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CAPITOLO 6: I modelli di rappresentazione dell’economicità delle imprese

6.1 Conoscere per decidere


6.1.1 L’esigenza di conoscere: i sistemi informativi
Per una consapevole partecipazione alla vita dell'impresa, tutti i soggetti coinvolti hanno il diritto e
il dovere di conoscere le condizioni del suo svolgimento e, quali sono stati i risultati e quali sono le
prospettive in termini di economicità. Questa esigenza di conoscere è condivisa da tutti i soggetti
che forniscono contributi e che si attendono ricompense: prestatori di lavoro, conferenti di
capitale di rischio, fornitori, clienti e lo Stato.
Addizionale esigenze di conoscenza fanno poi capo a coloro che esercitano il governo economico
dell'impresa e, in generale, a tutte le persone che all'interno dell'impresa devono prendere
decisioni giorno per giorno per assicurarsi lo svolgimento dell'azienda secondo economicità. Per
far fronte alle esigenze di conoscenza, le imprese costruiscono e gestiscono i sistemi informativi,
ossia le strutture e le procedure che raccolgono, conservano, elaborano e distribuiscono i dati e le
informazioni aziendali. I sistemi informativi delle imprese sono in realtà articolati e complessi,
perché devono rappresentare con precisione e con tempestività molteplici aspetti della vita
aziendale soddisfacendo contemporaneamente gli interessi conoscitivi di una molteplicità di attori.
6.1.2 La pluralità dei modelli di rappresentazione dell'economicità: la centralità del bilancio di
esercizio
L'economicità può essere apprezzata secondo più prospettive, può essere rappresentata
ricorrendo a più modelli, come i seguenti:
 il modello dell'equilibrio reddituale, o della redditività: la capacità di coprire i costi con i
ricavi, ossia di remunerare in modo continuativo e a livelli soddisfacenti tutte le condizioni
di produzione;
 il modello dell'equilibrio monetario e della connessa gestione finanziaria: la capacità di
rispettare tutti gli impegni di pagamento, ossia la capacità di ammortizzare i tempi e volumi
dei flussi delle entrate e delle uscite;
 il modello dell'equilibrio istituzionale: il livello di soddisfazione e di consenso nei confronti
dell'azienda da parte di tutti i soggetti interessati;
 Il modello della competitività: la capacità dell'impresa di soddisfare le attese dei clienti
proponendo sistemi di prodotto che presentano vantaggi rispetto a quelli offerti dalle
imprese concorrenti; si misura essenzialmente in termini di crescita dimensionale e di
dinamica delle quote di mercato, si sottintende che la competitività e la crescita sono le
condizioni preliminari per la redditività;
 il modello delle competenze delle risorse: la ricchezza del patrimonio dell'impresa in termini
di gamma e di qualità delle condizioni produttive disponibili come fonti dell'attuale del
futuro vantaggio competitivo e del potenziale di crescita;
 il modello del valore del patrimonio che, sul piano logico, è il valore attuale dei flussi di
reddito prospettici e, sul piano pratico, e indicatore del prezzo al quale possono essere
scambiate le quote di capitale di rischio; si ipotizza che il valore dell'impresa esprime in
sintesi la sua redditività e la sua competitività.
Gli amministratori delle imprese li usano tutti in quanto complementari per l'adeguato
svolgimento del ruolo di governo economico, altri soggetti utilizzano ora l'uno ora l'altro in
relazione alle loro particolari esigenze.
Un modello di assoluto rilievo per la rappresentazione dell'economicità è il modello del bilancio di
esercizio. Si tratta di un modello sviluppato attorno al XV secolo che da allora è diventato uno
strumento di uso universale, dando prova di una grande capacità di rappresentazione efficace dei
fenomeni aziendali. Esso coglie molti degli elementi essenziali dell'economia di un'impresa, la sua
utilità è massima se lo si integra con altri modelli che evidenziano altri aspetti cruciali della vita
dell'impresa.
6.2 Il modello del bilancio di esercizio
6.2.1 I contenuti essenziali: il reddito e il capitale
Il modello generale del bilancio fornisce risposte a due esigenze conoscitive fondamentali e
congiuntive: alle domande che riguardano i redditi dell'impresa e a quelle che riguardano il
capitale o il patrimonio dell'impresa.
