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hi-tech tra arte e scienza

di Marco Freccero

Apple

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hi-tech tra arte e scienza

INDICE
pag. 3 pag. 4 pag. 9 pag. 13 pag. 18 pag. 24 pag. 28 pag. 37 pag. 44 pag. 50 pag. 53 pag. 56 Introduzione Come Apple re-invent il computer Gli utenti Mac aumentano di numero... Limportanza del software Sar la musica che gira intorno Da PowerPC a Intel La telefonia secondo Cupertino Mi chiamo iPad, e faccio la rivoluzione Un uomo chiamato Steve Jobs Le ciambelle senza buco Anche i Mac si rompono Apple pensa differente?

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Introduzione

Introduzione
Apple, Apple, Apple. Ormai non c rivista di informatica, quotidiano, o canale televisivo, che non osservi con interesse, pi spesso, con superficialit, quello che lazienda ormai capitanata da Tim Cook, propone. Questo libro elettronico, ripercorre ma non in maniera scientifica e rigida, gli anni che vanno dal 1998, al 2011. Non una fedele cronistoria; quindi il lettore non ci trover Tutto-Ma-ProprioTutto-Anche-Quello-Che-Non-Avreste-Mai-Voluto-Chiedere. Nemmeno retroscena inediti, o una lunga e noiosa sequela di date. Piuttosto, il tentativo di rivedere e ricordare, i passaggi fondamentali che hanno condotto l'azienda di Cupertino dal ruolo di cenerentola, ad attore fondamentale dellinnovazione e del profitto. Lebook illustra quanto ha segnato la svolta sia per Apple, che per il mondo. Linfluenza dell'azienda californiana sulla vita di tutti i giorni, stata forte, e lo rester ancora a lungo. E nasce da una semplice constatazione: dimostrare come una lontana realt aziendale possa irrompere nella vita quotidiana di ciascuno. Cambiandola per sempre nella lingua, per esempio: adesso iPod sinonimo di lettore mp3. Ma quando usc, quante risate raccolse? Nokia era considerata lazienda di telefonia mobile per antonomasia, e poi arriv liPhone. Di fatto in gravi difficolt (o si dovrebbe dire dispersa?), e in compagnia di Microsoft cerca una possibile rivalsa. E Motorola? Per uscire dal vicolo cieco in cui si cacciata ha dovuto accettare (di buon grado), lacquisizione del motore di ricerca Google. Tutto questo stato possibile grazie a unazienda che a rigor di logica non avrebbe dovuto uscire dal perimetro entro cui era nata: linformatica. Adesso dopo la musica, la telefonia, ha cambiato con liPad il rapporto con i computer. Certo, molti affermano che un giocattolo costoso, e i PC resteranno sempre le macchine per chi fa sul serio. Ehi, la stessa obiezione che si fece quando fu presentato il Macintosh, nel 1984! Comunque la si pensi, questo libro elettronico intende offrire uno sguardo frivolo ma sincero a una societ che pur puntando al profitto, non ha mai smesso di immaginare un progresso davvero alla portata di tutti. E che buona parte del suo successo sia dovuto a Steve Jobs, mi pare inutile sottolinearlo ancora. Buona lettura

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Come Apple re-invent il computer

Come Apple re-invent il computer


il 6 maggio del 1998, e Steve Jobs, chiuso in una giacca scura (gi, giacca, non le solite maglie nere con cui si fato conoscere negli anni), presenta un nuovo computer destinato a cambiare le sorti dell'azienda. Si tratta delliMac.

Il nome riprende quello del leggendario Macintosh che nel 1984 cambi per sempre la storia dellinformatica. Quando si deve ricominciare, perch troppe cose sono andate o storte, oppure non nel modo sperato, spesso il modo migliore per farlo tornare alle origini. Le origini, gi. Apple ha vissuto vicende alterne ma difficili, soprattutto dopo la cacciata dello stesso Steve Jobs. Dopo di lui, una serie di amministratori delegati anche mediocri, senza quella visione indispensabile per unazienda del genere, e solo di tanto in tanto qualche ottima idea. Come per esempio lo sviluppo della tecnologia QuickTime nel 1991; lacquisto di Final Cut Pro da Macromedia, ora assorbita da Adobe. E troppi prodotti privi di identit, progetti annunciati, ma che non vedevano la luce, e finivano impantanati da qualche parte nelle varie parti del campus di Cupertino. Oppure, progetti geniali, come il Newton, un palmare che possiamo definire (forzando la mano: troppi anni, e tecnologia, sono passati tra luno e laltro), antenato delliPad. Decisamente innovativo, troppo in anticipo sui suoi tempi, con qualche difetto di troppo almeno agli inizi (e una scarsa reattivit dell'azienda a intervenire con successo sulle sue pecche). Quando fu maturo, venne ucciso dallo stesso Jobs, rientrato in Apple ancora in veste di amministratore delegato ad interim. Non era di quello che la societ aveva bisogno. Mossa avventata? Vendetta postuma nei confronti di quel John Sculley da lui fortemente voluto in Apple, e che fu tra gli artefici della sua estromissione? Probabilmente, no.
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Il Newton muove i primi passi nel 1987, e proprio Sculley tratteggia lidea di un dispositivo chiamato Knowledge Navigator. Nel 1998 Jobs, rientrato contro tutte le previsioni nellazienda con cui aveva re-inventato l'informatica, si incarica di abbatterlo. Ma il dispositivo ha intanto ingoiato circa mezzo miliardo di Dollari di investimenti vari, vendendo all'incirca 300.000 pezzi. Ed entrando nella leggenda: chi ce lha, se lo tiene stretto. La domanda da porsi non Perch fu soppresso?, bens Per quale perversione unazienda si intestardisce per anni su un prodotto che vende poco?. Questo in realt stato il sintomo di un malessere profondo, che ha rischiato di uccidere Apple. A Cupertino cera troppo: troppi prodotti, progetti, idee. E la barca aveva qualche difficolt a tracciare la rotta; sapeva da dove arrivava (Apple aveva rivoluzionato l'industria dei computer), aveva una vaga idea di dove si trovava. Ma nessuno che sapesse dire dove andare, e per fare cosa. Leredit da gestire era pesante: aver introdotto l'interfaccia grafica, il mouse, e un computer per tutti, era stato esaltante, e bellissimo. Peccato che dopo di allora qualcosa si inceppa. Probabilmente, la responsabilit dello stesso Jobs. Anche allora aveva uno straordinario talento visionario. Una capacit di motivare gli altri fuori del comune. Unenergia nel riuscire a ottenere sempre il meglio dai suoi collaboratori, che in breve lo aveva reso rispettato e temuto. Quello che forse gli mancava, era linsuccesso. Quando infatti rientra in Apple, ha con s il sogno infranto di NeXT, e lultima possibilit di riscattarsi. Dimostrare finalmente chi aveva ragione, e chi torto. Riprendere il discorso interrotto nel 1985, malamente proseguito con la NeXT, e concluderlo, o almeno condurlo dove era necessario per far s che si tornasse a considerare l'informatica, un affare per tutti. Per molti, quando risale sul palco del Macworld di Boston nel 1998, un pezzo di archeologia che ci riprova. Incuriosisce, perch giovane, stato geniale, e chiss che non riesca nel miracolo di combinare qualcosa di buono. Anche se nessuno saprebbe dire cosa. La presentazione delliMac, dunque. Per gli osservatori esterni, Apple oramai unazienda destinata a uscire di scena. Vive sugli allori, grazie alla gloria che fu, e a un manipolo di estimatori che il tempo condanner a essere sempre pi minoranza, per poi scomparire. Il mondo cambiato, dicono tutti, ridicolo non avere un PC con il sistema operativo prodotto da Microsoft. Lunica mossa vincente in una situazione del genere, potrebbe essere quello di saltare sul carro del vincitore, e battere le mani. Fare quello che gli altri costruttori hanno gi da tempo adottato. In fondo, nel cimitero dei Grandi Innovatori sono finite illustre aziende, forse persino pi illustri di Apple. Resistere, anche solo esistere, diventa inutile. Bill Gates ha appreso alla perfezione la lezione di Apple. Ha buttato fuori una mediocre versione di Windows nel 1985, e quando dieci anni dopo, arriva quella targata 95, un successo enorme. Nel mezzo, anni di lavoro per migliorare il sistema operativo, e per stringere accordi coi produttori di PC. In modo che i sistemi operativi Windows siano naturalmente il compagno
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ideale di ogni computer, non importa la marca. Cos Windows diventa lo standard; daccordo ci sono state delle pratiche poco cristalline, ma quella unaltra storia. Quando sul palco appare il nuovo iMac, gli osservatori esperti (quindi: pagati profumatamente), sbadigliano: per essi rappresenta il canto del cigno di unazienda che solo unacquisizione (la stessa Microsoft? Oppure Oracle?), pu condurre dignitosamente da qualche parte; prima della definitiva morte. Basta osservare le caratteristiche tecniche della macchina (le caratteristiche tecniche mi raccomando: la gggente che lavora non si fa incantare da colori e altre idiozie), per avere la certezza di trovarsi di fronte a un aborto di macchina. Non ha il floppy disk; Sfodera la porta USB;

Non espandibile. Vale a dire: non posso cambiargli processore, scheda grafica, in modo da renderlo potentissimo e instabile. Per se ho molto tempo da perdere acquister la fama di esperto nel risolvere i continui crash di sistema. Soprattutto, ridicolo: tondeggiante, colorato, e quellinutile i di fronte al nome, che strizza l'occhio a Internet. Perch nel 1998 Internet per tanti una moda, e come tale, destinata a passare. Nel 1991, Microsoft registra il proprio nome di dominio, Apple lo aveva gi fatto nel 1987. Lo scetticismo a proposito di quello che si poteva ottenere da questa roba chiamata appunto Internet, era abbastanza radicato. La sentenza di morte, a proposito del nuovo computer presentato da Steve Jobs, arriva praticamente subito; uno dei pregi dellessere esperto. La sentenza recita pi o meno: sar un fiasco salutare, perch almeno costringer il consiglio di amministrazione a congedare Steve Jobs, con una buonuscita sostanziosa, e andare a caccia di qualcuno che voglia buttare un po di soldi in una societ bollita. Del tutto misteriosamente, la macchina piace; forse perch sbarazzina? Ha un prezzo accessibile: il modello base viene proposto a 1299 Dollari, e non devi spendere niente di pi per usarlo. Di pi: vende. Fioccano le prenotazioni; sar messo in vendita solo nel mese di agosto di quellanno. Gli esperti per la sanno lunga e non si fanno certo cogliere impreparati da quello che sar in seguito definito il primo tassello della rinascita dellazienda di Cupertino. Per costoro, le vendite sono rappresentate esclusivamente dai fans di Apple, gente che comprerebbe qualunque cosa, purch con la mela mordicchiata incisa sopra. Ma chi lavora, o chi fa sul serio, non si mette in casa un giocattolo del genere. Si tratta di una mossa di puro marketing; quel colore, non una faccenda capace di interessare quanti hanno bisogno di un vero computer.
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In realt, ci sono una serie di elementi lampanti, che pochi colgono. Il primo: liMac semplice da usare. Lo estrai dalla scatola, colleghi il cavo (un solo cavo) alla presa, il mouse e la tastiera al computer, e lo avvii. Basta. Sugli scaffali dei supermercati ci sono computer che richiedono tempo per collegare cavi, cavetti e cavini. Solo per quello, necessario sfogliare lopuscolo allegato. LiMac invece, comunica una sensazione di ordine: le porte per collegarlo ai vari dispositivi esterni, sono tutte su un solo lato; di robustezza: sul retro c un bel maniglione per sollevarlo. Per ha uno schermo da 15 pollici (all'epoca la concorrenza viaggiava di solito sui 13/14); un processore G3 a 233 MHz; e poi modem, Ethernet, IrDA, altoparlanti stereo (beh, nulla di strabiliante), e diceva addio a connessioni vecchie. E di fatto, si poteva affermare che fosse il primo computer, che racchiudesse Internet, o meglio che riducesse in modo quasi oltraggioso tutta la fase propedeutica a un tale passo. Perch dopo averlo poggiato sul piano della propria scrivania, restava solo da collegarlo alla Rete. Era qualcosa di semplice. Sfacciatamente semplice. Ancora a proposito dellapparenza. Della plastica colorata; l c impresso il nuovo corso imposto da Steve Jobs ad Apple. Lesterno il riflesso della cura per linterno. Non un semplice ornamento, un fiocco colorato messo su un banale ammasso di circuiti stampati. Si tratta di una filosofia differente, applicata al mercato di massa dei computer. Gi: liMac tutto-in-uno (all-in-one come dicono gli statunitensi), destinato innanzitutto a chi desidera un computer semplice da usare. Internet l, sta per diventare democratica, e sugli scaffali delle catene informatiche ci sono ancora un mucchio di computer tutti uguali; neri, arcigni. Per esserne parte, bisogna smanettare un po, perch di fatto non ci sono macchine intuitive, pensate appositamente per la Rete. Il colore delliMac spezza la routine, suggerisce l'idea che una macchina del genere pu essere bella, divertente. Per i sacerdoti dellinformazione, portatori della filosofia del: Siamo dei duri, noi pensiamo solo a lavorare, siamo di fronte a una trovata di marketing, perfetta per gli allocchi. Essi non si faranno mai turlupinare da Steve Jobs e dai suoi trucchi da prestigiatore da baraccone. Per chi invece subisce la Grande Truffa (che recita: Linformatica, Internet, roba per pochi eletti, tutti gli altri devono penare e soffrire per avvicinarsi), liMac la prova che cos non . Di pi: che esiste unazienda che pur puntando al profitto, desidera rendere laccesso alla nuova rivoluzione in cammino, il pi semplice possibile. Per questo, ha creato liMac. E le persone ringraziano nel solo modo che conoscono: comprandolo.

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Dopo un anno di vendite, si contano due milioni di iMac sulle scrivanie di mezzo mondo. Eppure tutti ripetono in coro: non ha floppy disk; ha la porta USB, e la revisione del mese di ottobre del 1999 peggiora la situazione: viene introdotta la connessione FireWire sul modello Slot Loading. Non espandibile. Uscir di scena nel gennaio del 2002 (il modello Summer 2001 venne presentato nel luglio dellanno prima). Non tutti i modelli sono azzeccati: quello affettuosamente chiamato dalmata, per via del disegno che richiama alla mente il mantello di quella razza canina. O il Flower Power, dove la plastica dell'involucro era una festa di colori un po troppo pacchiana.

Lascer spazio alliMac con processore G4; ma di nuovo non ci sar solo un processore nuovo, bens un design ancora una volta rivoluzionario. Tutti si chiedevano: chiss cosa si inventeranno stavolta. Quando poi viene presentato, unaltra occasione per discutere, ridere, o ammirare: a seconda della sponda che si occupa. E ancora una volta (sar sempre cos, oramai), da una parte chi guarda a queste soluzioni hardware innovative come a un semplice, e alla lunga noioso esercizio di stile. Perfetto per chi ha soldi da buttare, o vuole farsi notare, essere alla moda a ogni costo. Dallaltra, chi comprende che efficienza, potenza e semplicit duso possono coesistere allinterno di un computer bello. LiMac G4, affettuosamente chiamato lampadone, unaltra piccola delizia per gli occhi. Un altro successo per Apple.

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Gli utenti Mac aumentano di numero...

Gli utenti Mac aumentano di numero...


