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4 L’ARCHITETTuRA vERNACOLARE

E IL SuO SuPERAMENTO

The built vernacular heritage is important; it tuisce un’occasione di stimolo per la ricerca ar-
is the fundamental expression of the culture chitettonica contemporanea, poiché risponde
of a community, of its relationship with its ter- perfettamente all’atavica richiesta di congruità
ritory and, at the same time, the expression of
tra forma e funzione, senza mai tralasciare l’a-
the world’s cultural diversity.1
spetto imprescindibile dell’efficienza.4

L
a continua ricerca d’identificazione
4.1 L’applicazione del linguaggio vernacolare:
delle comunità con le proprie espres-
il caso di Sanxay
sioni culturali, legate al territorio da
un basilare e stringente rapporto, può passare In un excursus sulle realtà archeologiche de-
anche attraverso il recupero delle antiche tecni- finite da un carattere prettamente vernacolare,
che costruttive, quando interpretate come stru- non può di certo essere dimenticato uno dei casi
mento per la salvaguardia dell’ambiente natura- più antichi, se non proprio il più remoto, realiz-
le e, al contempo, come testimonianza viva del- zati in territorio francese: l’intervento di prote-
le tante e diverse tipicità dei luoghi. zione delle terme gallo-romane di Sanxay. È
L’analisi degli elementi naturali, con i quali nelle adiacenze del comune di Sanxay (Vienne,
l’edilizia tradizionale amava confrontarsi, può Poitou-Charentes) che oggi si trovano le vesti-
costituire una buona base di partenza anche nel- gia di un antico vicus, un borgo rurale gallo-ro-
la progettazione degli interventi sull’archeolo- mano costruito intorno al sec. I d.C., individuato
gia, i quali - sullo sfondo di un’aperta diatriba e scavato dal reverendo Camille de La Croix,
tra i sostenitori di un’architettura hi-tech (vedi i verso la fine del sec. XIX5. Gli scavi che hanno
casi di Loupian e del Vesunna Musée) e gli as- riportato alla luce il tempio a impianto crucifor-
sertori di un’opposta no-tech - possono produrre me, il teatro sulla collina e le terme romane, han-
una maggiore consapevolezza sul rispetto del no anche rivelato la centralità del ruolo rurale
luogo, sia urbano, sia, innanzitutto, extraurbano. del vicus, in origine suddiviso in due settori
In tale direzione, detta consapevolezza si tradu- principali: residenziale ed artigianale.6
ce in architetture protettive rivolte maggiormen- L’intervento sulle terme gallo-romane di
te alla ricerca del valore sociale e non più al me- Sanxay, per molte ragioni simile a Séviac (di cui
ro perseguimento di un risultato estetico2. Il ri- parleremo in seguito), può senz’altro essere in-
corso all’architettura vernacolare, che vede un serito tra le esperienze storiche di protezione ar-
largo impiego soprattutto in Inghilterra (il cui cheologica che, in primo luogo, hanno propu-
esempio più rappresentativo è costituito dalle gnato una pedissequa riconfigurazione delle an-
caratteristiche capanne di Bignor, dalla musea- tiche architetture. In effetti, se si osserva il sito
lizzazione di Chedworth e da numerosi altri ca- archeologico dall’alto, oltre alle tracce del gran-
si)3, rispecchia una particolare inclinazione per de tempio e dell’impianto del teatro, è possibile
tutto ciò che concerne le origini di un popolo e percepire interamente la massa originaria degli
per il contesto naturale che ha fatto da sfondo antichi balnea, poiché l’intervento di protezione
agli stili di vita di un antico passato. Pur consoli- delle terme (avviato intorno al 1889 per un’ini-
dato fin dall’ottocento, l’aspetto vernacolare di ziativa statale) ha introdotto un sistema di coper-
questi esempi di protezione delle rovine costi- ture a falde inclinate, sorretto da possenti capria-

1
Citazione tratta dalla Charter on the built vernacular Heritage, ratificata dall’ICOMOS, a seguito della 12° Assemblea
Generale, tenuta in Mexico, nell’ottobre del 1999.
2
Cfr. R. M. ZITO, «Bioarchitetture vernacolari: esperienze di interni nei musei archeologici», in AIV (cur.), 3nd Internatio-
nal Workshop on: Science, Technology and Cultural Heritage, Atti del Convegno Internazionale (Montecassino, 4-6 otto-
bre 2006), Cassino 2007, pp. 229-236.
3
Non soltanto per il caso di Bignor, ma per tutta l’esperienza inglese relativa alla conservazione dei mosaici con coperture
di stampo vernacolare, si veda M. C. RUGGIERI TRICOLI, «Inghilterra: la musealizzazione delle villae romano-britanne», in
IDEM, Musei sulle rovine. Architetture nel contesto archeologico, Lybra Immagine, Milano 2007.
4
Anche una recente indagine del Getty Institute ha confermato l’efficienza di detti sistemi vernacolari di protezione.
5
P. AUPERT, J. hIERNARD, M. FINCKER, Sanxay antique, Collection “Guides archéologiques de la France”, n. 43, Éditions du
59 - Esempio di edificio termale, separato dal blocco tipo, patrimoine - Centre des Monuments Nationaux, Paris 2008.
la cui copertura in tegulae e embrices, diventa espressione 6
Cfr. P. AUBERT, un nouveau sanctuaire picton aux «thermes» de Sanxay, in “Aquitania”, n. 6 (1988), pp.61-79, e IDEM,
di un’architettura indigena e domestica: il vernacolo. Sanxay un grand sanctuaire rural gallo-romain, Guides archéologiques de la France, Imprimerie Nationale, 1992.

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60 - Sito archeologico di Sanxay, Sanxay (Vienne, Poitou-Charentes):
vista a volo d’uccello delle terme gallo-romane con il sistema di copertura di protezione in stile vernacolare. La scelta di perseguire un intento di riconfigurazione dei volumi originari,
genera, dall’alto, l’impressione di un complesso ancora integro, ma in realtà, al livello della percorrenza pedonale, vengono rivelate le ovvie “mancanze”.

te e pilastri di legno, che restituisce l’immagine to convincente, e la didascalizzazione, ad oggi, è 4.2 La radicale trasformazione del linguaggio
di un edificio, in apparenza, ancora del tutto in- quasi del tutto assente. Comunque, ci troviamo vernacolare: i casi di Séviac e Longeas
tegro. Se però si osserva il complesso archeolo- di fronte ad un’attenta, seppur antica, evocazio-
Nel sito archeologico di Séviac, villa gallo-
gico “dal suolo”, l’immagine percepita è netta- ne di precisi archetipi romani, concernente non
romana nei pressi di Montréal du Gers (Dip.
mente diversa. Difatti, il sistema di coperture, soltanto le coperture con tegulae d’argilla, ma
Gers), è proprio l’anzidetta architettura verna-
per quanto emulativo di una realtà del passato e anche il trattamento dei parapetti dei cammina- colare a mettere in relazione questa lussuosa
nonostante i materiali impiegati contribuiscano menti in quota, che ricalcano, senza riprodurlo abitazione con il suo contesto rurale. Qui il
a evocare un’aura tipicamente rurale, quindi as- fedelmente, il linguaggio tipico dell’architettura “vernacolo”7, sinonimo di architettura indigena
solutamente congrua con l’oggetto della prote- romana, così come accade per i timpani in tavo- e domestica, pone l’accento sull’indifferenza
zione, rivela al suo interno una massa archeolo- le di legno e per la perimetrale protezione verti- alle influenze provenienti da altre culture, resti-
gica “disordinata”, fatta di rovine a differenti al- cale, anch’essa lignea, presente nelle due grandi tuendo maggiore considerazione al patrimonio
timetrie, che, dal punto di vista comunicativo, ali termali parzialmente coperte. culturale originario, quale strumento di lettura
mal si coniugano con l’imponente struttura pro- Qui a Sanxay, il linguaggio architettonico di una comunità, vero Genius loci. Infatti, con
tettiva, al punto che la distinzione degli interni adoperato per la copertura presenta molti punti di la realizzazione di una copertura in stile verna-
originari avviene con qualche difficoltà. Deam- fusione tra due stili, dal momento che, nonostante colare, l’attuale intervento di protezione delle
bulando tra le vestigia, per mezzo di un cammi- sia stato privilegiato maggiormente un richiamo rovine pare riscattare maggiormente un’antica
namento in quota, si ha l’impressione che la pos- agli archetipi romani, l’aspetto vernacolare si ri- espressione gallica, anziché considerare la più
sente intelaiatura di sostegno prevarichi le vesti- propone in più punti, anche se passato in secondo evidente matrice romana. Questo grande com-
gia delle terme, anche se articolata in funzione piano, in un’operazione generale che pare voglia plesso archeologico del sec. II d.C., segnato da
del “passo” strutturale dell’architettura romana. esprimere gli effetti della passata romanizzazione una lunga occupazione protrattasi fino al sec.
Dunque, all’interno l’effetto spaziale non è mol- sull’architettura tradizionale locale. VII, oggi s’impone principalmente per i resti

7
Etimologicamente il termine vernacolare, da “verna” (schiavo), rinvia ad un’opposizione tra l’architettura dei “padroni” e quella dei “servi”. Una definizione che può evidenziare la con-
dizione di chi lavora, che, nella configurazione del mondo preindustriale, conduce ad identificare l’architettura vernacolare all’architettura popolare rurale; M. PARENT, L’architecture ver-
naculaire rurale, ses modes de conservation et ses limites a l’adaptation, in “Les monuments historiques”, 21 (1975), 3, pp. 4-8. Per gli aspetti legati alla stretta relazione tra paesaggio ed
architettura vernacolare, si pensi al cosiddetto background celtico, citato da M. C. RUGGIERI TRICOLI, «Inghilterra: la musealizzazione delle villae romano-britanne», in IDEM, Musei sulle
rovine. Architetture nel contesto archeologico, Lybra Immagine, Milano 2007, pp. 19-156.

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61 - Sito archeologico di Sanxay, (Vienne, Poitou-Charentes):


a) foto aerea dell’intero sito archeologico, nel quale, oltre alla copertura delle Terme, si stagliano le rovine del Teatro gallo-romano e del Tempio ottagonale (sec. I-II d.C.); nelle imma-
gini b), c) e d) alcuni scorci sulle rovine sormontate dalla copertura vernacolare rivelano gli archetipi romani utilizzati nella struttura di sostegno; la figura c) evidenzia le parziali inte-
grazioni effettuate nella maggior parte degli archi romani superstiti, realizzate con l’aggiunta di nuovo materiale fittile, proprio in corrispondenza del piano d’imposta, così da evoca-
re la traccia dell’arco e proteggere il pietrame sconnesso; e) ed f) il sistema interno di camminamenti in quota ricongiunge i diversi livelli delle rovine, consentendo ai visitatori una più
agevole deambulazione ed offrendo, di volta in volta, sempre nuovi scorci di osservazione.

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62 - Sito archeologico di Séviac, (Montréal du Gers):


a) vista d’insieme del sito archeologico, con la prima
versione del sistema di coperture (© F. Colléoni);
b) layout generale delle rovine della villa (© M. Cabar-
rou, architecte DPLG);
c) rilievo dell’impianto dei Balnea della villa, con il frigi-
darium e le due ali laterali al sec. IV d.C. (© A. Bouet);
d), e), g) alcune viste sulla sistemazione delle rovine, con
l’applicazione del linguaggio vernacolare delle relative
coperture;
f) la recente struttura di protezione eretta sui resti del fri-
gidarium;
h) e i) i mosaici policromi ed i sistemi di riscaldamento,
sono gli unici elementi protetti dalle coperture;
l) la presentazione in situ de “les amants de Séviac”.
b c

delle terme private e per la collegata villa - lontari, capeggiati da Paulette Aragona-Launet. A Séviac i resti degli edifici e i mosaici poli-
strutturata attorno a due corti-giardino circo- Tali campagne, intraprese nel 1967, hanno pro- cromi sono stati conservati in situ10, in una di-
scritte da un peristilio in colonne di marmo - ma gressivamente consegnato, oltre all’intero im- mensione rustica e tradizionale, che conferisce
anche per la singolare sedimentazione di mosai- pianto della villa, un gran numero di pavimen- all’insieme archeologico un’impronta più speci-
ci policromi, appartenenti alla parte residenzia- tazioni musive9, un immenso complesso terma- ficatamente rurale non del tutto appagante. Su-
le del Basso-Impero, tra i quali si distingue il le, una necropoli e un settore paleocristiano. Di gli ambienti a rischio di degrado (in particolare
celebre mosaïque aux arbres. particolare rilevanza nella storia del sito e della quelli con pavimentazione musiva e con ipocau-
Le prime tracce della casa a peristilio di Sé- sua esplorazione fu il 1974, anno in cui fu ripor- sti), già dal 1979, sono state realizzate alcune
viac (pars urbana), in particolare dei mosaici tata alla luce la celebre coppia di scheletri, de- strutture di protezione, tradotte in padiglioni di
giunti in eccellente stato di conservazione8, fu- nominata gli Amanti di Séviac, oggi esposti tra legno appena sbozzato e tetti a falda con coppi
rono rinvenute intorno al 1867, ma soltanto un le rovine in una teca incassata nel terreno, ma in laterizio, i quali paiono riprendere le tradizio-
secolo dopo si diede avvio a una più profonda e anche il già citato Mosaïque aux arbres e il Tré- nali coperture parziali adoperate nell’ambito
duratura campagna di scavi, che vide in prima sor di epoca merovingia, composto di diciasset- della conservazione anglosassone, ma senza mi-
linea un appassionato gruppo di archeologi vo- te monete d’oro. rare puntualmente ad un intento di riconfigura-

8
J. GUGOLE, J. LAFITTE, Les mosaïques de Séviac, Éditions de Faucompret, 1996.
9
Gli scavi hanno rivelato circa seicento metri quadri di pavimenti in mosaico. I decori, geometrici e floreali, presentano medesima fattura, dove la raffigurazione della vite occupa un posto
di rilievo. Gli stessi motivi sono stati riscontrati nella decorazione interna dei marmi scolpiti e degli intonaci dipinti; cfr. P. ARAGON-LAUNET, C. BALMELLE, Les structures ornementales en
acanthe dans les mosaïques de la villa de Séviac près de Montréal (Gers), in “Gallia”, 45 (1987/88), pp. 189-208.
10
Durante il periodo di chiusura invernale le pavimentazioni musive sono ricoperte da uno spesso strato di sabbia che le preserva dalle forti escursioni termiche.

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zione dei volumi originari11. Tra le coperture più perture antecedenti. La modernità dell’intelaia- laterizio romano. Questo tompagnamento, pur
datate, spicca in modo evidente un recente edifi- tura strutturale, fatta di pilastri e travi di legno la- nella sua evidente matericità, non produce un ef-
cio posto a protezione del settore termale del sec. mellare, viene smussata dalla sistemazione di un fetto di totale inscatolamento, poiché il basa-
IV d.C., che ricalca il volume centrale del frigi- tipico tetto a falde con tegulae ed embrices, che mento della struttura, quasi completamente aper-
darium e delle due ali laterali (in origine destina- conferisce all’edificio un’immagine più tradizio- to, lascia ampio spazio al dialogo diretto tra rovi-
te alle sale calde). Per la struttura del nuovo pa- nale. Interessante la scelta di collocare, come ne protette e ambiente open-air. Anche il sito
diglione si è fatto ricorso a strumenti tecnologici chiusura dei timpani e del perimetro esterno, una gallo-romano di Séviac non poteva rinunciare a
più attuali, i quali, nel complesso, non hanno da- serie di pannelli in tavole di legno, la cui texture, far propria quella pratica di musealizzazione ar-
to luogo ad alcun contrasto stilistico con le co- assai disomogenea, evoca i caratteristici filari di cheologica tanto sperimentata in ambito rurale,

11
Negli interventi di protezione delle ville gallo-romane, l’adozione del linguaggio vernacolare esprime un atteggiamento - più volte riscontrato in altre realtà europee - secondo il quale le
villae vengono interpretate come testimonianza di vita rurale, anziché veri e propri monumenti. Si confronti in tal senso con il caso della Bignor villa nel Sussex, M. C. RUGGIERI TRICOLI,
«Le ville del Sussex: la presentazione della villa romana di Bignor e l’uso dell’architettura vernacolare», in IDEM, Musei sulle rovine, cit., pp. 61-69.

