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LETTERATURA TEDESCA 28/10/2021

La volta scorsa abbiamo visto l’autore nel difficile contesto storico-letterario in cui
vive ed è attivo. A questo punto, proprio grazie all’argomento del romanzo che
riflette le vicende autobiografiche di Joseph Roth (anche se non è un’autobiografia),
possiamo analizzare più da vicino il testo di Roth.
La volta scorsa la lezione si è conclusa con un paradosso: questo romanzo è stato
considerato dai seguaci della Neuesachlichkeit come una sorta di manifesto mentre
proprio il suo autore la condannava, la Neuesachlichkeit, come un movimento di vera
arte. Cioè era visto come un movimento che nelle sue teorie, nella sua visione estetica
alla fine faceva a pezzi proprio l’estetica perchè insistendo così tanto sul documento,
sull’oggettività e sulle oggettualità del testo creativo, narrativo in questo caso,
distruggeva quello che per Roth è il proprio di ogni opera d’arte: nasce da una
costruzione inventata, dalla fantasia, dall’immaginario.
Quello che ha dato adito a questa valutazione del romanzo, tra le file di coloro che
sostenevano o si sentivano rappresentanti della Neuesachlichkeit, è stata prima di
tutto la sua prefazione. Riordiamoci, ancora una volta, che “die Flucht ohne Ende”
esce nel 1927 cioè Joseph Roth lo concepisce durante il viaggio di ritorno dalla
Russia, lo conclude a Parigi e da lì lo manda all’editore Wolf (pubblicava gli autori
meno popolari) che capisce di trovarsi di fronte a un capolavoro.

Die Flucht ohne Ende


Come accadeva nell’altro romanzo anche qui abbiamo un’epigrafe, in particolare qui
abbiamo una prefazione (vorwort) in cui si leggono delle righe che effettivamente
sono una dichiarazione d’intenti poetici. Davanti a una dichiarazione così avevano
ragione i sostenitori della Neuesachlichkeit a pensare di essere davanti a un romanzo
che voleva essere rappresentativo di questo movimento.
Traduzione: in quello che segue vi racconterò la storia del mio amico e del mio
compagno d’armi e compagno d’idee Franz Tunda. In parte seguirò i suoi appunti,
in parte i suoi racconti. Non ho inventato niente, non ho aggiustato niente. Non si
tratta più di creare, la cosa più importante è ciò che si osserva.
Qui uno che legge questa dichiarazione di poetica dice che è una poetica della
Neuesachlichkeit. Uno scrittore che, per definizione inventa storie, dice chiaramente
non ha composto, aggiustato niente sembra uno scrittore davvero vicino
all’oggettività, sembra quasi un naturalista (la scritttura deve assomigliare alla
fotografia). Qui addirittura si precisa che non si tratta di dichten, di creare, di fare
letteratura perchè la cosa più importante è l’osservazione. Quindi possiamo pensare
che si tratti di un testo-documentario che si sviluppa sulla base di testimonianze
poiché dice che si basa sugli appunti e sui racconti di Franz Tunda; addirittura c’è la
firma dell’autore. Peccato però che Franz Tunda non sia mai esistito, né il suo diario,
né i suoi appunti, né l’amicizia di Roth con questo personaggio e che alla fine molte
delle esperienze del personaggio del romanzo riflettono esperienze di Joseph Roth…
quasi come se si trattasse di un alter ego. Quindi cosa significa questo? Che Roth sta
giocando con il suo pubblico di lettori, fra cui ci sono anche gli esponenti della
Neuesachlichkeit; per cui fa finta di scrivere un romanzo alla maniera della
Neuesachlichkeit senza che questo, in realtà, sia vero. Perchè, come fa ad essere
oggettivo un romanzo che dice di essere la narrazione di una narrazione fatta da un
personaggio inventato? (è una sua invenzione mascherata da autenticità) Si parla di
narrazione di una narrazione perchè il presunto diario di Franz Tunda è già un
racconto. Chi racconta la storia di Franz Tunda la racconta basandosi su un racconto
quindi sentiamo che vengono messi degli schermi, di finzione, fra il lettore e il
narratore della storia; qualcuno narra una storia raccontata d altri come se fosse una
storia vera, ma non è così. E quindi Joseph Roth, che tre anni dopo la pubblicazione
di questo romanzo pubblica il famoso articolo “Schluß mit der Neuesachlichkeit”, ha
già chiuso qui cioè non è mai stato Neuesachlich, anche se è talmente bravo come
scrittore che riesce addirittura a far passare per romanzo della Neuesachlichkeit uno
che non è, non vuole nemmeno esserlo. Quindi l’elogio che è stato fatto a suo tempo
a questo romanzo proprio come tipico di questo nuovo stile si basa su un
fraintendimento che Roth per primo ha inteso creare.

