Sei sulla pagina 1di 7

Bozza non corretta Relazione Seminario 25 Ottobre 2011 Alessandro Genovesi Innanzitutto mi associo anche io ai ringraziamenti ai nostri ospiti

e aggiungo un ringraziamento a Rosario Strazzullo. La mia relazione infatti il frutto di un lavoro condiviso tra me e Rosario, per tanto ci divideremo onori e critiche delle cose che ora dir. Lo spunto per la comunicazione di oggi non pu non partire dalla conclusione dellasta per le nuove frequenze, con offerte complessive pari a 3,9 MLD. Alle risorse gi impegnate occorre poi aggiungere quelle necessarie per gli investimenti infrastrutturali. Alla luce di questa nuova situazione si ripropongono oggi alcune questioni importanti. In particolare si tratta di approfondire: 1) quale strategia per la riduzione del digital divide; 2) quali politiche per limplementazione delle reti di nuova generazione e convergenze tra reti fisse e mobili; 3) quali politiche industriali e regolamentari per massimizzare gli investimenti privati e pubblici. A nostro avviso, occorre fare del mobile e del livello di competizione e liberalizzazione molto avanzato nel nostro Paese (con la presenza di primari player non solo nei servizi di trasmissione, ma anche nella produzione di apparati di nuova generazione), una leva importante per una politica di insieme per il settore che: a) faciliti la diffusione di reti di nuova generazione sia fissa che mobile, come parte integrante di una strategia che, in parte, supera la discussione sul digital divide connesso alla diffusione di tecnologie Xdsl (modello 1000 comuni Vodafone); b) sia di stimolo ulteriore a prendere quelle decisioni necessarie per favorire investimenti sia sul fisso che sul mobile a 4 G. Investimenti che, coordinandosi tra loro, possano coprire pi territori possibili in termini anche di infrastruttura; c) aiuti ulteriormente a definire aree territoriali a successo di mercato e aree a valore intermedio come da noi proposto (distretti industriali) dove limitare obblighi asimmetrici su chi fa investimenti in fibra e conseguentemente indirizzare le prossime decisioni del Governo e dellAGCOM; d) favorisca tali investimenti anche rimodulando possibili interventi sulle tariffe di terminazione a fronte di obblighi precisi di riduzione del digital divide/creazione reti NGN; Occorre essere consapevoli che come Italia, nella confusione della crisi economica, stiamo accumulando un forte ritardo tecnologico rispetto agli altri paesi Europei e del resto del mondo. 1

Se infatti guardiamo lAgenda Digitale Europea gi il primo report annuale sul raggiungimento o meno degli obiettivi al 2015 e al 2020 ci dice quanto siamo in ritardo. Purtroppo in Italia il confronto politico e sindacale su come tornare a crescere e sullaumento o meno dalla produttivit non si sviluppa su questo terreno. Il confronto incentrato (solo) sul contributo che pu dare il fattore lavoro, quando invece tutti i principali studi dellOCSE, della Banca Centrale Europea e del FMI, ricordano che le potenzialit dellinnovazione tecnologica, laumento di conoscenza diffusa, la stessa velocit e potenza trasmissiva delle nuove reti siano di gran lunga fattori pi incidenti . Discutere e decidere sul futuro delle reti di TLC quindi un tuttuno con la necessit che avvenga uninversione di tendenza. E una delle principali sfide, anche culturali e politiche, che abbiamo di fronte. E occorre prima di tutto che il tema acquisti nel nostro paese la centralit che merita. Noi oggi vogliamo dare un contributo proprio in questa direzione: tutti gli operatori sono in ritardo sulla diffusione della banda ultra larga fissa. E in ritardo Telecom rispetto anche al suo piano industriale, con solo 6 centri sotto cablatura in attesa di chiarimenti dal regolatore. Lo e Fastweb che annuncia solo il potenziamento della tratta Milano-Roma. Lo sono tutti gli altri che o puntano sul mobile (progetto 1000 comuni di Vodafone) o al massimo peggiorano la vita quotidiana degli abitanti di collina Fleming. E anche i 100 mega sul doppino in rame (il vectoring se non sbaglio) una misura sperimentale, applicabile solo per brevi distanze; LTE e il 4 G possono dare una mano a ridurre il digital divide, ma prima di tutto devono partire (e speriamo il prima possibile; diremo qualcosa a riguardo dopo), e comunque possono essere utili per ridurre il digital divide, per un segmento importante di bisogni consumer, ma non possono reggere i bisogni delle aziende e delle PP.AA., non possono essere il motore per lo sviluppo del cloud computing e tutto ci che ne consegue.