59
ossia quella che si traduce nell’ordinaria risiste- cezione di quella più recente, ossia quella rea- della nuova struttura contrasta volutamente con
mazione a verde dell’intorno (cioè nell’attenzio- lizzata sul settore termale del sec. IV d.C. (frigi- la preesistenza archeologica, in modo che, a detta
ne alla dimensione paesaggistica), nella ricom- darium e le due ali laterali). del progettista, tale gioco di contrasti possa con-
posizione in anastilosi di alcuni elementi archi- Nel giugno 2011, un concorso internazionale correre a dare maggiore risalto alle rovine ro-
tettonici e nel più consueto livellamento delle di architettura, promosso dal Pôle Archeologique mane, contrariamente ai più tradizionali inter-
murature emerse. Durante la visita al sito, il pub- S.I.V.U. Elusa-Séviac, che riguardava l’elabora- venti di coperture riconfigurative, che, con il
blico viene accompagnato da solerti addetti/gui- zione di un nuovo intervento di copertura e mu- loro imponente effetto di massa, potrebbero pre-
da, probabilmente chiamati a compensare la ri- sealizzazione della villa gallo-romana di Séviac, varicare, o, addirittura, celare, il vero oggetto
strettezza dei supporti didattici, limitati ai soli ed indirizzato sostanzialmente alla protezione delle della valorizzazione.
esigui pannelli informativi, i quali, attraverso pavimentazioni musive maggiormente soggette Posta a circa 2,5 metri dal piano delle rovine,
immagini riconfigurative e brevi didascalie, pre- alle azioni di degrado, vede come vincitore l’ar- la copertura sarà caratterizzata da un grande vo-
sentano le diverse sezioni della villa e le rispetti- chitetto João Luís Carrilho Da Graça13, il quale, lume piano, un gros coussin gonflé d’air, che
ve funzioni d’origine. nella presentazione della sua idea progettuale, sembrerà fluttuare come una nuvola e dissol-
Al momento, per la conoscenza completa scrive di avere concepito versi in prossimità dello skyline archeologico.
della storia del sito occorre prolungare la visita un projet qui met en place un dispositif de Una fitta orditura di tralicci metallici formerà
al museo archeologico situato a Montreal-du- protection et ne fait pas référence à une typo- questa grande piastra di copertura, il cui volume
Gers, a circa due chilometri dalle rovine. Il mu- logie connue. C’est un dispositif technique scatolare, dallo spessore di circa due metri, la-
seo presenta le più importanti scoperte fatte nel avec sa propre logique, dispositif d’aspect scerà filtrare la luce, accentuando quella lieve ir-
sito, tra le quali il celebre mosaïque aux arbres, homogène qui crée un événement qui n’est regolarità del piano di giacitura delle rovine. La
numerosi oggetti scolpiti ed alcuni reperti legati pas en concurrence avec les vestiges mais re- nuova copertura, continua e traslucida, al fine di
donne à lire l’emprise de la villa et son im-
alla vita quotidiana. Tuttavia, questo “rapporto a non apparire molto invasiva, sarà letteralmente
portance. Évènement: profiter de l’occasion
distanza” tra sito e museo non trova un’ideale avvolta da uno speciale strato semi-trasparente,
pour que l’architecture contemporaine ait
soluzione di continuità dal punto di vista del- droit de cité dans le Gers. Architecture qui va il quale restituirà un’immagine più eterea del-
l’informazione al pubblico.12 jouer par contraste de façon très forte. Situa- l’insieme, smorzando il forte impatto che la
Tuttavia, a Séviac, ci si prepara ad un asso- tion privilégiée qui permet au contraste de trama strutturale di tralicci potrebbe avrebbe.
luto stravolgimento d’immagine, poiché, nel fonctionner. Peut devenir un outil de commu- Un altro edificio, realizzato con facciate di
2013, prenderanno avvio i lavori di una nuova nication: c’est une vrai valeur ajoutée.14 vetro, collocato all’ingresso della villa e lungo
copertura protettiva, che comporterà il totale Si tratta sostanzialmente di una struttura iper- l’antica strada romana, assolverà la funzione di
smantellamento delle strutture di protezione più tecnologica, la cui geometria nasce unicamente accoglienza del pubblico e introdurrà alla villa
datate, ossia di quelle in stile vernacolare, ad ec- da esigenze di protezione. L’immagine astratta gallo-romana di Séviac e la sua storia.

12
A. R. D. ACCARDI, “La conservazione open-air delle rovine ed il principio della non-dislocazione”, in Atti del VII Congresso Nazionale IGIIC - Lo Stato dell’Arte 7 - (Napoli 8-10 ottobre
2009), Nardini Editore, Firenze 2009, pp. 141-148.
13
L’architetto Carrilho Da Graça, professore presso l’Università Autonoma di Lisbona, già vincitore nel 2010 del “Piranesi Prix de Roma” per la musealizzazione dell’area archeologica del-
la Praça Nova del Castello di São Jorge a Lisbona, ha lavorato al progetto di Séviac con un’équipe di specialisti costituita dai collaboratori Francisco Freire, Vasco Melo, Mariana Salvador,
Nuno Castro Caldas, con lo studio Nuno Gusmão (per la il supporto grafico) e con Victor Beiramar Diniz (paesaggista), oltre che con la Société d’Etudes Techniques (SETTEC), lo yac Inge-
nierie e la Ravennantica S.r.l.
14
Tratto dal dossier di stampa Press Release - desembro 2011, carrilho da graça arquitectos, documento Pdf scaricabile dal sito Internet www.jlcg.pt.

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63 - Sito archeologico di Séviac (Montréal du Gers): il progetto della futura copertura di protezione:
- nella pagina a fianco, vista d’insieme del prossimo riallestimento della rovine della villa;
- in questa pagina, nelle immagini in alto, a) planimetria del sito con l’ingombro delle coperture; b) planimetria delle rovine della villa con le strutture di protezione ed i percorsi di vi-
sita; c) sezione longitudinale di progetto, dalla quale emerge il contrasto tra la linearità dell’eterea copertura e lo skyline delle rovine; nelle figure in basso, alcuni renders di progetto,
con dettagli relativi ai percorsi, al sistema di ancoraggio al suolo e al fitto sistema di tralicci che compongono la copertura (immagini e disegni © Carrilho da Graça Arquitectos).

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64 - Sito archeologico di Cassinomagus, Chassenon:
a) vista d’insieme sulle rovine delle grandi terme di Longeas ed il sistema di copertura vernacolare; b) planimetria del sito archeologico con indicazione dell’impianto termale e del tem-
pio, oltre che dei servizi al pubblico oggi presenti nel parco; c) un’altra vista sulle rovine delle terme con, sulla destra, la strada di accesso che conduce al centro di accoglienza.

Pochi anni più tardi rispetto alla prima co- scavo17, le quali, segnate dall’avvicendamento di Percorrendo la strada Chassenon-Roche-
pertura di Séviac, un altro impianto gallo-roma- studiosi preminenti del territorio della Charente, chouart, si percepisce presto la presenza del com-
no, segnatamente termale, veniva coperto con hanno permesso di reperire un certo numero di plesso termale, soprattutto grazie alle grandi co-
una struttura in legno e tegole, riprendendo le rovine, tra cui un grande tempio (insieme a due perture a falde, le quali, nel sovrastare a fini
tradizioni edilizie vernacolari. La Charente co- minori), un teatro, un acquedotto, ma principal- protettivi i grandi ambienti ancora ben saldi, ri-
stituisce uno dei Dipartimenti del Centro-Sud mente l’enorme complesso termale di Cassino- configurano in parte la massa dell’imponente
più visitati della Francia, soprattutto grazie ad magus, detto di Longeas18. Questo complesso ar- struttura originaria. Nel sistema di copertura adot-
uno dei complessi monumentali più grandi e me- cheologico emerge tanto per le straordinarie di- tato per la protezione delle rovine si riconosce
glio conservati dell’Impero Romano, quello di mensioni, quanto per l’ingegnosità degli antichi l’influenza dell’architettura vernacolare di ma-
Cassinomagus15, ovvero un antico santuario ru- sistemi costruttivi impiegati, ma principalmente trice celtica, anche se filtrata dall’evidente “pre-
rale gallo-romano stabilito tra il I ed il IV sec. per l’eccezionale stato di conservazione19, che ha senza” romana, espressa dalle possenti murature
d.C., situato nel territorio comunale dell’attuale consentito di ravvisare facilmente la duplice vo- in pietra e dal virtuosismo delle tecniche costrut-
Chassenon16. Durante gli scorsi due secoli, nel cazione, cultuale e terapeutica20, ma anche le tive. Come nel caso delle terme di Sanxay, lo
sito sono state compiute numerose campagne di funzioni degli ambienti dei quali si compone.21 stacco tra copertura e pareti portanti non è stato
15
Il Dipartimento della Charente ha fatto di Chassenon un importante polo archeologico, la cui valorizzazione è affidata all’associazione degli “Amici di Chassenon”, che a oggi riesce ad
attrarre più di 15.000 visitatori, misti tra studiosi e “grande pubblico”.
16
Cassinomagus, indicata sulla Tabula Peutingeriana, era un’agglomerazione urbana secondaria situata nel territorio dei Lémovices, tra Limoges e Saintes. Il nome Cassinomagus doveva
significare “Le Marché du Chêne” (il Mercato della Quercia). La sua particolare ubicazione, punto di incontro di importanti vie di comunicazione, in adiacenza ai centri di Santons, Pictons
e Pétrocores, ha consentito al villaggio di Chassenon di svilupparsi dalla fine del sec. I al III. Il principale centro di interesse del sito era rappresentato dall’immenso santuario esteso circa
25 ettari; D. hOURCADE et Al., Les thermes antiques de Chassenon: Charente, Geste éditions, La Crêche 2004.
17
D. hOURCADE; S. LEBRETON, Les thermes de Chassenon (Charente): transformation et réoccupation (IVe-VIe s. p.C.), in “Aquitania”, 18 (2002), pp. 111-135.
18
Le terme sono state costruite alla fine del sec. I d.C. utilizzando del pietrame estratto da un giacimento “eccezionale” del comune di Pressignac, generato dalla caduta di un meteorite. Nel
tempo, l’erosione ha cancellato completamente ogni traccia in superficie, mentre nel sottosuolo sono tuttora presenti numerose rocce “fuse”, dette brèches de Rochechouart. Cfr. P. LAM-
BERT, Rochechouart: A Flag Crater from a Clustered Impact, in “Meteoritics”, 17, 12/1982, p. 240.
19
Lo stato di conservazione eccellente consente di apprezzare parecchi ricorsi murari a tutta altezza (da 5 a 7 m), bagni, sale sotterranee voltate, caldaie ed alcune porzioni di intonaco di-
pinto. Visitando l’edificio dall’esterno, l’attenzione dei visitatori viene catturata dalla successione grandi bucature ancora riconoscibili nelle loro sedi, le quali rendono l’idea del grado di il-
luminazione che un tempo connotava gli ambienti al chiuso.
20
All’interno di Cassinomagus, uomini, donne e bambini venivano per implorare i loro dei per guarire dalle malattie.
21
In funzione del loro utilizzo, gli ambienti sono distribuiti in due livelli sovrapposti; il piano inferiore accoglie i locali tecnici per il riscaldamento e l’evacuazione delle acque, mentre in
quello superiore trovano sede le sale ed i bagni destinati agli utenti delle terme.

62
65 - Sito archeologico di Cassinomagus, Chassenon:
alcuni scatti effettuati lungo il percorso di esplorazione delle rovine rivelano l’ottimo stato di conservazione del complesso termale; lo stacco tra copertura e pareti perimetrali, non col-
mato da alcuna trovata museografica o di archeologia sperimentale, consente di apprezzare l’accostamento tra nuovo e preesistente senza incorrere in errori d’interpretazione.

colmato, in tal modo l’accostamento tra nuovo e mento degli impianti e tutti gli aspetti legati al sieme alle associazioni impegnate nella valoriz-
preesistente si esprime senza errori interpreta- quotidiano vivere nelle terme. La visita consen- zazione delle terme, già da tempo pensava ad
tivi. La struttura di copertura, composta da pila- te altresì di apprezzare la lastricatura superstite un nuovo progetto di valorizzazione, la cui ela-
stri ed imponenti capriate in legno, richiama la di alcune piscine, i sistemi di riscaldamento e di borazione è stata affidata nel 2005 all’architetto
natura e la funzione originaria dei bagni, ren- smistamento delle acque, ma anche statue ed Antoine Renaud (Atélier Kérosène)23. Il proget-
dendo l’insieme accogliente ed espressivo. La oggetti, il cui reperimento ha consentito di deli- to, già passato alla fase di realizzazione, preve-
sistemazione della copertura a falde, sopravvis- neare le diverse tipologie di utenti che in quel de una radicale trasformazione dell’odierna im-
suta fino ai nostri giorni, si deve alla volontà di luogo si sono avvicendati. In larga misura, il magine del sito, in favore di una struttura di
Jean henri Moreau, il quale, prima di lasciare (in- percorso proposto dai gestori del sito tenta di ri- protezione, ipertecnologica e multifunzionale,
torno al 1989) ai suoi successori il prosegui- percorrere i collegamenti d’origine, a volte im- che sancisce il superamento dell’attuale coper-
mento delle considerevoli campagne di scavo, si pedito dalle condizioni del selciato o dal soste- tura, connotata dalla peculiare organicità del-
preoccupò di fare coprire le tracce affinché non nuto dislivello tra i piani di calpestio. In quei l’architettura vernacolare.
subissero gli effetti delle intemperie e ne fosse as- casi, un sopraelevato sistema di passaggi di le- In effetti la parte più ambiziosa del nuovo
sicurata una ragionevole durata conservativa. gno, molto rudimentale, assicura la continuità progetto consiste proprio nella copertura delle
Oggi, il pubblico in visita viene accompa- dell’esplorazione. rovine attraverso una grande lamina orizzontale,
gnato nell’esplorazione delle terme da un quali- Nel Dicembre del 2006, il sito è stato classi- tale da assolvere simultaneamente ad esigenze
ficato personale, alternamente sostituito da un ficato Pôle d’excellence rurale, e, per conse- di protezione e di mise en valeur delle terme in
sistema elettronico di audio-guida disponibile guenza, ha beneficiato di un contributo statale rovina24. In corrispondenza dell’asse di simme-
in vari idiomi. Affisse alle stesse rovine, nume- di un milione di euro22. Coscienti di non potere tria dell’impianto archeologico, una trave strut-
rose segnaletiche didattiche rappresentano l’im- limitarsi all’offerta di un supporto comunicativo turale in acciaio costituirà la “colonna vertebra-
pianto planimetrico degli ambienti e propongo- così esiguo, specialmente se confrontato al va- le” della copertura, la quale sarà posata su due
no saltuariamente una riconfigurazione spazia- lore considerevole del sito ed alla forte presenza serie di appoggi anch’essi metallici situati ai
le, attraverso la quale interpretare il funziona- di pubblico, il Dipartimento della Charente, in- margini Ovest ed Est delle rovine, in modo che
22
L’etichetta di “Polo d’eccellenza rurale”, conferita cinque mesi dopo il primo aiuto finanziario deciso dalla Regione Poitou-Charentes, completa anche l’attribuzione dell’aiuto al proget-
to erogato dalla Comunità Europea (FEDER).
23
L’Atélier Kérosène ha progettato anche il sistema di musealizzazione diffusa adottato nel Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim, Infra, al capitolo n. 5, pp.69-80.
24
A questo riguardo, la valorizzazione dovrebbe tenere conto anche della capacità del sito di accogliere manifestazioni culturali, in collegamento con altri siti della regione che già benefi-
ciano di un apprezzabile riconoscimento.

63
Sito archeologico di Cassinomagus, Chassenon.
66 - In questa pagina:
viste interne del sistema di copertura; l’esplorazione tra le rovine del complesso termale
avviene percorrendo un tortuoso sistema di camminamenti lignei, intervallati da pannelli
informativi e da un sistema d’illuminazione, che dà risalto alla funzione di alcuni ambienti
in origini destinati al riscaldamento delle acque. La complicata situazione delle rovine ha
costretto al superamento di notevoli cambi di altimetria, comportando l’inserimento di strut-
ture di collegamento, molto spesso invasive. Nell’immagine qui a fianco, affissa alla stessa
muratura antica, una segnaletica didattica propone una riconfigurazione spaziale del-
l’ambiente che segue, attraverso la quale interpretare il funzionamento degli impianti; al-
tre volte, come nelle immagini di sopra, i pannelli didattici rappresentano l’impianto pla-
nimetrico degli ambienti e tutti gli aspetti legati al quotidiano vivere nelle terme.

67 - Nella pagina a fianco:


il progetto della copertura delle terme, definita da una grande lamina orizzontale, avente
la funzione di protezione e di mise en valeur delle vestigia. L’asse centrale della copertura,
vera e propria“colonna vertebrale”, sosterrà la galleria d’interprétation, permettendo al
pubblico in visita di affacciarsi sulle rovine delle terme e d’interpretare l’impianto nel-
l’insieme (disegno dell’Atélier kérosène).

