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Anno 5 - Numero 13 - 2011

Anno 5 - Numero 13 - 2011


eLiSoCCorSo: reCuPero SaniTario daLTura
SoCCorSo SaniTario in Mare: LeSPerienza deLLa PugLia
CaSe rePorT: TrauMa aLLa CoLonna VerTebraLe
quaLe ProFiLo
di CoMPeTenza Per
iL SoCCorriTore
SaniTario in Mare?
La CaMera iPerbariCa
e LoSSigeno-TeraPia
LaVorare in TeaM
neLLa SiCurezza
in Mare
Lorganizzazione
Sar deL CorPo
nazionaLe dei VigiLi
deL FuoCo
SiMuLazioni
di SVerSaMenTi
di PeTroLio neL Mare
adriaTiCo: ModeLLi
nuMeriCi e anaLiSi
deL riSCHio Per
Le CoSTe MarCHigiane
editrice Pagina editrice
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011
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EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE
ome pubblica lIstituto Superiore di Sanit (ISS)
L 1 agosto 2011: dallinizio dellanno sono stati
quasi 160 gli annegamenti nella prima parte del-
lanno secondo uno studio effettuato dallo stesso
Istituto Superiore di Sanit. Dallinizio del 2011 e fino alla
fine di luglio lISS ha catalogato, infatti, 157 casi di anne-
gamento, per il 46% nel mare, nel 20% nei fiumi, 15% nei
laghi, 11% nei canali. Con questo sistema di monitoraggio
si stima di poter caratterizzare il 60% degli eventi attesi nel-
lanno. Considerando lestensione delle coste italiane e il
grande numero di turisti che frequentano le localit maritti-
me - continua Marco Giustini - lelevato numero di decessi
avvenuti in mare non rappresenta una sorpresa, tant che i
3/4 di questi eventi si verificato negli ultimi 3 mesi, quelli
a pi elevata densit turistica. Semmai la quantit di anne-
gamenti nei fiumi e nei laghi a costituire una sorpresa, se si
tiene conto del numero certamente esiguo di fruitori Lan-
negamento un fenomeno grave, che colpisce limmagina-
rio collettivo anche perch viene generalmente associato a
momenti di svago e ricreazione, tipici delle ferie estive. In
Italia causa ogni anno circa 380-390 decessi e 440-450 rico-
veri. Nel mondo sono la 3 causa di morte accidentale, dopo
gli incidenti stradali e le cadute. Da anni lIstituto Superio-
re di Sanit, monitorando il fenomeno, ha messo in luce la
paradossale situazione in cui si conosce esattamente il nume-
ro di casi, ma non si in grado di dare informazioni utili ai
fini della prevenzione: dai dati delle statistiche ufficiali non
di fatto possibile separare gli incidenti in acqua in funzio-
ne della dinamica e del corpo idrico nel quale sono avvenu-
ti. Per colmare questa lacuna conoscitiva lIstituto Superio-
re di Sanit ha avviato un monitoraggio sistematico degli
organi di stampa (quotidiani e agenzie di stampa in partico-
lare) ove in genere gli annegamenti vengono menzionati e
descritti nei particolari. Certamente si tratta di una base di
dati non canonica ed eterogenea, tuttavia di grande interes-
se, proprio ai fini dellintegrazione delle informazioni desu-
mibili dalle basi di dati correnti. Lutilizzo delle informa-
zioni desumibili dalla stampa -afferma Marco Giustini, cura-
tore dello studio- di particolare interesse proprio in un
ambito, come quello degli annegamenti, ove per il forte
impatto emotivo alta la probabilit che levento venga
riportato sui quotidiani o nelle agenzie. Oltretutto, cono-
scendo il numero atteso di eventi, possibile dare una stima
della copertura ottenibile con questa procedura.Limperi-
zia e sottovalutazione del pericolo sono le principali cause
di annegamento in mare, associate, spesso a malori improv-
visi; limperizia anche la principale causa degli annega-
menti nei laghi e nei fiumi, soprattutto nella stagione estiva,
perch nei mesi invernali un ruolo importante giocano le
cadute accidentali.Per tutte queste cause certamente pos-
sibile individuare alcuni interventi atti a migliorare la situa-
zione. Noi riteniamo - conclude Marco Giustini- che rende-
re noti questi dati possa essere utile per aumentare la con-
sapevolezza dei pericoli. La mancata sorveglianza dei bam-
bini merita, poi, unattenzione particolare. Ovviamente la
necessit di una sorveglianza adeguata da parte dei familia-
ri o degli adulti che hanno il compito di seguirli fuori
discussione e rientra nellambito di responsabilit soggetti-
ve. Tuttavia, al di l di specifiche situazioni, quali ad esem-
pio le piscine private, si pone in generale il problema della
sorveglianza da parte di personale appositamente addestra-
to. , infatti, altamente improbabile che questi incidenti si
verifichino in acque sorvegliate dai bagnini. La sorveglian-
za da parte dei bagnini avrebbe vantaggi chiaramente indi-
viduabili ed eviterebbe salvataggi improvvisati da parte di
persone non in grado di effettuarli, che a volte, come visto
proprio dai risultati dellanalisi delle notizie desunte dalla
stampa, si concludono con esiti fatali anche per gli stessi
soccorritori.
Risulta superfluo ogni commento a questo vero e proprio bol-
lettino di guerra.
Solo alcune precisazioni che pongono lattenzione sugli
aspetti pi cruciali del problema.
La mancanza di un vero e proprio osservatorio epidemiolo-
gico per gli incidenti che avvengono in mare e di appositi
codici identificativi specifici per lambito acquatico, deter-
mina lassunzione di dati che hanno valenza puramente gior-
nalistica e la conseguente impossibilit di concrete applica-
zioni statistiche essenziali per una valida prevenzione.