In corrispondenza dei due insiemi di domande, il bilancio di esercizio si compone in due sezioni
complementari: la sezione del reddito di esercizio e la sezione del capitale di funzionamento.
Ciascuna delle due sezioni è un sistema di valori; i due sistemi di valori sono comunemente
rappresentati mediante due tavole denominate rispettivamente tavola del reddito di esercizio, o
conto economico, e tavola del capitale di funzionamento, o stato patrimoniale. In essenza, la
tavola del reddito di esercizio ci presenta da un lato i valori degli input inseriti nella produzione (i
costi e gli altri componenti negativi di reddito) e, dall'altro lato, i valori degli output della
produzione (i ricavi e gli altri componenti positivi di reddito); per differenza si ottiene il risultato
reddituale, ossia l'utile o la perdita di esercizio che è la remunerazione (positiva o negativa)
dell'input capitale di rischio. La tavola del capitale di funzionamento, invece, da un lato
rappresenta i valori dell'attività dell'impresa, ossia dei suoi beni e diritti (ciò che l'azienda
possiede) e, dall'altro lato, i valori delle passività ossia delle sue obbligazioni (ciò che l'azienda
deve); la differenza, denominata capitale netto esprime quanto è di pertinenza di conferenze di
capitale di rischio.
6.2.2 Alcuni concetti di base
Ipotizzando che le imprese abbiano vita duratura senza limiti temporali predeterminati e
comunque una vita pluriennale, una persona potrebbe immaginare che l'impresa possa svolgersi
per tutta la sua vita e che solo al momento della sua chiusura i suoi amministratori decidano di
misurare la redditività e il patrimonio appunto tale modo di procedere non sarebbe saggio, né
praticamente attuabile, il governo corretto delle imprese richiede continui supporti di informazioni
e la misurazione periodica delle performance ad intervalli temporali non troppo lunghi. Tutte le
imprese stilano un bilancio almeno una volta l'anno, in questo modo la vita continuativa
dell'impresa viene spezzata, a fini conoscitivi, in sezione annuali e ciò richiede particolari
accorgimenti per l'efficace rappresentazione del reddito e del capitale. In termini tecnici, si dice
che l'esercizio generale dell'impresa, ossia l'insieme di tutte le operazioni messe in atto
dall'impresa lungo tutta la sua vita, viene scomposto in esercizi parziali riferiti a certi periodi di
tempo, l'esercizio generale e dunque scomposto in più esercizi annuali.
Da queste indicazioni introduttive passiamo ad esplicitare in modo organico i concetti cardine sui
quali si fonda la costruzione del bilancio di esercizio:
 l'esercizio generale, esercizi particolari, l'esercizio annuale;
 il principio di competenza;
 i costi, i ricavi e i componenti positivi e negativi di reddito;
 il reddito di esercizio; il risultato reddituale: utile o perdita di esercizio
 il capitale di funzionamento;
 l'unitarietà del sistema dei valori di bilancio.
L'esercizio generale, gli esercizi particolari, l'esercizio annuale, i cicli di operazioni
L'esercizio è l'insieme delle operazioni messe in atto dalle imprese in un certo periodo di tempo.
L'insieme di tutte le operazioni messe in atto durante l'intera vita delle imprese si chiama esercizio
generale. L'esercizio generale viene scomposto in esercizi parziali annuali punto di regola, il
reddito rappresentato in un bilancio e il reddito di esercizio di un certo anno. L'arco temporale
scelto per delimitare l'esercizio parziale si chiama periodo amministrativo, il periodo
amministrativo standard delle imprese è pari ad un anno che può coincidere o meno con l'anno
solare. La continuità dei processi economici di un'impresa fa sorgere numerosi valori che sono
comuni a due o più esercizi annuali e che devono essere spezzati quando si redigono le tavole del
bilancio esercizio. Le operazioni di impresa si svolgono secondo cicli temporali di breve, medio e
lungo periodo. Due manifestazioni particolarmente evidenti di questi fenomeni sono le condizioni
produttive pluriennali e le rimanenze di esercizio. Sono condizioni produttive pluriennali gli
impianti, che un'impresa acquista in un certo periodo di tempo appunto per costruire
correttamente le tavole del reddito dei vari esercizi interessati occorre ripartire il costo
complessivo sostenuto per l'impianto tra tutti gli esercizi; le quote di costo così calcolate si
denominano quote di ammortamento. Al termine di ogni periodo amministrativo tutte le imprese
si trovano con produzioni in corso che rappresentano una parte del valore della produzione
realizzata nell'anno dall’impresa, ma che, non essendo ancora finite e vendute non appaiono tra i
ricavi di vendita; queste produzioni in corso alla fine di un periodo si denominano rimanenze finali.