64
l’area delle terme possa rimanere totalmente latrines. Esso è pensato come una lastra di metal- agli interventi di musealizzazione della “roma-
libera, senza alcuna interposizione di ulteriori lo nervato poggiata su esili sostegni anch’essi nità”, per i quali, da lungo tempo, si tenta di fare
appoggi. Sostenuta dalla trave centrale, una gal- metallici. Secondo l’idea di laisser respirer le prevalere maggiormente il contatto emozionale
leria sospesa, denominata galerie d’interpréta- paysage, anche in questo caso, l’équipe di archi- tra pubblico storia rappresentata, in sostituzione
tion, permetterà a ciascun visitatore, a partire tetti ha preferito un’architettura di “copertura” di una sic et simpliciter contemplazione del pas-
dall’edificio di accoglienza, di affacciarsi pro- anziché di “inscatolamento” delle vestigia. Que- sato. Un contatto che il pubblico realizza princi-
gressivamente sulle vestigia e leggere l’insieme sti due interventi di protezione puntuale, oggi in palmente attraverso la sperimentazione degli al-
dell’impianto del complesso monumentale. Una fase di realizzazione, sono comunque inquadrati lestimenti open air.
trama di travi secondarie sarà fissata all’ossatu- all’interno di un esteso progetto di pianificazione Ma ciò che più rappresenta la vera innovazio-
ra principale, così da formare un supporto per il generale dell’intero contesto.27 ne in questo trend è la ricerca architettonica, la
telo impermeabile di protezione25, che a sua Invece, per quanto concerne il piano di visita quale, filtrata dalle più innovative istanze museo-
volta farà permeare la luce naturale, dosata, con delle rovine, il futuro sistema museografico pro- grafiche, gioca un ruolo determinante, poiché
un gioco di serigrafie, in funzione della natura mette un supporto comunicativo completo e con- mette d’accordo esigenze di conservazione, di
degli ambienti sottostanti.26 notato dalle più moderne tecniche di presenta- presentazione, di rispetto del sottosuolo e, non ul-
La nuova copertura, antitetica alla preceden- zione dell’archeologia, tra le quali risaltano timo, l’attuale orientamento alla beautyfication28,
te proposta riconfigurativa, anche se piuttosto proiezioni multimediali, ologrammi, spettacolari la quale, come nota a questo riguardo l’archeolo-
eterea, si staglierà nettamente nel paesaggio in- effetti di luce e rievocazioni sonore. In definitiva, go Kevin Walsh29, se esasperata, può non consi-
sieme alle altre strutture “aggiunte” destinate al- quanto viene perduto dalla scarsa attitudine ri- derare tutti quegli aspetti del passato che non con-
l’accoglienza del pubblico, alle esposizioni tem- configurativa della struttura di protezione, viene tribuiscono alla costruzione di una piacevolezza e
poranee e agli speciali apparati museografici riacquistato attraverso la forza comunicativa del- armonia diffuse, privilegiando dunque gli aspetti
d’interpretazione. Un secondo volume, molto la musealizzazione indoor. Abbiamo più volte più scenografici del territorio, ponendosi quasi
più basso, coprirà la galleria Nord, la galerie des accennato in questa sede alle questioni legate esclusivamente in the eyes of the perceiver.30

25
Le sponde Est ed Ovest della copertura sono a loro volta sostenute da ulteriori supporti metallici, sdoppiati in testa, impiantati poco distante dai ricorsi murari perimetrali delle terme. Lo
sforzo di tensione al quale è sottoposta la grande struttura è alleggerito da un sistema di cavi metallici messi in tensione e da punzoni (misti in legno e metallo) che lavorano a compressio-
ne (secondo il principio delle note capriate Polonceau).
26
Secondo questo criterio di “distribuzione” dell’illuminazione naturale, le zone corrispondenti alle corti all’aperto riceveranno un maggiore apporto di luce rispetto agli ambienti origina-
riamente al chiuso.
27
Il progetto, nel delimitare una vasta area verde, dentro alla quale sono inglobate le terme, fornisce precise indicazioni sulla localizzazione degli accessi, dei parcheggi, dei laboratori e del-
le aree di sperimentazione archeologica, degli spazi liberi per il pic-nic, del padiglione di accoglienza e di ristorazione, dei chioschi tematici, non mancando di entrare nel merito dei detta-
gli costruttivi e compositivi sia della grande copertura che delle rimanenti strutture aggiunte.
28
In molti paesi esteri, molto più che in Italia, l’esito di tali orientamenti si evidenzia nella propensione a parlare di Heritage landscapes anziché di semplice Heritage; cfr. C. AITChISON, N.
E. MACLEOD, S. J. ShAW, Leisure and Tourism Landscapes. Social and cultural geographies, Routledge, London and New york 2000, pp. 94-109.
29
K. WALSh, The Representation of the Past. Museums and Heritage in the post-modern World, Routledge, London e New york 1992, p. 136 e ss.
30
P. J. FOWLER, The Past in the Contemporary Society. Then, Now, Routdlege, London e New york 1992, p. 103.

65
Sito archeologico di Cassinomagus, Chassenon.
In questa pagina:
68 - sopra, alcuni renders della prossima riorganizzazione delle terme di Cassinomagus, su
progetto dell’architetto Antoine Renaud, dell’Atélier kérosène, che prevede una galleria
“sospesa”, dalla quale osservare l’esteso impianto delle terme (disegni forniti dall’Atélier
kérosène);
69 - a fianco, uno schizzo di progetto, che si riferisce al nuovo padiglione di accoglienza
(disegno dell’Atélier kérosène);
70 - in basso, viste del pavillon d’accueil, che costituisce un elemento cardine, ossia il rac-
cordo con l’allestimento delle rovine. L’edificio, di recente realizzazione, costituirà l’ac-
cesso fisico per la futura galleria di osservazione, ma offre già, e sin dal momento della
sua realizzazione, un interessante punto di vista prospettico sul complesso termale, proprio
attraverso la lunga facciata continua in vetro.
Nella pagina a fianco:
71 - Viste interne ed esterne del Pavillon d’accueil.
Le immagini rivelano lo stretto rapporto tra nuovo edificio e sito archeologico, espresso
sia al livello fisico-visivo, sia al livello comunicativo, poiché il padiglione (realizzato in
situ), nel presentare brevemente la storia del sito e del suo complesso termale, offre al pub-
blico diversi livelli di lettura, consentendo un approccio sempre più approfondito. La gran-
de vetrata, nell’inquadrare le rovine sullo sfondo, ricongiungono le terme al senso della
piccola esposizione. Nelle due immagini in basso, il punto di accoglienza del pubblico, con
biglietteria e bookshop, e uno degli allestimenti.

66
67
a b

c d

e f

72 - Sito archeologico di Cassinomagus, Chassenon:

alcune viste sulla sistemazione esterna del grande parco attrezzato, che ingloba il complesso termale; a) l’accesso al sito, con il camminamento che conduce al padiglione di accoglienza
(b), anticipa la presenza delle rovine; c) e d), la sistemazione del giardino archeologico; e) all’interno del jardin de Cassinomagus, la traccia di alcune ipotetiche cisterne, con, sullo
sfondo, i resti del tempio ottagonale; f) una delle postazioni museografiche didattico-informative.

68
5
IL PARC ARChéOLOGIqUE EUROPéEN
BLIESBRUCk-REINhEIM
E IL TEMA DEL MuSEO IN FRAMMENTI

I
l coraggio di agire sulle rovine con strut- Dalle lunghe ricerche archeologiche con-
ture spiccatamente contemporanee, così dotte nella valle del Blies inferiore, regione di
come si manifesta nei tre casi di Montca- passaggio particolarmente fertile, sono stati
ret, Périgueux e Loupian, può senz’altro essere ricomposti i tasselli di una storia lunga più di
interpretato come l’esito dell’influenza prove- 6000 anni3. In epoca romana l’area era contras-
niente dalla vicina museografia tedesca, in parti- segnata da una densa rete stradale e comprende-
colare di quella parte di museografia, per così va diversi nuclei abitativi, affiancati da fattorie
dire, interventista, formatasi in Germania nel- e campi agricoli isolati (villae). Alcuni di questi
l’ultimo decennio del secolo scorso. Citeremo nuclei (come ad esempio Bliesbruck, vicus
adesso un caso nel quale tale influenza si tradu- dotato di una vera struttura urbana) si distin-
ce in autentica interazione, quello dell’interven- guevano essenzialmente per la loro funzione di
to per la valorizzazione del sito archeologico di produzione artigianale e di mercato regionale.
Bliesbruck-Reinheim (Moselle/Saarland), og- L’unione di Bliesbruck con la vicina
getto di un concorso internazionale, che nel Reinheim, avvenuta attorno alla metà del sec. I
1990 ha visto vincitrici due squadre di architetti, d.C., diede vita ad un agglomerato che raggiun-
l’Atélier Kérosène & Agence Jung et Long1 e se il suo massimo sviluppo nella prima metà del
l’Atélier de Paysage Bruel-Delmar. Questo sito, sec. III4. L’abitato bipolare che ne è derivato si
di grande valenza testimoniale, ha “obbligato” è strutturato intorno ad un asse stradale princi-
due differenti nazioni, Francia e Germania, alla pale - proprio corrispondente all’attuale strada
cooperazione, nell’interesse della gestione - bi- dipartimentale che oggi attraversa il sito - le cui
laterale e condivisa - di un contesto davvero sin- tracce sono state messe in luce con le più recen-
golare, che si colloca proprio sul confine tra i ti campagne di scavo. L’individuazione dell’im-
due Stati e lungo la vallata del fiume Blies2. Da pianto stradale di epoca romana è avvenuta
parecchi anni il sito è oggetto di attenzione da casualmente durante i lavori di manutenzione
parte del Ministère de la Culture et de la Com- dell’anzidetta strada dipartimentale, una sco-
munication, e pertanto, sin dai primi anni Ottan- perta ha dato maggiore impulso alla continua-
ta, gli scavi archeologici di Bliesbruck hanno zione degli scavi, che hanno altresì rivelato i
tratto beneficio dagli appoggi finanziari elargiti resti di numerosi quartieri artigianali e altri edi-
dallo Stato Francese. fici di varia funzione.5

1
Interessante mettere a confronto il nuovo progetto di copertura delle terme di Chassenon con quello delle terme di Blie-
sbruck-Reinheim, entrambi realizzati dallo stesso gruppo di progettisti, l’Atélier Kérosene. Nonostante i due contesti pre-
sentino realtà archeologiche ben distinte e con differenti gradi di conservazione, si può rilevare un medesimo atteggiamen-
to interventista, volto alla realizzazione di una struttura di protezione ipertecnologica ed ardimentosa, molto estesa a Chas-
senon, più contenuta a Bliesbruck-Reinheim; per il caso di Chassenon (Cassinomagus) si veda infra, pp. 62-68.
2
Il parco è stato realizzato grazie allo sforzo congiunto del Consiglio Generale della Moselle (Francia) - in collaborazione
con il Ministero della Francofonia - e del Kreis del Saar Pfalz (Germania) - in collaborazione con il Ministero della Cultu-
ra del Land Sarre e con il Comune di Gersheim. Cfr. A. MIRON et Al., Le Parc archéologique européen, Europäischer kul-
turpark, Bliesbruck-Reinheim, Metz 1998.
3
Grazie alle approfondite campagne di scavo, è stato possibile rilevare la presenza umana fin dal Neolitico, ma è alla fine
dell’età del Bronzo che le tracce di occupazione diventano più importanti. La scoperta più notevole di questo periodo è il
“tesoro” di Reinheim (800 a.C.), composto da oggetti in bronzo fra i quali un tintinnabulum, una grande phalère, otto brac-
cialetti con decorazione incisa ed anelli. Con la prima età del Ferro (o Hallstatt, 450 a.C.) a Reinheim fa la sua apparizione
il rituale funerario dell’inumazione sotto tumulus. Al termine della prima età del Ferro debutta il periodo celtico propria-
mente detto, o epoca della Tène 450÷425 a.C., la cui testimonianza più rilevante è rappresentata dalla tomba della “Princi-
pessa di Reinheim” (400 a.C.), tra le più belle di questa epoca. Vedi W. REINhARD, une tombe exceptionnelle. Reinheim
(Lande de Sarre), in “L’Archéologue”, n. 25, 2001, pp. 21-22.
4
Con l’abbandono definitivo, avvenuto alla fine del sec. IV, il sito viene utilizzato come “cava di pietra” e depredato di ogni
piccolo frammento recuperabile. Cfr. J. L. MASSy (dir.), Les agglomérations secondaires de la Lorraine romaine, Be-
sançon 1997, pp. 29-56.
5
Questo ritrovamento si deve alla politica di valorizzazione francese, i cui precisi regolamenti, pensati nell’unico interesse
di proteggere le testimonianze archeologiche, consentono di preservare anche i rinvenimenti fortuiti (fouilles de sauveta-
73 - Jean-Claude Golvin, Ricostruzione evocativa del quar- ge), oltre che quelli già programmati o riportati alla luce. Il controllo delle potenzialità archeologiche operato con l’ar-
tiere artigianaledi Bliesbruck, acquerello, particolare (da chéologie de prévention non sempre risulta un’operazione certa; fortunatamente però, nel caso di rinvenimenti “non previ-
J. C. Golvin, “Voyage en Gaule romaine”, 2002). sti” è possibile superare l’impasse applicando le regolamentazioni dell’archéologie de sauvetage.

69
Come già sottolineato, fin dall’inizio dei ta di simposi scientifici in situ), un sistema mu- Musée des Thermes e alle ricostruzioni a scala
lavori, gli scavi sul sito sono stati contrassegna- seografico “esploso” (frammentato in padiglio- naturale di un villaggio celtico.
ti dalla collaborazione franco-tedesca, che ha ni tematici disseminati nel parco), un musée de Nel 1993, il gruppo scientifico, che ha lavo-
favorito un inatteso richiamo popolare e ottenu- site (che, oltre a fornire la chiave di lettura del- rato al progetto di valorizzazione del sito, ha de-
to grandi consensi. La gestione museale coope- l’insieme, allestisce esposizioni in continua ciso di realizzare il museo di cui sopra, detto Pa-
rativistica ha così favorito una mise en valeur evoluzione), alcune ricostituzioni a grandezza villon muséal des Thermes (in realtà destinato
che non si proponesse unicamente di presentare naturale (tra queste un tumulus celtico visitabile ad assolvere la primaria funzione di protezione),
il parco archeologico, ma che lo facesse vivere all’interno, edifici gallo-romani restituiti, un direttamente sui resti del complesso termale, ri-
e condividere con l’ausilio di un’animazione villaggio dell’età del Bronzo), un servizio di velati dagli scavi del 1989 insieme ad una vasta
culturale specializzata, coinvolta in tutti gli animazione permanente e strutture per l’acco- porzione della villa gallo-romana. Il padiglione,
stadi della realizzazione del progetto: dalla fase glienza del pubblico. La caratteristica peculiare dall’architettura audace, mette in atto alcune in-
ricerca a quella degli scavi, dalle deduzioni del parco è che ognuno dei momenti museogra- solite strategie museografiche e risponde a crite-
scientifiche alle ricostituzioni archeologiche e fici fin qui citati vive all’interno di una più allar- ri didattico-espositivi, che lasciano al pubblico
fino all’immancabile rappresentazione folclori- gata mise en valeur del paesaggio circostante7. larga autonomia di esplorazione e facilità di ap-
stica dei conflitti tra Galli e Romani.6 Mentre l’aspetto scientifico è sostenuto dal pro- proccio alla conoscenza del monumento. Con-
Il Parc Archéologique Européen Blie- gramma del centro di ricerca8, l’aspetto museo- cepito per proteggere ed esibire i resti delle ter-
sbruck-Reinheim al momento include un centro grafico e pedagogico è invece affidato alle varie me romane particolarmente soggette al degrado,
di ricerca e di sperimentazione archeologica strutture disseminate nel parco, ma in particola- l’edificio museale evoca vagamente l’architettu-
(dotato di laboratori e sale congressi per la tenu- re al Centre de Ressources et d’Expositions, al ra rurale dei luoghi, la quale, abilmente reinter-

6
Poiché l’obiettivo della comunicazione archeologica è il “grande pubblico”, il quale dovrebbe scoprire a Bliesbruck-Reinheim un passato “partagé”, il messaggio culturale che viene vei-
colato con la musealizzazione del parco è quello che i due paesi possono essere accomunati nella medesima cornice europea. Cfr. J. P. PETIT, J. SChAUB, «Patrimoine archéologique et tou-
risme. Une réalisation franco-allemande novatrice. Le parc archéologique européen de Bliesbruck-Reinheim», in Innovation et technologie au service du patrimoine de l’humanité, actes
du colloque (Paris, 24 Juin, 1996), ADMITECh, Paris 1996, pp. 433-438.
7
P. BRUNELLA, J. P. PETIT, «Entre l’air et le couvert, le Parc Archéologique Européen de Bliesbruck-Reinheim», in Les Vestiges archéologiques en milieu extrême: étude et conservation,
Table ronde 3/4/5 octobre 2000, Clermont-Ferrand, Paris 2003, p. 20.
8
L’obiettivo del centro di ricerca è lo studio dell’uomo nel suo ambiente naturale e nel suo contesto storico, rintracciato attraverso le testimonianze di tutte le epoche, dalla Preistoria all’Alto
Medioevo. Attualmente le condizioni per questo tipo di ricerca diacronica sono molto favorevoli, per merito di un’importante attività archeologica da tempo avviata nella regione; cfr. P. LE-
ROy, J. P. PETIT, Bliesbruck-Reinheim: Celtes et Gallo-Romains en Moselle et en Sarre (Relié), Ed. Errance, Paris 2005; D. GARCIA, F. VERDIN (dir.), Territories celtiques. Espaces ethniques
des agglomérations protohistoriques d’Europe occidentale, Actes du XXIVe colloque de l’AFEAF, Martigues 1-4 juin 2000, Paris 2002, pp. 315-328.

