Sei sulla pagina 1di 7

Come si tiene un gruppo di bambini e di ragazzi a rischio: cosa fare? Come? Perch?

* di Leonardo Angelini

1. Che cos' un gruppo: Membrana individuale e membrana gruppale Ogni individuo "apprende dall'esperienza" a definire i propri confini da un punto di vista fisico e mentale, a definire cio una propria specifica membrana individuale. Tre sono i momenti in base ai quali comincia a strutturarsi la membrana individuale in tutti noi allorch siamo piccolissimi. a) Vi un primo momento in cui non esiste una membrana individuale del bambino, distinta da quella della madre o da chi ne fa le veci. In questo momento la madre sufficientemente buona la madre che contiene, pi che la madre che allatta - dice Winnicott - la madre cio, che si adatta a rispondere ai bisogni del bambino, alimentando in lui l'illusione che tali bisogni possano essere soddisfatti ogni volta che insorgono. Cosicch la prima membrana che si forma nella vita di ognuno di noi una membrana che accoglie madre e bambino: all'inizio cio vi una diade madre-bambino che viene percepita dal bambino come un tutt'uno. b) A questo primo momento ne segue un altro che contraddistingue l'inizio di quel lungo periodo che va dal 4 mese alla fine del 3 anno di vita del bambino, cio dall'inizio del processo di individuazione-separazione alla conquista, da parte del bambino, della costanza dell'oggetto. All'inizio di questo periodo il bambino comincia a percepire di essere un individuo distinto dalla madre, dotato di propri confini corporei, ecc.Le sue reazioni a questo nuovo stato costituiscono un insieme di modalit difensive nei confronti dell'angoscia che deriva dalla percezione della separazione che Winnicott ha studiato, individuando nell'oggetto transizionale e nell'area in cui tale oggetto si pone, l'oggetto ed il luogo che permettono la separazione ed avviano all'individuazione. E' attraverso questa strada che si passa dalla membrana diadica che accoglie indistintamente madre e bambino alla costruzione dentro di noi ( quando ci possibile) di una membrana individuale. c) Alla fine di questo processo si arriva ad un punto in cui, come dice Winnicott, "individuo ", "cio esiste" in quanto essere distinto, indifeso, nudo: - distinto, in quanto dotato di una membrana individuale distinta da quella materna e dal mondo esterno; - indifeso, da un punto di vista psichico, in quanto dotato di una "metaforica" membrana psichica che lo pone in diretto contatto con il mondo interno ed esterno e non pi attraverso la meditazione della diade; - nudo, da un punto di vista fisico, cio dotato di una pelle, di un corpo, altrettanto solo nel rapporto con il mondo. E' a questo punto che, come dice Winnicott, avviene la formazione dentro di noi di una vera e propria membrana individuale che poi continuer ad essere plasmata nel corso della vita di ognuno. Possiamo quindi dire, che in un certo qual senso, la membrana gruppale (cio la
*

Relazione tenuta al V Seminario di Marola, 5 Settembre 2002

dimensione dell'appartenenza) dentro ciascuno di noi si istituisce prima di quella individuale (cio prima che si solidifichi dentro di noi la dimensione dell'individualit): la diade madre-bambino infatti un gruppo, un particolarissimo tipo di gruppo basato, appunto, su una coppia, su una diade che all'inizio viene vissuta dal bambino come un tutt'uno). Lungo il percorso di vita di noi tutti vi poi, in base all'esperienza concreta di vita che ciascuno di noi fa, una espansione di questa iniziale membrana gruppale. Per cui nella membrana gruppale di noi tutti sono compresi, mano a mano che cresciamo (che maturiamo, direbbe Winnicott), la figura del padre, la famiglia, la scuola, il gruppo di gioco, la societ. E sono, nel tempo e nello spazio "storico" di ognuno di noi, gli oggetti transizionali, il gioco e la cultura che determinano le modalit secondo le quali ogni nuova presenza, che pu espandere e rendere pi ricca la membrana gruppale, potr essere accolta e contemporaneamente ogni assenza, ogni distacco, ogni separazione potr essere sopportata, elaborata.

