello dei prezzi diminuisce, pi vantaggioso detenere saldi monetari, il cui valore aumenta nel tempo, che investire in nuove fabbriche e altre attivit produttive. In generale gli economisti descrivono come un obiettivo desiderabile la STABILITA' DEI PREZZI, una situazione in cui il livello generale dei prezzi varia molto lentamente. La stabilit dei prezzi un obiettivo che fino a tutto il secondo dopoguerra apparso irraggiungibile, ma che sembra ormai essere stato conquistato. La variazione annua del livello generale dei prezzi nota come TASSO DI INFLAZIONE. x 100

CAP 15 SEGUIRE L'ANDAMENTO DELLA MACROECONOMIA Quasi tutti i paesi producono un insieme di statistiche note come conti del prodotto e del reddito nazionali rilevano i flussi di denaro che intercorrono tra i diversi settori dell'economia; detti anche conti economici nazionali. In generale i paesi economicamente avanzati hanno conti pubblici molto pi accurati di quelli dei paesi pi poveri. I CONTI DEL PRODOTTO E DEL REDDITO NAZIONALI, registrano la spesa dei consumatori,le vendite dei produttori, la spesa per investimento, la spesa pubblica e una molteplicit di altri flussi di denaro tra i diversi settori dell'economia. Per comprendere i principi cardine dei conti economici nazionali, pu essere utile esaminare il diagramma di flusso circolare (p.345). Il principio fondamentale che il flusso monetario in entrata in ciascun mercato o settore uguale al flusso monetario in uscita. Nei mercati dei beni e dei servizi, i nuclei familiari sostengono la SPESA PER I CONSUMI, acquistando beni e servizi dalle imprese nazionali es estere. I nuclei familiari sono anche proprietari dei fattori di produzione (es lavoro, terra..) e cedono l'uso di questi fattori di produzione alle imprese, ricevendo in cambio salari, rendite,profitti e interessi. Le imprese acquistano i fattori di produzione dai nuclei familiari nei mercati de fattori. I nuclei familiari traggono gran parte del proprio reddito dal salario guadagnato vendendo il proprio lavoro; ma pox ottenere un reddito addizionale dalla propriet indiretta del capitale usato dalle imprese, principalmente sotto forma di AZIONI, quote di partecipazione nella propriet di un'impresa, e di OBBLIGAZIONI, titoli che rappresentano un debito contratto dalle imprese e che corrispondono a interessi. I nuclei familiari ricevono una rendita permettendo alle imprese di usare la terra o le strutture di loro propriet. In tal modo i nuclei familiari ricevono un reddito sotto forma di salari, profitti, interessi e rendite attraverso i mercati dei fattori. I beni e i servizi non assorbono tutto il reddito dei nuclei familiari per due ragioni. Primo, questi ultimi non trattengono tutto il reddito che guadagnano nel mercato dei fattori, ma devono pagarne una parte al governo sotto forma di tributi. Inoltre alcuni nuclei familiari ricevono TRASFERIMENTI PUBBLICI, fondi monetari che lo Stato trasferisce ad alcuni individui in assenza di qualsiasi controprestazione, come per esempio le pensioni di invalidit e i sussidi di disoccupazione. Il reddito complessivo che rimane ai nuclei familiari dopo aver pagato le tasse e incassato i trasferimenti detto REDDITO DISPONIBILE. I nuclei famigliari di non spendono tutto il proprio reddito disponibile per l'acquisto di beni e servizi. Una parte del reddito viene accantonata, andando a formare il RISPARMIO PRIVATO, che viene investito nei MERCATI FINANZIARI quell'insieme di infrastrutture- banche, mercato azionario e obbligazionario, mercati valutari che indirizzano il risparmio privato interno ed estero verso la spesa per investimento delle imprese, l'indebitamento pubblico e l'indebitamento estero. La somma totale dei flussi in uscita deve essere uguale alla somma totale dei flussi in entrata. Lo stato rende ai nuclei familiari parte dei fondi raccolti attraverso la tassazione sotto forma di trasferimenti pubblici; tuttavia usa la maggior parte delle proprie entrate, pi altri fondi raccolti sui mercati finanziari attraverso L'INDEBITAMENTO PUBBLICO l'ammontare dei fondi presi a prestito dallo Stato nei mercati finanziari per acquistare beni e servizi. La SPESA PUBBLICA PER L'ACQUISTO DI BENI E SERVIZI, cio tutti gli acquisti effettuati dal governo centrale e dalle amministrazioni locali, includono tutto ci che va dalla spesa militare per l'acquisto di munizioni alla spesa della scuola pubblica del vostro quartiere in gessetti, cancellini e salari per gli insegnanti. Il resto del mondo partecipa all'economia del nostro paese in tre modi. In primo luogo, alcuni dei beni e dei servizi prodotti dalle imprese nazionali sono venduti ai residenti di altri paesi. I beni e i servizi venduti a d altri paesi sono detti ESPORTAZIONI. Le esportazioni generano un flusso di pagamenti dal resto del mondo verso il paese che esporta. In secondo luogo, alcuni dei beni e dei servizi acquistati dai residenti nazionali sono prodotti in altri paesi (Cina). I beni e i servizi acquistati dalle imprese di altri paesi sono detti IMPORTAZIONI. Le importazioni generano un flusso di pagamenti a favore di questi paesi. Infine, gli operatori stranieri possono effettuare transazioni nei mercati finanziari nazionali. I prestiti esteri generano un flusso di fondi dal resto del mondo verso il nostro paese. Al contrario, l'indebitamento estero, genera un flusso di fondi in uscita dal nostro paese a favore del resto del mondo. Esistono altri tipi di spesa per beni e servizi, tra cui gli acquisti del settore pubblico, le importazioni