70
Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim.

74 - In questa pagina:
- in alto, il progetto per la musealizzazione “diffusa” del
parco archeologico (da P. Leroy, J. P. Petit, “Bliesbruck-
Reinheim: Celtes et Gallo-Romains en Moselle et en
Sarre (Relié)”, 2005);
- in basso, vista aerea sul padiglione delle Grandi Terme
e del quartiere artigianale ovest, in un momento di pro-
secuzione dell’indagine archeologica, svolta in corris-
pondenza dell’asse principale dell’antica agglomerazio-
ne di Bliesbruck, individuato proprio sotto l’attuale stra-
da dipartimentale.

Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim.

75 - Nella pagina a fianco:


- in alto, vista aerea del parco archeologico, che insite sul
territorio amministrativo di due comuni differenti, Blie-
sbruck (Moselle) e Reinheim (Saarland);
- in basso, vista d’insieme sulla sistemazione delle rovine
open air e del “sistema diffuso” di coperture dei numero-
si e diversi resti archeologici “disseminati” nel parco.

pretata in chiave Tech, consente al nuovo inter-


vento di instaurarsi nel territorio come un segno
tangibile. La grande struttura, che, ricordiamo,
si erge sulle rovine, è rivestita da un’estesa cen-
tina curvilinea di rame, poggiata su sostegni di
legno e metallo. Districandosi tra i suddetti sup-
porti strutturali, il percorso di visita si sviluppa
lungo un sistema “sospeso” di camminamenti,
sostenuto da una griglia in barre d’acciaio anco-
rata alle capriate. Il percorso flottante si ravvici-
na altimetricamente alla posizione della pavi-
mentazione d’origine, così da offrire al visitato-
re una visione la meno distorta possibile, ossia
un punto di vista più vicino a quello degli antichi
progenitori che hanno goduto delle terme, av-
vantaggiando in tal modo la percezione spaziale
dei diversi ambienti, della loro funzione e del nee dal design hi-tech, i cui materiali, quasi mente l’integrazione del nuovo intervento nel
mutuo rapporto di connessione. I camminamen- esclusivamente legno, vetro e metallo, sono un territorio. Qui, il legno non è utilizzato come
ti, strumento di “scoperta” e non di “restituzio- elemento ricorrente in tutte le altre nuove edifi- elemento strutturale, ma come complemento
ne”, sono ruotati di quattro gradi rispetto all’o- cazioni: dalle coperture di protezione ai moduli dell’ossatura metallica (che, di fatto, non è mai
rientamento dell’antico senso di percorrenza, la- di scavo. Anche se il museo si staglia nettamen- celata) e per la proprietà di leggerezza e versati-
sciando intravedere le vestigia sottostanti, attra- te nello skyline del paesaggio, il rivestimento di lità9. All’interno del padiglione museale, anche i
verso le doghe disgiunte della pavimentazione legno e la copertura in rame, patinandosi pro- pannelli divisori in durapin (legno di pino tratta-
lignea. L’immagine del Pavillon muséal des gressivamente per effetto dell’ossidazione e as- to) sono stati collocati in “sospensione”, per non
Thermes è definita da ricorrenti forme curvili- sumendo i toni del verde, incrementano visiva- fare gravare il peso delle strutture direttamente

9
In partenza era stato previsto l’utilizzo dell’iroko, abbandonato per ragioni economiche in favore del pino delle lande, legno chiaro e rustico, scelto per i suoi nodi e le sue irregolarità. Il
suo colore biondo, lentamente tendente al grigio, si armonizza col rosso terracotta e con il grigio-ocra delle rovine. Cfr. E. FOLLAIN et Al., Les Thermes gallo-romains de Bliesbruck: de la
recherche scientifique à l’évocation architecturale, in “Les Cahiers Lorrains”, 1, 2003, pp. 6-17.

71
N

b c

76 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim, il Pavillon muséal des Thermes:


a) schema planimetrico del Padiglione museale delle Terme; b) e d) viste del padiglione inserito nel contesto archeologico e paesaggistico; c) l’edificio del Musée des Thermes si col-
lega con il resto delle rovine open air mediante la rampa metallica, che dà accesso ai resti dell’antica galleria a portico, adiacente lo stabilimento termale.

72
e

g i

77 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim:


e), f) e g) ipotesi riconfigurativa delle terme e successive evoluzioni, rispettivamente allo stadio 1 (sec. I d.C.), stadio 2 (inizio sec.II d.C.), stadio 3 (fine sec. II d.C.);
h) e i) l’elemento di collegamento tra padiglione museale e rovine, che, con la sua struttura di acciaio, legno e vetro, evoca l’antica galleria a portico antistante le terme; nelle stesse
immagini, la struttura portante del Pavillon muséal des Thermes, sotto il rivestimento in Durapin, rivela una possente armatura di profilati metallici;
l) uno spaccato prospettico, con evocazione della funzione e dell’uso quotidiano delle terme, mette in evidenza i sistemi di approvvigionamento e di riscaldamento delle acque, e della
ricca decorazione presente nei vari ambienti interni (rielab. dell’A., da P. Leroy, J. P. Petit, “Bliesbruck-Reinheim: Celtes et Gallo-Romains en Moselle et en Sarre (Relié)”, 2005).

73
78 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim: il Pavillon muséal des Thermes:
viste interne del padiglione museale (eretto direttamente sulle rovine delle terme), con il sistema di tramezzature e camminamenti lignei in sospensione, i quali, oltre a districarsi tra i
vari ambienti, accolgono alcuni elementari supporti museografici, quali teche e piccole didascalie.

74
79 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim: il Pavillon muséal des Thermes:
viste interne del padiglione museale con l’allestimento indoor delle rovine; le parziali ricostruzioni, il livellamento delle murature ed i sistemi di illuminazione differenziata, completa-
no il messaggio informativo sulla natura e sugli aspetti tecnologici delle terme.

75
a

b c

d e

sulle rovine. Pertanto alla griglia strutturale in scène in ogni momento, qualora nuove scoperte stata sottolineata con la giustapposizione di due
metallo, composta di sei capriate di quaranta o l’evoluzione delle strategie museografiche do- consistenti muri di legno, posti parallelamente
metri di lunghezza, posate ciascuna su due pila- vessero rimettere in discussione l’attuale siste- all’antica strada romana, valicante le terme e il
stri situati all’esterno dell’edificio, è stata affi- ma di presentazione. padiglione di accoglienza. I muri suddividono il
data la funzione di sostegno dei tramezzi di le- Tra i padiglioni di accoglienza e l’edificio complesso termale in una vasta parte pubblica e
gno, pieni o a giorno, che risultano appesi lette- delle terme, un collegamento coperto rievoca una galleria a portici destinata ad accogliere bot-
ralmente. Questi tramezzi, mobili e leggeri, con- “nel segno” l’antica galleria a portico, adiacente teghe private. Le tavole didattiche presenti nel
centrano lo sguardo e l’attenzione del pubblico allo stabilimento termale. Per evitare problemi museo, inserite tra modelli ricostituiti, i supporti
verso certi punti dell’allestimento e restituisco- d’interpretazione e rendere sempre riconoscibili informatici e i pannelli di riferimento sono re-
no, in una certa misura, la volumetria e la distri- i nuovi interventi, la galleria, originariamente in datti nei due idiomi, francese e tedesco. Il museo
buzione degli ambienti d’origine. La suddivisio- legno, è qui realizzata con basamento in cemen- è inoltre corredato da numerosi servizi di acco-
ne è stata immaginata come una “quinta” modu- to, ossatura metallica e copertura di vetro. An- glienza, quali bookshops, guardaroba, caffette-
labile, al fine di rendere convertibile la mise en che la traccia della trama ortogonale urbana è ria e una biblioteca specialistica.

76
a b

Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim.


80 - In questa pagina:
a) evocazione della Villa gallo-romana di Reinheim, in un disegno del celebre Jean-Claude Golvin (da P. Leroy, J. P. Petit, 2005); b) la sistemazione delle rovine della Villa di Reinheim,
segnatamente di quelle aree sulle quali insistevano gli horti, oggi rievocati dall’inserimento di una vegetazione caratteristica del tempo e dalla riconfigurazione della parte del peristi-
lio che cingeva gli stessi giardini romani, mediante l’ausilio di nuove colonne lignee in stile; c) altre strategie di musealizzazione dell’archeologia condotte in situ, in particolare le rico-
struzioni sperimentali, a scala reale, della Porta Sud e di un edifico rurale appartenente alla grande corte (pars rustica).

81 - Nella pagina a fianco:


a), b), e c) la musealizzazione open air dei resti di uno dei settori artigianali, in cui si distinguono i numerosi supporti informativi, quali piazzole di sosta didattica, cartellonistica, dida-
scalie e disegni riconfigurativi, oltre che le cosiddette “coperture rampanti” di protezione, quest’ultime viste in dettaglio nell’immagine d); e) alcuni dei locali cantina, situati nelle fon-
dazioni dei laboratori-bottega, sono stati resi visitabili al pubblico e riallestiti.

La necessità di ricomporre l’antico tessuto Alcune ricostruzioni sperimentali a scala reale, vari resti archeologici en plein air, resi maggior-
urbano, di restituire significato alle incompren- quali forni, mulini e laboratori vari, completano mente intellegibili da brevi testi didattici e dai
sibili tracce dei muri, emerge di solito nella pre- il quadro della vita degli antichi abitanti della consueti ausili riconfigurativi. Sul lato tedesco
sentazione open-air delle rovine. Così, per la va- vallée de la Blies, soprattutto in relazione alle at- invece, cioè nel territorio di Reinheim, si trova-
sta parte delle rovine che si riferiscono ai quar- tività artigianali svolte in quei luoghi. no i resti di una grande villa gallo-romana, co-
tieri artigianali (sec. II d.C.), dei quali sono so- Tra le rovine pareggiate dei quartieri artigia- struita intorno alla fine del sec. I d.C. e quasi
pravvissute soltanto le fondazioni dei laborato- nali, oltre alle già menzionate coperture ram- completamente distrutta con le invasioni germa-
ri-bottega e qualche locale cantina, sono stati panti dal design hi-tech, si distinguono diversi niche del sec. III.
eseguiti interventi nei confronti della materia ar- apparati didattici (per lo più composti di lamine Al tempo del suo massimo splendore, la vil-
cheologica, che inseriscono i resti in un com- metalliche), sopra i quali sono state apposte di- la, ricca residenza aristocratica, era costituita da
plessivo meccanismo di lettura del suo insieme. dascalie, planimetrie dei vari impianti archeolo- una grande abitazione con impianto ad “h”
Anche qui, come in molti degli esempi citati gici e disegni riconfigurativi che completano le (pars urbana), anticipata a Sud da una corte
in questa trattazione, la strategia di presentazio- informazioni sulle preesistenze sopravvissute. agricola di notevoli dimensioni (pars rustica),
ne dei lotti artigianali mira a rendere comprensi- Tra i supporti informativi, spiccano alcune po- lunga 300 metri (in direzione Nord-Sud) e larga
bile il perimetro, attraverso il livellamento della stazioni museografiche numerate, le quali - con- 150 metri (in direzione Est-Ovest). In adiacenza
cortina muraria (tramite strati di sacrificio varia- cepite come vere e proprie piazzole di sosta in al perimetro della grande corte furono edificati
mente realizzati), e le funzioni di ogni ambiente, acciaio Cor-Ten, con tanto di copertura e para- alcuni edifici minori, tra i quali depositi agricoli,
identificato con la posa di ghiaie colorate, che petto d’osservazione - al riparo dal sole o da stalle, laboratori artigianali e qualche piccola
suggeriscono i piani di frequentazione originari. eventuali intemperie, consentono di ammirare i abitazione contadina.10

10
N. ROyMANS, T. DERKS, Villa landscpes in the roman north, Amsterdam University Press, Amsterdam 2011, p. 301 e ss.

77
L’intervento di musealizzazione dei resti
della villa, che comprende anche la vasta corte,
ha comportato in primo luogo la realizzazione
di alcune ricostruzioni in scala reale (tra le quali
la Porta Sud ed un edifico rurale), erette sulle
stesse rovine, ma anche qualche riedificazione
parziale, concepite nell’insieme come esito tan-
gibile delle indagini archeologiche e come frut-
to delle pratiche di archeologia sperimentale
a condotte in loco11. Qui, la pratica ricostruttiva
mira a restituire una più facile lettura dell’insie-
me, quindi non messa in atto semplicemente per
far riaffiorare i singoli edifici perduti, ma per
ristabilire didatticamente la loro relazione for-
male, in rapporto al resto dell’impianto archeo-
logico della villa. L’assetto di quest’ultima è
restituito dalla presenza delle murature perime-
trali superstiti, anch’esse variamente manipola-
te - a volte attraverso la giustapposizione di
nuovo materiale, altre con l’apporto di pietra di
recupero - così da renderle maggiormente per-
cepibili. Rispetto alle pratiche di comunicazio-
ne utilizzate nei quartieri artigianali, per i resti
della villa è stato dato rilievo a quei settori che
in origine costituivano gli horti, che difatti oggi
rivivono grazie all’inserimento di una vegeta-
zione arbustiva ed erbacea tipica del tempo,
posta in netto contrasto con il resto degli
ambienti di pertinenza dell’abitazione vera e
propria, al momento, a meno di qualche percor-
so in terra battuta, trattati con un tappeto erboso
b rasato. Parte del peristilio che circoscriveva i
giardini romani è stato parzialmente riconfigu-
rato con una serie di nuove colonne lignee in
stile romano.
Proprio nei pressi del peristilio della grande
villa, il pubblico può imbattersi in una necropoli
celtica ricostituita, formata da tre poggi funerari,
e in un centro di accoglienza, attraverso il quale
si accede all’interno di uno dei tre tumuli di cui
sopra. In seno al tumulo è stata ricreata la sepol-
tura della Princesse de Reinheim, inserita in un
contesto dominato dalla presenza del béton brut.
La ricostruzione della sepoltura vera e propria,
interamente realizzata con doghe di legno, ri-
prende esattamente la situazione originaria, così
come fu rilevata, nel 1954, nelle adiacenze dello

11
La pratica museografica di ricostruire direttamente su
rovine ha trovato larga applicazione soprattutto in territo-
rio germanico, i cui esempi più rappresentativi sono il sito
archeologico di Saalburg, con la Porta praetoria e cinta
muraria, il Römischer Freilichtmuseum Hechingen-Stein
ed il Römischer Freilichtmuseum Schwarzenacker (hom-
c burg, Saarland). In merito al caso di Römischer Freilicht-
museum Schwarzenacker, si confronti con M. C. RUGGIE-
RI TRICOLI, Siti archeologici: problemi di reintegrazione
82 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim: culturale e nuove forme di teatralizzazione, in “Dioniso”,
a) l’evocazione tridimensionale del peristilio dei giardini romani; b) l’edificio di accoglienza, dal quale si accede alla n. 2 (2003), pp. 292-317 e con h. SChMIDT, Wiederauf-
sepoltura della principessa di Reinheim; c) uno dei tumuli della necropoli celtica ricostituita. bau, Konrad Theiss Verlag, Stuttgart 1993, pp. 235-236.

78
stagno, a Est della villa. In essa erano conservati
i resti di una donna inumata, la principessa, con
addosso un gran numero di oggetti preziosi, tra i
quali una torque gallica con puntali figurati,
braccialetti e anelli d’oro, e abiti arricchiti da fi-
bule d’oro, corallo e bronzo. La parte orientale
della camera funeraria comprendeva ciò che era
necessario per proseguire la vita nell’aldilà, ma
anche uno specchio di bronzo a manica figurata,
numerose perle d’ambra e alcuni amuleti. a
Oggi, tutti questi oggetti trovano posto nella
ricostruzione della sepoltura, dove parte dei
gioielli della principessa vengono materialmen-
te indossati da un manichino monocolore posto
in posizione supina, le cui fattezze umane, che
non rimandano ai probabili tratti somatici della
donna defunta, contribuiscono unicamente alla
restituzione del “contesto d’uso” dei reperti rin-
venuti12. La visita alla tomba, passando attraver-
so lo spazio di accoglienza, diventa anche occa-
sione per comprendere il mondo celtico del sec.
V a.C., grazie ad alcuni supporti informativi, i
quali, disposti lungo la galleria che scende pro-
gressivamente verso la camera funeraria, forni-
scono al visitatore le chiavi di lettura necessarie.
Di recente un’altra importante struttura di-
dattica è stata aggiunta al complesso “sistema
museale diffuso” presente nel parco, ossia il
Centre de Ressources et d’Expositions, inaugu-
rato con la mostra De Pompéi à Bliesbruck-
Reinheim, Vivre en Europe romaine13. Il centro,
oltre ad essere la sede di speciali eventi cultura- b
li, accoglie regolarmente gruppi scolastici ed of-
fre occasioni di approfondimento sulla cultura
gallo-romana, sia attraverso i consueti laborato-
ri didattici, sia perché mette a disposizione del
pubblico una vasta biblio/mediateca. L’obiettivo
primario è quello di impegnare il pubblico in
una vasta gamma di attività, tra le quali mostre,
spettacoli e simposi, per sostenere il complesso
progetto divulgativo messo in atto dal Parc Ar-
chéologique Européen de Bliesbruck-Reinheim,
il quale, conservando nei suoi depositi molto
materiale non ancora esibito, esito della conti-
nua ricerca in situ, prevede di restaurare presso i
propri laboratori i nuovi rinvenimenti e di pre-
sentare di volta in volta le nuove deduzioni.