Scusate i ricordi personali. Il primo computer per tutti o quasi, non pu che essere un IBM. Grigio. Me lo ricordo ancora; era allinterno di un centro di formazione professionale, a Savona. Frequentavo un corso di formazione per magazzinieri, e assieme al computer, ci insegnarono qualche rudimento di software. Lanno era il 1988, o forse quello seguente; niente Windows (ancora). O meglio, cera gi da qualche anno, essendo il 1985 lanno della versione 1.0. Su quelle macchine non cera nulla del genere. Il Macintosh esisteva eccome, ma pochi lo sapevano. Quelle erano le macchine perfette per gestire realt lavorative come i magazzini. Sbrigavano le faccende meglio delle persone si capisce, evitando il ricorso alla carta, e i compiti ripetitivi che in quei luoghi erano e sono, allordine del giorno. Non cera nulla di creativo, curato o simpatico in quelle macchine. E se qualcuno pensa che adesso siano roba da preistoria, si sbaglia. Esistono aziende della grande distribuzione che ricorrono a quel tipo di macchine, limitate, stupide, prive di qualunque collegamento esterno; che non sia quello alla stampante. Per funzionano. Accanto, esiste il solito HP con lultima versione aggiornata di Windows, ma fonte di guai: virus, incompatibilit, strani comportamenti, conflitti con periferiche con cui dialogava sino a che non stato installato lultimo aggiornamento. Un magazzino che gestisce lentrata e luscita di merce per migliaia di Euro ogni ora, oltre a organizzare il lavoro di decine di persone, non pu permettersi di affidarsi a qualcosa che si blocca. Perci Windows c, ma abbastanza distante da tutto ci che nevralgico. Il lavoro sporco (e delicato: inserimento della merce in entrata per esempio) affidato a computer vecchi. Anche se non sono immuni da problemi, la loro soluzione semplice, perch la gamma di grattacapi cui sono proni ben conosciuta. Spesso sono lenti, lentissimi: ma va bene cos, nessuna persona sana di mente pensa di liberarsene. Lapparizione del primo iMac fu qualcosa che sorprese. In Italia, si videro persino alcuni spot in televisione nel 1999, dopo che a gennaio fu presentato in 5 colori differenti. La canzone che faceva da colonna sonora era dei Rolling Stones; dopo aver dato a Microsoft Start me up per il lancio di Windows 95, alla societ di Steve Jobs concedevano Shes a rainbow. No, nessuna conversione: ma una cosa chiamata denaro. A proposito di denaro: chi sceglie il Mac ricco. Come no. Anche chi sceglie Windows non se la passa male, anzi. Spesso ancora pi ricco. Del sistema operativo di Microsoft sapevo che non mi piaceva. Che non garantiva quellaffidabilit che per me era indispensabile. Per anni ho svolto lavori distanti dallinformatica,
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per questa ragione era necessario possedere un computer che, pur coi suoi limiti e difetti, non mi sorprendesse con comportamenti sibillini. Prima ho scritto affidabilit: ma pure i Mac si guastano, eccome. Nulla perfetto. Ma il mio criterio di affidabilit un po diverso. La gente (gli amici soprattutto, ma non solo), raccomandano Windows perch ci colleghi tutte le periferiche al volo, e non hai problemi di compatibilit. Poi passi mezzora a far riconoscere una stupida stampante di una marca estremamente comune a uno stupido PC prodotto da unazienda tra le pi popolari, e a basso costo. Questo accade eccome, e se si verifica forse c qualcosa che non va. Se quella stampante viceversa viene riconosciuta al volo dal Mac, allora... Questo un esempio di quello che io definisco affidabilit. Fare le cose pi comuni rapidamente. Senza dover leggere istruzioni o opuscoli, frequentare forum, e via discorrendo. Il tempo un risorsa preziosa, per questo ho sempre cercato quelle soluzioni che mi aiutassero a usarlo al meglio: una di queste il Mac. Allora si trattava di un computer davvero di nicchia (e continua a esserlo pure oggi, ma meno di quei tempi), ma garantiva gi una semplicit duso imbattibile. Ordinai un modello con processore G3 a 400 MHz, esattamente liMac DV con 64 MB di RAM e disco rigido da 10 GB. Prezzo in Lire: 2.999.000. A tuttoggi ancora funzionante, nonostante qualche problema al video, abbastanza tipico degli apparecchi a tubo catodico. In un breve lasso di tempo, sullonda del successo sorprendente delliMac, accessori di vario genere iniziarono a sfoderare i colori. Addio allaspetto truce e fintamente professionale, e si sbizzarriscono con il blu, il rosso, il verde. Come se un po tutti si fossero dati una manata in fronte, e avessero esclamato: Ma perch non ci abbiamo mai pensato prima?. Gi, perch? Chi sceglieva il Mac, a quei tempi aveva a disposizione un parco di applicazioni non molto esteso. Per esempio cera Internet Explorer per navigare il Web. La suite Mozilla (a quei tempi comprendeva non solo browser, ma un mucchio di altra roba), diventa il centro della vita online di molte persone che vogliono affrancarsi dalle soluzioni made in Microsoft. Per la posta (cera Outlook, tornato di recente a bazzicare sulla nostra piattaforma, allinterno della suite Office), la scelta cadeva invece su Eudora: bruttino, uninterfaccia che rester identica anche con larrivo di Mac OS X, presentava per una versione gratuita con una piccola finestra su cui scorrevano banner pubblicitari di prodotti e servizi statunitensi. Se non cliccavi, dopo un po di tempo capitava di ricevere un messaggio email che ti spiegava come lavorassero duro per fornire un buon prodotto, e che un minimo di attenzione era meglio dimostrarla! LiMac cambia la prospettiva con cui le persone osservano il mondo. Attenzione: il mondo, perch il Web non come alcuni credono, una parte della realt cui si dedicano i malati di
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mente, o gli asociali. Non si diventa asociali, a meno che non si abbia gi una simile patologia addosso. Quando uno strumento funziona, e non invadente, permette allindividuo di focalizzarsi meglio sulle cose da fare. Dun tratto, vede le opportunit: decine. Centinaia. Il problema semmai, sorge qui. Qualcuno penser: No guarda, col PC la stessa cosa. Non ci sono solo virus, interfacce grottesche, soluzioni al limite dellautolesionismo. Anche il PC funziona e garantisce pane e companatico a milioni di utenti. vero. Per. Se posso ottenere le stesse cose, o persino di pi, con una macchina che elimina quel superfluo spacciato per indispensabile o necessario, perch no? Se posso estrarre liMac da una scatola, collegare il cavo alla rete elettrica e navigare senza leggere istruzioni stampate su depliant, perch no? Se esiste un computer che permette di conseguire scopi e obiettivi evitando mal di capo, e offrendomi un ambiente utente confortevole e umano, perch no? Tutti le persone che conosco usano Windows; ancora oggi. In questo senso, sono un pessimo evangelista della piattaforma Mac; non ho mai convinto nessuno ad abbandonare i prodotti Microsoft. A Cupertino probabilmente mi detesterebbero. Credo che ciascuno debba scegliere in base a gusti, esigenze di lavoro e non, e risorse finanziarie. Che non si debba prestare troppa attenzione a recensioni, pareri pi o meno illuminati. Se possibile, sarebbe meglio testare le macchine, anche solo per pochi minuti. E dopo scegliere. Mettendo per al centro di tutto la soluzione pi semplice per lutente; e piaccia o no, il Mac purtroppo non ha rivali. Perch purtroppo? A me piacerebbe che Microsoft si scrollasse di dosso un certo pattume che da anni appesantisce il suo sistema operativo. Allinterno dellazienda di Redmond esistono fior di ingegneri che conoscono perfettamente il loro lavoro. Hanno molto da dare. Credo non siano messi in condizione di agire come vorrebbero e dovrebbero; ed un peccato. Buona parte di costoro ne sono consapevoli. Lavorano in unazienda che ha una capacit finanziaria spaventosa. Eppure devono accontentarsi. Si dice da pi parti che Windows 8 sar la svolta che tutti attendono. Bene. Se cos fosse Apple stessa sarebbe indotta a essere ancora pi innovativa, e attenta ai propri prodotti. Di sicuro la gente se sceglie sempre pi i computer dellazienda di Cupertino, non lo fa per la macchina di marketing messa in campo. Non mi sembra che quella di Microsoft, o degli altri produttori di PC, sia da disprezzare, anzi. Le persone che conosco usano regolarmente e con profitto Windows, e applicazioni come Word e PowerPoint; lavorano. Eppure mi confessano candidamente di sentirsi limitati, incompetenti di fronte al loro Toshiba o Acer; posso arrabbiarmi?
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Non con loro; ma con Microsoft. Non puoi costringere gli individui a sentirsi in questo modo. Non desiderano essere esperti, o competenti; e nemmeno diventare sviluppatori e lanciare lapplicazione dellanno guadagnando cos un milione di Dollari in un mese. Ma quando qualcuno afferma di essere intimidito da una stupida macchina, allora c un problema di scarso rispetto per gli altri. Apple non perfetta, anzi. Come Microsoft, e Google, punta al profitto. Ma uno dei suoi punti di forza che mette a proprio agio le persone normali: quelli che desiderano un computer per navigare, scaricare la posta elettronica, ritoccare foto, montare i filmini delle vacanze a Bordighera. Se hanno unesperienza con Windows alle loro spalle, saranno molto intimiditi anche da un Mac. Se non ne hanno alcuna, saranno solo intimiditi. Eppure dopo poche settimane hanno voglia di impegnarsi con maggiore vigore: aprire un blog. Imparare qualcosa di pi a proposito della fotografia, del fotoritocco. Perch erano bloccati, rinchiusi da un sistema operativo che pretende di fare tutto, ma per conseguire questo obiettivo deve per forza tagliare fuori lutente. Renderlo o mantenerlo come uno spettatore inoffensivo e fondamentalmente scemo, in perenne ansia perch forse quellaggiornamento stravolger tutto. O la stampante da 30 euro, collegata al sistema operativo pi popolare del mondo NON funzioner. E occorrer trascorrere un paio di ore su forum e affini a caccia di una soluzione; e costui tra s e s penser: Ho scelto Windows perch mi dicevano che era il pi popolare, quindi avrei avuto meno problemi. Gi. Niente perfetto a questo mondo, e Apple non fa eccezione. Per unazienda che permette di scegliere davvero. Vuoi essere uno smanettone? Nessun problema: Terminale, Xcode, e un mucchio di altri strumenti per programmare. Vuoi solo navigare, scaricare la posta? Ancora nessun problema. Lo farai senza mai essere costretto a deframmentare, o a digitare del codice perch hai acquistato della RAM che per Windows non riconosce, e allora devi improvvisarti esperto. E visto che non lo sei, andrai dallassistenza sotto casa; c sempre un negozio di computer pronto a risolvere i guai che Redmond confeziona. E l troverai persone che ti diranno: Eh, capita, che ci vuol fare?. Non deve capitare. Quando installo della RAM al riavvio deve essere riconosciuta, senza sperare, o essere poi costretti a ricorrere ad altri. Se questo non avviene, non deve essere imputato al caso, ma a precise scelte del quartier generale di Microsoft. I loro problemi (o le loro furbizie?), non devono essere scaricati sugli utenti. Se accade, ora di voltare pagina. Di passare a un Mac, appunto.
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Limportanza del software

L'importanza del software


Alcuni potrebbero pensare di essere alle prese con un capitolo inutile: evidente che senza software, un computer solo un soprammobile. Magari elegante, visto che stiamo parlando di Mac, ma sempre soprammobile. Sulla piattaforma Mac il software ha un peso, e una considerazione che il resto dellinformatica, si sogna; forse possibile trovare qualcosa del genere in certe distribuzioni Linux, e visto che parliamo di lavoro portato avanti da programmatori volontari, tanto di cappello. Per chi osserva da fuori, si tratta di una fissa, sempre tesa a spennare i polli vendendo fumo, e niente arrosto. In realt, al di l della cura dellinvolucro, c tutto larrosto che si desidera. Facciamo un passo indietro. Quella che possiamo definire la rifondazione dellhardware (con la presentazione del primo iMac, poi degli iBook, vale a dire i portatili colorati, presentati nellestate del 1999, e dei PowerBook), passa anche attraverso la svolta software. Cio laddio di Mac OS 9 per Mac OS X.

Verso la fine degli anni Novanta a Cupertino si svolge una riunione, cui partecipa ovviamente Steve Jobs. Il rientro nellazienda che ha contribuito a fondare, ha segnato larrivo di energie fresche vale a dire uomini e donne provenienti dalla sua azienda NeXT, acquistata da Apple nel 1996 per circa 500 milioni di Dollari, e idee nuove. Queste idee rispondono al nome di NeXTStep, un sistema operativo con solide base Unix. La societ di Cupertino da anni investe soldi alla ricerca di un sistema operativo che sostituisca il vecchio Mac OS 9, inadeguato praticamente a tutto. Di fatto, sempre Mac OS 8 con qualche spruzzata di novit, ma tra questo e il System Software 6.0 del 1988 (secondo gli esperti, il migliore sistema operativo di quella generazione, e anche di quelle successive), non c molta differenza. Col rischio di semplificare: ci si sempre limitati ad aggiungere funzioni, caratteristiche, rimandando la sua rifondazione alle calende greche. Le idee in proposito non mancano: per esempio Copland, il candidato pi autorevole per mandare in pensione un sistema che affonda le sue radici ben prima del 1988. La situazione cambia con lacquisizione da parte di Apple, di NeXT, e il ritorno di Jobs nella stanza dei bottoni.

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Nella riunione svoltasi in quella ormai lontana giornata a Cupertino, tra gli ingegneri e Jobs, questi si presenta a loro con una domanda: Siete voi i ragazzi che hanno realizzato Mac OS?. Alla loro risposta affermativa, Jobs dimostra dessere come sempre una persona poco diplomatica: Siete un branco di idioti. Al di l della ruvidezza del carattere dell'uomo, quella frase ha il merito di dare la mazzata decisiva, a un sistema operativo che da anni aveva fatto il suo tempo. Uccide un modo di realizzare software e interfaccia, che era un semplice copiare e incollare menu e funzioni su qualcosa di gi esistente. Tanto, prima o poi, qualcuno avrebbe sistemato le cose. E questo andazzo andava avanti da troppo tempo. Steve Jobs capisce una cosa: il mondo cambia (daccordo, lo fa sempre). La nuova versione del sistema operativo deve essere qualcosa che taglia i ponti col passato, garantendo un minimo di retro-compatibilit. Ma diventa indispensabile tracciare una nuova rotta. Sino a poco prima, in Apple si lavorava per non disturbare le abitudini degli utenti; peccato che fossero vecchie. Per un mondo che stava tramontando. Arrivava, anzi cera gi, il Web. Era tempo di spingere le persone verso nuove sfide. Ci si creda o no, per Steve Jobs soprattutto una faccenda di sfide. Da raccogliere; ma questo possibile se Apple garantir agli utenti vecchi e nuovi, hardware e software allaltezza. Con Mac OS 9 quando unapplicazione si bloccava, inchiodava lintero sistema operativo (le indimenticabili bombe), costringendo l'utente a riavviare il computer. Con Mac OS X viceversa, si forza luscita solo di quella, e si procede. Col lavoro, o rilanciando di nuovo lapplicazione. I conflitti tra estensioni costringevano a riavvii per cercare di isolare quella colpevole e disattivarla; e non era sempre una faccenda veloce o semplice. Mac OS 9 non aveva la protezione della memoria (spiegato al volo: viene impedito a un processo di corrompere la memoria di un altro processo in corso).

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Nemmeno il multitasking preempitive. E che roba ? Il computer gestisce pi processi, o cose da fare, ma la loro gestione affidata al sistema operativo. Questo appunto il multitasking. Preempitive significa che possibile eseguire pi operazioni senza intralci o conflitti. Mentre digito queste lettere con lapplicazione Pages, Time Machine effettua il backup dei dati, Mail scarica la posta, il mio programma per la gestione dei feed RSS mi informa delle ultime novit apparse sui siti cui sono abbonato. La precedenza viene ovviamente data a Pages, perch lapplicazione in primo piano. Al processore viene ordinato di condividere i periodi di inattivit con le altre applicazioni aperte, senza che niente venga mai rallentato o bloccato. Questi sono alcuni dei limiti di Mac OS 9, che saranno superati (per fortuna), da Mac OS X. Sono molte le similitudini tra NeXTStep, e quello che sar appunto il sistema operativo di Apple per il terzo millennio. Soprattutto, oltre a essere robustissimo (affonda le sue radici in Unix, il pi anziano, e per questo pi affidabile tra i sistemi operativi disponibili), dovr essere bello da vedere. Ancora con questa mania del bello, per di pi legata a concetti tutto sommato secondari. Se una macchina, una tastiera, possono essere gradevoli alla vista, un sistema operativo perch diavolo deve essere bello? Basta che funzioni! Mac OS X funziona, eccome. Per gli utenti della mela mordicchiata che quasi ogni giorno avevano a che fare con blocchi di sistema, gentilmente offerti da Mac OS 9, sembra quasi di toccare il cielo con un dito. Prima di procedere, bene ricordare un dettaglio. inutile chiedere alle persone cosa desiderano in unapplicazione, o in un sistema operativo. Non lo sanno. E risponderebbero con affermazioni senzaltro sincere, ma inutili. Chi sentiva il bisogno delliPad? Di un cellulare come liPhone? Quanto senso aveva chiedere a un gruppo di utenti: Che ne dici di un sistema operativo per apparecchi mobili, che si gestisca con le dita?. La loro risposta sarebbe stata: Cosa? Non scherziamo! Il mio Nokia cos bello! perfetto.