Schluß mit der Neuesachlichkeit


Un articolo violentemente polemico di Roth sulla Neuesachlichkeit uscito nel ’30 su
una rivista letteraria molto famosa all’epoca “die literarische Welt”.

Der Erzähler ist ein Beobachter und ein Sachverständiger.


Sein Werk ist niemals von der Realität gelöst, sondern in Wahrheit
(durch das Mittel der Sprache) umgewandelte Realität.
(»Real« ist unter gewissen Bedingungen, deren Erörterung nicht
hierher gehört, auch die sogenannte »phantastische« Welt.)

Nel primo rigo si ritrova la parola che chiude il Vorwort del romanzo, perchè nella
prefazione si dice che la cosa più importante è ciò che noi osserviamo; quindi, è più
importante osservare la realtà che inventare delle storie e questa parola
<<beobachten>>, che vuole dire osservare in tedesco, fa parte davvero del lessico
dominante della Neuesachlichkeit perchè solo osservando si può essere veramente
oggettivi. Quindi sembra appunto che Roth aderisca all’estetica della
Neuesachlichkeit ma, secondo proprio quello che ci spiega qui, il termine beobachten
lui non lo intende affatto come una parola che traduce fotografare la realtà.
Traduzione: il narratore è un osservatore e un esperto. La sua opera non è mai
separata dalla realtà ma in verità (attraverso lo strumento del linguaggio) è una realtà
trasformata. (Reale, in certe condizioni che qui non vale neanche la pena discutere, è
anche il cosiddetto mondo fantastico)
Questa parentetica strizza l’occhio al surrealismo perchè nel ’24, proprio in Francia
dove Roth vive, nasceva il movimento surrealista con tanto di manifesto curato da
quello che è considerato il fondatore del surrealismo, André Breton e i surrealisti
affermavano proprio questo cioè che reale è anche il mondo fantastico, il mondo delle
emozioni, il mondo profondo della psiche che si esprime nei sogni, nelle fantasie.
Quindi diciamo che Roth risente di questo contatto diretto che ha, vivendo a Parigi,
con il surrealismo. Ma a prescindere da tutto questo, l’affermazione che lui fa in
questo articolo corregge, oppure aiuta a leggere in un senso diverso, ciò che si
afferma nella prefazione della romanza e cioè che osservare non significa
pedissequamente ripetere la realtà ma lo scrittore, il cui strumento di lavoro sono le
parole, attraverso quest’ultime trasforma la realtà. Ed è proprio ciò che accade in
questo romanzo perchè in “die Flucht ohne Ende” sono riconoscibili infinite realtà
storiche perchè si parla della Prima guerra mondiale e del primo dopoguerra, di
esperienze storicamente accettabili di Joseph Roth medesimo che in tante situazioni
assomiglia molto al protagonista del suo romanzo. Però aldilà di questa realtà
riconoscibile grazie al modo in cui Roth la racconta, e quindi grazie all’uso della
lingua che lui fa, questo romanzo è un grande romanzo. Questo anche perchè non si
limita a registrare i fatti ma, raccontando i fatti, ne fa una terribile critica cioè ci fa
vedere quella che è da un lato la perdita profonda d’identità di questo reduce
dell’impero asburgico che torna in una patria che non è più la sua, poiché l’impero
asburgico non c’è più e dall’altro, in corrispondenza con la perdita della sua patria, ci
mostra la crisi d’identità di quella vecchia Europa che la guerra ha distrutto. Ma
perchè si parla di questa crisi del reduce, di questo soldato che torna dalla guerra, di
un uomo della Lost generation, di un figlio dell’impero asburgico che non riesce a
riconoscere nell’Austria la propria patria e il proprio mondo, dell’identità dell’Europa
stessa che la perde a causa della guerra che lei stessa ha voluto, la critica al
socialismo sovietico che Roth ha personalmente vissuto e si è personalmente
impegnato nell’illusione che il socialismo possa rappresentare davvero un’alternativa
a quella nuova Europa borghese in cui Roth non si riconosceva? Ecco tutte queste
problematiche che s’intrecciano e che fanno la trama profonda del romanzo, oltre che
il suo valore, sono possibili solo perchè Roth non copia la realtà, non la racconta
come se fosse un reportage o una cronaca giornalistica ma racconta invece una
storia inventata che rappresenta come se fosse vera, come se fosse costruita su
delle vere testimonianze.

