PREFAZIONE | Leggendo Gémez Davila:
stile, lucidita e prospettiva tragica
di Alfredo Abad*
I due volumi degli Escolios a un texto implicito videro la luce nel
1977 quando il suo autore, dopo un lungo silenzio, pubblicé i pri-
mi due tomi del suo opus magnum. Infatti, dall’apparizione del suo
primo libro, Notas, nel 1954 ¢ il successivo Textos I nel 1959 trascor-
sero quasi due decadi senza che lo sconosciuto pensatore bogotano
pubblicasse neppure una riga.' Tuttavia, quello che era in gestazio-
ne in quel periodo era il consolidamento di una delle pitt raffinate
opere frammentarie del secolo scorso. Gia in piena maturita stilisti-
ca ¢ filosofica l’autore di sessantaquattro anni di eta consegnava al
pubblico la pit: strenua critica verso il mondo moderno.
Gli Escolios a un texto implicito — titolo peraltro enigmatico e
per il quale ci sono molte interpretazioni — furono concepiti con
pazienza, somma cautela e precisione. Qui la maturité gomezda-
viliana si concretizza con un’espressione stilistica e un pensiero
alquanto peculiari, che derivano da un lavoro meticoloso al quale
Pautore consacro tutta la propria vita. Con questa affermazione
non si cerca di mettere in risalto una condizione che potrebbe
suonare anche esagerata: nel ritenere che Gémez Davila include
Ja vita stessa nella scrittura della sua opera é necessario precisare
1/ Ad eccezione di alcuni frammenti che aveva pubblicato previamente sulla rivista
Mito ne! 1955. Li apparvero certi paragrafi di Textos Fe anche alcuni Escolios ancora sotto
il nome di Notas, che in certi casi modifichera stilisticamente, come é confrontabile nella
versione definitiva del 1977.‘scolios a un texto implicito I
la portata di questa considerazione. E evidente che I'autore abbia
profuso un impegno fortemente radicato nei confronti dell’eser-
cizio della scrittura, un aspetto che si plasma a partire dai suoi
primi testi giovanili, alcuni dei quali vengono riprodotti in Notas,
concretizzando cosi questa attivita entro un processo ineludibile.
E molto importante sottolineare questa particolarita nella misura
in cui si profila in essa l'impegno estetico e pratico che si trova li
in gestazione. Effettivamente, la vita gomezdaviliana si sviluppa
parallelamente a questo menifesto, Stando cosi le cose risulta im-
prescindibile leggere l’autore continuando a tener presente il fatto
che la sua opera non @ in nessun modo sconnessa dal suo vivere,
dal suo contesto immediato. La comparsa degli Escolios esplicita
una marginalita molto forte, nel senso di un carattere estempo-
raneo che |i avvolge; infatti l’opera rompe con il pensiero, le for-
me, i gusti, i modelli di scrittura e l’ambiente che riguardavano lo
scrittore. Tuttavia, avendo escluso se stesso da questi contesti e
paradigmi, gli Escolios sono un manifesto che affronta il mondo
moderno, il XX secolo, in una maniera ben contundente e preci-
sa. Per questo motivo, nell’assumere che I’autore si allontana, si
emargina dal proprio ambiente, bisogna specificare che nel fare
cid si stabilisce anzitutto uno scontro. Gémez Davila fustiga quel-
Jo che lo circonda ma non in modo astratto; le sue critiche nascono
in pieno contatto con il mondo, con l’esperienza vissuta. I suoi
frammenti contrastano il capitalismo, il comunismo, l’industria-
lizzazione, la pedagogia, la secolarizzazione (parallela al carattere
desacralizzato del mondo, la morte di Dio e dell’arte), il senso
della storia, tutto questo unito a una grande quantita di apprezza-
menti che nascono dall’esperienza intima, dalla sua pit che asse-
stata connessione con la quotidianita. Da questa condizione Gém-
ez Davila scrive una delle opere piti originali del secolo passato,
Originale proprio nel senso del suo carattere sui generis, perchéé
giusto ricordare che l’autore si considera radicato in una tradizio-
ne, quella reazionaria, che non ha nulla di nuovo da dichiarare,Prefazione
bensi semplicemente constatare e consolidare il proprio vincolo
con la lucidita. Addentrandosi nella lettura di questo pensatore
a volte inclassificabile sono riconoscibili certi soggetti. Alcuni di
essi rendono conto dei temi che abbiamo appena segnalato, pre-
cisando ovviamente il fatto che queste prospettive si trasformano
in vie che possono servire da guida entro il cumulo di frammenti,
anche se non come orientamenti definitivi per un autore che anzi-
tutto conserva sempre un’alta probabilita di sorpresa.