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Torniamo a ragionare del sistema operativo adesso. Se unapplicazione smette di rispondere ai comandi, basta scegliereUscita forzata, selezionarla e forzarne l'uscita. Niente pi riavvio del computer! Vedere un kernel panic (una finestra in quattro lingue, che impone il riavvio della macchina), un fenomeno raro. Ma la riscossa della bellezza, della semplicit duso (lo affermava Leonardo da Vinci: Le cose belle si usano meglio), continua anche nel software. Mac OS X inizia a farsi conoscere con una beta pubblica, a pagamento, nel settembre del 2000. La versione definitiva arriver sugli scaffali nel mese di marzo del 2001. Il cambiamento c eccome, radicale, e resta (o torna?) lattenzione di Apple per le cose ben fatte. Da parte di tutti gli utenti, c una grande attenzione al lavoro svolto dagli ingegneri. La sensazione che se ne ricava quasi al volo, un po epidermica e quindi poco interessante forse, che a Cupertino, si cambiato marcia. Niente perfetto, e si voluto troncare ogni rapporto col passato ; potevano mancare i critici? No, naturalmente. I pi accaniti sono gli utenti Mac, non c bisogno di dirlo. Costoro iniziano a dire: Apple scegliendo un sistema operativo che si basa su Unix complica troppo il lavoro dellutente inesperto. Sbaglia tutto insomma. Linterfaccia mangia troppe risorse, e ha difetti, o meglio, presenta aspetti cui non si abituati, e occorre azzerare le proprie conoscenze, e re-imparare se non tutto, parecchio. Oltre a questo, le immancabili critiche di tutti gli altri. Inutile sforzo estetico. Solita confezione brillante, perfetta per accalappiare gli allocchi, eccetera eccetera. Come si intuisce, niente di nuovo sotto il sole. Il rito dello stroncare a prescindere quello che viene sfornato da Cupertino, si ripeter puntuale a ogni novit presentata da Apple. Daltra parte, a quello serve un rito, giusto? A rassicurare: Loro sono i pazzi, Noi i sani. Dal punto di vista dellutente che di computer non capisce molto, o sta provando a capire qualcosa, Mac OS X si presenta in modo simpatico, e risulta abbastanza efficace. E per capirlo, basta osservarlo un po con attenzione. La piccola icona del Finder, che si trova nel Dock, a sinistra: sorride. Nei dettagli ci sono scritte molte pi cose di quanto possa sembrare. Indica la volont di stabilire con lutente un rapporto diverso. Dire amichevole pu sembrare eccessivo; stiamo parlando di codice, di un oceano di istruzioni scritte da ingegneri. Ma se costoro fossero solo questo, ingegneri appunto, probabilmente non avremmo quellicona che sorride. Avremmo qualcosa di serio perch linformatica una roba seria, per parrucconi, e chi non esperto deve stare distante, possibilmente in condizione di inferiorit e mostrando rispetto. Lo stesso Dock animato: scorrendo il puntatore del mouse sopra le icone presenti, queste ingrandiscono la loro dimensione. La finestra dellapplicazione, pu essere spedita nel Dock con due effetti: scala o genio. Sono idiozie? Pu darsi, anzi lo sono sicuramente: ma se unazienda investe denaro, tempo e uomini per ottenere queste cose, ci sar un motivo? Pu essere liquidato con il termine furbata? Trovata di marketing (astuto ovviamente)?
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A me capitato di vedere persone alla loro prima esperienza con il Mac, e dopo pochi minuti sentirli affermare Bello. Persone che sono negate, che quasi temono i computer e tutto quello che in qualche maniera collegato a queste macchine; non colpa loro. Ma di una certa tecnologia che si nasconde dietro paroloni, e sistemi operativi, concepiti da chi non vuole condividere nulla. Bens perpetuare il distacco tra addetti ai lavori, e tutti gli altri. Piaccia o no, il 90% degli utenti di computer (non importa se Windows o Mac), sono esattamente cos. Hanno dei pregiudizi che sono stati inculcati loro da uninformatica malata, da anni Ottanta. La stessa per intenderci, che allapparizione del Macintosh nel 1984 liquidava quel computer come un giocattolo inutile. Perch aveva le cartelle, il cestino, ricorreva insomma alla metafora della scrivania; invece che usare, come fanno i duri alla Chuck Norris, la riga di comando. Quando queste persone incontrano un Mac, lo trovano bello non perch siano leggermente idioti; ma perch capiscono al volo (proprio come diceva Leonardo), che le cose belle sono pi facili da usare. Il Mac, grazie al suo sistema operativo, pi facile da usare, perch bello. Curato nei dettagli. Apple non ha mai spinto il piede sullacceleratore, con linnovazione non ha mai esagerato, perch pu essere perfino pericoloso: basti guardare cosa successo al Newton. Da allora, procede quasi in maniera guardinga, senza strafare. Non di rado ha lavorato di cesello; magari effettuando correzioni minime. Con un obiettivo ben chiaro in testa: la persona che andr a usare il Mac. Che non un ingegnere, uno sviluppatore; ma Luca, Ernesto, Paola, Stefania. Spesso con un terrore sacro di combinare dei disastri, avvicinandosi a un computer. Almeno finch non trovano sulla loro strada un Mac. Che sorride. Senza il sistema operativo, un computer un soprammobile, certo. La differenza risiede appunto nel modo in cui il codice che lo compone stabilisce una relazione con la persona; sta nel sistema operativo, appunto. I difetti non mancano, e dopo qualche mese di uso, anche all'utente inesperto, si render conto di una mancanza di omogeneit. Ma avr ormai compiuto il balzo. Sar entrato in contatto con una piattaforma che sorride. Che spende tempo e denaro per rendere luso del computer davvero alla portata di chiunque.

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Sar la musica che gira intorno

Sar la musica che gira intorno


La situazione della musica online prima dellarrivo di iTunes e soprattutto delliPod, semplice. Cera un sistema di condivisione di file musicali chiamato Napster, che godeva di una popolarit immensa; dallaltra le case discografiche che strepitavano, urlavano, lanciavano anatemi, e stuoli di avvocati contro gli utenti. Gi perch Napster naturalmente, permetteva agli utenti di scaricare ogni genere di musica, senza spendere un euro o dollaro che fosse. Certo, cera il problema della qualit dei file, non eccelsa. Per questo non impediva a milioni di persone di continuare a scaricare. A quei tempi, pochi vedevano nella Rete unopportunit per fare i soldi con la musica, e quasi nessuno aveva idea di come agire per creare un ecosistema tale da garantire allutente quello che desiderava. Vale a dire, la musica a costi ragionevoli, e a un clic di distanza dal proprio computer. Le case discografiche prima sono traumatizzate dal successo di Napster, poi reagiscono. Ma un sistema che procede trascinando i suoi clienti in tribunale destinato a collassare; o a essere sostituito da qualcosa di meglio. Accade proprio quello. C qualcuno che osserva. C qualcuno che ama la musica, osserva il successo di Napster, e si muove. Si tratta di Apple. Per prima cosa, nel 2000 acquista SoundJam MP, unapplicazione per gestire la musica sui computer Mac; e ovviamente anche gli sviluppatori che vi lavoravano. Dopo circa un anno, viene rilasciato iTunes, un software solo per Mac per la gestione della musica. Il solito prodotto made in Cupertino insomma, teso a fornire allutente quello che gli serve senza andare a zonzo per il Web a caccia di alternative (che ci sono, e comunque proliferano). Siccome parte del sistema operativo, diventa di fatto lapplicazione per antonomasia per la gestione della musica sui sistemi Mac. Intanto, Napster continua a gettare lo scompiglio nelle case discografiche, che partono al contrattacco e trascinano il software o meglio, il suo creatore, in tribunale. Ovviamente prevalgono; chiedono una montagna di denaro come risarcimento, e questo segna la fine del servizio. C un tentativo di convertirsi come servizio di musica a pagamento, finch nel 2002 viene venduto per 8 milioni di Dollari alla societ Bertelsmann AG. Fine di Napster, e nessun inizio decente per la musica online. Il popolo della Rete ha capito perfettamente la dura lezione comminata dagli avvocati e dalle case discografiche. Come no. Per prima cosa, i servizi peer to peer si moltiplicano, e arriva anche BitTorrent che ha il pregio di essere pi efficiente. Inutile spiegare a stampa, televisioni, e case discografiche, che si tratta di tecnologie neutre, usate con regolarit e alla luce del sole da fior di aziende (una delle tante: Blizzard, quella del gioco massicciamente online e multi-giocatore World Of Warcraft). Dappertutto un piagnisteo, geremiadi contro la Rete, e anche qualche spot di star, che
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invitano a non uccidere la musica. Che intanto, prospera, perch del tutto misteriosamente, nessuna rockstar finisce a vivere sotto un ponte. Per quanto le minacce siano ripetute con espressione sempre pi truculenta, i dati delle repressioni pubblicizzate ad arte, e gli uffici legali lavorino a pieno regime, la situazione resta statica. Gli artisti indipendenti, senza contratto n santi in paradiso, il Web lo usano, e spesso con successo. Mentre le case discografiche per giustificare le loro azioni legali contro i siti peerto-peer, affermano che la loro azione per tutelare il lavoro degli esordienti, gli esordienti ritagliano la loro fetta di notoriet lanciandosi nella Rete. Nella fauci del nemico, ohib. Manca lidea vincente, la soluzione per vendere in Rete la musica, e che sia facile da usare, sicura. Eppure in giro ci sono un sacco di aziende, con un mucchio di soldi, che potrebbero inventarsi qualcosa. Innanzitutto c Sony: ha creato il walkman, produce computer, ha acquistato nel 1988 il catalogo musicale della CBS, piena di ingegneri e bravi tecnici. Ma da l non viene nulla. C Microsoft, la pi grande software house del mondo, quella che con uno schiocco di dita, pu chiamare a raccolta i pi importanti produttori hardware, e inventarsi qualcosa. Mutismo. Ci pensa Apple, appunto. Come spesso accade, la societ di Steve Jobs va in giro, annusa laria, osserva la mediocre offerta di dispositivi per ascoltare la musica. Sono brutti, poco agevoli da usare, con un mucchio di tasti che non aiutano lutente ad avvicinarsi a essi. Guardandoli, si ha limpressione che chi li produce non ne sia affatto convinto, e lo faccia quasi controvoglia. Sembra che i cd siano destinati a durare per molti decenni ancora. Come ama dire lo stesso Steve Jobs, cera solo da unire i puntini, ma nessuno sembrava capace di farlo. Ricapitolando. C la musica, che tutti amano (per i libri non cos, purtroppo). C il Web, con la musica in mano alla pirateria. Ci sono gli interessi delle case discografiche e degli artisti da onorare, e i computer. C un'azienda californiana, Apple, che ha voglia di dire qualcosa di nuovo in un campo che non le appartiene; e che facendo i passi giusti potrebbe garantirle visibilit maggiore. Soprattutto sarebbe bello e interessante sorprendere la concorrenza (leggi: Microsoft, e i vari produttori di hardware), che vede nel mattone di due chili e mezzo (il computer portatile), lunica fonte di reddito. Perch a forza di dominare in un settore, non ci si accorge che accanto, proprio accanto, ne stanno sorgendo altri, che in fatto di fatturato hanno parecchio da offrire. La musica smuove passioni, e denaro. Le persone sono a caccia di qualcosa che permetta loro di averla senza il rischio di virus o denunce, e rapidamente. Come diavolo si fa a unire tutte queste cose, dando loro un aspetto legale, semplice e soddisfacente per tutti?
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La risposta sar un dispositivo chiamato iPod. Il nuovo dispositivo viene presentato nellottobre del 2001; solo per Mac, ha una porta FireWire, 5 GB di capienza assicurata da un disco rigido Toshiba, ed leggero e sottile. Sta in tasca, e ovviamente ha un aspetto che si fa notare: un modo come un altro per dire che bello. Ha una ruota cliccabile che permette di navigare all'interno del database musicale che si possiede, e scovare una canzone tra mille, o duemila altri motivi, davvero facile.

Naturalmente, per i soliti esperti, questa una mossa azzardata, inutile, e ridicola. Apple ha sbagliato tutto. Il dispositivo costa 399 Dollari (499 il modello da 10GB), e nessuna persona sana di mente acquister mai un aggeggio del genere. Anzi; evidente che dopo il colpo di fortuna legato al lancio delliMac col tubo catodico, e colorato, e poi quello bianco, e lo schermo piatto, lazienda per evitare il naufragio, cerca nuovi settori dove imporsi, ma sar inutile. Sono alla canna del gas quelli di Cupertino, secondo costoro; non riescono a sfondare nel campo dei computer e ci provano da unaltra parte. Poveri loro. Almeno agli inizi, liPod si vende ma ha dalla sua i limiti tipici di un dispositivo alla sua prima uscita. Ma questo non dovuto a un caso, o a una diabolica volont di spremere gli utenti. Quando Apple entra in un nuovo settore (in questo caso, quello musicale), lo fa muovendosi con circospezione. In fondo, si tratta di un terreno vergine, dove gli esperti del settore (le case discografiche), non ci sono. Sono tutte nelle aule dei tribunali, a minacciare. E non sono granch daiuto. Essendo una piccola realt, Apple deve fare attenzione a compiere le mosse giuste, che per forza di cose devono essere poche. Solo cos si riesce a intervenire e a risolvere rapidamente eventuali lacune. Questa strategia, col senno di poi, diventa evidente anche ai sassi. Vediamole ancora, queste mosse. La prima: lacquisizione di SoundJam MP. Se dentro il Mac sono gi presenti le soluzioni software che mi servono, ne rafforzo lappeal e offro allutente un servizio (chiamiamolo cos) gradito. Non devo perdere tempo a cercare altrove; anche se sar sempre libero di farlo, ci mancherebbe. La seconda naturalmente, il lancio delliPod. Questultimo piace. Interessa. Come sempre ha dalla sue le caratteristiche tipiche di un prodotto che esce dalle officine di Cupertino. Cura per i dettagli e via discorrendo. Per gli utenti Apple (a sghignazzare sono sempre gli esperti), una manna. Basta che Cupertino venda qualcosa, qualunque cosa, con il proprio marchio disegnato sopra, e si vende a carrettate.
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Inutile tentare di capire (sono sempre gli esperti a parlare); si tratta di persone cos. In effetti ci sono persone cos: ma ovunque. Non una prerogativa Apple. E non si tratta di persone proprio cos. Vogliono qualcosa di facile, perch la nostra vita gi abbastanza complicata. Basta vedere cosa riescono a realizzare quelli che producono le macchinette per la vendita dei biglietti nelle metropolitane. O i telecomandi. O i comandi per azionare il computer di bordo sulle automobili. Almeno a casa, la sera, la gente vuole un computer semplice; e magari gi che ci siamo, un lettore mp3 anchesso non complicato. Perch vuole ascoltare della musica, non leggere chilometriche istruzioni per capire come avviarlo. Torniamo adesso a noi. Nel 2002 arriva la seconda generazione del lettore musicale; nel 2003 la terza, assieme per allultimo anello della catena: lo Store musicale. Che viene chiamato iTunes Music Store (per contrarsi in iTunes Store nel 2006). E, ultimo anello, quello che metter il turbo alle vendite: la compatibilit con la piattaforma Windows. Da l in avanti il successo: per liPod per. In maniera prima lenta, poi sempre pi inesorabile, il dispositivo musicale di Apple diventa uno schiacciasassi poderoso. Molti credono che la fortuna della societ sia la musica; in realt la musica serve solo a vendere il dispositivo. L la societ di Cupertino fa i soldi a palate, non nelle canzonette. E diventa forte, molto. Questa forza, attira le giuste critiche degli utenti, a proposito di un dettaglio che tale non : il DRM. Un passo indietro. Quando le case discografiche ascoltano la proposta di Apple di un negozio musicale online, naturalmente sono scettiche: pi divertente foraggiare gli avvocati che prendere atto della necessit di qualcosa di nuovo, vero? Ma danno il loro assenso, a una sola condizione: imporre il DRM ai brani musicali. Perch accettano la proposta di Apple? Perch immaginano che fallisca, che non riesca nellintento. Se accadr questo, chi si romper le ossa, sar appunto la societ di Steve Jobs, e loro a quel punto potranno dire: Vedete? Sul Web non possibile vendere davvero la musica. Meglio gli avvocati!. Se al contrario la faccenda funziona, potranno affermare di essere state delle aziende lungimiranti, in grado di collaborare attivamente e senza pregiudizi in un settore per loro inedito. Il DRM un acronimo per indicare una protezione digitale che limita i diritti dellutente nella gestione dei brani musicali che ha acquistato. Attenzione: ha acquistato. Questo un dettaglio che Sony e le altre realt musicali fanno finta di non vedere. Io compro coi miei soldi, e altri decidono cosa posso fare della mia roba. Non credo esista nel mondo un altro settore dove qualcuno si arroghi un tale diritto. Che in realt un sopruso, ma soprattutto, un atto di accusa verso gli utenti. Perch se vendo qualcosa col lucchetto, perch presumo che lacquirente sia un potenziale
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ladro, oppure un complice di qualche malfattore. I pirati intanto, del DRM se ne infischiano, e lo craccano con enorme facilit. Gli onesti, pagano, e si trovano legati: a Napoli dicono cornuti e mazziati. Apple per portare in porto la sua idea di Store musicale accetta il DRM. La protesta sale, finch Steve Jobs spiega in una lettera aperta, e pubblicata sul sito Apple, la sua posizione. In sostanza: non potevamo agire diversamente. Lui stesso ritiene che sia un qualcosa di inutile, e invita gli utenti a farsi sentire presso chi quel DRM lo vuole. Vale a dire Sony, EMI (e sar la prima a scegliere di abbandonare il lucchetto digitale, nellaprile del 2007) e Vivendi. Nel gennaio del 2009, i brani musicali presenti sulliTunes Store, perdono questa grottesca protezione. Per: chi desidera aggiornare quella gi acquistata alla nuova condizione, dovr pagare. E mediamente, il prezzo dei brani si modifica, ma verso lalto. Il DRM resta sui film in vendita sulliTunes Store. Questo un altro ridicolo cappio che le case cinematografiche stavolta, impongono agli utenti. La speranza che si decidano a spedirlo in soffitta, dove merita di restare per sempre. Quanto stato potente larrivo delliPod sul mercato musicale e non solo? Possiamo affermare che liPod ha creato un nuovo modo di definire un lettore musicale. Si chiama iPod qualunque aggeggio con un paio di cuffie che si infilano nelle orecchie. Ovunque o quasi accessori, e/o cloni. Adesso liTunes Store si ampliato nell'offerta. Oltre alla musica, abbiamo video, film (quelli italiani stanno arrivando), podcast, audiobooks e soprattutto iTunes U. Il canale dedicato alle Universit, dove finalmente possibile trovare anche un bel po di materiale prodotto dagli atenei italiani, e scaricabile gratis. Per meglio riflettere su quello che Apple ha combinato. Produceva computer; e ancora adesso lo fa, per fortuna. Si inventata da zero un business che in fondo non le apparteneva neanche un po. Sul mercato statunitense, iTunes Store non ha rivali: l'unico che prova a fargli il solletico Amazon. Ma basta vedere chi sono quelli che hanno provato a lanciare un servizio analogo per capire che non era solo una questione di musica. Anche Virgin, Wal-Mart e Coca-cola hanno lanciato un negozio musicale online. Il primo chiude i battenti nel settembre del 2007. Il secondo resiste, ma distante anche dai fasti di Amazon. Il terzo nel luglio del 2006 saluta e se ne va. Per quale ragione?

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Semplice, non avevano un iPod. Adesso la sua stella si sta lentamente offuscando; nato quello touch, lo shuffle, il mini, il nano, mentre quello classico (riveduto e corretto), sempre l.