Il personale addetto a questo ambito particolare deve neces-
sariamente possedere le massime qualifiche (alta formazio-
ne finalizzata in primis allauto protezione e allauto soccor-
so in un ambiente ostile come il mare e quindi allacquisi-
zione di tutte le capacit operative), oltre che disporre di mez-
zi e attrezzature idonee per il recupero sanitario degli inci-
dentati in mare.
La cosiddetta sorveglianza va istituzionalizzata e integrata
tra tutti gli Enti preposti allAssistenza e alla Salvaguardia
della Vita Umana, cosa a tuttoggi purtroppo non contem-
plata per quanto riguarda tutto laspetto sanitario che invece
rappresenta il requisito essenziale per un corretto approccio
a tutta la sfera delle problematiche che lo scenario mare quo-
tidianamente offre. Un passo avanti in questa direzione lo ha
compiuto la Regione Puglia con li-
stituzione del Sistema Regionale
Sperimentale di Soccorso Sanitario
in Mare di Protezione Civile deno-
minato EMERSANMARE, di cui
nella rivista potrete leggere alcuni
particolari.
Maurizio De Luca
Direttore N&A trimestrale
di emergenza e soccorso
in mare
C
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&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 2
FORMAZIONE SPECIFICA
rascorsi ben dodi-
ci anni, dallema-
nazione di una
legge storica qual
la 229/99,
Riforma ter o
meglio conosciu-
ta come legge Bindi, non di
rado, negli ambiti istituzio-
nali nei quali si discute di
scelte sanitarie, accade che
si faccia il punto della
situazione sul cosiddetto
stato dellarte,e quindi, nel
caso di specie si tenda a
valutare il divario ancor
esistente tra gli illustri pro-
ponimenti di quella legge e
la situazione esistente.
Si voluto far riferimento
alla legge Bindi perch
nella logica dellaccredita-
mento che pu insistere un
progetto sanitario, proprio
in virt del fatto che, uno
dei suoi primi requisiti
devessere la sua concreta
misurabilit. Sintende far
riferimento ad un certo
numero e tipologia di stan-
dard che rappresentano il
frutto della best current
practice in quel dato ambi-
to e momento storico, ed
alle chiare modalit con cui
si vuol portare a termine il
mandato prefissato, e per-
tanto la trasparente assun-
zione di indicatori di strut-
tura, esito e processo. Un
simile corteo, permette di
poter documentare la bont
di un progetto e la sua con-
creta applicazione e di veri-
ficarne il corretto funziona-
mento in relazione a quelli
che sono i parametri dati,
incrociati con lattenta ana-
lisi del contesto orografico,
ed i contenuti specifici
espressi con la mission
regionale in tema di sanit
e gli Atti di cui le aziende
sanitarie si dotano e last but
not least dal confronto con
la letteratura internaziona-
le.
Atteso il fatto che, lArea
Critica, da tempo non rap-
presenta pi assolutamente
un contesto murario nel-
lambito di una logica
ospedaliera, ma uno spazio
virtuale che poggia le sue
fondamenta sulla compe-
tenza professionale, si tor-
na a far riferimento al 1999,
anno magico per i proponi-
menti sanitari.
Non a caso, il Piano Sani-
tario Nazionale 2003-
2005, sottolinea limpor-
tanza del superare le ini-
quit. E opportuno pari-
menti rammentare che, per
fare questo, occorre supera-
re le resistenze culturali,
non soltanto dei cittadini,
ma soprattutto dei policy
makers, e dei professionisti
sanitari.
Il 5 principio di Tavistock
elaborato nel 1999 e conte-
nuto nel documento pro-
grammatico, cui facciamo
riferimento, dedicato al
miglioramento. Afferma:
Non sufficiente fare
bene, dobbiamo fare
meglio, accettando il nuovo
e incoraggiando i cambia-
menti migliorativi.
Vi ampio spazio per
migliorare, giacch tutti i
sistemi sanitari soffrono di
overuse, underuse, misu-
se delle prestazioni (uso
eccessivo, uso insufficien-
te, uso im proprio) .
Lambito professionale del-
lemergenza urgenza,
pertanto, gi garantita a
pieno regime e con un livel-
lo sostanzialmente incorag-
giante dai Sistemi 118, fat-
to che rinviene dalla lettura
sia del Progetto Mattoni
che dai report presentati
dalla SIS 118, pu perfe-
zionarsi ulteriormente, in
termini di arricchimento
umano e culturale presen-
tando nuove esperienze ed
offrendo diverse tipologie
di soccorso in condizioni
PIO LATTARULO
Infermiere, SET 118 Taranto
Professore a contratto di
Infermieristica nelle Universit
degli Studi del Piemonte Orientale
e di Roma TorVergata
Quale profilo di competenza
Quale profilo di competenza
per il soccorritore sanitario
per il soccorritore sanitario
in mare ?
in mare ?
T
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FORMAZIONE SPECIFICA
spesso assai astratte da
quella che lorganizzazio-
ne del quotidiano.
In buona sostanza, si
voluto declinare qualche
ottima ragione a sostegno
di uniniziativa specialisti-
ca quale quella del soccor-
so qualificato in un ambito
delicato e terrificante come
il mare.
La visione da cartolina di
tramonti spettacolari, del-
linfinito mare, troppo
spesso nasconde un auten-
tica insidia che viene sotto-
stimata e, prova ne sono le
centinaia di vittime che
ogni anno esso miete. Sem-
brerebbe quasi, in una
visione grandguignolesca,
che il mare ogni anno per
restare tale, per essere la
meta dei nostri desideri ed
il pozzo segreto dei nostri
ricordi, debba esigere un
prezzo di sangue, quasi
come se il rosso ciliegia
che scorre nelle nostre vene
debba contribuire a ravvi-
vare i gi splendidi colori
dellacqua, a dispetto della
chimica che la vorrebbe
incolore.