Die Flucht ohne Ende


A questo punto si abbandona la prefazione, questa nota para testuale, e si va
all’interno della storia che viene narrata in terza persona perchè, appunto, il narratore
dice che Franz Tunda, il protagonista, è un suo compagno e racconta quindi la sua
storia. Qui non abbiamo una “Ich erzählung” ma una “Er erzählung”.
Passiamo a leggere il testo→
“Der Oberleutnant…Kriegsgefangenschaft” cioè racconta la storia di un tenente
dell’esercito austriaco Franz Tunda che nell’agosto dell’anno 1916 finì prigioniero
dei russi. Evidentemente Tunda si trova soldato nella Prima guerra mondiale e
fondamentalmente ripete un’osservazione che Roth fa in questo articolo e cioè che il
tema privilegiato di tutti i romanzi della Neuesachlichkeit è la guerra, anche se qui
parla del ritorno a casa del reduce. Quindi, mentre Paul Bäumer torna a casa solo per
una licenza ma non riesce nemmeno a vivere la realtà del reduce perchè muore prima,
Tunda riesce a tornare a casa. Il problema di Franz Tunda, quindi, amplifica quello
che noi abbiamo potuto individuare nel breve capitolo di “im Weste nichts neues” che
raccontava del ritorno a casa di Paul Bäumer: quello in cui lui torna a casa, tutto è al
suo posto ma niente è più come prima perchè è cambiato lui e questo “Heim”, tutto il
calore che è implicito in questa parola, lui non riesce più a ritrovarlo né a
riconoscerlo. Lo stesso accade a Franz Tunda anche se, a differenza del precedente, a
livello macroscopico perchè lui dalla Siberia percorre un lungo viaggio verso casa (a
Vienna), a causa di interruzioni, pause e deviazioni, però alla fine riesce a tornare ma
non riconosce più nulla del suo vecchio mondo poiché è andato in frantumi a causa
della guerra. Quindi anche l’argomento di questo romanzo ha sicuramente influenzato
il giudizio che all’epoca fu dato a questo romanzo di appartenere alla
Neuesachlichkeit perchè era facile valutare così tutti quei romanzi che parlavano
della guerra. Eppure, leggendo ci accorgeremo che questo romanzo, nel suo stile e
nella sua scrittura, fu profondamente diverso da “im Westen nichts neues”.
Brevemente, la storia è quella di un reduce dalla Prima guerra mondiale. Questa
figura è molto frequente nell’opera di Roth, soprattutto la s’incontra come quella del
protagonista nei romanzi che hanno preceduto “die Flucht ohne Ende”. I temi più
ricorrenti racchiudono proprio la terribile nostalgia per la perdita della vecchia
Europa e la critica di ciò che dalle macerie della vecchia Europa è sorto, sia esso il
comunismo sovietico, sia esso la nuova borghesia occidentale.
Questo tenente si trova a combattere evidentemente sul fronte orientale dato che
viene preso prigioniero dai russi nel 1916 e ci dice, il I capitolo, che riesce a fuggire
con l’aiuto di un polacco, Baranowicz, che si era trasferito in Siberia e che sotto false
spoglie, dandogli praticamente il suo nome e facendolo passare come suo fratello, lo
prende con sé. Quindi in tutto il tempo che passerà con questo polacco il nostro Franz
Tunda sarà Baranowicz, tra l’altro conosceva molto bene come Roth il polacco e
l’ucraino e quindi capisce anche il russo. Baranowicz, così come ci viene presentato
sempre nel romanzo, è una figura positiva, di uomo semplice, di uomo che vive di
autentici sentimenti, che vive piuttosto in contatto con la natura e che si affeziona
davvero al commilitone Tunda che prende con sé. Però, il richiamo della madrepatria
è forte e Franz Tunda, una volta che viene a sapere che la guerra è finita, esce dagli
scenari bellici (gli scenari bellici incontrati in Remark qui non si vedono nemmeno
perchè questo romanzo di Roth più che essere un romanzo sulla guerra si concentra
su ciò che dalla guerra è nato).