Quello che molti non comprendono, e che qualche riga fa ho appena accennato, che la fortuna di Apple nel campo musicale, deriva da due fattori. Il primo: aver messo a punto un sistema vincente, con unofferta di canzoni a cui non si pu dire di no. Ed tutto l, a portata di clic. Al centro di questo sistema, lapplicazione iTunes (su cui ci sarebbero anche da dire parecchie cose poco carine, parlando di interfaccia e coerenza coi dettami di Apple stessa; ma sorvoliamo), che con pochi clic permette lacquisto. Buona parte di noi ha un problema: gli manca il tempo. Non importa che questo sia impiegato male; ciascuno di noi ama la musica, ma non disposto a passare ore e ore sulla Rete a cercare il peer to peer da cui scaricare illegalmente la musica. Oltre a essere riprovevole, e passibile di sanzioni. Quelle ore, sono sprecate: rubate allo studio, alla famiglia, al divertimento vero. Ma c liTunes Store: pochi clic e la musica diventa mia. Diventa mia. Le case discografiche, e non solo loro a dire il vero, hanno spinto per anni nella direzione differente: affittare la musica. Geniale, non c che dire. Finch paghi ascolti, ma dal momento che non rinnovi pi labbonamento perdi pure la tua musica. Da questo si capisce che chi gestisce queste aziende, non ama affatto la musica. Altrimenti saprebbe che le persone desiderano possedere le canzoni. Questa stata sin dallinizio la posizione di Apple, e resta la direttrice principale. Si arriver comunque allaffitto della musica? Pu darsi, mai dire mai: di certo rester unopzione del tutto marginale dellofferta musicale. Il secondo fattore: liPod, si capisce. Ha bisogno delle canzoni, altrimenti sarebbe solo un fermacarte. Ma quella, una torta che di fatto finisce in pasto alle case discografiche. Agli autori. E poi occorre mantenerla efficiente e ben oliata, e questo costa. Chi crede che Apple faccia i soldi a palate con la musica, sbaglia di grosso. Pi o meno, arriva al pareggio. Per Cupertino la musica, un tassello fondamentale per riuscire a mettere nelle tasche del maggior numero possibile di persone, proprio liPod. Ma mentre le canzoni sono qualcosa che non appartiene ad Apple, sul dispositivo al contrario detiene un controllo totale. Per anni,
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Da PowerPC a Intel

liPod una macchina che macina denaro. Persino nel primo quarto fiscale, svelato a gennaio 2011, ne vende un po meno di 20 milioni. S, la sua stella tra iPhone e iPad si sta offuscando. Il modello classico, lunico equipaggiato ancora con un disco rigido, viene dato per morto ogni 6 mesi. Eppure sempre l.

Da PowerPC a Intel
Accade qualcosa di incredibile, un giorno. Una specie di rivoluzione copernicana. Una data che per tanti utenti Mac la fine di un certo mondo; o proprio del mondo? Alcuni, dopo di allora affermeranno che se la societ di Steve Jobs ha iniziato a scivolare (verso dove? Boh!), a causa della sciagurata scelta, e della conseguente decisione, di saltare lo steccato. Il 6 giugno del 2005 Steve Jobs sale sul palco della WWDC, vale a dire la Conferenza Mondiale degli Sviluppatori Apple. E fa lannuncio: presto, i computer Mac useranno solo chip Intel. Addio perci ai PowerPC: potenzialmente efficienti, migliori rispetto a quello che presente sul mercato. Ma unazienda non pu permettersi di aspettare, di sperare, di attendere i comodi degli altri. Non lo farebbe una grande, figuriamoci Apple che o distacca tutta la concorrenza di una lunghezza, o boccheggia e affonda. Da tempo nelle segrete stanze di Cupertino, cera chi faceva girare Mac OS X su macchine Intel, proprio per essere pronti al balzo. Mentre i siti di rumors davano per certo larrivo del processore G5 sui portatili, Apple architettava lo scherzo pi incredibile della sua storia recente. A ennesima dimostrazione di quanto siano affidabili le voci di corridoio. La verit era pi semplice: non ci sarebbe mai stato un G5 sui portatili. Dopo si scritto e detto che IBM (assieme a Freescale, societ di Motorola, produceva appunto i processori PowerPC), pretendeva pi soldi da Apple per costruire quello che voleva. Che un maggior coinvolgimento dellazienda di Jobs, oltre a quello finanziario, avrebbe potuto cambiare le cose. Ma ormai si tratta(va) di questioni di lana caprina. La mossa viene criticata anche da molti utenti Apple. Arriveranno i cloni, in massa. Non ci sar pi alcuna ragione per continuare ad acquistare hardware con la mela mordicchiata; come se prima ce ne fossero state. Da sempre acquistare un PC con Windows ragionevole: costa meno, popolare, bla bla bla. Quando si decide di compiere il salto, lo si fa sotto la spinta di una differente motivazione.

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Da PowerPC a Intel

I cloni arrivano? Qualcosa in effetti si muove; e muore. Compare Psystar, una societ che vende hardware PC su cui gira Mac OS X. La faccenda finisce ovviamente in tribunale, con Apple che non vuole che i suoi prodotti software siano installati su macchine che non siano le sue; e i proprietari dellazienda che rivendicano il diritto di farlo. Come finir persino troppo ovvio: Psystar chiude i battenti. Il problema per non Apple che in forza dei suoi numeri schiaccia la libera iniziativa di pochi e coraggiosi. Darwin (il nucleo Open Source di Mac OS X), si pu scaricare liberamente: da qui. Non illegale. A nessuno vietato di mettere su quel codice (cui collaborano attivamente anche gli ingegneri di Apple), uninterfaccia di propria creazione, oppure di scegliere Kde. E il risultato girer su un qualunque PC. Certo, occorre lavorarci, ed un impegno che pochi, e maledettamente bravi, si possono permettere. O meglio: solo grandi aziende possono fare, con la speranza di ottenere qualcosa di buono. Sarebbe infatti pi a portata di unazienda come Sony. Attenzione, non dico che sarebbe pi facile, perch si tratterebbe comunque di impiegare uomini e risorse per anni, su un progetto radicalmente differente. Per questo ci si accontenta di Windows: gira su qualunque cosa. Lo fa male? Di certo vicino casa troverai limmancabile negozietto con dietro il bancone un sorridente addetto che stringendosi nelle spalle, dir: Eh, succede. Un altro aspetto da considerare: in Apple hardware e software viaggiano a braccetto. Proprio perch il sistema operativo viene installato su un limitato numero di macchine, ogni dettaglio curato. La filiera in un certo senso, saldamente in mano di Cupertino; qualora si scegliesse di farlo girare anche su PC, di fatto la piattaforma imploderebbe. Mancherebbero le forze e le risorse per garantire la compatibilit sui Dell, Toshiba, Sony, HP, Acer. Prendiamo proprio Dell, e i suoi computer da scrivania. Lazienda sul suo sito a settembre 2011 sfodera 3 linee: Inspiron, Dell Studio XPS e Alienware (oltre ai modelli con monitor tattile; la pagina si apre ma c solo il link per attivare la chat). Ogni linea di computer di fatto una famiglia, dove sono presenti diversi modelli. Spesso con monitor (quando sono presenti), differenti; con processori che variano; con schede grafiche diverse. E stiamo parlando di UNA linea, lasciando da parte le altre. Garantire a tutte la medesima compatibilit non possibile; per Apple, ma nemmeno per Microsoft, sempre a rincorrere. LiMac una famiglia con quattro modelli. Il Mac Pro, idem (anche se una denominata Server). Il ventaglio di specifiche da seguire infinitamente minore, e tutte in mano al produttore. Il controllo aziendale c, anche serrato sia lato hardware che software; ma per prima cosa si offre allutente maggiore chiarezza. Districarsi su un sito Dell o Acer per capire quale sia il computer che fa per me, una piccola, grande impresa.
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La medesima operazione su quello Apple pi semplice anche per linesperto. Psystar (lazienda che produceva cloni), ci ha provato. Comprava i DVD di Mac OS X, assemblava un po di hardware raccogliticcio, forniva dietro il pagamento di 50 Dollari, un software chiamato Rebel EFI per far girare il sistema operativo di Apple sui PC, e voil. Non c stato nessun tentativo di uccidere la libera iniziativa. Che resta libera e alla portata di chiunque: Darwin sempre l, pronto a essere scaricato, esattamente come le interfacce grafiche. Quello che non si pu fare (e non lo si pu fare con chiunque, non solo con Apple), prendere il lavoro altrui, e sfruttarlo per tentare di arricchirsi. Si era scritto e detto che con il passaggio ai processori Intel le persone non avrebbero speso un Euro per acquistare computer Apple. Ormai, la societ di Steve Jobs produce anche iPod, iPhone e iPad. Ma la profezia di tanti profeti, non si avverata. Non si sono mai venduti cos tanti Mac come in questo periodo: tutti con chip Intel, ovviamente. Cos torniamo al cuore della strategia di Apple: lesperienza utente. Quindi: software che funziona, solido, flessibile, potente. Hardware elegante, concepito e realizzato per lavorare alla perfezione col software. Soprattutto, concepito da ingegneri, per persone normali. Anche per smanettoni (il Terminale a quello serve, e non c solo quello), ma realizzato per offrire allindividuo unesperienza di uso amichevole. Che non spaventi, e lo induca a osservare con maggiore fiducia se stesso. A intravedere oltre il computer le potenzialit che la Rete offre a chiunque. Un esempio: iTunes, e la sua interfaccia. Si pu dire che sia leggermente spaventosa? S, proprio cos. Si comporta come nessunaltra applicazione fa, in palese contraddizione con quanto Apple stessa afferma nelle sue linee guida per il design delle interfaccia. Per: attraverso di essa possibile ad esempio, scaricare dei podcast in inglese, francese, cinese, e imparare oppure perfezionare una lingua. Con Windows tutto questo possibile (iTunes disponibile anche per i sistemi Microsoft); col Macintosh per giunge al termine di unesperienza dove anche linesperto sente che ogni dettaglio stato pensato per lui. Ogni dettaglio del sistema operativo. Ho scritto sente, ma in realt si tratta di unesperienza pi sottile. Ci si trova cio allinterno di un ecosistema differente (se proviene da Windows), o nuovo (se invece il Mac il suo primo computer), non ostile. In fondo ciascuno di noi ha a che fare con la tecnologia ogni giorno. Acquistare un biglietto per la metropolitana, lautobus, o il treno attraverso una delle macchinette presenti ormai un po ovunque tutto tranne che unesperienza amichevole. Ma non colpa del singolo, lo riscrivo: bens di chi ha ideato e realizzato quei dispositivi. Spesso anche configurare i canali televisivi sul digitale terrestre richiede la lettura di un opuscolo che non fa altro che elencare i pregi dellapparecchio, oltre che a complimentarsi con lacquirente per lottimo acquisto.
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Apple dimostra coi fatti che possibile lavorare in maniera differente, per ottenere prodotti migliori. Poi evidente che sar la persona ad avere lultima parola, e a decidere cosa combinare. Per la societ di Cupertino mette a disposizione strumenti che si presentano a noi in pace. Pur con tutti i difetti presenti, fuor di dubbio che al primo posto si mette lutente; che si tratti di iMac, iPad o iPhone, oppure liPad. Lo stress da tecnologia, cala con il Mac. Alla fine dei discorsi, delle critiche, quale sia il processore che equipaggia i computer di Cupertino, diventato irrilevante. stato importante passare ai chip Intel, poich non era pi possibile continuare ad attendere quello di cui cera bisogno. Senza questa mossa, Apple sarebbe finita in un vicolo cieco. Si tratta dei migliori processori in giro? Diciamo che sono i pi popolari, e che Intel ha fatto alcuni passi nella giusta direzione. La piattaforma PowerPC era migliore della concorrenza, allora come oggi? Pu darsi, anzi in certi compiti lo era e lo ancora adesso (beh, quasi). Per questi sono elementi che sempre pi apparterranno al passato. La potenza del processore, i clock: non interessano pi. O meglio: sono argomenti che appartengono a una cerchia ristretta di persone che con il computer ci lavora sul serio, e rappresentano una percentuale minima. Di solito, chi parla cos tanto di GHz, non ha da fare altro che scaricare software piratato, usare la chat, la posta elettronica, navigare sul Web, e 3 ore di Farmville su Facebook. E basta. La Rete pretende strumenti semplici da usare, e affidabili; ci sono troppe cose buone la fuori per perdersele a configurare una stampante che Windows dovrebbe riconoscere al volo. Quasi nessuno conosce il processore che viene montato sulliPad o liPhone; non importa. Qualcuno chiede quanta RAM ci giri? Pochissimi. Per prendere una nota o aggiungere un contatto alla Rubrica Indirizzi di un iPhone un compito banale; su certi modelli di Nokia, meno. Quello che balza agli occhi che liPad permette a un mucchio di persone di usare un dispositivo infischiandosene di prestazioni, mouse, cartelle e metafora della scrivania. E lo stesso per il Mac: funziona. Cosa ci sia dentro, una questione che non appassiona il 95% degli utenti che lo usano. Perch quello vogliono fare: usarlo.

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La telefonia secondo Cupertino

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La telefonia da anni un business colossale, in mano ad aziende di tutto rispetto. Mangiano pane e telefono. Producono modelli pi o meno a getto continuo, e per tutte le tasche. Si tratta di un settore che va bene, si fa innovazione, e tutti sono contenti dell'andazzo. Non importa che linnovazione si limiti a nuovi modelli a scadenza ravvicinata; magari coi pulsanti pi grandi, oppure pi piccoli, oppure di un nuovo tipo di case, o ancora le dimensioni dello schermo aumentate un poco. In fondo, si tratta di permettere alle persone di telefonare. Di aggiungere nuovi contatti alla loro rubrica indirizzi. Di inviare SMS, MMS, scattare qualche foto, e navigare, poco, su Internet. Quello vuole la gente, e quello ottiene. Poi qualche giochino. Per chi fa invece sul serio, perch il telefonino un dispositivo di lavoro, nessun problema: esiste RIM. La societ canadese produce telefoni particolari, tanto da meritare lappellativo di smartphone, che oltre alle solite cose tipiche di un telefono, permette molto altro. Si tratta di un settore piccolo, remunerativo, ed estremamente limitato perch si tratta di dispositivi dedicati soprattutto a manager, e i prodotti RIM trovano il loro sbocco naturale nelle aziende. Cosa accade? Nulla. Il panorama non dissimile da quello che cera prima, in altri settori. Prima di cosa? Prima che Apple decidesse di entrarci. Era gi accaduto. Nel 1984 viene presentato un computer, il Macintosh: ma di computer ce nerano gi. Poi il turno delliMac: nientaltro che la lezione degli anni Ottanta, trasferita alla fine degli anni Novanta, e applicata al mondo che va verso Internet, tra lindifferenza di molte, troppe aziende di computer. Trascorrono gli anni, e voil liPod. Ma di lettori mp3 era pieno il mondo. Il bello di Apple che si limita a re-inventare la ruota. Dopo tutti a dire e a ripetere: ma certo, perch non ci abbiamo pensato prima? E mentre sono l a darsi manate in fronte, la societ di Cupertino allunga il passo, acquista un vantaggio che difficilmente sar possibile colmare. Per un attimo, torniamo alliPod; sta ormai arrivando a fine corsa. Ogni trimestre, se ne vendono un po meno. In parte fisiologico perch il mercato (o meglio: i mercati che contano, quelli che fanno ingrassare i profitti), tendono a saturarsi. E sono Stati Uniti, Europa, Giappone, Australia/ Nuova Zelanda. Gli altri sono ancora pi grandi (basti pensare allAfrica), ma non sono molto ambiti dalle aziende. Ma la fine del dispositivo mp3 di Apple dovuto anche a un altro fattore: che si chiama iPhone. Non sono molte le aziende al mondo che riescono in unimpresa del genere: creare un business colossale, e senza aspettare che si esaurisca, o che la concorrenza in qualche modo si organizzi e passi al contrattacco, si sposta altrove.

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Sony aveva aiutato il settore musicale e le proprie finanze, con il walkman; e l rimasta. Non stata in grado, nonostante la forza economica, e il possesso di una casa discografica, di innovare raccogliendo la sfida che Napster le aveva lanciato. Apple non ha atteso che liPod arrivasse a fine corsa. Ha riacceso i motori, ed andata allassalto di un altro settore. Quello dei telefoni cellulari, appunto. La telefonia mobile dagli anni '90, diventata enormemente popolare: tutti hanno un cellulare. Soprattutto, nonostante sia recente, un settore che puzza di vecchio. E impone a chi si arrende allacquisto di un cellulare, una serie di modi e abitudini, di fatto derivate dai telefoni fissi. Perch quello : un telefono senza fili. Che si riduce nelle dimensioni. Oppure si apre a conchiglia. Magari adotta qualche colore; la lezione del vecchio iMac G3 continua a influenzare certi uffici di marketing senza idee. Ma hanno un po tutti schermi piccoli, con icone dellinterfaccia non solo brutte, ma soprattutto poco comprensibili. In questo settore statico, dominato da grossi produttori che sfornano nuovi modelli come se fossero panini, c bisogno di qualcosa di nuovo. Ma da dove iniziare? E chi pu provarci? Apple, esatto. Per prima cosa, occorre analizzare i prodotti della concorrenza. Individuarne i punti deboli, e poi concentrarsi solo sulle cose essenziali. Non badare a quello che il mercato vuole ( chiuso e dominato da prodotti sostanzialmente identici), e nemmeno chiedere agli utenti cosa desiderano davvero. Sono abituati male, e le loro risposte, anche se ci fossero, non sarebbero utili. Apple inizia a ragionare su due basi: semplicit e bellezza. Telefonare semplice coi cellulari? S, se ci si accontenta. Ma visto che non sono pi tali, e contengono sveglia, calendario, rubrica indirizzi, e altre funzioni, forse bisogna azzerare ogni cosa, e partire da qui. Fare finta che non ci sia nulla, che anni di brutti modelli tutti uguali, non ci siano mai stati. Se si acquista un nuovo modello della stessa marca, non di rado occorre re-imparare qualcosa, se non addirittura tutto. Ma questo non sembra importare a nessuno. Non ai produttori di cellulari, che inventano modelli dalle forme strane, e con menu per la navigazione tuttaltro che intuitivi. Non agli ingegneri che spingono un po pi in l le caratteristiche tecniche di certi modelli, che li rendono un po pi potenti, e poco altro. Nemmeno gli utenti saprebbero dire su che cosa intervenire, e come. Se si abituano le persone al brutto, alla fine arriveranno ad apprezzarlo. Oppure a non vederlo nemmeno, a non considerarlo tale, ma solo come un piccolo prezzo da pagare.