e le esportazioni. Anche le imprese tuttavia acquistano beni e servizi. (es. casa automobilistica che compra macchinari). I conti economici nazionali registrano questa SPESA PER INVESTIMENTO, che include la spesa nel capitale fisico necessario per la produzione (edifici, macchinari) e le variazioni delle scorte, come facente parte della spesa per beni e servizi. Un aumento delle scorte di prodotti finiti contabilizzata come spesa per investimento perch, come i macchinari, contribuisce ad aumentare le vendite future di un'impresa. Una riduzione delle scorte viene contabilizzata come una diminuzione della spesa x investimento, perch a essa associata una riduzione delle vendite future. La spesa per la costruzione di immobili residenziali inclusa nella spesa per investimento perch, come un impianto, una nuova casa produce un flusso di servizi abitativi per i suoi occupanti. Il PRODOTTO INTERNO LORDO il valore totale di tutti i beni e servizi finali prodotti da un sistema economico nel corso di un anno. (spesa x investimento + spesa pubblica x acquisto beni e servizi + valore esportazioni valore importazioni). Bisogna fare una distinzione tra BENI E SERVIZI FINALI e BENI E SERVIZI INTERMEDI. I beni e servizi finali sono i beni e servizi venduti all'utente finale. I beni e sevizi intermedi sono i beni e i servizi che diventano fattori per la produzione di altri beni e servizi. Il PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL) il valore totale di tutti beni e servizi finali prodotti da un sistema economico in un dato periodo di tempo, generalmente un anno. Il primo metodo per calcolare il PIL calcolarlo direttamente: effettuare uno studio sulle imprese per scoprire il valore della loro produzione di beni e servizi finali. Calcolare il valore totale dei beni e servizi finali prodotti in un sistema economico non l'unico modo di misurare il PIL. Il flusso totale di fondi nei mercati dei beni e servizi pari alla SPESA AGGREGATA la somma di spesa per consumi, spesa per investimento, spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi, ed esportazioni (meno importazioni), che corrisponde alla spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali per l'acquisto di beni e servizi prodotti dalle imprese nazionali. Quindi il secondo metodo per derivare il PIL consiste nel calcolare la spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali. La ragione per cui il PIL uguale al valore totale del reddito dei fattori pagato dalle imprese ai nuclei familiari che il ricavo di ciascuna vendita effettuata nel sistema economico deve essere incassato da qualcuno sotto forma di reddito: come salari, interessi, pagamenti etc. Quindi il terzo metodo per calcolare il PIL consiste nel calcolare il reddito totale dei fattori pagato dalle imprese ai nuclei familiari presenti nel sistema economico.