*Naturalmente perchè Tunda viene fatto prigioniero dei russi? Perchè la Russia nella
Prima guerra mondiale è nemica dell’Austria e della Germania, fa parte di quella che
si chiamava “Triplice Intesa” che aveva visto allearsi la Francia, la Gran Bretagna e
la Russia. → RIVEDERE SU DESTRO
Quindi s’incammina dalla Russia siberiana, si dirige verso l’Ucraina per poi superarla
e dirigersi verso sud-ovest, a Vienna e per arrivarci ci vogliono mesi servendosi di
tutti i mezzi che trova. In parte a piedi, in treno, a cavallo ma non arriva subito a
Vienna, il suo viaggio viene interrotto perchè per un caso viene scambiato
dall’esercito russo per una spia bolscevica e viene fatto prigioniero. Poi
successivamente verrà liberato, da questa cattura, dall’Armata rossa (dai bolscevichi)
e per questa assoluta casualità conosce Natasha cioè una donna-soldato russa,
energica, forte, priva di ogni illusione, estremamente dura nei suoi confronti, di cui
s’innamora e per la quale diventa un rivoluzionario prendendo parte alla Rivoluzione
russa che fondamentalmente nel ’19, quando si avvia verso Vienna, è già compiuta, è
già finita. E così Franz Tunda resta in Russia a fianco di Natasha, la prima tra le
donne che lui incontra sul suo cammino.
II CAPITOLO: Tunda vuole tornare a casa, vuole lasciare la Siberia e incamminarsi
verso l’Ucraina sperando di non incontrare le truppe nelle quali entrerà a far parte,
quelle dell’Armata rossa.
“Die österreichisch-ungarische Monarchie war zerfallen. Er hatte keine Heimat
mehr” (pag. 7)→si dice che va verso casa ma una casa che sa di trovare distrutta
perchè la monarchia austro-ungarica era distrutta e lui non aveva più casa. A questo
punto si apprende, mentre il suo pensiero va comunque verso Vienna, che lui lì ha
lasciato una fidanzata che si chiama Irene e che lui è convinto di ritrovare
“Daß sie auf ihn wartete…gewiß” (pag.7)→lui pensa alla fidanzata di cui porta la
foto come tutti nel portafoglio e dice che non dubitava del fatto che lei lo avrebbe
aspettato fino al suo ritorno dalla guerra ma che lei avrebbe cessato di amarlo una
volta che lui fosse stato lì davanti a lei era cosa altrettanto certa. Perchè è una cosa
certa che lei lo aspetti ma poi una volta che lo incontra non lo ami più?
Nelle righe che seguono viene data la spiegazione: “Die große Trauer der Welt
verschönte ihn damals…” (pag.7)→quando loro si erano fidanzati lui era un ufficiale
ed era partito per andare come un eroe in guerra e la tristezza, e il lutto del mondo che
entrava in guerra, lo rendevano un ufficiale più bello. La vicinanza della morte
aumentava la sua statura, perchè appunto va da eroe in guerra, e quindi l’andare a
sfidare la morte in modo così coraggioso lo rende bello agli occhi dell’amata…
almeno fino alla Prima guerra mondiale. E se lui fosse tornato vincitore allora lo
avrebbe aspettato la marcia trionfale, quella che veniva destinata alle truppe vincitrici
sulla Ringstraße (grande circumvallazione di Vienna), e dopo questa marcia ci
sarebbe stato l’aumento di grado cioè ci sarebbe stato “il colletto d’oro del maggiore”
e alla fine il rango di generale, il tutto circondato dalle note dei tamburi della marcia
Radetzky.
*Der Radetzky March è il titolo di un romanzo che Joseph Roth scriverà nel ’34, uno
dei romanzi più amato, più popolare di Joseph Roth. È anche il titolo di una marcia
militare, forse la più popolare a Vienna, che fu composta alla fine del 1800 da Johann
Strauss in onore al maresciallo Radetzky che è stato forse una delle figure più eroiche
della storia militare dell’impero austro-ungarico.