12
In ambito museografico si fa un grande riferimento
all’opportunità di rievocare i contesti d’uso, e più rara-
mente si affrontano le questioni del rievocare i contesti di
reperimento; cfr. A. R. D. ACCARDI, “La sovraddizione
consapevole nei musei di archeologia subacquea: il caso
di ARQVA”, in A. SPOSITO (cur.), Agathón 2010/2, Offset
Studio, Palermo 2010, pp. 49-54. c
13
J. P. PETIT, S. SANTORO BIANChI, De Pompéi à Blies-
bruck-Reinheim: vivre en Europe romaine (Exposition,
Parc archéologique européen de Bliesbruck-Reinheim, 83 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim:
29 avril - 30 septembre 2007), De Moselle, Conseil géné- a) l’ingresso dell’edificio di accoglienza si accosta al tumulus in cui risiede la sepoltura della principessa di Reinheim;
ral, Éditions Errance, Paris 2007. b) scorcio sull’allestimento del centro di accoglienza, c) la ricostruzione della tomba della “Principessa di Reinheim”.

79
84 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim:
qui sopra, a destra, la ricostruzione di un villaggio celtico, esito della continua speri-
mentazione archeologica condotta nel parco, segnatamente delle pratiche di costruzione
originarie; a sinistra, uno degli edifici adibito ad attività di animazione culturale,
anch’esso frutto delle stesse tecniche sperimentali.

85 - Parc Archéologique Européen Bliesbruck-Reinheim:


a fianco, il Relais du Parc; sotto il Centre de Ressources et d’Expositions, che offre pun-
tuali approfondimenti in merito alla cultura gallo-romana, grazie ai laboratori didattici e
ad una biblio/mediateca; nelle immagini più in basso, alcuni momenti dell’esposizione
temporanee allestite nel Centro; a sinistra la mostra itinerante sul “Tesoro dei Barbari” a
Bliesbruck-Reinheim; a destra un dettaglio dell’allestimento temporaneo dal titolo “De
Pompéi à Bliesbruck-Reinheim, Vivre en Europe romaine”, che ha inaugurato il Centre de
Ressources et d’Expositions.

80
6 ESPERIENZE DI PRESENTAZIONE
DELL’ARCHEOLOGIA IN CRIPTA

N
egli anni Sessanta, l’incremento non è una soluzione ragionevole, poiché la loro
inarrestabile della trasformazione perdita può produrre un gravoso peso morale per
dei centri urbani ha obbligato le co- la comunità, che proprio su quei resti fonda la
munità scientifiche, segnatamente quelle ar- propria memoria collettiva.
cheologiche, a reagire nei confronti della cosid- Le politiche europee di promozione cultura-
detta “erosione della storia”. Un fenomeno lega- le da qualche tempo ruotano intorno al concetto
to in particolare al quadro dello sviluppo delle di recupero dell’identità nazionale, ottenibile sia
infrastrutture sotterranee sempre più imponenti con grandi azioni di valorizzazione, sia attraver-
e molto invasive verso un sottosuolo carico di so un minuzioso recupero delle testimonianze
testimonianze d’interesse storico e archeologi- diffuse nel territorio. Da qui consegue la volontà
co1. Da qui è scaturita l’estrema urgenza di do- di presentare a “ogni costo”, ove possibile, an-
tarsi di strumenti tecnici e strategie d’intervento che quella parte di emergenze preservate in am-
al fine di riuscire a salvaguardare il maggior nu- bienti sotterranei, soprattutto se ricadenti all’in-
mero possibile di testimonianze. terno di un tessuto urbanizzato.
É noto come la Francia, allo scopo di otte-
nere migliori risultati circa le politiche di prote- 6.1 Questioni generali sulla musealizzazione
zione e valorizzazione delle risorse archeologi- dell’archeologia sotterranea
che, abbia dovuto operare su tre ambiti di ricer- La particolare condizione delle rovine inter-
ca differenti: il primo, tradizionale, caratteriz- rate richiede strategie di valorizzazione archeo-
zato dalla continua ricerca di dati e reperti ne- logica ad hoc, le cui scelte museografiche, caso
cessari all’approfondimento delle conoscenze per caso, fanno i conti sia con malagevoli condi-
sui siti già scavati; il secondo, di prevenzione, zioni del sottosuolo, sia con la vincolante pre-
basato sulle analisi dei siti non ancora scavati, senza fisica di fondazioni e intelaiature che so-
che fornendo indicazioni sulle potenzialità ar- stengono le pavimentazioni di chiese, di strade o
cheologiche del territorio, consentono quindi di piazze, ma molto più spesso di nuove strutture a
compiere una programmazione d’interventi nel carattere commerciale o d’interesse pubblico,
circostante che non entri in conflitto con le esi- tra cui i non poco discussi parcheggi sotterranei.
genze di salvaguardia del bene archeologico, Problematiche che devono essere estese anche
ancora da portare alla luce; ultimo, non certo agli aspetti conservativi, cui bisogna far fronte
per importanza, è quello concernente gli impre- con efficaci azioni di controllo del degrado3,
visti casi di rinvenimento di reperti archeologi- poiché proprio nelle cripte è forte la presenza
ci durante l’esecuzione di lavori di vasta esten- dell’umidità di risalita e, dunque, la possibilità
sione territoriale che la sopra citata opera di che le murature siano aggredite da agenti orga-
prevenzione non è riuscita ad individuare, ossia nici. Conseguono compromessi che non sempre
l’archéologie de sauvetage.2 possiamo dire ben riusciti, i quali, nel tentativo
Il ritrovamento “inatteso” di aree archeolo- estremo di salvaguardare il sito, producono pro-
giche stravolge inevitabilmente la programma- getti di conservazione/musealizzazione a volte
zione di qualsiasi intervento originario - e la approssimativi.
struttura dei progetti stessi - e costituisce un’e- È in questo panorama che si muove la sin-
venienza cui le amministrazioni locali non sem- golare questione delle cosiddette rovine in
pre riescono a far fronte, soprattutto in termini cripta, ossia insoliti spazi museali che vivono
economici, a maggior ragione quando le sedi del una realtà quasi del tutto avulsa dal contesto di
reperimento sono disinserite dai tradizionali cir- superficie, ma che di quel contesto subiscono il
cuiti turistici. All’opposto, anche l’idea di rinun- condizionamento delle ponderose strutture di
ciare a quei brandelli di storia appena rinvenuti sostegno, pensate per rispondere ad esigenze

1
In particolare, l’interesse per gli interventi sull’archeologia s’intensifica negli anni Ottanta del secolo scorso; cfr. A. M.
FERRONI, M. C. LAURENTI, “Coperture di protezione. Studi pregressi e ricerche in corso”, in M. C. LAURENTI (cur.), Le co-
perture delle aree archeologiche. Museo aperto, Gangemi, Roma 2006, p. 85 e ss.
2
A. BADAMI, Territorio e patrimonio: valorizzazione dei beni archeologici e pianificazione urbanistica in Francia, Medi-
86 - C. Delorme, Crypte de l’abbaye de Bonneval, dise- na, Palermo 2001, p. 40.
gno a penna e lavatura d’inchiostro, 1817. 3
h. SChMIDT, Schutzbauten, Theiss, Stoccarda 1988.

81
senz’altro diverse da quelle di protezione dei
reperti. Qui, gli itinerari tra le rovine, raramen-
te districati, solitamente vengono immersi in
atmosfere suggestive, ottenute sia con sofisti-
cati sistemi d’illuminazione, sia con impianti
di diffusione sonora, combinati sapientemente
al fine di rievocare le funzioni e gli usi origina-
ri degli edifici non più riconoscibili e ormai ri-
dotti in lacerti.
Nella maggior parte dei casi, infatti, questa
tipologia di “presentazione sotterranea”, oltre a
rendere fattibile l’accesso al pubblico, è chia-
mata a risolvere problemi d’interpretazione e di
riconoscimento dei resti storici, poiché questi,
realizzati in varie epoche, una volta recuperati
possono proporsi “tutti insieme” e indistinta-
mente agli occhi dei visitatori, che non sono
dotati di adeguati strumenti di lettura, salvo ra-
re eccezioni. Come già anticipato, un’altra pro-
blematicità è da individuare nella condizione
del suolo archeologico, che, nell’accogliere
edifici di diversa datazione storica, variamente
stratificati e spesso collocati ad altimetrie mol-
to differenti, mettono alla prova la creatività
degli specialisti del settore, costretti a risolvere
la difficoltà di ricucire i numerosi brandelli di
rovine, sia collegandoli fisicamente, sia colle-
gandoli cronologicamente. Una complessità
che generalmente è bypassata attraverso la
strutturazione di un percorso ad “attraversa-
mento verticale”, funzionale e didattico.4
In questi casi, l’archeologia in cripta diven-
ta una sorta di realtà alternativa, poiché total- 87 - Parvis de Notre-Dame, Parigi:
vista sul sagrato della Place Jean-Paul II, in cui le “marcature” riprendono la sagoma di parte delle rovine sottostanti.
mente estranea da ogni altro spazio pubblico
“emerso”, sia urbano, sia extra-urbano. Il con-
tatto con le rovine sotterranee non avviene se-
condo modalità di visita consuete, come po- cronologico, le pioneristiche esperienze di va- Dato per assunto che le cripte, salvo rare ecce-
trebbe accadere durante una tradizionale esplo- lorizzazione delle cosiddette Ruinerne under zioni9, vivono in realtà esclusivamente urbane,
razione nei musei al chiuso o open-air, ma, Christiansborg (1924)7, situate sotto il Palazzo gli interventi per la loro valorizzazione “sotter-
piuttosto, si realizza in un momento di tempora- Reale di Copenhagen, del castrum romano di ranea” possono dunque essere suddivisi in due
lità straordinaria, perfettamente legittima e af- Colonia (Praetorium), scoperto nel 1953 sotto precise categorie: la prima, forse la più banale,
fascinante, proprio perché si basa sul concetto il nuovo municipio, e, sempre nella stessa città, è quella delle tipiche o ricorrenti cripte minori,
di realtà celata5. Se dal punto di vista funziona- della realizzazione del Römisch-Germanisches le meno estese, che, sottostanti a piccoli edifici
le, il fatto che i ritrovamenti archeologici siano Museum, eretto sui resti di una domus romana preesistenti e/o di nuova realizzazione, danno
occultati visivamente, fisicamente e funzional- ricca di preziosi pavimenti musivi, tra cui il ce- luogo a spazi pseudo-museali, per così dire
mente, contribuisce nella risoluzione di molte leberrimo mosaico di Dioniso.8 “ibridi”10, non del tutto distanti dalle “autenti-
questioni legate alla pianificazione e attuazione Sebbene generalmente la tipologia d’inter- che” e consolidate cripte di origine cristiana; la
degli interventi di recupero6, la loro posizione vento sull’archeologia in cripta abbia dovuto seconda, all’opposto, è quella definita dai gran-
sotterranea crea invece parecchi disagi nella ge- mettere in atto gran parte delle soluzioni mu- di spazi archeologici sotterranei, per la valoriz-
stione della conservazione e nel buon esito di seografiche fin qui menzionate, crediamo si zazione dei quali è stato evitato accuratamente
una loro potenziale musealizzazione. debba fare, obbligatoriamente, un netto distin- di erodere la soprastante area urbana, che ha as-
Volendo segnare le tappe fondamentali che guo tipologico, dettato sostanzialmente dalla si- sunto, o mantenuto, un carattere di spazio urba-
hanno permesso d’inquadrare le tradizionali tuazione dei contesti di origine in cui s’inter- no “non particolarmente destinato” e semplice-
cripte archeologiche in quanto tali, si devono viene, ma soprattutto da ciò che quei contesti mente contraddistinto da piccoli interventi di
necessariamente menzionare, in stretto ordine divengono al termine dello stesso intervento. evocazione simbolica.

4
A. R. D. ACCARDI, “La conservazione dell’archeologia “in cripta” e la sua musealizzazione”, in Atti dell’VIII Congresso Nazionale IGIIC - Lo Stato dell’Arte 8 (Venezia 16-18 Settembre
2010), Nardini Editore, Firenze 2010, p. 450.
5
A. TRICOLI, La città nascosta. Esperienze e metodi per la valorizzazione del patrimonio archeologico urbano, “Monografie di Agathón 2011”, Offset Studio, Palermo 2011, p. 92.
6
Si pensi a come qualsiasi nuova struttura di protezione e valorizzazione delle rovine, sopratutto in ambito urbano, possa contrastare fisicamente e visivamente con l’intorno, tanto a causa
dell’ingombro, quanto dell’incompatibilità degli usi, ma in primo luogo per la presenza di strutture architettoniche spesso invasive, che rischiano di confliggere con le aree sensibili dei cen-
tri storici, o degli stessi giacimenti archeologici sui quali si insediano.
7
La cripta contiene i resti del castello del Vescovo Absalon di Roskilde (sec. XII) e del primo Christiansborg Slot. Questi resti sono venuti fuori dopo che, essendo stato quasi completamente
incendiato nel 1884 il Palazzo Reale progettato da Christian hansen (1756-1845), l’architetto Thorvald Jørgensen (1867-1946) aveva cominciato a costruirne l’ultima versione (1907-
1928). Sotto la pressione dei Danesi, che volevano che i resti fossero conservati in condizioni di accessibilità, l’architetto concepì la cripta al di sotto del palazzo con una struttura in cemento
armato rivoluzionaria per l’epoca e di dimensioni mai viste prima in Danimarca; si confronti con il periodico Arte illustrata, Edizioni 57-59, Gilberto Algranti Editore, Milano 1974, p. 90.
8
R. M. ZITO, “Austria e Germania: il Limes, le ville romane e l’archeologia urbana”, in M. C. RUGGIERI TRICOLI, Musei sulle Rovine. Architetture nel contesto archeologico, Lybra Immagi-
ne, Milano 2007, pp. 213-302.
9
Si pensi al caso di Argentomagus a Saint-Marcel (Indre), uno dei pochi casi di una cripta archeologica extra-urbana, in realtà un caso più unico che raro; vedi per esso A. R. D. ACCARDI,
«La conservazione dell’archeologia “in cripta” e la sua musealizzazione», in Atti dell’VIII Congresso Nazionale IGIIC - Lo Stato dell’Arte 8 - (Venezia, 2010), cit., pp. 449-458; F. DUMA-
Sy, D. TARDy, Argentomagus. oppidum gaulois, agglomération gallo-romaine et musée, Imprimerie Nationale, Parigi 1994; ed infra, al capitolo 6.5, pp. 95-102.
10
A. TRICOLI, La città nascosta..., cit., p. 95 e ss.

82
88 - Crypte du Parvis de Notre-Dame, Parigi:
l’ingresso alla cripta archeologica, individuato da un cippo marmoreo con capitello (proveniente dagli scavi) e la grande incisione, vera e propria segnaletica di “invito” all’accesso.