Filosofia e letteratura
La relazione tra filosofia e letteratura € un campo fertile en-
tro la trama degli Escolios gomezdaviliani. Lo € non solo perché
@ una preoccupazione che egli stesso affronta, bensi perché nella
sua scrittura questo connubio viene elaborato in maniera esplicita.
Forma e contenuto sono maneggiati quindi da entrambe le spe-
cialita. Gomez Davila non si preoccupa soltanto dell’argomento,
ma lo dispiega per mezzo di uno stile ricercato. Questa capacita di
risaltare la reciprocita, o meglio l’unita, fra il carattere estetico e la
sua materializzazione in un pensiero permette di porre in evidenza
un aspetto altamente significativo della configurazione che il pen-
satore sviluppa e in accordo alla quale la relazione filosofia-lette-
ratura non é una questione minore o frivola.
La rilevanza dell’orientamento estetico si plasma nelle allusioni
che influiscono sul valore di una scrittura raffinata.
La filosofia diventa pitt sensata quanto pitt si approssima alla
letteratura. La prosa limpida é lo scoglio della speculazione stra-
vagante.?
2/ Infra, p. 50.Escolios a un texto implicito H
Questo escolio non risulta una noviti quando si siano verificati i
tilievi dell'intento gomezdaviliano di raffinare le proprie frasi quasi
scolpendole. Questo esercizio pud essere confermato confrontando
gli Escotios che vennero pubblicati con quelli che furono battuti a
macchina dallo stesso autore e regalati in diverse occasioni ad alcuni
amici previamente alla loro pubblicazione.’ Lo stile richiede quindi
un lavoro arduo e impegna il mestiere della scrittura, il quale pri-
ma di tutto rivendica la chiarezza del pensiero in contrapposizione
alla stravaganza stilistica che caratterizza buona parte della filosofia
contemporanea. Questa esigenza é inoltre un impegno vitale per-
ché forma e contenuto non sono mai per Gomez Davila due aspetti
che possano venire assunti separatamente. D’altra parte, il lavoro di
raffinamento stilistico, la ricerca di una concisione precisa, la sco-
perta di un’espressione incisiva concordano con la motivazione di
esprimere un dominio che riesca ad unificare tutto questo con un
contenuto. Per questo egli dice:
Forma e sfondo sono una sola cosa, perd nascono separati. Nel-
la loro fusione perfetta culmina un lungo processo laborioso.*
Tuttavia non é solamente nell’attributo che riesce a unificare
aspetto estetico e contenuto incisivo del suo pensiero dove si pud
rintracciare il forte vincolo che costituisce la relazione tra filosofia
e letteratura.
Infatti, Ia prossimita é pid stretta, e va oltre il confronto 0 la ne-
cessita di rendere esplicite le somiglianze tra l’una e l’altra. Cid che
al riguardo si determina nel pensiero gomezdaviliano é il fatto che
3/ Di questi Escolios battuti a machina sono conservati quelli dati da Gémez Davila
a Emesto Volkening. Limportanza di tale versione, oltre alla possibilita di un paragone
siilistico, & dovuta al dialogo a cui diedero origine per via dei commenti - alquanto rilevan-
ti, peraltro ~ che di essi avrebbe realizzato lo stesso Volkening. Questi commenti (redatti
a mano in quaderni da scuola), cosi come i dattiloscritt, si trovano nella biblioteca Luis
Angel Arango di Bogota.