Ritorniamo sul testo…quindi Franz sa che Natasha lo lascerà perchè è partito da eroe
e torna da disgraziato. Torna da soldato che perso la guerra, non ha onori, non ha
gloria, non ha soldi e qui, in una lunga elencazione di ciò che Tunda ha perso, si
annuncia quello che è uno dei due motivi dominanti, e legati insieme, di questo
romanzo: la perdita d’identità del protagonista legata alla perdita d’identità
dell’Europa in cui lui torna ma non riconosce più.
“Jetzt aber war Franz…und rechtlos” (pag. 8)→sentiamo qui la catena di negazioni
che definiscono il povero Tunda come una specie di assenza quasi, non come un
individuo ma come qualcuno che non è più qualcuno. Ora Franz Tunda era un
giovane senza nome, senza significato, senza onore, senza titolo, senza soldi, senza
professione, senza patria e senza diritti. Quindi chi è Franz Tunda? Questa perdita
d’identità del povero Franz Tunda viene rappresentata e raccontata nel romanzo
anche attraverso le diverse identità che lui assume quasi come fossero delle maschere
sul vuoto della sua soggettività, su quel soggetto che lui, sia dal punto di vista umano
sia sociale, non è più. Questo perchè? Intanto qui noi lo conosciamo come Tunda
però non ha più con sé i documenti di Franz Tunda cioè parte, lascia l’amico ma ha i
documenti di Baranowicz…quindi ha un’altra identità. Poi c’è un’identità di tipo
sociale che si trova ad assumere nel momento in cui si mette insieme a Natasha, cioè
quella del rivoluzionario. Quando poi, lo vedremo nei capitoli successivi, lui si
accorge del fallimento della Rivoluzione russa lascia Natasha e la fine di questa storia
d’amore coincide con la fine della fede nel comunismo di Franz Tunda. Franz non
tornerà a Vienna perchè, sempre per un caso, si trova in una cittadina sul mar Caspio,
a Bacù, dove va per lavorare (essendo un convinto rivoluzionario e cittadino delle
repubbliche socialiste-sovietiche il partito gli da una professione) come giornalista e
qui incontra un’altra donna completamente opposta a Natasha, quel soldato in
gonnella che lo trascina praticamente nella rivoluzione. Perchè diciamo che lo
trascina? Perchè alla fine Franz Tunda non sceglie mail il proprio destino, non
diventa rivoluzionario per convinzione; così come non sceglie Alia, la donna
tranquilla e silenziosa che, diversamente da Natasha, non strangola il suo amore
nell’ideologia rivoluzionaria ma gli garantisce una vita tranquilla ma mai
soddisfacente. Quindi anche qui, in questa vita nuova che condurrà in questa nuova
città orientale con Alia, noi vedremo Franz Tunda fondamentalmente passivo. Dice,
ad un certo punto del romanzo, <<tutte queste cose mi erano capitate per caso>>
perchè chiaramente un uomo che non ha una sua identità forte, definita, non può
scegliere, la fragilità dell’identità di Tunda è tale per le circostanze poiché l’Austria
ha perso la guerra e non è più impero e quindi non sa più dove tornare da perdente.
Ad un certo punto, a pag.10, dice “Aber er war nicht im Dienst, sobald er sich der
Weltgeschicte gegenüberstellte…” →cioè non era in servizio quando capitò davanti
alla storia del mondo cioè tutto quello che gli è successo intorno, la storia del mondo,
lo ha trovato completamente impreparato.
Alla fine di questo capitolo incontra finalmente Natasha.
CAPITOLO III: questo capitolo apre una breve parentesi su Irene, la fidanzata di
Tunda e ci dice qualcosa su di lei cioè che è figlia di un industriale morto durante la
guerra.