2. Due tipi di gruppo Secondo Winnicott vi sono due tipi di membrane gruppali: i gruppi di unit sovrapposte e i gruppi di protezione, che vanno presi per solo come "modelli estremi", in quanto che poi nella pratica vi sempre un mix delle due componenti in qualsiasi tipo di gruppo. -I gruppi di unit sovrapposte rappresentano la formazione matura del gruppo. Ogni individuo che in essi condivide con gli altri componenti del gruppo, la membrana gruppale che li unisce, ma, nello stesso tempo, mantiene la propria individualit, cio cosciente dei confini della propria membrana individuale in ogni momento della vita del gruppo e partecipa con la propria individualit al gruppo. -I gruppi di protezione, invece, raccolgono quegli individui ancora non perfettamente individualizzati, non ancora autonomi, che hanno bisogno di un contenitore che, a seconda di come funziona, o pu condurli all'individuazione e all'autonomia, oppure perpetuare sine die l'esigenza di protezione. Si tratta quindi non solo dei nostri workshop, delle nostre strutture pomeridiane in scuola, ecc., ma anche praticamente di tutti i gruppi in et evolutiva, e ci in misura pi o meno grande a seconda del grado di integrazione individuale raggiunto dai componenti di ogni singolo gruppo. Secondo Winnicott fra i soggetti relativamente non integrati inseriti in gruppi di protezione possono essere individuati tre stadi secondo i quali scandita la loro risposta alla protezione: 1) stadio della fiducia nel personale; 2) stadio della regressione; 3) stadio del raggiungimento dell'integrazione, dell'autonomia individuale (sarebbe interessante riflette insieme su questo punto qui a Marola). Nel nostro caso, trattandosi di bambini e di ragazzi a rischio, possiamo dire che uno degli obiettivi dei workshop quello di permettere loro di usare il gruppo di protezione al fine di porre le fondamenta dell'autonomia individuale e dell'autostima che trovi nel gruppo, e soprattutto nei pi grandi del gruppo, un modello raggiungibile, ma anche un porto sicuro in cui rifugiarsi allorch la loro faticosa strada verso l'autonomia risulti troppo onerosa per

loro. A proposito dei gruppi di protezione, afferma Winnicott, che essi, se vogliono mantenere una funzione 'terapeutica' devono essere ristretti "per permettere un contributo individuale" da parte sia dell'equipe curante sia del ragazzo. Infatti, afferma Winnicott, solo un luogo ristretto pu permettere la creazione di un clima che preveda un " contributo individuale" da parte di tutti 3. Workshop e gruppi di pari Originariamente i workshop sono stati condotti da giovani psicologi tirocinanti e da pi giovani volontarie delle ultime classi delle scuole medie superiori della citt o universitarie. Da un po di anni per la diffusione di Gancio Originale nelle scuole medie cittadine, la nascita a fianco ai workshop presso le scuole medie inferiori di momenti pomeridiani in scuola media superiore, hanno contribuito a rendere ancora pi giovani le volontarie e i volontari che prestano la loro opera nei workshop. Ci significa che la differenza di et esistente fra coloro che prestano la propria opera di volontariato e coloro che sono fruitori di quest'opera di cura a volte tende ad essere ridotta a poche classi di et. In certi momenti anzi abbiamo l'impressione di trovarci di fronte a veri e propri gruppi di pari, all'interno dei quali le presenze pi adulte che sostengono le attivit di cura (i tirocinanti e, nelle scuole medie superiori, i proff) si avvalgono dei pi grandi in funzione di tutori nei confronti dei pi piccoli e pi bisognosi. In alcune situazioni che potremmo definire 'di bisogno' la funzione tutoria che i pi grandi possono esercitare nei confronti dei pi piccoli viene tradizionalmente sfruttata dai formatori adulti al fine di ampliare e personalizzare sempre pi le possibilit formative di discenti in situazione di difficolt. E' il caso degli Usa in cui la dimensione multietnica dei giovani fruitori delle istituzioni formative ha condotto alla vera e propria istituzione di gruppi di pari in cui coloro che sono pi grandi e competenti aiutano i pi piccoli e i meno competenti nelle attivit scolastiche, parascolastiche e nel tempo libero. Era il caso, nelle tradizione italiana, di quel tipo di organizzazione delle attivit didattiche che avveniva nelle pluriclassi ad opera dei maestri pi accorti. E' il caso, sempre in Italia e in tutto il mondo, del modello di organizzazione degli scout, in base al quale, sempre sullo sfondo di un pugno di adulti che sovrintende al tutto, giovani un po pi grandi e competenti guidano da vicino altri giovani coetanei o quasi coetanei. Cos' che ritroviamo in questi gruppi di pari che li salvaguarda dallo scivolare verso la non operativit? cos' che li rende anzi particolarmente adatti a diventare luoghi di cura (intendo qui il termine cura come sinonimo di aiuto non sempre immediatamente sanitario, ma ascrivibile alla dimensione sanitaria, se noi vediamo il problema in termini di prevenzione)? : a. innanzitutto, come abbiamo gi visto, il fatto che sullo sfondo c' un certo numero di adulti che discretamente iniettano nel gruppo alcuni anticorpi contro la non operativit (su questo punto e su quelli che seguono sarebbe bello se in questi due giorni si facesse un'opera di approfondimento); b. il fatto che nei gruppi esista una differenza di et non molto ampia e di competenze