Quindi occorre decidere non se, ma come, rispondiamo alle seguenti questioni: 1) Quali risorse e quale remunerazione degli investimenti in un momento di scarsit delle risorse pubbliche? Allinterno di quale quadro regolatorio come tenere insieme sostegno pubblico nazionale e locale, trasparenza e concorrenza, valorizzando le risorse di tutti? 2) Come si pu coordinare, con un sistema di leve premiali, di scambi, una ripresa del fare, preso atto del fallimento del Tavolo Romani, con luscita di Telecom; di FiberCO che nasce e muore sulla carta e con il Fondo Gamberale che sembra riproporre in piccolo, e con finanziamenti della CDP tutti da verificare, unazione limitata a sole 4 citt? 3) Quale percorso possibile si pu mettere in campo gi nei prossimi mesi per generare una iniziale domanda diffusa per la NGN, che ci educhi anche allinnovazione, a nuovi paradigmi e modi di fare e di essere cittadini, produttori e consumatori? 2

4) Quale leve, infine, stando al merito, utilizzare. Noi siamo per forzare fino allinverosimile, a ragionare con le risorse date (private soprattutto) e ragionare sulla loro remunerazione al fine di accelerare dei processi, ma non possiamo farci guidare esclusivamente dalla domanda attuale di banda larga. E un errore e un rischio troppo forte. Tutto il sistema deve forzare. Altrimenti anche nelle ipotesi migliori dovremmo fare i conti con unasimmetria temporale e geografica troppo forte. Cosa fare allora: 1) Agire sulle levi regolamentari (perch ci piaccia o no, esse non sono neutrali da un punto di vista industriale). Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi dellattivit regolamentare per favorire, pur nella necessaria e giusta neutralit tecnologica, il massimo rendimento dei potenziali investimenti privati. Del resto il quadro in cui si colloca lintervento regolamentare sulle nuove reti deve tenere conto che: 1) le reti di nuova generazione saranno sempre pi reti integrate fisso-mobile, con una definizione di mercato convergente ancora da ben precisare; 2) lo scenario di competizione sia infrastrutturale che in termini di servizi non registra monopoli naturali infrastrutturali o di tecnologia sulle reti di nuova generazione da parte di nessuno; 3) occorrono interventi mirati atti a favorire nel breve periodo lo sviluppo di reti NGN non solo nelle aree ad alto valore di mercato, ma anche e soprattutto in quelle a medio valore - che, altrimenti (anche alla luce degli attuali piani industriali presentati dai principali operatori) rischiano di scivolare verso le aree a totale fallimento di mercato, in attesa di interventi pubblici e/o forzosi. E lo stesso tema rilanciato di recente anche da una ricerca di Confindustria (quando scrive di aree a fallimento di mercato con una vocazione industriale); ricerca che ci dice che gi oggi su un totale di 58 distretti industriali analizzati vi sarebbero 70 mila aziende che necessiterebbero per internazionalizzarsi o crescere di dimensione, di collegamenti in fibra Da questo punto di vista occorre ripartire con i necessari aggiustamenti dopo la delibera 301/11 Agcom - dal lavoro svolto dal Comitato per la NGN che individuava soluzione tecniche compatibili con modalit di competizione infrastrutturale anche geo-referenziate e con un ordine temporale differenziato nella fase di migrazione dal rame. Linee guida che indicano chiaramente come possibili sono soluzioni basate su forme di disaggregazione fisica della risorsa, purch ne sia garantita la fattibilit sia tecnica che economica. In una logica di trasparenza di mercato, ma anche di efficacia, la soluzione migliore sarebbe infatti proprio quella della condivisione delle infrastrutture di posa in regime di totale reciprocit per tutti gli operatori, con per prezzi non orientati al costo, che incorporino un risk premium e soggetti al controllo dellAutorit. Un risk premium che si rifletta in prezzi atti ad incoraggiare gli investimenti iniziali e che siano poi 3

