Sei sulla pagina 1di 232

FERNANDO PESSOA

FAUST
A CURA DI MARIA JOSÉ DE LANCASTRE

GIULIO EINAUDI EDITORE

Tudo que vemos é outra causa.


A maré vasta, a maré ansiosa,
É o eco de outra maré que esta
Onde é real o mundo que ha.

Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro.


L'ampia marea, la marea ansiosa,
è l'eco di un'altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste.
Titolo originale Fausto. Tragédia Subjectiva
© 1988 Editorial Presença, Lisboa
© 1989 e 1991 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
www.einaudi.it

ISDN 978-88-o6-12345-1
Fernando Pessoa

FAUST

Edizione italiana con testo a fronte


a cura di MariaJosé de Lancastre
Trascrizione del manoscritto originale
di Teresa Sobral Cunha

~
~
Giulio Einaudi editore
II vuoto e l'abisso

Pessoa cominciò a scrivere il suo Faust nel 1908 e vi at-


tese per tutta la vita, fino al 1934; non riusci mai a termi-
narlo e non ne pubblicò mai alcun verso in vita. Questa è
dunque un'opera che ci giunge totalmente inedita, senza
altre indicazioni dell'autore se non alcuni scarni appun-
ti, brevi indicazioni, scritti d'appoggio che sono in realtà
dei progetti o dei promemoria. Eppure anche da tali ap-
punti riusciamo forse a intuire come Pessoa intendeva il
suo work in progress: dal Faust di Goethe, poeta col qua-
le Pessoa si misurò spesso nelle sue note critiche (cono-
sceva sicuramente la bellissima traduzione del dramma
tedesco pubblicata da Agostinho d'Ornellas nel 1867), si
passa a un'opera fortemente astratta e simbolica, piu vi-
cina alla lirica che alla drammaturgia; un'opera di con-
llitti e di sconfitte, di meditazione e di dolore, di interro-
gazione e di meraviglia. E infatti l'opera, cosf come ci è
pervenuta, sembra un vero e proprio delirio, appartie-
ne piu alla struttura libera di una voce recitante che al
dramma della tradizione goethiana. Insomma: un poe-
ma; o se si vuole un poema drammatico, una lunga com-
posizione in versi che prevede sprazzi di dialogo e rapi-
de situazioni sceniche, ma che resta sostanzialmente un
poema. Se gli si volesse trovare un precursore in area
portoghese forse potremmo pensare all'Anticristo (1884)
di Gomes Leal', un poeta segnato dal maledettismo tar-
doromantico che Pessoa, per sua esplicita ammissione,
amò in gioventu. Ma forse bisognerebbe, sempre in area

1 Lisbona 1848-1921. aurore di una J>O"Sio dagli occenri simbolisti e pamossio-


ni debirrice di Nervo! e di Bauddoire.
\!ARIA JOSÉ DE LANCASTRE VI

ponoghese, ricordare un'altra composizione in versi, il


poemetto di Te6philo Braga', Psicose do Fausto, pubbli-
cato a Lisbona nel 1901, dove i sentimenti tardoromanti-
ci si mescolano con una retorica./i"n de siècle che parla di
febbre, di delirio, di disperazione e di incenezza. T e6-
philo Braga, che fu anche presidente della repubblica
ponoghese, non fu cenarnente una personalità amata da
Pessoa; ma è necessario comunque dire che ceni echi
tardoromantici, dal satanismo del già menzionato Go-
mes Leal fino al misticismo di Teixeira de Pascoaes', in-
fluenzarono e attrassero la penna ancora incena del gio-
vane Pessoa.
Siamo agli inizi del secolo, e non è neppure da esclu-
dere che l'interesse verso la leggenda faustiana sia stata
alimentata nel giovane poeta dalla grande voga dell' ope-
ra di Gounod che alla fine dell'Ottocento aveva percor-
so il Portogallo come gli altri paesi dell'Europa'. Ma allo-
ra, se dobbiamo parlare di musica, forse sarebbe piu op-
portuno ricordare La damnation de Faust di Berlioz, suo-
nata come oratorio fino agli inizi del secolo e trasposta in
opera lirica da Raul Gunsbourg proprio nel 1908, l'anno
in cui Pessoa comincia il suo Faust. Un Faust, come si ve-
drà, che somiglia appunto a un oratorio, con la presenza
quasi ossessiva di una sola voce recitante e con una quasi

2 Ponta Delgada r843 · Lisbona 1924. Scrittore, storico e uomo politico (fu

presidente della repubblica ponoghese nel1910 e 1915), è autore di una monu-


mentale Hist6ria da L1leratura Portuguesa 11871-72), di poesie tardoromantiche
iFolhas Verdes, 1859) e di Contos Fanltiiticos (1865) influenzati da Hoffmann e
P~. Le sue ultime opere. di caranere sociale e politico, sono all'insegna del positi-
vismo di Comte.
1 Amarante 1877-1952. Fondò l'impanante rivista «A Aguia», dove il giovane
Pessoa pubblicò le sue prime prose. Autore di una immensa opera p~tica, è ricor·
dato anche come fondatore del« Saudosismo », movimento misticheggiante e na-
zionalista che assume la « saudade,. a categoria dello spirito ponoghese .
.a Alla fine deU'Ottocento si era verificato in Ponogallo un vero entusiasmo
per il Faust di Gounod. Basti pensare che l'opera, che debunò al Saò Carlos di Li·
sbona nel1865, restò in canellone fino al1872, con ben onantasene spettacoli (cfr.
M. Manuela Gouveia Delille, O Fausto de Goethe na hleratura portoguesa do séc
XIX, in aa.w., Fausto n a literatura europeia, Lisboa 1984, p. 148). Converrà ricorda-
re che proprio in questo periodo esce anche la traduzione in versi ponoghesi di
Agostinho d'Omellas del Faust di Goethe, pubblicata in due volumi nel1867 e nel
1873 rispettivamente dalla Typografio Franco-Ponugueza e dalla Lallemant di Li-
.. honlt.
IL VUOTO E L'ABISSO VII

totale assenza di elementi scenici: un lungo e doloroso


sohloquio.

Quest'opera pessoana, ultima a uscire dall'ormai mi-


tico baule di manoscritti, ci giunge in uno stato assoluta-
mente frammentario, in molti casi a uno stadio di appun-
to, di annotazione rapida e incompiuta. E ci giunge gra-
zie a un montaggio esterno, cioè attraverso l'ordinazione
attenta ma pur sempre arbitraria che ne ha fatto per i po-
steri un'esegeta dell'opera pessoana, Teresa Sobral Cu-
nha. Frammenti, montaggio. Sono parole che inevitabil-
mente evocano il cinema. E forse c'è qualcosa di cinema-
tografico in questo testo cosi paradigmaticamente nove-
centesco, qualcosa che assomiglia a una sceneggiatura o
a dei fotogrammi non ordinati; e forse non sarà inoppor-
tuno ricordare il Faust di Murnau che viene proiettato
nelle capitali europee alla fine degli anni Venti e immagi-
nare l'Animat6gra/o del Rossio, il cinema di Lisbona al-
lora di moda, con un Pessoa che guarda il film del grande
regista tedesco con grande attenzione alle didascalie di
Hans Kyser'. Tutto il poema drammatico di Pessoa sem-
bra una serie di didascalie liricamente glossate: i «foto-
grammi» si succedono rapidi, le confessioni recitate po-
stulano un attore disperato che guarda fisso in una mac-
china da presa, i suoi scarni e contenuti gesti di tristezza
sono gli unici movimenti che in questo monologo che
non arriva al dramma ci sono dati da immaginare.
Ma faremmo torto al Faust pessoano se si trascurasse
il versante teosofico che Pessoa amò e frequentò e che
nella sua opera trova la piii compiuta espressione con le
poesie esoteriche e con il poemetto Mensagem. Non è da
escludere che all'adepto Pessoa, cosi attento a tutto ciò

' Il film di Murnau fu proiettato per la prima volta a Berlino ilr4 ottobre 1926.
Nello stesso anno H. Kyser, l'aurore della sceneggiatura, pubblicò un opuscolo in-
titolaro Derdeutsche Faustfilm, che conteneva un riassunto del film e i sotrotitoli in
versi di Gerhan Hauptmann. Sullo schermo poi i sottotitoli di Hauptmann, per
motivi di concisione, vennero sostituiti da clidasca.lie dello stesso Kyser. Cfr. Lotte
Eisner, L'écran démontaque. Panorama dufilm allemafld, Paris 1949. p. 49; e Sig-
mund Ksacauer. From CaligaTI to Hitler. Princeron 1947, pp. 148-49-
MARIA ]OSÉ DE LANCASTRE VIII

che si pubblica in ambito esoterico, sia giunta l'eco degli


articoli sul Faust goethiano pubblicati nel 1908 da Jina-
rajadasa sul «Theosophist» di Madras', cosi come non è
da escludere che gli sia giunta l'eco delle conferenze sul
Faust tenute in Germania e in Svizzera, dal 1914 al 1916,
da Rudolf Steiner. Di fatto la «scienza spirituale», alla
luce della quale Steiner interpreta il dramma di Goethe,
come tutte le altre dottrine esoteriche postula l'esistenza
di un altro mondo, invisibile eppure piu reale del mondo
sensibile; e il poema drammatico pessoano ci parla os-
sessivamente di un altro mondo, un mondo reale e inco-
noscibile situato oltre la morte. Insomma, l'ideale goe-
thiano della Conoscenza si trasforma in Pessoa nell'im-
possibilità di conoscere, in una meditazione martellante
e angosciata sul vuoto e sull'abisso.
Affascinato dalla morte, bloccato in una disperazione
che rasenta il nichilismo, il Faust pessoano appare come
il dramma di un'anima, un balbettio melanconico oscu-
ro, un lungo e penoso lamento. In esso si consuma la
sconfitta dell'intelligenza e della volontà, la disfatta della
conoscenza e la fine della ragione. Probabilmente se
Pessoa avesse potuto ultimarlo e pubblicarlo esso ci suo-
nerebbe con accenti diversi, sarebbe meno oscuro e cer-
to meno inquietantemente balbuziente. Ma cosi come ci
è pervenuto, segnato dall'incompiutezza e dalla fram-
mentarietà, i tratti della sua fisionomia maggiormente
distinguibili sono proprio la negatività, il pessimismo
piu cupo che spesso pare vietare la parola e che tende al
nero silenzio della disperazione. E a questo punto è im-
possibile non leggerlo non solo come la crisi di un'anima
ma come la crisi di tutta una cultura che si logora fra le
due guerre, come il presagio di un veggente che senza sa-
perlo percepisce i sinistri bagliori che si stagliano all'o-
rizzonte della sua epoca.
MARIA JOSÉ DE LANCASTRE

6
Si tratta di quattro anicoli in inglese (Goethe"s Faust) nei qualiJinarajadasa
interpreta il Faust goethiano come !"itinerario tipico di un',mima cosi ricca da sup·
porre varie esistenze successive.
Nota del curatore.

Per la traduzione italiana mi sono attenuta all'edizione di


Teresa Sobral Cunha (Fernando Pessoa, Fausto. Tragédia Sub-
jectiva, Editorial Presença, Lisboa 1988) rispettandone il mon-
taggio e l'ordinazione in cinque atti. Ho anteposto al testo le
note pessoane, nell'intento di fornire in limine informazioni
utili al lettore italiano. Ho eliminato molti testi compresi nell'e-
dizione portoghese, specie quelli piu lacunosi e frammentari.
Fra le carte di Pessoa che accompagnano il testo ci sono alcuni
appunti che concernono l'eventuale titolo, fra cui Fausto, Pri-
meiro Fausto e Fausto. Tragédia Subjectiva. Poiché l'opera ci è
giunta dunque senza una tassativa indicazione di titolo, mi è
sembrato piu opportuno chiamarla semplicemente Faust.
Per il testo originale ho conservato i segni grafici scelti dalla
trascrittrice, Teresa Sobral Cunha. Tali segni sono:
(... ) - lacuna di scrittura dell'autore;
l l - dubbio dell'autore a proposito del suo testo;
[?] - incertezza di lettura della trascrittrice;
Nel testo italiano, per non appesantirlo, ho mantenuto solo
il primo segno grafico.
M.]. deL.
FAUST
[Appunti di Pessoa sul Faust]

Il dramma nel suo insieme rappresenta la lotta fra l'In-


telligenza e la Vita, lotta in cui l'Intelligenza risulta sem-
pre perdente. L'Intelligenza è rappresentata da Faust e la
Vita in varie forme, a seconda delle circostanze postulate
dal dramma.
Nel I 0 atto la lotta consiste nel fatto che l'Intelligenza
vuole capire la Vita, ma viene sconfitta, e capisce soltanto
che non potrà mai capirla. Cosi, questo atto è /atto tutto di
disquisizioni intellettuali e astratte. in cui il mistero del
mondo (tema generale di tutta l'opera, visto che è il tema
centrale dell'Intelligenza) viene ripetutamente trattato.
Il I o intermezzo è la ripetizione in forma lirica delle con-
clusioni a cui il protagonista giunge nel I 0 atto.

Nel 2 o atto abbiamo l'Intelligenza che lotta nel tentati-


vo di dirigere la Vita; questo tentativo fallisce ugualmen-
te, anche se in modo diverso. La difficoltà consiste nel mo-
do di rappresentare la Vita che l'Intelligenza tenta di do-
minare. La soluzione migliore è di rappresentare la Vita
attraverso un discepolo o qualcosa di simile, sul quale le
pretese volontà e imposizioni del Maestro (forse perché la
sua sottilità e ambizione non vengono capite) non produ-
cono alcun effetto o producono una falsa impressione. For-
se la cosa migliore in questo caso è di rappresentare la Vita
qui attraverso tre discepoli o altri personaggi: uno, sul qua-
le l'azione intellettuale è nulla, un altro dal quale l'azione
intellettuale è accettata ma e"oneamente, perversamente;
e un terzo che istintivamente la combatte, anche grazie al-
l'Intelligenza che in lui è un'arma, un mezzo, e uno stru-
mento attraverso i quali l'istinto si può manifestare.
[APPUNTI DI PESSOA SUL FAUST] 4

ll2° intermezzo riassume la problematica umana posta


dal2" atto. Si tratta di un intermezzo lirico, come il primo.
(Studiare il genere lirico che ispira essenzialmente questo
intermezzo).
1!3 o atto concerne la lotta dell'Intelligenza per adattarsi
alla Vita che, come è naturale, è rappresentata dall'amore,
cioè da una figura femminile, Maria, che Faust tenta di sa-
pere amare.
FAUST
Che /ai?
Tento di saper amare
È nato morto ciò che volli essere.
Anche in questo caso la disfatta dell'Intelligenza è fla-
grante. L'atto si chiude con il Monologo della Notte, di
speciale amarezza, perché l'incapacità di adattamento alla
vita è piu amara del fallimento nel comprenderla e nel di-
rigerla. Il fallimento nel comprenderla è in/atti piu orribi-
le (per il mistero essenziale), mentre il fallimento nel diri-
gerla è piu deludente (per la disparità fra i risultatz; lo sfor-
zo utilizzato e l'intenzione).
È difficile stabilire quale carattere deve avere il3 o inter-
mezzo, anch'esso lirico. (Non deve assolutamente essere
l'intermezzo dionisiaco).(??).
Il tentativo mancato del4" atto è l'annientamento della
Vita perché la rabbia della vendetta fallisce difronte alla
capacità di reazione della Vita, cadendo nell'Abitudine (i
rivo/tosi che riconoscono come loro signore il signore con-
tro cui si rivoltano), nel Piacere Piu Immediato e nell'In-
differenza per i grandi scopz; nonostante l'appello dell'i-
stinto (il che è rappresentato dalla scena in cui gli innamo-
rati sentono con indifferenza il tumulto della rivoluzi01ze
lontana).
1!4" intermezzo deve essere il piu freddo di tutti.
Infine, nel 5o atto, abbiamo la Morte, il fallimento fina-
le dell'Intelligenza difronte alla Vita. Mentre si scherza e
si balla durante un giorno di/es/a, Faust, ignorato da tutti,
(APPUNTI DI PESSOA SUL FAUST] 5

agonizza. E il dramma si chiude con la canzone dello Spiri-


to della Notte, riproponendo l'elemento della paura del
Mistero che avvolge sia la Vita come l'Intelligenza (una
canzone semplice e fredda).

Una delle cose importanti che resta da studiare è lana-


tura degli intermezzi. Indubbiamente il I" deve essere di
un lirismo metafisica, che finisce con la canzone La cate-
ratta di sogno. Il 2" intermezzo, nel passaggio del falli-
mento dell'Intelligenza al suo tentativo di adattarsi al suo
fallimento, deve essere il piu soave di tutti, sebbene un sa-
pore del fallimento che si verificherà debba forse aleggiare
nel tono lirico. Il3o sarà senz'altro l'intermezzo dionisiaco
perché è la tendenza dionisiaca dell'Intelligenza che la
porta ad annientare la Vita, sia per l'errore dell'istinto che
conduce a un eccesso assurdo e teorico, sia per la rabbia in-
trinseca a questo eccesso. Il4" intermezzo, che sarebbe op-
portuno cominciasse con la canzone del Destino(??) chiu-
de freddamente la serie lirica, il commento lirico che gli in-
termezzi rappresentano.

È questo, approssimativamente, l'ambiente drammati-


co del Primo Faust.

Un altro modo di porre lo stesso problema o meglio, la


stessa test~ è il seguente:
0
I atto: conflitto dell'Intelligenza con se stessa.
2" atto: conflitto dell'Intelligenza con altre Intelligenze.
J 0 atto: conflitto fra Intelligenza e Emozione.
4 o atto: conflitto fra Intelligenza e Azione.
0
J atto: sconfitta dell'Intelligenza.
Atto primo
2, J, 9-II-J2

Ah, tudo é simbolo e analogia!


O vento que passa, a noite que esfria
Siio outra cousa que a noite e o vento -
Sombras de vida e de pensarnento.
Tudo que vemos é outra causa.
A maré vasta, a maré ansiosa,
É o eco de outra maré que esta
Onde é real o mundo que ha.
Tudo que temos é esquecimento.
A noite fria, o passar do vento
Siio sombras de miios cujos gestos siio
A ilusiio miie desta ilusiio.

*
T udo transcende tu do
E é mais real e menos do que é.

*
(Fausto 110 seu laboratorio).

FAUSTO (so)
Ondas de aspiraçiio que vas morreis
Sem mesmo o coraçiio e alma atingir
Do vosso sentimento; ondas de pranto,
Niio vos posso chorar, e em mim subis,
Maré imensa rumorosa e surda,
Para morrer na praia do limite
Que a vida impoe ao Ser; ondas saudosas
D'algum mar alto Aonde a praia seja
2, J, 9, novembre 1932

Ah, tutto è simbolo e analogia!


n vento che passa, la notte che rinfresca
sono tutt'altro che la notte e il vento:
ombre di vita e di pensiero.
Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro.
L'ampia marea, la marea ansiosa,
è l'eco di un'altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste.
Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza.
La notte fredda, il passare del vento
sono ombre di mani i cui gesti sono
l'illusione madre di questa illusione.

*
Tutto trascende tutto
ed è piu e meno reale di quello che è.

*
(Faust nel suo laboratorio).

FAUST (solo)
Onde di desiderio che vane vi perdete
senza neppure lambire il cuore e l'anima
del vostro sentimento; onde di pianto,
non riesco a piangervi, e in me crescete,
immensa marea mugghiante e sorda,
per frangervi sulla spiaggia del limite
che la vita impone all'Essere; onde nostalgiche
di un certo mare largo Dove la spiaggia sia
FAUST IO

Um sonho inutil, ou d'alguma terra


Desconhecida mais que a eterna aura
Do eterno sofrimento, e onde formas
Dos l olhos l d'alma nao imaginadas
Vagam, essencias lucidas e(. .. )
Esquecidas daquilo que chamamos
Suspiro, lagrima, desolaçao;
Ondas l nas quais l nao posso visionar,
Nem dentro em mim, em sonho, barco ou ilha,
Nem esperança transitoria, nem
llusao nada da desilusao;
Oh ondas sem brancuras, asperezas,
Mas redondas, como 6leos e silentes
No vosso intérmino e total rumor ...
Oh ondas d'alma, decaf em lago
Ou levantai-vos asperas e brancas
Com o sussurro acido de espuma
l Erguei l em tempestades no meu ser.
V6s sois um mar sem céu, sem luz, sem ar
Sentido, visto nao, rumorejante
Sobre o fundo profundo da minha alma!
Lagrimas, sinto em mim vosso amargor!
Nao vos quero chorar. Se vos chorasse
Como chegar- tantas! - ao vosso fim?
Chegado ao vosso fim que encontraria?
T alvez urna aridez desesperada
Urna ansia va de nao poder trazer-vos
Outra vez para mim para chorar-vos
Em va consolaçao inda outra vez!

Nao haver alma, in da ideia va!


Have-la e imortal, sonho pequeno
De término [?], embora coerente
A sua pequenez. Que mais? Have-la,
Have-la e ser mortai, morrer nurn Todo
Celeste? Vago, vao. Nao havera
Além da morte e da imortalidade
Qualquer causa maior? Ah, deve haver
Além de vida e morte, ser, nao ser,
ATTO PRIMO II

un sogno inutile, o di una certa terra


ignota piu dell'eterna aura
dell'eterna sofferenza, e dove forme
non immaginate dagli occhi dell'anima
vagano, essenze lucide e (... )
dimentiche di ciò che chiamiamo
sospiri, lacrime, desolazione;
onde in cui non posso vaneggiare
sia dentro me stesso, in sogno, imbarcazione o isola,
sia transitoria speranza, sia
illusione generata dalla delusione;
o onde senza biancori e senza asprezze
ma rotonde come un olio e silenti
nel vostro interminabile e pieno rumore ...
Oh, onde dell'anima, gettatevi in un lago
o innalzatevi aspre e bianche
con il sussurro acerbo della schiuma,
levatevi in temporali nel mio essere.
Voi siete un mare senza cielo, senza luce, senza aria,
sentito, non visto, rumoreggiante
sopra il fondo profondo della mia anima!
Lacrime, sento in me il vostro sapore amaro!
Non voglio piangervi! Se vi piangessi
come arrivare (tante siete!) ad esaurirvi?
Se vi esaurissi che cosa troverei poi?
Magari una disperata aridità,
un'ansia vana di non poter riponarvi
un'altra volta a me per piangervi
in vana consolazione, un'altra volta ancora!

Che l'anima non esista: vana idea anch'essa!


Che esista e sia immortale: sogno modesto
nei suoi confini, anche se coerente
con la sua modestia. Che altro? Che esista,
che esista e sia monale, che muoia in un Tutto
Celeste? Vago, vano. Non ci sarà
oltre alla morte e all'immortalità
qualcosa di piu grande? Ah, ci dev'essere
oltre alla vita e alla morte, all'essere, al non essere,
FAUST 12

Um Inominavel supertranscendente
Eterno Incognito e incognoscivel!
Deus? Nojo. Céu, inferno? Nojo, nojo.
P'ra què pensar, se ha-de parar aqui
O curto voo do entendimento?
Mais além! Pensamento, mais além!

*
O mistério dos olhos e do olhar
Do sujeito e do objecto, transparente
Ao horror que além dele esta; o mudo
Sentimento de se desconhecer,
E a confrangida comoçao que nasce
De sentir a loucura do vazio;
O horror durna existència incompreendida
Quando à alma se chega desse horror
Faz toda a dor humana urna ilusao.
Essa é a suprema dor, a vera cruz.
Querem desdenhar o teu sentir orgulho
Oh, Cristo!

Entao eu vejo - horror - a intima alma,


O perene mistério que atravessa
Como urn suspiro céus e coraçòes.

*
Saldo apenas duma linfancia l
Incertamente triste e l diferente l
Urna vez contemplando dum outeiro
A linha de colinas majestosa
Que azulada e em perfis desaparecia
No horizonte, contemplando os campos,
Vi de repente como que tudo
Desaparecer, tornando( ... )

E um abismo invisivel, urna cousa


Nem parecida com a esistència
AITO PRIMO

un Innominabile sovra-trascendente
Eterno Incognito e Inconoscibile!
Dio? Nausea. Cielo, Inferno? Nausea, nausea.
Perché pensare, se dovrà fermarsi qui
il corto volo dell'intendimento?
Piu oltre, pensiero! Piu oltre!

*
n mistero degli occhi e dello sguardo
del soggetto e dell'oggetto, trasparente
sull'orrore che sta oltre se stesso; il muto
sentimento di ignorare se stessi,
e la tormentata commozione che nasce
dall'avvertire la follia del vuoto;
l'orrore di un'esistenza incompresa
quando da tale orrore si giunge all'anima
rende ogni dolore umano un'illusione.
Quello è il supremo dolore, la vera croce.
Vogliono disprezzare il tuo senso di orgoglio,
Cristo!

Allora io vedo- orrore -l'intima anima,


il mistero perenne che attraversa
come un sospiro i cieli e i cuori.

*
Appena uscito da un'infanzia
vagamente triste e diversa,
una volta, nel contemplare da un colle
la linea maestosa dei monti
che azzurrina, in profili, scompariva
all'orizzonte, nel contemplare i campi,
mi parve all'improvviso che tutto
scomparisse, prendendo( ... )

e che un abisso invisibile, una


cosa che non somigliava all'esistenza
FAUST

Ocupar nào o espaço, mas o modo


Com que eu pensava o visfvelo

E entiio o horror supremo que jarnais


Deixei depois, mas que aumentando e sendo
O mesmo sempre,
Ocupou-meooo
Oh priroeira visiio interior
Do mistério infinito, em que ruiu
A minha vida juvenil numa l hora l !

*
Nào leio ja: queria abrir um livro
E ver, de chofre, ali, a ciencia todaooo
Queria ao menos poder crer que, lendo,
E em prolongadas horas lendo e lendo,
No fim alguma cousa me ficava
Do essencial do mundo, que eu subia
Até ao menos cada vez mais perto
Do mistérioo ooQue ele, inda que inatingido,
Ao menos dele que eu [me] aproxiroavao oo
Niio fosse tudo um (.00)
Como urna criança que a fingir sobe
Uns degraus que pintou no chiioooo

Nào leioo Horas intérminas, perdido


De tudo, salvo de urna dolorosa
Consciencia vazia de miro proprio,
Como um frio numa noite intensa,
Em frente ao livro aberto l vivo e morro 1000
Nadaooo E impaciencia fria e dolorosa
De ler p'ra nao sonhar, e ter perdido
O so nh o! Assiro como um (o oo) engenho
Que, abandonado, em viio trabalha ainda,
Sem nexo, sem proposito, eu mòo
E remòo a ilusào do pensarnentoo oo
E hora a hora na minha estéril alma
ATTO PRIMO

occupasse - non lo spazio, ma il modo


in cui io pensavo il visibile.

E allora l'orrore supremo che poi


mai piu m'abbandonò, ma che sempre piu grande
e sempre lo stesso,
mi invase ...
Oh prima visione interiore
del mistero infinito, in cui crollò in un'ora
la mia vita giovanile!

*
Non leggo piu; vorrei aprire un libro
e trovarvi esibita rutta la scienza ...
Almeno poter credere che, se leggessi,
se per lunghe ore leggessi e leggessi,
mi resterebbe alla fine qualcosa
dell'essenziale del mondo, che salirei
per lo meno piu vicino
al Mistero ... E, anche senza raggiungerlo,
almeno lo avrei sfiorato ...
Non fossi tutto un (. .. )
come un bambino che simula di salire
i gradini che ha dipinto per terra ...

Non leggo. Per ore interminabili,


a rutto estraneo, se non a una dolorosa
coscienza vuota di me stesso,
come un freddo in una notte intensa,
davanti allibro aperto io vivo e muoio ...
Nulla ... E l'impazienza fredda e dolorosa
di leggere per non sognare, e aver perduto
il sogno! Cosf come un (... ) mulino
che, abbandonato, lavora ancora invano,
senza nesso e senza scopo, io macino
e rimacino l'illusione del pensiero ...
E ora dopo ora nella mia anima sterile
FAUST 16

Mais fundo o abismo entre meu ser e mim


Se abre, e nesse (. .. ) abismo nao ha nada ...
Ditoso o tempo em que eu sonhava, e às vezes
Eu parava de ler para seguir
Os cortejos em mim ... Amor, orgulho,
- Crenças inda! - pintavarn os meus sonhos ...
E com muita insistencia[?], eu era (... )
O amante de belezas (... )
E o rei de povos vagos e submissos;
E quer em braços que eu sonhava, ou entre
As filas (... ) prostradas, eu vivia
Sublimes nadas, alegrias sem cor.
Mas
Hoje nenhuma imagem, nenhum vulto
Evoco em mim ... S6 um deserto aonde
Nao a cor dum areai, nem um ar morto
Posso sonhar ... Mas tendo s6 a id eia,
Tendo da coro pensamento apenas,
Vazio, oco, sem calor nem frio,
Sem posiçao, nem direcçao, nem (... )
S6 o vazio lugar do pensarnento ...

O Suspiro do Mundo
Vida, morte,
Riso, pranto
É o manto
Que me cobre.
Natureza,
Amor, beleza,
Tudo quanto
A alma descobre.
O Mistério
Deste mundo
T eu profundo
Olhar leu;
D'além dele-
ATTO PRIMO

piu profondo si apre l'abisso fra il mio essere


e me, e in quel (. .. ) abisso non vi è nulla ...
Felice quel tempo in cui sognavo, e talvolta
interrompevo la lettura per seguire
dentro di me i cortei ... Amore, orgoglio,
-anch'essi illusioni! -colorivano i miei sogni ...
e con molta insistenza, ero( ... )
l'amante di bellezze (. .. )
e il re di popoli vaghi e sottomessi;
e in grembi che sognavo, o fra
le file ( ... ) prostrate, vivevo
sublimi nienti, allegrie incolori.
Ma
oggi nessuna immagine, nessun volto
evoco dentro di me ... Solo un deserto dove
neppure il colore di un arenile o un'aria morta
posso sognare ... Ma possedendo solo l'idea,
avendo del colore solo il pensiero,
vuoto, vano, senza calore o freddo,
senza posizione o direzione o (... )
solo il posto vuoto del pensiero .. .

Il sospiro del Mondo


Vita, morte,
riso, pianto
è il manto
che mi copre.
Natura,
amore, bellezza,
tutto quanto
l'anima scopre.
li Mistero
di questo mondo,
il tuo fondo
sguardo l'ha letto.
Di là da esso
FAUST 18

Cerra a alma
De pavor!-
Venho eu.
Nada, nad.a
Ja acalrna
Tua dor.
Tu bem sabes
Ser minha voz
Mais atroz
De mudo horror
No que nào diz,
E s6 tu sentes
E compreendes.
Cerra, infeliz
Cerra a (tua) alma
Ao meu pavor!
(Fausto, com os olhos fechados, encolhido na cadeira, tre-
me como que dum grande /rio).

*
O mistério supremo do Universo
O Unico mistério, tudo e em tudo
É haver um mistério do universo,
É haver o universo, qualquer cousa,
É haver haver. 6 forma abstracta e vaga
Que tào corrente haver em mim demora
Que pensar isto é-me no corpo um frio
Que sopra d'além terra e d'além-tfunulo
E vai da alma a Deus.

*
O mistério de tudo
Aproxima-se tanto do meu ser,
C bega aos olhos meus d'alma tào perto
Que me dissolvo em trevas e imerso
Em trevas me apavoro escuramente.