1) il calcolo del PIL come valore della produzione dei beni e servizi finali Il primo
metodo per il calcolo del PIL consiste nel sommare il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti nell'economia, escludendo quindi i beni e i servizi intermedi. Se calcolassimo il PIL includendo le vendite intermedie (es. acciaio per costruire macchine), finiremmo per computare l'acciaio due volte. (compreso nel costo della macchina). Per evitare questo problema di duplice valutazione, sufficiente includere nel calcolo del PIL solo il VALORE AGGIUNTO la differenza tra il valore delle vendite di un produttore e il valore dei fattori di produzione che egli acquista da altre imprese.

2) Il calcolo del PIL come spesa per l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle
imprese nazionali il PIL pu essere misurato dal flusso di fondi che affluisce alle imprese. Anche questa misurazione deve essere effettuata in modo da evitare la duplice valutazione delle voci di spesa. Nel caso dell'auto e dell'acciaio, non vogliamo contabilizzare sia la spesa del consumatore per l'acquisto dell'automobile, sia la spesa della casa automobilistica per l'acquisto dell'acciaio. Per risolvere il problema, conteggiamo solamente il valore delle vendite agli acquirenti finali, come i consumatori, le imprese che acquistano beni di investimento, lo Stato o gli acquirenti stranieri. E' sufficiente omettere la vendita dei beni intermedi da un'impresa e un'altra. Tuttavia, i conti economici nazionali includono nella spesa finale la spesa per investimento delle imprese. Poich i beni capitali, come i macchinari, durano diversi anni e non sono strettamente legati alla produzione corrente, la contabilit nazionale considera il loro acquisto una forma di spesa finale.

3) Il calcolo del PIL come reddito dei fattori corrisposto dalle imprese nel sistema

economico il terzo metodo per il calcolo del PIL consiste nel sommare tutti i redditi che i fattori di produzione guadagnano dalle imprese operanti nel sistema economico: i salari guadagnati dai lavoratori, gli interessi guadagnati da coloro che prestano i propri risparmi alle imprese e allo Stato, la rendita guadagnata da coloro che danno in locazione la propria terra o le proprie strutture alle imprese, e i profitti guadagnati dagli azionisti, che sono i proprietari del capitale delle imprese. Le ESPORTAZIONI NETTE la differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni. Gli USA erano un importante importatore netto di beni e servizi stranieri. Quindi la barra destra si estende al di sotto dell'asse delle ascisse per un ammontare pari a 607 miliardi di dollari, a rappresentare la quantit di spesa che stata assorbita dalle importazoni nette e che dunque non ha contribuito ad accrescere il PIL. Figura 15.1 pag 345