non accademiche; c. il fatto che i sottogruppi siano sufficientemente ristretti, in modo da favorire il contributo personale da parte di tutti, come dice Winnicott; d. il fatto che ci sia una disposizione a 'passare le competenze', verrebbe da dire: cio a mettere a disposizione dei pi bisognosi questa asimmetria di saperi e di poteri e di non farsene scudo per emergere individualisticamente. In questo senso va vista l'intuizione della Manoukian sulla duplice funzione di aiuto del lavoro di Gancio Originale; e. il fatto che mettere a disposizione dei pi bisognosi una asimmetria di saperi e di poteri implichi un continuo mettersi in discussione a tutti i livelli: il che spiega perch continuiamo a fare formazione su questi temi, perch definiamo momenti di supervisione, perch non consideriamo mai il nostro sapere come scontato ed istituito una volta per tutte; f. il fatto che i fruitori di questa attivit di cura risultino essere emozionalmente vicini ai fornitori, che si fidino di loro, che non li vivano come scuola, che siano disposti, per questo, a reinvestire anche se con pena e difficolt - in attivit didattiche sulle quali in passato si erano spesi invano ricevendone un vulnus sul piano dell'autostima. In questo modo penso si possa dire che i workshop rientrano all'interno di una tradizione in cui il tutoring fra pari, cos disposto e garantito nei suoi parametri di fondo, diviene momento di espressione possibile della cura. E lo fanno con un profilo proprio che sta diventando sempre pi netto e che ha come pilastri di fondo gli adulti dell'AUSL e della scuola, come colonne portanti i tirocinanti, e come attori in gioco da una parte i giovani che prestano la propria opera di cura, dall'altra i bambini e i ragazzi che ne fruiscono per fini che non sono solo scolastici, ma inerenti anche la formazione del s e l'autostima.

4. Cosa fare, come e perch, nei gruppi di bambini e ragazzi a rischio: l'atteggiamento di fondo Poich nel caso dei bambini e dei ragazzi a rischio il tema di fondo quello della loro provenienza da un ambiente primario che fino a un certo si rivelato sufficientemente buono, e poi pi o meno all'improvviso inaffidabile, come dice sempre Winnicott, i loro problemi sono quelli di chi ha conosciuto l'abbondanza e ora vive in una situazione di fame. Le loro provocazioni, la loro ipercinesi e i loro atti di violenza, cos come i loro furti sono da ricondursi, oltre che alla crisi puberale che condividono con tutti i loro coetanei, a tentativi di riappropriarsi di ci che una volta c'era ed ora non c' pi. Il workshop, i momenti pomeridiani in scuola per noi sono dei contenitori che servono a curare le ferite invisibili che sono al fondo della loro anima, ma il primo rilievo che occorre fare questo: difficile per chi ha da poco superato l'esigenza di protezione la crisi puberale rimanere coerenti rispetto a questo compito educativo e riparativo. Perci il giovane non si deve scoraggiare se ogni tanto prende ad odiare, o a provare un forte fastidio di fronte alle provocazioni etc. del ragazzo a rischio: anch'egli, sicuramente in maniera meno traumatica, ha dovuto fino a poco tempo fa lottare contro impulsi che assomigliano a quelli ora presentificati dal ragazzo a rischio. L'importante ancora una volta mantenere una coerenza di fondo rispetto alla natura riparativa dei fini: non importa se ogni tanto uno ha la sensazione di non farcela pi. Detto questo veniamo ora alla natura di questi particolari luoghi di riparazione e ai loro fruitori. al contrario dei disabili, per i quali non c' speranza di una conquista piena