I processi di trasformazione tecnica si svolgono secondo cicli che attraversano i periodi
amministrativi e per tener conto di ciò occorre inserire nelle tavole del reddito di esercizio i valori
delle rimanenze finali e delle rimanenze iniziali.
Il principio di competenza
Le attenzioni e gli accorgimenti richiesti nella costruzione della tavola del reddito di esercizio
concernono essenzialmente il frazionamento di valori comuni a più esercizi e l'attribuzione dei
valori risultanti all'uno o all'altro esercizio. Tali problemi si risolvono applicando con cura il
principio di competenza che è un semplice principio di coerenza logica tra tutti i valori che
compongono la tavola del reddito. Il principio di competenza richiede che nella tavola del reddito
di un certo esercizio siano rappresentati:
1- i valori di tutti e soltanto gli output prodotti dall'esercizio (i componenti positivi di reddito
dell'esercizio)
2- tutti e soltanto i valori degli input utilizzati assorbiti per produrre tali risultati (i componenti
negativi di reddito).
Tali valori, positivi e negativi, sono i valori di competenza dell'esercizio. L'applicazione del principio
di competenza alla costruzione del reddito di esercizio produce importanti riflessi anche sui valori
che compongono la tavola del capitale di funzionamento.
I costi, i ricavi e i componenti positivi negativi di reddito
La tavola del reddito non è la tavola dei costi dei ricavi dell'esercizio, essa è invece la tavola dei
componenti positivi e dei componenti negativi di reddito. Il costo di un fattore produttivo è il
prezzo pattuito per ottenere la disponibilità dello stesso. Il costo di acquisto delle materie prime è
un costo ed è un componente negativo di reddito. Il costo di acquisto di un bene pluriennale è un
costo, ma non è un componente negativo del reddito di un singolo esercizio annuale, si attua il
processo di ammortamento e nella tavola del reddito di esercizio entra la quota di ammortamento
di competenza dell'esercizio, la quota di ammortamento è un componente negativo di reddito, ma
non è un costo, essa è una quota di un costo pluriennale.
I componenti positivi e negativi di reddito che non sono anche costi e ricavi nascono
essenzialmente per il fatto che, per rappresentare il reddito di un esercizio rispettando il principio
di competenza, occorre ripartire i costi e ricavi comuni a due o più esercizi.
Il reddito di esercizio, il risultato reddituale, l'utile e la perdita di esercizio
Il reddito di esercizio è l'insieme dei valori dei componenti positivi e negativi di reddito
dell'esercizio, ossia l'insieme dei componenti positivi e negativi di reddito suscitati dagli
accadimenti che si sono svolti in un certo periodo di tempo e che sono tra loro coerenti secondo i
principi di competenza. Il reddito di esercizio è l'insieme di tutti i valori della tavola del reddito. Il
risultato reddituale è quel valore che, a seconda del suo segno, si denomina utile o perdita di
esercizio. Il risultato reddituale è calcolato come valore residuale pari alla differenza tra i
componenti positivi e componenti negativi di reddito. Esso è la remunerazione di una condizione di
produzione e, in quanto tale, appartiene alla stessa classe di tutti i componenti negativi di reddito,
non ha però la natura di costo, perché non è misurato da un prezzo e ha la peculiarità di poter
assumere sia un valore positivo (utile) sia un valore negativo (perdita). Il risultato reddituale non è
propriamente un componente di reddito e si dovrebbe dire che il reddito di esercizio è l'insieme
dei componenti positivi e negativi di reddito e del risultato reddituale.
Il capitale di funzionamento
Il capitale di funzionamento è l'insieme dei valori delle attività, delle passività e del capitale netto
determinato al termine di ciascun periodo corrispondente all'esercizio e costruito in ipotesi di
continuità del funzionamento dell'impresa. Il concetto di capitale di funzionamento va distinto
chiaramente dai concetti di capitale di liquidazione e di capitale economico.