6.2 Il caso della Crypte Archéologique du Par- della tecnica del lining-out, qui a una delle sue durre le singole parti a un’unica struttura storica,
vis de Notre-Dame e il suo non destinato sagrato prime prove in terra di Francia, è suggerita la spesso frammentata nel tempo da posteriori
planimetria parziale dell’impianto cittadino pre- adattamenti, è stata annullata da un sistema di
Il merito di avere consolidato in modo defi- haussmanniano14, ossia l’ingombro di una por- visita suddiviso in differenti itinerari. Tali per-
nitivo l’anzidetta seconda tipologia d’intervento zione delle rovine sottostanti, messe così in rap- corsi, nell’offrire puntualmente alcuni “affacci”
sulle rovine, ossia caratterizzata da grandi spazi porto con il resto della città. privilegiati sulle vestigia, mettono a disposizio-
urbani “non esattamente destinati”, si deve ad La struttura intelaiata che sorregge il piano ne del visitatore una serie di piattaforme interat-
una delle più celebri opere di musealizzazione del sagrato (Place Jean-Paul II)15 costituisce un tive, comprese di piccoli plastici e disegni ricon-
sotterranea in situ, quella della cripta del Parvis involucro pseudo-museale, oggi organizzato per figurativi, le quali, interagendo con un elaborato
di Notre-Dame a Parigi, iniziata nel 198011, con- assicurare sia un percorso di visita, sia l’inseri- sistema d’illuminazione artificiale operante nel-
seguentemente ai lavori di realizzazione del va- mento di spazi e servizi per l’accoglienza del la penombra della cripta, illuminano di volta in
sto parcheggio sotterraneo a essa adiacente. La pubblico16. Il ridotto interpiano tra colmo delle volta quelle porzioni di edifici appartenenti a un
cripta archeologica, inizialmente ideata al solo rovine e platea soprastante genera una forte sen- unico momento storico-architettonico. Il percor-
fine di proteggere le rovine, presenta la vita e gli sazione di schiacciamento, ma anche per questo so di visita, inoltre, integra numerosi apparati
scenari che hanno caratterizzato l’Île de la Cité, trasmette un senso di penetrazione nel sottosuo- interpretativi, tra cui plastici e carte storiche del-
attraverso l’esposizione di rovine di varia data- lo, che rimanda alla peculiarità dell’esplorazio- la città, conferendo all’insieme museografico
zione12, tra le quali emergono importanti tracce ne archeologica. Al centro dell’area espositiva una maggiore capacità di comunicazione. La
gallo-romane (sec. III d.C.)13. Alla cripta si acce- emerge l’insieme delle rovine, il cui impianto si Crypte Archéologique du Parvis de Notre-Dame
de dal grande piazzale (Parvis) antistante alla posa a un livello leggermente inferiore rispetto a rappresenta un esempio di musealizzazione di
Cattedrale di Notre-Dame, dove un pilastro sor- quello di visita. Questa lieve depressione della rovine “sotterranee”, connotato dalla cura del
montato da un capitello rinvenuto in situ indivi- pavimentazione, ritagliata in modo da delimita- dettaglio e dal ricercato equilibrio degli accosta-
dua la rampa di scale che conduce al livello in- re le stesse tracce archeologiche, lascia spazio a menti tra nuovi artifici e antica materialità delle
terrato. Sull’area del sagrato, mediante l’uso un percorso perimetrale. La difficoltà di ricon- rovine. Non sono rari i casi nei quali la partico-

11
Il progetto che ha segnato l’inaugurazione della cripta si deve ad André herman, portato a termine, alcuni anni dopo, da Jaques Duhamel; X. LAURENT, Grandeur et misère du patrimoi-
ne: d’André Malraux à Jaques Duhamel, 1959-1973, École des Chartes, Parigi 2003, p. 153 e ss.
12
La campagna di scavo che ha messo in luce questa varietà stratigrafica si deve in realtà al lavoro di Théodore Vaquer, considerato il fondateur de l’archéologie parisienne, che avviò le pri-
me perquisizioni sul sagrato intorno al 1847. Ma è soltanto con i lavori di realizzazione del parcheggio che si diede avvio ai nuovi scavi, considerati i più rilevanti, condotti da Michel Fleury,
tra 1965 ed il 1967, e da Venceslas Kruta, dal 1977 al 1988; cfr. L. BEAUMONT, A. AILLET (dir.), Mélanges d’historie de Paris à la mémoire de Michel Fleury, Maissoneuve et Larose, Paris
2004.
13
Di questa fortificazione gallo-romana - la più antica testimonianza di mura fortificate presenti a Parigi - non restano che le fondazioni. Gli scavi hanno anche rilevato ulteriori tracce di cin-
ta murarie dell’inizio del sec. IV, i resti della strada medievale “Neuve Notre-Dame” e finanche parte del sistema fognario del periodo haussmanniano. È proprio in seguito agli sventramenti
delineati con il piano urbanistico del barone Georges Eugène haussmann che, negli anni 1860-1870, fu creato il sagrato davanti la cattedrale; cfr. M. FLEURy, V. KRUTA, The archaeological
crypt of the coutyard of Notre-Dame, Édition Faton, Dijon 2001; D. BUSSON, S. ROBIN (sous la direction de), Les grands monuments de Lutèce. Premier projet urbain de Paris, Paris Mu-
sée, Parigi 2009, pp. 100-101.
14
Il disegno dell’impianto storico del quartiere ripropone la rue centrale Neuve Notre-Dame, l’impianto della fortificazione del sec. IV e dell’antico hôtel-Dieu - in particolare emergono i
contorni della cappella rasa al suolo nel 1802 - e della chiesa Sainte-Geneviève des Ardents, quest’ultima evocata dalle tracce dell’abside. La rievocazione comprende inoltre il tronco d’in-
nesto sulla rue de Venise ed il sito del Rifugio degli Enfants Trouvés; J. M. LENIAUD (sous la dir. de A. ERLANDE-BRANDENBURG), Autour de Notre Dame, Édition Paris: action artistique de
la ville de Paris, Paris 2003.
15
Inevitabile l’utilizzo del cemento armato, riconoscibile tanto nelle spesse murature perimetrali della cripta, quanto nei grossi pilastri che sorreggono le travi del piano del sagrato.
16
Come già accennato, i gestori della cripta di Notre-Dame hanno palesato, sin dall’inaugurazione della struttura, l’esclusiva funzione di protezione delle rovine, rivelando, tra le righe, di
non avere mai avuto intenzione di costituire un museo propriamente inteso. Dall’estate del 2000, la cripta è gestita dal museo Carnavalet, Musée de l’histoire de Paris. Tuttavia la cripta, in-
tegrata da servizi per il pubblico e predisposta per accogliere anche esposizioni temporanee, nonostante gli spazi di esibizione siano molto esigui, non appare molto difforme da taluni mu-
sei del sito ufficialmente riconosciuti e giuridicamente istituiti, i quali, paradossalmente, in qualche caso offrono esigui servizi al pubblico e una minore comunicazione museale; cfr. MAI-
RE DE PARIS, INSPECTION GÉNÉRALE, Rapport audit du Musée Carnavalet-Histoire de Paris, Parigi 2007.

83
a b

c d

e f

89 - Crypte du Parvis de Notre-Dame, Parigi:


a), b) e d) viste sull’allestimento, il quale si sviluppa lungo il percorso di visita che circoscrive le rovine; qui, pannelli didattici, postazioni interattive e ricostruzioni tridimensionali, con-
tribuiscono alla comprensione delle diverse stratificazioni del tempo, altrimenti difficilmente distinguibili;
c), e) ed f) il sistema di comunicazione del contesto archeologico affidato all’illuminazione artificiale; le differenti colorazioni della luce fanno chiarezza sulle datazioni e le funzioni
delle varie parti che compongono il complesso archeologico; in particolare dalle immagini c) ed f) si percepisce chiaramente il rapporto tra il piano di posa dei resti archeologici ed il
livello di percorrenza del pubblico, quest’ultimo intervallato da puntuali “affacci” sulle rovine.

84
lare atmosfera della cripta diviene contesto tratta di un caso molto diffuso, ma solitamente A fianco del prospetto principale della cat-
“ideale” per l’installazione di mostre tempora- rintracciabile in quelle esperienze “ibride” di tedrale, un muro in béton brut, parzialmente ri-
nee tematiche. Tuttavia permane una netta sepa- presentazione archeologica, delle quali qui di se- vestito da lamine di acciaio Cor-Ten, su cui
razione tra il livello della vie quotidienne parigi- guito meglio diremo. spiccano nome e logo della cripta, invita all’ac-
na e il sottostante livello della memoria storica. cesso di un locale destinato all’accoglienza. Co-
La stessa demarcazione (marking-out) del sagra- perto da un tetto di legno a falda inclinata, che
6.3 La musealizzazione di rovine sotto edifici
to avrebbe potuto invitare il pubblico alla visita si attesta sul fianco della cattedrale stessa, lo
preesistenti o di nuova realizzazione
del sito archeologico sottostante. Tuttavia, la spazio di accoglienza funge anche da primo
forza attrattiva della Cattedrale di Notre-Dame e Continuando sul tema dell’individuazione momento espositivo, in cui trovano collocazio-
la defilata ubicazione dell’accesso alla cripta, tipologica degli interventi sulle cripte, ritornia- ne numerosi reperti di varia epoca, posti all’in-
nonostante il menzionato cippo marmoreo, non mo sulla prima categoria individuata in questa terno di bianchi espositori scatolari, affiancati
hanno contribuito affinché l’individuazione del sede, ovvero quella delle cripte minori, tipiche e da pannelli didattici, che ripercorrono la storia
sito archeologico avvenisse agevolmente, così diffuse realtà archeologiche sottostanti gli edifi- del sito e presentano il nuovo intervento di mu-
che il coinvolgimento con la città stenta ancora ci preesistenti e/o di nuova realizzazione di di- sealizzazione. Il percorso tra le rovine, che av-
oggi a decollare. mensioni contenute. Un caso esemplare provie- viene per mezzo di consueti camminamenti
Tale difficoltà di localizzazione è altresì in- ne dalla recentissima opera di valorizzazione flottanti, introduce il pubblico in un ambiente
crementata dall’assenza di qualsiasi segnaletica della cripta archeologica di Notre-Dame du molto compresso, la cui luce, sapientemente
d’ingresso, ad eccezione dell’iscrizione “cripta Bourg à Digne les Bains (Provence-Alpes-Côte dosata, concentra l’attenzione sugli elementi di
archeologica” posta sulla parete seminterrata, d’Azur), la quale, aperta alla visita dal luglio del maggiore rilievo. Sui parapetti dei circuiti in
che comunque rimane quasi del tutto invisibile17. 2010, presenta oltre venti secoli di testimonian- quota sono alloggiati alcuni supporti didattici, i
Neanche la naturale evoluzione della città con- ze di storia urbana e religiosa, legate in partico- quali, tra didascalie e riconfigurazioni di vario
temporanea riesce a rendere maggiore compiu- lare alla storia della città di Digne, ex-borgo ro- genere, fanno luce sulla natura e l’architettura
tezza alle soluzioni progettuali concepite in pas- mano di Dinia, fondato nel sec. I d.C. ai margini degli edifici originari.
sato. L’esempio della Crypte Archéologique de del Mardaric, affluente del fiume Bléone.21 Le sostruzioni della cattedrale, in particola-
Notre Dame de Paris, così come molti altri inter- Le campagne di scavo intraprese nel 1946 re le murature di fondazione che fanno da sfon-
venti realizzati su aree archeologiche urbane, è avevano rilevato alcune tracce antiche sotto l’o- do alle rovine della cripta, di tanto in tanto sono
una chiara dimostrazione della mancata integra- monima cattedrale du Bourg, ma soltanto dal utilizzate come supporto per altri reperti lapi-
zione del sito archeologico sotterraneo con la 1983, con i lavori di consolidamento della stes- dei, i quali, in successione, accompagnano il
fruizione ordinaria della città. sa chiesa iniziati dallo Chef des Monuments Hi- pubblico lungo una coinvolgente deambulazio-
Sono tantissime le aree dei centri storici di storiques, Francesco Flavigny, furono program- ne sotterranea. Invece, negli ambienti in cui
tutta Europa ad apparire come malriusciti com- mate nuove indagini archeologiche, sotto la di- giacciono le vestigia dell’antico centro urbano
promessi fra usi dello spazio urbano e preesi- rezione di Gabrielle Démians d’Archimbaud, (del quale rimangono soltanto tre muri paralle-
stenza sottostante, nonostante la cultura archeo- durate circa un trentennio. li) alcuni pannelli verniciati di un blu intenso,
logica ed urbana tenti continue elaborazioni in Il valore testimoniale dei rinvenimenti illuminati da una luce radente che piove dall’al-
direzione di una degna risoluzione dell’eterno suscitò l’interesse sufficiente ad avviare un to, creano uno straordinario effetto di apparen-
conflitto fra archeologia e città18. Così come per intervento di protezione e valorizzazione delle te dislocazione, tale che le rovine sembrano ri-
il sagrato di Notre Dame, il quale, seppur trattato rovine, il quale, integrato in un più generale vivere in un contesto notturno all’aperto, ulte-
con una pavimentazione simbolicamente evoca- progetto di restauro e consolidamento della cat- riormente amplificato dalla penombra evocati-
tiva, conserva un carattere d’incompiutezza fun- tedrale, fece decidere di creare uno spazio di va di una luce fioca.
zionale, ovvero senza alcuna particolare destina- presentazione al pubblico, strutturato proprio Stessa “sorte” museografica, ma in una ver-
zione urbana, anche la più recente musealizza- tra le fondazioni della suddetta cattedrale22. Ne sione tecnologia ed estetica più raffinata, oltre
zione delle rovine di Plaça del Rey di Barcello- è conseguito uno spazio molto affascinante, in che più ricca di supporti didattici e multimedia-
na19 mostra nei confronti del grande piazzale lo cui il pubblico, in una chiave di lettura com- li, la ritroviamo nelle più note rovine della crip-
stesso carattere d’indefinitezza. Il caso di Plaça plessiva, può disporre di strumenti per la com- ta di Saint-Germain d’Auxerre, anche se qui
del Rey20, non soffermandoci sugli esiti propria- prensione dell’evoluzione di un insieme urbano l’oggetto della valorizzazione non si riferisce
mente museografici, mostra altri punti d’interes- e, più particolarmente, della progressiva tra- all’architettura gallo-romana, ma segnatamente
se, sopratutto per il tema progettuale concernen- sformazione di un santuario pagano in tempio carolingia. La cripta, il cui progetto di riuso si
te gli accessi al sottosuolo, poiché, in questo ca- cristiano23. Tra gli altri reperti, nel sito è con- deve agli architetti Marc Issepi e Jaques Pajot,
so, è il Museu d’Història de Barcelona (MUh- servato un mosaico del sec. V d.C., molto raro conserva anche un raro ciclo di affreschi risa-
BA) a garantire il passaggio verso la cripta. Si in Europa a quell’epoca. lenti al sec. IX, tra i più antichi di Francia.24

17
Sono i gestori della Crypte a dichiarare la suddetta difficoltà d’individuazione, tanto da sostenere essi stessi la necessità di una segnaletica più efficace, poiché quella attuale non si evin-
ce dall’esterno; cfr. MAIRE DE PARIS, INSPECTION GÉNÉRALE, op. cit, p. 58 e ss.
18
A. TRICOLI, La città nascosta..., cit., p. 68.
19
L’intervento è opera dell’architetto Josep Llinas, incaricato della musealizzazione del Conjunto Monumental ipogeo di Plaza Del Rey nel 1998. Per le notizie in merito al rinvenimento,
avvenuto nel 1931, ed allo svolgimento delle campagne di scavo che sono succedute, si confronti con A. NICOLAU I MARTí, «La plaça del Rei de Barcelona, un jaciment sempre viu», in IN-
STITUT DE CULTURA/MUSEU D’hISTóRIA DE LA CIUTAT (ed.), De Barcino a Barcinona (segles I-VII). Les restes arqueològiques de la plaça del Rei de Barcelona, Ajuntament de Barcelona,
Barcelona 2001, pp. 13-17.
20
Si veda per esso A. TRICOLI, La città nascosta..., cit., p. 220 e ss.
21
Oltre alle vestigia dei vari edifici, furono riportate alla luce parecchie centinaia di tombe, dando prova del succedersi delle epoche differenti e delle influenze che queste hanno avuto
sul sito, sin dagli inizi dell’epoca romana e fino all’edificazione dell’attuale monumento del sec. XIII. Intorno a questo insieme religioso, romanizzato al tempo della conquista della Gal-
lia, si era sviluppato il bourg Dinia, capitale della popolazione dei Bodiontici (importante centro territoriale), presso la quale erano stati realizzati botteghe e bagni termali; cfr. G. DÉ-
MIANS D’ARChIMBAUD, F. FLAVIGNy, Crypte de Notre-Dame-du-Bourg, 2000 ans d’histoire, Agence pour le Patrimoine Antique, Maison Méditerranéenne des sciences de l’homme, Di-
gne-les-bains 2004.
22
La mise en place dell’allestimento museografico della cripta è opera dell’architetto Eric Klein. Il progetto, probabilmente poiché le rovine occupano un’area non troppo estesa, ha favori-
to l’impianto di percorsi (pur sempre tra svolte, ripiegamenti ed affacci) tale da non incorrere in problemi di affollamento visivo o di smarrimento del visitatore, difficoltà riscontrate non di
rado in altre esperienze simili, come ad esempio la cripta della Plaça del Rey di Barcellona.
23
Secondo le parole di Gabrielle Démians d’Archimbaud, detto complesso archeologico è un “esempio preciso e raro”, che permette di individuare le varie modificazioni dell’architettura
sacra (avvenute in funzione dell’evoluzione delle pratiche religiose e di inumazione) e della liturgia cristiana stessa; cfr. G. DÉMIANS D’ARChIMBAUD, J. P. PELLETIER, F. FLAVIGNy, F. BARRÉ,
Cathédrale Notre-Dame du Bourg et la crypte archéologique, Plan Patrimoine Antique, Agence pour le Développement du Patrimoine, Digne-les-bains 2010.
24
Per l’esperienza di Auxerre e la sua cripta archeologica, si vedano A. TRICOLI, La città nascosta. Esperienze e metodi per la valorizzazione del patrimonio archeologico urbano, cit., p.
210-212; C. SAPIN, D. MASSICARD, La crypte archéologique de Saint-Germain d’Auxerre (Yonne), in “CEM - Bulletin du centre d’études médiévales d’Auxerre”, n. 3, 2010, p. 2 e ss., P.
SKUBISZEWSKI, L’art du Haut Moyen-Age: l’art européen du VIe au IXe siècle, Pochothèque, Librairie Générale Française, Paris 1998.