Il PIL usato in primo luogo per calcolare le dimensioni del sistema economico e offrire, quindi, un metro di paragone per valutare le prestazioni economiche del paese in diversi anni, o per mettere a confronto le prestazioni di paesi diversi. L'Europa ha un peso economico paragonabile a quello degli Stati Uniti. (Usa= 11734 / Europa= 12758). Parte dell'aumento del valore del PIL nel tempo legato all'aumento dei prezzi di beni e servizi, piuttosto che a un aumento della produzione. Il PIL non la soluzione ideale per tenere traccia dell'andamento della produzione aggregata nel tempo. E' necessario calcolare l'entit della variazione reale delle dimensioni dell'economia, cio quanta parte della variazione del PIL sia dovuta a una variazione della produzione aggregata diversa da un cambiamento dei prezzi. La misura usata a tale scopo detta PIL REALE. Il PIL REALE il valore totale dei beni e servizi finali prodotti dal sistema economico in un dato anno, calcolato come se i prezzi fossero rimasti costanti al livello di un anno di base. Una stima del PIL che non viene aggiustata per tenere conto delle variazioni dei prezzi calcolata usando i prezzi dell'anno in cui la produzione ha avuto luogo. Il gergo economico, questa misura del PIL detta PIL NOMINALE, ovvero PIL a prezzi correnti. (il valore totale dei beni e servizi finali prodotti dal sistema economico in un dato anno, calcolato ai prezzi correnti, dell'anno in cui si effettua la rilevazione. Es pag 353. La scelta dell'anno base non particolarmente significativa; lo diventa per, se dobbiamo calcolare il PIL di una vera economia. Gli economisti che producono i conti economici nazionali statunitensi hanno adottato un metodo chiamato concatenamento, che permette di ottenere stime intermedie. Il PIL una misura della produzione aggregata di un paese. Se vogliamo mettere a confronto il PIL di paesi diversi, ma vogliamo eliminare gli effetti delle diversit demografiche, usiamo come misura il PIL PRO CAPITE= il valore del PIL diviso per la popolazione del paese, cio il PIL medio per individuo. Anche se il PIL reale pro capite una misura utile in molte circostanze, non la pi idonea per esprimere il tenore di vita di un paese. Un aumento del PIL reale equivale a un'espansione della frontiera delle possibilit di produzione di un paese. Poich la capacita produttiva dell'economia aumenta, la societ pu permettersi di produrre e consumare di pi. Ma non detto che la societ metta a frutto la maggiore capacit produttiva dell'economia per migliorare il proprio tenore di vita. Sta a noi scegliere se utilizzare il nostro reddito per migliorare la qualit della nostra vita. Il PIL reale pro capite una misura della produzione aggregata media per individuo, e dunque di ci che ciascun individuo pu fare. Non un obiettivo valido in s, perch non dice come un paese usa la propria produzione per migliorare il tenore di vita dei suoi abitanti. Un paese con un PIL elevato pu permettersi di investire nella sanit, nell'istruzione e in tutto ci che necessario per promuovere il benessere degli abitanti. Ma non vi una corrispondenza univoca tra il PIL e il tenore di vita.