4/ Infra, p. 255.Prefazione
Ja letteratura permette di rivelare un tipo di spiegazione particolare,
un’ intelligenza che essa sola puéd offrire. Due escolios lo confermano
in modo molto puntuale. Il primo:
La letteratura é la pits sottile delle filosofie, e forse l’unica esatta”
Ed altrettanto il seguente:
Lintelligenza letteraria é la capacita di pensare il concreto.®
Da buon lettore, senza disdegnare la capacita che la letteratu-
ra offre per la comprensione del mondo, si permette di apprezza-
re e valorizzare la possibilita che essa conferisce nell’identificare
con precisione aspetti sottili, contestuali, della realté umana. La
sua esattezza si radica nella pertinenza dei suoi giudizi, perché
i suoi affondi determinano una connotazione che pud essere
raggiunta solo da quello che si isola dall’universalismo derivato
dalle concezioni generali. La letteratura quindi pensa il concre-
to e lo fa generalmente da un ambito esente dalla necessita di
stabilire una regolarita, un modello. Pertanto, oltre ad assumere
che la filosofia & un genere letterario, Gémez Davila sottolinea
anche il carattere filosofico proprio della letteratura: essa filo-
sofa a suo modo, e da essa si evince una comprensione in cui il
terreno dell’esattezza non si vede lacerato dalla vacuita astratta
delle generalita.
Accanto a queste riflessioni non passa inosservato il fatto che
Gé6mez Davila inserisce una riflessione implicita sul linguaggio e
specificamente sulla facolta retorica dello stesso. Proprio a par-
tire da un simile sospetto riesce a concretizzarsi in modo pit
profonfo il senso di una costituzione letteraria della filosofia. Ed
5/ Infra, p. 124
6f Infra, p. 139.Escolios a un texto implicito IT
é precisamente questo: un sospetto. Non si tratta di trovare una
considerazione definitiva o schiacciante in proposito. Cosi lo ri-
vela quando dichiara:
Molti sono gli argomenti che ci muovono al riso poiché fanno
appello boriosamente alla logica quando forse ci inquieterebbero se
comparissero umilmente come retorica?
Linsorgenza di un dubbio come quello suggerito da questo esco-
lio identifica gran parte dell’atteggiamento di questo pensatore. Fi-
losofando in questo modo egli pud confrontare la comodita a cui
di solito si abituano coloro che vivono tra le certezze, soprattutto
quelle offerte dalla sicurezza derivata dalla pesantezza di qualsiasi
dogmatismo. Probabilmente ci citconda in modo pit ampio la re-
torica che la logica, e forse é la prima e non la seconda ad essere il
fondamento delle nostre riflessioni, Procedendo cosi, l’autore riesce
a plasmare una volta ancora l’importanza del carattere formale, le
implicazioni che lo stile ha ¢ la sua relazione indissolubile con il
contenuto, alludendo al fatto che la retorica costituisce e instaura
una per nulla spregevole manifestazione delle nostre argomenta-
zioni. Forse & per questo che pué sentenziare con il suo abituale
umorismo, ma anche con una certa venatura critica, cid che segue:
La filosofia @ la parte della retorica in cui oratore ed uditorio si
confondono in una sola persona.
Filosofo & colui che non adotta se non gli argomenti con cui ha con-
vinto se stesso.*
Proprio da questo tipo di considerazioni Gémez Davila risalta il
suo ruolo di filosofo, esponente della critica e della demistificazio-
7 Infra, p. 184.
8/ Infra, p. 157
10Prefazione
ne, aspetto che vale la pena di sottolineare e precisare a pattire da
materie in cui sono presenti certi riferimenti che possono ben essere
catalogati come filosofia del sospetto.
Gomez Davila filosofo del sospetto contro la ragione
Da uno spirito scettico, da un’opera di stirpe moralista, da qual-
cuno che raccomanda di guardare con malizia, si possono estrapola-
re non poche ossetvazioni tra le quali c’é anche una considerazione
ctiticenei confronti della razionalita, dei valori illuministici e in ge-
nerale delle ambizioni dell’uomo. Questa caratteristica, dalla quale
pid che affermare si cerca di sottoporre a critica molti dei progetti
che legittimano e consolidano la modernita, nel pensatore colom-
biano é frequente; da qui l’atteggiamento del sospetto, di inquisito-
rio esame di molti nostri convincimenti.