85
90 - Crypte Archéologique de Notre-Dame du Bourg, Digne les Bains:
in alto, viste della Cattedrale; al centro, l’ingresso alla cripta (a sinistra), messo in evidenza dal muro d’acciaio Cor-Ten con il logo museale, e lo spazio di accoglienza del pubblico (a de-
stra); in basso, vista sull’allestimento delle rovine, dal quale emerge l’intenso colore blu, selezionato al fine di ottenere un effetto di “astrazione” dal ponderoso contesto circostante.

86
91 - Crypte Archéologique de Notre-Dame du Bourg, Digne les Bains:
in alto, viste dell’allestimento; al centro, alcuni dei reperti trovano collocazione negli ambienti del loro reperimento (a sinistra), mentre altri (a destra) sono stati collocati alle pareti di
sostruzione della cattedrale; in basso, vista generale di un altro ambiente della cripta, con in primo piano il sistema di camminamenti in quota ed il suggestivo sistema d’illuminazione.

87
92 - In alto, la Crypte Archéologique de Saint-Germain d’Auxerre; in basso, le Thermes gallo-romains d’Entrammes.

Ritornando ai contesti archeologici propria- visibili (lining-out). Questo complesso termale sato. Le rovine delle terme sono rese evidenti da
mente gallo-romani, all’interno di un processo di del sec. I d.C., trasformato in luogo di culto all’e- un elementare impianto d’illuminazione inte-
valorizzazione generale avviato in uno dei più poca della cristianizzazione, giace sotto la chiesa grato tra le murature, mentre l’esplorazione del
estesi giacimenti delle regioni occidentali, si col- di Saint-Gervais et Saint-Protais, sita all’interno frigidarium lastricato di scisto (solium) e di ciò
loca l’intervento di musealizzazione puntuale del centro abitato di Jublains (Mayenne).26 che rimane dell’ipocausto è assicurata da cam-
delle terme di Noviodunum (odierna Jublains)25, La singolare quanto problematica giacitura minamenti sospesi perimetrali. La linearità del-
il quale, estrapolato dal contesto generale per dei resti archeologici non ha dissuaso l’ammini- l’intervento si deve principalmente al “limite”
esigenze di continuità di narrazione delle tipolo- strazione locale dal valorizzare il sito, poiché ha dettato dalle sovrapposte strutture di fondazione
gie fin qui descritte, si pone in assoluta coerenza prevalso la precipua volontà di recuperare in to- della chiesa, che divengono a loro volta tracce-
con il caso della Crypte Archéologique de Notre- to l’immagine storica del villaggio di Jublains, documento della stratificazione storica.
Dame, per gli aspetti legati al genere di présenta- della quale le terme costituiscono un importante L’intervento di musealizzazione delle terme
tion da noi definito “in cripta”, anche se appare tassello27. Oggi, il complesso termale di Novio- di Jublains è un caso indicativo di come è possi-
molto più vicino ai lavori della cripta di Notre- dunum è ritenuto il monumento che maggior- bile valorizzare l’antico, limitando al minimo
Dame du Bourg à Digne les Bains, sia per ciò mente testimonia la presenza romana a Ju- l’azione mediatrice dell’allestimento, un atteg-
che concerne la collocazione dei resti archeolo- blains28, i cui effetti materiali e immateriali tro- giamento già confermato, anche se in un modo
gici, ovvero posti al disotto di un edificio stori- vano riscontro in alcuni scritti di Seneca29. L’ac- più elementare, con la mise-en-valeur delle note
co-monumentale, sia per le difficili condizioni di cesso al fianco della chiesa di Saint-Gervais et Thermes gallo-romains d’Entrammes, anch’es-
conservazione e per la pratica di rappresentazio- Saint-Protais consente di accedere nel sottosuo- se “in cripta” ed anch’esse appartenenti al Di-
ne simbolica delle preesistenze non direttamente lo e preparare il pubblico all’incontro con il pas- partimento della Mayenne.30

25
R. DIEhL, Les thermes de Jublains, in “La Mayenne: Archéologie, histoire”, n°6, 1984, pp. 57-78.
26
A. BOCQUET, J. NAVEAU, Jublains/Noviodunum, “L’Archéologue, Archéologie nouvelle”, vol. 66, 2003 , p. 17-18; h. BARBE, Jublains (Mayenne). Notes sur ses antiquités. Époque gallo-
romaine pour servir à l’histoire et à la géographie de la ville et de la cité des Aulerces-Diablintes, éd. Imprimerie Monnoyer, Le Mans 1865; A. R. D. ACCARDI, «La conservazione dell’ar-
cheologia “in cripta” e la sua musealizzazione», in Atti del VIII Congresso Nazionale IGIIC - Lo Stato dell’Arte 8 (Venezia 16-18 Settembre 2010), Nardini Editore, Firenze 2010, p. 452;
A. TRICOLI, La città nascosta. Esperienze e metodi per la valorizzazione del patrimonio archeologico urbano, cit., p. 216.
27
Generalmente il progetto di valorizzazione e di accessibilità dei siti sotterranei propone due forme distinte d’interpretazione: una orientata verso l’uso dello spazio e l’altra verso la me-
moria dei luoghi. La questione è di riuscire a stabilire un legame tra questi due orientamenti talvolta in conflitto. C. DEVILLERS, Projet urbain et mémoire de la ville, in “Monuments histo-
riques”, numero dedicato alla «Archéologie et projet urbain», n. 136, pp. 94-99.
28
A Noviodunum (oggi Jublains) esiste un’iscrizione che fa menzione ad un altro stabilimento termale ed ai due bagni della fortezza gallo-romana. Dei bagni dello stesso tipo si trovano nel
fortino del Rubricaire, che si può visitare tra Sainte-Gemmes-le-Robert e Bais, ad una ventina di chilometri da Jublains, mentre delle terme pubbliche sono state scoperte sotto la chiesa di
Entrammes; J. NAVEAU, L’épigraphie du site de Jublains (Mayenne), “Revue archéologique de l’Ouest”, t. 8, 1991, pp. 103-116.
29
Seneca nelle lettere a Lucilio descrive le attività e la vita sociale nelle terme di Jublains presso le quali è vicino; cfr. Seneca, Epistole a Lucilio, libro IV, 56.
30
J. NAVEAU, Les thermes romains d’Entrammes, Laval, Société d’archéologie et d’histoire de la Mayenne, 1991.

88
b

a c

93 - Terme romane di Noviodunum, Jublains:


a) vista della chiesa di Saint-Gervais et Saint-Protais, dal cui prospetto laterale, per mezzo di una scala metallica, si accede alla cripta con le terme; il lined-out sul piazzale antistante al-
la chiesa riprende le tracce delle rovine sottostanti; b) e c) la presentazione delle rovine del complesso termale; d) planimetria delle terme romane con l’individuazione (profilo a puntini
verdi) dell’estensione della chiesa di Saint-Gervais et Saint-Protais.

89
94 - École Supérieure des Beaux-Arts, Les Mans:
a destra, vista aerea dell’Istituto scolastico delle Belle Arti, sotto il quale si sviluppa la Cripta delle Terme Romane di Vindinum, la cui musealizzazione si deve al progetto degli architetti
Bernard Althabegoïty e Annick Bayle; a sinistra, una vista esterna della stessa scuola.

Il Pays de la Loire ospita un altro complesso città, alla rievocazione delle funzioni originarie struzioni dell’edificio, nella rievocazione delle
termale di grande rilievo, quello delle terme ro- delle terme; dalla ricostruzione storica delle funzioni originarie e nella restituzione dell’aura
mane di Vindinum31, o Thermes du Mans (sec. I campagne di scavo condotte in situ, alla presen- di antichità altrimenti perduta34. A ben guarda-
d.C.). Mentre a Jublains i progettisti dell’allesti- tazione del complesso termale), supportati dagli re, il rosso cui si accenna sopra, costituisce in
mento hanno dovuto tenere conto di numerose immancabili sistemi di video-proiezione, effetti realtà un simbolo cromatico caratteristico del-
limitazioni innescate dalla sovrapposizione stra- sonori e artifici luminosi. Il progetto di musea- l’antica Vindinum, difatti si ritrova anche sui
tigrafica delle architetture di varia epoca, qui a lizzazione della cripta, opera degli architetti muri del Musée d’Archéologie et d’histoire du
Le Mans, nonostante la pressoché integrale sus- Bernard Althabegoïty e Annick Bayle, ha dato Mans, tra l’altro recentemente ristrutturato da-
sistenza del complesso termale, è stato edificato, vita a un ulteriore contesto ibrido, caratteristico gli stessi archittetti che hanno lavorato alla
sopra le stesse rovine appena disseppellite, un di molti altri interventi sotterranei realizzati so- cripta (Althabegoïty e Bayle). Sempre nella
edificio ex-novo destinato a uso pubblico, l’Éco- prattutto in ambito urbano, definito dalla costan- cripta, a completamento dell’apparato museo-
le des Beaux-Arts (1987).32 te separazione tra la città e la sua stratificazione grafico, una surreale video-scenografia anima
La scoperta del sito è avvenuta durante i la- archeologica. alcune istallazioni che si riferiscono ai sistemi
vori di estensione di una scuola materna, inter- Come abbiamo ben visto, queste situazioni di riscaldamento e di erogazione dell’acqua.
rotti proprio a fronte del riconoscimento del va- ibride, il più delle volte, conducono alla crea- Inevitabile il confronto con uno degli esem-
lore delle vestigia. Sebbene fosse stata ricono- zione di ambienti oscuri e mistificanti, in cui pi più calzanti di conservazione e musealizza-
sciuta l’eccezionalità di quel rinvenimento, la una luce soffusa esalta brani di murature, le pa- zione sotterranea che la Germania ha prodotto
municipalità di Le Mans, in accordo con il Mini- reti variamente definite ampliano e annullano nello scorso decennio, ossia quello delle rovine
stero della Cultura, ha deciso di procedere lo spazio circostante, in un gioco complessivo del bagno termale di Baden-Baden (Soldatenbä-
ugualmente con l’edificazione del nuovo edifi- di rarefazione dell’atmosfera, che accresce la der). L’impianto termale dell’antica cittadina
cio accademico, a patto che rimanesse un certo metafora del tempo trascorso ed evoca il senso del Baden-Württemberg35, considerato uno dei
margine per la gestione di un progetto di conser- e l’emozione della scoperta archeologica. A Le più monumentali d’Europa, fece scaturire la vo-
vazione/esibizione delle rovine. Mans, l’istanza consueta di annullare il “conte- lontà di mantenerne almeno un segno della sua
Dunque, ciò che rimane delle antiche terme nitore” viene in qualche misura disattesa, così collocazione originaria, resa visibile, anche qui,
(ipocausti, vasche e canalizzazioni), dal 2001, che l’uso del colore assume una nuova conno- per mezzo di un lining-out nel pavimento della
può essere visitato in seno alla cripta archeologi- tazione: ghiaie colorate, solitamente presenti Marktplatz. Il sito aprì per la prima volta i bat-
ca dell’École Supérieure des Beaux-Arts33. Alla negli interventi di musealizzazione outdoor, so- tenti al pubblico intorno agli anni Sessanta del
stessa maniera della Crypte Archéologique di no qui utilizzate per individuare le vasche e per sec. XX, sotto l’appena realizzata terrazza dei
Notre-Dame, la cripta di Le Mans offre al pub- riprodurre il senso di scorrimento dell’acqua, Friedrichsbades, i nuovi bagni termali ottocen-
blico un percorso di visita scandito da diversi concorrendo in tal modo, insieme al rosso pom- teschi, i cui lavori di realizzazione rivelarono la
momenti espositivi (dalla presentazione della peiano dei soffitti, delle murature e delle so- presenza del balneum. L’apertura del sito ha po-

31
Nel 57 a.C. questo territorio dei Aulerci Cenomani fu invaso dalle legioni romane, le quali, nel 20 a.C. durante l’impero di Augusto, lo denominarono Vindinum; J. GUILLEUX, Les thermes
gallo-romains du Mans, in “histoire et Archéologie”, n. 106, 1986, pp. 36-37.
32
J. GUILLEUX, Les thermes gallo-romains du Mans, in “histoire et Archéologie”, n. 106 (1986), p. 36-37; A. R. D. ACCARDI, «La conservazione dell’archeologia “in cripta” e la sua mu-
sealizzazione», in op. cit., p. 52-54; A. TRICOLI, La città nascosta. Esperienze e metodi per la valorizzazione del patrimonio archeologico urbano, cit., p. 207-209.
33
Le terme di Vindinum sono inserite nella lista dei Monument Historiques dal 1990, data a partire della quale sono stati intrapresi molti lavori di valorizzazione.
34
La decorazione originaria, molto strutturata, era costituita di elementi in mosaico, d’intonaci dipinti, di stucchi, di cornici e sagomature. Le tinte dominanti erano il blu-ardesia, il giallo, il
rosso, ed un color crema di fondo; cfr. J. GUILLEUX, L’enceint romaine du Mans, Bordessoules, Saint-Jean-d’Angely 2000.
35
E. SChALLMAyER, Aquae das römische Baden-Baden, Konrad Thiess Verlag, Stuttgard 1989, in particolare alle pp. 41-47.

90
95 - Cripta archeologica delle Terme Romane di Vindinum, Les Mans:
la comunicazione archeologica delle rovine avviene in un contesto suggestivo, animato sia da attualissimi sistemi audiovisivi, sia da strategie museografiche più tradizionali. La posa di
ghiaie colorate, insieme agli effetti sonori e di luce, restituiscono il senso dello scorrere originario delle acque termali.

sto le basi per la realizzazione di uno degli inter-


venti più interessanti di musealizzazione di ar-
cheologia urbana, che ha condotto alla moderna
realizzazione della cripta sotterranea che acco-
glie i Römische Bäder (2003)36. L’allestimento
del Museum antiker Badekultur rende evidente
soprattutto l’aspetto tecnologico dell’antico si-
stema di riscaldamento e di diffusione del calore
a parete, i cui tubuli e sedili parietali, contenuti
nell’alveus del caldarium, si trovano in un per-
fetto stato di conservazione, così come altrettan-
to integro è giunto il sistema a ipocausti.
L’interpretazione dell’insieme termale è sta-
ta affidata all’uso esclusivo di un sistema d’illu-
minazione, il quale differenzia e individua gli
ambienti attraverso diverse gradazioni di colo-
re: in tal modo il rosso evoca i fuochi dell’hypo-
caustum, l’arancio ricrea l’atmosfera dei tepida-
ria, il giallo rivela la presenza del sudatorium,
mentre con una fredda luce blu sono denunciati
gli spogliatoi dell’apodyterium. Per ragioni di
protezione, non tutti gli ambienti sono accessi-
bili, e il percorso si svolge unicamente su di un
sistema sospeso di pedane, ancorato al soffitto
total black. Un sottofondo acustico rievoca il re-
boante ardere delle fiamme dei praefurnia. La
pavimentazione a blocchetti del sottostante li-
vello stradale penetra nella hall del museo, fino
a tangere la ghiaia che contorna le rovine, met-
tendole così in relazione con una più autentica
dimensione urbana.37
96 - Terme Romane di Vindinum, Les Mans:
qui sopra, un disegno riconfigurativo delle terme di Les Mans, in cui viene evocato il sistema di vita dei Gallo-Romani nel
loro rapposto con le terme. La ricostruzione mostra infatti che i balnea erano utilizzati, non soltanto per l’igiene e la cura
del corpo, ma come luogo d’incontro e di scambio culturale (elaborazione dell’A. da un disegno di Pierre Poulain).

36
Le pareti sono state trattate per riportare a vivo materiale lapideo e con l’asportazione dei detriti sono stati messi in luce alcuni nuovi dettagli assai significativi per l’interpretazione del
monumento, non ancora del tutto indagato; P. MAyER-REPPERT, B. RABOLD, Baden-Baden, Vorort der Civitas Aquae Aureliae Brennpunkt “Soldatenbäder” - ein neu gestaltetes museales
kleinod für die kur - und Bäderstadt, “Denkmalpflege in Baden-Württemberg”, n. 3 (2003), pp. 235-244.
37
R. M. ZITO, “Austria e Germania: il Limes, le ville romane e l’archeologia urbana”, in M. C. RUGGIERI TRICOLI, Musei sulle rovine..., cit., pp. 290-296.

91
Musée des Docks Romains, Marsiglia
(in questa pagina):
97 - in alto, a sinistra, vista dell’ingresso al museo, sito al
livello terreno di un edificio residenziale progettato da Fer-
nand Panillon (1963);
a destra, vista aerea del quartiere marsigliese, nei pressi
del porto, con l’indicazione (in rosso) del punto di vista
della foto precedente;
98 - qui a fianco, e nell’immagine in basso a sinistra, la
presentazione del deposito di Dolia e dell’allestimento mu-
seografico circostante. Teche, pannelli ed exhibits, rico-
struiscono la vita commerciale della Marsiglia antica, ma
presentano anche i risultati di un’intensa attività archeolo-
gica subacquea, condotta nei luoghi del porto antico;
99 - qui sotto, alcuni momenti dell’allestimento museale, in
particolare dell’exhibit che contiene il relitto denominato
“Galère de César; mentre, più in basso, alcuni pezzi di
equipaggiamento navale, rinvenuti nei fondali dell’antico
porto di Marsiglia.