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E il marketing? lunico settore che deve spremersi davvero le meningi per inventare nuove strade con cui proporre agli acquirenti lacquisto del cellulare A invece del B. Si capisce: se in atto una sostanziale omologazione dei modelli (a parte qualche sprazzo di Nokia, che per non ha limmaginazione o il coraggio di proseguire), nonostante la supremazia, di proporre qualcosa di diverso. Questo il mercato della telefonia mobile, prima delliPhone. Ma c un altro mercato che l, e sonnecchia. Aspetta forse qualcosa che gli metta il turbo: lInternet mobile. La gente si sposta, e se deve farlo per lavoro porta con s il portatile, certo. Poi magari non devono farci grandi cose. Sarebbe bello se invece di quello, ci fosse anche qualcosa di piccolo, semplice, che offra la possibilit di verificare la posta elettronica senza aprire il portatile. Di navigare. Tutto dentro un dispositivo con menu e icone colorate, nitide, intuitive, e la possibilit di aggiungere o togliere un contatto, con poche mosse. Magari ricorrendo alle dita. Magari un solo modello, invece delle decine di Nokia, su cui convergano i tre compiti che si richiedono a un cellulare. Telefonare; navigare; ascoltare musica. In realt, Apple era gi entrata nella telefonia mobile; grazie alla collaborazione con Motorola, era stato presentato un cellulare mediocre, chiamato ROKR, con iTunes incorporato. Lesperienza aveva lasciato scettici e delusi un po tutti: il design del cellulare era infatti di Motorola, e si vedeva chiaramente che Cupertino non aveva nemmeno messo gli occhi su quel prodotto. Resta da capire il perch di quella mossa, forse necessaria per permettere a unazienda di computer, con una forte esperienza di musica online, ma nessuna di telefonia, di farsi le ossa in un settore per lei assolutamente nuovo, e sconosciuto. Non ci si improvvisa venditori di cellulari senza sapere con assoluta precisione cosa c da fare, e come muoversi. Questo uno dei tanti aspetti che sono regolarmente ignorati. Il successo delliPhone stato stellare non perch frutto di fortuna; ma perch Apple ha studiato. Comunicazioni, infrastrutture, tutta roba che una societ che produce calcolatori non sa, e non tenuta a sapere.

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Quando Steve Jobs nel gennaio 2007 annuncia larrivo delliPhone (sar lanciato solo a giugno di quellanno), le risate si sprecano. Quella pi famosa appartiene a Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft, che interrogato a proposito del nuovo dispositivo presentato da Apple, sghignazza tutto contento. Poi si chiede chi diavolo sar cos stupido da spendere 499 Dollari (il prezzo del modello base da 4 GB, e 599 per quello da 8 GB), per telefonare. Adesso non ride pi.

Ancora una volta, Apple presenta un prodotto che si fa notare, perch radicalmente differente da tutto quello che cera in commercio sino a quel momento. Niente tastiera, per prima cosa, sostituita da uno schermo multi-touch. Un solo modello ma venduto con diversi tagli: 4, 8, oppure 16 GB. Siccome non un cellulare come quelli che sono gi in commercio, cambia anche il modo di venderlo. Apple ha stretto accordi con loperatore telefonico AT&T, e questa pratica si estender poi anche negli altri Paesi dove sar venduto. In alternativa (la sottoscrizione di un contratto con la societ telefonica, prevede di restare legati a essa per due anni), lo si pu comprare a prezzo pieno. Le carte vincenti delliPhone sono almeno due. La prima: un sistema operativo realizzato appositamente per il dispositivo. Non si tratta, come hanno fatto altre aziende in situazioni analoghe, di travasare il vecchio, nel nuovo. Il nuovo non un accidente che capita, ma unopportunit per riscrivere da zero o quasi, quello che abbiamo.

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Eppure lapproccio di Microsoft quando deve portare il suo sistema operativo su un dispositivo nuovo (un tablet, un telefonino), sempre stato: Prendiamo Windows, e ficchiamolo dentro a questo accidenti di prodotto nuovo. Siamo troppo grandi per passare inosservati, tutti ne parleranno, e andr bene comunque. Il risultato di solito stato uno sbadiglio, e sorrisi di circostanza. Apple al contrario, fa sempre in modo che hardware e software camminino a braccetto; sin dallinizio. Ci si focalizza su quello che davvero serve: durata della batteria. Eliminazione della tastiera fisica. Menu di navigazione comprensibili anche a chi il menu lo trova in pizzeria, e resta perplesso e sbigottito quando sente questo termine a proposito dellinformatica. Ha sempre agito cos. Confezione e contenuto devono essere il pi possibile vicino allideale di semplicit ed efficienza che si desidera da un dispositivo che si vuole vendere. Alcune cose sono lasciate fuori perch il loro inserimento sarebbe forse troppo dispendioso in termine di tempo, energie, e idee. Allinizio, liPhone arriva senza copia&incolla. Tuoni, fulmini e saette. Sghignazzate: Ma siamo tornati agli anni Settanta?. No. Cera dentro abbastanza innovazione da lasciar fuori quello che era quasi ovvio. Questa funzione poi arrivata con le versioni successive delliPhone. Una tale mancanza non ha impedito al dispositivo di Cupertino di diventare il nuovo punto di riferimento della telefonia. Linterfaccia, il modo differente di avvicinarsi alla comunicazione mobile, ha permesso a Apple di mettere in un angolo, una funzione che su qualunque computer, semplicemente fondamentale. SulliPhone, almeno all'inizio, non lo era. E proprio perch ci si muoveva in un territorio nuovo, cera anche da trovare il modo pi efficace, e ancora una volta semplice, per inserire questa funzione. LiPhone non un cellulare come gli altri, e questo evidente. E alcune funzioni devono per forza essere ripensate, sperimentate. Esiste un altro aspetto da affrontare: quando ci si trova di fronte a qualcosa che si conosce, ma appare diverso, scatta la curiosit. Mentre le altre interfacce dei cellulari in commercio offrivano una bella tastiera fisica, la sua dissoluzione sulliPhone, e una serie di icone e compiti che si gestiscono con le dita, creano nella testa dellutente unaspettativa. Pu essere buona, o mediocre. Esistono persone che non amano liPhone, eppure lo hanno provato. Provano disagio, lo considerano persino difficile; a dimostrazione che spesso, esiste una minoranza da rispettare, che non ama affatto alcune innovazioni, perch non ne sentono la necessit. Per essi, una bella tastiera fisica da pestare la cosa migliore, punto. Di multi-touch e altre soluzioni tecnologiche non sanno cosa farsene. uno dei motivi per cui i cellulari da poco prezzo di Nokia, continueranno a essere presenti sul mercato (anche se non garantiranno affatto i profitti che lazienda vorrebbe: ecco una delle ragioni della sua crisi, e dellaccordo con Microsoft).
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Poi, esiste una larga maggioranza di persone (e non detto che siano drogati di tecnologia), che desiderano dispositivi coerenti. Non hanno enormi pretese (Purch funzioni); ma vogliono che i compiti che affideranno allapparecchio siano raggiungibili con il minimo sforzo. LiPhone entra in un mercato dove per inserire un appuntamento nel Calendario, occorreva (semplifico ma nemmeno troppo), procedere in questo modo. Home; premere Menu azionando il tasto centrale presente proprio sotto il piccolo display; scorrere sino a Calendario o Organizer, premendo le frecce (parliamo sempre di tasti fisici, si capisce vero?). Raggiunto il calendario premere di nuovo il tasto centrale per accedervi. Selezionare Agenda (la prima voce), poi Opzioni per entrare in un altro menu, quindi altra selezione (Crea nota) e finalmente si inizia. Fermiamoci qui. Pi o meno, questo il tipo di operazioni che occorre portare a termine per arrivare nel Calendario. Lasciamo perdere su cosa necessario fare per continuare. Lo stesso processo sulliPhone. Si sblocca, si preme l'icona del Calendario, poi quella raffigurata da un segno "+" in alto a destra, per inserire il nuovo appuntamento o allarme che sia. Fine. Ecco la semplicit di Apple. Nessuno si era mai sognato di creare qualcosa di pi immediato per inserire un contatto nella Rubrica. Non unoperazione che si fa ogni tanto. LiPhone riduce il tempo per farlo; e non solo questo (e per molti gi tanto). Lintera architettura software si muove avendo come filo conduttore questa esigenza di rendere le cose comuni, raggiungibili con facilit. Senza troppi passaggi. La seconda carta vincente di Apple, quella che rende quel dispositivo e quello che verr dopo, cardine di un ecosistema, lApp Store.

Anche in questo caso, Jobs e compagnia non lo annunciano subito. Soltanto a giugno del 2007, nel corso della Conferenza Mondiale degli Sviluppatori, comunica che il dispositivo accoglier applicazioni scritte da sviluppatori indipendenti. Il che significa possibilit di guadagnare, di creare applicazioni un po diverse da quelle che si trovano sui computer, sfruttando proprio le peculiarit delliPhone.
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Non a tutti gli sviluppatori per, o meglio: le applicazioni devono rispondere a rigorosi criteri di qualit. Qui accadono alcune cose. La prima si chiama successo: un nuovo mercato si apre, sia per sviluppatori indipendenti, che per aziende gi affermate. SulliPhone piove un po di tutto: software idiota ma a pagamento, software idiota ma gratuito, oppure di ottima qualit ma gratis, e costoso e di livello eccelso. Nulla di sorprendente; la concorrenza inizia a preoccuparsi, mentre Apple, con la spregiudicatezza che le propria, gi si muove su un altro livello. Il successo dellApp Store provoca qualche problema allazione di convalida delle applicazioni. Sono sottoposte al vaglio di Cupertino, che si prende tempi biblici. Proteste, promessa da parte della dirigenza di Cupertino di risolvere; il che avviene, ma occorre rammentare che nessuno si aspettava un tale successo. Accanto al successo, la condotta bizzarra di Apple. Crei una stupida applicazione con ragazze in bikini? Non passi. Crei una stupida applicazione con ragazze in topless e ti chiami Playboy? Prego, accomodati. La faccenda naturalmente crea ben pi di un malumore, e non tiene Apple lontana da scivoloni, e figuracce varie. Qualunque sito italiano ne ha parlato, ha sviscerato la questione sotto tutti i punti di vista; inutile tornarci sopra. Ma senza cercare di giustificare la societ di Cupertino, ricordiamoci che si parla pur sempre di una societ statunitense. Ogni Paese che guida il mondo pieno di presunzione. Questa qualit (se vogliamo definirla tale), ha come conseguenza un atteggiamento nei confronti degli altri spigoloso. O dovrei scrivere arrogante? Pi si vive ai margini di questo atteggiamento, e pi se ne ha la percezione quasi fisica; e irrita assai. Forse la situazione sta cambiando, e per un motivo molto semplice. I profitti colossali di Apple arrivano sempre pi spesso da Paesi che non sono gli Stati Uniti. Lapparizione degli Apple Store fisici, ha aiutato a rendere un poco diverso l'atteggiamento della societ nei confronti delle nazioni marginali, come per esempio lItalia. Nulla di davvero rivoluzionario. bene rassegnarsi allidea che Apple tiene la barra del comando saldamente in mano, e che i suoi Paesi preferiti oltre agli Stati Uniti, sono lInghilterra, il Giappone ma soprattutto la Cina. Con un P.I.L. che cresce anche in un periodo come questo, perch preoccuparsi dellItalia?ma appare diverso, scatta la curiosit. Mentre le altre interfacce dei cellulari in commercio offrivano una bella tastiera fisica, la sua dissoluzione sulliPhone, e una serie di icone e compiti che si gestiscono con le dita, creano nella testa dellutente unaspettativa. Pu essere buona, o mediocre.
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Esistono persone che non amano liPhone, eppure lo hanno provato. Provano disagio, lo considerano persino difficile; a dimostrazione che spesso, esiste una minoranza da rispettare, che non ama affatto alcune innovazioni, perch non ne sentono la necessit. Per essi, una bella tastiera fisica da pestare la cosa migliore, punto. Di multi-touch e altre soluzioni tecnologiche non sanno cosa farsene. uno dei motivi per cui i cellulari da poco prezzo di Nokia, continueranno a essere presenti sul mercato (anche se non garantiranno affatto i profitti che lazienda vorrebbe: ecco una delle ragioni della sua crisi, e dellaccordo con Microsoft). Poi, esiste una larga maggioranza di persone (e non detto che siano drogati di tecnologia), che desiderano dispositivi coerenti. Non hanno enormi pretese (Purch funzioni); ma vogliono che i compiti che affideranno allapparecchio siano raggiungibili con il minimo sforzo. LiPhone entra in un mercato dove per inserire un appuntamento nel Calendario, occorreva (semplifico ma nemmeno troppo), procedere in questo modo. Home; premere Menu azionando il tasto centrale presente proprio sotto il piccolo display; scorrere sino a Calendario o Organizer, premendo le frecce (parliamo sempre di tasti fisici, si capisce vero?). Raggiunto il calendario premere di nuovo il tasto centrale per accedervi. Selezionare Agenda (la prima voce), poi Opzioni per entrare in un altro menu, quindi altra selezione (Crea nota) e finalmente si inizia. Fermiamoci qui. Pi o meno, questo il tipo di operazioni che occorre portare a termine per arrivare nel Calendario. Lasciamo perdere su cosa necessario fare per continuare. Lo stesso processo sulliPhone. Si sblocca, si preme l'icona del Calendario, poi quella raffigurata da un segno "+" in alto a destra, per inserire il nuovo appuntamento o allarme che sia. Fine. Ecco la semplicit di Apple. Nessuno si era mai sognato di creare qualcosa di pi immediato per inserire un contatto nella Rubrica. Non unoperazione che si fa ogni tanto. LiPhone riduce il tempo per farlo; e non solo questo (e per molti gi tanto). Lintera architettura software si muove avendo come filo conduttore questa esigenza di rendere le cose comuni, raggiungibili con facilit. Senza troppi passaggi. La seconda carta vincente di Apple, quella che rende quel dispositivo e quello che verr dopo, cardine di un ecosistema, lApp Store. Anche in questo caso, Jobs e compagnia non lo annunciano subito. Soltanto a giugno del 2007, nel corso della Conferenza Mondiale degli Sviluppatori, comunica che il dispositivo accoglier applicazioni scritte da sviluppatori indipendenti. Il che significa possibilit di guadagnare, di creare applicazioni un po diverse da quelle che si trovano sui computer, sfruttando proprio le peculiarit delliPhone.

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Non a tutti gli sviluppatori per, o meglio: le applicazioni devono rispondere a rigorosi criteri di qualit. Qui accadono alcune cose. La prima si chiama successo: un nuovo mercato si apre, sia per sviluppatori indipendenti, che per aziende gi affermate. SulliPhone piove un po di tutto: software idiota ma a pagamento, software idiota ma gratuito, oppure di ottima qualit ma gratis, e costoso e di livello eccelso. Nulla di sorprendente; la concorrenza inizia a preoccuparsi, mentre Apple, con la spregiudicatezza che le propria, gi si muove su un altro livello. Il successo dellApp Store provoca qualche problema allazione di convalida delle applicazioni. Sono sottoposte al vaglio di Cupertino, che si prende tempi biblici. Proteste, promessa da parte della dirigenza di Cupertino di risolvere; il che avviene, ma occorre rammentare che nessuno si aspettava un tale successo. Accanto al successo, la condotta bizzarra di Apple. Crei una stupida applicazione con ragazze in bikini? Non passi. Crei una stupida applicazione con ragazze in topless e ti chiami Playboy? Prego, accomodati. La faccenda naturalmente crea ben pi di un malumore, e non tiene Apple lontana da scivoloni, e figuracce varie. Qualunque sito italiano ne ha parlato, ha sviscerato la questione sotto tutti i punti di vista; inutile tornarci sopra. Ma senza cercare di giustificare la societ di Cupertino, ricordiamoci che si parla pur sempre di una societ statunitense. Ogni Paese che guida il mondo pieno di presunzione. Questa qualit (se vogliamo definirla tale), ha come conseguenza un atteggiamento nei confronti degli altri spigoloso. O dovrei scrivere arrogante? Pi si vive ai margini di questo atteggiamento, e pi se ne ha la percezione quasi fisica; e irrita assai. Forse la situazione sta cambiando, e per un motivo molto semplice. I profitti colossali di Apple arrivano sempre pi spesso da Paesi che non sono gli Stati Uniti. Lapparizione degli Apple Store fisici, ha aiutato a rendere un poco diverso l'atteggiamento della societ nei confronti delle nazioni marginali, come per esempio lItalia. Nulla di davvero rivoluzionario. bene rassegnarsi allidea che Apple tiene la barra del comando saldamente in mano, e che i suoi Paesi preferiti oltre agli Stati Uniti, sono lInghilterra, il Giappone ma soprattutto la Cina. Con un P.I.L. che cresce anche in un periodo come questo, perch preoccuparsi dellItalia?

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Mi chiamo iPad, e faccio la rivoluzione

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Prima il Macintosh, poi liMac. Quindi liPod, liPhone: cosa mancava ancora? Per molti, andava bene cos, tutte le caselle erano occupate, non cera alcun nuovo mercato da creare o da colonizzare. O meglio, cera quello dei netbooks.