Gran parte dei frammenti che danno conto della sfiducia gomez-
daviliana si concentrano attorno alla discrepanza verso gli attributi
della ragione, un aspetto che si dispiega nel modo in cui egli redar-
guisce la possibilita di trovare un dominio chiarificatore e legittimo
in essa.
Il modelfo contemporaneo del tonto si caratterizza per la passio-
ne con cui si proclama libero da pregiudizi.?
Acuto discernimento che ricorda in gran: parte l’esperienza er-
meneutica del circolo dell’interpretazione. In effetti, questo escolio
restituisce ’impossibilita di astrarsi dalle fondamenta su cui si basa
qualunque giudizio e corrobora imprecisione del pregiudizio pit fre-
quente: credere di essere al margine di ognuno di essi. Certamente
Tenfasi dell’autore non si radica in questo caso nel rendere esplicita
limpossibilita di evadere da qualsiasi giudizio previo, bensi nel ridico-
97 Infra, p. 72
aEscolios a un texto implicito II
lizzare la visione che sostiene cid. E non é@ poco, se guardiamo alla
ben ampia lista di color che giungono a considerarsi rappresen-
tanti della limpida Ragione. Tuttavia la lucidita dell’autore va oltre,
perché la fiducia nella ragione é da lui definita a partire da quello
che la contraddice:
Non c’é mai stato conflitto tra fede e ragione, bensi tra due fedi.""
Un simile attacco ai presupposti del razionalismo, specificato
nella riduzione della razionalita a una fede che ha, tra l’altro, il pro-
prio climax nella modernita, conferma I’atteggiamento di chi vede
in essa, e segnatamente nell’ideale democratico, un’alternativa reli-
giosa."' Nel configurare la Ragione non come |’opposto della fede
bensi come un ambito parallelo in cui si crede attraverso le stes-
se caratteristiche di una religiosita che vede in essa l’unica sfera in
grado di legittimare le nostre scelte di interpretazione del mondo,
Gémez Davila contrasta la ben accolta legittimita della Ragione e
delle sue prerogative.
Che la Ragione non possieda pitt quell’alone di supremazia
nell’impalcatura dell’interpretazione del mondo é certamente un’e-
splicita espressione del grande sospetto che viene istituito nell’ope-
ra gomezdaviliana.
Quando ci danno ragione dobbiamo tremare.
Vuol dire che coincidiamo coi pregiudizi dell’uditorio.”?
10/ Infra, p. 80
11/ Sullidea di una religione democratica si veda J. M. Serrano Ruiz-Calderén, Demto-
cracia y nibilismo, Vida y obra de Nicolds Gémez Davila, Eunusa, 2015, pp. 205 e seguenti;
M. Rabier, Philosophie, Gnose et modernité. Nicolés Gomez Davila lecteur d'Eric Voege-
4in, Thése doctoral Université Paris-Est 2016. Certamente il testo fondamentale su questo
tema 2 il sesto saggio contenuto in Textos I, in cui Gémez Davila definisce e fonda l'idea
della democrazia come religione antropoteista
12/ Infra, p. 158.
12Prefazione
Cosi viene contraddetta l’ingenuita razionalista di posizionarsi al di
la di qualsiasi pregiudizio per stabilire un canone ideale della Ragione.
Avere ragione vuol dire coincidere con i pregiudizi del prossimo. In
gran misura gli Escolios esigono di mettere in discussione molte del-
Je valutazioni che possono essere assunte come valide dalla mentalita
imperante. Il questionamento, il tenere in sospeso certe considerazio-
ni, il processo di percezione critica della cultura e dei luoghi comuni
regnanti fanno parte delle parole d’ordine di questo scettico contem-
poraneo nel quale si pud riporre il paradigma dell’esecrazione del pen-
siero moderno. Al margine dei condizionamenti ¢ dei modelli espressi
dalla mentalita illuminista della modemita, Gomez Davila rappresenta
fedelmente un atteggiamento filosofico che nega, che sowverte, che rim-
provera ¢ che naturalmente mette in guardia dalla pretesa umanista di
consolidare un’autonomia che egli contrasta apertamente.