L'unitarietà del sistema dei valori di bilancio
Il bilancio di esercizio è un sistema unitario di valori. Il reddito di esercizio e il capitale di
funzionamento sono due sottoinsiemi di valori tra loro complementari e strettamente correlati
anche sul piano numerico.
(capitale netto di fine anno - capitale netto di inizio anno) = risultato reddituale dell'esercizio
= (componenti positivi di reddito dell'esercizio-componenti negativi di reddito dell'esercizio)
6.3 Il reddito di esercizio
6.3.1 Gli input e gli output dell'esercizio
La tavola del reddito di esercizio (il conto economico) è uno schema costruito per mettere a
confronto, da un lato, i valori degli input assorbiti dell'attività economica e, dall'altro lato, il valore
degli output ottenuti dalla stessa attività economica; l'analisi di tali valori consente di misurare il
risultato reddituale dell'impresa, ossia l'utile o la perdita. La tavola del reddito ci aiuta a capire
quanto abbiamo ottenuto dall'attività economica e quanto abbiamo rimunerato, o siamo in grado
di rimunerare, i valori soggetti.
Dal punto di vista concettuale, la struttura della tavola del reddito è piuttosto semplice. Si tratta di
disporre in buon ordine:
- l'elenco delle condizioni di produzione ricevute dai vari soggetti e il valore delle stesse
attribuibile all'esercizio secondo il principio di competenza: i componenti negativi di
reddito;
- l'elenco degli output ottenuti dall'attività economica e il valore delle stesse attribuibile
all'esercizio in base al principio di competenza: i componenti positivi di reddito.
I tipici input di un'impresa manifatturiera e i connessi componenti negativi di reddito sono:
- le materie prime e i servizi acquistati dai fornitori e che originano i costi di acquisto delle
materie prime e dei servizi;
- gli immobili, gli impianti, le macchine, le attrezzature di proprietà dell'impresa cui
corrispondono alle quote di ammortamento delle immobilizzazioni tecniche;
- le immobilizzazioni di proprietà di terzi che originano i canoni di locazione o fitti passivi;
- il lavoro fornito dai prestatori di lavoro: i relativi componenti negativi di reddito sono gli
stipendi, i contributi e le quote di trattamento di fine rapporto;
- i beni pubblici messi a disposizione da parte dello Stato che nel reddito di esercizio si
manifestano sotto forma di tributi vari e imposte sul reddito;
- i mezzi monetari apportati a titolo di capitale di prestito da terzi che originano i
componenti negativi di reddito denominati interessi passivi;
- la copertura di rischi particolari garantite da imprese di assicurazione a fronte di premi
assicurativi;
- le rimanenze iniziali, ossia i risultati intermedi della gestione caratteristica dell'esercizio n-1
e che diventano input del nuovo esercizio n;
- il capitale di rischio che è remunerato con l'utile o con la perdita di esercizio.
I tipici output di un'impresa manifatturiera che svolga anche una significativa gestione
patrimoniale sono:
- i prodotti finiti è venduti che danno origine ai ricavi di vendita;
- le produzioni in corso a fine esercizio, ossia le rimanenze finali di esercizio;
- gli interessi attivi della gestione patrimoniale attuata sotto forma di conferimento di
capitale di prestito a terzi;
- i dividendi e le plusvalenze (o minusvalenze) della gestione patrimoniale attuata sotto
forma di sottoscrizione di quote di capitale di rischio di altre imprese;
- i fitti attivi della gestione patrimoniale attuata acquistando e locando immobili;
- i dividendi e le plusvalenze delle partecipazioni che qui consideriamo come parte della
gestione caratteristica appunto
6.3.2 Uno schema generale
Le rimanenze iniziali. Sono i risultati della gestione caratteristica dell'esercizio n-1 reimmessi
nell'esercizio n. Gli input che entrano nelle combinazioni economiche nell'esercizio annuale n sono
i fattori produttivi nuovi che saranno acquisiti nel corso dell'anno n, ma entrano anche i fattori
produttivi ereditati dall'esercizio precedente. Un caso importante è quello degli output della
gestione caratteristica che il termine del periodo n-1 non hanno ancora completato il loro ciclo
tecnico economico e che diventano input per la gestione caratteristiche del periodo n, nel
linguaggio aziendalistico denominati rimanenze di esercizio. Nel caso di un'impresa manifatturiera
si tratta di:
- materie prime che al termine del periodo n-1 non sono ancora entrate nel processo di
trasformazione fisica ma che, presumibilmente, vi entreranno nel periodo n, tali materie
prime sono un output dell'esercizio n-1 (denominato rimanenze finali di materie prime) e
un input dell'esercizio n (denominato rimanenze iniziali di materie prime);
- i semilavorati, ossia prodotti in corso di trasformazione alla fine del periodo n-1 e che,
presumibilmente, diventeranno prodotti finiti e saranno venduti nel periodo n, sono output
del periodo n-1 (rimanenze finali di semilavorati) e input dell'esercizio n (rimanenze iniziali
di semilavorati);
- i prodotti finiti, ossia i prodotti che hanno concluso il ciclo tecnico ma che, al termine del
periodo n-1, risultano non ancora venduti, sono output (rimanenze finali di prodotti finiti)
dell'esercizio n e input (rimanenze iniziali di prodotti finiti) dell'esercizio n.