decrescenti nel tempo anche in funzione delle modalit e quantit di migrazioni dal rame alle reti NGN. Cos come corretta a nostro parere la necessit di prevedere un ampio numero di profili di servizio, in termini sia di banda che di qualit, nellindividuare le condizione tecniche di fornitura del servizio bitstream su rete NGA. In particolare nelle aree in concorrenza infrastrutturale (anche e soprattutto in quelle potenzialmente in concorrenza perch aree molto densamente popolate o a forte concentrazione di attivit di impresa) lobbligo di servizio bitstream dovrebbe essere imposto, a prezzi soggetti allAutorit, solo al raggiungimento di una determinata percentuale di utenti attivati, percentuale da definire anche tenendo conto dellonerosit della implementazione/posa di FTTB e in prospettiva FTTH. E se vero che l80% dei costi per la fibra legata alle opere di ingegneria civile (scavo e posa) su questo occorre operare uno scambio alla luce del sole. Lo diciamo noi che non abbiamo problemi di diplomazia. Uno scambio che deve proporre il Governo o chi per esso. Uno scambio politico. Di politica industriale appunto. La dico cos: vi possono e vi devono essere norme per favorire il pi possibile la remunerazione degli investimenti privati e vi possono essere anche forzature regolamentari sullultimo miglio (oggi in rame domani chiss), ma occorre che gli operatori accettino unidea di pianificazione e di coordinamento per coprire pi aree possibili e nel minor tempo possibile. A partire proprio da quelle aree mediane che Agcom deve identificare, ripartendo in almeno tre fasce il territorio nazionale. E questo vale non solo per la definizione di price cup e risk premium articolati, ma anche per altre eventuali azioni a somma positiva. Mi riferisco al tema delle tariffe. E qui avanziamo una proposta che ci rendiamo conto essere forte: si abbassino le tariffe di terminazione sul mobile solo a fronte di un delta di risparmi per gli operatori fissi che vengano vincolati alla costruzione di reti NGN in fibra; si mantengono le attuali tariffe allingrosso sulla rete fissa, ma Telecom accetti di destinare progressivamente leventuale delta rispetto ad un livellamento alla media europea (per non parlare dei costi effettivi, limitiamoci alla media dei 5 paesi Ue), solo se accelera il piano di cablaggio delle 30 citt e dei 70 principali distretti industriali, come da nomenclatura Ue.

Questo sarebbe uno scambio, da coordinarsi in sede politica e poi trasmettere ai diversi terminali e autorit, per cui ci sarebbero anche le condizioni di mercato: gli economics , per un nuovo bilanciamento tra telefonia fissa e mobile. Del resto il quadro chiaro: i tre principali operatori mobili (Tim, Wind, Vodafone) lasciamo per un attimo da parte H3G in quanto ultimo entrante e viste le altre condizioni note sono anche operatori sul fisso. Come telefonia mobile si sono registrati solo nel 2010 7 miliardi di profitti pre tasse, contro i 4,1 del fisso. Gli investimenti necessari per il 4 G sono dellordine di 1,5 miliardi per i prossimi 5, contro i 2,4 necessari per la fibra. E questo solo per stare dentro i targets di Agenda Digitale.