Letica che perde la propria durezza eteronomica finisce per essere
onanismo sentimentale.¥
Kant e Nietzsche ipoteticamente avversati nello stesso frammen-
to. Il primo a partire dalla sua immersione in un’autonomia morale di
ascendenza pietista, ¢ il secondo attraverso la sua pretesa di affermare
una legislazione propria che termina — per Gémez Davila — in un banale
sentimentalismo. Perd, che cosa sorregge questa prospettiva? Che cosa
motiva questo rifiuto ¢ I’affermazione del carattere eteronomico che
circonda l’esistenza e di conseguenza la prassi umana? Inevitabilmente
la coscienza di un senso che oltrepassa la permanenza dell’uomo.
Luomo modemo si é imprigionato nella propria autonomia,
sordo al misterioso rumore di onde che colpiscono la nostra so-
cieta."
13/ Infra, p. 180.
14/ Infra, p. 94
3Escolios a un texto implicito Il
Il rifiuto dell’autonomia dell’uomo non deriva da una sempli-
ce negazione dei presupposti che la modernita ci ha trasmesso.
Nel precedente escolio, come deduzione di una vita contemplati-
va che tanto ha meritato l’attenzione di Gémez Davila e che egli
commenta in non poche occasioni, @ palpabile il senso di in-
quietudine metafisica che avalla la sua critica a partire dall’im-
mersione dell’uomo in un universo inesplicabile da parte del
razionalismo. Concentrato in un senso immanente, individuale,
spiegabile ed autonomo, l’uomo moderno da le spalle al mistero
del mondo, all’ampia gamma della sua incertezza. Limpugna-
zione quindi dell’autonomia, della divinizzazione dell’umano é
precisata dall’assimilazione dell’uomo entro una considerazio-
ne tragica che rompe con gli orientamenti teleologici trasmessi
dalla modernita. Per questo si trova ad affermare che:
Ragione, Progresso ¢ Giustizia sono le tre virti: teologali
dell’imbecille.
E Gémez Davila é convinto di questo perché infatti egli po-
stula un’idea interamente tragica dell’esperienza umana.
La considerazione tragica della condizione umana
Vano sarebbe il compito di esplicitare certi soggetti gomezda-
viliani se si escludesse la rappresentativita che possiede entro le
proprie asserzioni il carattere dipendente, eteronomico, tragico,
insomma, della vita e delle possibilita dell’uomo. Gli antichi gre-
ci nel considerare la propria posizione di fronte alla divinita si
riconoscono immersi nell’avayxn (necesita), quel carattere av-
volgente del destino che contrasta la liberta. Non viene negata
15/ Infra, p. 154.
4Prefazione
quest’ultima, ma certamente esso riesce a coinvolgere i limiti che
ne condizionano lo svolgimento. In modo analogo Gomez Davila
non é molto Jontano dall’asseverare una comprensione del posto
dell’uomo nella storia contraddistinta da questi stessi parametri.
Il greco reputa che si trovino in situazione tragica solo certi
individui, o certe famiglie, fatti insorgere esclusivamente da un
atto iniziale di superbia.
Il cristianesimo insegna, invece, che la condizione umana @ una
situazione tragica universalmente ed in sé,
I cristianesimo @ un'interpretazione della condizione dell’'uomo
attraverso le categorie della tragedia greca."*
Varrebbe la pena di apprezzare con maggior attenzione I’at-
teggiamento gomezdaviliano riguardo al cristianesimo e la sua
connessione con i! pensiero greco e in generale con l'ambito tra-
gico, ma non essendo in questa sede possibile @ imprescindibile
almeno rimarcare il fatto che la sua ricezione di cid che definisce
Yuomo passa per l’ineludibile manifestazione di una contraddi-
zione, di una serie di situazioni conflittuali che conformano la
per nulla lineare realta umana.