*
ATTO PRIMO

(chiudi l'anima
per il terrore!)
io provengo.
Nulla, nulla
ormai lenisce
il tuo dolore.
Tu sai bene
che la mia voce
è t'iu atroce
di muto orrore
in quel che tace,
e solo tu senti
e intuisci.
Chiudi, o infelice,
chiudi l'anima tua
al mio terrore!
(Faust, con gli occhi chiusi, rannicchiato nella poltrona,
trema come per un gran freddo).

*
n mistero supremo dell'Universo,
l'unico mistero, tutto e in tutto,
è che ci sia un mistero dell'universo,
è che ci sia l'universo, qualcosa,
è che ci sia l'esserci. Oh forma astratta e vaga
in cui questo fluido esserci tanto in me indugia,
pensare questo è come un gelo nel corpo
che soffia d'oltre terra e d'oltre tomba
e va dall'anima a Dio.

*
nmistero di tutto
si avvicina talmente al mio essere,
giunge cosi vicino agli occhi della mia anima
che mi dissolvo in tenebre e avvolto
in tenebre oscuramente mi atterrisco.
*
FAUST 20

Ah nào poder tirar de mirn os olhos,


Os olhos da minh'alma da minh'alma
(Disso a que alma eu chamo)!
SO sei de duas cousas, nelas absorto
Profundamente: eu e o universo,
O universo e o mistério e eu sentindo
O universo e o mistério, apagados
Humanidade, vida, amor, riqueza.

Oh vulgar, oh feliz! Quem sonha mais


Eu ou tu? Tu que vives inconsciente,
Ignorando este horror que é existir,
Ser perante o pensamento
Que o nào resolve em compreens6es, tu
Ou eu, que, analisando e discorrendo
E penetrando (... ) nas essencias,
Cada vez sinto mais desordenado
Meu pensamento lauco e sucumbido,
Cada vez sinto mais como se eu,
Sonhando menos, consciencia alerta,
Fosse apenas sonhando mais profundo ...
E esta ideia nascida do cansaço
E confusào do meu pensar, consigo
Traz horrores inllineros, porque traz
Matéria nova para o mistério eterno,
Matéria metafisica em que eu
Me per co a analisar.

*
O pensar, e o pensar sempre
Da-me urna forma intima e( ... )
De sentir, que me torna desumano.
Ja irmanar nào posso o sentimento
Com o sentimento doutros, misantropo
Inevitavelmente e em minha essencia.
ArTO PRIMO 21

Ah, non poter distaccare da me gli occhi,


gli occhi della mia anima dalla mia anima
(da ciò che chiamo anima).
Conosco solo due cose, e sono in esse
profondamente assorto: me e l'universo;
l'universo e il mistero, e io che sento
l'universo e il mistero, spenti
umanità, vita, amore, ricchezza.

Oh, uomo comune, uomo felice! Chi di noi sogna


di piu,
io o te? Tu che vivi incosciente, che ignori
questo orrore che è l'esistere,
l'essere al cospetto di un pensiero
che non scioglie l'essere con soluzioni, tu
o io, il cui pensiero folle e vinto
sento sempre piu smarrito,
mentre analizzo e divago
e penetro( ... ) nelle essenze;
io che sempre piu sento come se
sognando di meno, con la coscienza sveglia,
stessi solo sognando piu profondamente ...
E quest'idea, nata dalla stanchezza
e dalla confusione del mio pensare,
porta con sé innumerevoli orrori, poiché porta
materia nuova al mistero eterno,
materia
. metafisica
. . nella quale
mi smarrisco a ricercare.

*
n pensare, e il pensare sempre
provoca in me una forma intima e( ... )
di sentire che mi rende disumano.
Piu non riesco ad affratellare il sentimento
con l'altrui sentimento, misahtropo
ineluttabilmente e nella mia essenza.
FAUST 22

Toda a alegria me gela, me faz odio,


Toda a tristeza alheia me aborrece,
Absorto eu na minha, maior muito
Que outras. E a alegria faz-me odiar
Porque eu alegre ja nao posso ser,
E, conquanto o nao queira assim sentir,
Sinto em mim que a minha alma nao tolera
Que seja alguém do que ela mais feliz.
O rir insulta-me por existir,
Que eu sinto que nao quero que alguém ria
Enquanto eu nao puder! Se acaso tento
Sentir, querer, s6 quero incoerencias
De indefinida aspiraçao imensa,
Que mesmo no seu sonho é desmedida.
E às vezes com pensar sinto crescer
Em mim loucuras de (. .. )
E impulsos que me transem de terror
Mas sao apenas (. .. ) e passam.
Mais de sempre é c:m mim (quando nao penso
E estou no pensamento obscurecido)
Urna vaga e(. .. ) aspiraçao
Quiescente, febril e dolorosa
Nascida do( ... ) pensamento
E acompanhando-o comovidamente
Nas inércias obscuras do meu ser.

FAUSTO (perante o povo alegre)


Alegres camponeses, raparigas
Alegres e ditosas,
Como me amarga n'alma essa alegria!
Vendo-a, que bem sinto que nunca a tive!
Nem em criança, ser predestinado,
Alegre era eu assim; no meu brincar
Nas minhas ilus6es de infancia eu punha
O mal da minha predestinaçao.
Ao ver vosso dançar, ouvindo
ATTO PRIMO 23

Ogni allegria mi gela, mi suscita odio,


ogni tristezza altrui mi infastidisce,
assorto come sono nella mia, piu grande assai
di altre. E l'allegria mi fa odiare
poiché non posso piu essere allegro
e, anche non volendo,
sento che la mia anima non tollera
che qualcuno sia piu felice di lei.
n riso mi offende perché esiste,
sento di non volere che qualcuno rida
fintanto che io non possa farlo! Se per caso tento
di sentire, di volere, voglio solo cose incoerenti
di indefinita immensa aspirazione,
smisurata perfino nel suo sogno.
E a volte con il pensare sento crescere
in me pazzie di( ... )
e impulsi che mi paralizzano
ma sono soltanto (... ) e passano.
Piu che mai è in me (quando non penso
e sono oscurato nel pensiero)
una vaga e (... ) aspirazione
acquiescente, febbrile e dolorosa
nata dal (. .. ) pensiero
e che lo accompagna emotivamente
nelle inerzie oscure del mio essere.

FAUST (in presenza del popolo allegro)


Allegri campagnoli, ragazze
festanti e dilettose,
come mi amareggia codesta contentezza!
Capisco, nell'osservarla, di non averla mai
posseduta!
Neppure da bambino, predestinata creatura,
io fui cosi allegro; nei miei giochi,
nelle mie illusioni dell'infanzia, io mettevo
il male del mio destino.
Nel vedervi ballare, sentendo
FAUST

Vossas cantigas
Sobe em mim um amargor que me estonteia
E me faz odiar e desejar.
Odiar o que e desejar o que?
Nào sei: sei que odeio e que desejo.
F olgai - sin to a ironia d essa vi da -
Danças e cantos e a morte avança ...
Mas que importa? Tendes razao- se tendes!-
Vem a morte e nos leva, e a Vossa vida
Envolvida em inconsciencias fundas
Foi contudo feliz, enquanto a minha ...
Que dizer dela?
Oh horror! horror!
Nao nasce em mim nem sombra de alegria
Longinquo e exilado.
Acabemos com esta vida assim!
Acabemos! o modo pouco importa!
So&er mais ja nao posso. Pois verei -
Eu, Fausto, aqueles que nao sentem bem
Toda a extensao da felicidade
Gaza-la?
Eu que adaptado tenho
A sensaçòes profundas todo o ser
Nao assentir? Ferve a revolta em mim
Contra a causa da vida que me fez
Qual sou. Eu morrerei e deixarei
Neste mundo isto apenas: urna vida
Sem prazer e sem gozo, sem amor,
So imersa em estéril pensamento
E desprezo (... )da humanidade.

Mas eu, como entrarei naquela vida?


Eu nao nasci para ela.

*
Perdido
No labirinto de mim mesmo, ja
Nao sei qual o caminho que me leva
Dele à realidade humana e clara
ATTO PRIMO 25
le vostre canzoni,
cresce in me un'amarezza che mi stordisce
e mi fa odiare e spasimare.
Odiare che cosa, e per che cosa spasimare?
Lo ignoro: so che odio e spasimo.
Sollazzatevi- sento l'ironia di tale vita:
balli e canti e la morte incede ...
Ma che importa? Siete nel vero- certo! -,
giunge la morte e ci rapisce, e la vostra vita
awolta in infinite inconsapevolezze
fu tuttavia felice, mentre la mia ...
Che dire di essa?
Oh orrore! orrore!
Lontano ed esiliato,
in me non nasce l'ombra di allegria.
Finiamola dunque con questa vita!
Basta! D modo poco importa!
Soffrir di piu non posso. Vedrò dunque
-io, Faust- godere la felicità
da parte di coloro che non ne conoscono
tutta la misura?
lo, che tutto il mio essere
ho accordato a profonde sensazioni
non le sentirò dunque? Brucia in me la rivolta
contro la causa della vita che mi fece
qual sono. E morirò, e lascerò
in questo mondo solo questo: una vita
senza piacere e godimento, senza amore,
immersa solo in raziocinio sterile
e disprezzo (... ) dell'umanità.
Ma come entrerò mai in quella vita?
lo non nacqui per essa.
*
Perso
nel labirinto di me stesso, piu
non so quale strada mi conduce
da esso alla realtà umana e chiara
FAUST 26

Cheia de luz, onde sentir-me irmaos.


Por isso nào concebo alegremente,
Mas com profunda pesadez em mim,
Esta alegria, esta felicidade,
Que odeio e que me fere.
Ouvir um riso
Amarga-me a alma- mas por que nao sei.
Sinto como um insulto esta alegria ...
T oda a alegria. Quase que sinto
Que rir é rir ... nao de mim mas, talvez
Do meu ser.
Um insulto ao mistério estar a rir
E tendo o horror, do poder durar eterno
Do incompreendido! Estranho!

Felicidade, (. .. ) composto
Da sensualidade e infantilismo ...
Como te posso eu ter, felicidade?

Sua inconsciencia alegre é urna ofensa


Para mim. O seu rir esbofeteia-me!
Sua alegria cospe-rne na cara!
Oh, com que odio carnai e espiritual
Me escarro sobre o que na alma humana
Cria festas e danças e cantigas
E veste ao horror e intima dar de ser
Esta capa de risos naturais.

Com que alegria minha cairia


l Um raio entre eles! Com que pronto
Criaria torturas para eles
S6 por rirem a vida em minha cara
E atirarem à minha face pal.ida
O seu gozo em viver, a poeira que arde
Em meus olhos, dos seus momentos locos l
De infancia adulta e toda na alegria!
ATTO PRIMO 27
piena di luce, dove sentire fratellanza.
Per questo non intendo allegramente,
ma con profonda tetraggine,
questa allegria, questa felicità
che odio e mi ferisce.
Udir qualcuno ridere
mi fa l'anima amara: il perché non lo so.
Sento come un insulto questa allegria ...
Ogni allegria. E sento quasi
che ridere è ridere ... non di me stesso,
ma forse del mio essere.
Ridere è un insulto al mistero
nell'orrore che il non capito
possa durare eternamente. Strano!

Felicità, (... ) composto


di sensualità e infantilismo ...
Come posso averti, felicità?

*
La loro allegra incoscienza è un'offesa
per me. Il loro riso mi schiaffeggia!
La loro allegria per me è uno sputo in viso!
Ah, con quale odio di spirito e di carne
vomito su tutto quanto, nell'anima umana,
crea feste e danze e canzonette
e fa indossare all'orrore e al dolore intimo di essere
questo mantello di risa naturali.

Con quanta allegria io li vedrei


inceneriti dal fulmine! Con quale prontezza
inventerei torture per costoro,
solo perché mi ridono la vita in faccia
e scagliano contro il mio volto esangue
la loro gioia di vivere, la polvere- che gli occhi
mi brucia - dei loro insulsi attimi
di adulta infanzia, tutta d'allegria!
FAUST

Eu sou o Apane, o Excluido, o Negro!


6 6dio, alegra-me tu sequer!
Faze-me vera Mone roendo a todos,
P6e-me na vista os vermes trabalhando
Aqueles corpos! Tenham fùhos, vejam
Seus fùhos afogados ante os olhos,
As filhas violadas a seu ver.
Quanto ernpeçonha a vida dos triviais,
Essas dores da carne e do costume
Que humilharn e esporeiam, lhes ocupem
O que da vida fica apos dançarem!
Mas nem o odio me ernbriaga! Eu fico
T onurado na cruz do odio meu
Inutilmente, como urn Cristo (. .. )
Em terra de gentios.
6 febre em que estremece, frio,
O meu ser.

*
Sua alegria cospe-rne na cara
Pois desde que nasci me exclui da vida.

*
Estou acirna do que agrada aos grandes
Ou aos l cultos l apraz, a sos cornigo
E com o mistério.
Tornei a minha alma exterior a rnirn.

*
É abismadarnente curioso
E trascendenternente negro e fundo
Ver os seres, os entes a mover-se
A rir a (... ), a falar, a (... )
ATTO PRIMO 29

lo sono l'Appartato, l'Escluso, l'Oscuro!


Oh odio, rallegrami tu almeno!
Mostrami i vermi all'opera
sopra quei corpi! Se hanno prole, che vedano
i figli annegare davanti ai loro occhi
e figlie violentate in loro presenza.
Ciò che awelena la vita dei monali,
le pene della carne e della quotidianità
che umiliano e pungono, prenda
quanto resta loro della vita dopo il ballo!

Ma neppure l'odio mi inebria. E resto


tonurato nella croce del mio odio,
inutilmente, come un Cristo (. .. )
in terra di pagani.

Oh febbre nella quale il mio essere


freddo trasecola.

*
La loro allegria per me è uno sputo in viso
poiché fin dalla nascita essa mi esclude dalla vita.

*
Sono oltre ciò che piace ai grandi
o diletta i colti, da solo con me stesso
e col Mistero.

Ho reso la mia anima esteriore a me stesso.

*
È abissalmente strano
e trascendentemente nero e profondo
vedere gli esseri, gli enti che si muovono,
che ridono (. .. ), che parlano, che( ... )
FAUST 30

Na luz e no calar; e neles todos


Um mistério que torna tudo negro
E faz a vida horror incompreendido.
Urna noite de Tudo que é um N ada
Um abismo de Nada que é um Tudo.

Basta ser breve e transitoria a vida


Para ser sonho. A mim, como a quem sonha,
E obscuramente pesa a certa magoa
De ter que despertar - a mim a morte
Mais como o horror de me tirar o sonho
E dar-me a realidade me apavora,
Que como morte. Quantas vezes, (... ),
Em sonhos varios conscientemente
Imersos, nos niio pesa ter que ver
A reali d ade e o dia!
Sim, este mundo com seu céu e terra,
Com seus mares e rios e montanhas,
Com seus arbustos, aves, bichos, homens,
Com o que o homem, com translata arte
De qualquer outra, divina, faz -
Casas, cidades, cousas, modos -
Este mundo que sonho reconheço,
Por sonho amo, e por ser sonho o niio
Quisera deixar nunca, e por ser certo
Que terei que deixa-lo e ver verdade,
Me torna a gorja com horror de negro
O pensamento da bora inevitavel,
E a verdade da morte me confrange.
Pudesse eu, sim pudesse, eternamente
Alheio ao verdadeiro ser do mundo,
Viver sempre este sonho que é avida!
Expulso embora da divina essencia,
ATTO PRIMO 31
alla luce e al caldo; e in tutti
un mistero che fa diventare tutto scuro
e rende la vita un orrore incompreso.
Una notte di Tutto che è un Nulla
un abisso di Nulla che è un Tutto.

*
3 man:o I928
Basta che sia breve e transitoria la vita
perché sia sogno. Come a colui che sogna
pesa oscuramente la pena sicura
di doversi svegliare, a me la morte
spaventa piu perché mi ruba il sogno
e mi consegna la realtà,
che in quanto morte. Quante volte( ... )
coscientemente in molti sogni
immersi, ci pesa il dover affrontare
la realtà e il giorno!
Sf, questo mondo con il cielo e la terra,
con i suoi mari e fiumi e montagne,
con i suoi arbusti, uccelli, bestie, uomini;
tutto ciò che l'uomo, con traslata arte
di un'altra arte divina, esegue
(case, città, cose, abitudini):
questo mondo che riconosco un sogno,
che amo come un sogno, e che, perché è un sogno
non vorrei lasciare mai, e perché è sicuro
che dovrò !asciarlo e veder la verità,
mi attanaglia la gola con un orrore oscuro
il pensiero dell'ora inevitabile,
e la verità della morte mi affligge.
Potessi io, oh sf, potessi, eternamente
estraneo al vero essere del mondo,
vivere sempre questo sogno che è la vita!
Anche se espulso dalla divina essenza,
FAUST 32
Ficçào fingindo, va mentira eterna,
Alma-sonho, que eu nunca despertasse!
Suave me é o sonho, e a vida porque é sonho.
Temo a verdade e a verdadeira vida.
Quantas vezes, pesada a vida, busco
No seio materna! da noite e do erro,
O alivio de sonhar, dormindo; e o sonho
Urna perfeita vida me parece ...
Perfeita porque falsa, e porventura
Porque depressa passa. E assirn é a vida.

*
Nào é o horror à morte porque raie
Nela o mistério em mirn, nem venha nela
Ou a acabar-me, ou o continuar-me,
Que em qualquer cousa horrenda de diversa,
Para um pavido outro-eu me transmigrando,
Me anule para um Mais que me apavora.
Nào. Nao é na minha alma que /os sineiros
Rebatem medos/ pelo que hei-de ser.
É a minha carne que em minha alma grita
Horror à morte, carnalmente o grita,
Grita-o sem consciencia e sem proposito,
Grita-o sem outro modo do que o medo,
Um pavor corporado, um pavor frio
Como urna névoa, um pavor de todo eu
Subindo à tona intelectual de mirn.
Nào temo a morte como qualquer cousa
Que eu veja ou ouça, mas como quem teme
Quando nào sabe o que é que teme, e teme.

*
Condenados sem fim ao erro eterno.
Porque nao sera isto a realidade?
Porque nào ha-de ser, fantasma eterno,
O abstracto e inUmero velado mundo,
Sempre velado e abstracto, a sua propria
1\TTO PRIMO 33
finzione che finge, vana menzogna eterna,
anima-sogno, non svegliarmi mai!
Soave mi è il sogno, e la vita perché è sogno.
Temo la verità e la vera vita.
Quante volte, essendo greve la vita, cerco
nel seno materno della notte e dell'errore,
il sollievo di sognare, dormendo; e il sogno
mi sembra una perfetta vita ...
Perfetta perché falsa, e forse
perché passa in fretta. E cosi è la vita.

*
Non provo l'orrore della morte perché in essa
il mistero per me s'illumini, oppure perché porti
il mio annientamento, la mia continuità,
o il fatto che in una diversità orribile,
trasmigrando verso un pavido altro-me,
mi annulli in un Piu che mi spaventa.
No. Non è nella mia anima che le campane
suonano paure per ciò che sarò.
È la mia carne che nella mia anima grida
orrore alla morte, lo grida carnalmente,
senza coscienza e senza proposito,
lo grida soltanto attraverso la paura,
un terrore fatto corpo, un terrore freddo
come una rabbia, un terrore di tutto me stesso
che sale alla superficie intellettiva di me.
Non temo la morte come qualcosa
che veda o senta, ma come chi teme
quando non sa ciò che teme, e teme.

*
Condannati senza fine all'eterno errore.
Perché non dovrebbe essere questa la realtà?
Perché non dovrebbe essere un eterno fantasma,
l'astratto e innumerevole velato mondo
sempre velato e astratto? E la sua stessa
FAUST 34
Unidade urna imprecisao,
Um todo indefinido, e mais que um todo
Onde a verdade e o erro, pontos fixos,
Nada sejam senao um maior erro?

*
O que é haver haver? Porque é que o que é
É isto que é? Como é que o mundo é mundo?
Ah, o horror de pensar, como que subito
Desconhecer onde estou.

*
Num atordoamento e confusao
Arde-me a alma, sinto nos meus olhos
Um fogo estranho, de compreensao
E incompreensao urdido, enorme.
Agonia e anseio de existencia
Horror e dor, agonia sem firn!

*
Sonho feito do horror do pensamento,
Informe e h6rrido, para sempre
Longe de mim vossa lembrança /horriveV!

*
T alvez que Deus nao seja real e exista,
T alvez nao seja Deus e exista, e seja
Como n6s o pensamos Deus p'ra n6s.

LUCIFER
Como quando o mortai, que a terra habita,
Aprende que esse céu todo estrdado
É cheio de outros mundos, na infinita
Pluralidade do criado,
E um abismo se lhe abre ne consciencia
ATTO PRIMO 35
unità un'imprecisione,
un tutto indefinito, anzi, un tutto
dove la verità e l'errore, punti fissi,
non siano altro che un maggiore errore?

*
Cosa significa che ci sia l'esserci? Perché ciò che è
è ciò che è? Com'è che il mondo è mondo?
Ah l'orrore di pensare come un improvviso
non sapere dove sono.

*
In grande turbamento e confusione
mi arde l'anima, sento nei miei occhi
un fuoco strano, tessuto di comprensione
e incomprensione, enorme.
Agonia e ansia di esistenza,
orrore e dolore, agonia senza fine!

*
Sogno fatto dell'orrore del pensiero,
informe e orrido, via da me
per sempre il tuo orribile ricordo!

*
Forse Dio non è reale ma esiste,
forse non è Dio ma esiste; ed è
come noi lo pensiamo, Dio per noi.

LUCIFERO
Come quando il mortale, che sulla terra dimora,
apprende che il cielo pieno di stelle
è di altri mondi popolato, nell'infinita
pluralità del creato,
e un abisso gli si apre nell'anima
FAUST

E urna realidade invisivel gela,


Seu sentimento da existencia,
E um nova ser-de-tudo se revela,
Assirn, pensando e, a meu modo, vendo
Na interna imensidào do espaço abstracto,
Fui como deuses varios conhecendo,
T odos eternos e infinitos sendo,
Os astros.

E vi que Deus, se é tudo para o mundo,


Se a substancia e o ser do nossa ser
Nào é o Unico Deus mais que profundo.
Ha infinitos de infinitos.

Por isso, Deus é eterno e infinito, e tudo,


Sim mesmo o tudo que é, Deus o transcende.
Porém muita ciencia a mais ascende
Que a esse linico Deus que a tudo excede.
Além do transcender-se que Deus é.
E ergui entào a voz amargurada,
Porque o conhecimento transcendente
Deixa a alma exanirne e gelada.

E clamei contra Deus o além-Deus,


Disse aos meus pares o segredo ominoso.

Eterno condenado, errarei sempre


Sempre maldito,
Porque este mundo (... )
S6 sendo mais que Deus eu poderia
Transcender o infinito do infinito
E nascer para o inumeravel dia ...

Como, banido, o arqueiro Filoctetes ...


Sou s6 na alma porque vi o abismo.
Excluso eterno (... )
A vida pavida que cismo.
ATTO PRIMO 37
e una realtà invisibile gela
il suo sentimento dell'esistenza,
e un nuovo aspetto del tutto si rivela;
cosi pensando, e a mio modo guardando
nell'interiore immensità dello spazio astratto,
conobbi, come un dio molteplice,
gli astri, tutti gli astri
che sono eterni e infiniti.

E mi accorsi che Dio, se per il mondo è tutto,


se è sostanza e essere del nostro essere,
non è l'unico Dio piu che profondo.
Ce ne sono infmiti di infiniti.

Perciò Dio è eterno e infinito; e tutto,


perfino il tutto che è, Dio lo trascende.
Però molta scienza tende a un di piu
che a quell'unico Dio che tutto eccede,
oltre il trascendersi che Dio è.
E alzai allora la mia voce amareggiata
poiché la conoscenza trascendente
lascia l'anima esanime e gelata.

E conclamai l'oltre-Dio contro Dio,


rivelai ai miei pari il segreto nefasto.

Eterno condannato, vagherò sempre,


sempre maledetto,
perché questo mondo( ... )
Solo se fossi piu che Dio io potrei
trascendere l'infinito dell'infinito
e nascere per il giorno senza numero ...

Come l'arciere Filottete, espulso ...


Sono solo nell'anima perché ho visto l'abisso.
Eterno escluso( ... )
la vita pavida che medito.
FAUST

Sou morte, porque sei que o infinito,


É limitado, e assim Deus morre em mim.
Deus sabe que é uno, um e infinito,
Mas eu sei que Deus, sendo-o, niio o é.
Mais longe que Deus vai meu ser proscrito.

*
A vida é ma e o pensamento é mau,
Mas eu temo com mudo e intimo horror
A morte, pois concebo-lhe como essencia,
Olhando-a do movimento e (... ) da vida,
Urna monotonia niio sei qual,
Cujo pressentimento desvaria
O meu incoerente pensamento.

Essa monotonia que me nasce


Da incompreensiio, de nda suspeitar
Diferença suprema do viver,
Pavoroso contrario do bulicio
E movimentaçiio da vida vii
Que inda assim entretém meus olhos tristes;
Essa ideia de (... ) monotonia -
Imovidamente concebi-a [?]-
Faz-me o horror elevar-se até loucura
Conscientemente, pavorosamente.
E eu sinto um arrepio de pavor,
Em torno meu o mundo oscila, o ser
Oscila, e a consciencia de sentir
Desfaz-se em sensaç6es de pensamento
E distllrbios obscuros de ideaçiio,
Embebidos num sonho de sentir
E sonhado sentimento de sonhar.
Horror supremo! E niio poder gritar
A Deus- que Deus niio ha- pedindo alivio!
A alma em mim se ironiza, s6 pensando
Na de pedir ridicula vaidade,
ATIO PRIMO 39

Sono morte perché so che l'infinito


è limitato, e cosi Dio muore in me.

Dio sa che è uno, uno e infinito;


ma io so che Dio, nell'esserlo, non lo è.
Il mio essere proscritto giunge oltre Dio.

*
La vita è crudele e cosi è il pensiero,
ma io pavento coh muto e intimo orrore
la morte, perché concepisco come sua essenza,
guardandola dal movimento e (... ) dalla vita,
una monotonia indefinibile
il cui presentimento smarrisce
il mio pensiero incoerente.

Una monotonia che mi nasce


dall'incomprensione, dal concepirla come
differenza suprema del vivere,
pauroso contrario dell'agitazione
e del movimento della vita vana
che tuttavia intrattiene gli occhi miei tristi;
quest'idea di( ... ) monotonia,
che ho concepito staticamente,
conduce il mio terrore alla pazzia
coscientemente, paurosamente.
E mi attraversa un brivido di panico,
attorno il mio mondo oscilla, l'essere
oscilla, e la consapevolezza di sentire
si disfa in sensazioni di pensiero
e oscuri disturbi dell'immaginazione,
imbevuti in un sogno di sentire
e in un sognato sentimento di sognare.
Supremo orrore! E non poter gridare
a Dio- ché Dio non c'è- chiedendo aiuto!
D'ironia si riempie la mia anima all'idea
della ridicola vanità del chiedere
FAUST

lnterrupçào da determinaçào
E lférrea l lei do mundo.
Gorgias, antigo Gorgias, que dizias
Que se alguém algum dia compreendesse,
Atingisse a verdade, nào podia
Comunica-la aos outros- ja entendo
O teu profundo e certo pensamento
Que ora nào compreendia. T enho em mim
A Verdade sentida e compreendida,
Mas fechada em si mesma, que nào posso
Nem pensa-la. Senti-la ninguém pode.
Cada homem tem em si - eu chego a crer
E tu Platiio sonhaste-o - a verdade,
Sem consciencia de a possuir.
Pois o inanalisado sentimento
E inanalisavel, de viver,
De existir, da existencia, e do lexistente l
Niio tem em si verdade? Pois o Ser
Mesmo na inconsciencia niio é Ser...
Mas inconsciencia como? Nada sei.
Eu quero desdobrar em conhecidos
A unidade da verdade que eu
Possuo dentro em mim e certa sinto,
E ela nào pode assim ser desdobrada.
Negro horror d'alma! Ah como estou so!
No isolamento negro de quem pensa
E além naquele de quem sabe
E nada dizer pode!
Como eu desejaria bem cerrar
Os olhos - sem morrer, sem de scansar,
Nem sei como - ao mistério e à verdade,
E a mim mesmo- e niio deixar de ser.
Morrer talvez, morrer, mas sem na morte
Encontrar o mistério face a face.
SO, tiio so! Olho em torno e vejo o riso,
As lagrimas (. .. ) e n iio percebo
Qual a essencia e( ... ) disso tudo.
Sinto-me alheio pelo pensamento,
ATTO PRIMO

sospensione del determinismo


e ferrea legge del mondo.

Gorgia, antico Gorgia, che dicevi


che se qualcuno un giorno capisse,
se raggiungesse la verità, non potrebbe
comunicarla agli altri; ora capisco
il tuo profondo e certo raziocinio
che prima non intesi. Ho in me
la Verità sentita e compresa,
ma cosi chiusa in se stessa che non posso
pensarla. Nessuno può sentirla.

Ogni uomo ha in sé - lo sento


e tu Platone lo sognasti - la verità,
senza coscienza di possederla.
Dunque l'ineffabile sentimento di vivere,
di esistere, dell'esistenza e dell'esistente
non ha in sé verità? Dunque l'Essere
anche nell'incoscienza non è Essere ...
Ma incoscienza come? Non so.
Io voglio dispiegare in cose conosciute
l'unità della verità che posseggo
dentro di me e che certa sento,
ma essa non può esser dispiegata.
Nero terrore d'anima! Ah, come sono solo!
Nel nero isolamento di chi pensa
e anche in quello di chi sa
ma niente può dire!
Come vorrei chiudere gli occhi
(senza morire, né riposare, non so)
davanti al mistero e alla verità
e a me stesso, senza cessare d'essere.
Morire forse, morire, però senza incontrare
nella morte il mistero faccia a faccia.
Solo, cosi solo! Mi guardo attorno e vedo ridere,
vedo piangere (. .. ) e non capisco
qual è l'essenza e (. .. ) di tutto questo.
Mi sento estraneo per il pensiero,
FAUST

Pela compreensào e incompreensào.


Ando como num sonho. Compungido
Pelo terror da morte inevitavel
E pelo mal da vida que me faz
Sentir, por existir, aquele horror-
Atormentado sempre.
Objectos mudos
Que pareceis sorrir-me horridamente
SO com essa existencia e estar-ali,
Odeio-vos de horror. Eu quereria
(Ah pudesse eu dize-lo- nào o sei)
Nem viver nem morrer - nào sei o que,
Nem sentir nem ficar sem sentimento ...
Nada sei ... Serào frases o que digo
Ou verdades? Nào sei ... eu nada sei...
Nào posso mais, nào posso, suportar
Esta tortura intensa - o interrogar
Das existencias que me cercam ... Vamos,
Abramos a janela... T arde, tarde
É tarde ... Eu outrora amava a tarde ...
Com seu silencio suave e incompleto
Sentido além
Da base consciente do meu ser ...
Hoje ... nào mais, nào mais me voltarao
As inocencias e ignorincias suaves
Que me tornavam a alma transparente ...
Nunca mais, nunca mais eu te verei
Como te vi, oh sol da tarde, nunca,
Nem tu, monte solene de verdura,
Nem as cores do poente desmaiando
Num respirar silente. E eu nao poder
Chorar a vossa perda (que eu perdi-vas),
Mas nem as lagrimas poder achar -
Por amargas que fossem - com que outrora
Eu me lembrava que vos deixaria.