Oltre al PIL altri indicatori possono essere utili per seguire l'andamento dell'economia. Una rilevazione statistica molto importante per la politica economica quella del tasso di di disoccupazione perch la disoccupazione provoca una perdita di produzione e riduce il benessere sociale. La forza lavoro pari alla somma di chi ha un impiego e di chi in attiva ricerca di un'occupazione; non include invece i lavoratori scoraggiati, cio chi ha ha rinunciato a cercare attivamente un impiego. Chi cerca attivamente un impiego. Chi cerca attivamente lavoro, ma non l'ha ancora trovato, classificato come disoccupato. Il tasso di disoccupazione la quota di disoccupati nella forza lavoro. Quando il tasso di disoccupazione basso, quasi tutti coloro che desiderano un impiego possono trovarlo; quando elevato, trovare lavoro diventa difficile. Il tasso di disoccupazione un buon indicatore delle condizioni del mercato del lavoro, tuttavia non deve essere considerato letteralmente come una misura della percentuale di individui che desiderano lavorare ma non riescono a trovare un impiego. Il tasso di disoccupazione pu sovrastimare la percentuale di individui che desiderano trovare un lavoro ma non ci riescono. Un lavoratore che sta aspettando la lettera di assunzione, ma non l'ha ancora firmata, conteggiato come disoccupato. Questo significa che il tasso di disoccupazione non scende mai a zero. Nel contempo, un individuo che ha rinunciato temporaneamente a cercare un lavoro, non viene considerato disoccupato se nelle quattro settimane precedenti non ha attivamente cercato un'occupazione. Non comprendendo i lavoratori scoraggiati, le misure del tasso di disoccupazione possono sottostimare la percentuale di individui che desiderano lavorare ma non riescono a trovare un impiego. Il tasso di disoccupazione varia considerevolmente tra i diversi gruppi demografici. Si dovrebbe interpretare il tasso di disoccupazione come un indicatore delle condizioni del mercato del lavoro, non come una misura esatta della percentuale di individui che non riescono a trovare un impiego. Esiste una stretta relazione tra il tasso di disoccupazione e il tasso di crescita del PIL reale. Gli anni di forte crescita del PIL reali sono stati anche gli anni in cui il tasso di disoccupazione diminuito, e gli anni di crescita bassa o diminuzione del PIL reale sono stati quelli in cui il tasso di disoccupazione aumentato. Una riduzione del PIL reale sempre associata a un aumento del tasso di disoccupazione, con conseguenze drammatiche per il benessere degli individui. L'inflazione e la deflazione possono creare seri problemi per l'economia. Per questa ragione, serve un metodo per misurare le variazioni del livello generale dei prezzi del tempo. Gli economisti misurano la variazione media dei prezzi dei beni di consumo chiedendosi come varia la spesa che un tipico consumatore deve sostenere per acquistare un dato PANIERE DI CONSUMO , il tipico paniere e servizi acquistato prima della variazione dei prezzi. Un ipotetico paniere di consumo, usato per misurare la variazione del livello generale dei prezzi, detto PANIERE DI MERCATO =un insieme ipotetico di beni e servizi acquistati dal consumatore medio. Gli economisti calcolano la variazione del livello generale dei prezzi stimando la variazione del costo di un dato paniere di mercato. Essi normalizzano la misura del livello generale dei prezzi in modo che sia pari a 100 nell'anno base. Una misura normalizzata del livello generale dei prezzi detta INDICE DEI PREZZI= una misura del costo dell'acquisto di un dato paniere di mercato in un dato anno, normalizzato in modo che sia pari a 100 nell'anno base definito- ed sempre citata congiuntamente all'anno per cui calcolato e all'anno base. Un indice dei prezzi pu essere calcolato usando la seguente formula (pag 362)

L'INDICE DEI PREZZI ALCONSUMO (IPC) la misura pi comunemente usata del livello generale dei prezzi,cio del livello globale dei prezzi dei beni e servizi finali prodotti nell'economia. Gli indici dei prezzi sono alla base del calcolo dell'inflazione. Il TASSO DI INFLAZIONE= la variazione percentuale annua di un indice dei prezzi. Il tasso di inflazione tra l'anno 1 e l'anno 2 calcolato usando la seguente formula: p 363

La misura del livello generale dei prezzi pi comunemente usata dagli Stati Uniti e in Europa l' INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC), costruito in modo da stimare la variazione nel tempo del costo di tutti i beni e i servizi acquistati da una famiglia media che vive in una zona urbana. Per calcolare l' IPC, il Bureau of Labor Statistics invia i propri funzionari a svolgere le rilevazioni necessarie nei supermercati, nelle stazioni di servizio, nei negozi di ferramenta, toccando un totale di circa 21 000 punti vendita in 85 citt. Altre due misure dei prezzi sono usate frequentemente per analizzare l'andamento generale dei prezzi di un sistema economico. Una l' INDICE DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE, questo indice misura il costo di un tipico paniere di beni e servizi, contenente materie prime come l'acciaio, l'elettricit e il carbone, acquistato dai produttori. Poich i produttori di beni indifferenziati alzano rapidamente i prezzi non appena percepiscono un aumento della domanda aggregata per i loro prodotti, l' IPP spesso reagisce alle pressioni inflazionistiche o deflazionistiche pi rapidamente dell' IPC. L'altra misura dei prezzi ampiamente usata il DEFLATORE DEL PIL (pari a 100volte il rapporto tra PIL nominale e PIL reale di un dato anno). CAP 16 LA DOMANDA AGGREGATA E L'OFFERTA AGGREGATA

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