Sebbene vari escolios alludano all’esplicitazione di questa
stretta relazione tra il destino dell’uomo e quanto viene esposto
dalla tragedia greca, é nell’aspetto dell’imprevedibile costitu-
zione della nostra esistenza, nell’inspiegabilita di cid che la cir-
conda, nell’ambito oscuro che configura l’immagine del mondo,
dove Gémez Davila evidenzia il processo che caratterizza i limiti
che ci riguardano. Nell’enigma del mondo, nei rilievi a proposito
dell’immagine poco chiara in cui ci muoviamo, nella modalita
incerta e ristretta delle nostre possibilita, questo scoliaste rico-
nosce la condizione umana legata all’idea che:
16/ Infra, p. 42.
15Escolios a un texto implicito II
Tragedia greca e dogma cristiano sono meditazioni da adulto
sul destino deil'uomo, a differenza del sentimentalismo adolescente
della filosofia moderna.”
Di nuovo ci imbattiamo in due concezioni antagonistiche che oc-
cupano le riflessioni gomezdaviliane. Questo sentimentalismo che ca-
ratterizza, secondo l’autore, la percezione moderna del destino uma-
no impregna le salde concezioni della modemita nell’accentuazione
della liberta come pieno esercizio delle possibilita dell’uomo. Pit: che
un reclamante, l'uomo per Gémez Davila appare come un mendico.
Si tratta quindi di una considerazione antropologica di dipendenza
che l’uomo moderno sostituisce attraverso la sua propria divinizza-
zione.
Un’antropologia che rappresenta un senso di subordinazione ed
ubbidienza non solamente di fronte a Dio, bensi anche di fronte alla
percezione della dipendenza esplicita che ricade sull'uomo entro i
margini che gli sono imposti. Sempre in questo stesso contesto si sta-
glia la situazione dell’uomo davanti al mistero, all'abisso insondabile
che gli si dispiega innanzi come una rotta incerta.
Il rifiuto gomezdaviliano della modernita si concentra fondamen-
talmente secondo le linee gia descritte. E immagine dell’uomo inca-
pace di riconoscere la propria condizione tragica cid che costituisce
Voggetto di questa awversione, e pertanto si situa nel contesto di una
valutazione antica in cui l’uomo si sente condizionato e non condizio-
nante della propria realté. Secondo questa concezione, quindi, l’idea
dell’uomo emancipato dai suoi condizionamenti diventa una chimera
che pud rivelarsi solo attraverso un crudo contatto con la storia.
Luomo moderno porta avanti il proprio fidanzamento con una
favola mentre lo sposano con la storia."*
17/ Infra, p. 95.
18/ Infra, p. 193.
16Prefazione
Questo escolio offre un’esplicitazione molto azzeccata dell’idea
che collega Ja considerazione tragica — assente nella dottrina moderna
~con l’esperienza che la storia mette a disposizione nei termini della
sua imprevedibile, labirintica ¢ insondabile transitorieta.
La Storia ai margini del senso
In quanto lettore assiduo di testi storici, Gomez Davila non solo
restituisce nei propri Escolios una comprensione ampia e minuziosa
degli stessi, bensi anche un’interpretazione fondamentale di cid che
la storia rappresenta, il suo senso, la sua sistematicita (negata, in
questo caso), la sua condizione costituita da una storicita emargi-
nata da qualsiasi coesione razionale e teleologica che la determini
(storicismo). Sullo stesso tono risuonano alcune considerazioni in
merito alla storiografia, riferite ai processi soggettivi, agli interessi,
ai maneggi che avvengono entro la professione dello storico.
Derivabile allora da quanto detto, immagine che Gémez Da-
vila propone della storia é totalmente connessa ad una valutazione
tragica della stessa. Estraneo a qualunque concezione teleologica, il
pensiero dell’autore si immette al contrario in una visione della sto-
ria in cui é considerevole solo il suo svolgimento, e non il suo senso.