dell'autonomia, per i bambini e soprattutto per i ragazzi a rischio questa speranza c', cos come c' questa pretesa, che poi la pretesa di tutti i preadolescenti. tendere a emanciparsi. Tale speranza per cozza contro la loro esigenza, altrettanto impellente, di riappropriarsi di ci che a loro stato tolto: un ambiente sicuro e sempre affidabile. E' sulle modalit secondo le quali avviene questa riappropriazione che la societ spesso equivoca: essi lo fanno spinti dalla fame e perci rubano ed esercitano la violenza, dice Winnicott. Per cui molto difficile che la loro reale esigenza di protezione si esprima per quello che . Hanno bisogno di camuffarla, hanno bisogno di camuffare le loro parti tenere indossando una corazza che li fa sembrare spavaldi e padroni dell'ambiente, quando invece la loro spavalderia e la loro ipercinesi non altro che una maniera contorta per esprimere la loro disperazione e per chiedere aiuto. Spetta a noi decifrare e comprendere. L'atteggiamento di fondo perci non pu che essere frutto di una attenzione acuta, di una capacit di decifrazione dei loro comportamenti, di una attiva disposizione a precostituire rapidissimamente e con altrettante rapidit sbaraccare l'ambiente in una altalena continua di avvicinamenti e di protezione e di allontanamenti e di attestazione discreta delle piccole conquiste che essi fanno sul piano dell'autonomia. Nella consapevolezza che in questo continuo pre\costituire e sbaraccare, pre\costituire e sbaraccare faremo molti errori e subiremo spesso il sapore della sconfitta. Dove acquisteremo l'acume interpretativo che occorre per non odiarli? in quell'angolo dentro di noi in cui abbiamo racchiuso la nostra rabbia e la nostra distruttivit. Dove la capacit di un cos rapido adattamento del nostro agire di fronte alle loro opposte esigenze? dalla pratica. I migliori su questo piano sono i capi scout, coloro che stanno spesso con i preadolescenti in situazioni non scolastiche. Ma non perch essi abbiano la scienza infusa, ma semplicemente perch si esercitano spesso.

5. Cosa fare, come e perch, nei gruppi di bambini e ragazzi a rischio: i contenuti e i metodi Sul piano dei contenuti ribadiamo quanto detto in altra sede1: occorre sapere che la dimensione degli apprendimenti scolastici per loro quella in cui pi spesso in passato hanno avuto pi problemi. Il luogo delle materie scolastiche un luogo 'geografico' fatto di programmi, di lezioni formali, di percorsi certi e ben delimitati. Ma allinterno di questa arena i nostri bambini e i nostri ragazzi si sono gi mossi fin dalla seconda infanzia (i preapprendimenti) e pi scopertamente durante tutta la latenza subendo spesso delusioni a volte cocenti (con relativi problemi di autostima); questi luoghi poi sono stati oggetto dellinvestimento, pi o meno accentuato, da parte dei genitori e dei docenti che li hanno riempiti con le proprie imago ideali e giudicanti e con le altre parti interne, pi o meno introiettate, con le quali ciascun adulto solitamente dialoga ed interagisce con il preadolescente. Dobbiamo quindi sapere che, quando ci poniamo sul piano degli apprendimenti, come se tornassimo pericolosamente in quella vera e propria arena delle sconfitte che per loro stata sempre la classe. Ma fortunatamente vi un secondo ambito di contenuti, un secondo ambito di territori in cui
1

cfr, il cap: Tecniche di conduzione dei workshop: i contenuti in preadolescenza, nel presente volume