Nem em v6s o mistério me abandona,


Nem a vossa beleza em mim ignora
A'rro PRIMO 43
per la comprensione e per l'incomprensione.
E vado come in sogno. Stretto
dal terrore della morte inevitabile
e dal male di vivere che mi fa
sentire, perché esisto, questo orrore -
e tormentato sempre.
Oggetti muti
che sembrate sorridermi assurdamente
solo perché esistete e siete li,
vi odio con terrore. lo vorrei
(potessi almeno dirlo, ma non so)
né vivere né morire, non so cosa,
né sentire né finir di sentire ...
Non so niente ... Saranno verità le mie
o solo parole? Non so ... io niente so ...
Non posso piu, non posso sopportare
questa tortura intensa, l'interrogazione
delle esistenze che mi attorniano ... Su,
apriamo la finestra ... Sera, sera ...
E sera ... Una volta amavo la sera ...
con il suo silenzio soave e incompleto
sentito oltre
la base cosciente del mio essere ...
Oggi ... non piu; mai piu ritorneranno
in me l'innocenza e la soave ignoranza
che mi rendevano l'anima trasparente ...
Mai piu, mai piu ti rivedrò
come ti ho visto, o sole della sera, mai piu,
e te, monte solenne di verzura,
o i colori del tramonto che sbiadisce
in un respiro silente. E non poter neppure
piangere la vostra perdita (perché vi ho perso),
e non poter trovare le lacrime
(per amare che fossero) con le quali una volta
mi veniva in mente che vi avrei lasciato.

Neppure in voi il Mistero mi abbandona,


neppure la vostra bellezza in me ignora
FAUST 44

Que v6s, da beleza a propria essencia,


Inominaveis sao! É mais sublime
Apenas o mistério em v6s; e nao
Como nas cousas simples horroroso ...
Nas cousas[?] que ero meu quarto contemplando
Me horrorizo ... Estremeço, como sinto
Atras de miro o mistério! Ja nao ouso
Voltar-me e ver ... E ver! Delirio insano ...
Ver? A que loucura, a que delirio
A sensaçao aguda do mistério
Me leva ... N unca mais eu te rei paz ...

Céus, montes pedir-vos nao poder


Que entorneis na minha alma esse segredo
Que vos faz existir e eu sentir-vas!
Nao poder oraçao de ane negra
(Puerilidades nao! para que cita-las?)
Provocar a verdade a que se mostre ...
Se mostre como? Oh, minha alma amarga,
C h eia de fel, e eu nao poder chorar!
Quero sente chora, mas quero pensa nao.
Eu, cujo amargor e desventura
Vem de pensar, onde buscaria lagrimas
Se elas para o pensar nao foram dadas?
Ja nero sequer poder dizer-vos: Vinde,
Lagrimas, vinde! Nero sequer pensar
Que a chorar-vos ainda chegarei!

(Cai de joelhos ante a }anela, a cabeça sobre os braços,


olhando distraidamente para longe).

*
UMA VOZ
Silente, medonho,
Embebido em sonho
Sombrio e profundo
É o mistério do mundo.
A'ITO PRIMO 45

che voi, e la stessa essenza della bellezza,


siete innominabili! È solo piu sublime
in voi il Mistero, e non terribile
come nelle cose semplici ...
nelle cose che contemplo in questa stanza
e che mi atterriscono ... Rabbrividisco sentendo
il Mistero alle mie spalle! E non oso
voltarmi e guardare ... Guardare! Delirio insano ...
Guardare? A quale pazzia, a quale delirio
mi porta la sensazione acuta del Mistero ...
Mai piu avrò pace ...

Cieli, montagne, non potervi chiedere


che riversiate su di me il segreto
che vi fa esistere e che mi fa sentirvi!
Non poter, con una preghiera di magia nera
(quali puerilità sto mai dicendo!)
incitare la verità afftnché si mostri ...
Mostrarsi come? Oh, anima mia amara,
piena di fiele - e non avere lacrime!
Chi sente piange e chi pensa non piange.
Io, che devo al pensare amarezza
e sventura, dove troverei lacrime
se esse al pensar non son concesse?
E non poter nemmeno dirvi: venite,
lacrime, venite! E non poter pensare
che a piangervi un giorno arriverò!

(Cade in ginocchio davanti alla finestra, la testa sulle brac-


cia, guardando distrattamente lontano).

*
UNA VOCE
Silente, terrifico,
imbevuto di sogno
oscuro e profondo
è il mistero del mondo.
FAUST

SEGUNDA VOZ
Tecido de horrores,
Mordido de dores
Agudas de medo,
É do mundo o segredo.
TERCEIRA VOZ
Submerso
É o Ser do universo.
UMA VOZ DOLORIDA
Mesmo que além do mundo (. .. ) niio seja
Ainda assim ha·de sonho e dor,
Boca que ri, o labio que beija
Seu 6dio ter, ter o seu horror.
Nem s6 além do mundo ha tristeza,
Silente horror o mistério tem,
Nem que humilde e com singeleza
Seja aqui DOR como HORROR além.
Ha muita voz - ouvi com espanto -
A quem da o mundo (... )de chorar
Niio s6 pensar tiio triste o canto,
Basta viver, l para soluçar l.

CRISTO
A sonhar eu venci mundos,
Minha vida um sonho foi.
Cerra teus olhos profundos
Para a verdade que d6i.
A llusiio é miie da vida:
Fui doido e tido por Deus.
S6 a loucura incompreendida
Vai avante para os céus.
Cheio de dor e de susto
T oda a vida delirei,
E assim fui ao céu sem custo,
ATTO PRIMO 47
KECONDA VOCE
Tessuto di orrori,
trafitto da dolori
acuti di spavento
è il segreto del mondo.
TERZA VOCE
Sommerso
è l'Essere dell'universo.
l1NA VOCE DOLENTE
Anche se oltre il mondo (. .. ) non sia,
anche cosi sogno e dolore,
bocca che ride, labbra che baciano,
avranno il loro odio e il loro orrore.
Non solo oltre il mondo c'è tristezza
e silente orrore il mistero possiede;
seppure umile, seppure modesto,
è qui DOLORE come o/tre è ORRORE.
Ci sono molte voci, sentite con meraviglia,
alle quali dà il mondo (. .. ) di piangere;
non solo pensare cosi triste il canto,
basta vivere per singhiozzare.

CRISTO
Sognando ho vinto mondi,
la mia vita fu un sogno.
Chiudi i tuoi occhi profondi
alla verità che fa male.
l'illusione è madre della vita:
fui pazzo e creduto Dio.
Solo la follia incompresa
può salire verso il cielo.
Pieno di dolore e di spavento
delirai per tutta la vita,
e cosi ascesi al cielo facilmente
FAUST

Nem por que la fui eu sei.


Meu egoismo e vii preguiça
Um choroso amor gerou;
De ser Deus tive a cobiça,
Ve se sou Deus ou niio sou!

Como tu eu niio fui nada,


E vales mais do que eu;
Nada eu. De alucinada
Minha alma a si se envolveu
Na inconsciencia profunda
Que nunca deixa infeliz
Ser de todo - e assiro se funda
Urna fé - ve quem o diz.
Assiro sou e em meu nome
Inda muitos o seriio;
Um Deus- supremo renome,
E doido!- suma abjecçiio.

CORO DE VOZES Mfi.SCULAS


Através de ferro e fogo
Por ti iremos
Vera pugna. Por teu Nome logo
Iremos.
No combate, na fogueira,
Cessaremos
Mortos, mortos.

BUDA
O meu sonho foi incompleto
Por isso eu compreendi
Que sofrer é o nome do trajecto
Que o mundo faz de si a si.

GOETHE
Do fundo da inconsciencia
Da alma sòbriamente louca
Tirei poesia e ciencia
E niio pouca.
ATTO PRIMO 49
c: mi è mistero la mia ascensione.
Il mio egoismo e la mia indolenza
generarono un amore lacrimoso;
di essere Dio ebbi la cupidigia,
dimmi tu se son Dio o non lo sono.

Come te, io non fui niente,


tu vali piu di me;
non valgo nulla. La mia anima
allucinata si immerse
nell'incoscienza profonda
che mai dà una totale
infelicità- e cosi si fonda
una fede -, guarda chi te lo dice.
Cosi io sono, e in mio nome
ancora molti lo saranno;
Un Dio- suprema fama,
e pazzo!- somma abiezione.

c:oRO DI VOCI VIRILI


Attraverso ferro e fuoco
per te andremo
alla battaglia. Per il tuo Nome
andremo.
Nella lotta e nel rogo
cesseremo
morti, morti.

1\UDDA
n mio sogno fu incompleto.
Per questo io compresi
che soffrire è il nome del percorso
che il mondo fa da sé a sé.

<;OETHE
Dal fondo dell'incoscienza
dell'anima sobriamente folle
trassi poesia e scienza
e non poca.
FAUST 50

Maravilha do inconsciente!
Em sonhos sonhos criei
E o mundo at6nito sente
Como é belo o que lhe dei.

SHAKESPEARE
E é loucura a inspiraçao!

VOZES
S6 a loucura é que é grande!
E s6 eia é que é feliz!
E o sentimento de que a vida passa
E o senti-la a passar
Torna em mim tal intensidade
De desolado e confrangido horror
Que a esse proprio horror, horror eu tenho,
Por ele e por senti-lo, e por senti-lo
Como tal.
Feliz a human.idade que, a nào ser
Em momentos febris e desolados,
Nao sente o esvair da existencia
(E ha quem a sinta com tristeza imensa)
Mas eu ... eu nao a sinto fugir-me,
Penso-a a fugir-me e em lugar de tristeza
S6 esse horror é meu, silente e fundo.

*
Cantos, sois sombras da minha alma. T odos
Sois ilusoes; minha alma canta em v6s
Pedindo esse descanso que nào tem.
Fugir de mim nào posso.

VOZ LiMPIDA
Venho d'além das estrelas,
Sou mais bela do que elas,
Cantar-te, Fausto,
A'ITO PRIMO

Meraviglia dell'incosciente!
In sogno sogni creai
e il mondo attonito sente
quanto è bello ciò che gli diedi.

SliAKESPEARE
È follia l'ispirazione!

VOCI
Solo la follia è grande!
E solo la follia è felice!
n sentimento della vita che passa
e il sentirla passare
prende in me tale intensità
di desolato e avvilito orrore
che di tale orrore io ho spavento,
per lui, e perché lo sento:
e perché lo sento come tale.
Felici gli uomini che, a parte momenti
febbrili e desolati,
non sentono lo svanir dell'esistenza
(ma c'è chi lo sente con tristezza immensa).
Ma io ... io non la sento fuggire,
penso solo che fugge e invece che tristezza
provo solo paura silente e fonda.

*
Canti, siete ombre della mia anima. Tutti
siete illusioni; la mia anima canta in voi
chiedendo quella quiete che non ha.
Fuggire da me non posso.

VOCE LIMPIDA
Vengo da oltre le stelle,
sono piu bella di esse,
per cantarti, Faust,
FAUST

Cançòes mais tristes que o mundo,


Cheias dum vagar profundo,
Té sorrir teu coraçào
Exausto.
Esta minha melodia
Fara abrir, como dia
No seu raiar,
T eu coraçào entomando
O seu fel antigo e brando
Como urna flor[?] e a ilusào
Voltar.

OUTRA
Eu chorarei sobre ti
Lagrimas de redençào.
Os meus cabelos compridos
Em que tantos envolvi
Tua face envolverào.

Nunca mais tu sentiras


Dentro em ti a sensaçiio
De desolada desgraça;
l És meu e comigo viras
Para a terra da ilusiio l.

No meu seio de luar


Ganharas como um perdiio
Por tanta magoa. T eus olhos
Dormiriio, e ao acordar
l Outra vez se cerrarào
Ao sono te voltariio l.

(Fausto continua dormindo. A luz da ltimpada esvai-se


lentamente e apaga-se. Noite e silencio).
ATTO PRIMO 53
canzoni piu tristi del mondo,
piene di una calma profonda,
affiché sorrida il tuo cuore
esausto.
Questa mia melodia
farà aprire, come il giorno
quando spunta,
il tuo cuore che travaserà
il suo fiele antico e mite
come un fiore, e l'illusione
ritornerà.

llN'ALTRA VOCE
Piangerò su di te
lacrime di redenzione.
I miei lunghi capelli
che tanti hanno awolto
awolgeranno il tuo volto.

Mai piu tu proverai


in te la sensazione
di desolato sconforto.
Sei mio e con me verrai
nel paese dell'illusione.

Nel mio seno di chiardiluna


guadagnerai come un perdono
per tanto dolore. I tuoi occhi
dormiranno, e al risveglio
un'altra volta si chiuderanno,
al sonno ritorneranno.

(Faust continua a dormire. La luce della lampada si smor-


:.a lentamente e si spegne. Notte e silenzio).
Primo intermezzo
UMA VOZ
Dorme grande inconsolavel
Da vida, na escuridao.
Niio chores- que /nada é estavel/ ...
Niio sentes a minha miio,
Calma sobre a tua fronte?
Dorme, e que a noite te conte
llusòes ao coraçiio!

Dorme, dorme, eu vou cantar-te


Melodias d'além-céu,
E a solidiio ha-de amar-te
Que por enquanto és s6 meu .. .
Dorme e apaga o pensarnento .. .
l Se pensar é um tormento,
Ninguém como tu sofreu/.

Hei-de envolver-te no manto


Que a Dor teceu para ti;
A Vida causa-te espanto
E a Morte niio te sorri.
Deixa, deixa que assim seja:
Minha boca, quando beija,
Charna o coraçao a si.

A INOC:@.NCIA PERDIDA
Tinha um campo alegre,
Mas no ardor da febre
Devastei-o, e entao
Semeei-lhe arnores
E nasceram flores
De desilusiio.
IINA VOCE
Dormi, grande inconsolabile
della vita, nell'oscurità.
Non piangere, ché niente è stabile ...
Non senti la mia mano
calma sulla tua fronte?
Dormi, e che la notte ti racconti
illusioni per il tuo cuore!

Dormi, dormi, ti canterò


melodie d'oltre-cielo,
e la solitudine ti amerà
perché per ora sei solo mio ...
Dormi e cancella i tuoi pensieri;
se pensare è un tormento,
nessuno ha sofferto come te.

Ti awolgerò nel mantello


che il Dolore ha tessuto per te;
la Vita ti causa spavento
e la Morte non ti sorride.
Lascia dunque che sia cosi:
la mia bocca, quando bacia,
chiama il cuore a sé

L'INNOCENZA PERDUTA
Avevo un campo pieno di speranza
ma nel delirio della febbre
lo devastai, e allora
lo seminai di amori
e vi nacquero fiori
di delusione.
FAUST

Tinha um barco lindo que pela agua ia,


Como nuvem branda pelo brando céu
Carreguei-o d'oiro que o labor trazia
E soçobrou logo que vogar queria
E eu fiquei nas ondas sem o barco meu.
l A jarra preciosa esci partida
E nada valem os fragmentos seus;
A imagem do templo esta ca.fda;
Partiu-se. Era de barro. Os seus crentes,
perdeu-os.
Junta os fragmentos da jarra divina
E a jarra niio fazem;
Volta ao altar a imagem
Ja niio é o que foi/.

(Entao vindas d'Além de Deus, como um a"epio, mesmo


do 5er, sem /alar, insinuam-se no vacuo estas palavras:)
O INOMINAVEL
No meu abismo medonho
Se despenha mudamente
A catarata de sonho
Do mundo eterno e presente.
F ormas e ideias eu bebo
E o mistério e horror do mundo
Silentemente recebo
No meu abismo profundo.
O Ser-em-si nem é o nome
Do meu /ser/ inominavel;
No meu mundo Maelstrom,
O /grande/ mundo inestavel,
Como um suspiro se apaga,
E um silencio mais que infindo
Acolhe o morrer da vaga
Que ero mim se vai esvaindo.
l'MIMO INTERMEZZO 59

Avevo una barca snella che sull'acqua andava


come soave nuvola in un soave cielo,
la stivai d'oro estratto con fatica
ma affondò anche se voleva galleggiare
e io restai fra le onde senza la mia barca.
n vaso prezioso è andato in pezzi,
e non valgono niente i cocci suoi;
la statua del tempio è crollata,
si è rotta. Era d'argilla. Ha perduto
i suoi fedeli.
Prova a incollare i cocci del vaso divino,
ma già non fanno un vaso;
rimetti la statua sull'altare,
ma non è piu la stessa.
(A questo punto, provenienti da Oltre-Dio come un brivi-
do, dallo stesso Essere, senza suono scivolano nel vuoto
queste parole:)
l. 'INNOMINABILE
Nel mio pauroso abisso
precipita mutamente
la cascata di sogno
del mondo eterno e presente.
Forme e idee io bevo
e il mistero del mondo
silenziosamente ricevo
nel mio abisso profondo.
L'Essere-in-sé-non è il nome
del mio essere innominabile;
nel mio mondo-Maelstrom,
il grande instabile mondo
come un sospiro si spegne,
e un silenzio piu che infinito
accoglie il morire dell'onda
che in me si va frangendo.
FAUST 6o

*
Sou mais que o SER que transcende
Criatura e Criador.
Se esse SER ninguém entende,
l Ele l a mim e ao m eu horror
Menos. Vida, pensamento,
Tudo o que nem se adivinha ...
f: tudo como um momento
Numa etemidade minha.

Mais que mundo e etemidade


Num silente cataclismo,
Mais que ideia, ser, verdade,
Acaba no meu abismo.
E essas aguas que esvair
Se vem ao meu profundo -
Ninguém as ouve a cair,
Nem eu me concebo um fundo.
l'RIMO INTERMEZZO 6r

*
Sono piu dell'ESSERE che trascende
Creatura e Creatore.
Se nessuno quell'ESSERE intende,
ancor meno esso intende me
e il mio orrore. Vita, pensiero,
tutto quanto neppure si indovina ...
Tutto è come un momento
in una mia eternità.

Piu del mondo e dell'eternità


in un silente cataclisma,
piu dell'idea, dell'essere, della verità
finiscono nel mio abisso.
E queste acque che vengono
a sfociare nel mio profondo
nessuno le ode cadere
perché non possiedo un fondo.
Atto secondo
T udo transcende tudo;
Intimamente longe de si mesmo
E infinitamente, o universo
A si mesmo, existindo, se ilude.

*
Concordar nao posso
Ero que alguém mais do que eu tenha sentido
O mistério completo do universo
Completo e profundo.

*
Às vezes passam
Ero mim relampagos do pensamento
Intuitivo e aprofundador
Que angustiadamente me revelam
Momentos dum mistério que apavora;
Duvidosos, deslembrados, confrangem-me
De terror que entontece o pensamento
E /vagamente/ passa, e o meu ser valve
Aescuridao e ao menar horror.
No sangue frio que nas veias minhas
Gira, no ar que sorvo, luz que vejo,
Circula, entra, nada-me urna dor;
E eu talvez à ternura outrora afeito
(Se o pensamento me nao dominasse),
Sinto - como nao sei - a alma mirrada
l E p alida no ser l.

Nao é apenas, (. .. ),o pensamento


Que assim me traz; é o pensamento fundo,
Tutto trascende tutto;
intimamente lontano da se stesso
e infinitamente, l'universo
si illude esistendo.

*
Non posso accettare
che qualcun altro abbia sentito
il mistero completo dell'universo
completo e profondo.

*
A volte passano
in me lampi del pensiero
esploratore e intuitivo
che con angoscia mi rivelano
momenti di un terrifico mistero;
incerti, dimenticati, mi conturbano
di un terrore che onnubila il pensiero
e vagamente passa e il mio essere ritorna
all'oscurità e a un orrore minore.

Nel freddo sangue che nelle mie vene


circola nell'aria che respiro, nella luce che vedo,
un dolore gira, entra, nuota in me;
e io una volta avvezzo alla tenerezza
(se il pensiero non mi soggiogasse),
sento, non so come, la mia anima rinsecchita
e pallida nell'essere.

Non è soltanto, (... ), il pensiero


che cosi mi rende; è il pensiero fondo,
FAUST 66

A consciencia funda e absoluta


De todos os problemas minuciosos
Do mundo, transsentidos no meu ser.

*
Caminhamos sobre abismos
Ai de quem o sente. A noite, urna noite funda
Cerca-nos, ai de quem conhece
Como eia é funda, como é inescrutavel.
Pulsam-me as veias
Alucinadamente e um terror novo
Obtém-me, o terror de mim mesmo.

*
Quanto mais clara
Vejo em mim, mais escuro é o que vejo.
Quanto mais compreendo mais,
Menos me sinto compreendido.6 horror
Da vi da paradoxal deste pensar ...

*
Tudo é mistério e o mistério é tudo.
Tudo é mais que ilusao; o proprio sonho
Do universo transcende-se a si mesmo
E a compreensao, ao penetrar
Escuramente a essencia da ilusao,
Fica sempre aquém mesmo do ver bem
O quanto tudo é ilusao e sonho,
E quanto o proprio pensamento fundo
Se ilude na desilusiio falaz
E no desiludir-se dele mesmo.

*
A Consciencia de existir, a/raiz/
Do ilimitado, omnimodo mistério
AITO SECONDO

la coscienza fonda e assoluta


di ogni minuzioso problema
dd mondo, sentito nel mio essere.

*
Camminiamo su abissi.
Guai a chi lo sente. La notte, una notte fonda
ci 2irconda, guai a chi conosce
quanto essa è fonda, quanto è imperscrutabile.
Mi pulsano le vene
allucinatamente, e un terrore nuovo
mi prende, il terrore di me stesso.

*
Quanto piu chiaro
in me, piu oscuro è ciò che vedo.
Quanto piu comprendo,
meno mi sento compreso. O orrore
della vita paradossale di questo pensare ...

*
Tutto è mistero e il mistero è tutto.
Tutto è piu che illusione; lo stesso sogno
dell'universo trascende se stesso
e la comprensione, nel penetrare
negramente l'essenza dell'illusione,
resta sempre al di qua perfino del capire
quanto tutto è illusione e sogno,
e quanto lo stesso pensiero profondo
si illude nella delusione fallace
e nella delusione di se stesso.

*
La Coscienza di esistere, la radice
dell'illimitato, multiforme mistero
FAUST 68
Que tem tronco de Ser, folhas de vi da
Flores de sentimento e sofrimento
E frutos do pensar, podres depressa.

A Consciencia de existir, tormento


Primeiro e ultimo do raciodnio
Que, porém filho dela, a nao stinge.
A Consciencia de existir me esmaga
Com todo o seu mistério e a sua força
De compreendida incompreensao profunda,
Irreparavelmente circunscrita.

*
Cidades, com seus comércios (. .. )
Tudo é mesmamente estranho, mesmamente
Descomunal ao pensamento fundo
Estranhamente incompreendido.
T udo é mistério, tu do é transcendente
Na sua complexidade enorme,
Um raciodnio visionado e exterior,
Urna ordeira misteriosidade,
Silencio interior cheio de /som/.

*
Dois horrores
Me esmagam, cada um dos quais parece
O maior dos horrores que ha maiores:
Um, o horror da morte, outro, o horror
De nao poder evitar encontrar
Esse horror- ter que morrer. Dois ...
Dois s6 horrores? Nao. A roda destes
Giram milhares, interpenetrantes,
Complexos, uns dos outros produzidos
E nessa treva hedionda, nesse inferno
Que me tem lugar n'alma o pensamento
E o sentimento, horrorosamente
Conscientes e agudos cambaleiam,
1\ 1"1'0 SECONDO

che ha il tronco di Essere, foglie di vita,


fiori di sentimento e sofferenza
c frutti di pensiero, marciti subito.

La Coscienza di esistere, tormento


primo e ultimo del raziocinio,
figlio suo che però non la raggiunge.
La Coscienza di esistere mi schiaccia
con tutto il suo mistero e la sua forza,
irreparabilmente circoscritta
Ji compresa profonda incomprensione .


Città, con i loro commerci( ... )
Tutto è ugualmente strano, ugualmente
mostruoso per il pensiero fondo
stranamente incompreso.
Tutto è mistero, tutto è trascendente
nella sua enorme complessità,
un raziocinio vagheggiato e esterno,
una ordinata misteriosità,
silenzio interno pieno di suono.

*
Due gli orrori
che mi schiacciano, ciascuno dei quali sembra
il piu grande dei piu grandi orrori:
uno è l'orrore della morte, l'altro è l'orrore
di non poter evitare di incontrare
quell'orrore: il dover morire. Due ...
Soltanto due orrori? No. Intorno ad essi
ne pullulano migliaia, complessi, che si compenetrano,
che scaturiscono gli uni dagli altri,
e in queste tenebre schifose, in quell'inferno
che mi abita l'anima, il pensiero
e il sentimento, terribilmente
coscienti e acuti barcollano,
FAUST

Mergulham, desvariam, gritam, sangram,


Mas sempre claros, sempre conscientes,
Sempre em cada parcela desse horror,
Medindo todo o horror e descobrindo
Os outros e os outros e os outros
E assim sempre, assim sempre, sem parar,
Arrasto, em agonia inconcebida
De qualquer agonia imaginante
Doutros homens, a vida torturada,
Esta vida que a dor me faz eterna
E o horror da morte fugidia e minima
Em toda a parte, todo o mundo, o horror.

*
Mais que a existencia
É um mistério o existir, o ser, o haver
Um ser, urna existencia, um existir-
Um qualquer, que nao este, por ser este-
Este é o problema que perturba mais.
O que é existir - niio n6s ou o mundo -
Mas existir em si?

*
1-3-1909
So urna cousa me apavora
A esta hora, a toda a hora:
É que verei a morte frente a frente,
Inevitavelmente.
Ah, este horror, como poder dizer?
Nao lhe poder fugir! Nao pode-lo esquecer!

E nessa hora em que eu e a Morte


Nos encontrarmos
O que verei? o que saberei?
o que nao verei? o que nao saberei?
Horror! Avida é ma e é ma a morte,
Mas quisera viver eternamente
A'n'O SECONDO 71

sprofondano, impazziscono, gridano, sanguinano,


ma sempre chiare, sempre coscienti,
misurando sempre in ogni parcella di quello orrore
tutto l'orrore e scoprendovi
gli altri e gli altri e gli altri,
e cosi sempre, cosi sempre, senza fine,
in una sofferenza non immaginabile
da ogni altra sofferenza delirante
di altri uomini, conduco la mia vita torturata,
questa vita che il dolore mi rende eterna
e l'orrore della morte fuggitiva e minima
in ogni luogo, tutto il mondo, l'orrore.

Piu dell'esistenza
è un mistero l'esistere, l'essere, l'esserci
un essere, un'esistenza, un esistere-
uno qualsiasi, che non sia questo perché
è questo - ecco il problema piu perturbante.
Cos'è l'esistere- non noi o il mondo-
ma l'esistere in sé?

1• marzo 1909

Una sola cosa mi spaventa


in quest'ora, in ogni ora:
che vedrò la morte faccia a faccia
inevitabilmente.
Ah, come poter dire questo orrore?
Non poter evitarlo! Non poter dimenticarlo!