Nati per porre rimedio, con
i limiti della vulnerabilit
fisica e psicologica, noi
soccorritori (professionisti
sanitari e provenienti da
altri settori) ci adoperiamo
per ridurre, fossanche ad
una sola goccia, il prezzo
pagato ogni anno, quanto
meno per tacitare Calipso e
le sue consorelle.
E questo, in realt, il pre-
sente del futuro, ovvero la
capacit di programmare
sistemi sanitari che in una
logica sempre pi stringen-
te di risorse e con vincoli di
bilancio micidiali sia capa-
ce di orientare al meglio
quanto resta, dal profondo
periodo di crisi economica
e sociale che attraversiamo,
proprio per onorare il
5principio di Tavistock*
enunciato, ovvero permet-
tere a chi viene colpito da
un evento traumatico od
anche a chi, per lavoro vive
in mare e dovesse necessi-
tarne, di essere soccorso
allo stesso modo e con
limpiego delle analoghe
professionalit che sono
impegnate nel soccorso a
terra.
QUALE QUALE
COMPETENZA? COMPETENZA?
Le organizzazioni del lavo-
ro knowledge intensive,
com nel caso di quelle
che erogano prestazioni
sanitarie, ancor pi nella
nuova logica della qualit e
dellappropriatezza dei ser-
vizi offerti, sono inesora-
bilmente indotte a puntare
sul riconoscimento e sulla
capitalizzazione del patri-
monio di conoscenze e di
competenza dei propri pro-
fessionisti.
Lo sforzo notevole, com-
piuto in questi ultimi anni,
in misura particolare dalle
regioni come la Puglia che
per ultime si sono dotate di
Sistemi di Emergenza Terri-
toriale, quello di far pas-
sare un messaggio essenzia-
le, ovvero il fatto che, un
mezzo di soccorso, un
pezzo di ospedale che si
muove, con professionalit
di vario livello, competenze
ed articolazioni esperien-
ziali pari a quelle che pos-
sibile reperire nelle struttu-
re ospedaliere con i limiti
oggettivi dei mezzi impie-
gati, quanto ad approfondi-
menti di carattere diagnosti-
co e terapeutico.
Per tale ragione, loutcome
di una persona assistita che
dovesse subire un incidente
in mare o sviluppare un
quadro patologico lontano
dalla terraferma, forte-
mente influenzato dalla
tempistica con la quale si
riesce a raggiungere il tar-
get e necessita di compe-
tenze particolari, solitamen-
te non richieste per la nor-
male attivit distituto.
La competenza diventa, in
ragione di quanto detto, un
insostituibile fattore di suc-
cesso ad elevata comples-
sit gestionale. Laddove
innegabile che non esistono
organizzazioni senza perso-
ne e che un insieme di per-
sone deve necessariamente
essere organizzato per fun-
zionare e perseguire un
fine, un approccio pi equi-
librato e maturo al tema
suggerirebbe lintegrazione
dei due elementi, la ricerca
di sinergie e compatibilit
di obiettivi tra gli individui
e lorganizzazione. Potrem-
mo allora condividere il
punto di vista di Paolo
Rotondi** che, nel pensa-
re lorganizzazione rico-
nosce uninsieme di tre ele-
menti:
1.
le persone come individui,
2.
linsieme organizzato delle
persone,
3.
la relazione tra le singole
persone e lentit (economi-
ca o giuridica) che rappre-
senta linsieme.
Le trame dellorganizzazio-
Pio Lattarulo
BIOETICA E DEONTOLOGIA
PROFESSIONALE edito da McGraw-Hill
In uscita nelle librerie a Settembre 2011
Il testo, corredato
dalla Presentazione
del Prof. Sandro Spin-
santi e dallIntrodu-
zione della Prof.ssa
Paola Di Giulio, si
propone di essere
punto di riferimento,
quale compendio di
etica, deontologia
professionale e per
le applicazioni prati-
che che consentano
di prendere una decisione etica.
Si avvarr, per compiere unadeguata riflessio-
ne, anche del contributo della bioetica e parti-
colarmente delle medical humanities la cui
comparsa nel nostro panorama scientifico,
potrebbe indurre a riconsiderare lapproccio
professionale nelle vicende quotidiane. La com-
plessit assistenziale ed il rapido mutamento nel
panorama sanitario, particolarmente per quan-
to riguarda la domanda di salute sempre pi
composita inducano ad una riflessione che sia
sempre pi improntata ad un approccio patient
centered. Considerare la persona assistita al
centro del percorso clinico assistenziale
implica la necessit di dover valutare i suoi valo-
ri di riferimento prima di ogni decisione che
possa implicare un cambiamento nella sua vita.
Attraverso un filo invisibile ma sostanziale, il
testo partendo dalla riflessione aristotelica sul-
letica e sullimportanza delle virt entrer nel
merito delle situazioni assistenziali, contempe-
rando il ruolo che la deontologia professionale
infermieristica ha avuto nel corso degli anni,
anche in rapporto alla sua evoluzione storica, e
tentando di disegnare gli scenari futuri. Si arti-
cola in tre parti, la prima che racchiude le gran-
di tematiche e quindi etica, bioetica, deontolo-
gia, responsabilit professionale, medical huma-
nities ed un interessante confronto tra i codici
deontologici delle professioni sanitarie italiane
ed alcuni codici di etica infermieristica interna-
zionali.