L'inserimento delle rimanenze iniziali e delle rimanenze finali nella tavola del reddito di esercizio è
una delle manifestazioni più evidenti dell'applicazione del principio di competenza.
Il costo di acquisto dei beni privati ad uso immediato (non pluriennali). Si tratta di beni che entrano
nelle combinazioni economiche e che esauriscono la loro utilità al loro primo utilizzo o che,
comunque, in linea di principio, esauriscono la loro utilità nell'arco di un esercizio annuale. Si
contrappongono ai beni che partecipano alle combinazioni economiche cedendo
progressivamente alla loro utilità in più esercizi, i cosiddetti beni pluriennali. Per i beni privati e
non pluriennali si inserisce nella tavola del reddito il costo complessivo (quantità X prezzo unitario)
sostenuto nel periodo, ossia l'ammontare degli acquisti. Si pone un problema di rispetto del
principio di competenza al quale si ottempera inserendo nella tavola del reddito adeguati valori di
rimanenze finali e rimanenze iniziali.
Le quote di ammortamento del costo dei beni privati pluriennali di proprietà. Si tratta di condizioni
di produzione caratterizzati dalla lunga durata pluriennale e dal fatto di fornire la loro utilità in più
esercizi annuali, cedono progressivamente la loro utilità partecipando la produzione di grandi
volumi di prodotti. Ai fini della redazione del bilancio di esercizio, si deve ricorrere al processo di
ammortamento che consiste essenzialmente nel ripartire il costo di tali beni sui vari esercizi allo
svolgimento dei quali hanno partecipato. Nel linguaggio dei sistemi contabili, i fattori produttivi
pluriennali sono denominati immobilizzazioni tecniche materiali e immateriali.
I canoni di locazione dei beni privati pluriennali di proprietà di terzi. Il caso ricorrente è quello di
immobili di proprietà di terzi la cui disponibilità comporta componenti negativi di reddito
denominati canoni di locazione o fitti passivi. I canoni di locazione danno luogo a particolari
fenomeni da tenere in attenta considerazione per rispettare il principio di competenza, il caso
tipico è quello del formarsi di risconti attivi. Quando un componente negativo di reddito è
direttamente commisurato al tempo, quando i pagamenti sono effettuati anticipatamente e
quando il periodo di riferimento non coincide con il periodo dell'esercizio, si formano i risconti
attivi.
Le rimunerazioni del lavoro. Il costo del lavoro è formato dagli stipendi liquidati periodicamente,
dagli oneri previdenziali e assistenziali e al trattamento di fine rapporto che matura
progressivamente, ma che viene liquidato ai prestatori di lavoro al momento della loro uscita
dall'impresa; a ciascun esercizio, secondo il principio di competenza, si deve attribuire la quota di
identità di fine rapporto maturata durante il corrispondente periodo amministrativo.
I premi assicurativi per la copertura di rischi particolari. Le imprese acquistano anche coperture di
rischi particolari pagando premi assicurativi. Anche i premi assicurativi hanno una diretta
correlazione con il tempo e sono di regola pagati in via anticipata; analogamente a quanto detto
per i fitti passivi, possono dunque sorgere risconti attivi per le parti di premi non di competenza
del periodo corrispondente all'esercizio.