possibile avventurarsi con loro: quello della ricerca dei loro interessi delle loro vocazioni pi autentiche e personali. Si tratta di territori meno marcati dalla mano artificiale dei programmi scolastici, meno esposta alle standardizzazioni che inevitabilmente in essi implicita. Territori che spesso non sono stati conosciuti in precedenza dai nostri bambini e dai nostri ragazzi, se non in base alla forza dellemulazione e delle identificazioni infantili (le imago parentali prese a modello, allorch esse ci siano state ed abbiano avuto un qualche peso nella storia individuale del soggetto). Imago sulle quali, nel caso dei preadolescenti, sta avvenendo lopera di erosione tipica della preadolescenza con labbattimento dei vecchi idoli; terreno quindi in parte vecchio e vissuto con sospetto, in parte nuovo e ignoto, da esplorare con circospezione. Terreno, infine, intriso di grandiosit (i nuovi idoli della tv, dello sport ecc.) che genera attese irrealistiche ed onnipotenti, ma che tiene vivo il ragazzo e lo spinge verso il mare aperto della sperimentazione e dellimpegno. Il tema del nostro impegno in questo secondo ambito molto importante e potrebbe essere apparentato al lavoro di orientamento. Il che implica: 1. la scoperta delle vocazioni; 2. la preparazione di un terreno solido di sperimentazione della vocazione: e cio preparazione degli atelier, ufficiali e non, affinch il ragazzo e la ragazza abbiano la possibilit di allevare la propria vocazione, di farla lievitare nellimpegno quotidiano, di utilizzare a fini produttivi e creativi le istanze libidiche e aggressive, che altrimenti sono destinate a defondersi e a risultare dannose a s e agli altri (terreno dellacting out); 3. la sopportazione dellinerzia: e cio sopportazione del fatto che i ragazzi possono anche impiegare molto tempo prima di arrivare a comprendere quale la loro vocazione. Cosicch ci che a un adulto distratto apparir come un bighellonare senza meta in effetti proprio quel dibattersi nella bonaccia di cui parla Winnicott, e cio uno stato di inattivit che ha bisogno di aiuto e di attesa paziente prima di poter sfociare in qualcosa, un ribollire che ha bisogno di tempo prima di diventare azione adulta e conseguente. Come favorire, sul piano dei contenuti, lincremento e la coniugazione fra questi due territori? Innanzitutto occorre esaminare lentit del ritardo sul piano degli apprendimenti scolastici: se esso risulta essere consistente allora veramente, poich su quel terreno il ragazzo ha gi ricevuto in passato molte delusioni, insistere sarebbe inutilmente avvilente. Esaminare, in secondo luogo, il vissuto sul piano dellautostima che ogni singolo ragazzo ha di questo ritardo, facendo bene attenzione fra ci che in questa et il ragazzo ostenta e ci che effettivamente vive interiormente. Favorire poi lemergere dentro al ragazzo delle sue vocazioni: e ci pu essere fatto - come abbiamo appena visto - con unopera paziente di osservazione e dattesa. Valutare dinamicamente le vocazioni prima o poi emerse nel ragazzo cercando di appurare quale incidenza esse abbiano nella definizione del suo Io Ideale. Per quanto riguarda i metodi e gli strumenti rimandiamo ancora a Bambini e ragazzi a rischio e precisamente alla cosiddetta spirale della programmazione2, con qualche considerazione in pi nata da quel tipo di rapporto che in essi avviene sempre pi di frequente e che pi su abbiamo definito come tutoring fra pari: - curare il rapporto fra volontari e adulti presenti sullo sfondo al fine di garantire una operativit ed una coerenza di fondo con gli obiettivi del workshop; - non avere timore di mettere in campo le proprie competenze non accademiche (es. in un workshop uno che sia competente in pesca o in ricamo una risorsa importante); - curare il fatto che i sottogruppi siano sufficientemente ristretti, in modo da favorire il contributo personale da parte di tutti: ci significa programmare, ad es., le assenze (specie alla fine dell'anno); - analizzare a quale dei tre
2

cfr nel presente volume il cap.: "Tecniche di conduzione dei workshop: i metodi e gli strumenti"

stadi della protezione si trovano, di volta in volta, sia il gruppo sia i singoli componenti del gruppo; - imparare a passare le competenze, imparare a mettere a disposizione dei pi bisognosi le asimmetrie di saperi e di poteri sapendo che ci implica come dicevamo prima che ci si sta sottoponendo ad un training (come quando all'inizio del mio corso di sci io devo tollerare che gli altri che vanno, mentre io annasper per qualche tempo col mio spazzaneve); - trovare il tempo per la formazione e la riflessione su ci che si va facendo; - osare essere vicini ai nostri bambini e ragazzi a rischio con tutto quello che ciascuno di noi e non solo con le nostre parti pi 'scolastiche'. Bibliografia:
- Manoukian Olivetti F., Prefazione al convegno Volontariato: Gancio Originale Processi di informazione, formazione, trasformazione, Provincia di Reggio Emilia, 1995, pp. 5\6 - Winnicott D. W., Le influenze del gruppo e il bambino disadattato: la scuola, in: Winnicott D. W., Il bambino deprivato, R. Cortina, Milano, 1986

Potrebbero piacerti anche