“Der alte Herr…Geld verdiente” (pag.12) →questa è un’informazione importante
cioè dice che il padre di Irene era un industriale ma veniva da un’epoca in cui era il
volere degli uomini a determinare la qualità dei prodotti e nella quale, ancora allora,
si guadagnavano soldi senza perdere di vista la morale. Perchè alla fine, leggendo
altri capitoli lo vedremo, il nuovo capitalismo non si preoccupa più di guadagnare i
soldi senza perdere di vista la morale. È un capitalismo spregiudicato, è un
capitalismo che trova impreparata la vecchia generazione di imprenditori e industriali
che ancora cercavano di combinare il rispetto dei diritti dei propri lavoratori e la
propria morale con le esigenze del mercato. Il padre di Irene veniva quindi da un
mondo in cui il capitale si era già affermato ma non era ancora così cinico come
quello che invece Tunda troverà una volta rientrato in Europa. Irene, promessa sposa
di Tunda, non può ereditare la ditta del padre poichè fallisce e quindi, a un certo
punto, in virtù di un’emancipazione femminile che caratterizza la cultura del
dopoguerra e su cui concentrerà la propria attenzione proprio Marie Luise Fleißer, si
trova a dover lavorare. Quindi la ditta del padre è fallita e così, sfruttando in qualche
modo le conoscenze di un’educazione che era iniziata prima della guerra ma che poi
quest’ultima aveva interrotto, si trova a fare quel lavoro che caratterizza gran parte
della popolazione femminile durante gli anni compresi fra la prima e la seconda
guerra mondiale cioè la segretaria (quindi la donna si emancipa, si taglia i capelli, le
gonne si accorciano…si parla di un’emancipazione pubblica anche se gli scrittori
sensibili si rendono conto dei limiti di quest’emancipazione perchè le donne finiscono
a fare orari estenuanti, sono sottopagate, vanno a fare le segretarie, vengono sfruttate
dal proprietario della fabbrica).
Ora leggiamo un piccolo passo particolarmente significativo che riguarda l’ingresso
di Irene nel mondo del lavoro “Irene nahm nach dem Krieg…gründlich durchgeführt”
(pag. 14)→ Irene dopo la guerra dovette prendere servizio in un ufficio perchè allora
ci si cominciava a vergognare se non si aveva un lavoro. Questo cosa voleva dire? In
generale, sia per quanto riguarda l’uomo che la donna, non avere un lavoro era
motivo di vergogna. Sembra un’osservazione banale questa ma non lo è affatto
perchè nell’impero austro-ungarico, quindi prima della fine della guerra, non avere un
lavoro era per la maggior parte delle persone di vanto perchè c’era nell’impero una
civiltà ancora aristocratica che si affiancava a quella borghese. Tutti i grandi ufficiali
dell’esercito erano perlopiù nobili, esistevano poi le famiglie dei titolati cioè quelle
dei conti, duchi, granduchi che ereditavano, insieme al titolo, anche i beni della
famiglia…e la guerra porta via tutto, l’Austria diventa una repubblica in cui, essendo
espressione della società borghese, l’aristocrazia non ha più valore. E quindi ci si
vergognava se non si aveva un lavoro; a quel punto si pensava addirittura che il
mondo si fosse rovesciato, perchè anche le donne avevano accesso al lavoro e si
vergognavano se non lo avevano, e che alla fine la parità dei diritti si fosse finalmente
realizzata. Pensiamo si parla di questo nel ’27 e ancora oggi siamo a parlare di
uguaglianza di diritti, fra i sessi, commissioni paritetiche, quote rosa. Evidentemente
questo ironico Roth si rese conto che quella che all’epoca si chiamava emancipazione
femminile era in realtà soltanto un nuovo aspetto della società borghese, non era
propriamente emancipazione femminile ma semplicemente c’era bisogno di un certo
tipo di forza lavoro cioè quello dei servizi minimi (la figura della segretaria).
CAPITOLO IV: il capitolo comincia con “ich” quindi si manifesta.
“Ich habe erzählt, wie Tunda für die Revolution zu kämpfen begann. Es war ein
Zufall” →il narratore ha raccontato come Tunda abbia iniziato a combattere per la
Rivoluzione. È stato per caso. Infatti, riassumendo, nel IV e nel V si parla del
rivoluzionario Tunda che si trova con gli stivali tipici dei bolscevichi, vestito con i
pantaloni alla zuava, la casacca che li caratterizzava e si trova davvero a combattere
per l’affermazione della Rivoluzione Russa. Si trova anche innamorato di una
Natasha che lo ricambia in maniera stranamente singolare perchè lui le dice
continuamente “ich liebe dich” e lei gli dice “ich werde dich verlassen”. Natasha è
una donna-soldato che antepone l’ideologia rivoluzionaria a qualsiasi sentimento,
anche a quello d’amore e nella differenza fra Tunda e Natasha, in questo rapporto per
quanto siano tutti e due rivoluzionari, si legge tra le righe la ragione per cui Tunda
poi lascerà e Natasha, e la Rivoluzione. Queste ragioni infondo adombrano la ragione
dello stesso Roth, anche lui ha simpatizzato per poco tempo con la Rivoluzione Russa
cioè anche lui ha sperato che la Rivoluzione potesse portare a un rinnovamento di
quell’Europa che la guerra aveva distrutto e che a Roth, così come a Tunda, non
piaceva con il suo nuovo volto democratico-repubblicano e borghese. Però Roth si
accorge presto, quando si trova in Russia, che la Rivoluzione non dà quello che
promette cioè si aspetta un mondo più umano, un mondo di uguali come la
Rivoluzione bolscevica prometteva e si trova di fronte a un’estrema
burocraticizzazione della vita. Ancora, si trova di fronte a un sistema che controlla in
maniera poliziesca le persone, che crea diffidenza tra i cittadini in quanto tutti temono
che l’altro sia un controllore e una spia del partito; trova un mondo praticamente
disumano come disumana appare Natasha che gli dice che l’amore è una cosa
borghese e Franz Tunda pensa che è proprio l’amore il motore della Rivoluzione.