La seconda e terza parte, utilizzando come start
up il metodo dei casi proposti dalla Scuola
romana dellIstituto Giano considera nel primo
step, sei capitoli riguardanti inizi vita, sperimen-
tazione farmacologica e ricerca infermieristica,
donazione di organi, multiculturalismo, conten-
zione e fine vita. La terza parte si propone, sem-
pre con la stessa metodica di affrontare situa-
zioni etiche di cui si discusso soltanto par-
zialmente, quali etica del management, della for-
mazione, sicurezza nelle cure e privacy.
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FORMAZIONE SPECIFICA
ne si infittiscono cos di
intrecci umani e relaziona-
li, di problematiche perso-
nali ma anche di potenzia-
lit illimitate. Le risorse
materiali divengono esclu-
sivamente il mezzo per il
raggiungimento di fini
comuni, dichiarati e condi-
visi e lorganizzazione si
riconosce in quel sistema
complesso di relazioni rela-
tivamente stabilizzate,
regolate o orientate ad un
fine in cui le persone sono
parte integrante ed irrinun-
ciabile di essa.
A fronte di ci, nel momen-
to in cui nasce un Sistema
specializzato per il Soccor-
so Sanitario in mare, sar
opportuno che le varie for-
ze concorrenti, siano in
grado, attraverso la capa-
cit di chi ne dirige ed
orienta le Aree a cui afferi-
sce il personale, di essere
orientate dallutilizzo di
una mappa di competenza.
La triplice area cui neces-
sario fare riferimento, a
nostro avviso, sempre quel-
la individuata in didattica
pedagogia da Bloom, ovve-
ro la cognizione (SO, cono-
sco il mio ambito di inter-
vento e le situazioni nelle
quali devo operare), larea
gestuale (SO FARE, sono
capace di porre in essere
una sequenza rapidissima
di atti dovendo conciliare
anche la riflessione sulle
priorit) e larea relaziona-
le (SO ESSERE, conside-
rando il fatto che, troppo
spesso la spinta alleccessi-
vo tecnicismo, ci fa dimen-
ticare che abbiamo a che
fare sempre con delle per-
sone, che se per qualcuno
di noi potrebbero rappre-
sentare un caso, certamente
non lo sono per coloro che
provano affetto per il sog-
getto ( e non pi oggetto
come un tempo) delle
nostre cure.
La mappatura della compe-
tenza, permetter ai deciso-
ri di individuare coloro i
quali hanno pi affinit con
le attivit del soccorso in
mare, e che mostrano la
necessaria freddezza per
operare in condizioni quasi
sempre di grande disagio,
consapevoli dellimportan-
za del loro compito e per-
tanto in possesso delle giu-
ste motivazioni a mettere in
campo le loro competenze.
E indispensabile che i pre-
scelti pensino che questo
nuovo ambito possa essere
per loro lo start up per
una nuova condizione pro-
fessionale ed anche di vita
e non gi un punto di arri-
vo. Chi, avversando in
mare si sente sempre sicu-
ro, probabilmente ha sba-
gliato qualcosa nella valu-
tazione delle proprie capa-
cit e necessiter a sua vol-
ta di essere soccorso.
Non si pu che concludere
con linvito di Primo Levi
Se si escludono istanti
prodigiosi e singoli che il
destino ci pu donare, l'a-
mare il proprio lavoro (che
purtroppo privilegio di
pochi) costituisce la
migliore approssimazione
concreta alla felicit sulla
terra. Ma questa una
verit che non molti cono-
scono.
Note Note
* Nel 1999 un gruppo di esperti
anglosassoni, il cosiddetto "Grup-
po di Tavistock, ha sviluppato
alcuni principi etici di massima
che si rivolgono a tutti coloro che
hanno a che fare con la sanit e la
salute e che, non essendo settoria-
li si distinguono dai codici etici
elaborati dalle singole componen-
ti del sistema (medici, enti, ecc.).
Nel 2000 i cosiddetti 7 principi di
Tavistock di seguito riportati sono
stati aggiornati e offerti alla consi-
derazione internazionale.
1. Diritti. I cittadini hanno diritto
alla salute e alle azioni conse-
guenti per la tutela.
2. Equilibrio. La cura del singolo
paziente centrale, ma anche la
salute e gli interessi della colletti-
vit vanno tutelati. In altri termini
non si pu evitare il conflitto tra
interesse dei singoli e interesse
della collettivit. Ad esempio, la
somministrazione di antibiotici
per infezioni minori pu giovare al
singolo paziente, ma nuoce alla
collettivit, in quanto aumenta la
resistenza dei batteri agli antibioti-
ci.
3. Visione olistica del pa -
ziente,che significa prendersi cura
di tutti i suoi problemi e assicurar-
gli continuit di assistenza (dob-
biamo sforzarci continuamente di
essere ad un tempo specialisti e
generalisti).
4. Collaborazione.Degli operato-
ri della sanit tra loro e con il
paziente, con il quale indispen-
sabile stabilire un rapporto di par-
tenariato: "Nulla che mi riguardi
senza di me" il motto del pazien-
te che dobbiamo rispettare (Mau-
reen Bisognano, Institute of
Health Care Improvement,
Boston).
5. Miglioramento. Non suffi-
ciente fare bene, dobbiamo fare
meglio, accettando il nuovo e
incoraggiando i cambiamenti
migliorativi. Vi sempre ampio
spazio per migliorare, giacch tut-
ti i sistemi sanitari soffrono di
"overuse, underuse, misuse" delle
prestazioni (uso eccesivo, uso
insufficiente, uso improprio).
6. Sicurezza. Il principio moderno
di "primum non nocere" significa
lavorare quotidianamente per mas-
simizzare i benefici delle presta-
zioni, minimizzare i danni, ridurre
gli errori in medicina.
7. Onest, trasparenza, affidabi-
lit, rispetto della dignit perso-
nale sono essenziali a qualunque
sistema sanitario e a qualunque
rapporto tra medico e paziente.