A parte il fatto che non sono pochi coloro che continuano ad affermare il sostanziale fallimento di Apple. A parer loro, colori, iPod e iPhone sono la prova lapalissiana che la societ di Cupertino in affanno nella sua risicata nicchia dei venditori di computer. Peccato che non si siano mai venduti cos tanti Mac come in questo periodo. Peccato che molti produttori di computer a basso prezzo non sappiano pi cosa inventarsi. I nuovi dispositivi presentati da Apple hanno fatto da volano, presentando a tanti utenti di PC unazienda di cui ignoravano la presenza. Grazie alliPod, molte persone hanno dapprima preso in considerazione anche il Mac, e poi lo hanno acquistato. Era possibile agire diversamente, e ottenere i medesimi risultati? Probabilmente, no. Quando un settore dominato da una serie di attori quali Dell, Acer, HP, un buon sistema per entrarci passare dal retro. Lattacco frontale pu funzionare, ma richiede tempo e risorse, e inoltre credo sia poco divertente. Bench Apple sia guidata con pugno di ferro, credo che non potrebbe davvero riuscire a innovare cos tanto senza un pizzico di voglia di divertirsi. Di rompere gli schemi. Apple rispetto a Dell, vive solo se e quando innova, non pu permettersi di restare immobile. Di seguire le mode, le innovazioni; non ha spalle sufficientemente larghe. Se viceversa, alza lasticella, riesce a vincere la sfida. Ogni volta che andata a rimorchio degli altri, imitandoli (vedi i cloni), stato un disastro: di immagine, di conti. Via il floppy. Benvenuto Thunderbolt, e cos via. Attaccarli dove non si attendono. Attaccarli perch troppo impegnati a difendere lo status quo, e per questo incapaci di scorgere nuovi mercati, e occasioni di profitto smisurate, e inedite.
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La musica; la telefonia; i tablet. Se si riesce nellintento, si buca proprio quello status quo che per esempio, faceva dire un po a tutti che non era possibile vendere legalmente musica sul Web. Vero che la pirateria vive, e gode di buona salute. Come le rapine in banca: il fatto che esistano carceri, e forze dell'ordine, non impedisce ad alcuni di scegliere il crimine. Idem per i film, la musica, i libri elettronici. C una soluzione legale, sicura, facile da usare, come liTunes Store, o la soluzione di Amazon, che per ora solo disponibile negli Stati Uniti. Eppure ci sono milioni di persone che scelgono quella illegale, poco sicura (spesso si crede di scaricare The Wall, invece dentro c tutto, tranne che quello), e non sempre intuitiva. Parliamo delliPad? D'accordo. Ancora una volta, Apple si limita a re-inventare la ruota. Come se fosse facile; ma in realt un lavoraccio. Ancora una volta, lazienda di Cupertino, entra in un settore dove altri sono gi entrati. Per esempio, Microsoft nel 2000 mostra un Tablet-PC. Forse qualcuno se lo ricorda ancora, ma pi probabile che per molti sia unassoluta novit.

Dovrebbe girare con una variante del sistema operativo Windows, e sfruttare un processore a basso consumo energetico. Connettivit wireless e Bluetooth, uno schermo LCD ad alta risoluzione, e uno stilo. Allora non furono indicate le date di rilascio di questo dispositivo, che tra laltro richiama parecchio alla memoria il pi recente Kindle di Amazon, dedicato per esclusivamente alla lettura dei libri elettronici. Che cosa ne stato del prodotto di Microsoft? Boh! Di sicuro dopo poco tempo si fa largo lidea che il futuro dellinformatica sono computer piccoli, poco costosi, facili da trasportare. Si parla di ultraportatili, o netbook; di UMPC o Ultra Mobile PC.

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Alcuni produttori si fiondano come mai si era visto su questo mercato che viene considerato dagli analisti lUovo di Colombo, il solo capace di spingere linformatica l, dove nessuno mai stato prima. Asus (e la famiglia degli Eee PC), poi Acer (con l'Aspire One), Samsung, MSI sono un po gli alfieri pi importanti di questa svolta. E Apple? Gli analisti cercano di dare la sveglia a Cupertino: se lazienda vuole sopravvivere (certo, ovviamente aver cambiato la musica, la telefonia, e linformatica, per costoro non un pregio, al massimo un colpo di fortuna), l che deve andare a pescare. Per fortuna la risposta dellazienda semplicemente sprezzante. Jobs e alcuni dirigenti della societ, non perdono tempo a spiegare il perch e il percome Apple non produrr mai quel genere di dispositivi. Schermi piccoli, e di bassa qualit; tastiere inumane. Qualit dellhardware da sagra di paese; per forza costano poco. I profitti delle aziende che li producono salgono? Il mercato si dilata pi o meno a vista docchio? Apple non cambia di una virgola la propria opinione su questo tipo di computer: spazzatura. S, non le manda a dire, non indora la pillola. Il 27 gennaio del 2010 il solito Steve Jobs a salire sul palco dello Yerba Buena Center di San Francisco, e dare il via a unaltra rivoluzione. Presenta liPad: schermo LED multi-touch a 9,7 pollici (ciao ciao tastiera), peso inferiore a 800 grammi, e batteria che offre sino a 10 ore di autonomia (inferiore se ci si collega al Web, o tramite il Wi-Fi o il 3G).

Tutti risero, ovviamente.


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Cosa credevano di fare, quegli hippy di Cupertino mai davvero cresciuti, e milionari? Solo perch gli era andata bene un paio di volte, perch il popolo bue compra qualunque cosa che abbia la mela stampata sopra (ma quando compra qualunque altra cosa, magari Microsoft, allora sveglio eccome), non potevano credere di riuscire anche stavolta. Non ha una porta USB; e magari a sottolinearlo sono gli stessi che alla presentazione delliMac, nel 1998, scrivevano: Ha la connessione USB. Ah, ah, ah!. E poi, non gestisce Flash, praticamente listituzione per usufruire dei contenuti multimediali sul Web. Stavolta il tonfo assicurato. Persino Bill Gates, che si era detto impressionato nel vedere liPhone (mentre il suo amico Steve Ballmer si smascellava al solo sentirne parlare), dichiara che il nuovo dispositivo di Apple lo lascia indifferente. Nel primo giorno di vendita, ne vanno via 300.000 pezzi. In 80 giorni Apple ne vende tre milioni. Ma in fondo, sono solo numeri, si potrebbe obiettare. Se questo deve essere il metro di giudizio da applicare alliPad, alliPhone, e alliPod, allora cosa c di pi forte, e popolare, e convincente di Office (per non parlare di Windows)? La suite, presente anche su Mac, stra-venduta; molti potrebbero tranquillamente usare le alternative gratuite, o a basso costo presenti, ma a quanto pare se un curriculum non scritto in Word, non ha possibilit di essere nemmeno letto. Esiste OpenOffice.Org, che non ha mai goduto di tanta popolarit come adesso, e sono sempre di pi le istituzioni pubbliche che abbracciano la soluzione Open Source.

Non solo una questione di numeri, ma di capire che esiste un largo settore di persone che non ha voglia di comprare portatili; e sceglie i netbooks. Eppure non ne molto soddisfatta: costano poco e si comprano solo per quello. Per i produttori un ottimo segno, mentre dovrebbero al contrario interrogarsi se lesperienza che quei dispositivi garantiscono, lideale. E se non lideale, allora cercare di migliorare per esempio nellesperienza utente.
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Su quei dispositivi, girano le solite cose: Linux o Windows malamente adattati. Eppure basterebbe copiare: da Apple. Per il suo iPhone non si limitata a un copia&incolla del suo sistema operativo. Ha immaginato qualcosa di radicalmente differente. Eppure, niente da fare: si prende quello che c, e lo si sbatte dentro a un dispositivo piccolo, tanto il prezzo di vendita sar basso, e la gente comprer. Vero: almeno fino a quando non gli viene offerto qualcosa di nuovo e migliore. E migliore non perch il marketing dice che migliore: ma perch lo . Linformatica, sta cambiando. Se da una parte diventa sempre pi importante essere connessi al Web, dallaltro poter contare su qualcosa di facile da usare, leggero, con una batteria di lunga durata, appaiono come i requisiti per decidere che cosa acquistare. E in breve tempo, liPad diventa popolare perch cambia le regole del gioco. Niente tastiera. Niente mouse (provato mai a spiegare a un neofita la differenza tra cursore e puntatore del mouse?). Il concetto di metafora della scrivania, cartelle, organizzazione gerarchica dei file: tutto andato. Dopo circa un anno (e siamo nel 2011), e con liPad 2 che fa sfracelli, si va a dare unocchiata alle vendite dei PC. Si cerca con una certa curiosit, di capire come vanno i conti di aziende quali Acer, tra le prime a intuire le potenzialit del mercato dei netbooks. Da cui Apple doveva solo imparare. Il termine profondo rosso aiuta a capire in quale direzione stia andando non solo quellazienda, ma buona parte delle altre. E cos appare ovvio a tutti che liPad avvicina allinformatica quelli che prima ne stavano alla larga. O che erano costretti a far buon viso a cattiva sorte. Acquistando netbooks. Oppure, quelli che per lavoro viaggiano, e sino a ieri portavano con s il comodo Toshiba da 1,3 chilogrammi, e che adesso contano su qualcosa che pesa meno di un chilo. Durante la presentazione delliPad 2, Steve Jobs ha parlato di era post-PC. Molti hanno interpretato questa affermazione, come una provocazione del solito Jobs. Non c nessuna era post-pc, si detto. I computer sono troppo importanti ed essenziali per immaginare un avvenire anche distante senza di loro. Ed vero. In realt il Ceo di Cupertino voleva puntare lattenzione su un mercato, e dei bisogni, che possono essere soddisfatti da dispositivi che se possiamo chiamare tablet, svolgono alcune funzioni tipiche di un computer. Navigare, acquistare musica e libri, scaricare la posta, scattare foto, eccetera eccetera. Tutto questo superando idee e concetti su cui linformatica ha costruito i propri successi negli ultimi decenni. In fondo, Mac e Windows non sono granch differenti dal Macintosh del 1984. Abbiamo icone pi belle, con leffetto ombra, tridimensionali. Colori, e un sacco di funzioni in pi. indubbio che usare bene un computer, anche se Mac, richiede applicazione.

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LiPad, pi delliPhone, propone un approccio alla tecnologia quasi giocoso. Informale: lo si usa con le dita. Daccordo, sono presenti sul mercato anche tastiere specifiche per questo dispositivo. Ma le dita, per giove, sono le avanguardie della nostra curiosit quando siamo piccoli. Le spediamo a esplorare il mondo non appena ci rendiamo conto che oltre a noi, esiste qualcosa di pi ampio, e che merita considerazione. Usiamo perci le mani; spesso in maniera sbagliata, ficcandole dove non dovremmo: anche quella esperienza. Applicare questo concetto a un settore serio come linformatica considerato semplicemente idiota. Sono i sacerdoti del Devi soffrire linferno, prima di arrivare a usare un po il computer. Quei bei tipi che quando videro il Macintosh nel 1984, con le icone, il mouse, dichiararono che era ridicolo. Che chi lo usava, non era serio affidabile, soprattutto non andava bene per chi doveva lavorarci veramente. Dopo oltre 25 anni, loro (o i loro figli?), sono ancora l a ripetere la stessa solfa. Vedono qualcosa che permette alle persone di avvicinarsi all'informatica senza essere esperti, ed emettono il loro giudizio di condanna. Come se inviare unemail, o rispondere a un messaggio di posta elettronica senza alcun patema, fosse una colpa. LiPad modifica anche luso di certe tecnologie. Parliamo brevemente di Flash. facile da usare, popolarissimo, nessuno pensa seriamente di farne a meno. Dalla sua ha alcuni difetti, su cui tutti passano sopra perch funziona. Deve essere installato. Aggiornato. Ahinoi, usato dai pirati informatici come mezzo per incrinare la sicurezza del sistema operativo su cui gira. Richiede un lavoro supplementare al processore. Sui dispositivi portatili funge un po da spremi-agrumi. Invece delle arance per, spreme per bene la batteria. E ci male. Con la consueta bonomia, Jobs afferma che Flash non ci sar su iPad esattamente come non c su iPhone. Per Apple, la partita chiusa, se la vedano gli altri. Esiste lHTML 5, i CSS 3, JavaScript. Quello il futuro del Web per poter usufruire dei contenuti multimediali senza stressare componenti quali processore e batteria, e senza dover scaricare, e poi tenere aggiornato. Questo atteggiamento, la perseveranza di Apple nel perseguire il proprio cammino senza la soluzione di Adobe viene (nellordine): derisa; criticata; attaccata. Tutti a dire: pure liPad senza flash (come per liPhone). Intanto, si vende. Non solo agli utenti Apple, ma a un mucchio di gente che usa male il PC. Oppure lo usa bene, ma preferisce il dispositivo di Apple perch leggero, maneggevole, bello. Ebbene s: ci sono utenti PC che lo trovano bello. E poi tornano al loro PC Sony o Dell.

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Ancora adesso in tanti dicono: senza Flash. Come liPhone, esatto. Il Web ha imparato a lavorare con lHTML 5. YouTube, Vimeo sono in grado di riconoscere al volo se il dispositivo che si collega a essi usa il sistema operativo iOS di Apple, oppure qualcosa di diverso. Facebook abbraccia l'HTML 5, come GMail e il canale televisivo statunitense CBS. Cosa significa quando i colossi si muovono in una direzione nuova, e contraria? Che ci si sta evolvendo verso un nuovo modo di condividere video, e non solo. Alla fine, notizia del mese di aprile. Adobe ha presentato la soluzione Flash Media Server per linvio a dispositivi mobili (iPad, iPhone e quantaltro), dei contenuti multimediali. Senza scaricare, aggiornare o installare alcunch. Tagliato su misura per quello che in quel momento si collega. Hai qualcosa con Flash? Avrai Flash. Giri con un iPad? Eccoti servito lHTML 5. Cosa significa tutto ci? levoluzione. Dun tratto, la tradizione viene messa da parte. Naturalmente, per molti un dibattito noioso, e Apple sta diventando la Microsoft degli anni 2000. In realt, bisognerebbe chiedere a questi alfieri della libert dove erano quando, negli anni Novanta, Microsoft lavorava duro per far fuori la concorrenza. E non con le armi della concorrenza, lanciando prodotti innovativi, per esempio. Bens usando la sua posizione per stritolare le altre aziende. Il processo contro la societ di Bill Gates (agli inizi degli anni 2000), parlava infatti di abuso della posizione dominante. Nessuno contestava dove era arrivata, bens le pratiche messe in atto per togliersi di torno ogni voce ostinata e contraria. Eppure nonostante il procedimento del Dipartimento di Giustizia statunitense (terminato a tarallucci e vino), questi difensori della libert nicchiavano. Adesso il Web pi libero, grazie a un pugno di aziende che NON sono Microsoft; e tra esse c anche Apple. Musica, telefonia, informatica, sono settori che se adesso hanno un volto pi amichevole, grazie al lavoro svolto da Cupertino, Google, Amazon, e in misura minore da Redmond (la sede dellazienda di Steve Ballmer). Eppure le idee agli ingegneri di Microsoft non mancano affatto, e neppure il talento visionario. C un problema: Ballmer stesso. Ottimo per gli anni Ottanta, e passabile per i Novanta; ma che non sia in grado di guidare la sua azienda nei nuovi settori che si sono aperti, continuando a campare delle solite cose. Sistema operativo, suite da ufficio, un po di Xbox, e adesso il Kinect: per linnovazione per rivolgersi da unaltra parte, grazie. Peccato. Con una Microsoft svecchiata e pi agile, il Web sarebbe ancora migliore. E pure Apple.

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Un uomo chiamato Steve Jobs

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Nel capitolo dedicato alla presentazione delliMac, ho parlato brevemente di Steve Paul Jobs; ho scritto che doveva conoscere linsuccesso per tornare, e rifondare la societ da lui creata (con altri due: Steve Wozniak e Ron Wayne). Se il Macintosh del 1984 rappresenta la svolta dellinformatica, in Apple nei mesi seguenti alla sua presentazione, accade qualcosa di strano. Jobs aveva dichiarato che se avesse venduto 50.000 pezzi nei primi 100 giorni, sarebbe stato un successo. Entro la fine di aprile del 1984, di Macintosh se ne vendettero oltre 72.000, e 60.000 solo nel mese di giugno. Verso lautunno, le vendite per si indeboliscono, e a fine anno, quelle dellApple II rappresentano circa il 70% degli introiti. La macchina rivoluzionaria ha il fiato corto, e dimostra una debolezza che non ci si attende da un computer su cui si investito cos tanto. I rapporti tra Jobs, e John Sculley, entrato in Apple nel 1983 col ruolo di amministratore delegato, cominciano a essere tesi. Gi nel 1985 si arriva alla decisione di riorganizzare la divisione Macintosh, togliendo ogni potere a Jobs. Troppo visionario, fissato con la mania del perfezionismo e del segreto; Apple unazienda, una squadra, e la gestione di Steve mal si concilia con lo spirito che deve esserci in una realt del genere. Se questo avesse portato almeno dei benefici: il Macintosh ha assorbito uomini e risorse per un lungo periodo di tempo, eppure non rappresenta per Apple la soluzione, semmai un problema. La fine di tutto, nel maggio del 1985, quando Steve Jobs viene allontanato definitivamente dalla societ che ha contribuito a fondare. Ci torner solo nel 1996, ma sar un uomo uguale, e diverso. Lesperienza maturata in NeXT, lazienda che aveva fondato dopo laddio a Apple, gli stata preziosa. Pur avendo una chiara impronta Jobs, i nuovi prodotti non riescono a sfondare. Sono una spanna sopra a tutto quello che si vede in giro, migliori anche dei computer Apple. Il Web muove i primi passi proprio su un computer NeXT, presso il CERN di Ginevra, e per opera di Tim Berners-Lee; ottimi sponsor dunque, ma non sufficiente.

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Il settore dellinformatica allora come adesso brulica di hardware a prezzi popolari, su cui gira Windows: nessuno vuole spendere per avere qualcosa di diverso. Se Apple in affanno, figuriamoci quelli che arrivano ancora dopo, e non possono nemmeno contare su un passato magari ingombrante, ma solido.