E in quell'ora in cui io e la Morte


ci incontreremo,
cosa vedrò? Cosa saprò?
Cosa non vedrò? Cosa non saprò?
Ahimè? La vita è crudele e crudele è la morte,
ma vorrei poter vivere eternamente
FAUST 72
Sem saber nunca, (. .. ) e inconsciente
Isso que a morte traz e(. .. )
Nao me tenta o mistério
Nem desejo saber
O que é que vai do berço ao cemitério
No ardor chamado viver.
A verdade apavora-me e confrange,
Perturba-me como a ninguém.
Que o tempo cesse!
Que pare e fique sempre este momento!
Que eu nunca me aproxime desse
Horror que mata o pensamento!
Envolvei-me, fechai-me dentro em v6s
E que eu nào morra nunca.
Odeio a vida, amarga-me e horroriza.
Mas a morte - oh a morte, velada
O proprio horror dentro em mim paralisa
Deixando a dor funda e estagnada.
Horror! Horror! O tempo, oh vidas com vida!
Mistérios menores onde esq_uecer
Se pode a m6r dor indefinida,
Menos horrorosos porque nào sabeis dizer
Esse segredo que dito deveis trazer.
Nào me deixeis morrer ...
[VICENTE]
Todos, oh mestre, tem horror à morte ...
FAUSTO
Ah nào me ofendas com palavras vas
O horror do pensamento. Ninguém
Como eu teve esse horror, nem podera
N as veias e na alma e no sangue
Te-lo tào intimo, tào internado
Tio feito urn comigo.
Ah,
Sao as primeiras, 1lnicas palavras
Em que a outro mostrei parte do ser.
A'ITO SECONDO 73
senza sapere mai, (... ) e incosciente
quello che la mone pona e( ... )
Non mi tenta il mistero
né desidero sapere
cosa corre dalla culla alla tomba
nella febbre del vivere.
La verità mi spaventa e mi rattrista
e mi turba come nessun'altro.
Che il tempo finisca!
Che si fermi e l'attimo perduri!
E io non mi avvicini mai
a quell'orrore che uccide il pensiero!
Avvolgetemi, racchiudetemi in voi
e che io non muoia mai.
Odio la vita, mi amareggia e mi atterrisce,
ma la mone - ah, la mone, velata,
paralizza in me questo terrore
lasciando il profondo e stagnato
orrore! n tempo, oh vite viventi!
Misteri minori ove dimenticare
si può il piu grande indefinito dolore,
meno tremendi perché non sapete rivelare
quel segreto che rivelato ponate.
Non mi lasciate morire ...
IVICENTE]
Tutti, Maestro, provano orrore per la mone ...
FAUST
Ah, non offendere con parole vane
il terrore del mio pensiero. Nessuno
ha provato come me flue! terrore, o potrà
averlo nelle vene, nell anima e nel sangue
cosi intimamente, cosi internamente
cosi diventato consustanziale a me.
Ah,
sono le prime e uniche parole
con cui ho rivelato a un altro una parte del mio essere.
FAUST
74
Tu nao as compreendeste, nem podias,
Nem nunca poderas. Tenta esquecer...
Nunca mais me ouviras falar assiro ...
Estava ainda so comigo n'alma
E falava comigo respondendo-te.
Mas dize-me a que vinhas.
[ VICENTE] Vinha ... eu ...
Eu vinha ... ah ... eu vinha procurar-vos
Para falar ... nada ... Ja me retiro.
Estais febril, mestre, sim, sim, vejo bem
E os vossos olhos brilham nao sei como,
Que ...
FAUSTO Dize.
[ VICENTE] Que ...
FAUSTO 0 que?
[ VICENTE] Que me apavora.
FAUSTO
Escuta, aproxima-te, é a primeira
Vez que direi o que te digo. Tu
Nao compreenderas talvez ainda,
Nem nunca ... a essencia do que digo
Nunca, ai nunca. Escuta-me /Vicente/,
Sao as Ultimas palavras que direi.
Niio compreendes isto,
Nao tomes susto. Escuta.
Omundo
Encerra um sonho como realidade
E em cada seu fragmento - nao me entendes _
Vive todo.
lnterpenetraçao de( ... )
E complexos mistérios desconhecidos.
As figuras de sonho nao conhecem
O sonho (... )de quem sào figuras,
Poryue o mun do nao so é (... ) sonhado
Mas é dentro dum sonho um outro sonho
Em que sonhados sao os sonhadores
Também. Tu compreendes?
[ VICENTE] Vagamente.
A'I"I'O SECONDO 75

Tu non le hai capite né potevi capirle


né mai potrai. Cerca di dimenticare .. .
Non mi sentirai mai piu parlare cosi.. .
lo ero ancora solo con me nella mia anima
e perlavo a me stesso nel risponderti.
Ma dimmi che cosa volevi.
l VICENTE] Volevo ... io ...
Io volevo ... ah ... venivo a cercarvi
per parlare ... nulla ... Mi ritiro subito.
Siete febbricitante, maestro, si, si lo vedo bene
e i vostri occhi brillano in un modo
che ...
l't\UST Continua.
l VICENTE] Che ...
I'AUST Che cosa?
l VICENTE] Che mi spaventa.
I'AUST
Ascolta, avvicinati, è la prima volta
che dirò ciò che ti dico. Tu
non capirai forse ancora,
o mai ... l'essenza di ciò che dico.
Mai ...
Sono le ultime parole che dirò.
Non capisci questo?
Non ti spaventare. Ascolta.
li mondo
racchiude un sogno come realtà
e in ogni suo frammento (non capisci?)
esso vive tutto intero.
lnterpenetrazione di(. .. )
e complessi misteri sconosciuti.
Le figure di sogno non conoscono
il sogno(. .. ) del quale sono figure,
perché il mondo non solo è sognato
ma è all'interno di un sogno un altro sogno
in cui anche i sognatori sono
sognati. Puoi capire?
[ VICENTE] Vagamente.
FAUST 7"
FAUSTO
Possas tu sempre assim compreender
Como todos na terra que existiram
Menos um.
[VICENTE] Cristo?
FAUSTO Cristo? Quem é Cristo?
Ah ri-te, ri-te desta distracçào,
Desta pergunta minha, de alheado
Que ando do meu proprio ver e ouvir
Feito. Deixemos isto, pois lembra-me
Urna cousa a que podes responder.
Diz-me que pensas
Do orgulho? De imperadores, reis
E principes da terra e seu orgulho?
Que pensas?
[VICENTE] Eu? Do orgulho? Julgo-o vào.
FAUSTO
T odo o orgulho vao?
[viCENTE] Todo o orgulho.
Assim mo ensinaram, assim creio
E assim /razoavel/ me parece.
FAUSTO
Mas o orgulho do génio, desse que sente
Retratar-se no espirito soturno
A ilusào de existir definida
Em mistérios e abismos e vis6es?
E o desse?
[VICENTE] O talento é dom de Deus.
Nào sei que orgulho havera em te-lo
Como se fora cousa produzida
/Pelo proprio/. Por que quereis saber?
FAUSTO
Eu? Nada. O talento é dom de Deus.
E o orgulho nào é dom de Deus?
[VICENTE]
Puro pensamento humano que é nascido
Da va contemplaçao, como direi?
Da maravilha de si mesmo. Eu,
AT'rO SECONDO 77

I' AlJST
Che eu possa sempre capire cosi,
cnme tutti coloro che sono esistiti
escluso uno.
l VI CE NTE] Cristo?
11AIJST Cristo? Chi è Cristo?
Ah , ridi, ridi, di questa disattenzione,
di questa mia domanda, cosf alieno
io vivo, nel mio vedere e sentire
trasformato; lasciamo stare, poiché ricordo
qualcosa a cui puoi rispondere.
Dimmi cosa pensi
dell'orgoglio? Di re, di imperatori,
di principi della terra e del loro orgoglio?
Che ne pensi?
lvtcENTE] Dell'orgoglio? Lo giudico vano.
I' AUST
Vano ogni orgoglio?
[VlCENTE] Qualunque orgoglio.
Cosi mi hanno insegnato, cosi penso
e cosi mi sembra ragionevole.
JlAUST
Ma l'orgoglio del genio, di colui che sente
che l'illusione dell'esistere, definita
in misteri e abissi e visioni
si specchia nello spirito cupo?
E quest'orgoglio?
( VICENTE) ll talento è un dono di Dio.
Non so che orgoglio ci sia nel possederlo
come se fosse una cosa prodotta
da lui stesso. Perché volevate saperlo?
FAUST
Io? No. U talento è un dono di Dio.
E l'orgoglio non è un dono di Dio?
[VICENTE]
Puro pensiero umano che è nato
dalla vana contemplazione, come potrei dire? ...
dall'ammirazione di se stesso? Io,
FAUST

Se fosse talentoso - nao o sou -


A Deus diariamente o agradecia.
Dar-me-ia prazer, mas nao orgulho.
FAUSTO
Bem agradeço-te. Deixa-me agora.
Preciso de pensar. Lembrou-me subito
Urna cousa ... Logo te verei.
Continuaremos.
[ VICENTE] Mestre, até entào.
FAUSTO (so)
Em todo os raciodnios em que vivo
Aquele (... ) nunca fizera.
Como aquelas palavras me feriram!
Sim, por que ter orgulho - para que?
Mas - ah, quantos problemas e mistérios
Essas palavras dum inconsciente
Me abrem no pensamento. Que intenso
Atropelar de (... ) e teorias
De raciodnios, conclusòes d'espfrito
Mal geradas dentro em mim.
Nao poder apagar este tormento;
Nao poder despegar-me deste ser;
Nao poder esquecer-me desta vida ...

*
Quem sabe se morrendo eu passarei
Apenas para outro grau de ignorancia
Outra forma do mesmo atroz mistério,
Outro e novo mistério e enfim o mesmo?
Se noutra espécie de outra terra eu for
Continuar a ignorancia e o medo
Do Essencial? Assiro deve ser
Porque a verdade deve ser o mais
Profundo que se pensa e nao o menos
E, /fora do absurdo,/ o mais absurdo ...

Ah, nio morrer e nao morrer nunca, ainda


Que me quebrassem dores todo o corpo
AITO SECONDO 79
se avessi talento (e non lo ho)
ringrazierei Dio ogni giorno.
Mi darebbe piacere, ma non orgoglio.
I'AUST
Bene, basta cosi. E ora lasciami,
devo pensare. Una cosa mi occorre
all'improvviso ... Ci rivedremo poi.
Continueremo.
l VICENTE] Maestro, a dopo.
I'AUST (so/o)
Fra tutti i rovelli in cui vivo
a questo( ... ) non avevo mai pensato.
Terribili parole!
Sf, perché avere orgoglio - a quale scopo?
E invece, quanti problemi e misteri
le parole di un inconsapevole
aprono nell'anima mia. Quale intensa
moltitudine di (. .. ) e teorie,
di pensieri, di conclusioni
malnate dentro di me.
Ah, non poter spegnere questo tormento;
non potere staccarmi da quest'essere;
non poter dimenticare questa vita ...

*
Chissà se morendo io passerò
soltanto a un altro grado di ignoranza,
a un'altra forma dell'egual mistero atroce,
mistero altro e nuovo, ma poi lo stesso?
Se in altra specie di altra terra andrò
a continuare l'ignoranza e la paura
dell'Essenziale? Cosi dev'essere,
perché là verità dev'essere il pensiero
piu profondo e non il piu superficiale,
il piu inspiegabile,
e, fuori dell'assurdo, il piu assurdo ...
Ah non morire e non morire mai, seppure
avessi il corpo tormentato dal dolore
FAUST

Que grao a grao de carne endurecida


Apodrecesse em mirn ... Tudo, tudo, tudo
Mas ficar-me avida! Nunca ir
Ao encontro do abismo do Possfvel
Aonde apesar de tudo talvez haja
A Verdade ...
Pode a Verdade Suma ser velada
Sempre para n6s ... E a morte revelar-nos
Outra qualquer Verdade falsa e eterna
Que seja um pavor toda e nada seja,
Mas seja tudo quanto eternamente
/Possamos vere ter ... Oh horror, oh abismo
Ah ter que ir, que seguir, e ver porem ao fundo
Um fim de estrada, e um precipfcio e o ser
Nao sei de que ao fundo! ... l

*
... Deus
FAUSTO
Nao descreio de Deus, passei p'ra além ...
Um dia, meditando
Urna ideia espontanea e horrorosa
Como wn vulto supremo sem ter vulto,
Surgiu no fundo do meu pensamento ...
Como a noite corporizada, e o medo
Vestindo-a, e( ... )
Apareceu-me Deus em esqueleto ...
Tudo despira do seu corpo /ideai/
Mas mesmo de mais do que inatingfvel.
Nao de infinito s6, de inatingfvel,
Até ao fundo do seu ser abstracto
O meu ser despi, e eu vi o( ... )
Esqueleto (... ) do Mistério .. .
O informe tomou forma dentro em mirn ...
Ah inda hoje, se relembro, sinto
Como um medo no longe, un pavor negro
Nao em mirn, mas em todo o Universo,
Um arrepio pelas estrelas fora
~l'n l SECONDO 81

r a poco a poco la carne invecchiata


Imputridisse in me ... Tutto, tutto, tutto,
pur di restar in vita! E mai andare
mcontro all'abisso del Possibile
devo nonostante tutto forse
la Verità si trova ...
La Somma Verità sempre per noi
può essere velata ... e la morte rivelarci
un'altra Verità falsa ed eterna
che sia solo terrore e niente sia
ma sia tutto quanto eternamente
possiamo vedere e possedere ... Orrore, abisso!
Ah, dover andare avanti e vedere in fondo
la fine della strada, e un precipizio e il suono
chissà di cosa in fondo!

*
... Dio
IAUST
Non rinnego Dio, sono ormai oltre ...
Un giorno, meditando,
un'idea spontanea e terribile,
come un volto supremo senza volto,
apparve nel fondo dei miei pensieri ...
Come la notte materializzata e vestita
di paura, e (. .. )
Dio mi apparve quale scheletro ...
Aveva spogliato il suo corpo ideale
non solo di infinito, di irraggiungibile,
ma di piu dell'irraggiungibile.
Fino al fondo dell'astrazione
spogliai l'essere mio, e vidi lo (. .. )
Scheletro (... ) del Mistero ...
L'informe prese forma dentro di me ...
Ah, ancor oggi, ricordando, sento
una sottile paura in lontananza, un terrore nero
non in me, ma in tutto l'Universo,
un brivido che attraversa le stelle
FAUST

E urn grande horror arrepanhando os céus


Como à h umana pele que tem medo ...
(treme)
- Isso è um pensamento ...
[FAUSTO] Se eu pensei
Isto, se isto me foi possfvel
É crivel que a verdade seja
Mais profunda que o meu pensamento.
Como pensei eu cousas mais profundas
Do que a verdade em si?
Apareceu-me o Universo intimo
Do misterioso avesso ... E eu vi,( ... )
O outro lado das cousas, nao das cousas
Aparentes apenas, mas o outro
Lado até do Essencial, do Inaparente,
Do além-divino e do Divino em Deus ...
Tinha a forma, sensfvel aos meus olhos
Do espfrito, dum imenso céu estrelado.
Mas eu, com nitida visao de dentro,
Via que era infinito, como se visse
Em corpo e forma( ... )
E sob o meu olhar apavorado
Vi o nosso sistema do universo
Mais perto ... A ideia abstracta e nua,
A vida extrema e Ultima de n6s.
O Ser, o ser abstracto e (... )
Era um sol - sol de (... ) e seguia
Como da circunferencia para o centro
(Nao como n6s que vemos sempre - e em sonho
É o mesmo- do centro sempre p'ra o espaço,
Real ou suposto nessa circunferencia) -
Eu vi, e cada sol e seu sistema
la em outros s6is e outros sistemas,
Na orbita de s6is mais interiores
(0 centro de cuja circunferencia
Eu via em infinito para dentro,
Nao para fora como infinito mesmo)
E o nosso mundo como um deus nele
Era um mero satélite
~'1"1'0 SECONDO

e un grande orrore che raggrinzisce i cieli


come l'umana pelle che ha paura ...
(trema)
Questo è un pensiero ...
MUST Se lo pensai,
se questo fu possibile,
è plausibile che la verità sia
piu profonda del mio pensiero.
Come riuscii a pensare cose piu profonde
della stessa verità?
Mi apparve l'Universo intimo
del misterioso rovescio ... E vidi, (. .. )
l'altra faccia delle cose, non solo
delle cose apparenti, ma anche l'altra
faccia dell'Essenziale, dell'Inapparente,
del sopra-divino e del Divino in Dio ...
Aveva la forma, sensibile agli occhi
del mio spirito, di un immenso cielo stellato.
Ma io, con una nitida visione interiore,
capivo che era infinita, come se vedessi
in corpo e forma (. .. )
e sotto il mio sguardo atterrito
vidi il sistema dell'universo
piu vicino ... L'idea astratta e nuda,
la nostra vita estrema e ultima.
L'Essere, l'essere astratto e (. .. )
era un sole, un sole di (. .. ) e andava
dalla circonferenza verso il centro,
al contrario di noi che andiamo sempre,
perfino in sogno, dal centro verso lo spazio
reale o supposto di questa circonferenza.
lo vidi; e ogni sole e il suo sistema
girava in altri soli e altri sistemi
nell'orbita di soli piu interni,
i centri delle cui circonferenze
vedevo all'infinito verso il dentro,
e non verso il fuori come l'infinito stesso.
E il nostro mondo, come un Dio in esso,
era un mero satellite
FAUST

De um sol do so primeiro sistema


Raiando a ideia sobre /o seu mundo /.
Infinito interior ao interior!
Pavorosa agonia do Profundo!
Vacuidade e realidade negra
De tudo!

*
Quanto mais fundamente penso, mais
Profundamente me descompreendo.
O saber é a inconsciéncia de ignorar,
Mesmo quem sabe muito nada sabe.
Quanto mais fundamente penso, sirn,
Mais fundamente me sin t o ignorar,
Mais fundamente sinto alguma coisa
Além do que profundamente penso.
E é isto que dizer me faz: eu penso
Profundamente.

*
EmMim
6-II-!912

Paro à beira de mirn e me debruço ...


Abismo ... E nesse abismo o Universo
Com seu Tempo e seu Espaço é um astro e nesse
Abismo ha outros universos, outras
Formas de Ser com outros Tempos, Espaços
E outras vidas diversas desta vi da ...
O espirito é an tes estrela ... O Deus pensado
É um sol... E ha mais Deuses, mais espiritos
Doutras maneiras de Realidade ...
E eu precipito-me no abismo, e fico
Em mirn ... E nunca desço ... E fecho os olhos
E sonho- e acordo para a Natureza ...
Assirn eu volto a/Mirn/ e à Vida ...
ATIO SECONDO

di un sole dell'unico primo sistema


che irraggiava l'idea sopra il suo mondo.

Infinito interiore all'interiore!


Spaventosa agonia del Profondo!
Vacuità e realtà negra
di tutto!

*
Quanto piu profondamente penso,
piu profondamente mi disconosco.
Il sapere è l'incoscienza di ignorare;
anche chi sa molto niente sa.

Quanto piu profondamente penso, si,


piu profondamente mi sento ignorare,
piu profondamente sento qualcosa
oltre ciò che profondamente penso.
Ed è questo che mi fa dire: penso
profondamente.

*
In Me
6 novembre 1912

Sosto sull'orlo di me e mi affaccio ...


Abisso ... E in quest'abisso l'Universo
col suo Tempo e lo Spazio è un astro,
e in quest'abisso altri universi, altre
forme di Essere con altri T empi, Spazi
e altre vite da questa vita differenti ...
Lo spirito è prima stella ... Il Dio pensato
è un sole ... E ci sono altri Dei, spiriti
di altre forme di Realtà ...
e mi precipito nell'abisso, e resto
in me ... E mai scendo ... E chiudo gli occhi
e sogno, e mi sveglio alla Natura ...
Cosi ritorno in Me, alla Vita ...
FAUST 86

*
(a/ter useless discussion)

Ah qualquer cousa,
Ou sono ou sonho, sem doer isole
O meu ja isolado coraçao!
Se as palavras que eu diga nunca podem
Levar aos outros mais do que o sentido
Que essas palavras neles tem, e eu
Fico fora do que digo, oculto nele,
Como o esqueleto nesta carne minha,
Invisivel apoio do visivel,
Diferente e essencial ...

Cai sobre mirn, apagamento meu!


Querer querer, iniitil pedra ao mar!
Saco p'ra collier vento, cesto de agua,
Caçador so do uivar dos lobos longe ...
A'ITO SECONDO

*
111/ter useless discussion)

Ah, qualsiasi cosa,


sonno o sogno, che senza dolere isoli
il mio isolato cuore!
Se le parole che pronuncio agli altri
non possono portare altro che il senso
che quelle parole hanno per loro, e io
resto al di qua di ciò che dico, occulto
come lo scheletro in questa mia carne,
invisibile appoggio del visibile,
diverso ed essenziale ...

Invadimi, elisione di me stesso!


Voler volere, sasso inutile al mare!
Sacco per raccogliere il vento, cesto d'acqua,
cacciatore dell'ululato remoto dei lupi ...
Secondo intermezzo
EXISttNCIA
Vaga noçao abstracta,
Inda sou mais que tu!
Em mim é visto nu
(E compreende-o ninguém)
O Mistério (... ) /cru/
Que mundo e vida tem.
Sou nome vago e sirnples
Mas menor verdade sou
Ninguém ja me abraçou
(Compreendeu-me ninguém)
Meu nome quem achou
Nao pode ir mais além.

*
SUSPIRO DO MUNDO
Tremo de meda:
Eis o segredo abetto.
Além de ti
Nada ha, decetto,
Nem pode haver:
Além de ti
Que nao tens essencia
Nem tens existencia
E te chamas s6 SER.
Oh
Nada pode haver!

*
Nos vastos céus estrelados
Que além de espaços estao,
I(SISTENZA
Vaga nozione astratta,
lo sono piu di te!
In me si vede nudo
(e nessuno lo capisce)
il Mistero (. .. ) crudo
che hanno la vita e il mondo.

Sono un nome vago e semplice


ma sono minore verità;
nessuno mi ha abbracciato
(non mi ha compreso nessuno);
il mio nome, chi l'ha trovato,
non ha potuto andare oltre.

*
SOSPIRO DEL MONDO
Tremo di paura:
ecco aperto il segreto.
Oltre a te
nulla c'è di sicuro,
né può esserci:
oltre a te
che non hai essenza
e non hai esistenza
e ti chiami solo ESSERE.
Oh,
nulla può esserci!

*
Nei vasti cieli stellati
che stanno oltre gli spazi,
FAUST

Sob a regencia de fados


Que ninguém sabe o que sào,
Ha sistemas infinitos,
S6is centros de mundos seus,

E cada sol é um Deus.

Eternamente excluidos
Uns dos outros, cada um
É universo.
Mundo dentro de mundos
Infinidades variadas,
Abismos muitos, sem fundo
( ... )
\!-:CONDO INTERMEZZO 93
sotto il governo di fati
che nessuno sa quel che sono,
ci sono sistemi infiniti,
astri centri di mondi loro,

e ogni astro è un Dio.

Eternamente esclusi
gli uni dagli altri, ciascuno
è un universo.
Mondo dentro altri mondi,
Ùlfinità variate,
molti abissi senza fondo
(. .. )
Atto terzo
Niio sei de que maneira a sucessiio
Dos dias tem achado este meu ser
Que a si mesmo se tem ignorado.

Niio sei que tempo vago atravessei


Nos breves dias de febril ausencia
De parte do meu ser. Agora ·
Niio sei o que ha em mim que sobrenada
A ignorada cousa que perdi.
Cansado ja doutra maneira /vaga/,
Sinto-me diferentemente o mesmo;
Niio sei detidamente o que mudou
Em mim, nem sei o que de mim me resta
A niio ser esta vaga e horrorosa
Sufocaçiio da existencia inerte
Num pavor. Mas a mesma ja niio é.

Sinto pavor, mas ja niio é o mesmo


Pavor, nem é a mesma solidiio
D'outrora, a solidiio em que me sinto.

Queimei livros, papéis,


Destrui tudo por ficar bem so,
Por que niio sei, niio sabe-lo desejo.

Resta-me apenas um desejo ermo


De amar e de sentir, mas niio me sinto
Educado no ser ou natural
Ao sentimento, à emoçiio, à vida,
Mas alheado (... )e negramente
E orgulhoso mais por ser distante
Do que distante por ser orgulhoso.
Pesado l fardo l da grandeza! Horror!
Niio a reis ou a principes lhes pesa
Non so in quale modo la successione
dei giorni ha trovato questo mio essere
che finora ha ignorato se stesso.

Non so quale vago tempo ho attraversato


nei brevi giorni di febbrile assenza
di una parte del mio essere. Ora
non so cosa c'è in me che aleggia sopra
quella cosa ignota che ho perduto.
Stanco ormai in un altro vago modo
mi sento uguale in modo diverso:
non so esattamente cosa è cambiato
in me e non so cosa mi resta di me
se non questa vaga e orribile
soffocazione dell'esistenza inerte
di paura. Ma non è piu la stessa.

Ho paura, ma non è piu la stessa


paura, e non è piu la stessa solitudine
di una volta, quella in cui mi trovo.

Ho bruciato libri, carte;


tutto ho distrutto per restare proprio solo,
e non ne so il motivo, né voglio saperlo.

Mi resta appena una solitaria voglia


di amare e di sentire, ma nell'intimo
non sono educato né propenso
al sentimento, all'emozione, alla vita
ma piuttosto estraneo( ... ) e in modo cupo,
e invece di essere orgoglioso per estraneità
sono estraneo per orgoglio.
Pesante fardello della grandezza! Orrore!
Ai principi o ai monarchi
FAUST

E o responsavel animq e( ... )


Como a miro o existir. Pesa-me mais
Do que dantes, mas- como o sei?
Menos misteriosamente, menos
Intimamente. Estou mais apagado
E a minha antiga dor imorredoura
Mais escondida dentro ero miro de mim
E eu menos, nào sei como, isolado
SO de mim mesmo, perdido (. .. )
O Ultimo abrigo, horroroso e (... )
Mas com tecto.
Como que nu me sinto e exilado
Entre coisas estranhas, (... )

SO que o horror profundo doutro tempo


Ja me deixou. Pensava tudo estranho,
Hoje, mais vaga- menos (... )-mente
Eu sinto tudo estranho, sinto-o, sinto-o
Fora do pensamento nào sei como
E mais perto do mundo vagamente.

Neste atordoamento nasce em mim


Qualquer coisa de negro e estranho e novo
Que pressinto com medo, e que, outrora,
Arredado de mim dentro ero minha alma,
Eu pressentia sem o pressentir,
Sem consciencia consciente dela.
Como a linha de negro num poente
Se ergue ero negra nuvem e enegrece
E cresce, levantando-se e obumbrando
O firmamento, sinto despontar
Prenuncios de tormento e confusào
Num silencio que insiste dentro ero mim.

*
Sinto horror
A significaçào que olhos humanos
Contem;
ATTO TERZO 99
non pesa tanto la responsabilità e( ... )
quanto a me l'esistere. Mi pesa piu
di una volta, ma- come lo so?-
meno misteriosamente,
meno intimamente. Sono piu spento
e il mio antico dolore perenne
è piu nascosto in me da me stesso
e io, non so come, sono meno isolato
solo da me stesso, perduto (... )
L'ultimo riparo, orribile e (... )
ma con un tetto.
Mi sento come nudo e esiliato
fra cose estranee e (. .. )

Ma il profondo orrore di una volta


mi ha lasciato. Tutto credevo estraneo,
oggi, piu vagamente, meno( ... )
Tutto sento estraneo, lo sento, lo sento
fuori dal pensiero, non so come,
e vagamente piu vicino al mondo.

In questo stordimento nasce in me


qualcosa di nero e strano e nuovo
che intuisco con timore e che una volta,
alieno da me dentro la mia anima,
io presentivo senza presentirlo,
senza una cosciente coscienza di esso.
Come una linea nera in un tramonto
che si innalza in nera nuvola e si oscura
e cresce, ascendendo o offuscando
il firmamento, sento che sorgono
preannunci di pena e smarrimento
in un silenzio che mi perdura dentro.

*
Provo orrore
per il significato racchiuso
in occhi umani;
FAUST IOO

A prescrutaçào que dum ser fazem


/Revelado/ de gestos e palavras
As almas.
Nào quero entregar-lhes, pois,
Em desmando ou abertura do meu ser
O que em mim me faz meu. Sinto preciso
Ocultar o meu intimo aos /olhares/
E aos prescrutamentos que olhares mostram;
Nao quero que ninguém saiba o que sinto,
Além de que o nào posso a alguém dizer,
/Mais ha que aquilo que dizer nao se pode.
Nao se pode dizer porque nao se pode/.

*
Diferentemente o mesmo
Ligado a um meu passado estranho e vago
Por um negrume e continuar de dor.

*
Ha entre mirn e o real um véu
A propria concepçào impenetravel.
Nào me concebo amando, combatendo,
Vivendo como os outros. Ha em mim, intima,
Urna impossibilidade de existir
De que abortei, vivendo.

*
T udo transcende tudo
E é mais real e menor do que é.

Sinto-me perturbado
E a consciencia da perturbaçào
Mais me perturba.

Nào sei que desejar


Nem que desejavel ser em mirn.
A'ITO TERZO IOI

per l'esame a cui le anime sottopongono


un essere in gesti e parole
rivelato.
Non desidero dunque consegnare loro
col disordine e l'apertura del mio essere
ciò che in me stesso mi rende mio. Sento necessario
nascondere il mio intimo agli sguardi
e alle inquisizioni degli sguardi;
non voglio che nessuno sappia ciò che sento,
oltre che non poterlo confidare a nessuno ...
E c'è altro oltre a ciò che non si può dire.
Non si può dire perché non si può dire.

*
Uguale in maniera diversa
legato al mio passato strano e vago
da un'oscurità e un prolungarsi del dolore.

*
C'è fra me e il reale un velo
allo stesso pensiero impenetrabile.
Non mi concepisco ad amare, a lottare,
a vivere con gli altri. C'è in me, intima,
un'impossibilità di esistere
di cui ho abortito vivendo.

*
Tutto trascende tutto
ed è piu reale e piu piccolo di quello che è.

Mi sento turbato
e la coscienza del turbamento
mi turba ancor di piu.

Non so cosa desiderare


né cosa desiderare di essere in me stesso.
FAUST IOJ

T odo o modo de ser além da mone


Me apavora e confrange.

*
Montanhas, solidoes, objectos todos,
Ainda que assim eu tenha de morrer,
Revelai-me a vossa alma, isso que faz
Que se me gele a mente ao perceber
Que realmente existis e em verdade,
Que sois facto, existencia, cousas, ser.

Quantos o sentem, quantos, ao ouvir-me


« Estou aqui » compreenderao
intima e inteiramente, ouvindo n'alma
A alma da minha voz?
A expressao
Fez-se para o vulgar, para o banal.
A poesia torce-a e dilacera-a;
Mas isto que eu em vao impor-lhe quero
Transcende-lhe o podere a sugestao.
Metafora nem simbolo o exprime;
Desespero ao ouvir-me assim dizer
Isso que n'alma tenho. Sinto-o, sinto-o
E s6 falando nao me compreendo.
No mais simples dos factos é que existe
O horror maior: nisto: que ha existencia.
Sentir isto, eis o horror que nào tem nome!
Mas senti-lo a sentir, intimamente,
Nào com anseios ou suspiros d'alma,
Mas com pavor supremo, com gelado
Inette horror de desesperaçào.

*
De vez em quando surge-me nos labios
Urna cançào de amor e, instintivo,
Nela choro urna amada mona. Sim.
É a noiva eterna mona de um eu
ATTO TERZO 103

Qualunque forma di essere oltre la morte


mi spaventa e mi affligge.

*
Montagne, solitudini e ogni oggetto,
sebbene io debba morire
rivelatemi la vostra anima, in modo
che la mente mi si geli nel capire
che in effetti esistete veramente,
che siete fatti, esistenza, cose, esseri.

Quanti lo provano, quanti nel sentirmi dire


«Eccomi» capiranno
in modo intimo e completo, sentendo nell'anima
l'anima della mia voce?
L'espressione
esiste per il triviale, per il banale.
La poesia la torce e la lacera;
ma ciò che io voglio imporle invano
trascende il suo potere e la suggestione.
Né metafora né simbolo Io esprime;
io dispero nel sentirmi dire
ciò che ho nell'anima. Lo sento, lo sento
e solo quando parlo non mi intendo.
Nel piu semplice dei fatti c'è
il piu grande orrore; in questo: che c'è esistenza.
Sentire questo, ecco l'orrore senza nome!
Ma sentirlo sentendolo, intimamente,
non con aneliti o sospiri dell'anima
ma con supremo terrore, con freddo
e inerte orrore di disperazione.

*
Ogni tanto mi affiora alle labbra
una canzone d'amore, e per istinto
piango un'amata morta. Si,
è l'eterna sposa morta
FAUST !Il~

Que nao soube amar.


Ah que feliz
Seria se eu pudesse aniquilar
O pensamento, a comoçao - o que eu
Mais odeio e mais prezo- e m'envolver
Numa vida vazia e trabalhosa,
Com amores, temura! Beberia
A alegria do regato de existir
Sem perguntar onde era a sua origem
Nem onde tinha fim. Felicidade
Fez-se para quem a nao pode sentir.
Completo e apreensivel horror
Do mistério que eis volta ao pensamento!

Hoje se morre alguém que estimo - se eu


Estou ainda algo em mim absorto
No que é mais do que eu - se morre alguém
Que amo -l admitamo-lo/- ja nao choro,
Nao sinto dor: gela-me apenas, muda,
A presença da morte que triplica
O sentimento do mistério em mim.

*
Tivesse eu mil parentes ou cercado
Fosse de amigos, camaradas mil,
Eu estaria tao so como hoje estou.

*
Horror! Nao sei ser inconsciente
E tenho para tudo, do que é horn
À inconsciencia, o pensamento aberto,
Tornando-o impossivel.

O amor causa-me horror, é abandono,


lntimidade, mostrar( ... ) do ser.
o\1"1'0 TERZO

di un io che non seppe amare.


Ah, come sarei
ldice se potessi annientare
il pensiero, la commozione
(ciò che piu odio e piu apprezzo), e mi rapissi
in una vita vuota e laboriosa
con amori e tenerezze! Berrei
l'allegria del ruscello di esistere
senza chiedere dove sia la sua fonte
c: dove la sua foce. Felicità
esiste per chi non la può sentire.
Completo orrore comprensibile
del mistero che ritorna al pensiero!

Oggi se muore qualcuno che stimo, se


sono ancora un po' assorto in me,
in ciò che è piu di me, se muore qualcuno
che amo - supponiamolo - non piango piu,
non mi addoloro: mi gela solo, muta,
la presenza della morte che triplica
in me il sentimento del mistero.

*
Anche se avessi mille parenti o fossi
circondato da mille amici o da compagni,
io sarei solo come oggi sono.

*
Orrore! Non so essere incosciente,
e rendendolo impossibile
ho il pensiero aperto per tutto ciò
che serve ad essere incoscienti.