Vitrines archéologiques, Île de Martigues


(nella pagina a fianco):
100 - in alto, vista esterna (a) e interna (b) delle vetrine ar-
cheologiche, con i resti musealizzati di un oppidum greco-
celtico e le ricostruzioni sperimentali allestite;
101 - alcuni dettagli degli edifici ricostruiti (c) e (d);
102 - un’ipotesi riconfigurativa dell’oppidum greco-celti-
co ritrovato nell’Île de Martigues (e).

92
a b

6.4 Ritagli di archeologia urbana è la “Galère de César”, ossia la chiglia di un’im-


barcazione romana così denominata40. Penetrando
Continuando sulla scia delle questioni ine- nel museo, divenuto negli anni un vero e proprio
renti la “mediazione” tra azioni inattese di sau- centro di documentazione, si avverte che i soggetti
vetage ed esigenze di pubblica utilità, anche per originari dell’esposizione in situ - mura e dolia -
la realizzazione del Musée des Docks Romains a hanno perso la loro centralità nella presentazione,
Marsiglia si è dovuto ricorrere ad alcuni compro- poiché sovrastati da un complesso sistema mu-
messi tra una non più prorogabile ricostruzione seografico informativo, tra l’altro molto ben strut-
del vecchio quartiere portuale - distrutto al tempo turato, in cui la visita dello spazio archeologico
della seconda guerra mondiale - e la volontà di d’origine diventa soltanto una delle tappe del per-
presentare i resti di un raro deposito portuale corso museale.41
greco-romano rinvenuto proprio durante i lavori Queste esperienze di presentazione sotterra-
di ricostruzione. Il programma di riqualificazione nea producono il più delle volte situazioni ambi-
prevedeva l’esecuzione di un complesso residen- gue: dall’esterno, la presenza delle tracce storiche
ziale destinato all’alloggio dei senzatetto, i cui la- passa totalmente inosservata, mentre, vista l’im-
vori di edificazione rivelarono alcune porzioni di portanza della loro percezione, all’interno viene
murature di un deposito con annessi dolia, en- tentata ogni possibile strategia museografica. Pur-
trambi conservati in situ grazie al tempestivo in- troppo, a fronte del numero delle sperimentazioni
tervento dell’archeologo Fernand Benoit38, il quale in tale direzione, sono ben pochi gli esempi in cui
ottenne il permesso di realizzare un piccolo mu- tale ricerca abbia portato a esiti positivi42. In tal
seo del sito proprio nel livello terreno dell’edifi- senso possiamo citare il caso, seppure del tutto se-
cio residenziale. condario e non in cripta, della salvaguardia dei re-
Il Musée des Docks Romains, nell’allesti- sti di un oppidum greco-celtico ritrovato nell’Île c
mento del 1987, al fine di rievocare la vita com- de Martigues43 e oggi conservato in una situa-
merciale di Marsiglia dal sec. VI a.C. al IV d.C., zione semi-ipogeica all’interno di un “edificio-ve-
raggruppa diversi resti archeologici e li espone a trina”. Seppur molto contenuto, questo intervento
fianco di altri reperti non rinvenuti in situ39, tutti di musealizzazione ha segnato un importante mo-
disposti nelle vetrine che contornano l’area dei do- mento evolutivo dell’archeologia urbana in Fran-
lia. Inoltre, l’allestimento, sobrio nell’insieme ed cia. Utilizzando i metodi dell’archeologia speri-
efficace nell’apparato didattico, presenta una se- mentale, alcuni piccoli ambienti sono stati
zione dedicata ai relitti, il più rilevante dei quali ricostruiti e allestiti come attendibili period rooms.

38
Il museo è stato realizzato dallo stesso Fernand Benoît ed inaugurato nel 1963; A. DURAND, «Une clé de lecture pour un si-
te archéologique: l’entrepôt portuaire à dolia du Musée des Docks Romains à Marseille», in P. NOELKE (ed.), Archäologi-
sche Museen und Stätten der römischen Antike, 2° Internationales Colloquium zur Vermittlungsarbeit in Museen, Köln (3-6 d
Mai 1999), Museumsdienst Köln, Stadt Köln 2001, pp. 129-32.
39
I numerosi reperti provengono dalle campagne di archeologia subacquea condotta lungo i litorali di Marsiglia. Il luogo del
rinvenimento si colloca in prossimità della linea di costa del Vieux-Port (Port de Lacydon) di Massalia (antica Marsiglia),
una delle più importanti colonie del Mediterraneo. Dalle ultime perquisizioni è stata messa in luce un’altra porzione degli
antichi magazzini e, nella consueta attività di aggiornamento delle collezioni, alcuni oggetti rinvenuti sono stati esposti nel
museo; cfr. F. BENOÎT, Les Docks Romains du Lacydon, Imprimerie Municipale, 1970.
40
Merita attenzione anche la teca che accoglie attrezzature ed equipaggiamenti di bordo; cfr. F. P. ARATA, Marsiglia: le Musee
des Docks Romains, in “L’Archeologo subacqueo” - Quadrimestrale di archeologia subacquea e navale, 12, set./dic. 1998.
41
Quando si decide di fare coabitare uno spazio archeologico con un museo il cui contenuto è complementare al sito archeo-
logico stesso, esiste il rischio concreto di “deviare” la centralità nell’esposizione. F. GURRIERI, Architetto, archeologo, centro
storico. una collaborazione opportuna per un intervento difficile, in “Archeologia Medievale”, VI (1979), pp. 23-31.
42
S. LEFERT, J. TELLER, Méthode pour l’analyse de l’intégration architecturale et urbaine des sites archéologiques, “Deli-
verable n. D17”, APPEAR, Déc. 2006, documento in Pdf interamente pubblicato online.
43
Oltre dieci anni di scavi hanno condotto al ritrovamento di due villaggi celtici successivi, uno risalente al sec. V a.C., l’al-
tro di tre secoli più avanti, il cui materiale da costruzione era fondamentalmente la terra cruda; cfr. Le village gaulois de
Martigues, in “Dossiers d’Archéologie”, 128, 1988.
e

93
La miserabilità degli edifici in mattoni, il ri- Le condizioni ambientali del sottosuolo del- Ecco perché, ad esempio, come testimonia
vestimento in calce delle pareti, gli stipiti di le- l’Archéoforum producevano, infatti, una notevo- l’intervento sul Parvis di Notre Dame, la tecnica
gno, le piccole finestre e gli ambienti ridotti, rie- le condensa sull’intradosso della soletta superio- del lining-out, trova applicazione prevalente-
vocano il senso di domesticità dell’epoca, che re della cripta, con conseguente caduta dei sali mente in contesti archeologici urbani e vanta
può essere colto dalle cosiddette vitrines senza del calcestruzzo sui rinvenimenti sottostanti. A una serie innumerevole di esperienze in tutta
bisogno di entrare44. L’oggetto di esposizione si questo si aggiunse la necessità di evacuare la pre- Europa52. Doveroso, a tal proposito, citare il re-
offre dunque ai passanti, mettendo in relazione la senza di un gas naturale radioattivo proveniente cente caso di archeologia urbana, anch’esso sot-
città con le tracce del suo passato. Ma questo, co- dalle falde sotterranee. Si è deciso di installare ad terraneo, in cui sono stati allestiti in situ i resti
me già accennato, è comunque un’ulteriore tipo- uopo un sistema di ventilazione, tale da favorire dell’anfiteatro romano di Londinium53. In pieno
logia di valorizzazione, che hartwig Schmidt de- il ricambio dell’aria all’interno del sito - limitan- centro londinese, il lastricato della piazza della
finisce Schutzhäuser45, strutture di protezione do così la formazione di condensa - e mantenere Guildhall, sovrastante le rovine, riproduce all’a-
chiuse su rovine sotterranee, e costituisce un ca- la temperatura e l’umidità relativa entro valori perto la planimetria parziale del monumento
so rappresentativo in cui la capacità espressiva accettabili49. In questa singolare casistica d’inter- “celato”, indicando dunque la posizione origina-
dell’intervento, il cui fine è la valorizzazione del- venti, una volta superati i problemi di conserva- ria dell’arena, attraverso un ricorso in materiale
le rovine, alleggerisce l’intervento dell’allesti- zione, permane il già citato effetto di estraniazio- lapideo inserito a sua volta nel disegno generale
mento tradizionale. ne, provocato dal semplice fatto di esporre nel della pavimentazione.
Richiamando in breve anche gli aspetti con- sottosuolo, anche se abbiamo costatato che si Ancora una volta, l’archéologie de sauveta-
servativi delle rovine “in cripta”, cui si è già fatto può mediare tale empasse con oculate strategie ge, ossia la strutturazione di un programma di
accenno in apertura, come sostiene hartwig Sch- museografiche, soprattutto quando il confronto pronto intervento, ha fatto sì che il rinvenimento
midt46, in questi ambienti sotterranei la difficoltà con il contesto circostante viene considerato un casuale dei resti dell’anfiteatro romano54, avve-
più consistente è data dall’umidità di risalita e dai valore aggiunto. Infatti, non è il singolo reperto a nuto durante i lavori di ricostruzione della pina-
conseguenti fenomeni di degrado da agenti orga- dare significato alla conservazione del patrimo- coteca distrutta dai bombardamenti della Secon-
nici e di formazione sui resti archeologici di fa- nio archeologico, ma un palinsesto di valori, ma- da Guerra Mondiale (la Guildhall Art Gallery),
stidiose efflorescenze. D’altro canto raramente le teriali e immateriali, che diventa allora il prota- non costringesse le maestranze a perseguire un
condizioni del suolo rendono possibile interporre gonista del progetto di musealizzazione del sito, programma di salvaguardia dei nuovi rinveni-
uno strato isolante tra murature e terreno. Inoltre, al fine di comunicare efficacemente situazioni al- menti, che andasse a scapito della già avviata ri-
in funzione della natura del suolo, la stessa umi- trimenti complesse.50 costruzione. Si trovò dunque una maniera effi-
dità di risalita può condurre in superficie alcuni Non a caso, il Progetto APPEAR (Accessibility cace per mediare entrambe le esigenze, così che
composti chimicamente aggressivi. In quei casi, i Projects. Sustainable Preservation and Enhan- Richard Gilbert Scott, curatore dei lavori della
rimedi usualmente adottati consistono nell’istal- cement of urban Subsoil Archaeological Re- nuova biblioteca, modificò il suo progetto per
lazione d’impianti di aerazione e climatizzazione mains), anche se specificatamente orientato ver- accogliere gli ultimi ritrovamenti all’interno di
forzata, oltre che in un preventivo e più comples- so contesti urbani, individua tra i suoi numerosi un museo ipogeo di nuova concezione e consen-
so isolamento dall’umidità di risalita.47 punti chiave la necessaria integrazione tra nuovo tire ai lavori di perquisizione archeologica di
Un’altra possibilità di degrado proviene intervento di conservazione dell’archeologia ed progredire in contemporanea55. All’interno, al
dalle strutture di nuova edificazione, non sol- esigenze d’integrazione con il contesto circo- piano interrato, se a mediare non intervenisse il
tanto per l’eventuale invasività delle stesse, ma stante, sia dal punto di vista funzionale, sia per- raffinato sistema museografico ad uopo impie-
per il probabile deposito sulle rovine dei sali cettivo, auspicando una sensibilizzazione del gato, il pubblico sarebbe costretto a un grande e
contenuti nei materiali impiegati, maggiormen- pubblico sul valore del patrimonio: non assicurato sforzo interpretativo, poiché le
te presenti nei calcestruzzi. Gli esperti di con- L’intégration des vestiges archéologiques rovine superstiti sono costituite prevalentemente
servazione hanno dovuto affrontare questo tipo dans le système urbain contemporain est da murature non molto elevate e per questo po-
di problematica conservativa proprio per il pro- considérée comme nécessaire à la fois par les co leggibili.56
getto dell’Archéoforum di Liegi (2003), consi- acteurs du patrimoine, qui y voient une avan- L’esempio di Londinium, come tante altre
derato un riferimento per la musealizzazione tageuse solution de continuité avec le passé, esperienze similari, è la dimostrazione tangibile
et les responsables de l’urbanisme, toujours
dei siti archeologici in contesti urbani, sia per di quanto l’approccio multidisciplinare non può
préoccupés par le fonctionnement et le déve-
avere saputo mediare conflitti di vario genere, loppement de l’agglomération. Le public est che condurre ad esiti soddisfacenti, sia di con-
sia per la qualità dell’inserimento del nuovo nel lui même de plus en plus sensibilisé à la servazione, sia di valorizzazione, anche nei casi
tessuto urbano e per la spettacolare messa in conservation et à la présentation in situ des té- in cui ci si trova davanti a reperti frammentari e
scena delle rovine.48 moins du passé.51 situati in aree difficili pluri-stratificate.

44
P. BOULANGER, C. hULLO-POUyAT (dir.), Espaces urbains à l´aube du XXIe siècle. Patrimoine et héritages culturels, Presses de l’Université de Paris Sorbonne, Parigi 2010, pp. 33-38.
45
h. SChMIDT, Schutzbauten, Theiss, Stoccarda 1988.
46
Ibidem, p. 177 e ss.
47
Ibidem, p. 141.
48
Realizzato nel 2003 dagli architetti Daniel Boden (Atélier du Sart-Tilman) e yves Durand (Expérience Internationale Atélier). Cfr. V. MINUCCIANI, M. LERMA, “Belgio e Lussemburgo:
musealizzazione fra archeologia romana e medievale”, in M. C. RUGGIERI TRICOLI, Musei sulle rovine..., cit., p.104 e ss.
49
APPEAR, Déliverable D17b. Base de références en matière de couvertures de sites archéologiques, online, p. 7; S. MONJOIE, “Etude de cas: l’Archéoforum de Liège, Belgique”, in APPEAR,
urban Pasts and urban Futures: bringing urban archaeology to life - enhancing urban archaeological remains, online, pp. 139-143.
50
In merito alla possibilità di conservare l’archeologia in maniera “globale”, la musealizzazione di Gisacum, anche se open-air, costituisce una delle più rappresentative dimostrazioni di co-
me sia possibile intervenire sui resti dell’archeologia, utilizzando un vasto ventaglio di pratiche di musealizzazione archeologica, le quali, seppur varie e concentrate nel medesimo sito, so-
no impiegate secondo un’ottica unitaria, che abbraccia quel palinsesto di valori definiti “materiali” ed “immateriali”, e completa il progetto didattico-divulgativo, tra l’altro mediando mi-
rabilmente con le esigenze di conservazione della “materia”; infra, p. 43 e ss., e con A. R. D. ACCARDI, «La musealizzazione delle rovine a Gisacum, Francia», in A. SPOSITO (cur.), Agathón
2007, DPCE, Palermo 2007, pp. 41-44; mentre per un panorama più generale sulla conservazione open-air, si veda IDEM, “La conservazione open-air delle rovine ed il principio della “non-
dislocazione”“, in Atti del VII Congresso Nazionale IGIIC – Lo Stato dell’Arte 7 (Napoli 8-10 ottobre 2009), Nardini Editore, Firenze 2009, pp. 141-148.
51
J. TELLER, S. LEFERT, “L’intégration architecturale et urbaine des vestiges archéologiques”, in APPEAR, Colloque International, 4-5 octobre 2005, Bruxelles, Comité des villes et Régions,
documento online, p. 1.
52
Si vedano tutti quei casi descritti in modo esaustivo nel contributo di M. C. RUGGIERI TRICOLI, «Stratigrafia del territorio: la comunicazione mediante lining out», in P. PERSI (cur.), Terri-
tori contesi. Campi del sapere, identità locali, istituzioni, progettualità paesaggistica, Atti del IV Convegno Internazionale Beni Culturali Territoriali (Pollenza 11-12-13 luglio 2008) - Isti-
tuto Interfacoltà di Geografia - Università degli Studi “Carlo Bo”, Urbino 2009, pp. 190-196; ed anche l’applicazione della tecnica del lining-out al singolare caso delle rovine di Coventry,
IDEM, “Anomale rovine: il caso di Coventry”, in A. SPOSITO (cur.), Agathón 2008/2, Offset Studio, Palermo 2008, pp. 17-24.
53
N. BATEMAN, C. COWAN, R. WROE-BROWN, London’s Roman amphitheatre: Guildhall Yard, City of London, MoLas, Londra 2009.
54
L’anfiteatro della Londinium romana, sito dentro le mura della città antica, perse la sua funzione dal sec. IV. Da allora venne spogliato gradualmente fino al medioevo; MOLAS, Roman
London’s Amphitheatre, guidebook museum.
55
APPEAR, Déliverable D17b. Base de références en matière de couvertures de sites archéologiques, documento Pdf online, p. 64.
56
Si confronti con M. C. RUGGIERI TRICOLI, Musei sulle rovine..., cit., p. 20.

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