Il mondo ormai Windows, e Apple in quegli anni arranca dietro progetti strani, buttandosi sui cloni, perdendo soldi e quote di mercato, resistendo solo nel settore del publishing. Nel 1993, la divisione hardware di NeXT viene abbandonata, e ci si concentra solo sul software; naturalmente questo non migliora molto la situazione. Eppure c parecchio di buono in quel sistema operativo di derivazione Unix. Tanto che offrir le proprie fondamenta al Macintosh, e da l scaturir Mac OS X. La lezione che Jobs impara alla perfezione, fare tesoro dei propri errori; sembra facile, ma cos non . Forse lo aiuta linteresse per le discipline orientali; oppure il suo carattere. Non mancano di certo i momenti di scoramento, di delusione cocente. Qualche mese prima di rientrare in Apple come iCeo (Ceo ad interim), Jobs stesso dichiara in unintervista, che c solo un vincitore, e questo si chiama Microsoft. Non perde occasione per scagliarsi contro la societ di Bill Gates, sottolineandone la totale mancanza di gusto, di bellezza. Parliamo ( bene rammentarlo), degli anni Novanta, quando era normale avere dei computer neri, al massimo grigi. Insomma, dei cassoni che dovevano solo lavorare. Linformatica era ancora considerata una faccenda seria, e inquinarla con bislacche idee di bellezza era roba da pazzi. Se ancora adesso proporre qualcosa dalle linee morbide ed eleganti considerato ridicolo (non parliamo poi se a farlo Apple), figuriamoci allora. Sembrava di sentir parlare un marziano, e le parole di Jobs erano la prova per gli esperti, che non cera spazio alcuno per dispositivi che fossero modestamente belli. Non se ne vedeva la necessit.

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Sotto certi aspetti, lo stesso uomo di sempre, di quando lavorava duro sul Macintosh. Maniaco dei dettagli, diretto con i suoi collaboratori o sottoposti, senza peli sulla lingua, pretende da tutti il massimo. Altrimenti, aria. lui che ha la prima e ultima parola sugli aspetti salienti dei prodotti, o del software. Il suo S o No sono senza appello. Se hai qualcosa da dire, cerca di argomentarlo nel modo migliore, oppure taci, oppure sparisci. Se decidi di tacere, augurati di non essere notato da lui, perch gli potresti fare una brutta impressione, e la permanenza in Apple potrebbe essere agli sgoccioli. Un padre padrone? Un dittatore? Jef Raskin, che per primo abbozz lidea del Macintosh quando in Apple nessuno immaginava che ci fosse bisogno di un computer a un prezzo pi democratico, e semplice da usare, dichiar una volta che Jobs sarebbe stato un eccellente re di Francia. Anche se alcuni dicono che la frase non sia da attribuire a Raskin; ma visto che i francesi hanno avuto sovrani assoluti, evidente il senso di tale affermazione. Eppure, quello che a molti sfugge che a guidare Jobs soprattutto la volont di estrarre dai suoi collaboratori il meglio. Daccordo, urla, strepita, e forse potrebbe ottenere i medesimi risultati adottando uno stile un poco diverso, pi tranquillo. Quello che un po tutti gli riconoscono che se uno sconosciuto ha una buona idea, Jobs non ha alcuna difficolt ad ascoltarlo, e pretendere che se ne seguano i consigli. Mi pare che questo si chiami meritocrazia, una faccenda che nel nostro Paese, educato, cos formalista, non trova asilo. Le chiacchiere sono sempre tante, gli inchini e i salamelecchi, pure. A proposito di Raskin, Jobs e il Macintosh. Molti identificano con il primo, il vero padre del Macintosh. Ora, indubbio che lintuizione di Raskin sia stata la scintilla che ha fatto partire ogni cosa. Quello che si ignora, che fu Jobs a pretendere il mouse mentre per Raskin quel dispositivo era dannoso, e per niente innovativo. Ancora Jobs impose il processore 68000 di Motorola, pi potente e veloce, mentre Raskin propendeva per un chip pi economico e per questo, lento. Il Macintosh sarebbe stato davvero cos rivoluzionario senza il mouse? Ne dubito. Inoltre, Raskin fu estromesso dal team nell'estate del 1981, quando il lavoro sul nuovo computer non era ancora iniziato. Le ragioni? La sua forte personalit andava a fare a cazzotti con quella altrettanto robusta di Jobs, che in pi era pi giovane di Raskin. Per costui, era ovviamente inammissibile sottostare agli ordini di un ragazzo ai suoi occhi troppo pieno di s. Peccato. Il destino gioca degli scherzi crudeli. Jef Raskin se ne andato nel 2005, a causa di un tumore al pancreas. Qualche tempo dopo, anche a Jobs sar diagnosticata una patologia simile. Per alcuni anni, sembra che sia possibile curarlo. Sappiamo bene come andata a finire, purtroppo.

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Rispetto agli anni Ottanta Jobs diventato probabilmente pi attento a conservare i segreti. Nel libro Revolution in the Valley di Andy Hertzfeld c un aneddoto a proposito di Apple, Microsoft, e Jobs. Mentre si lavora per portare il software della neonata Microsoft (Multiplan e Chart, Word arriver dopo, anche perch cera gi MacWrite) sul Macintosh, Andy Hertzfeld nota che lingegnere di Gates inizia a formulare delle domande che non dovrebbe proprio fare. Di fatto vuole sapere molto di pi dellinterfaccia, delle soluzioni adottate per ottenere questo o quello. Naturalmente, Hertzfeld ne parla a Jobs. Questi fa spallucce; per lui quellazienda non n un problema e neppure una minaccia. Quando nel novembre del 1983 al Comdex di Las Vegas, Microsoft annuncia un sistema operativo basato su uninterfaccia grafica gestita da un mouse, appare evidente che c' stata una sottovalutazione dellazienda di Gates. Vero che Windows 1.0 arriver nellautunno del 1985, e non impressioner praticamente nessuno. Ma ormai lallievo sciocco e stupido sta rapidamente imparando la lezione, e nel giro di qualche anno, superer il maestro. Adesso, una tale procedura, quellinfischiarsene della concorrenza perch considerata troppo ridicola per essere presa sul serio, in Apple non esiste pi. Quando gli ingegneri iniziano a lavorare a qualcosa di nuovo, come se precipitassero dentro a un buco nero. Jobs ha compreso che rumors, anticipazioni, fughe di notizie, possono danneggiare enormemente Apple, e per questo ha dichiarato una guerra senza quartiere a siti o persone che si lasciano sfuggire dettagli su questo o quello. C tuttavia un altro episodio che getta una luce nuova sull'uomo. Jobs ha sempre difeso con energia la sua vita privata, non ha mai tollerato curiosit o interesse da parte di stampa o terzi. Quando nel 2005 si reca presso l'Universit di Stanford, per un discorso agli studenti che si laureano, e iniziano (si spera), la loro vita lavorativa. L appare il suo lato pi intimo, che non ci si aspetterebbe proprio da uno come lui. Di solito si tratta di cerimonie dove si dicono frasi ovvie, e si termina con una generica esortazione a combinare qualcosa di buono. Se poi a tenere il discorso appunto un amministratore delegato, che pu dire di diverso e/o sconvolgente? Steve Jobs in quelloccasione sorprende tutti. Non presenta prodotti ovviamente, non ci sono slide alle sue spalle dove scorrono immagini di nuovi dispositivi che promettono un mondo migliore, o almeno pi facile. Parla della sua vita, della madre biologica e dei suoi genitori adottivi. Del cancro al pancreas. Della paura di morire. Della necessit di non sprecare il tempo che ci concesso inseguendo dogmi o opinioni calate dall'alto. Su Youtube presente anche la versione sottotitolata in italiano, e non si pu che restare un poco allibiti da come Jobs parli. Non c pi lo spietato amministratore delegato che con lascia, emette giudizi sprezzanti; ci sar quando torner in azienda, e qualcuno gli proporr una soluzione che lui accoglier urlando.
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L invece, c' luomo. Lo studente che si appassiona alla tipografia, e quando anni dopo ci sar da creare il Macintosh, quelle lezioni inutili riveleranno tutta la loro utilit. Soprattutto, c la persona che ha imparato una dura lezione dalla vita: si trovato faccia a faccia con la morte, sopravvissuto, e indica quello che c da fare. Finch non c stata la notizia. Da tutti temuta; prima di quellaltra ben pi terribile. Improvvisamente, Jobs comunica al consiglio di amministrazione e agli impiegati Apple che ha deciso di dimettersi da Ceo (che corrisponde al nostro amministratore delegato), e di passare la mano a Tim Cook. Per Jobs ci sar la carica di Presidente del consiglio di amministrazione. Tim Cook da anni il pi stretto e fidato collaboratore di Jobs. Un tipo che inizia a pianificare la settimana lavorativa gi la domenica pomeriggio; quando di solito le persone normali procedono col barbecue. Un uomo votato alla causa di Apple insomma, completamente; di questo tipo di persone ha bisogno lazienda di Cupertino, e di nientaltro. Chi conosce un po lazienda, il suo funzionamento, e soprattutto chi ha imparato a osservare Jobs, afferma che costui riuscito a circondarsi di persone migliori di lui. Di solito, i responsabili di aziende, oppure i politici, preferiscono avere attorno a loro dei tirapiedi. Qualcuno che dica loro sempre S, signore!. Jobs non ha mai commesso questo errore, e ha sempre scelto i migliori. Una volta ha affermato che i manager di serie A scelgono collaboratori di seria A; quelli di serie B preferiscono avere a che fare con collaboratori di serie C, e infine quelli di serie C lasciano cadere la scelta su quelli di serie D, eccetera eccetera. In una parabola discendente senza fine, che alla fine consegna ai clienti o utenti che siano, aziende capaci di sfornare prodotti mediocri, e proporre politiche economiche insostenibili, a lungo termine. Apple ha una forte impronta Jobs, stata modellata seguendone lo stile di lavoro, e di pensiero; nel suo Dna stato impressa la visione del suo fondatore. La sua filosofia di lavoro. Questo non significa affatto che tra 50 anni avremo la medesima Apple di adesso; forse non ci sar pi, soppiantata da unaltra Apple. Se dovessimo fare un paragone con lantagonista di sempre, vale a dire Microsoft? Beh, la differenza si noterebbe eccome. Se si guarda il core business dellazienda di Steve Ballmer, si resta alquanto perplessi. I suoi punti di forza restano sostanzialmente gli stessi degli anni Novanta: sistema operativo, e suite burocratica da ufficio. Poi una serie di prodotti lanciati nel corso degli anni quali la Xbox 360 per esempio, o il pi recente Kinect. Qualche scivolone (lo Zune, il lettore mp3 che avrebbe relegato liPod a un ruolo marginale)... Se spostiamo la nostra attenzione ad Apple, e a quello che era in quegli anni, si resta colpiti dalla trasformazione che ha subito. Si lanciata con successo in settori a lei distanti: musica, telefonia. Emergendone vincitrice.

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I Mac restano importanti, ma se si guarda al suo bilancio si comprender al volo che senza i profitti di iPhone, iPad e iPod, ci sarebbero ben altri numeri. E sarebbe una societ differente, ma nellaccezione peggiore del termine. Tutto questo grazie a Steve Jobs. Alla sua capacit di osservare le cose con un occhio differente. Un punto di vista radicalmente distante dai luoghi comuni. Soprattutto, il suo talento nello scovare uomini dalle grandi capacit lavorative, e che condividano la sua passione per i dettagli, le cose belle. Lodio per la mediocrit, i prodotti lanciati perch il mercato lo chiede. La grande lezione di Jobs in questi anni? Non seguire il mercato, se vuoi davvero innovare. Nessuno desiderava un iPad, o un iPhone. Se Apple avesse affidato a una societ che si occupa di ricerche di mercato unindagine su quale tipo di telefonino desiderava la gente, quale risposte avrebbe ottenuto? Vogliamo un cellulare senza tastiera fisica?. No di certo. Il progresso non segue i percorsi gi battuti. Non ascolta le persone. La morte di Steve Jobs infine, giunge dopo il primo keynote di Tim Cook, e qualche mese prima delluscita (in Italia), dellunica biografia autorizzata delluomo che fond Apple. come se avesse pianificato ogni dettaglio per rendere la propria uscita di scena, un keynote sobrio e potente. Lultimo, certo. Meglio lasciar perdere le previsioni, come sar la societ di Cupertino dora in avanti. La lezione di Steve credo sia stata la seguente: mai arrendersi allo status quo, alla mediocrit. Cercare sempre di guardare alle cose da un punto di vista differente. Grazie di tutto, Steve.

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Le ciambelle senza buco

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Apple sbaglia, eccome. Spesso si crede che lazienda guidata con mano ferma (o dura?), da Steve Jobs, sia sempre riuscita a presentare prodotti vincenti. In realt, se i prodotti che sfondano sono quelli che fanno pi rumore, occorre ricordare anche quelli che hanno mostrato scarsa o nessuna attenzione da parte del pubblico, tale da decretarne la fine anticipata. Laspetto curioso che non di rado il prodotto di insuccesso, piace, ma non abbastanza. Per alcuni diventa la prova che larte possibile anche per un prodotto di consumo come il computer, e tuttavia, pu essere apprezzata da pochi. Forse una considerazione sciocca? Ridicola? Pu darsi. Lesempio pi interessante il PowerMac G4 Cube o Cubo, presentato nel mese di luglio del 2000, e ritirato dalla vendita giusto un anno dopo. Che fosse originale, non cera alcun dubbio. Bello? Anche. In fondo era la rivisitazione di una macchina prodotta dalla NeXT di Steve Jobs, anni prima. Il Cubo invece, era in puro stile Apple, ma aveva dalla sua alcuni difetti che lo portarono a essere poco acquistato. Costava nella sua versione base, e senza monitor, 1799 Dollari. Quando un computer caro ebbene: o portatile e potente, oppure se da scrivania deve essere davvero espandibile. Il suo design per era talmente compatto, che permetteva ben poco: laggiunta di RAM, e basta. Niente ingresso audio; luscita audio (gli altoparlanti insomma), era assicurata da un dispositivo esterno USB. Il processore era a 450 o 500 MHz, la memoria massima che poteva gestire 1.5 GB. A 200 Dollari in meno si otteneva un PowerMac G4 Gigabit Ethernet, 2 GB di RAM, processore a 400 MHz, ingresso e uscita audio, possibilit di espansione (sfoderava quattro alloggiamenti per dischi, zip), contro gli zero alloggiamenti del Cubo. A gennaio del 2001 arriva il PowerMac G4 Digital Audio; sempre pi potente, appena un po pi caro del modello precedente, ma sempre di un paio di lunghezze pi avanti del Cubo. Che ha un destino gi segnato.

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Il suo fiasco dimostra che gli utenti Apple sono delle persone come tutte le altre: comprano quello che serve loro: per lavorare, o divertirsi. Se non trovano ci che li soddisfa, non sganciano i soldi. Anche se il dispositivo uscito dalle officine di Cupertino. Punto. Doveva essere una macchina per produrre, ma per chi la compra solo un ottimo oggetto di design. Sono tanti quelli che la apprezzano, e la comprano. Ne sono anche soddisfatti. Sul mercato dellusato ha un ottimo richiamo il buon Cubo. Ma tutti gli altri, la maggior parte, danno unocchiata alle specifiche tecniche della macchina, a quello che possibile ottenere spremendolo per bene (vale a dire, espandendolo), e poi si dirigono verso gli altri computer della famiglia PowerMac G4. O verso un portatile. Un altro insuccesso, per pi recente? Passato quasi sotto silenzio? Riguarda liPod, in particolare la terza generazione, e conosciuta da tutti come shuffle. Di solito, un dispositivo di successo, viene aggiornato nella tornata successiva, tagliando il prezzo, oppure aumentando la sua capacit di stoccaggio, o ancora, regalandogli un case colorato e perch no, sbarazzino. In maniera del tutto improvvisa, quando Apple presenta la nuova infornata di iPod riveduti e corretti, questa versione scompare, per essere sostituita dallo shuffle vecchia maniera. Non una parola a proposito del caduto sul campo, ma questo fa parte della politica Apple: non si parla degli scivoloni, a meno che non siano clamorosi.

E qualcosa di clamoroso, accade in effetti, e coinvolge MobileMe (o meglio, il servizio online .Mac che diventa appunto MobileMe), iTunes, e liPhone e pure lApp Store. Lerrore di attivare il negozio online dedicato alla vendita delle applicazioni per i dispositivi mobili; di effettuare il passaggio da .Mac a MobileMe (oltre al lancio delliPhone 2.0 e 3G), tutto in un lasso di tempo brevissimo. Queste mosse, mandano in tilt il sistema Web made in Cupertino, arrivando anche a provocare la perdita del 10% delle mail dei sottoscrittori del servizio .Mac/MobileMe; ma sembra che la percentuale sia stata in realt pi bassa.
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La figuraccia plateale, e sorprende che unazienda come Apple non sia stata capace di prevedere che una simile azione potesse rivelarsi azzardata, per non dire rischiosa. Alla fine compare unemail dello stesso Steve Jobs, indirizzata agli impiegati Apple, ma che in breve finisce sui siti Web. In essa, Jobs ammette gli errori, e che quanto fatto non assolutamente allaltezza degli standard di qualit dellazienda. Nel giro di un paio di settimane tutto torna a essere perfetto e senza problemi. Di certo qualche testa saltata, e viene nominato Eddie Cue a guidare il servizio MobileMe. Non un nome nuovo, poich lui che si occupa dellintera infrastruttura online di iTunes, oltre a essere un fedelissimo di Jobs, nonch un votato alla causa. Quale? Ma quella di Apple, che domande! Possiamo scordarci di Ping? Forse sarebbe meglio. Si tratta della rete sociale per la musica, racchiusa allinterno dellapplicazione iTunes. In teoria, servirebbe per seguire i propri gruppi e/o artisti preferiti, condividendo la passione con altri utenti, oppure andando alla scoperta di generi e band sconosciute. In teoria. In pratica: boh! Si vede quando Apple crea qualcosa ma non mostra eccessiva passione in quello che presenta. Si detto a questo proposito che Ping nasce un po di fretta e furia dopo che i colloqui con Facebook per una sua integrazione allinterno delle soluzioni Apple erano saltati. Possibile. Daltra parte occorre ricordare quale stato per anni il rapporto dell'azienda di Cupertino con lApple TV: un hobby, affermava Jobs.