Altri due principi che alcuni pro-
pongono di aggiungere ai sette
sopraelencati sono la responsabi-
lizzazione di chi opera nella sanit
e la libera scelta del paziente.
** Paolo Rotondi: Docente Senior
SDA e ricercatore CeRGAS.
responsabile dellinsegnamento di
Organizzazione e di Progettazione
Organizzativa nel Corgesan e dal
2000 coordina un gruppo di lavo-
ro della Divisione Amministrazio-
ni Pubbliche Sanit e Non Profit
della SDA, finalizzato allap-
profondimento di temi relativi alle
qualit personali nelle organizza-
zioni pubbliche.
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RICERCA E SOCCORSO
l Corpo Naziona-
le dei Vigili del
Fuoco (CNVVF)
costituisce una
delle pi impor-
tanti componenti del siste-
ma di Protezione Civile Ita-
liano con la principale fina-
lit del soccorso tecnico
urgente a persone sullinte-
ro territorio nazionale.
La presenza di personale
operativo presso i Comandi
Provinciali e le sedi distac-
cate permette di fronteg-
giare unampia casistica di
scenari incidentali con lu-
so di mezzi terrestri, nava-
li, aerei e limpiego di tec-
nologie avanzate.
Relativamente agli scenari
emergenziali acquatici il
CNVVF pu contare sul-
limpiego di operatori
altamente qualificati e spe-
cializzati per interventi di
soccorso su superficie ed
in profondit su specchi
dacqua marini, lacustri e
fluviali: i soccorritori
acquatici (SA) ed i som-
mozzatori (SMZT).
Il know-how professionale
di questi specialisti del-
lacqua conseguito attra-
verso lo svolgimento di
articolati e selettivi corsi
di formazione durante i
quali il vigile del fuoco
costruisce il profilo opera-
tivo necessario ad affron-
tare i rischi e le insidie
presenti negli ambienti
acquatici.
Il percorso formativo del
SA prevede lo svolgimen-
to in successione prope-
deutica di moduli quali
lautoprotezione in acqua,
il salvamento a nuoto, il
SAF fluviale ed, infine, il
soccorso acquatico della
durata complessiva (tutti i
moduli) di 4 settimane.
La specializzazione di
Som mozzatore si conse-
gue, invece, con il supera-
mento di un corso della
durata di 6 mesi consecuti-
vi ed articolato in fasi cia-
scuna delle quali caratte-
rizzate da particolari regimi
e condizioni al contorno
(acque confinate, acque
basse e poco visibili, acque
profonde, fiumi e laghi).
Per entrambi i suddetti pro-
fili professionali richiesto
il prerequisito fondamenta-
le: vigile del fuoco con
almeno due anni di anzia-
nit di servizio.
Ci a conferma del fatto
che ogni operatore qualifi-
cato o specialista del
CNVVF deve avere
comunque una esperienza
operativa nel ruolo generi-
co di vigile del fuoco.
A circa 400 SA distribuiti
su tutti i Comandi Provin-
ciali e circa 400 SMZT in
servizio presso 28 Nuclei
di Soccorso Subacqueo e
Acquatico (N.S.S. e A.)
affidata lattivit del SAR
(Search And Rescue -
Ricerca e Soccorso) acqua-
tico nazionale del CNVVF.
Le manovre e le tecniche
SAR sono contenute in
appositi manuali operativi
che illustrano le procedure
standard e le linee di indi-
rizzo di riferimento.
Degno di particolare atten-
zione il SAR acquatico
con limpiego del mezzo
aereo il cui manuale opera-
tivo il risultato di un lavo-
ro triennale (periodo 2005-
2007) di studio e di speri-
mentazioni ambientali con-
dotto da un gruppo con-
giunto di esperti piloti, tec-
nici di bordo, sommozzato-
ri, SAF e soccorritori a -
cquatici VVF.
I mezzi aerei utilizzati sono
gli elicotteri del CNVVF
modelli AB412 e A109 il
cui impiego previsto in
scenari con presenza di
pericolanti presunti vivi in
bacini acquatici difficil-
mente raggiungibili con i
mezzi terrestri o nautici.
In altri termini, il mezzo
aereo, con a bordo la task
SAR (Search And Rescue)
dei sommozzatori, rappre-
senta il modello operativo
pi efficace per il soccorso
su specchio acquatico.
A tal riguardo si possono
distinguere due fasi opera-
tive del SAR VVF. La pri-
ma (fase 1) finalizzata al
soccorso a pericolante
ancora con ragionevole
probabilit di sopravviven-
za e la seconda (fase 2 ) in
cui le possibilit di trovare
lorganizzazione sar del corpo
lorganizzazione sar del corpo
nazionale dei Vigili del fuoco
nazionale dei Vigili del fuoco
Momenti del corso sommozzatori
Fase 1 acque confinate allineamenti di squadra e ingressi in acqua.
Manovra LIPARI
di trasporto in dop-
pia con luso del-
lausilio rescue can
un soccorritore fa
da propulsore per il
trasporto e laltro
serve per la direzio-
nalit durante il tra-
sferimento in luogo
sicuro.
FABIO CUZZOCREA
Direttore Vice Dirigente
Corpo Nazionale dei Vigili
del Fuoco
Direzione Centrale per lEmergenza
ed il Soccorso Tecnico
Area IV Attivit di soccorso
speciali: acquatico, portuale e
servizio sommozzatori - Roma
I
I
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&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 6
RICERCA E SOCCORSO
il pericolante ancora in vita
sono decisamente basse.
Nella fase 1 previsto un
impiego rapido di SA e
SMZT sul luogo delleven-
to. Il trasferimento dei soc-
corritori pu avvenire in
vario modo: via terra con
mezzi VF, in acqua con
natanti ed unit navali VF
e, come gi detto in prece-
denza, via aerea con gli eli-
cotteri della flotta aerea del
CNVVF.