*Riprendendo una domanda della scorsa lezione…Roth incontra Walter Benjamin a
Mosca poco prima del suo viaggio di ritorno, nel 1926 e i due non si capiscono sulla
Rivoluzione perchè Walter Benjamin, già allora, è un grande sostenitore degli ideali
marxisti e quindi sperava che la Rivoluzione bolscevica potesse davvero realizzare
quella utopia di una società di uguali come Marx e Lenin promettevano. Joseph Roth
in questo si mostra molto più lungimirante di Walter Benjamin perchè quest’ultimo
vedrà veramente cos’è questa Rivoluzione Russa e come tutte le persone intelligenti
dovrà prenderne le distanze ma Roth l’aveva già capito. Lui davvero avverte in
anticipo, lo si vede nei suoi romanzi, che il trauma che l’Europa subisce con la fine
della Prima guerra mondiale porta all’affermazione dei totalitarismi. In Russia
abbiamo appunto il totalitarismo bolscevico di colore rosso, che sarà comunque un
regime dittatoriale, in Germania il nazional-socialismo e in Italia il fascismo di colore
nero. Questi regimi dittatoriali sono una nuova forma di governo, estremamente
violenti, intolleranti inventati dall’Europa dopo la Prima guerra mondiale.
Ritornando al testo…Roth quindi, naturalmente in maniera romanzesca, raccontando
il rapporto tra Tunda e Natasha ci fa capire quanto già avverta della disumanità dl
comunismo perchè Natasha, in nome di tutto quello che deve fare per la Rivoluzione,
trascura prima di tutto la loro storia d’amore. Per esempio, nel V CAPITOLO
(pag.26) lei, quando lui la rimprovera di stare sempre via, gli dice che si deve
occupare dell’illuminismo delle masse e quindi delle scuole, si deve preoccupare di
fornire elettricità a tutto il paese, dell’igiene della classe dei lavoratori e poi dice “Für
die Revolution ist uns kein Opfer zu teuer” →cioè per la Rivoluzione nessun
sacrificio è troppo alto. Tunda gli dici quindi come mai servano tutti questi sacrifici
se il compito di quest’ultima è proprio porre fine a questi sacrifici.
A un certo punto, sempre a pag.26, “Wir sind keine Opfer, und wir bringen keine
Opfer für die Revolution. Wir sind selbst die Revolution” →cioè noi non siamo
vittime e non vogliamo fare vittime per la rivoluzione perchè la Rivoluzione siamo
noi, noi sia come essere umani ma anche io e te (Franz e Natasha) salvando e
proteggendo il sentimento d’amore che ci unisce. Natasha non ci sente, addirittura gli
risponde “Eine bürgerliche Ideologie” cioè lo accusa di essere un borghese di non
capire la Rivoluzione. Così va avanti, fino a esaurirsi nell’incomprensione totale, il
loro rapporto e quando Tunda, al quale il partito ha trovato un impiego a Mosca, si
reca a Bacù nel Caucaso, dove rimane diventando direttore di un cinema, incontra
questa donna che è l’antitesi di Natasha, una donna per la quale la Rivoluzione
sembrava non esistere nemmeno. Siccome Natasha ha provocato in lui il desidero
opposto cioè di una vita fatta di quotidianità serena, tranquilla, fatta di calore, di
affetti, si trasferisce a Bacù e lascia Natasha la quale, nel momento in cui si lasciano,
tradisce i propri sentimenti con una lacrima che le sfugge.

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