L'amore mi fa orrore: è abbandono,


intimità, esibire (... ) dell'essere.
FAUST IOtl

E eu tenho do alto orgulho a timidez


E sinto horror a abrir o ser a alguém,
A confiar n'alguém. Horror eu sinto
A que prescrute alguém, ou levemente
Ou nao, quaisquer /recantos/ do meu ser.
Abandonar-me em braços nus e belos
(lnda que deles o amor viesse)
No conceber de tudo me horroriza;
Seria violar meu ser profundo,
Aproximar-me muito doutros homens;
Urna nudez qualquer- espirito ou corpo -
Confrange-me: acostumei-me cedo
Aos despimentos do meu ser,
A fixar olhos pudicos, conscientes
Demais. Pensar em dizer «arno-te»
E «arno te» so- so isto me angustia ...
Pensar que ao rir (e mesmo que o nao seja)
Exponho urna intima parte de mim,
Para poder amar eu precisava
Esquecer que sou Fausto o /pensador/.
Eu queria /era/ dormir, dormir, dormir,
Longo dormir, meio sentindo em sono,
E dormir sempre, sem consciencia ter
Do tempo, so do sono sonolento
E da vacuidade do meu ser;
Dormir sem vir a morte, nem sonhar
Mas dormir so dormir, sempre dormir.
Quue hoje ja de dormir /desaprendi/.
Cansado de pensar, a pensar fico,
E as noites longas, longas, longas, longas,
E o p alido raiar de in da doutro dia ...
lnda outro dia que trara ainda
Urna outra noite e essa mais dias, mais ...
lnsone sentir isto, e o deslizar
Suave e horroroso do tempo.
Cai entao sobre mim todo o horror claro
E nitido e visive! do mistério,
E eu tal fico em abalo e em comoçào
ATI'O TERZO

E io la timidezza ho del grande orgoglio


e mi fa orrore aprirmi con qualcuno,
confidare in qualcuno. Mi fa orrore
che qualcuno osservi, leggermente
o meno, i nascondigli del mio essere.
Abbandonarmi fra le braccia nude e belle
(seppure che da esse amor venisse),
solo ad immaginarlo mi atterrisce;
sarebbe violare il mio essere profondo,
avvicinarmi troppo agli altri uomini.
La nudità, del corpo o dello spirito,
mi terrorizza: presto mi abituai
quando spogliavo il mio essere,
a fissare occhi pudichi, coscienti
del piu. Pensare di dire «ti amo»
e soltanto «ti amo», basta ad angosciarmi ..
Penso che anche quando rido (anche se non è vero)
espongo una parte intima di me;
per poter amare sarebbe necessario
scordare che sono Faust, il pensatore.
Quel che vorrei è dormire, dormire, dormire,
dormire a lungo, vagamente cosciente nel sonno,
e dormire sempre, senza avere coscienza
del tempo, ma solo del sonno sonnolento
e della vacuità del mio essere;
dormire senza che la morte venga, o sognare,
ma dormire, solo dormire, dormire sempre.
Perché ho ormai disimparato a dormire.
Stanco di pensare, rimango a pensare,
e le notti sono lunghe, lunghe, lunghe,
e il pallido sorgere di un nuovo giorno ancora ...
Ancora un nuovo giorno, che porterà ancora
un'altra notte e questa altri giorni, ancora ...
Sentire insonne questo e lo scivolare
soave e orrendo del tempo.
L'orrore chiaro, nitido e visibile
del mistero si abbatte su di me,
e mi scuote e mi commuove in modo tale
FAUST 108

Que durmo - sim que durmo de pesar-me


Tudo de mais p'ra mais poder sentir.
Entao durmo ... e antes eu nao dormisse
Porque desordenadas incoerencias
Mas nao visòes, so abstracçòes terriveis
(. .. )

*
Ha entre mim e a humanidade um golfo,
E esse golfo esta dentro do meu ser.

Quer solitario, quer com outros, eu


Estou sempre s6, nem a mim mesmo faço
A companhia de sentir. Navego,
Desabitada nau no mar da vida,
Mais s6 que a solidao. Sou um estranho
Ao que em mirn pensa. Sou de /qualquer/ modo
Dois, para que, quando passageira
Alegria do esforço de pensar -
A Unica alegria l que me resta/ -
Me( ... ), eu tenha a consciencia dela
Como vazia, como o prazer todo.

*
O horror de me sentir viver,
De me sentir um sonho ante outros sonhos ...
Horroroso sonhar, o horror de ver-me
Mais que ignorante do que é isto tudo.

*
O 6nico mistério no universo
É haver um mistério do universo.
Sirn, este sol que sem querer ilumina
A terra e as arvores, e as estaçòes todas;
As pedras em que eu piso, as casas brancas,
Os homens, o convivio humano, a hist6ria,
AlTO TERZO

che dormo - si, dormo, perché tutto


mi pesa talmente che altro non posso sentire.
Allora dormo ... e meglio sarebbe non dormire,
perché disordinate incoerenze
ma non visioni, solo terribili astrazioni
( ... )

*
Fra me e l'umanità c'è un golfo,
e quel golfo è dentro il mio essere.

In solitudine o insieme ad altri sempre


solo rimango, a me stesso non faccio
la compagnia del sentire. Nave disabitata,
navigo nel mare Qella vita,
piu solo della solitudine. Sono un estraneo
a ciò che in me pensa. Sono comunque
doppio affinché, quando la passeggera
allegria dello sforzo di pensare -
unica allegria che mi resta -
mi (. .. ) e io la veda
vuota, come ogni piacere.

*
L'orrore di sentirmi vivere,
di sentirmi un sogno in mezzo ad altri sogni ...
Orribile sognare, l'orrore di vedermi
del tutto ignaro di ciò che è tutto questo.

*
L'unico mistero dell'universo
è che ci sia un mistero dell'universo.
Si, questo sole che senza volere illumina
la terra e gli alberi, e tutte le stagioni;
le pietre su cui cammino, la case bianche,
gli uomini, la convivenza umana, la storia,
FAUST IlO

O que se passa - tradiçào ou fala -


Entre alma e alma - as vozes, as cidades -
T udo nem traz con sigo a explicaçào
De existir, nem tem boca com que fale.
Por que razào nii.o raia o sol dizendo
O que é? Por que motivo sossegado
Existem pedras sob os meus passos, e ar
Que eu respiro, e eu preciso respirar?
Tudo é urna maquina monstruosa e absurda.
Com todo o corpo e o ver [?], terra da alma,
lgnoramos.
Por que ha? Por que ha um universo?
Por que é um universo que é este?
Por que é assim composto o universo?
Por que ha? Por que ha o que ha?
Por que ha mundo, e porque é que ha mundo assim?
Por que ha aqui, dor's, consciencia e diferença?

*
Temo a verdade.
Ignorar é amar. Toda esta terra,
Estes montes (... ) nào os amara tanto
Se soubera o que sào, e enfim os vira
Como os nào vejo. Pudesse eu sem termo
Gozar, sofrendo embora a ilusào
Sem que a quebrasse. Como sào tristes
Os sonhos meus, inda que lhes pese,
S6 porque sonhos sào, que nào a vida,
Assim serem. [?]

*
So a inocencia e a ignorancia sào
Felizes, mas nào o sabem. Sào-no ou nào?
Que é ser sem no saber? Ser, como pedra,
Um lugar, nada mais.

*
ATI'O TERZO III

ciò che accade - tradizione o discorso -


fra un'anima e l'altra -le voci, le città-
niente porta con sè la spiegazione
di esistere, o ha una bocca con cui parlare.
Per quale motivo il sole non sorge dicendo
quello che è? Per quale tranquilla ragione
ci sono pietre sotto i miei passi, e aria
che respiro, e ho bisogno di respirare?
Tutto è una macchina mostruosa e assurda.
Con tutto il corpo e lo sguardo, terra dell'anima,
ignoriamo.
Perché mai c'è l'esistere? Perché mai esiste un universo?
Perché mai è questo l'universo che esiste?
Perché è composto in questo modo l'universo?
Perché c'è? Perché c'è quello che c'è?
Perché c'è un mondo, e perché c'è un mondo cosi?
Perché c'è un qui, dolori, coscienza e differenza?

*
Temo la verità.
Ignorare è amare. Tutta questa terra,
questi monti (... ) non li avrei amati cosi tanto
se avessi saputo ciò che sono, e li avessi visti
come non li vedo. Potessi io senza fine
avere piacere, anche se fosse un'illusione,
senza romperla. Quanto sono tristi
i sogni miei, anche se soffrono
(solo perché sono sogni e non la vita)
di essere cosi.

*
L'innocenza e l'ignoranza sole son felici
e non lo sanno. Lo sono oppure no?
Cos'è essere senza saperlo? Essere, come un sasso,
un luogo, nient'altro.

*
FAUST 112

Nao me concebo amando, nero dizendo


A alguém «eu te amo», sem que me conceba
Sob urna outra alma que nao é a minha.
Toda a expansao e transfusao de vida
Me horroriza como a avaro a ideia
De gastar e gastar inutilmente,
Inda que no gastar se esboce gozo.
Um terror como de crime,
Urna frieza como ante o impossivel
Tolhe a propria visao dum meu amor
Dentro em meu ser. Sentir amor, talvez,
Pois quero sabe o que esta fadado
(. .. ); mas amar, amar,
Nunca ... nao s6 o horror de( ... )
Mas o pudor de dizer o que sinto
E ser amante aos olhos e ouvidos
Duma alma consciente, o entregar-me
Eu, o mistério de urna consciencia,
Ao mistério duma outra consciencia.
O poder es tar inerte e (. .. )
Que s6 concebo como meu.

A vida é o esquecer-se continuamente


Mas eu, nesta minha intensa vida,
Vivi em miro tao solitariamente,
Que nao sei esquecer-me, nem tirar
De mim meus olhos d'alma; e em cada gesto
De amor que eu fazia, analisa-lo
Até lhe descobrir o horror e( ... )
Da essencia do mistério; e ao ver tao perto
Como entre minhas màos o revelado
Horror de tudo, logo deixarei
A possibilidade de amar
Cair delas tremendo. Do universo
A alma misteriosa eu sempre atento
Em toda a parte vejo; se ja estas
lnanimadas cousas que me cercam
Me dao, nas muitas horas em que as 6to,
ATIO TERZO 113

Non mi concepisco ad amare nè a dire


a qualcuno «ti amo», senza concepirmi
con un'altra anima che la mia non sia.
Ogni espansione e trasfusione di vita
mi terrorizza, come per l'avaro l'idea
di sperperare inutilmente
anche se nello sperpero vi sia un piacere.
Un terrore come di un crimine,
un gdo come davanti all'impossibile
cancella la visione di un mio amore
dentro il mio essere. Provare amore, forse,
poiché nessuno sa qual è il suo destino
(... );ma amare, amare,
mai ... Non solo l'orrore di(. .. )
ma il pudore di dire ciò che sento
e essere amante agli occhi e agli orecchi
di un'anima cosciente, il consegnarmi
io, il mistero di una coscienza,
al mistero di un'altra coscienza.
n fatto di poter essere inerte e ( o)
00

che concepisco come solo mio.

La vita è un dimenticarsi continuamente,


ma io, in questa mia intensa vita,
sono vissuto in me stesso cosi solitario
che non so dimenticarmi, né togliere
da me gli occhi dell'anima; e ogni gesto
di amore, analizzarlo
fino a scoprirvi l'orrore e( ... )
dell'essenza del Mistero; e nel vedere da vicino
il palese orrore di tutto,
come se lo avessi fra le mani, subito lascerei
cadere da esse, tremando,
la possibilità di amare. Dappertutto scorgo,
io, sempre attento, l'anima
misteriosa dell'universo; se queste
cose inanimate che mi circondano,
nelle lunghe ore in cui le guardo
FAUST

Nào com os sentidos mas com a alma lago,


Directamente como com a vista,
Me torturam, no auge do terror
Pelo rnistério que nào sào e sào;
Quanto mais - oh horror de o conceber! -
Ao ouvir vozes intimas de alma
De um ser amante - minhas ou para mim -
Ao ouvir assim peno, ao ver assim
Pr6ximo da minha alma sempre atenta
Urna voz do mistério feito vida-
Quanto mais, como se a soluçào
Do mistério mesmo me turbasse
Até à mone de terror e espanto,
Nào se me esfriaria em meda a alma
Ao ver em um olhar brilhar o horror
De haver consciencia e existencias.

Nào é o acanhamento virginal


Que da propria luxllria se penurba,
Nem o ideai pudor, por /delicada/
A alma, do que ero amar é grosseria
lnevitavelmente; nào o medo
De ser inapreciado ou ser troçado;
Nem terror de impotencia a Ser (... )
Me ocupa. É mais negro sentimento
Mais intimo, mais frio e mais ligado
Ao que, de continuado pensamento,
Me é o que eu chamo a alma que é minha.
E isto
Deceno lograria a incompreensào
Que primordial nào é no meu temer
E a troça da alma no olhar espreitando
E (. .. ) de quem é
Diferente de todos e de tudo,
Como um universo à pane, grande nisto
Mas sem poder d' alguém ser entendido
Senao por lauco, ou desvairado ou triste,
Injllrias de insuficiéncia e acanhamento
De compreensào.
U''fO TERZO

(non con i sensi, ma subito con l'anima,


direttamente come con lo sguardo),
mi torturano, nell'auge del terrore,
per il mistero che esse non sono e che sono -
11h, quanto piu- (orrore nel concepirlo!)
Mc sentissi le voci intime dell'anima
di un essere amante - mie o indirizzate a me -
Ne sentissi cosi vicino, se vedessi cosi
11ccanto alla mia anima sempre attenta
una voce del Mistero fatto vita -
11h, quanto piu, come se la soluzione
J el Mistero mi turbasse
fino a morirne per terrore e meraviglia,
yuanto non si raffredderebbe di paura la mia anima
vedendo in uno sguardo brillare l'orrore
dell'esserci coscienza ed esistenze.

Non è la timidezza virginea


che per la lussuria si turba,
né l'ideale pudore, perché l'anima
è delicata, di ciò che nell'amare
è inevitabilmente grossolano; non è la paura
della mancanza di stima o dello scherno;
né il terrore dell'impotenza di Essere (. .. )
che mi tormenta. È un piu oscuro sentimento,
piu intimo, piu freddo e piu connesso
a ciò che per un pensiero coerente
è per me quello che chiamo anima mia.
E questo
guadagnerebbe di certo l'incomprensione
che non è fondamentale nel mio timore
e lo scherno dell'anima nello sguardo che spia
e(. .. ) di chi è
diverso da tutti e da tutto,
come un universo a parte, grande in questo
ma senza poter esser inteso da nessuno
se non come pazzo, o insano o triste,
ingiurie di insufficienza e meschinità
di comprensione.
FAUST

*
O horror metaffsico de Outrem!
O pavor de urna consciencia alheia,
Como um deus a espreitar-me! Quero me dera
Ser a Unica consciencia animai
Para nao ter olhares sobre mim!
Dos olhos de cada um me fita, vivo,
O mistério de ver; e o horror de verem-me
Abisma-me.
Nao posso conceber-me outro, ou pensar
Que a consciencia que de miro é gémea
Possa ter outra forma, e um conteudo
Diferentemente diferente. S6 vejo
Homens, bichos, as feras e as aves,
Horrivelmente vivas e fitando.
Sou como um Deus supremo que se houvesse
Reconhecido ero miro o 6nico,
E a cujo olhar infunero se abeira
O horror de mais inllineros olhares.
Ah, se em miro se reflecte o transcendente
Brilho além de Deus!

*
Quando se amam, vfvidos,
Dois seres juvenis e naturais,
Parece que harmonias se derramam
Como perfumes pela terra em fior.
Mas eu, ao conceber-me amando, sinto
Como que um gargalhar h6rrido e fundo
Da existencia em mirn, como ridiculo
E desusado no que é natural.
Nunca, senao pensando no amor,
Me sinto tao longinquo e deslocado,
Tao cheio de 6dios contra o meu destino
De raivas contra a essencia do viver.
ATTO TERZO 117

*
L'orrore metafisico di Altrui!
n terrore di una coscienza altra
come un dio che mi spia! Fossi almeno
l'unica coscienza animale
per non avere sguardi su di me!
Dallo sguardo di ognuno mi fissa, vivo,
il mistero del vedere; e l'orrore che mi vedano
mi sprofonda in un abisso.
Non posso concepirmi altro né p_ensare
che la coscienza che è mia gemella
possa avere un'altra forma, e un contenuto
diversamente diverso. Vedo solo
uomini, bestie, belve e uccelli
orribilmente vivi e che guardano.
Io sono come un Dio supremo che si fosse
riconosciuto in me l'unico
e sul cui sguardo si affaccia innumerevole
l'orrore di altri innumerevoli sguardi.
Ah, se in me si riflette il trascendente
scintillio oltre Dio!

*
Quando si amano, con vita,
due esseri giovani e naturali
sembra che armonie si effondano
come profumi sulla terra in fiore.
Ma io, se amante mi immagino,
sento come uno sghignazzare orrido e fondo
dell'esistenza in me, come ridicolo
e desueto in ciò che è naturale.
Mai, se non pensando all'amore,
mi sento tanto lontano e fuori posto,
e pieno d'odio contro il mio destino,
di rabbia contro l'essenza della vita.
FAUST

E nasce entao em mim de tal sentir,


Um negrume de tédio e odio imenso
Que torna os grandes crimes e os mais torpes
Inadequadas cousas ao que sinto
Em sua humilde e popular vileza.

*
Vendo passar amantes
Nem propriamente inveja ou odio sinto,
Mas um rancor e urna aversao imensa
Ao universo inteiro por conte-las.

*
Seria doce amar, cingir a mim
Um corpo de mulher, mas fixo e grave
E feito em tudo transcendentalmente.
O pensamento impede-me e confrange-me
Do terror de ter perto e comungar
Em sensaçao ou ser com outro corpo.
Gelada mào misteriosa cai
Sobre a imaginaçào que nem em si
Me pode amando conceber.

6 corpo! Amante, entrega-te! Talvez


Te salves entregando-te e amando!
Mas nào! A consciencia do mistério
Mantém-me isolado e em horror
Perante ruda.
Ah nào poder
Arrancar de mim a consciencia!

*
(A desilusao de Fausto é de tres espéàes: r) verifica, no fac-
to de que Maria o ama em parte sem saber porque e em par-
te por qualidades que lhe supoe e ele nao tem, que o amor é
coisa que nao se pode querer compreender e entre o qual e
ATTO TERZO 119

E sorge allora in me da quel sentire


una tenebra di tedio e di odio immenso
che rende i piu grandi e turpi crimini
inadeguati in confronto a quel che sento
nella sua umile e meschina infamia.

*
Se vedo passare amanti
non proprio odio o ,.invidia sento, .
ma un rancore e un unmensa avverstone
all'universo intero che li contiene.

*
Dolce sarebbe amare, cingere
un corpo di donna, ma &eddo e grave
e tutto fatto trascendentalmente.
Mi trattiene e mi affligge il pensiero
del terrore di aver vicino e comunicare
per sensazioni o nell'essere con un altro corpo.
V na &edda mano misteriosa
cade sull'immaginazione che neppure
mi può concepire come amante.

Oh corpo! Amante, concediti! Forse


ti salverai concedentoti e amando!
Ma no! La coscienza del Mistero
mi tiene isolato e inorridito
davanti a tutto.
Ah non poter
strappare da me la coscienza!

*
(La delusione di Faust è di tre ordini: r) egli si rende conto,
dato che Maria lo ama in parte senza sapere perché e in
parte per certe qualità che gli attribuisce e che egli non ha,
che l'amore è incomprensibile e che fra lui e l'amore c'è un
FAUST 120

e/e hti um abismo profondissimo; 2) verifica, na sua inca-


pacidade nào s6 de compreender o amor, como até de o
sentir ou, ta/vez melhor, de se sentir sentindo-o, que esse
abismo que existe entre ele e o amor começa por ser um
abismo que existe entre ele e ele proprio; J) verifica(.. .)).

MARIA
Amo como o amor ama.
Nao sei razio pra amar-te mais que amar-te.
Que queres que te diga mais que te amo,
Se o que quero dizer-te é que te amo?
Nao procures no meu coraçao ...

Quando te falo, d6i-me que respondas


Ao que te digo e nao ao meu amor.
Quando ha amor a gente nao conversa:
Ama-se, e fala-se para se sentir.
Posso ouvir-te dizer-me que tu me amas,
Sem que mo digas, se eu sentir que me amas.
Mas tu dizes palavras com sentido,
E esqueces-te de mim; mesmo que fales
S6 de mim, nio te lembras que eu te amo.
Ah, nao perguntes nada, antes me fala
De tal maneira, que, se eu fora surda,
T e ouvisse toda com o coraçao.

Se te vejo nao sei quero sou; eu amo.


Se me faltas (. .. )

Mas tu fazes, amor, por me faltares


Mesmo estando comigo, pois perguntas
Quando deves amar-me. Se nao amas,
Mostra-te indiferente, ou nao me queiras,
Mas tu és como nunca ninguém foi,
Pois procuras o amor pra nao amar,
E, se me buscas, é como se eu s6 fosse
Alguém pra te falar de quero tu amas.
Diz-me porque é que o amor te faz ser triste?
AITO TERZO 121

abisso infinito; 2) si rende conto inoltre, nella sua incapa-


cità non solo di comprendere l'amore ma anche di sentire,
o forse meglio ancora, di sentirsi nel sentir/o, che quell'a-
bisso che esiste fra lui e l'amore è prima di tutto un abisso
fra sé e se stesso; J) infine(. ..)).

MARIA
Amo come l'amore ama.
Non conosco altra ragione di amarti che amarti.
Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo,
se ciò che ti voglio dire è che ti amo?
Non cercare od mio cuore ...

Quando ti parlo, mi duole che tu risponda


a qud che dico e non al mio amore.
Quando l'amore c'è, non si fanno discorsi:
si ama e si parla per capirsi.
Posso sentirti dire che mi ami
senza che tu me lo dica, se capisco che mi ami.
Ma tu pronunci parole che hanno senso
e ti dimentichi di me; anche se parli
solo di me, non ti rammenti che io ti amo.
Ah, non chiedermi nulla; piuttosto parlami
in modo tale che, anche se fossi sorda,
ti sentirei soltanto con il cuore.

Se ti vedo non so chi sono; amo.


Se mi manchi (... )

Ma tu, amore, fai in modo di mancarmi


anche se sei con me, perché chiedi
quando devi amarmi. Se non ami,
mostrati indifferente, o non volermi,
ma tu sei come mai nessuno è stato,
poiché cerchi l'amore per non amare,
e, se mi cerchi, è come se io soltanto fossi
qualcuno per parlarti di chi ami.
Dimmi, perché l'amore ti rattrista?
FAUST 122

Canso-te? Posso eu cansar-te se amas?


Ninguém no mundo amou como tu amas.
Sinto que me amas, mas que a nada amas,
E niio sei compreender isto que sinto.
Dize-me qualquer palavra mais sentida
Que essas palavras que, como se as perderas, buscas
E encontras cinzas.

Quando te vi, amei-te ja muito antes.


Tornei a achar-te quando te encontrei.
Nasci pra ti antes de haver o mundo.
Niio ha coisa feliz ou hora alegre
Que eu tenha tido pela vida fora,
Que niio o fosse porque te previa,
Porque dormias nela tu futuro,
E com essas alegrias e esse prazer
Eu viria depois a amar-te. Quando,
Criança, eu, se brincava a ter marido,
Me faltava crescer e o nao sentia,
O que me satisfazia eras ja tu,
E eu soube-o s6 depois, quando te vi,
E tive para mim melhor sentido,
E o meu passado foi como urna estrada
lluminada pela frente, quando
O carro com lanternas vira a curva
Do caminho e ja a noite é toda humana.

Tens um segredo? Dize-mo, que eu sei tudo


De ti, quando m'o digas com a alma.
Em palavras estranhas que m'o fales,
Eu compreenderei so porque te amo.
Se o teu segredo é triste, eu saberei
Chorar contigo até que o esqueças todo.
Se o niio podes dizer, dize que me amas,
E eu sentirei sem qu'rer o teu segredo.

Quando eu era pequena, sinto que eu


Amava-te ja hoje, mas de longe,
Como as coisas se podem verde longe,
ATIO TERZO 123

Ti stanco? Posso stancarti se mi ami?


Nessuno al mondo ha amato come tu ami.
Sento che mi ami, ma che non ami nulla,
e ciò che sento non lo so capire.
Dimmi una sola parola piu sentita
di queste parole che, come perdute, tu cerchi,
e trovi solo cenere.

Quando ti vidi, già molto prima io ti avevo amato.


Nell'incontrarti io ti ho ritrovato
Nacqui per te prima che il mondo fosse.
mai fui cosl felice o un'ora allegra
che io abbia avuto lungo la mia vita,
che non lo fosse perché ti prevedevo,
perché in essa tu, futuro, eri,
e con la stessa allegria e ugual piacere
con cui piu tardi ti avrei amato. Quando,
bambina, giocavo ad avere marito,
dovevo ancora crescere e non lo sentivo,
qud che mi appagava eri già tu,
e seppi solo dopo, nel vederti,
e compresi meglio il senso,
e il mio passato fu come una strada
illuminata innanzi, quando
i fanali della carrozza girano alla curva
della strada e la notte è tutta umana

Hai forse un segreto? Confidalo, che io so tutto


di te, se me lo dirai con l'anima.
Portai dirmelo con parole difficili,
io capirò solo perché ti amo.
Se il tuo segreto è triste, con te
piangerò finché non lo dimenticherai.
E se non puoi dirlo, dimmi che mi ami,
e io capirò senza volere il tuo segreto.

Quan'ero una bambina, sento


che già oggi ti amavo, ma da lontano,
come si possono vedere le cose da lontano
FAUST 124

E ser-se feliz so por se pensar


Em chegar onde ainda se niio chega.

Amor, diz qualquer coisa que eu te sinta!

FAUSTO
Compreendo-te tanto que niio sinto.
Oh coraçao exterior ao meu!
Fatalidade filha do destino
E das leis que ha no fundo deste mundo!
Que és tu a mim que eu compreenda ao ponto
De o sentir ... ?
MARIA
Para que queres compreender
Se dizes qu'rer sentir?

*
FAUSTO Reza por mim!
Reza por mim! A mais niio me entemeço.
S6 por mim mesmo sei entemecer-me
Sob a ilusiio de amar e de sentir
Em que forçadamente me detive.
Reza por mim, por mirn! Eis a que chega
A minha tentativa a querer amar.

*
FAUSTO
Reza por mim Maria
MARIA
(Rezo por ti? Sim rezarei. Mas o que tens?)
FAUSTO
Reza por mim e diz a Deus (... )
Reza por mim, Maria, e eu sentirei
Urna calma d'amor sobre o meu ser,
Como o luar sobre urn lago estagnado,
A faze-lo um milagre de beleza.
Reza por mim e diz: Oh Deus, meu Deus,
A'ITO TERZO

ed essere felici solo nel pensare


ad arrivare dove ancora non si arriva.

Amore, dimmi una cosa affinché ti avverta!

FAUST
Ti comprendo cosi tanto che non ti avverto.
Oh cuore esterno al mio cuore!
Fatalità figlia dd destino
e delle leggi che vigono negli abissi dd mondo!
Cosa sei tu per me che io comprendo fino
a sentirlo ... ?
MARIA
Perché vuoi comprendere
se dici di voler sentire?

*
FAUST Prega per me!
Prega per me! Nient'altro mi intenerisce.
Solo per me stesso so intenerirmi,
nell'illusione di amare e di sentire
nella quale a forza ho indugiato.
Prega per me, per me! Solo a tanto arriva
il mio tentantivo di voler amare.

*
FAUST
Prega per me, Maria!
MARIA
(Pregare per te? Si, lo farò, ma dimmi cos'hai).
FAUST
Prega per me e chiedi a Dio (... )
Prega per me, Maria, e sentirò
una calma d'amore calare sul mio essere
come quando il chiardiluna trasforma il lago
immobile in un miracolo di bellezza.
Prega per me, cosi: oh Dio, mio Dio,
FAUST 126

Fazei-o inda feliz esse a quem amo


(Se é que me amas ... )
MARIA
Inda duvidas, meu amor?
FAUSTO
Dize: Fazei feliz esse a quem amo
E que, qual condenado pela vida,
Arrasta a grilheta da d or,
Cujos olhos nao choram por nao ter
Na alma ja lagrimas p'ra chorar,
Que, tendo erguido o seu pensar ao cume
Do humano pensar ... Nao, nao impona,
Nao digas nada, reza e que a tua alma,
Compadecendo-se de mim encontre
Os termos, as palavras que na prece
MurmurarL. Choras? Fiz-te chorar?
MARIA
Sim ... Nao ... Eu choro apenas de te ver
Triste e (. .. ) sem que eu compreenda
Tua tristeza, meu amor. Vem eia
De alguma dor - oh dize-me, panilha
Comigo a tua dor que eu te darei
O meu carinho, porque te amo tanto ...
FAUSTO
Tu amas-me, tu amas-me, Maria?
MARIA
Ah, tu duvidas? Meu amor, duvidas?
Temes talvez que o meu acanhamento,
Que vem d'amor, eu nao sei como, seja
Indiferença ... Nao ... ah nao o creias!
Eu nao tenho a viveza, nem a ardencia
Que algumas tem, tremo de mirn mesma
Do meu amor, mas eu nao sei por que ...
Mas amo-te ... Se te amo, porque has-de
Tu duvidar de mim?
Ah, se palavras
Podem levar a alma nelas, Fausto,
Se o amor, este amor como eu sinto,
Pode dizer-se sem o duvidar
AITO TERZO 127

fate ancora felice colui che amo


(se davvero mi ami ... )
MARIA
Ne dubiti forse, amore mio?
FAUST
Chiedi: rendete felice colui che amo
e che, come un condannato dalla vita,
trascina le catene dd dolore,
colui che ha gli occhi senza lacrime perché
non ha piu lacrime nell'anima,
colui che avendo innalzato il suo pensiero
fino alle vette del pensiero umano ... No, non
importa,
non dire nulla, prega, e che la tua anima
nel commiserarmi, possa trovare
le parole che in quella preghiera
essa sussurrerà ... Piangi? Ti ho fatto piangere?
MARIA
Si... No ... Piango solo nel vederti
triste e (... ) senza poter capire
la tua tristezza, amore mio. Essa deriva
forse da qualche pena - oh, dimmi, dividi
il tuo dolore con me, e io ti darò
il mio affetto, perché ti amo tanto ...
FAUST
Tu mi ami, tu mi ami. Maria?
MARIA
Come puoi dubitarne? Dubiti, amore mio?
T emi forse che la mia timidezza
che viene dall'amore, io non so come, sia
indifferenza ... No ... ah, non pensarlo!
Io non ho l'osare né l'ardore
di certe donne, tremo di me stessa
e del mio amore, e non lo so perché ...
Ma ti amo ... Se ti amo, perché mai
dubiti di me?
Ah, Faust, se le parole
possono portare in sé l'anima,
se l'amore, questo amore come io lo sento,
lo si nnò dire St"n?:A tt>ntPnnAm!"'nti.
FAUST 128

Se o que eu sinto em minha alma quando te vejo


Quando sinto o teu passo, quando penso
Em ti, amor, em ti, se olhares, beijos
Podem mostrar o amor, t odo o amor -
Cre que as m.inhas palavras, os meus beijos,
O meu olhar tem esse amor.
Se eu niio posso
Gritar: amor, amor, ardentemente
E desmedidarnente, e a voz em fogo,
É que em mim mesmo, nasce-me um pudor
De o dizer muito alto (mas niio creias
Que é por amar-te pouco, que s6 é
De amar-te muito e amar-te come te arno)
Se isto niio faço, niio duvides, niio ...
Eu nào sei dizer mais; nào aprendi
Como o amor fala, niio, niio aprendi,
Porque o amor niio fala, niio pode
Dizer-se todo, senào nào seria
Amor, /ao menos este amor que eu sinto/.
Nao sei, nào sei dizer-te ... Niio duvides!
Eu pareço talvez fria aos teus olhos;
Nào duvides que eu sofra muito, muito
Por duvidares
E eu amo-te ... Meu Deus, como eu te arno!
FAUSTO (dparte)
Como eu sinto de ouvi-la e de sentir
(Sentir pdo meu pensarnento) quanto
É aqude amor e como ele é amor,
Minha alma fria, m eu coraçào frio!
Aquilo é amor ... Eu, pois, nunca arnarei ...
Que eia fala e eu compreendo (se compreendo!
Quanto da ama, como da fala amor).
Nada sinto em mim que nasça, surja
E va de encontro ao seu amor. Nào posso
Fau·r erguer f"m mim nm sentimento
()ue de as miios iìquele. E, de o niio poder,
Eu mais frio me sintu, mais pesado
N'alma, na minha desconsolaçao.
AlTO TERZO 129

se quello che sento nell'animo a vederti


nell'avvertire i tuoi passi, nd pensare
a te, amore, a te; se gli sguardi, i baci
possono palesare l'amore, tutto l'amore:
devi credere che le mie parole, i miei baci,
il mio sguardo hanno quell'amore.
Se non riesco
a gridare: amore, amore, ardentemente
e smisuratamente, e con la voce in fuoco,
è perché dentro di me nasce un pudore
di dirlo troppo forte (ma non credere
che sia perché ti amo poco, che invece
è l'amarti molto, cosi come ti amo).
Se non lo faccio, non dubitare, no ...
E piu non so dire; non ho imparato
come parla l'amore, no, non l'ho imparato,
perché l'amore non parla, non può
raccontare se stesso, ché non sarebbe
amore, o almeno questo amore che sento.
Non so, non so dirtelo ... Non dubitare!
Forse fredda sembro agli occhi tuoi;
ma non dubitare che soffra molto, molto
perché tu dubiti.
E io ti amo ... Mio Dio, come ti amo!
FAUST (fra se1
Nell'udirla e nd sentire
(sentire attraverso il pensiero) quanto
è quell'amore, e come esso è amore,
sento l'anima fredda, il cuore freddo!
Quello è amore ... io, dunque, non amerò mai ...
Poiché lei parla e io comprendo (ah, se comprendo!
quanto lei ama, quando lei racconta l'amore).
Nulla sento nascere in me, nulla che sorga
e vada incontro al suo amore. Non riesco
a nutrire in me un sentimento
che dia le mani al suo. E, proprio per questo,
io mi sento piu freddo, piu greve
nell'anima, nel mio sconforto.
FAUST IJO

Como me sinto falso, falso a miro mesmo,


Falso à existencia, falso à vida, ao amor!
(alto)
Perdoa, amor
(àparte)
Amor! Como me amarga
De vazia em m eu ser esta palavra!
Como de isso assim ser me encolerizo!
(alto)
Perdoa, m eu amor!
Cedo aprendi a dnvidar de tudo
Por duvidar de mim, sem o querer,
Sem razao de o querer ou de o pensar
Durante [sic] em honras, amor, felicidade ...
Em rudo ... Mas eu creio em ti, Maria,
Eu creio em ti ... Como és bela! Nao, nao chores
Quero falar ternura e nao o sei; '
Tenho a alma fria- oh raiva! é impossivel.