In fase 2 la tipologia del-
lintervento assume un pro-
filo diverso e diventa di
ricerca a persona disper-
sa. Cambia decisamente
limpiego di risorse umane
e strumentali.
Nello scenario intervengo-
no i sommozzatori che
usano le tecniche di ricer-
ca in SCUBA ovvero, nei
casi di indeterminazione
del punto di impatto o di
profondit maggiori a
quella operativa (- 50
metri), la tecnica della
ricerca strumentale subac-
quea integrata.
In questultimo caso si
impiegano apparecchiature
sonar e robotizzate in gra-
do di perlustrare i fondali
acquatici fino a centinaia
di metri di profondit alla
ricerca di target anche di
dimensioni inferiori a
quelle umane.
Il progetto della ricerca
strumentale stato avviato
da diversi anni e, a partire
dal 2005, ha avuto un forte
impulso con limplementa-
zione di nuove e sofisticate
strumentazione e la costitu-
zione di n. 4 Nuclei Som-
mozzatori altamente spe-
cializzati in questo specifi-
co settore SAR ubicati nel-
le sedi di Milano, Roma,
Reggio Calabria e Cagliari
a copertura di tutto il terri-
torio.
Le tecniche SAR acquati-
che del CNVVF sono
costantemente oggetto di
studio ed approfondimento
nellambito di specifici
gruppi di lavoro i cui com-
ponenti, esperti di settore,
aggiornano le manovre ed
individuano, attraverso
spe rimentazioni in am -
biente, anche gli equipag-
giamenti pi idonei alle
varie situazioni che si pos-
sono presentare nelle varie
emergenze. Il risultato di
questa strategia di approc-
cio il corso SAR, recen-
temente svolto presso il
polo didattico del Coman-
do VVF di Cagliari, in cui
sono state introdotte per la
prima volta nuove tecniche
di soccorso in mare, di
seguito elencate, che
implementano il know-how
del soccorritore acquatico e
permettono alloperatore
SAR un maggiore grado di
penetrazione nello scenario
di intervento:
manovra di soccorso a
subacqueo pericolante;
manovra di soccorso a
pericolante in affonda-
mento (apnea);
uscita notturna;
nuoto a corpo libero;
soccorso a pericolante
da barella trainata da
moto dacqua (PWC)
Imbarellamento. Manovra per immobilizzare un naufrago con sospetti traumi fisici.
Allineamento del pacchetto
dei DPI durante i corsi ser-
ve a sviluppare il concetto
della disciplina e dellimpor-
tanza di tenere in ordine e
sotto controllo le attrezzatu-
re di soccorso.
Esercitazione notturna in mare. utile a sviluppare la
capacit di muoversi in ambiente acquatico anche di notte
tenuto conto che il soccorso VVF in mare garantito h24.
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 7
STRATEGIE DEL SOCCORSO
l trasporto in gene-
rale una forma di
supporto alle opera-
zioni terrestri diret-
to ad accrescere la
mobilit, la tempe-
stivit dintervento
e lautonomia delle unit.
Quando effettuato con veli-
voli ad ala rotante si chia-
ma elitrasporto ed ha lo
scopo di integrare o sosti-
tuire analoga attivit svolta
con vettori terrestri quando
ci sia richiesto da esigen-
ze di ordine operativo, logi-
stico, ambientale o in caso
di particolare urgenza.
In confronto a quello terre-
stre ha il vantaggio di assi-
curare:
una maggiore rapidit
dintervento;
la possibilit di raggiun-
gere zone di difficile
accesso ai mezzi terre-
stri;
una spiccata flessibilit
del dispositivo;
minore durata dei tempi
dintervento.
Spesso purtroppo accade
che bisogna intervenire con
il velivolo ad ala rotante al
recupero di uninfortunato
in condizione limite, addi-
rittura effettuare una eva-
cuazione da mezzo navale .
Questo tipo di intervento
richiede standard operativi
molto complessi e prepara-
zione professione e tecnica
tecnica degli operatori di
altissimo livello.
Levacuazione da mezzo
nautico ha quali obiettivi:
conoscere le procedure
e le modalit di evacua-
zione da mare di un sog-
getto che necessita di
cure sanitarie
preparare il paziente
allevacuazione aerea
collaborare con il perso-
nale dellelisoccorso
effettuare in sicurezza
tutte le procedure
La procedura da attivare per
una evacuazione da mezzo
navale (MEDEVAC) pu
essere riassunta in 4 fasi :
prendere contatto con
laeromobile via radio
sul canale di emergen-
za in mare
concordare una proce-
dura di evacuazione
stabilizzare e preparare
il paziente
collaborare allevacua-
zione aerea di tipo sani-
tario.
Uso del Uso del
Verricello su Verricello su
imbarcazione imbarcazione
Questa tipologia di inter-
vento interessa principal-
mente gli aerosoccorritori e
gli elisocccorritori della
Guardia Costiera e dellAe-
ronautica Militare ma
potrebbe investire diretta-
mente un operatore abilita-
to e impiegato a bordo del
vettore aereo di altri Nuclei
elicotteri di enti dello Stato
e/o Societ specivializzate
nel settore operanti lungo il
litorale italiano.
La prima tipologia di inter-
vento la pi classica delle
missioni Search and
Rescue (SAR) in mare, il
recupero naufrago. E
opportuno ricordare che la
competenza del coordina-
mento di operazioni SAR
Nautiche, attribuita alla
Guardia Costiera. Limpie-
go dellelicottero, con a
bordo sommozzatori per
missioni finalizzate a pre-
stare soccorso a persone in
difficolt in mare, si consi-
dera soccorso primario sino
allo scadere della dodicesi-
ma ora dal momento in cui
si stimato che sia avvenu-
to il naufragio.