E aggiungo un elemento di buon senso: sarebbe sbagliato mettere in concorrenza LTE e fibra, per il mercato non consumer, magari lasciando fuori dalluno e dallaltro interi territori. Se mai la competizione sar nei prossimi anni tra adsl e LTE, ma sappiamo che parliamo di unaltra cosa. Ne sanno qualcosa i nostri amici di Vodafone che in Germania, hanno annunciato (partenza a Dusseldorf) di voler migrare progressivamente 4 milioni di clienti adls verso LTE per risparmiare i 500 milioni di euro lanno che pagano a Deutsche Telecom per lunbundling. Offerta dai 10 ai 30 Mbps a 30 euro al mese. Ecco un esempio di cosa non fare da noi Perch da noi darebbe lalibi per non fare la fibra per altri 10 anni. Insomma legittimo e capisco che ognuno aggredisce o le tariffe di terminazione sul mobile o le tariffe di wholesale per aumentare i propri margini: ma possibile individuare un altro campo da gioco dove provare a trovare una mediazione in positivo? 2) Agire su alcune leve fatte di intervento pubblico e di interventi legislativi a) Serve una leva di intervento diretto, pubblico o con funzioni pubbliche (penso al ruolo che potrebbero avere gli enti locali, anche implementando il protocollo MiseAnci del 2010) o anche tramite Infratel, per portare la fibra fino alle antenne mobili dove operare in tecnologia LTE. Del tipo il pubblico porta nelle zone a fallimento di mercato la fibra in tempi certi fino alle antenne, le aziende programmino in coerenza il cambio tecnologico per essere pronti con il 4 G quando arriva la fibra alla stazione. Su questo chiediamo di opzionare subito parte delle risorse del Fondo annunciato dalla Commissione Europea per la banda larga. Opzioniamo a questo fine la nostra quota dei 9,2 miliardi che rientrano coerentemente nello spirito dello strumento finanziario individuato (Connecting Europe Facility) anche in termini di anticipo sul capitolo 2014-2020. Del resto lo spirito dello strumento quello di essere sostegno a progetti pubblici e privati, al fine di diminuirne i fattori di rischio attraendo investimenti sulle infrastrutture nelle aree pi difficili ovvero fuori dai centri urbani o scarsamente popolate. b) Serve una leva legislativa per ridurre al minimo il possibile contenzioso con le TV locali per la liberazione effettiva degli spazi radio, garantendo la partenza gi nella seconda met del 2012 dellimplementazione tecnologica delle stazioni radio. Eventualmente sul modello del lodo preventivo inglese (se perde lo Stato paga anche un di pi, ma intanto si liberino le frequenze). c) Serve una soluzione da provare a concordare con le imprese e i consumatori a livello comunitario per far contribuire alla manutenzione/implementazione delle reti i diversi produttori di contenuti/pubblicit che oggi, con laumento della domanda (peer to peer, on demand, motori di ricerca, ecc.) stanno portando alla saturazione della rete senza per contribuire al suo potenziamento. Se cio da un lato occorre che le aziende di TLC per reperire risorse differenziano le offerte e le tecnologie, dallaltro occorre definire modalit di compartecipazione alla manutenzione/implementazione delle reti di coloro che godono della connettivit (trasferendo spesso valore allestero), non escludendo in una prima fase prezzi che permettano la condivisione del rischio tra investitori e intermediari. Un cheap elettronico, fosse anche per estremizzare - l0,1% dei fatturati.

3) Agire sulla Domanda attuale e potenziale Occorre agire anche la leva della domanda perch parte di una politica industriale. Occorre sviluppare una strategia di aggregazione generalizzata della possibile domanda: pubbliche amministrazioni, enti locali, sistemi sanitari, bancari, ecc. devono essere coordinati da una regia pubblica per laggregazione delle possibili domande, al fine di rendere profittevoli gi nel breve periodo gli investimenti degli operatori ICT. Eventualmente anche agendo con norme di sostegno: lOn. Gentiloni ha recentemente proposto di ridurre lIva su e-commerce, sull acquisto di pc nelle scuole, nelle imprese. In Francia hanno deciso di detrarre il costo dellabbonamento alla banda larga come spese produttive per i primi 2 anni a tutte le piccole imprese. Se pu essere utile si faccia: ma accanto a questo serve una vera e propria cabina di regia, un Comitato nazionale per lo sviluppo della domanda di nuovi servizi che coordini in maniera efficiente quanto gi esiste (o in programma, a partire da quanto annunciato dal Ministero per la Funzione Pubblica e lInnovazione e dal Ministero per le Attivit produttive) e dia un impulso deciso a chi in ritardo. Uno switch off parallelo, se vogliamo semplificare, che gi di per s rappresenterebbe una rivoluzione culturale per il paese. Infine, se per fare ci occorre riappropriarsi per qualche anno con limitazioni certe e ambiti ben definiti di poteri oggi decentrati, riteniamo non si debba aver paura di avviare un confronto con la Conferenza Stato-Regioni sul punto. Lodevole e giusta liniziativa sul catasto delle reti, bene la semplificazione amministrativa (poi su questo il rappresentante dellANCI ci dir a che punto lattuazione del protocollo del 2010), ma occorre anche provare ad aggregare domanda pubblica in tutte le sue componenti, magari con la scusa di unazione straordinaria per la diffusione del cloud computing in tutte le amministrazioni. Una scelta che oltre a portare maggiore efficienza, maggiore interoperabilit tra servizi pubblici, maggiore trasparenza, abbatterebbe non di poco i consumi elettrici. Forse questo sarebbe pi utile per tutti.