Se ne stava l, si vendeva un po, ma niente di particolare. La svolta c stata solo quando stata finalmente presentata la nuova versione, nel mese di settembre 2010; con un taglio di prezzo che ne ha subito aumentato il fascino. E le vendite sono aumentate, dimostrando che forse, il media center di Apple non pi un semplice passatempo, ma sta per diventare qualcosa di pi importante.

Non escluso che prima o poi lazienda non decida di adottare una strategia differente, pi aggressiva, tirando fuori dal pantano anche Ping, ma pi probabilmente si sceglier la strada dell'accordo con Facebook, accompagnando la rete sociale di Apple nel cimitero dellinformatica.
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Anche i Mac si rompono

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Non potevo chiudere questo libro elettronico senza parlare dei Mac che si rompono! Possibile che non abbiano mai un difetto? Tuttaltro. La diceria la seguente: con quello che costano, i Mac non dovrebbero mai guastarsi. Come no. La Fiat Grande Punto (modello base) costa 3000 Euro in pi di una Chevrolet Spark; si guasta di meno? Oppure non si guasta affatto? Beh no, ovviamente. Conosco persone che dal 1984 acquistano solo Macintosh, e un po provocatoriamente affermano che i Mac che si guastano: Non esistono. Sarebbe colpa dellutente, sempre. S, una posizione un po fondamentalista, e a me non piace affatto. Cos come non condivido molto le persone che fanno la fila davanti a un nuovo Apple Store, il giorno della sua apertura. Preferisco andarci il giorno dopo, con calma, senza dover fare la fila. Perdo la colazione offerta da Apple? La maglietta distribuita gratis per loccasione? Pazienza. Mi piace Apple (ma molte cose non le amo affatto), eppure certi atteggiamenti dellazienda, e di chi la segue da vicino (troppo?), non riesco a digerirli. Conosco altre persone che hanno sempre usato computer Acer, poi hanno fatto il salto acquistandone uno della mela mordicchiata. Preciso che io NON ho avuto alcuna parte della loro decisione. Sono tornati a Windows; delusi dallhardware che si guastava, da unassistenza superficiale, e incapace di risolvere il problema. Sullassistenza ci sarebbe da dire parecchio, in realt, ma non forse la sede pi opportuna. Per liquidarla scriver solo che certi comportamenti di alcuni (pochi per fortuna) rivenditori, non sarebbero tollerati nel Regno Unito, in Giappone o negli Stati Uniti. Essere un Paese marginale, ha i suoi svantaggi. La sede italiana potrebbe (dovrebbe), essere pi presente, ma il tempo galantuomo, si dice. So che quando certi comportamenti sono stati segnalati ad Apple Italia, questi non sono passati sotto silenzio. Non sempre e non con la dovuta celerit. Ma ormai evidente anche ai sassi che quando buona parte del fatturato proviene da Paesi che non sono gli Stati Uniti, occorre cambiare qualcosa della propria politica commerciale. Questa non pu essere solo lapertura di punti vendita gestiti direttamente dalla casa madre. Ci sono molti esempi di prodotti ben pi cari di un computer, che nonostante il costo non si dimostrano allaltezza; automobili, motociclette, impianti alta fedelt (anche se ormai sono un residuo del passato). Il guasto, che si tratti di Mac o automobili, sempre in agguato; sborsare di pi, non garantisce nulla. Anche spendere poco, una magra consolazione. Un hardware rabberciato a breve termine sembra un affare: basta ricordare i netbook. Ma il costo che impongono a chi li acquista, quando cerca di raddoppiare la RAM, che non viene
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riconosciuta dal sistema? Quindi si telefona o si scrive unemail al rivenditore della memoria; ed educatamente spiega che non un suo problema, ma dellhardware. Allora occorre trascorrere qualche ora nei vari forum della Rete per capire come aggirare il problema; un pomeriggio che si sarebbe preferito passare in altro modo. Anche questo (sarebbe) un costo, che per nessuno conteggia. Perch si tratta di un comportamento figlio di quel modo di pensare che pi o meno recita: Eh, i computer sono complicati. Non roba per tutti. In realt, bisognerebbe dire: Eh, certi computer, e produttori di software, sono rimasti agli anni Ottanta. Torniamo ad Apple. Molti asseriscono che la produzione di prodotti come iPod o iPhone, e lultimo iPad, ha danneggiato in maniera irreparabile lazienda. Perch se si gestiscono pi dispositivi, dura mantenere uno standard di qualit elevato. Ma una volta... Quella s che era Apple, dicono costoro. Compravi un computer (i bei tempi di quando produceva solo computer, invece che questi aggeggi inutili...), ed eri certo che non ti avrebbe mai tradito. Allora, andiamo a conoscerli pi da vicino quei bei tempi. C un libro interessante (non tradotto in italiano purtroppo), scritto da Andy Hertzfeld; si intitola Revolution in the Valley, e leditore OReilly. Hertzfeld non uno qualunque, ma stato uno degli elementi di punta del team che realizz il Macintosh. Adesso lavora per Google. Gestisce un sito web che si chiama Folklore.org, e il consiglio (se non si pu acquistare il libro, ma ne vale la pena), di sfogliarlo con calma perch merita. A un certo punto Hertzfeld parla dellassunzione di Burrell Smith, nel 1979 come impiegato n 282. Svolge vari compiti:
"a lowly service technician responsible for fixing broken Apple IIs that were sometimes returned by customers. As he debugged broken logic boards, sometimes more than a dozen in a single day"

Rimette in sesto gli Apple IIs, ma ha a che fare anche con schede madri, a volte pi di una dozzina in un giorno solo. Eppure nel 1979 la societ di Cupertino era conosciuta solo negli Stati Uniti; il Macintosh doveva ancora arrivare. Il mercato di riferimento era quello statunitense, e poco altro. Ma abbiamo gi guasti e malfunzionamenti. I bei tempi non sono mai esistiti: ci era sempre andata bene. I computer si guastano; finch si tratta di prodotti venduti a una nicchia, il rumore di fondo, se vogliamo chiamarlo cos, minimo. Esiste ma non nulla di fragoroso. Dopo il passaggio a Intel, e con l'arrivo delliPod, e della versione per Windows di iTunes, la percentuale di acquirenti si naturalmente allargata. Continua a crescere, di semestre in semestre. Inoltre, lofferta di dispositivi con la mela mordicchiata aumentata, come tutti sappiamo. DalliPad, alliPhone, ai vari modelli di iPod.
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Anche i Mac si rompono

Il rumore di fondo, vale a dire i malumori legittimi, relativi ai guasti, crescono non perch ci siano pi macchine mediocri, e una produzione superficiale. Ma lattenzione che adesso suscita nei media, nei forum (che sono cresciuti nel numero degli utenti, e non di rado lo sventurato possessore di un Mac guasto, scrive delle sue disavventure in pi luoghi virtuali), ben differente. Poi, ci sono i blog, che offrono spesso la sponda a chi ha qualcosa da raccontare, magari un episodio capitato ad altri; e lamplificazione continua. Non mancano casi singolari. Persone che si improvvisano smanettoni, rendono instabile il sistema grazie alla loro imperizia (scaricano software piratato, instabile), e poi rivoltano la frittata affermando che colpa di Apple. Sanno bene che troveranno un mucchio di utenti pronti a dar loro manforte; nessuno chieder dettagli, al massimo liquider la faccenda consigliando di rivolgersi allassistenza. Che si far grasse risate quando intuir (o scoprir) la verit, e questo per sar altro carburante per dipingere la societ di Jobs come mediocre esempio di assistenza. In realt, che la faccenda non sia cos nera come spesso si legge sul Web lo dimostra la stessa politica di Apple, spietata e attenta ai dettagli. Prima di continuare: c purtroppo una certa differenza tra quanto capita negli Stati Uniti, e nel nostro Paese. Spesso, lassistenza certificata Apple alquanto imprecisa qui da noi; ricorre a furberie come per esempio affermare che la sostituzione della RAM invalida la garanzia. Non vero; lo si dice perch in questo modo lutente porta la macchina in quel negozio per effettuare laggiornamento della memoria. Che sia falso, lo dimostra la stessa azienda di Cupertino. Sul proprio sito sono presenti i manuali (in PDF e in italiano), che tra le altre cose illustrano la procedura per sostituire la RAM. Se invalidasse la garanzia, sarebbe curioso che venisse spiegato con tanto di immagini, come ottenerne la sostituzione. A proposito della politica di Apple. Unazienda cos dura coi rumors, cos attenta a scegliere i propri interlocutori solo tra testate giornalistiche devote, tanto tesa a conseguire e fornire solo il meglio, non pu che essere altrettanto severa con la qualit dei propri dispositivi. Non ha mai fatto sapere nulla a proposito delle percentuali di guasti dei computer; e questo fa parte del Dna di Cupertino. Quando si parla del costo eccessivo dei computer Apple, occorre tenere in considerazione anche quello che si risparmia se si sceglie una macchina che, al di l della sfortuna, garantisce anni di funzionamento senza pensieri. Il risparmio che si realizza scegliendo invece un Dell o un Toshiba, non di rado si sconta con malfunzionamenti che spingono a ricorrere allassistenza troppo spesso.

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Apple pensa differente?

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Molti utenti Apple di vecchia data, ma anche i semplici consumatori di elettronica, da tempo affermano che il celeberrimo Think Different ormai un vecchio slogan, buono per circuire gli sciocchi. Proviamo a ragionare. La societ di Cupertino quotata in borsa, e il suo scopo fare denaro: come Google, Amazon. E come un po tutti sanno, ci sta riuscendo brillantemente. Ha degli azionisti, cui deve rendere conto. insomma inserita in un sistema che fa del profitto la legge suprema. Se per esempio il prossimo trimestre fiscale si caratterizzasse per una contrazione dei profitti, avremmo dei licenziamenti, esattamente come accade in qualunque altra azienda del mondo. Di recente largomento tornato in auge dopo che nellazienda cinese Foxconn, che assembla hardware di Apple, e non solo, si sono verificati dei casi di suicidi. Gli operai, sfiniti dalle condizioni di lavoro imposte loro dalla dirigenza, sceglievano di farla finita. Questo ha gettato finalmente la luce su un intero sistema (che ha il suo apogeo in Cina, ma presente anche in Malesia, India e altri Paesi asiatici), grazie al quale le industrie occidentali, comprese quelle del vicino Giappone, hanno costruito la loro fortuna. Mentre noi consumatori, ci siamo garantiti una vita pi semplice. La manodopera a basso costo significa compressione o annullamento delle garanzie sindacali, stipendi al limite della sopravvivenza, zero diritti alla sanit, eccetera eccetera. Non un problema solo di Apple, ma di tutte le realt produttive del mondo evoluto, che da decenni hanno deciso di trasferire la loro produzione in quei Paesi. Ma Apple, non doveva cambiare il mondo? Quel suo motto Think Different non uno schiaffo in faccia ai lavoratori che lavorano per compensi ridicoli? La mia risposta: il mondo preferisco cambiarlo io, non voglio delegare niente e nessuno, e di certo non desidero che il mio lavoro lo facciano dei manager troppo viziati, e distanti dalla realt. Se scelgo i prodotti di Cupertino lo faccio perch sono facili da usare, e mi permettono di avere pi informazioni di quanto non ne avessi 10 anni fa. Negli anni Novanta non esistevano Twitter e blog, e le fonti di informazioni erano televisione e carta stampata. Stop. Adesso grazie a un mucchio di aziende quotate in borse, o che vogliono essere quotate in borsa, siamo pi informati. Abbiamo dispositivi che ci aiutano a conoscere, condividere e divulgare idee, opinioni ed esperienze. Basti guardare cosa accaduto grazie a Twitter e Facebook in Egitto, Libia o Tunisia. Messaggi e appelli sono partiti da cellulari e computer assemblati in Cina, da mani di donne e ragazzi sotto-pagati. Tutta la nostra elettronica viene prodotta in Estremo Oriente. Non solo computer ma televisori, decoder digitali, telecomandi per televisori, mobili... Mai notato dove Ikea produce i suoi mobili a basso costo? Loro affermano che ci riescono grazie a una cura maniacale per i processi di produzione, assemblaggio, distribuzione, e
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tagliando certi costi, come la consegna e lassemblaggio finale, a carico dellacquirente. Vero. Resta il fatto che le etichette riportano: India, Cina, Malesia. Se Ikea l, c per un motivo evidente: manodopera a basso costo, per consegnarci infine prezzi pi popolari. Lazienda finlandese sul suo sito afferma che lavora a stretto contatto con i suoi partner per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche. Per tutelare lambiente. Io ci credo; ma sono in fondo le medesime affermazioni di Sony, Toshiba, Apple. Il problema esiste eccome, non esagerato, e soprattutto non se ne parla abbastanza. Per compito dei cittadini aprire gli occhi e prendere coscienza di che cosa accade nel mondo. E agire perch la situazioni cambi. Ma dobbiamo farlo noi. Spesso, le persone criticano lazienda, ma quando poi si chiede loro di iscriversi a unassociazione per la difesa dei diritti umani, oppure di firmare un appello, si tirano indietro. Non hanno tempo, voglia, tanto non serve... Apple un boccone troppo succulento per certe organizzazioni che hanno bisogno di pi visibilit per accrescere i propri iscritti. Quasi mai viene messa sul banco degli imputati Dell, o HP, o ancora Sony. Eppure ci sono tutte dentro, fino agli occhi. E molte aziende che fabbricano i loro prodotti (non parliamo solo di quelli informatici) in Cina, non hanno nemmeno una pagina sul proprio sito in cui spiegare se e cosa stanno facendo. Apple, almeno questo, lo fa. Il motivo di questa strategia chiaro. Bench siano produttori ben pi grandi di Apple, non garantiscono presso i mass media la stessa eco della societ di Cupertino. Un atteggiamento comprensibile certo, anche se un poco bislacco. Se c un problema, per esempio il rispetto dei diritti dei lavoratori, cercherei di andare da chi detiene la posizione predominante, perch se riesco a convincere lui, le ripercussioni sul resto della filiera saranno enormi, e positive. Se Dell affermasse: OK, ora basta, i lavoratori cinesi devono avere pi diritti, sarebbe il segnale per tutta lindustria informatica occidentale, che ora di cambiare. Invece si va da chi tra i pi piccoli, ma ha un maggiore impatto mediatico. Le responsabilit di Apple ci sono, ma accanto occorre aggiungere una lunghissima fila di altri produttori di hardware elettronico. Cosa fare? Per alcuni, non bisognerebbe comprare i prodotti di queste aziende. Ma quali comprare allora? E poi siamo certi che questo problema riguardi solo lelettronica? Basta vedere dove sono prodotte la lampade alogene, cos reclamizzate per ridurre i consumi, e alleviare la nostra bolletta energetica. In Cina, o comunque in uno di quei Paesi asiatici dove le norme sul lavoro sono in perenne pausa caff. E la plastica che protegge dalle cadute il nostro telecomando, da dove arriva? Il cellulare da 60 Euro, dove stato assemblato? Le calzature, o gli abiti anche di firme importanti della moda italiana, dove nascono? E lelenco potrebbe continuare allinfinito. Il Pensare Differente si riferisce ai prodotti, alla filosofia che porta a concepire e realizzare un iPad, o iPhone. Da questo, ne conseguono profitti, e ricchezza per investitori e dirigenti, e in misura minore ma ugualmente importante, dipendenti.
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Non bisogna rassegnarsi, o arrendersi allandazzo. Ma dobbiamo pensarci noi, senza fare sconti a nessuno, e facendo pressioni su politica e aziende perch le condizioni di lavoro raggiungano un livello accettabile anche in certe lontane Nazioni. C un altro aspetto da considerare. Da anni procede il progetto OLPC, acronimo di One Laptop Per Child: fornire ai Paesi in via di sviluppo un modello di computer robusto, molto basilare, che si ricarichi grazie a una manovella (perch in certi Paesi non esiste elettricit). Ed estremamente economico: il suo costo finale dovrebbe aggirarsi sui 100 Dollari. Tra i promotori di questa idea, destinata a portare linformatica anche in zone distanti dal progresso, Nicholas Negroponte, del MIT, ma fanno parte del progetto anche Google e Red Hat. A gennaio del 2011 apparsa unintervista sul sito online della BBC, a Ed McNierney, responsabile tecnologico di questo progetto. Costui afferma che grazie al successo delliPad di Apple, per essi si aperta la possibilit di riflettere sullimpiego di certe tecnologie, in passato scartate perch troppo costose. Per esempio, i prezzi dei dischi SSD sono scesi in maniera consistente, e lo stesso vale per i touch-screen. Un prodotto che viene considerato per persone viziate e ricche, ma cos non , forse permetter di realizzare un computer a basso costo, con una serie di componenti pi affidabili. E forse offrir a molti studenti di Paesi come la Bolivia o il Sudan di essere introdotti nellera dellinformatica. Il problema non sono le aziende, ma i loro consumatori, pronti a criticare ma per nulla intenzionati a impegnarsi. pi facile indignarsi, mettersi alla finestra e guardare, piuttosto che assumersi le proprie responsabilit. Se lo facessimo, e non solo verso le aziende, ma anche nei confronti di quanti ci chiedono il voto, le condizioni di tante persone nel mondo sarebbero migliori. Finch ci limiteremo a blaterare, aspettando che i problemi o si risolvano da s, oppure che arrivi il supereroe della situazione a raddrizzare i torti, il mondo proceder in avanti, male. Quelli che dovrebbero Pensare Differente, siamo noi. O almeno, pensare.

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hi-tech tra arte e scienza


di Marco Freccero

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