Dopo tale periodo, lattivit
di ricerca non prevede
necessariamente la presen-
za a bordo dei sommozza-
tori.
Nel caso in cui si debba
intervenire per prestare soc-
corso a naufraghi in mare,
limpiego degli operatotori
specializzati (aerosoccorri-
tori /Elisoccorritori) si pu
prevedere in due diversi
modi:
Aviolancio in prossi-
mit del o dei naufraghi,
Intervento con elisoc-
corritori vincolati al
verricello.
Aviolancio in Aviolancio in
prossimit del prossimit del
o dei naufraghi o dei naufraghi
Dopo aver individuato il
target il Comandante del-
laeromobile imposta un
avvicinamento ad esso
mantenendo il vento in
prua, sino a stabilizzare
laltezza e la velocit di
aviolancio: da due a quattro
metri dalla superficie alla
velocit simile ad un rul-
laggio.
Stabilizzato lelicottero sul
target, lelisoccorritore
controller il moto ondoso
e pronto a lanciarsi in un
punto ben preciso ovvero
alcuni metri prima la posi-
zione del naufrago affinch
il flusso del rotore non
coinvolga il naufrago in
questa fase .
LAerosoccorritore dopo
laviolancio provveder ad
attivare la fluorescina per
una sicura e rapida indivi-
duazione del punto di recu-
pero, leffetto visivo della
fluorescina, si esaurisce
dopo circa 40.
E importante infatti ricor-
dare che dopo laviolancio,
anche gli elisoccorritori
diventano dei potenziali
naufraghi, pertanto estre-
mamente opportuno che
vengano utilizzati, da parte
loro, tutti i dispositivi pos-
sibili che consentono di
elisoccorso:
elisoccorso:
recupero sanitario daltura
recupero sanitario daltura
I
I
CIRO GIFUNI
Docente Corso di Elisoccorso
Sanitario in Mare, Regione
Sardegna- anno 2009
Elicottero 118 Regione Sardegna
fornito di cintura rescue strop
per il verricellamento e/o recupero
di uomo in mare
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 8
STRATEGIE DEL SOCCORSO
aumentarne la visibilit.
Il recupero del naufraugo
assistito dal soccorritore
specilalizzato avviene con
lutilizzo del verricello a
seconda delle condizioni
meteo-marine ad unaltezza
di circa 35-50 Ft .
Intervento con Intervento con
elisoccorritori elisoccorritori
vincolati al verricello vincolati al verricello
Il recupero con lelisoccor-
ritore vincolato al verricel-
lo avviene in situazioni del
tutto particolari ad esempio
qualora le operazioni di
soccorso avvengano in con-
dizioni atmosferiche fredde
con il rischio quindi di ipo-
termia anche per gli elisoc-
corritori in mare e su terra-
ferma, tutte le volte che non
possibile valutare la
profondit per un eventuale
lancio in mare o se il recu-
pero avviene in condizioni
di forte risacca vicino alla
costa, oppure se lautono-
mia dellelicottero prossi-
ma al punto di non ritorno.
Nel corso di queste opera-
zioni laerosoccorritore
sar agganciato al verricel-
lo in maniera tale che in
ogni momento possa rapi-
damente svincolarsi qualo-
ra necessario.
Raggiunta la verticale del
naufrago, lelisoccorritore
sar verricellato in acqua
avendo cura di lasciare un
sufficiente margine di
lasco, al cavo, una volta
raggiunta la superficie del
mare, per consentire alleli-
soccorritore di operare al
recupero del naufrago. Gli
strumenti da recupero pre-
valentemente in uso, in Ita-
lia, sono la braga, diffusa a
bordo degli elicotteri della
Marina Militare Aeronau-
tica Militare e Guardia
Costiera, e il cestello da
recupero, molto diffuso
negli USA e in via di diffu-
sione anche nel nostro pae-
se.
Verricello su Verricello su
imbarcazione imbarcazione
Nel caso in cui si presen-
tasse la necessit di rispon-
dere alla richiesta di soc-
corso proveniente da un
imbarcazione potrebbe
verificarsi lopportunit di
dover effettuare un recupe-
ro con verricello sulla stes-
sa.
In passato se le dimensioni
e le caratteristiche dellim-
barcazione lo consentivano
era possibile effettuare la
manovra di appontaggio,
infatti la normativa vigen-
te vieta questa operazione
su qualsiasi imbarcazione.
Loperazione di recupero
con verricello da un imbar-
cazione deve essere esegui-
ta sulla Winch Area ovve-
ro su unarea adeguatamen-
te predisposta e a tale sco-
po destinata, ed a seguito
di specifica autorizzazione
del Comandante ottenuta
via radio sul canale 16 nau-
tico immediatamente prima
di effettuare lavvicinamen-
to.
Su alcuni tipi di imbarca-
zioni quali ad esempio tra-
ghetti, esistono apposite
aree indicate per le opera-
zioni di sbarco ed imbarco
a mezzo verricello di uomi-
ni e/o materiali.
Ci si pu trovare per ad
affrontare alcuni distinti
scenari che prevedono un
diverso approccio alla
manovra:
imbarcazione di piccole
dimensioni, fino a 30
tonnellate di stazza, con
equipaggio in grado di
governare.
imbarcazione di piccole
dimensioni, fino a 30
tonnellate di stazza,
non governata.
imbarcazione di grandi
dimensioni in naviga-
zione.
imbarcazione di grandi
dimensioni alla fonda.