*
Um corpo humano!
As vezes, eu olhando o proprio corpo
Estremecia de terror ao ve-lo
Assim na realidade, tao carnai.
Encarnaçao do mistério, tao pr6ximo
Misteriosidade e transcendente
Apontar-se-(me) em mim do negro e fundo
Mistério do universo.

*
Sinto esse frio coraçao eu mesmo
Admirado de ser um coraçao,
Tiio &io esta! ] a o sonho
Porque quis fingir para mim mesmo
Esquece-lo.
AITO TERZO

Come mi sento falso, falso verso me stesso,


e verso l'esistenza, la vita, l'amore!
(ad alta voce)
Perdonarni, amore!
(jra ·se}
Amore! Com'è arnara
questa parola talmente è vuota nel mio essere!
E come mi arrovello perché ciò è cosi!
(ad alta voce)
Perdono, amore mio!
Ho imparato presto a dubitare di tutto
perché dubitavo di me; senza volerlo,
senza ragione di volerlo o di pensarlo
(. .. ) onori, amore, felicità ...
In tutto ... Ma io credo in te, Maria,
io credo in te ... Come sei bella! No, non piangere,
vorrei essere tenero e non so esserlo;
ho il gelo dentro il cuore- oh rabbia- non so esserlo!

*
Un corpo umano!
A volte, se mi guardavo il corpo,
rabbrividivo di panico a vederlo
nella sua realtà, cosi carnale.
Incarnazione del Mistero, enigma
cosi vicino e trascendente
indicazione in me stesso del nero e fondo
mistero dell'universo.

*
Sento questo mio cuore freddo
meravigliato che sia un cuore,
tanto freddo è! Ormai lo sogno
poiché ho voluto fingere per me stesso
di dimenticarlo.
FAUST 132

*
... Mas eu niio ouso. 6 horror e tortura!
O transcendente horror de um ser h umano!
Beijar na boca urna consciencia, um ser,
O mistério encarnado em nu e s6lido.
A nudez (. .. )
Ha entre alma e alma um abismo. Saber
Que me esta vendo urna alma em (... ), nudez
E acto de amor!
Nào a nudez da estatua,
Mas a nudez viva, cheia de olhar-me
Até que me apavoro de pensa-lo.
Nem tenho gestos para /saber/ amar,
Nem alma para tirar ao mero-oco
Pensar aqudes gestos, o horror
Que vem de eles saberem a mistério.

*
Horror! Conhecer intimamente
O transcendente horror du.m corpo humano!
Sentir o mistério doutra vida
Tào intimamente p erto ... quase nosso
É como que carnalizar em h6rrida
lntranscendencia o mistério em si.

(Dialogo na treva?)

Cresce em mim urna onda de agonia


E de calado horror que surge e salta
Pelas cavernas fundas da minha alma
E em fissuras ocultas do meu ser
Aponta-as aparecendo, urna onda turva
Duma maré silenciosa e escura
Que cresce e ocupa-me e me afoga em miro.
Quero fugir-lhe e soerguer-me, abrir
AlTO TERZO 133

*
... Ma io non oso. Oh orrore e tortura!
ntrascendente orrore di un essere umano!
Baciare sulla bocca una coscienza, un essere,
il mistero incarnato nudo e solido.
La nudità (. .. )
C'è fra un'anima e l'altra un abisso. Sapere
che un'anima mi sta guardando in (. .. ),nudità
e atto di amore!
Non la nudità della statua,
ma la nudità viva, che mi guarda fissa
finché non mi spavento di pensarlo.
Non ho gesti per saper amare,
né anima per togliere, al semplice e vuoto
pensare quei gesti, l'orrore
che proviene dal fatto che conoscano il mistero.

*
Orrore! Conoscere intimamente
il trascendente orrore di un corpo umano!
Sentire il mistero di un'altra vita
cosi intimamente vicino ... quasi nostro,
è come se si carnalizzasse in un orribile
non-trascendenza il mistero in sé.

(Dialogo nelle tenebre?)


Cresce in me un'onda di agonia
e di taciuto orrore che erompe e rimbalza
lungo le fonde caverne dell'anima mia,
e negli interstizi occulti del mio essere
le echeggia al suo apparire; è un'onda torbida
di una marea silenziosa e scura
che cresce e mi invade e mi annega in me stesso.
Vorrei fuggire e sollevarmi, spiccare
FAUST 134
Um voo e ela sobe-me, silente,
Em (. .. ) naufragadora.
Cresce em miro e eu transido desse horror
Vejo sempre mais perto do que cria
Sempre em remotas dobras elevando-se
Das solid6es do meu ser e cada vez
Mais dentro em mim.

Sois um desejo, urna ansia, urna agonia?


O que quereis, que me impelis subindo
Nao sei para que horror velando urn fim?
Para que sou eu vosso? Aonde levais
Esta alma que so sabe escuramente
Que nao vos sabe resistir? Ergueis-me
E m guerra contra o ser, e eu odeio
O que vejo em minha frente, o !mediato.
Por isso, oh mares, sois, estrelas, ventos,
Oh enigmas parados numa vida
De enigmas cheia desprendidamente,
Eu dou-vos vida so para odiar-vos,
Eu nao sou vosso. Deste dia avante
Sou o inimigo de ser, sou o horrido,
(. .. )
o crime eterno de nao ter razao
De existir e fitar-me. Digo adeus
A tudo que se pode amar ou crer,
A tudo que na terra vive ou dorme.
Cousas com urn sol exterior /vao/ (... )
Eu faço-vos escuras do meu odio.
Caia urna treva /imensa/ na minh'alma
Para com tudo, seja eu a noite,
Esquecendo-se em ser.
So be,
Avassala-me, tfubida corrente,
Mas tu e eu em ti. Ciencia,
Eu substituo-vos a escuridao
Da essencia do meu ser e vosso ser.
ATTO TERZO 135

un volo, ed essa si arrampica su di me, silente,


in (... ) di naufragio.
Cresce, ed io preso dall'orrore
la vedo sempre piu vicina,
alzarsi ogni volta in pieghe lontane
dalle solitudini dd mio essere, e ogni volta
piu dentro me stesso.

Sei un desio, un'ansia, o un'agonia?


Cosa vuoi da me, ché nel salire mi sospingi
verso un orrore ignoto che vela una fine?
A quale scopo ti appartengo? Dove conduci
quest'anima che solo oscuramente sa
di non saperti opporre resistenza? Tu mi metti
in dissidio contro l'essere, e io odio
ciò che vedo innanzi a me, l'Immediato.
Perciò, oh mari, soli, stelle, venti,
oh enigmi statici in una vita
piena di enigmi spassionatamente,
vi do la vita solo per odiarvi,
non vi appartengo. Da oggi in poi
sono il nemico dell'essere, sono l'orrido,
(. .. )
L'eterno crimine di non aver ragione
di esistere e di fissarmi. Dico addio
a tutto quello che si può amare o credere,
a tutto quello che nel mondo vive o dorme.
Cose con un sole esterno, vano (. .. )
vi faccio scure con il mio odio.
Che una tenebra immensa mi invada l'anima,
che tutto si fermi, e io sia la notte
che essendo scorda se stessa.
Sali,
sommergimi, torbida corrente,
ma tu e io in te. Scienza,
ti sostituisco l'oscurità
dell'essenza del mio e del vostro essere.
FAUST

*
Monologo na /Noite/
Sou a Consciencia em 6dio ao inconsciente.
Sou um simbolo encarnado em dor e Odio
Pedaço d'alma de possivel Deus
Arremessado para o mundo
Com a saudade pavida da patria
A cujo horror tremo ao pensar voltar
Mas sem nada da (... ) e da ilusao
Para viver neste desterro. Amor,
Paz, amizade, tudo quanto /ajuda/
A viver a mentira do universo
Falha-me e eu (... )
6 sistema mentido do universo
Estrelas-nadas, sois irreais
Oh com que odio carnai e estonteante
Meu ser de desterrado vos odeia.
Eu sou o inferno. Sou o Cristo negro
Pregado na cruz ignea de mim mesmo
Sou o saber que ignora;
Sou a insania da dor e do pensar
Sobre o livro de horror do mundo.
Por que fui eu, amaldiçoado horror
Que me fizeste ser e que eu nem posso
Pensar para te arnaldiçoar, ou crer
Em ti, tio cheio do consciente e mensurante
Que o Odio me nio cegue para ver
Que nio sei que tu és para saber
Se sequer poderei pensar odiar-te.
A'ITO TERZO 137

*
Monologo nella Notte
Sono la Coscienza in odio all'incosciente.
Sono un simbolo incarnato in dolore e in odio,
brandello d'anima di ipotetico Dio
scaraventato nel mondo
con la nostalgia pavida della patria
al cui orrore tremo se penso di tornare
ma senza nulla della( ... ) e dell'illusione
per vivere in questo esilio. Amore,
pace, amicizia, tutto quanto aiuta
a vivere la menzogna dell'universo
mi viene meno e io( ... )
Oh sistema simulato dell'universo
stelle-nienti, soli irreali
oh, con quale odio carnale e frastornante
il mio essere di esiliato vi odia.
Io sono l'inferno. Sono il Cristo negro
inchiodato sulla croce ignea di me stesso.
Sono la scienza che ignora;
sono l'insania del dolore e del pensare
sopra il libro dell'orrore del mondo.
Poiché sono stato io, maledetto orrore
che mi hai fatto essere e al quale non posso
pensare per maledirti, o per credere
in te; cosi pieno di coscienza e di misura
da non essere accecato dall'odio, da capire
che non so chi sei, da sapere
se almeno potrò pensare di odiarti.
Terzo intermezzo
Se eu morrer, na minha cova
Ponham letreiro mostrando
Que morri quando era nova
Que morri sempre te amando.

6-I0-1916
PRIMEIRA VOZ
Que forma velada
Que oculto esplendor
De longe me agrada?
Nem fonna, nem cor ...
l S6 o vago palor
De chama azulada/
Quem diz que nao seja
A forma o que tem,
O que s6 se deseja
E nunca se obtém ...
A sombra do bem
Que em sonhos se almeja?
Oh, paira distante,
se sempre ilusao
T eu vulto levante
Minha dor do chio
E o meu coraçao
Nao mais desencante!
Oh paira distante
E incerto, flutuante,
Ondeia fragrante
Teu vulto, visào,
O meu coraçao
Nao mais desencante!
Se morirò, sulla mia tomba
mettete un'epigrafe che dica
che sono morta da giovane
che sono morta amando te.

6 ottobre I9I6
PRIMA VOCE
Quale velata forma,
quale occulto splendore
da lontano mi arride?
Né forma né colore ...
Solo il vago pallore
di una fiamma azzurrina.
Perché mai non sarà
la forma quel che ha,
quel che solo si desidera
e mai si raggiunge,
l'ombra del bene
che in sogno si vagheggia?
Oh, aleggia lontano,
sii sempre illusione,
la tua sagoma sollevi
da terra il mio dolore
e mai piu del mio cuore
infranga l'incanto!
Oh, aleggia lontano
e incerta, fluttuante,
ondeggia fragrante
la tua sagoma, oh visione,
mai piu del mio cuore
infranga l'incanto!
FAUST

SEGUNDA [voz]
Quem fez pairar por sobre a vida
A aura alada, névoa incerta
Que da a dor esperança e à vida
A brisa, a (. .. ) e a aberta?
N un ca eu te conheça,
lncerteza, afago ...
Silencio, começa
Onde eu me embriago.
Nunca eu te adivinhe
Anseio, visiio,
Sonho que acarinhe
O meu coraçiio.
Mar alto, niio dei.xes
O barco voltar ...
Meus olhos niio feches
Dei.xa-me sonhar.

*
Dos montes, dos vales,
Das luzes, das flores
O prazer vem;
Que importa, pois, Tempo, que te resvales?
Riamos, que amores pra outros amores,
Siio o Além!
Ha risos e beijos
E olhares e abraços
De amor,
E risos e olhares acendem desejos,
E dizem matar-se em corpos e braços
Num estertor.
E como a verdade
E a existencia
É o prazer nu,
Dancemos.
'I'E.RZO INTERMEZZO 143

SECONDA [voce]
Chi ha fatto aleggiare sopra la vita
l'aura alata, nebbia incerta
che al dolore dà speranza, e alla vita
dà brezza, la (. .. ) e aperta?
Che mai ti conosca,
titubanza, carezza ...
Silenzio, comincia
dove io provo ebbrezza.
Che mai ti indovini,
anelito, visione,
sogno che lusinghi
il mio povero cuore.
Vasto mare, non permettere
che la nave ritorni ...
Non chiudermi gli occhi,
lasciami sognare.

*
Dai monti, dalle valli
dalle luci, dai fiori
giunge il piacere;
Che importa, dunque, oh Tempo, che tu scivoli?
Ridiamo, ché cii amori per altri amori
Sono l'Oltre!
Ci sono risa e baci
e sguardi e abbracci
di amore,
e risa e sguardi accendono brame
e dicono di uccidersi in corpi e braccia
in uno spasimo.
E come la verità
e l'esistenza,
il piacere è nudo,
balliamo.
Atto quarto
O decorrer dos dias
E todo o subjectivo e objectivo
Envelhecer de tudo nào me d6i
Por sentido, mas sim por ponderado;
Nem ponderado d6i, mas apavora.
Tudo tem as raizes na treva
Do mistério e eu sou disso sempre
Demasiado consciente, muito
Atento ao /substancial/ de existir
E à imanencia do mistério em tudo.
Cada cousa p'ra mim é porta aberta
Por onde vejo a mesma escuridào.
Quanto mais olho mais eu compreendo
De quanto é escura aquela escuridào;
/E quanto mais o compreendo mais
Me sinto escuro em o compreender/.
Desde que despertei para a consciencia
Do abismo da morte que me cerca,
Nào mais ri nem chorei, porque passei,
N a monstruosidade do sofrer,
Muito além da loucura da que ri
Ou da que chora, monstruosamente
Consciente de tudo e da consciencia
Que de tudo horrivelmente tenho.
Todas as mascaras que a alma h umana
Para si mesma usa, eu arranquei ...
A propria duvida, trementemente
Arranquei eu de mim, e inda depois
Outra mascara (... ) arranquei
Mas o que vi entào - essa nudez
Da consciencia em mim, como relampago
Que tivesse urna voz e urna expressào,
Gelou-me para sempre em outro ser
Do mesmo antes, ja (. .. ), eu.
n fluire dei giorni
e l'invecchiare di tutto, soggettivo
e oggettivo, non mi duole
perché lo sento ma perché lo penso;
e se lo penso non duole ma atterrisce.
Ogni cosa ha le sue radici nella tenebra
del mistero e di questo sempre fui
troppo cosciente, troppo
attento al sostanziale dell'esistere
e all'immanenza del mistero in tutto.
Ogni cosa è per me una porta aperta
attraverso cui vedo un'oscurità identica.
Piu guardo e piu mi rendo conto
di quanto sia oscura quell'oscurità;
e piu capisco e piu
mi sento oscuro nd capirlo.
Da quando mi sono svegliato alla coscienza
dell'abisso della morte che mi assedia,
non ho piu riso né pianto, perché sono passato,
per la mostruosità del soffrire,
molto oltre la follia ilare
e la follia in lacrime, mostruosamente
cosciente di tutto e della coscienza
che di tutto ho terribilmente.
Ho strappato tutte le maschere
che l'anima degli uomini usa per se stessa ...
Perfino il dubbio, tremando,
ho strappato da me, e poi ancora
un'altra maschera (. .. ) ho strappato;
ma ciò che ho visto allora - quella nudità
della mia coscienza, come un lampo
che avesse una voce e un'espressione,
mi ha gelato per sempre in un altro essere
diverso da quell'io di prima, ormai (. .. )
FAUST

Assim a propria duvida, o horror


Do mistério do mundo ja de mim
Foram em alma passados, mais além
Fui, e isso que encontrei e em que me falou
Como que o ser, isso que nào tem nome
Claramente e pavidamente vi.
Vi e nào compreendi; s6 compreendi
Que nào ha forma de pensar ou crer,
De imaginar, sonhar ou de sentir,
Nem rasgo de (. .. ) ou de loucura
Que ouse por a alroa humana frente a frente
Com isso que urna vez visto e sentido
Me mudou, qual se ao universo o sol
Falhasse subito, sem duraçào
No acabar, e num momento tudo
Fosse luz, fosse treva numa como
Que mudança por mais que imediata
Estranha ao tempo. Compreendi
/Mas o que? Quando vi e compreendi
Compreendendo, s6 na incompreensào
Eu encontro o terror disso que foi
Essa revelaçào/.

Tudo que torna forroa ou ilusiio


De forma nas palavras nào consegue
Dar-me sequer, cerrado em mim o olhar
Do pensamento, a ilusào de ser
Urna expressiio disso que nào se exprirne,
Nem por dizer que niio se exprime. Vida,
Ideia, Essencia, Transcendencia, Ser,
T udo quanto de vago e prenhe de tu do
Possa o correr ao sonho de pensar,
Inda que funda.mente concebido
Nem pelo horror desse impossfvel deixa
Transver sombra ou lembrança do que é.
Com que realidade o mundo é sonho.
Com que ironia mais que tudo a.marga
Me nào confrange fria e negramente
Esta infinita pretensao a ser!
AITO QUARTO 149

Cosi perfino il dubbio, l'orrore


del mistero del mondo, di me
furono passati di anima, oltre
andai e vidi con chiarezza e pavidità
quel qualcosa che non ha nome
e attraverso il quale forse l'essere mi parlò.
Vidi e non capii; capii soltanto
che non c'è forma di pensare o credere,
di immaginare, di sognare o di sentire,
né slancio di (... )o di pazzia
che osi mettere l'anima umana di &onte
a ciò che una volta visto e sentito
mi ha cambiato, come se all'universo il sole
mancasse all'improvviso, senza durata
nel finire, e in un momento tutto
fosse luce, fosse tenebra in una specie
di mutamento piu che immediato
ed estraneo al tempo. Capii,
ma cosa? Quando vidi e capii
nel capire, solo nell'incomprensione
ritrovo il terrore di ciò che fu
quella rivelazione.

Tutto ciò che prende forma o illusione


di forma nelle parole, non riesce neppure
a darmi, se in me è chiuso lo sguardo
del pensiero, l'illusione di essere
un'espressione di ciò che non si esprime
- nemmeno per dire che non si esprime. Vita,
Idea, Essenza, Trascendenza, Essere,
quanto di vago e pregno di tutto
possa affiorare al sogno del pensiero,
pur se profondamente concepito,
attraverso l'orrore di quell'impossibile non lascia
trasparire ombra o ricordo di ciò che è.
Con quale realtà il mondo è sogno!
Con quale amarissima ironia
mi confrange di freddo e di negrume
questa infinita pretesa d'essere!
FAUST I 50

E vi e compreendi, o alma, e como


Que de compreender morri em mim.
Niio ha memoria que criada fosse
Para servir a ver o que entào vi,
Mais fundamente do que em pura alma
Ou consciencia pura. E inda que mais
Eu torne a compreender e a ver rasgado
O véu do Inominavd Templo, eu
T ornarei sempre a niio saber que vi.
A propria consciencia abstracta e pura
Niio tem poder para ser consciencia
Para essa mais do que revelaçiio ...
Oh horror! Oh horror! Sinto outra vez
Essa frieza precursora n'alma
Da suprema intuiçiio. Ah niio poder
Fora do ser ou do sentir esconder-me!
Ah, niio poder gritar, pedir, deixar-me!
Ah, qualquer coisa mais do que urna luz
Vou sentindo que vai breve raiar
De dentro em dentro no (. .. ) ser ...
Aproximar (... )da minha alma.
Morte! Treva! (... ) a mim! a mirn!

(com um grifo pavoroso F. atira-se de encontro à parede,


dando com a cabeça uma, duas, tres vezes até cair no chio
inanimado).
FAUSTO
Febre! Febre! Estou ttémulo de febre
E de delirio, e ainda assim é grato
Tudo isto a niio sei que se passa
Sem proposito de passar e ... niio, niio, niio ...
Fiquei fingindo que fujo ... Fugirei ...
Onde estou? O que foi? que faço aqui?
Arde-me a alma toda, arde-me, arde
Como urna cousa que arde.
(/oge de casa)
Anciiio, niio podes tu
l Arranjar-me/ um remédio para a vida?
AITO QUARTO

E vidi e capii, o anima,


e nd comprendere sono morto in me.
Non c'è memoria che creata sia
per far capire ciò che io vidi allora,
piu profondamente che in pura anima
o in pura coscienza. E anche se
io comprendessi ancora e lacerassi
il velo del T empio Innominabile,
di nuovo non saprei di avere visto ...
La stessa coscienza astratta e pura
non ha potere di essere coscienza
per una rivelazione cosi grande ...
Orrore! Orrore! Sento di nuovo
quel freddo precursore nell'anima
della suprema intuizione. Ah, non potere
nascondermi fuori dall'essere o dal sentire!
Ah, non poter gridare, chiedere, !asciarmi!
Ah, sto sentendo che presto splenderà
qualcosa piu forte di una luce
sempre piu dentro nel (... ) essere ...
Vicino (... ) alla mia anima.
Morte! Tenebra! (... ) a me! a me!

(con un grido terribile F. si lancia contro la parete, batten-


dovi la testa una, due, tre volte fino a cadere per te"a privo
di semz).

FAUST
Febbre! Febbre! Sto tremando di febbre
e di delirio, e ancora cosi è grato
tutto questo a ciò che non so che accade
senza il proposito di accadere e... no, no, no .. .
Sono rimasto fingendo di fuggire ... Fuggirò .. .
Dove sono? Cosa è stato? Che faccio qui?
L'anima mi brucia, mi brucia, brucia
come una cosa che brucia.
(esce di casa fuggendo)
- Vecchio, non potresti
trovarmi una medicina per la vita?
FAUST

Quero vive-la sem saber que a vivo,


Como tu vives ... Corta-me o sorriso
Ou te apunhalo! De que te ris? Nio rias!
Da-me ja, da-me, da-me filtros ou (... )
Com que eu me esqueça.
(estende a mao)
Da ca, nao importa
Falar. Tudo é inutil.
(a"anca-lhe o 1/rasco/ da mao)
Atordoar-me-a isto a alma toda
Toda até dentro, muito dentro, velho?
VELHO
Niio te compreendo, mas se é esqueceres
Que queres, bebe.
FAUSTO Quero, quero, vamos,
Esqueçamo-nos. Tens alga de mais forte
Para mais do que esquecer; depressa, diz.
VELHO
Mal te compreendo, mas niio tenho.
FAUSTO Este
Quer (... ) fins.
(bebe sofregamente)
E dormirei, 6 vellio,
Acabara em mim parte de mim
E viverei morto para viver
E... e ...
(caino chao)
VELHO Estranha e horrivel criatura!
O que de temor me faz. Todas espécies
De homens conheço, por ciencia
Sei ler os vicios intimos e os crimes
Nos olliares. Mas este ... Niio é vicio
Nem crime, nem tristeza, nem parece
Propriamente pavor, o que obscurece
Como urna escuridiio de dentro d'alma,
T oda a vida e expressiio de sua face.
41TO QUARTO 153

Voglio viverla senza sapere di viverla,


come tu vivi ... Fai sparire quel sorriso
o proverai il mio pugnale! Di cosa ridi? Non ridere!
Presto, dammi subito un filtro (. .. )
che mi faccia dimenticare.
(allunga la mano)
Avanti. Non impona
parlare. Tutto è inutile.
(gli strappa il flacone di mano)
Questo servirà a stordire la mia anima
fino in fondo, proprio fino in fondo, vecchio?
VECCHIO
Non ti capisco, ma se ciò che vuoi
è dimenticare, bevi.
FAUST Si, è quello che voglio. Avanti,
dimentichiamo. Hai qualcosa di piu fone,
voglio piu che dimenticare. Presto, rispondi.
VECCHIO
A stento ti capisco, ma non ce l'ho.
FAUST Questo
vuole (... ) fini.
(beve avidamente)
E cosi dormirò, vecchio.
Una parte di me finirà in me
e vivrò da mono per vivere
e ... e ...
(cade per te"a)
VECCHIO Strana e orribile creatura!
Come mi fa paura: conosco
ogni specie di uomini, per mestiere
so leggere i vizi intimi e le nefandezze
negli sguardi. Ma questo ... Non è vizio,
o crimine, o tristezza, o terrore,
propriamente terrore ciò che oscura
come un'oscurità da dentro l'anima
tutta la vita e l'espressione del suo volto.
FAUST

E essas palavras de que usa «esquecer


Avida», «mais do que esquecer» «em mim
Acabara entio parte de mim »
Que significam? Niio sei, mas sinto
Que condizem ~creta e intimamente
Com esse intimo ser que eu nio conheço.
Qualquer que seja essa desgraça, estranho,
Dorme e ou esqueça ou aconteça em ti
Isso que semelhante ao esquecer
Desordenadamente me disseste
No teu intimo (... ) desejar.
Dorme, e que o filtro opere no silencio
Da tua alma, obra interior de paz
E que ao descerrares para mim os olhos
Eu lhes veja a expressiio ja transmutada
Para compreensivel e humana
Expressiio de um humano sentimento.
(vai para o levantar mas retrai-se)
Niio; dorme onde caiste e que o filtro
Sem sonho ou (. .. ) de alteraçiio
Te adonneça a existencia intimamente
E ao escuro desejo que tu tens.
(exit).
FAUSTO
Eu sou outro que os homens, 6 anciiio,
O teu filtro de paz e esquecimento
Niio me faz esquecer e s6 a sornbra
De urna possivel paz me entrou n'alma.
Para a paz que eu queria esta que tenho
É como archote para a luz do sol.
Intimamente nada se parece.
Paralisaste em miro a engrenagem
Do pensamento e sentimento antigas
Mas quebrados ficaram-me visiveis
E inesquecidos n'alma. Sou dernais
Em consciencia para os filtros &ageis
De que o teu tosco engenho te fez sabio.
Niio tornarei, eu sinto-o, a sentir
O que sentia antigamente. Foi-se
ATIO QUARTO

E quelle sue parole «dimenticare


la vita», «piu che dimenticare», «in me
finirà allora una parte di me»
cosa significano? Non lo so, ma sento
che corrispondono in modo segreto e intimo
a quell'intimo essere che non conosco.
Qualunque sia la tua sciagura, o estraneo,
dormi e dimentica oppure avvenga in te
quello che simile all'oblio
mi hai detto confusamente
di desiderare nel tuo intimo (. .. ).
Dormi e che il filtro elabori nel silenzio
della tua anima un'opera interiore di pace,
e che quando schiuderai gli occhi davanti a me
io veda la loro espressione già tramutata
in una comprensibile e umana
espressione di un sentimento umano.
(va ad alzarlo ma si contiene)
No; dormi dove sei caduto e che il filtro
senza sogno o (. .. ) di alterazione
addormenti la tua esistenza intimamente
e l'oscura brama che ti rode.
(exit).
FAUST
Io sono diverso dagli uomini, vecchio;
il tuo filtro di pace e di oblio
non mi fa dimenticare, e solo l'ombra
di una pace possibile mi è entrata nell'anima.
In confronto alla pace che vorrei, quella che ho
è come una torcia davanti al sole.
Nell'intimo per nulla gli assomiglia.
Hai frenato in me l'ingranaggio
del pensiero, e sentimenti antichi
e infranti sono rimasti visibili
e indimenticati nell'anima mia. Sono troppo
cosciente per i filtri &agili
di cui il tuo rozzo ingegno ti fa esperto.
So che non tornerò a sentire
ciò che sentivo una volta. Non so come
FAUST

Nao sei como, o interior do meu ser


Com suas intuiç6es, mas nao se foi
A memoria terrivel do horror
Da minha vida antiga, perto e longe
Ja do que eu sou, nero o que o uso fez
Ao sentimento e ao pensamento antigos;
Ainda os tenho comigo. Fica com eles
A memoria presente do terror. Sou o que era, velho.
Nas cinzas do meu ser ainda ha calor
Para que o fogo lembre.
VELHO Es&iarao.
FAUSTO
Nao o sinto possivel. Ha ainda
Memoria e consciencia de existir
Por demais em minha alma. O teu filtro
Nao foi feito para entes como eu.
Entes? Nao que como eu, so eu.
VELi-lo Vira
Dentro em breve o sossego.
FAUSTO Por que o dizes?
VELHO
A outros veio!
FAUSTO A outros, mas que outros
Se assemelham a mim, o velho estulto?
Alma vazia eheia de licores!
Mas de que serve injuriar-te? Tu
Niio senis por injfuias acordado
Para a compreensao.
(soergue-se)
Estranho sentimento. Como que a alma
Corporeamente me é pesada! A vi da
Como que esta atordoada e lenta ...
Mas tenho, o velho, consciencia disso!
T eu filtro, miseravel, é h umano!
É para entes humanos que foi feito.
loda me lembro bem que eu niio o sou.
(pausa).
ATTO QUARTO 157