I tributi a fronte dei beni pubblici. Nelle combinazioni economiche entrano anche i beni pubblici;
questo fenomeno non è evidente come quello delle materie prime, ma non è nemmeno
importante. A fronte dei beni pubblici si pagano varie forme di tributi che sono più o meno
direttamente correlati all'intensità di fruizione degli stessi da parte della singola impresa. Di regola
le imprese pagano tributi vari durante l'anno e un'imposta sul reddito di esercizio che viene
liquidata nel corso dell'esercizio successivo; sorge un debito nei confronti dell'erario.
Gli interessi passivi per la disponibilità di capitale di prestito. La disponibilità di capitale di prestito
comporta un costo sotto forma di interessi passivi. Anche gli interessi passivi sono direttamente
correlati al tempo. Gli interessi passivi, tuttavia, sono di regola pagati in via posticipata e così può
accadere che un certo importo di interessi passivi sia pagato durante il periodo dell'esercizio n+1
pur essendo di competenza dell'esercizio n, rateo passivo.
I componenti negativi di reddito non di competenza dell'esercizio. Questa speciale sezione della
tavola del reddito trae origine da vincoli di ordine pratico, per definizione, un bilancio costruito
secondo il principio di competenza non dovrebbe contenere valori non di competenza, ma ragioni
appunto pratiche impongono questa anomalia. Molti valori dei bilanci di esercizio sono valori
stimati o congetturati, così si verifica regolarmente che durante il periodo n si scopre che alcuni
valori inseriti nei bilanci degli esercizi precedenti erano sbagliati, le stime e le congetture erano
state formulate al meglio, ma la realtà ha mostrato andamenti differenti rispetto a quelli previsti.
Sul piano logico se e quando si scopre che un bilancio è sbagliato si tratta semplicemente di
correggerlo, mentre, sul piano pratico la correzione a posteriori di bilanci produrrebbe gravi
inconvenienti se non altro e in termini di trasparenza delle informazioni nei confronti delle varie
categorie di portatori di interessi. In tutto il mondo si è convenuto di procedere in modo
differente, gli scostamenti scoperti durante il periodo n devono essere inseriti nel bilancio
dell'esercizio pur essendo di competenza di esercizi precedenti, la loro peculiarità deve essere
segnalata ponendo tali valori in speciali sezioni di bilancio.
La rimunerazione del capitale di rischio. La rimunerazione del capitale di rischio è rappresentata
dall'utile o dalla perdita di esercizio, il suo importo non è determinato da una specifica operazione
di negoziazione, bensì in via residuale come differenza tra il totale dei componenti positivi di
reddito e il totale dei componenti negativi di reddito.

Nella seconda sezione della tavola del reddito spettano i risultati (output) dell'esercizio e i
corrispondenti componenti positivi di reddito.
I risultati della gestione caratteristica: ricavi di vendita, rimanenze finali, utili e perdite da
partecipazioni. Sempre con riferimento alle imprese manufatturiere i risultati della gestione
caratteristica sono essenzialmente 2:
1- i prodotti venduti, cui corrispondono i ricavi di vendita
2- le rimanenze finali di esercizio nelle varie forme di materie prime, semilavorati e prodotti
finiti.
I ricavi di vendita devono essere intesi al netto delle perdite su crediti, presunte, relative ai crediti
sorti nell'esercizio.
Qualora la nostra impresa abbia partecipazioni stabili in altre imprese, l'attività svolta dalle
imprese entra a far parte dell'attività caratteristica della nostra, di conseguenza, occorre fare
apparire i risultati che se ne traggono.