4) Agire su una nuova leva concettuale: dalle tlc allITC. Abbiamo unoccasione, proviamo a rilanciare una politica industriale di filiera. Infine una suggestione: ha ancora senso parlare di politiche industriali per le TLC, in un paese che ha un patrimonio di aziende IT, seppur colpito nel profondo, ancora in grado di contribuire al rilancio del paese? LIt italiano non pi quellelemento passivo o al traino nella crescita delle TLC, che abbiamo registrato negli ultimi 5-7 anni. Anzi lIt potr dare un maggior contributo al settore delle TLC nei prossimi dieci anni, di quanto abbia mai fatto in passato. Oggi i leader del mercato It sono chiamati a programmare un modo nuovo di fare business, trainato dalle relazioni con i clienti e alimentato dallesplosione di informazioni, collaborazione e mobilit. Laltra faccia delle nuove reti, delle nuove capacit trasmissive questa 6

I trend che caratterizzano la nuova era dellIt includono infatti social, mobility, proliferazione dei dati e anche, naturalmente, tecnologie cloud. Sono forze innovative e trasformatrici gi da sole, ma messe insieme rivoluzionano le aziende e la societ. Il loro nesso definisce la nuova era del computing. Unera in cui ci devono essere e magari rilanciarsi anche le imprese italiane. Sul cloud, per esempio, molti esperti ritengono che la migrazione dai tradizionali modelli di fornitutra dellIt verso i servizi sulla nuvola sia ancora agli albori: anche se nel 2010 sono stati spesi nei paesi OCSE 74 miliardi di dollari in servizi di public cloud, ci ha rappresentato solo il 3% della spesa enterprise complessiva. Ma i servizi di public cloud cresceranno cinque volte pi rapidamente della spesa It delle aziende, ovvero del 19% fino a tutto il 2015. A questo aggiungiamo la dimensione social. Oggi 1,2 miliardi di persone sono sui social network, pari al 20% della popolazione mondiale. I leader dellIt dovranno presto implementare social software nei loro sistemi aziendali. Altro elemento fondamentale il moltiplicarsi dei dati, ma il concetto di un data center aziendale che contiene tutte le informazioni necessarie non esiste pi: oggi ci sono sistemi multipli legati insieme da servizi di analisi. Le informazioni non sono solo tante, sono complesse e diverse. Questo modifica le strategie di data management. Infine, il passaggio al mobile: ma non un trend futuro, gi avvenuto, e cos rapidamente che molte aziende It ancora stentano a stare al passo. Nel 2010, la base installata di Pc mobili e smartphone ha superato quella di computer desktop. E se nel 2010 sono stati venduti meno di 20 milioni di media tablet, entro il 2016, ne saranno acquistati 900 milioni, uno ogni otto abitanti del pianeta. Entro il 2014, la base installata di device che girano su sistemi operativi mobili come Apple iOS, Google Android e Microsoft Windows 8 superer la base installata totale dei sistemi per Pc. Si tratta di una trasformazione eccezionale, che richieder a tutti un mondo di nuove applicazioni.Le applicazioni stesse saranno ri-disegnate, diventeranno sensibili al contesto, capiranno automaticamente le intenzioni dellutente. Il mobile computing non solo il passaggio dal desktop al terminale handheld: il futuro del mobile computing attenzione al contesto. Insomma Cloud, social, informazioni, mobile: la loro connessione render le architetture degli ultimi 20 anni obsolete. I data center saranno sostituiti dalle cloud di dati, e i device mobili diventeranno finestre nelle cloud personali. Il personal computing diventer collaborazione e le tecnologie dellinformazione saranno superate dalle ecologie dellinformazione. Dietro le reti NGN non vi quindi un settore: non c solo la sparizione del confine tra TLC e IT, vi un intero modello produttivo, un modello sociale, un modello simbolico. Questo il livello della sfida che abbiamo tutti di fronte. Per concludere: da questa iniziativa vorremo far nascere, con laiuto dei nostri ospiti oltre che delle nostre strutture, un Forum per linnovazione, che - oltre a condividere informazioni attraverso una lista a cui volontariamente accedere si ponga come strumento di monitoraggio sui principali temi in discussione (infrastrutture, domanda, politiche industriali, nuovo modello sociale) e di proposta, come ci stiamo sforzando a fare oggi. Magari interloquendo anche con la stessa Confindustria Digitale.

Potrebbero piacerti anche