Questa valutazione é interessante nella misura in cui é soggetta al
condizionamento ideologico che Gémez Davila esprime riguardo
al cristianesimo. E interessante perché la negazione del senso del-
la storia a partire dalla comprensione della stessa linearita storica
che ha nell’Incarnazione il suo punto di riferimento e il suo fonda-
mento, @ a volte male interpretata o diventa alquanto oscura. Vari
escolios danno conto di questo problema ¢ lo assumono in maniera
chiara e precisa,
Nell’identificare 'Incarnazione come un aspetto centrale dello
svolgimento storico, giunge a dire:
17Escolios a un texto implicito Il
Per il cristiano Ja storia non ha una rotta, bensi un centro..?
Si stipulano quindi due condizioni entro il discernimento go-
mezdaviliano. In primo luogo si identifica il fatto centrale della
figura di Cristo, un aspetto che fondamentalmente sostiene la
visione che l’autore stabilisce in merito al carattere fortuito del-
lo sviluppo della storia. Infatti, la transitorieta, i] movimento,
gli accidenti, i ciferimenti concreti circoscritti al divenire sono
estranei a un processo definito, diretto da leggi che reggono un
senso univoco.
Se la storia avesse un senso, I’Incarnazione sarebbe di troppo.”
E cid precisamente perché da questo presupposto (I’In-
carnazione) viene condizionata la visione del processo storico
a partire dalla negazione di una linea definibile che lo tenga
unito. Infatti, l’assunzione di un tale presupposto esime o ren-
de inagibili le condizioni di un processo legato a fattori come
quelli decantati da qualunque teoria che fa del divenire storico
una fonte di razionalita e coerenza, perché, se fosse cosi, il pre-
supposto menzionato non avrebbe motivo di essere necessario.
Completamente isolato quindi dalla promulgazione di leggi che
imperano sulla storia, i! pensiero gomezdaviliano osserva lo svi-
luppo dalla sua stessa manifestazione empirica e non da una
concettualizzazione coerente di quello che pué essere assimi-
lato come storicita e ancor meno da uno storicismo. Nessuna
sostanzialita si muove al di sotto del terreno storico; questo é il
verdetto a cui giungono le direttrici rivelate dagli escolios che si
riferiscono a quest’ambito.
19/ Infra, p. 126.
20/ Infra, p. Idem.
18Prefazione
La storicita non @ evoluzione né dialettica né progresso.
Né germe che cresce e neppure approssimazione a una meta.
La storicita non é definibile. Solo esemplificabile
Non é definibile perché nessuna coesione 0 carattere sostanzia-
le permea il suo movimento; solamente esemplificabile perché nello
svolgimento storico da conto della molteplicita di fenomeni, fatti o
avvenimenti che si possono mostrare ma non capire da un punto di
vista interpretativo universalista e onnicomprensivo.
Che questa visione della storia sia pienamente radicata nella na-
tura tragica, nel carattere inintelligibile del movimento in cui I'uomo
si districa, é qualcosa che pud essere chiarificato nel dimensionare
Vinopportunita specifica di precisare Je cause che spieghino la com-
parsa dei fatti accaduti e meno ancora dei fatti di la da venire. G6mez
Davila offre cosi un minuzioso discernimento riguardo alle possibilita
di un’ermeneutica storica, posto che cid implica il rendere manifesta
Vinopportunita di ubicare le cause di qualsiasi evento. In altre parole,
Gémez Davila mette in discussione la possibilita di una genealogia
costitutivamente assertiva. Se siamo esclusi dalla possibilita di stabi-
lire una logica, una ragione, un ordine, un progresso, una linearita
definita, allora ad essere scossi sono i modelli della storiografia stessa.
Da un’interpretazione come questa deriva quindi la possibilita
di stabilire un principio storiografico che questioni la ricerca di una
chiarificazione delle cause che in questo caso sono assimilati come
precetti metafisici.
La storia alla fine si emancipa, come le scienze, quando rinuncia
acercare le “cause”.
La ricerca del “perché”, in storia come in fisica, nasconde metafisi-
che vergognose.”
2M/ Infra, p. 152.
22/ Infra, p. 114.
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