è svanito l'interno del mio essere


con le sue intuizioni, ma resta
la memoria terribile dell'orrore
della mia antica vita, vicina e lontana
ormai a ciò che sono, e resta ciò che l'uso
ha fatto del sentimento e del pensiero antico:
sono ancora con me. Resta insieme ad essi
la memoria presente del terrore. Sono ciò che ero,
vecchio.
Nelle ceneri del mio essere c'è ancora calore
a rammentare il fuoco.
VECCHIO Si raffredderanno.
FAUST
Non credo: c'è ancora
memoria e coscienza di esistere
in abbondanza nella mia anima. n tuo filtro
non è stato fatto per esseri come me.
Esseri? Non come me, io sono unico.
VECCHIO · Presto
arriverà la quiete.
FAUST Perché lo dici?
VECCHIO
Per altri è arrivata!
FAUST Per altri?! Ma quali altri
assomigliano a me, vecchio stolto?
Anima vuota piena di elisir!
Ma a che serve offenderti? Non
saranno le ingiurie a svegliarti
alla comprensione.
(/a il gesto di alzarst)
Strano sentimento. È come se l'anima
mi pesasse corporeamente! La vita
mi sembra stordita e lenta ...
Ma ne ho coscienza, vecchio!
Miserabile, il tuo filtro è umano!
È stato fatto per esseri umani
e io so bene di non esserlo.
(pausa).
FAUST

Olha pr' a mim! Que tenho no olhar


Como pareço ser?
VELHO Doente, triste
E como que quero sente vago pavor ...
FAUSTO
Maldita a ideia que te faz /tocar l
No que eu nio posso mais sentir, mas posso
Apavorar-me de ja ter sentido
E lembrar-me. Nao fales mais. Eu vou ...
(pondo-se de pe}
Eu vou nao sei onde ... Como me treme
Com que debilidade e sentimento
De estar mudado o corpo todo. Velho,
Adeus, quisera ter achado em ti
o que em ti nao podia ter achado.
Os teus remédios nada valem. Eu
Deveria ao pedir te-lo sabido;
Mas ... Nao tens outro, diz-me ... Tu que filtros
Possuis, nao tens venenos mais subtis
Para a existencia?
VELHO Tu bebeste aquele
Que eu de mais forte tinha, e que eu quisera
Nao te dar. Arrancaste-ma da mao.
T alvez nao vejas quanto estas melhor ...
FAUSTO
Velho, eu nao erro com o pensamento.
Sei como estou. Nao estou como quisera
Que me fizeras estar.
VELHO Ha um filtro
Diferente daquele que tornaste;
Diverso na intençao com que obra n'alma,
Mas parecido no fazer esquecer.
FAUSTO
Como diverso na intençao?
VELHO Em vez
De apagar, (... ), adormecer,
Faz, com terrivel excitar da vida,
Nascer n'alma um conflito de desejos
Um desejo de tudo possuir,
De tudo ser, de tudo ver, amar,
ATI'O QUARTO

Guardami! Cosa c'è nel mio sguardo,


come ti sembro?
VECCHIO Malato, triste,
come qualcuno vagamente impaurito ...
FAUST
Maledetta l'idea che ti fa toccare
ciò che non posso piu sentire, ma che posso
temere di avere già sentito
e di ricordare. Non parlare piu. Vado ...
(al:t.andost)
Vado non so dove ... Come trema
il mio corpo, per debolezza
e cambiamento. Addio, Vecchio,
vorrei aver trovato in te
ciò che in te non potevo trovare.
A niente valgono i tuoi farmaci.
Dovevo saperlo quando te li ho chiesti.
Ma ... Non hai nient'altro, dimmi ... Tu che possiedi
filtri, non hai veleni piu sottili
per l'esistenza?
VECCHIO Tu hai bevuto
il piu forte che avevo, e che avrei voluto
non darti. Me l'hai strappato di mano ...
Forse non ti accorgi di come stai meglio ...
FAUST
Vecchio, non sbaglia il mio pensiero.
So come sto. Non sto come vorrei
che tu mi avessi fatto stare.
VECCHIO C'è un filtro
diverso da quello che hai bevuto;
diverso nell'azione con cui attua nell'anima,
ma simile nel far dimenticare.
FAUST
Come sarebbe diverso nell'azione?
VECCHIO Invece
di spegnere( ... ), di addormentare
fa, con una terribile eccitazione della vita,
nascere nell'anima un conflitto di desideri,
un desiderio di possedere tutto,
di essere tutto, di vedere tutto, di amare,
FAUST 16o

Gozar, odiar, querer e nào querer,


Reunir vicios e vinudes - tudo
Como que na ansia férvida dum trago
Da taça de existir.
FAUSTO E tu ...
VELHO Nào fui eu
Quero concebeu ou fabrica o filtro
Nem ha mais( ... ) do que para um homem.
FAUSTO
Tu vendes-mo ... Ah, nào, que eu nada tenho
Nem sei se tive ou poderia ter.
Tu das-mo, velho. Nào te servira
De nada. Talvez esse filtro de
O esquecirnento (. .. ) à minha alma.
Inda que a decepçào me cause um vago
Desejo inquieto e como que /inquerente/
Entre um querer e um nào querer, sendo ambos
E nenhum. Torna a ele. Quero o fez?
Porque o fez? Onde o tens? Repete mesmo
O que de seus efeitos me disseste.
E esses efeitos te-los-a?; repete,
Quero que ainda me decida mais
A pedir-to e a usa-lo. Por enquanto
Sou para ele a propria indecisào.
VELHO
( ... )
FAUSTO
Que me decida ou nào /a beber dele/
Esse filtro a ti de nada serve.
Da-mo pois.
VELHO Nao to dou.
FAUSTO 0 filtro, velho.
Nao me(. .. ); o ft.ltro.
VELHO Nào to dou.
FAUSTO
O filtro.
VELHO Nao to posso dat.
FAUSTO 0 filtro.
ATIO QUARTO 161

di godere, di odiare, di voler e non volere,


di riunire i vizi e le virtU - tutto
come nell'ansia febbrile di un sorso
al calice dell'esistenza.
FAUST E tu ...
VECCHIO Non sono stato io
a concepire né a fabbricare il filtro,
e ce n'è soltanto per un solo uomo.
FAUST
Tu me lo devi vendere ... Ah, no, poiché nulla
posseggo
né so se ho posseduto o potrei possedere.
Me lo darai, Vecchio. A te non serve.
Forse questo filtro concederà
l'oblio (... ) alla mia anima.
Anche se la delusione mi causa
un desiderio inquieto e incerto,
sospeso fra il volere e il non volere, fra entrambi
e niente. Ma questo filtro, chi lo ha fatto?
Perché lo ha fatto? Dove lo tieni? Ripeti
ciò che mi hai detto dei suoi effetti.
Ma avrà questi effetti? ripeti,
voglio essere ancora piu sicuro
di chiedertelo e di usarlo. Per ora
provo nei suoi confronti indecisione.
VECCHIO
( ... )
FAUST
Che mi decida a berlo oppure no,
questo filtro a te non serve a nulla.
Dammelo dunque.
VECCHIO Non lo avrai.
FAUST n filtro, vecchio.
Non (... ); il filtro!
VECCHIO Non lo avrai.
FAUST
JJ fil.tro!
VECCHIO Non posso dartelo.
FAUST n filtro!
FAUST 162

VELHO
Para que avanças? Eu que mal te fiz?
FAUSTO
O filtro; da-me o filtro.
VELHO Mas nao posso.
FAUSTO
Velho, repara em mim. Ha na minha alma
Urna ira calma e fria! Foge que eia
Na acçào te mostre o que é.
VELHO Nao posso dar-te,
Em verdade to digo, o filtro. Eu
Fiz-te o bem que pude; porque entào
Avançando assim calmo para mim
No horror de qualquer (... ) intençao
Te vejo o mesmo sempre? Poupa-me isso
T errivel que ha em ti e que nào trais
Em movimento ou vaga intirnidade
Do olhar ... Piedade, piedade ...
Piedade, senhor! Eu dou-te o filtro
Eu dou-te o filtro. Piedade eu dou.

(Fausto levanta do punhal e fells him)

FAUSTO (ap6s matar)


Nem sinto horror, nem medo, ou dor, ou ansia
Nem qualquer forma de estranheza sinto
Pelo que fiz, por mais que tente querer
Sentir, e pelo proprio pensamento
De o dever sentir à força ter
Urna dor, um remorso, um sentimento.
Nada ... Vejo, sinto, e vejo apenas
Como qualquer causa natura!
Visse, sem que devesse invocar
Sentimento(. .. ) algum. Por mais
Que queira pensar-me a conceber
Quanto é estranho, e horroroso,
o que fiz, nao me posso humanizar
Ao ponto de( ... ),
Por mais que a mera vista me convença
ATIO QUARTO

VECCHIO
Perché mi muovi contro? Che male ti ho fatto?
FAUST
n filtro; voglio il filtro.
VECCHU> Non posso!
FAUST
Vecchio, guardami. C'è nell'anima mia
un'ira calma e fredda! Evita che essa
si palesi a te nd suo vero volto.
VECCHIO Non posso,
in verità, darti qud filtro.
lo ti ho fatto il bene che ho potuto; e infatti
mentre muovi calmo verso di me
nell'orrore di una(. .. ) intenzione
ti vedi immutato. Risparmiami
quanto di terribile c'è in te e che non tradisci
in movimento o vaga intimità
dello sguardo ... Pietà, pietà ...
Pietà, signore! Ti darò il filtro!
Te lo darò! Pietà, te lo darò!

(Faust alza il pugnale e /ells him).


FAUST (dopo aver ucciso)
Non provo orrore, né paura, né dolore o ansia,
non provo nessuna meraviglia
per qud che ho fatto, per quanto tenti
di voler sentire, e la convinzione
di dover per forza provare
un dolore, un rimorso, un sentimento.
Nulla ... Vedo, sento, e vedo soltanto
come se vedessi una cosa naturale,
senza dover invocare
nessun sentimento. Per quanto
mi costringa a pensare
quanto è strano e turpe,
ciò che ho fatto, non mi posso umanizzare
al punto di( ... )
Anche se quel che vedo mi convince
FAUST

De que matei, por mais que tente


Fitar com a alma o corpo e o derramado
Sangue que vejo, nega-se-me o ser
A mais do que a olhar e s6 olhar.
É urna alma morta ante um corpo morto.
Compreendo bem o que sentir eu devo
Mas nào consigo mesmo a imaginar-me
Sentindo-o. Estranho! Nem sequer evoco
Por sentimentos de quanto é de horror
A morte, um ente morto, e o mistério
Nisto tudo. Sim, sinto-lhe o mistério
Mas este sentimento de mistério
Nao se me liga a um sentimento
Que liga esse corpo a mim que fiz
O que de mistério esta ali.
Tremo ao sentir quanto é mistério a morte;
Mas na alma desligado esta
Com completa separaçao e nitida
De sentimento algum que me deixasse
O ser na ansia de inquirir.
(pausa).
Visto porém, que nada sinto, nada,
Acabe este mesmo reflectir
Mais que infrutifero de sentimento,
Porque mais frio cada vez me sinto
Ao perceber que nada sei sentir
Nem estranheza sinto
Nem estranheza de nao ter estranheza
Nem estranheza mesmo
De nao sentir por mais que eu queira
Fazer crer que devia sentir estranheza.
Procuremos o filtro.

*
Eu quisera poder abrir a mao
E deixar-te cair. Atrais-me estranho
E vago horror, tu liquido que podes
Adonnecer-me na loucura e( ... )
ATI'O QUARTO

di aver ucciso, per quanto cerchi di guardare


con gli occhi dell'anima questo corpo e il sangue
versato che vedo, il mio essere rifiuta
di fare altro che guardare e solo guardare.
Un'anima morta davanti a un corpo morto.
Capisco bene ciò che dovrei provare
ma non riesco neppure a immaginarmi
a sentirlo. Strano! Neppure ho il sentimento
di quale orrore rappresentino
la morte e un essere morto, e il mistero
di tutto questo. Si, vi riconosco il mistero,
ma questo senso di mistero
non mi collega a un sentimento
che colleghi quel corpo a me che ho compiuto
quel mistero che li giace.
Tremo a sentire il mistero della morte;
ma nella mia anima esso è lontano,
con un distacco completo e nitido,
da ogni sentimento che possa comunicare
al mio essere l'ansia di indagare.
(pausa).
Visto però che non provo nulla,
basta con questo elucubrare
piu che infruttifero di sentimento,
visto che mi sento sempre piu freddo
nel comprendere che non so provare nulla.
Né provo estraneità,
né estraneità perché non ho estraneità,
e neppure estraneità
di non provarla, per quanto desideri
di far credere di dover provare estraneità.
Cerchiamo il filtro.

*
Vorrei poter aprire la mia mano
e !asciarti cadere. Tu mi attrai, strano
e vago orrore, liquido che puoi
danni il sonno della follia e (... )
FAUST r6h

*
No escuro mesmo destes pensamentos
Acordo às vezes e entao eu sinto
Quiio longe do real e do humano
Da superficie lucida da vida
Me acho sepulto confrangidamente
Com urna consciencia e nitidez
Aguda e transcendente. Dolorido
Mais que alma até ao intimo do ser.

*
Ah, o horror de morrer!
E encontrar o mistério &ente a &ente
Sem poder evita-lo, sem poder...

UMA VOZ NA ESCURIDAO


Melodia vaga,
Para ti se eleva
E chorando leva
O teu coraçiio
Ja de dor exausto
E sonhando o afaga.
Os teus olhos, Fausto,
Niio mais chorariio.

*
Beber a vida num trago, e nesse trago
Todas as sensaçòes que avida da
Em todas as suas formas, boas, mas,
Trabalhos e prazeres, e oficios,
Todos lugares, viagens, exploraçòes
Crimes, lascivias, decadencias todas.

D' antes eu queria


Embeber-me nas arvores, nas flores,
Sonhar nas rochas, mares, solidoes.
AITO QUARTO

*
Anche nel buio di questi pensieri
mi sveglio a volte e allora sento
quanto lontano dal reale e dall'umano,
dalla lustra superficie della vita
io sia sepolto dolorosamente
con una coscienza e con una nitidezza
acuta e trascendente. Con un dolore
che attraversa l'anima fino all'intimo essere.

*
Ah, l'orrore di morire!
E trovare il mistero faccia a faccia
senza poter evitarlo, senza potere ...

UNA VOCE NELL'OSCURITÀ


Vaga melodia,
verso di te si innalza
e piangendo conduce
il tuo cuore
già esausto di dolore
e sognando lo consola.
I tuoi occhi, Faust,
non piangeranno piu.

*
Bere la vita d'un sorso e in questo sorso
tutte le sensazioni che la vita offre
in tutte le sue forme buone e cattive,
fatiche e piaceri, e mestieri,
tutti i luoghi, viaggi, esplorazioni,
crimini, lascivie, tutte le decadenze.

Prima desideravo
confondermi con gli alberi, coi fiori,
sognare nelle rocce mari e solitudini,
FAUST IM

Hoje nào, fujo dessa ideia louca:


Tudo o que me aproxima do mistério
Confrange-me de horror. Quero hoje apenas
Sensaçèies, muitas, muitas sensaçoes,
De tudo, de todos neste mundo - humanas
Nào outras de delirios panteistas
Mas siro perpétuos choques de prazer,
Mudando sempre
Guardando forte a personalidade
Para sintetiza-las num sentir.
Quero
Afogar em bulicio, em Luz, em vozes,
- Tumultuarias coisas usuais-
O sentimento da desolaçào
Que me enche e me avassala.
Folgaria
De encher num dia, numa bora, num trago
A med.ida dos vicios ainda mesmo
Que fosse condenado eternamente -
Loucura - ao tal inferno.
A um inferno real.

*
Cantemos que a vida
De nada nos serve
Que em n6s a garrida
Cançào desmedida
Do vinho referve!

Cantemos, cantemos,
É medrosa a dor
E pegando em remos,
Buscando-as iremos
As praias do amor!

Cantemos as belas
Que sabem amar,
Vamos que as estrelas,
ATIO QU~RTO

oggi non piu, rifuggo da questa folle idea:


tutto ciò che mi avvicina al mistero
mi strugge di orrore. Oggi desidero soltanto
sensazioni, molte, molte sensazioni,
di tutto, relative al mondo - umane,
e non altre di deliri panteisti
ma perpetue folate di piacere,
sempre cangianti,
mantenendo salda la mia personalità
per sintetizzarle in un sentire solo.
Voglio
annegare in chiasso, in Luce, in voci,
- tumultuose cose quotidiane -
il sentimento di desolazione
che mi riempie e mi soggioga.
Esulterei
di colmare in un giorno, in un'ora, in un sorso
la misura dei vizi anche a costo
di essere in eterno condannato
-follia!- a quell'inferno.
A un inferno reale.

*
Cantiamo, ché la vita
a nulla ci serve,
ché in noi la leggiadra
canzone sfrenata
del vino ribolle!

Cantiamo, cantiamo,
il dolore è vigliacco,
e prendendo i remi,
cercandole raggiungeremo
le spiagge dell'amore!

Cantiamo l(' beUe donne


che sappiano amate,
andiamo, ché le stelle
FAUST 170

Sem pudor ou cautelas


Nos vero escutar!

*
FAUSTO (na taberna)
Ja nao tenho alma. Dei-a à luz e ao ruido
so sinto um vacuo imenso onde (a) alma tive ...
Sou qualquer cousa de exterior apenas,
Consciente apenas de ja nada ser ...
Pertenço à estilldia e à crapula da noite,
Sou ser delas, encontro-me disperso
Por cada grito bebado, por cada
Tom de luz no ampio bojo das botelhas.
Participo da névoa luminosa
Da orgia e da mentira do prazer.
E urna febre e um vacuo que ha em mim
Confessa-me ja morto ... Palpo em tomo
De minha alma os &agmentos do meu ser
Com o habito imortal de prescrutar-me
E nao sei onde estou, ou quanto sou,
Em que terreno de ruido e( ... )
Enterrei o meu espirito febril.
Mas nao é inda o fim. loda é preciso
Que a morte me desmembre em outro, e eu fique
Ou o nada do nada ou o de tudo
E acabe enfim esta consciencia oca
Que de existir me resta.
Sinto um tropel esfuziante e quente
De prop6sitos-sombras, e de impulsos
Transbordado do calix da consciencia
Para cima da vi da ... Sinto e m mim
Gritos de impulsos, (... )
Sinto que qualquer coisa vai fazer-me
Conceber o horror da acçao e ousio
Em que dispersarei enfim o resto
Da minha alma ja oca. Cesse, cesse
Para sempre a minha alma de ser minha,
Abafe-lhe a consciencia de existir
ATTO QUARTO

senza pudori o prudenze


ci vengono a sentire!

*
FAUST (nella taverna)
Non ho piu l'anima. L'ho data alla luce e al rumore.
Al suo posto sento solo un grande vuoto ...
Sono solo qualcosa di esterno,
consapevole di non esser p ili niente ...
Appartengo alla baldoria e alla crapula notturna,
so farmi cosa loro, mi trovo disperso
in ogni grido d'ubriaco, in ogni
tono di luce nell'ampio ventre delle bottiglie.
Partecipo della nebbia luminosa,
dell'orgia della menzogna del piacere.
E la febbre e il vuoto che sono in me
mi dichiarano già morto ... Cerco intorno
alla mia anima i frammenti del mio essere
per l'abitudine immortale di scrutarmi,
e non so dove sono, né cosa sono,
e in quale terreno di rumore e( ... )
ho sotterrato il mio spirito febbrile.
Ma non è ancora la fine. È necessario ancora
che la morte mi smembri in un altro, e io resti
o il nulla del nulla, o il nulla di tutto
e cessi finalmente questa coscienza vuota
di esistere che mi resta.
Sento uno scalpiccio sibilante e impetuoso
di propositi-ombre, e di impulsi
che traboccano dal calice della coscienza
sopra la vita ... Sento in me
grida di impulsi, (. .. )
sento che qualcosa mi farà
concepire l'orrore dell'azione e la temerarietà
in cui disperderò infine quel che resta
della mia anima già vuota. Che la mia
anima cessi per sempre di esser mia,
e la mia voce soffochi la sua coscienza
FAUST

A minha voz. Acorde a minha voz


Ao gritar os prop6sitos de sangue
E horror cujo (... ) nào concebo
E é forçoso que deixe fugir ...
(alto)
Eia!
Camaradas! A orgia inda vai lenta!
Vamos a mais! Vamos a pòr no berço
As orgias romanas e a fazer
Os nossos feitos desta noite rir
De Nero e de Tibério! Va que avida
É pouca para (. .. )Eia, vamos!
Quem vive além na cidadela? O rei?
Bom. E a rainha? Melhor é. Quem mais?
As damas, os donzeis e os nobres todos
Da corte? Vamos à obra ...

*
Ah, o horror metafisico da Acçào!
Os meus gestos separaru-se de mim
E eu vejo-os no ar, como as velas dum moinho,
Totalmente niio meus, e sinto dentro
Deles a minha vi da circular!
Sou sempre o mesmo, sempre o mesmo, sempre!
Sempre o que tudo vè e tudo sente
No seu sentido misterioso e enorme ...
Nas minhas veias o mistério é o sangue ...
Sempre ... Nada me cura nem me apraz!
Ah qualquer coisa
Que anulasse meu sere mo deixasse! ...

*
Pouco a pouco
O mundo volta a ser do pensamento
Regressa a ser sentido.
E por onde subira,
Por esses degraus de mistério
ATI'O QUARTO 173

di esistere. Che la mia voce si svegli


nel gridare i propositi di sangue
e orrore il cui (. .. ) non concepisco
e che devo per forza lasciar fuggire ...
(ad alta voce)
Orsu!
Compagni! L'orgia è appena all'inizio!
Forza, ancora! Che sembrino ridicole
le orgie romane, facciamo in modo
che le nostre prodezze di questa notte se la ridano
di Nerone e di Tiberio! Su, che la vita
non basta per(. .. ) Su, forza!
Chi abita laggiu nella cittadella? TI re?
Bene. E la regina? Ancora meglio. Chi ancora?
Le dame, i cavalieri e tutti i nobili
della corte? Mettiamoci al lavoro ...

*
Ah, l'orrore metafisica dell'Azione!
I miei gesti si separano da me
e io li vedo nell'aria, come le vele di un mulino,
totalmente non miei, e sento
dentro di essi la mia vita che circola!
Sono sempre lo stesso, sempre lo stesso, sempre!
Sempre colui che tutto vede e tutto sente
nel suo senso misterioso e enorme;
nelle mie vene il mistero è il sangue ...
Sempre ... Nulla mi guarisce né mi piace!
Ah, una cosa qualunque
che annullasse il mio essere e me lo lasciasse!. ..

*
A poco a poco
il mondo appartiene di nuovo al pensiero,
di nuovo esso rientra nella coscienza
di nuovo lo si sente.
E per dove era salito,
per quei gradini del mistero,
FAUST 174
Desceu o mundo, de mistério a etéreo
De etéreo a alma so perante a lira.
Pouco a pouco.
Lento e suave,
Comoovoo
De urna ave
Que se cansa
Regressa o mundo ao mundo
Orfeu, que se afasta, avança
Pouco a pouco, pelo( ... ) profundo.
AlTO QUARTO 175

è sceso il mondo, da mistero a etereo


da etereo all'anima sola davanti alla lira.
A poco a poco,
lento e soave,
come il volo
di un uccello
che si stanca
ritorna il mondo al mondo
Orfeo che si allontana, avanza
piano piano, per il(. .. ) profondo.
Quarto intermezzo
O DESTINO
As minhas miios invisiveis
Pesam sobre o mundo
E as coisas, insensiveis
Ao seu condestinar profundo,
Dormem no sonho de verdade
Chamado a sua liberdade.

/Todos siio malhas de urna rede


Que no seu desfazer
Julgam que vivem e tem sede
De em si crer/.

*
Quero fugir ao mistério
Para onde fugirei?
Ele é a vida e a morte
6 Dor, onde me irei?
*
21-6-1909
Com o coraçiio estranho
Escutei essa cançiio
Esse mundo donde venho
E este nosso onde me tenho
Qual é a ilusiio?

*
Lagrimas, chorar-vos-ei
E a vida em v6s, pouco a pouco,
Il DESTINO
Le mie mani invisibili
pesano sul mondo
e le cose, insensibili
alloro comune fato profondo,
dormono nel sogno della verità
detto la loro libertà.

Tutti sono maglie di una rete


che mentre si disfa
credono di vivere e hanno sete
di credere in se stessi.

*
Voglio fuggire al mistero;
verso dove fuggirò?
esso è la vita e la morte.
Oh Dolore, dove me ne andrò?

*
21 giugno 1909

Con il cuore sgomento


ho ascoltato questa canzone:
il mondo da cui provengo
e questo mondo ove mi trovo -
quale dei due è illusione?

*
Lacrime, vi piangerò
e piangerò in voi la vita, piano piano;
FAUST

E chorando ficarei
Num silencio d'alma louco.

*
UMA VOZ
Quando a noite /suave/ desce
- Sombra de maos em perdao -
6 mao da Tristeza tece,
O Manto da Solidao.
Tece-o qual urna mentira,
Que o meu triste coraçao
Quer vesti-lo p'ra cobrir
o nu da desilusao.
OUTRA VOZ
l Enche a taça da minha alma
Da bebida do sofrer
Que transborde fria e calma
Sobre a mio do esquecer;
Do que da o amargor
As lagrimas ... Quero ver
Se encontro ai mais amor
Para a bebe-lo morrer /.
TERCEIRA VOZ
Cava-me a cova profunda,
Quero em sossego dormir;
Nao na terra- é pouco funda;
Vai a minha cova abrir
Do sonho na solidao
E p0e ao meu (... )
Por laje o meu coraçào
Que inda nào soube sorrir.
UMA VOZ TRISTE
Um canto e outros, mas tu do triste,
Soluços gu'rendo-se a si esquecer;
A lira velha disso que ex.iste
Tem sons que fazem estremecer.
QUARTO INTERMEZZO 181

e piangendo resterò
in un silenzio di anima insano.

*
UNA VOCE
Quando la notte soave scende
- ombra di mani in perdono -
oh madre della Tristezza, tessi
il Manto della Solitudine.
T essilo come una menzogna
che il mio dolente cuore
vuole indossare per capire
la nudità della delusione.
UN'AL TRA VOCE
Riempi il calice della mia anima
con la bevanda della sofferenza,
che trabocchi fredda e calma
sulla mano dell'oblio;
su quel che dà amarezza
alle lacrime ... Voglio sapere
se trovo in ciò piu amore
e, nel berlo, morirò.
TERZA VOCE
Scavami la fossa profonda,
voglio dormire in pace;
non nella terra- è poco profonda;
aprimi la mia tomba
nella solitudine del sogno
e metti al mio (... )
come lapide il mio cuore
che non ha mai sorriso.
UNA VOCE TRISTE
Un canto e molti canti, ma tutto triste,
dei singhiozzi che vogliono scordare se stessi;
la lira vecchia di Quello che esiste
ha accordi che fanno agghiacciare.
FAUST IH.l

Um canto e outros, mas tudo vago


Como a fntima alma do soluçar
Que monstro mira (... ) lago
Que faz as aguas leve vibrar?

Um canto e outros, mas tudo inutil


As maos descola vai a lira ao chao;
O canto é meio febril e fliril
De fingir vida na solidao.
QUARTO INTERMEZZO

Un canto e molti canti, ma tutto vago


come l'anima intima del singhiozzare.
Quale mostro fissa (... ) il lago
che fa vibrare piano le acque?

Un canto e molti canti, ma tutto inutile;


si stancano le mani, la lira cade a terra;
quasi febbrile e futile è il canto
che simula la vita nella solitudine.
Atto quinto
O Fausto Negro
(Prologo no Inferno)

TECEDEIRAS A TECER
Teçamos, teçamos
O pano da vida.
T eçamos, teçamos
Com louca lida.

De negro, de negro
Com pontos dourados,
De negro, de negro
Com breves bordados.

T eçamos a rede
Da vida em tear
Que a morte tem sede
Da rede rasgar.
T eçamos, teçamos
Pr'a cedo acabar.

UMA VOZ
T oda de negro, toda escura
Rede da vida tece aqui
( ... )

*
UMA VOZ
Eu sou o Spirito de Alegria,
Minha mortalha minha miio fia,
Fia-a contente de ter que fiar.
Por isso a fia sem a acabar,
Fia de noite, fia de dia,
Il Faust Negro
(Prologo all'Inferno)
TESSITRICI CHE LAVORANO
Tessiamo, tessiamo
il panno della vita.
T essiamo, tessiamo,
con alacre lavoro.

Di nero, di nero
con punti dorati,
di nero, di nero
con brevi ricami.

T essiamo la rete
della vita in telaio
ché la morte ha sete
di strappare la rete.
Tessiamo, tessiamo,
che presto finiamo.

UNA VOCE
Tutta di nero, tutta di scuro,
rete della vita tessi qui
( ... )

*
UNA VOCE
lo sono lo Spirito di Allegria,
la mia mano tesse il mio sudario,
lo tesse contenta perché tessere deve.
Perciò lo tesse senza terminare,
tesse di notte, tesse di giorno,
FAUST 188

Fia, fia, fia, fia,


Fia de noite e de dia fia.

Bem sei que a obra é para tristeza,


Mas ha o faze-la que a faz beleza,
Bem sei que a morte é seu fio e a dor
Constante no fiar. Mas fia com amor.
E por isso cumpre-me a rninha alegria
Minha mao (... ) que fia e fia,
Fia de noite, fia de dia,
Fia, fia, fia, fia
Fia de dia e de noite fia.

A MORTE
Em mim acaba
Mudo, profundo
Como ruina que desaba
Tudo o que vive e sente o mundo.
A humanidade cujo rir
É um esquecimento fundo
Sabe, sem o analisar,
Que em mim naufraga o sentir
Nos rochedos do pensar.

*
Valendo mais ou menos entre si
varias formas de erro equidistantes
No seu valor reale a s6 verdade
Infinitamente inatingivel.
A verdade
lntuitivamente, de repente
Se compreenderia, sem a duvida,
Por todos; o universo nao contém
Esta verdade. Porque pois buscar
Sistemas vaos de vas filosofias
Religiòes, seitas, pensadorias [sic]
Se o erro é a condiçao da nossa vida,
A unica certeza da existencia?
ATTO QUINTO

tesse, tesse, tesse, tesse,


tesse di notte e di giorno tesse.

So bene che è un lavoro di tristezza,


ma il farlo lo trasforma in bellezza.
So bene che la morte è il suo filo, e il dolore
nel tessere è costante. Ma lo tesse con amore.
Perciò realizza la mia allegria
la mia mano( ... ) che tesse e tesse,
tesse di notte, tesse di giorno,
tesse, tesse, tesse, tesse,
tesse di giorno e di notte tesse.