I risultati della gestione patrimoniale: interessi attivi e fitti attivi. Le imprese, possono trovarsi a
disporre di risorse in eccesso rispetto a quelle richieste per lo svolgimento della gestione
caratteristica. In tal caso, esse investono le risorse in eccesso in varie forme in modo tale da
ottenere componenti positivi di reddito addizionali a quelli provenienti dalla gestione
caratteristica. Questa attività è denominata gestione patrimoniale, essa in molte imprese è nulla o
comunque trascurabile, in altre invece gioca un ruolo importante. Esistono diverse forme
elementari di gestione patrimoniale:
1- i depositi bancari in forma di conto corrente, nei periodi in cui i conti correnti presentano
un saldo a favore dell'impresa, maturano interessi attivi che sono il componente di reddito
positivo corrispondente al fatto che l'impresa titolare del conto corrente ha messo a
disposizione della banca un certo ammontare di moneta per un certo periodo di tempo;
2- le concessioni di capitale di prestito mediante la sottoscrizione di titoli obbligazionari
emessi dallo Stato o da altri soggetti, si producono interessi attivi;
3- il conferimento di capitale di rischio ad altre imprese mediante la sottoscrizione e l'acquisto
di azioni, si originano, quali componenti positivi di reddito, i dividendi e i guadagni in conto
capitale, possono però registrarsi anche perdite in conto capitale. In casi piuttosto rari la
gestione patrimoniale può realizzarsi anche cedendo in locazione a terzi immobili acquistati
a tale fine o comunque eccedenti le esigenze della gestione caratteristica. In tal caso, tra i
componenti positivi del reddito della gestione patrimoniale appaiono fitti attivi. I fitti attivi
sono direttamente correlati al tempo e sono di regola riscossi anticipatamente, così,
possono sorgere risconti passivi corrispondenti alle quote di fitti attivi riscossi nel periodo
n, ma di competenza dell'esercizio n+1.
I componenti positivi di reddito non di competenza. Hanno la stessa natura dei componenti
negativi non di competenza, prendendo in considerazione la cessazione di un’immobilizzazione ad
un prezzo superiore al valore residuo da ammortizzare, si scopre ex post che agli esercizi
precedenti sono state attribuite quote di ammortamento eccessive, gli eccessi di componenti
negativi di reddito caricati sui precedenti esercizi diventano un componente positivo di reddito che
per ragioni pratiche viene regalato all'esercizio in corso, ma che, su piano logico, dovrebbe essere
riconosciuto agli esercizi passati andando a correggerne i bilanci.
6.4 Il capitale di funzionamento
6.4.1 Le attività, le passività, il capitale netto
Il capitale di funzionamento è complementare al reddito di esercizio per la costruzione del
bilancio. Con la tavola del capitale di funzionamento cerchiamo di capire quali sono i beni e i diritti
posseduti dall'azienda, e quali sono le obbligazioni e gli impegni nei confronti dei vari soggetti al
termine di quel periodo di tempo. La tavola del capitale di funzionamento è uno schema costruito
per ordinare:
- da un lato l'insieme delle condizioni di produzione di proprietà di un'impresa in un certo
momento e i relativi valori (le attività);
- dall'altro lato, l'insieme delle obbligazioni e degli impegni nei confronti dei vari soggetti che
hanno fornito contributi e i relativi valori (le passività).
Molte di queste obbligazioni sono veri e propri debiti, altri sono di natura differente. Nel
linguaggio corrente, gli obblighi nei confronti dei conferenti di capitale di rischio sono denominati
netto o capitale netto o capitale proprio, gli altri obblighi sono chiamati passività o, nel loro
insieme, capitale di terzi. Il valore totale delle attività è sempre necessariamente pari al valore
totale delle passività e del netto.
Le tipiche attività sono:
- disponibilità monetarie in cassa o sotto forma di conto corrente attivo;
- crediti di regolamento verso clienti;
- rimanenze finali;
- immobilizzazioni materiali;
- immobilizzazioni immateriali;
- crediti di prestito;
- quote di capitale di rischio di altre imprese acquistate per la gestione patrimoniale;
- partecipazioni, ossia quote di capitale di rischio detenute a fini di controllo e quindi
rientranti nella gestione caratteristica.
Le tipiche passività sono:
- debiti di regolamento verso fornitori;
- debiti di finanziamento;
- obblighi nei confronti dei prestatori di lavoro per retribuzioni differite, il cosiddetto fondo di
trattamento di fine rapporto;
- debiti nei confronti dello Stato per tributi da liquidare.
I tipici componenti del netto, ossia di quanto pertiene ai conferenti di capitale di rischio sono:
- il capitale sociale rappresentato dai conferimenti dei soci al momento della costituzione e
in successive occasioni di aumenti di capitale;
- gli utili maturati e non distribuiti (le riserve).

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