LA MORTE
In me finisce
muto e profondo
come macerie crollanti
tutto ciò che il mondo sente e vive.
L'umanità il cui ridere
è un solenne oblio,
sa, senza saperlo,
che in me naufraga il sentire
sulle rocce del pensare.

*
... Poiché valgono ugualmente fra di loro
le varie forme equidistanti dall'errore,
nel loro valore reale, e la verità
è infinitamente irraggiungibile.
La verità
intuitivamente sarebbe capita
all'improvviso, senza piu dubbi,
da tutti; l'universo non contiene
questa verità. Perché dunque cercare
sistemi vani di filosofie,
religioni, sette e dottrine vane,
se l'errore è la condizione della nostra vita,
l'unica certezza dell'esistenza?
FAUST

Assim cheguei a isto: tudo é erro,


Da verdade ha apenas urna ideia
À qual nao corresponde realidade.
Crer é morrer; pensar é duvidar.
A crença é o sono e o sonho do intelecto
Cansado, exausto, que a sonhar obtém
Efeitos lucidos do engano facil
Que antepos a si mesmo mais sentidos,
Mais vistos que o usual do seu pensar.
A fé é isto: o pensamento
A querer enganar-se eternamente,
Fraco no engano, (... )no desengano,
Quer na ilusao quer na desilusao.

*
Mundo confranges-me por existir.
T enho-te horror porque te sinto ser
E compreendo que te sinto ser
Até às fezes da compreensao.
Bebi a taçu (... )do pensamento
Até ao fim; reconheci-a pois
Vazia e achei horror. Mas eu bebi-a.
Raciocinei até achar verdade,
Achei-a e nao a entendo. ]a se esvai
Neste desejo de compreensao
lnatendido inalteravelmente,
Neste lidar com seres e absolutos
O que em mim por sentir me liga à vida
E pelo pensamento me faz homem.
Ja nao penso como antes, nem que existo
Nem que existisse. E neste orgulho certo
Fechado mais ainda e alheado
Me vou do limitado e relativo
Mundo em que arrasto a cruz do meu pensar.
/Com dolorosas incompreensòes
E com compreensòes mais dolorosas/
AlTO QUINTO

E cosi a questo sono giunto: tutto è orrore,


della verità non c'è che un'idea
a cui non corrisponde realtà.
Credere è morire; pensare è dubitare.
La fede è il sonno e il sogno dell'intelletto
stanco, esausto, che nel sognare ottiene
lucidi effetti dell'inganno facile
che a se stesso antepose altri sensi,
visti di piu del suo solito pensare.
La fede è questo: il pensiero
che vuole ingannarsi eternamente,
debole nell'inganno (. .. ) nel disinganno,
nell'illusione come nella delusione.

*
Mondo, tu mi affliggi perché esisti.
Mi fai orrore perché ti sento essere,
e capisco che ti sento essere
sino al piu profondo della comprensione.
Ho bevuto il calice (. .. ) del pensiero
fino alla fine; poi l'ho visto
vuoto e ho provato orrore. Ma l'ho bevuto.
Ho congetturato fino a trovare verità;
l'ho trovata e non la comprendo. Ecco che già
svanisce
in questo desiderio di comprendere
immutabilmente inappagato,
in questo commercio con esseri e assoluti
ciò che attraverso il sentire mi lega alla vita
e attraverso il pensiero mi rende uomo.
Non piu come una volta penso di esistere
o di essere esistito. E chiuso ancora di piu
in questo orgoglio forte ed estraneo
esco dal finito e relativo
mondo in cui trascino la croce del mio pensare.
Con dolorose incomprensioni
e comprensioni piu dolorose ancora.
FAUST

*
O animai teme a morte porque vive,
O homem também, e porque a desconhece.
SO a mirn me é dado com horror
Teme-la por lhe conhecer a inteira
Extensào e mistério, por medir
O infinito seu de escuridào.
Nào que a conheça, nào, nem compreenda
Mas que como ninguém meço e compreendo
Toda a extensào do seu mistério negro.
Para esta minha dor nao foram feitas
Palavras que expressem e nem mesmo
Sentimento que a sinta como tal.
Dor que transcende o verbo e o sentimento
Criando um sentimento para si
Do qual o Horror é apenas a aparencia
Pensavel e sensivel do exterior.
Indefinivel sentimento fundo
Que me foge quando eu a analisa-lo
Me preparo e s6 deixa como um rasto
Da fantasmica luz de escuridao
A qual cerrar os olhos d'alma /tenho/.
O horror cabe bem n'alma, mas aqui
Nào me cabe urna alma neste horror. Além
Do vulgar medo à /extinçao/ suprema
Ha a épica aceitaçao da morte
E além d'ambas este perder d'alma
Num escurecido e lucido terror.

Eu, Fausto, achei a ciencia suprema


Que o homem pode ter; nela encontrei
O( ... ) de desolaçao
D'ansia, d'horror, de medo, de delirio,
ATTO QUINTO 193

L'animale teme la morte perché vive,


e anche l'uomo, e perché gli è ignota.
Solo a me è dato di temerla
con orrore perché conosco tutta la sua
estensione e il suo mistero, perché misuro
la sua infinita oscurità.
Non che la conosca, certo, o la capisca;
ma come nessun altro io misuro e so
tutta l'estensione del suo mistero negro.
Non furono fatte per questo mio dolore
parole che lo esprimano,
né sentimento che lo senta in quanto tale.
Pena che trascende verbo e sentimento
creando per se stessa un sentimento
di cui l'Orrore è soltanto l'apparenza
dall'esterno pensabile e sensibile.
Indefinibile profondo sentimento
che mi scappa quando io mi appresto
ad analizzarlo e lascia solo un'orma
della fantasmatica luce fatta di buio
alla quale devo chiudere gli occhi dell'anima.
Perfettamente entra l'orrore nell'anima,
ma un'anima non può essere contenuta in questo
orrore.
Oltre la banale paura del supremo annullamento
c'è l'accettazione epica della morte,
e al di là di entrambe, questo smarrimento d'anima
in un oscurato e lucido terrore.

lo, Faust, ho trovato la scienza suprema


che l'uomo può possedere; in essa ho incontrato
il (... ) di desolazione,
di ansia, di orrore, di paura, di delirio,
FAUST 194

De hesitaçao, de estranheza na terra,


De vacuidade em mim e em todo o mundo,
E em rodo o pensamento e em todo o Ser.

O segredo da Busca é que nao se acha.


Eternos mundos infinitamente,
Uns dentro de outros, sem cessar decorrem
Inuteis. Nos, Deuses, Deuses de Deuses,
Neles intercalados e perdidos
Nem a nos encontramos no infinito.
T udo é sempre diverso e sempre adiante
De homens e deuses vai a luz incena
Da suprema verdade.

*
Eu sou como um que entre o mar que lhe avança
Se ve e entre um rochedo alto e (... )
Mas com maior horror- ah, guao maior!-
Perante a morte - aquilo que eu temo
Com horror que transcende todo o horror
Que os homens hao sentido - lhe aproxima ...

Coroai-me de espinhos- sou aquele


Que mais no mundo tem sofrido.

P'ra resignar-se à morte é necessario


Nao lhe compreender todo o horror,
Nao lho medir. Perdi
A Ultima ilusao que até agora
Ninguém perdera, nem o mais audaz
Cogitador metafisica - essa que faz
Com que o pavor nao desça às nossas veias
Tornando-se um com a nossa vida.
ATTO QUINTO 195

di esitazione, di estraneità nella terra,


di vacuità in me e in tutto il mondo,
e in tutto il pensiero e in tutto l'Essere.

*
Il segreto del Cercare è che non si trova.
Eterni mondi, infinitamente,
gli uni negli altri, senza fine decorrono
inutili. Noi, Dèi, Dèi di Dèi,
in essi intercalati e perduti
neppure noi stessi nell'infinito troviamo.
Tutto è sempre diverso, e sempre avanti
agli uomini e agli Dèi va l'incerta luce
della verità suprema.

*
Io sono come uno che si vede fra il mare
che lo lambisce e un'altra roccia e (... ),
ma con maggior orrore - ah, quanto grande! -
si avvicina alla morte: ciò che temo
con un terrore che trascende ogni terrore
che gli uomini hanno avuto ...

Coronatemi di spine, io son colui


che piu ha sofferto al mondo.

Per rassegnarsi alla morte è necessario


non capire tutto il suo orrore,
non misurarlo. Ho perso
l'ultima illusione che finora
nessuno aveva perso, neppure il piu audace
speculatore metafisica: quella che fa si
che il terrore non invada le nostre vene
diventando tutt'uno con la nostra vita.

*
FAUST

Mas ah! se a morte, sem ser nada ou noite,


Nao explicasse nada, e eternamente
Vagabundos conscientes do erro eterno,
Nossas presenças pavidas girassem
N a eterna circunfen!ncia do mistério
Exuis do abstracto centro! Ah! Quem nos diz
Que aquele horror, que toda avida fita
E nao quer ver, nos nao conduz a outra
Espécie de vida, sem ser esta salvo
Em nao saber mais nada da verdade?
Quem diz que quando a vida cessa acaba
A ilusao, ou que a morte, libertando
Da limitada personalidade,
Em outra nos lança, sempre longe
Do ignoto ponto onde ja nada é falso?

Ah! quào melhor nao fora, como as aves


Ou animais dos montes e das selvas
Nao conhecer de longe cousa alguma!
Porque mistério é que as estrelas ftxas
Nos ergueram do chào, e a pé puserarn,
Instavel, o seguro animai certo
Na sua marcha olhando para o chào?
Passam os Deuses, e o proprio uno Deus
Nào dura. As crenças como nuvens deixam
Os homens, e o mistério permanece.

Sera porém melhor que encontrassemos


A verdade, ou que nào a achemos nunca?
Quem cabera melhor ou a( ... )
Ou à felicidade?

Canto das aves, som dos rios, som


Das arvores movendo-se na calma,
Quanto distais do que eu mal sei que sou!
Qual é diferença entre n6s que eu
( ... )
ATTO QUINTO 197

13 gzugno 1917
Ma ah! se la morte, senz'essere niente o notte,
non spiegasse niente, e eternamente
vagabondi coscienti dell'eterno errore,
le nostre presenze pavide girassero
nell'eterna circonferenza del mistero,
esuli dall'astratto centro! Ah! chi ci dice
che quell'orrore che ogni vita fissa
e non vuoi vedere, non ci conduca a un'altra
specie di vita, diversa da questa,
ma anch'essa della verità ignara?
Chi dice che quando la vita cessa, l'illusione
finisce, o che la morte, liberandoci
dalla limitata personalità
non ci lanci in un'altra, sempre lontano
dal punto ignoto dove piu niente è falso?

Ah, quanto meglio sarebbe, come bestie


o uccelli di monti e di foresta,
non conoscere da lontano cosa alcuna!
Per quale mistero mai le stelle fisse
ci alzarono da terra, misero in piedi,
instabile, il sicuro animale certo
del suo cammino a quattro zampe?
Passan gli Dèi, lo stesso unico dio
non dura. Le fedi come nuvole lasciano
gli uomini, e il mistero rimane.

Sarebbe dunque meglio che sapessimo


la verità, o che mai la trovassimo?
A chi toccherà (... )
o alla felicità?

Canto di uccelli, suono di fiumi, suono


di alberi che si muovono tranquilli,
quanto siete lontani da ciò che mi penso a malapena.
Quale è la differenza fra noi che io
( ... )
FAUST

*
a morte, a incompreendida
Revelaçao do mais que incompreendido.

*
Afastais-vos de mim, outrora horror
De mim pensado, e urn grato sono pesa
Ja sobre o que me sinto. Como quando
A fadiga, em principio de dormirmos,
Se torna um prazer vago e um começo
Do sono em que a percamos, assiro pouco
A pouco um murmuro cessar da mente
Me inebria de sombras e me esquece
De mim, e me anoitece lentamente.

*
J a oiço o impetuoso
Circular rufdo de arrastadas folhas,
E nurn vago abrir d'olhos na luz sinto
As amarelid6es e palidezes
Onde o outono sopra nuamente.
Deixa-lo que assiro seja- que me importa?
Como um fresco lençol eu quereria
Puxar sombra e silencio sobre miro
E dormir- ah dormir!- num deslizar
Suave e brando para a inconsciència
Num apagar sentido docemente.

*
20-I0-]3

Do eterno erro na eterna viagem,


O mais que saibas na alma que ousa,
É sempre nome, sempre linguagem
O véu e a capa de urna outra causa
ATTO QUINTO 199

*
la morte, l'incompresa
rivelazione del piu che incompreso.

*
Vi allontanate da me, pensati orrori
di me stesso, e un grato sonno pesa
ormai su ciò che mi sento. Come quando
la fatica, sulla soglia del sonno,
diventa un piacere vago e un principio
del sonno dove perderla, cosi a poco
a poco un sussurrante cessare del pensiero
mi inebria di ombre, e di me mi fa
dimenticare, e lentamente mi rende notte.

*
Già sento l'impetuoso
rumore circolare di foglie trascinate,
e in un vago aprir di occhi nella luce sento
i toni gialli e i pallori
sui quali l'autunno soffia nudamente.
Lascia che sia cosi, cosa ti importa?
Come un fresco lenzuolo io vorrei
tirare ombra e silenzio su di me
e dormire- ah, dormire!- scivolando
soavemente verso l'incoscienza
in uno spegnersi sentito con dolcezza.

*
20 ottobre 1933
Dell'errore eterno nel viaggio eterno
tutto quanto puoi sapere nell'anima che osa,
è sempre nome, sempre linguaggio,
il velo e il mantello di un'altra cosa.
FAUST 200

*
Nem que conheças de frente o Deus,
Nem que o eterno te de a mao,
Ves a verdade, rompes os véus,
T ens mais caminho que a solidao.
Todos os astros, inda os que brilham
No céu sem fundo do mundo interno,
Sao so caminhos que falsos trilham
Eternos passos do erro eterno.
Volta a meu seio, que nao conhece
Enigma ou deuses porque os nao ve,
Volta a meus braços, neles esquece
Isso que tudo so finge que é.
Meus ramos tecem doceis de sono,
Meus frutos ornam o arvoredo;
Vem a meus braços em abandono
T odos os Deuses fazem so meda.
Nao ha verdade que consigamos,
Ao Deus dos deuses nunca has-de ver ...
Doceis de sono tecem meus ramos.
Dorme sob eles como qualquer.

*
D' outra vida mais bela
A esperança ja desesperada,
A gélida e constante aspiraçao.

*
Eu procurei primeiro o pensamento,
Eu quis, depois, a imortalidade ...
Um como o outro so deram ao meu ser
A sombra fria dos seus vultos negros
Na noite eterna longe dos meus braços ...
Eu procurei depois o amor e a vida
ATTO QUINTO 201

*
Se anche tu vedessi di fronte il Dio,
se anche l'eterno ti desse la mano,
non vedresti verità, non romperesti il velo,
non avresti altro cammino che la solitudine.
Tutti gli astri, anche quelli che brillano
nel cielo senza fondo del mondo interno,
sono solo cammini percorsi da falsi
eterni passi dell'errore eterno.
T orna al mio seno, che non conosce
enigma o Dèi, perché non li vede;
torna alle mie braccia e in esse scorda
ciò che ogni cosa solo finge di essere.
I miei rami tessono baldacchini di sonno,
i miei frutti adornano l'albereto;
torna alle mie braccia in abbandono,
tutti gli Dèi fanno solo paura.
Non c'è verità che noi raggiungiamo,
il Dio degli dèi non vedrai mai ...
Baldacchini di sonno tessono i miei rami.
Dormi li sotto come un uomo qualunque.

*
Di un'altra vita piu bella
la speranza già disperata,
la gelida e costante aspirazione.

*
Prima ho cercato il pensiero,
poi l'immortalità ...
Entrambi mi banno dato soltanto
la fredda ombra delle loro sagome scure
nella notte eterna lontano dalle mie braccia ...
Poi bo cercato l'amore e la vita
FAUST 20J

P'ra ver se ali esqueceria a dor


Do pensamento e da ciencia firme
Da certeza da morte. Mas o amor
É para quem guardou a alma inteira,
E nào podia haver amor pr' a mim.
Depois na acçào cega e violenta, onde eu
Afogasse de vez toda a consciencia
Da vida, quis lançar meu frio ser ...
Mas aquilo da alma condenada
Que me fizera em tu do um espectador,
De mim, do mundo, do que quer que fosse,
Proibiu-me outra cousa que assistir
Aos (. .. ) dos outros e aos meus
Friamente de fora, sempre tendo
No fundo do meu ser o mesmo horror ...
Ah, mas cansei a dor dentro de mirn ...
E hoje tenho sono do meu ser ...
Dormir, dormir, de dentro d'alma, como
Um Deus que adormecesse e cujo sono
Fora um repouso de tamanho eterno
E feliz absorçào em infinito
De inconsciencia boa.

Monologo à Noite
T enha eu a dimensào e a forma informe
Da sombra e no meu proprio ser sem forma
Eu me disperse e suma!
Torna-me, 6 noite enorme, e faz-me parte
Do teu frio e da tua solidào,
Consubstancia-me com os teus gestos
Parados, de silencio e de incerteza,
Casa-me no teu sentido de (. .. )
E anulamento ... Que eu me torne parte
Das raizes noctumas e dos ramos
Que se agitam ao luar ... Seja eu p'ra sempre
Urna paisagem numa encosta ern ti ...
Numa absoluta e(. .. ) inconsciencia
Eu seja o gesto irreal do teu beijo
ATTO QUINTO 203

sperando di dimenticare il dolore


del pensare e della ferma conoscenza
della morte sicura. Ma l'amore
è per colui che mantiene l'anima integra
e per me non ci poteva esser amore.
Poi volli lanciare il mio freddo essere
nell'azione cieca e brutale, per annegarvi
per sempre la coscienza della vita ...
Ma quanto della mia anima condannata
mi aveva fatto spettatore di ogni cosa,
di me, del mondo, di tutto,
mi permise solo di assistere
ai (... ) degli altri e ai miei,
freddamente da fuori, sempre
col medesimo orrore dentro l'anima ...
Ma, ah, ho logorato in me il dolore,
e oggi sono stanco del mio essere ...
Dormire, dormire dentro l'anima, come
un Dio che si addormenta e il cui sonno
è un riposo di misura eterna
e felice assunzione all'infinito
di appagante incoscienza.

Monologo alla Notte


Che io abbia la dimensione e la forma informe
dell'ombra, e nel mio essere senza forma
io mi disperda e mi consumi!
Prendimi, o notte enorme, e rendimi parte
del tuo freddo e della tua solitudine,
consustanziami ai tuoi gesti
fermi di silenzio e di incertezza,
sposami col tuo senso di( ... )
e annullamento ... Che io diventi parte
delle radici notturne e dei rami
che si agitano alla luna ... Sia io per sempre
un paesaggio su un tuo pendio ...
In una assoluta e( ... ) incoscienza
io sia il gesto irreale del tuo bacio
FAUST

E a cor do teu luar nos altos montes


Ou, negrume absoluto teu, que eu seja
Apenas quem tu és e n ada mais ...
Suspende-me no teu aéreo modo,
Comigo envolve as estrelas e o espaço!
E que o meu vasto orgulho se contente
De teu ter infinito, e a vida tenha
Piedade por mim proprio no consolo
Da tua calma inumera e macia ...

Epilogo?
FAUSTO (numa cama acordando, abre os olhos)
Vivo! Pois vivo ainda! Torno aver-te,
Pil.ida luz, silente luz da tarde,
Que ora me enleias dum calado horror!
Onde estou? Onde estive? Ferve em mim,
Numa quietaçao indefinida,
Um eco de tumultos e de sombras
E urna coorte como de fantasmas
Oscilantes. E luzes, cantos, gritos,
Desejos, lagrimas, chamas e corpos,
Num referver (... )e misturado
Numa esvafda confusao nocturna,
Como tendo piedade de deixar-me
Sinto passar em mim, como vis6es.
Nem com esforço recordar-me posso
Se sao fantasmas ou vagas lembranças;
Nao me lembro de vida alguma minha
E o necessario esforço desejado
P'ra recordar-me nao o posso ter.

A forte centralluz do meu pensar


Qu'iluminando forte e /unamente/
Fazia o meu ser um, ja se apagou.
Restam-me sombras e dispersas luzes
Tremeluzentes vas cintilaçoes
Que me cansam de vagas e ilus6rias.
Para que sofrer mais? Nao haverei
ATTO QUINTO 205

e il colore della tua luna sugli alti monti,


oppure, oscurità assoluta tua, io sia
soltanto ciò che tu sei e nient'altro ...
Sospendirni nel tuo aereo modo,
abbraccia con me le stelle e lo spazio!
E che il mio vasto orgoglio si contenti
del tuo infinito essere, e la vita abbia
pietà di me nella consolazione
della tua quiete innumerevole e soave ...

Epilogo?
FAUST (svegliandosi su un letto, apre gli occht)
Vivo! Vivo ancora! Ti rivedo,
pallida luce, silente luce della sera,
che mi stringi con un muto orrore!
Dove sono? Dove fui? Brucia in me
in una indefinita quiete
un'eco di tumulti e d'ombre
e una specie di coorte di fantasmi
oscillanti. E luci, canti, grida,
desii, lacrime, fiamme e corpi,
in un ardore(. .. ) e promiscuo,
in una languida inquietudine notturna,
e come se avessi pietà di !asciarmi
sento passare in me delle visioni.
E anche sforzandomi non posso ricordare
se sono fantasmi o memorie vaghe;
non mi ricordo di nessuna vita mia
e il necessario e desiderato sforzo
per ricordarmi non lo posso avere.

L'intensa e fonda luce del mio pensiero


che illuminandolo in modo forte e unito
dava unità al mio essere, si è spenta.
Mi restano ombre e disperse luci,
tremolanti e vani scintillii
cosi vaghi e illusori che mi prostrano.
Perché soffrire ancora? Potrò piu vivere
FAUST 201>

Ainda o sono que me pede a mente


Acormentada de febrilidades
E erros esvaidos de sentir?
Ja me cansa e me doi sentir-me a mirn,
E perceber que existo e que ha urna vida
Comigo, vaga e desprendidamente,
Qual/vinho/numa taça. E ja niio tenho
Força para entornar a taça e enfim
Acabar. Nero desejo nero espero
Nem temo, n'apatia do meu ser.
Para que pois viver? Quero a morte,
E ao sentir os seus passos
Alegremente e apagadamente,
Me voltarei lento para o seu lado
Deixando enfim cair sobre o meu braço
Minha cabeça, olhos cerrados, quentes
De choro vago ja meio esquecido.

Mas onde estou? Que casa é esta? Quarto


Rude, simples - niio sei, niio tenho força
Para observar - quarto cheio de luz
Escura e demorada que na tarde
Outr'ora eu ... Mas qu'importa? A luz é triste,
Eu conheço-a.

*
Vejo que delirei.
Nem delirando fui feliz; mas fui-o
Apenas para obter esse cansaço
Que niio obtive outrora: desejar
A morte enfim. Eis a felicidade
Suprema: recear nem duvidar,
Mas estar de prazer e dor tiio lasso
A nada ja sentir, longe de miro
Como era antigamente: e também longe
Dos homens do (... ) natural
Estranho! com saudade s6 me lembro
Do meu griio tempo de infelicidade,
ATTO QUINTO 207

il sonno che mi chiede la mente


tormentata da smanie
e languidi inganni del sentire?
Già mi stanca e mi duole sentir me stesso,
e capire che esisto e che c'è una vita
in me, in modo vago e distante,
come del vino in una coppa. E non ho piu
forze per rovesciar la coppa e cessare
infme. Niente desidero né spero
né temo, nell'apatia del mio essere.
Perché dunque vivere? Voglio la morte
e nel sentire i suoi passi,
allegramente e rassegnatamente,
mi girerò lentamente dalla sua parte
e lascerò infine cadere sul mio braccio
la mia testa, gli occhi chiusi, caldi
di un vago pianto quasi dimenticato.

Ma dove sono? Che casa è questa? Stanza


rozza, semplice (non lo so, non ho la forza
di osservare), stanza piena di luce
scura e sospesa, che alla sera
una volta io ... Ma cosa importa? La luce è triste,
la conosco.

*
Mi accorgo di aver delirato.
Neanche nel delirio fui felice; ma lo fui
solo per ottenere quella stanchezza
che non ottenni una volta: infine
il desiderio della morte. Ecco la felicità
suprema: non teinere o dubitare,
ma essere cosf stanco di piacere e di dolore
da non sentir piu nulla, fuori di me
come lo ero una volta; e lontano anche
dagli uomini del (... ) naturale
strano! Ricordo solo con nostalgia
il mio lungo tempo di infelicità;
FAUST

Saudade nào, e um orgulho (que é s6


O que dela me resta hoje) e nào quero
Àquele tempo regressar. Ja nada quero!
Cai e a queda assim me transformou!
Saudosamente ainda me lembra
D'ultra acordado estar, mas a queda
Tirou ja o desejo de voltar
(Se pudesse). Deixou s6 um sentimento
Qe desejar eterna quietaçào
Ansia cansada de nào mais viver;
Ambiçào vaga de fechar os olhos
E vaga esp'rança de nao mais abri-los.
Meu cérebro esvaido nao lamenta
Nem sabe lamentar. Tumultuarias
Ideias mistas do meu ser antigo
E deste, surgem e desaparecem
Sem deixar rastos à compreensao.
E ainda com elas, sonhos que parecem
Mem6rias dessa infància, dessas vozes
J a deslembradas, vas, incoerentes,
l Amargas, vas/ desorganizaçòes
Que nem deixam sofrer. Vem pois, oh Morte!
Sinto-te os passos! Grito-te! O teu seio
Deve ser, suave e escutar o teu coraçao
Como ouvir melodia estranha e vaga
Que enleva até ao sono, e passa o sono.
Nada, ja nada posso, nada, nada ...
Vais-te, Vida. Sombras descem. Cego. Oh Fausto!
(expira).
ATTO QUINTO 209

nostalgia no, un orgoglio (che è solo


ciò che di essa oggi mi resta) e non voglio
ritornare a quel tempo. Piu nulla voglio!
Caddi e la caduta cosi mi ha trasformato!
Nostalgicamente ancora mi ricordo
di star ben sveglio, ma la caduta
mi ha tolto ormai la voglia di tornare
(se lo potessi). Ha lasciato appena un sentimento
di anelare a un'eterna quiete,
esausta ansia di non viver piu;
vaga ambizione di chiudere gli occhi,
vaga speranza di non aprirli piu.
La mia mente languida non rimpiange
e non sa rimpiangere. Tumultuose
idee promiscue del mio essere antico
e di questo attuale sorgono e scompaiono
senza lasciare tracce per la comprensione.
E insieme ad esse, sogni che sembrano
memorie di quell'infanzia, di quelle voci
già disimparate, vane, incoerenti,
amare, vane dissipazioni
che non lasciano soffrire. Vieni dunque, Morte!
Sento i tuoi passi! Ti invoco! li tuo seno
sarà certo soave, e ascoltare il tuo cuore
sarà come sentire un'incerta e strana melodia
che rapisce al sonno, e va oltre il sonno.
Nulla, non posso piu nulla, nulla, nulla ...
Te ne vai, Vita. L'ombra scende. Cieco. Oh, Faust!
(spira).
Finale
O que pensando sofreu
Na loucura foi feliz.
Ah, vern comigo, que és rneu.
Hei-de levar-te ao pais
Do qual ninguém nada diz
E que ninguérn concebeu.

Nem Deus, nem céu, nem inferno


Nem vidas ou morte
No incompreensivel eterno
Que abriu teu pensar profundo.
Vem, dos teus olhos se esvaia
Bem e mal; e p'ra ti caia
Minha sombra sobre o rnundo.

l A opressao do rnistério
Mancha-te a alma de luz;
Vem comigo que avanço
Além do vago sidério,
Transluz.
Vamos além do descanso,
Vamos para além da luz/.

Triste que riu e chorou


E, além do rir e chorar,
Por pensamentos passou ...
Vem a mim que eu sei amar

FAUSTO
Oh, Morte, vem-me levar!
MORTE
Vem, oh meu filho, aqui estou.
[MORTE)
Colui che nel pensare ha sofferto,
nella pazzia è stato felice.
Ah, vieni con me, ché sei mio.
Ti porterò nel reame
del quale nessuno dice nulla
e che nessuno ha mai immaginato.

Non c'è Dio né cielo né inferno,


non c'è vita o morte
nell'incomprensibile eterno
che aprf il tuo pensare profondo.
Vieni, dai tuoi occhi svaniscano
il bene e il male; e per te cada
la mia ombra sul mondo.

L'oppressione del mistero


macchia la tua anima di luce;
vieni con me, che mi spingo
oltre i vaghi spazi siderei.
Riluci.
Andiamo oltre il riposo,
andiamo oltre la luce.

O triste, che hai riso e pianto


e, oltre il riso e il pianto,
hai attraversato ambasce ...
Vieni da me che io so amare.

FAUST
O Morte vieni a prendermi!
MORTE
Vieni, figlio mio; eccomi!
FAUST

*
UMAvoz (como um suspiro)
Quem sabe se ainda
Niio é mais profundo
Do que pensaste
O enigma do mundo!

Quem sa be, quem sabe!


Horror, ai horror!
Se também sonhaste
Voraz pensador!

Mais frio, mais doido


o mistério sera
Do que tu achaste!
Se ainda havera,

Além do Além,
Horror mais horror!
Também deliraste,
Oh monstro de Dor!

Depressa, depressa,
Lembremos enfim:
Pensar é viver,
Mistérios e d or,
Sonhar e descrer
Horror, tudo horror!
Numa noite sem fim.

Filho das trevas,


Niio fites a luz
Ai de ti, se te elevas,
Tu apenas te elevas
Aos braços de urna cruz.
Filho das trevas!
FINALE 215

*
UNA vocE (come un sospiro)
Chissà se ancora
non è piu profondo
di ciò che pensasti
l'enigma del mondo!

Chi può mai sapere


(Orrore, ah, orrore!)
se in fondo sognasti
inquieto pensatore!

Piu freddo, piu folle


di ciò che hai trovato
il mistero sarà!
Se un orrore piu orribile,

oltre l'Oltre,
ci sarà ancora!
Hai perfino delirato,
mostro di Dolore!

Presto, presto,
ricordiamo infine:
pensare è vivere,
misteri e dolore,
sognare e miscredere,
orrore, tutto orrore!
in una notte senza fine.

Figlio delle tenebre,


non fissare la luce.
Povero te, se ti innalzi
raggiungerai soltanto
le braccia di una croce.
Figlio delle tenebre,
FAUST 2!6

Filho da noite,
A manhii niio se afoite
Nunca, nunca se afoite.
T oda a esp'rança é vii,
Filho da noi te!
FINALE 217

figlio della notte,


il mattino non si affretti
mai, mai si affretti.
Ogni speranza è vana,
figlio della notte!
Indice
p. v Il vuoto e l'abisso di Maria José de Lancastre
IX Nota del curatore

Faust

3 [Appunti di Pessoa sul Faust]


7 Atto primo
55 Primo intermezzo
63 Atto secondo
89 Secondo intermezzo
95 Atto terzo
139 Terzo intermezzo
145 Atto quarto
177 Quarto intermezzo
185 Atto quinto
211 Finale
• -
'.
'

Stampato per conto della Casa editrice EiMudi


presso Mondadori Printing S.p.A., Stabilimento N. S.M., Cles (Trento)

Ristampa Anno

Il 14 '' 16 17 18 2008 1009 1010 2011

Potrebbero piacerti anche