Levacuazione di un ferito
da imbarcazione (MEDE-
VAC) pu avvenire in
diverse modalit:
lelicottero verricella
lelisoccorritore;
lelicottero verricella
lelisoccorritore e la
barella;
lelicottero ammara per
raggiungere il target
(operazione consentita
solo ad alcuni aeromo-
bili );
lelicottero verricella
lelisoccorritore in mare
verso un tender o un zat-
tera autogonfiabile.
Individuata limbarcazione
il Comandante dellaero-
mobile stabilir, se possibi-
le, il contatto visivo con le-
quipaggio della stessa e
contemporaneamente, il
contatto radio sul canale
nautico demergenza (VHF
canale 16) al fine di acqui-
sire informazioni circa le
condizioni dellequipaggio
e dellimbarcazione e per
definire le operazioni di
Rendez-Vous .
Se necessita levacuazione
di persone a mezzo verri-
cello opportuno verificare
la fattibilit delle operazio-
ni in funzione degli ostaco-
li presenti sullimbarcazio-
ne quali ad esempio:
impennaggi, vele non am -
mainate, antenne ecc.
Una volta effettuata la rico-
gnizione sullimbarcazione
e raggiunta la verticale il
Comandante dellaeromo-
bile stabilizzer lelicottero
posizionando in volo sta-
zionario (hovering) autoriz-
zando linizio delle opera-
zioni di sbarco dellelisocc-
corritore che verr verricel-
Il dott. Pietro Golino, Direttore CO 118 di Cagliari e l'Ammiraglio Cristiano Aliperta, gi
Direttore Marittimo a Cagliari, attualmente Rappresentante del Comando Generale del Corpo
delle Capitanerie di Porto presso l'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) di Londra -
prendono visione dell'elicottero 118 abilitato al Soccorso Sanitario in Mare.
Il secondo da sinistra, Ammiraglio Michele Dammicco.
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 9
STRATEGIE DEL SOCCORSO
gendolo dal flusso rotore.
In caso di recupero di un
subacqueo bisogna rispetta-
re alcune regole:
se si tratta di incidente
iperbarico lelicottero
deve volare a quota infe-
riore a 300 m. di quota
ed evitare qualsiasi bru-
sco cambiamento di
quota
se si tratta di incidente
iperbarico anche il com-
pagno di immersione
non incidentato deve
accompagnare linfortu-
nato
se il paziente in arre-
sto respiratorio, o col-
pito da shock ipovole-
mico o ha un trauma
vertebrale non indica-
to il recupoero con ver-
ricello in quanto il
paziente ha rischi eleva-
ti durante la procedura.
Il recupero al verricello pu
avvenire con imbracatura .
Limbracatura di salvatag-
gio fissata al gancio del
verricello tramite due anel-
li metallici situati alle due
estremit, normalmente di
lato sul punto prefissato.
Una volta a bordo dellim-
barcazione lelisoccorritore
preparer il paziente alle-
vacuazione stabilizzandolo
sulla barella, eliminando
oggetti mobili o potenzial-
menti volanti, render
stabile ogni intervento di
soccorso sanitario o medico
sul paziente, preparer un
report scritto sulle condi-
zioni del paziente, sullinci-
dente e fissarlo al paziente
stesso e se il paziente
cosciente lo preparer psi-
cologicamente al volo.
Ultimate le operazioni
comunicher al Comandan-
te del velivolo la conclusio-
ne della manovra e solo in
questa fase lelicotteo si
riposizioner in hovering
sulla verticale dellimbar-
cazione per consentire
limbarco del paziente e
dellelisoccorritore.
Durante questa fase di recu-
pero in hovering lelisoc-
corritore dovr sempre
essere in contatto radio con
laeromobile e mettere al
riparo il paziente proteg-
colore gialla o arancione.
Occorre lasciarla sempre
toccare prima a terra o in
acqua, in quanto aerei ed
elicotteri accumulano in
modo considerevole elet-
tricit statica, che viene
scaricata al momento del-
latterraggio.
Una volta ultimata questa
operazione bisogna infila-
re la testa e braccia, assi-
curandosi che il cavo dac-
ciaio del verricello durante
il recupero non sia din-
tralcio
La cintura di recupero ver-
ricellabile CRN/84-069 e'
costituita dalle seguenti
parti:
Imbracatura
Imbottitura protettiva
Imbracatura Imbracatura
E' composta da n 1 cin-
ghia principale che termi-
na con n 2 anelli a "V"
che verranno attaccati al
gancio dell'elicottero e n
1 cinghia di sicurezza, sal-
damente cucita nella parte
centrale alla principale.
Le estremit della cinghia
di sicurezza fuoriescono,
dagli occhielli a fettuccia
dell'involucro protettivo, ed
hanno cucito, nella parte
terminale, rispettivamente:
un anello a "V" ed un
moschettone a sgancio
rapido.In condizioni di non
utilizzo, le due estremit
della cinghia di sicurezza
sono contenute in due
tasche laterali dell'imbotti-
tura, chiuse con velcri.
Imbottitura Imbottitura
costituita da un involucro
esterno realizzato in tessuto
di nylon poliestere 250
DEN antisdrucciolo ed
impermeabile ed un involu-
cro interno in tessuto polie-
stere non spalmato conte-
nente limbottitura in mate-
riale idrorepellente.
Recuperi in mare con Recuperi in mare con
utilizzo della cintura utilizzo della cintura
galleggiante P/N galleggiante P/N
CRN/84-069. CRN/84-069.
Sequenza :
A) Avvicinarsi alla cintura
dalla parte opposta a
quella immersa dove
fila il cavo di recupero
del verricello
B) Stendere il braccio e far-
lo passare nella cintura
come indicato nella
C) Entrare nella cintura
facendola passare dalla
testa
D) Introdurre laltro brac-
cio nella cintura e spin-
gerla gi, in modo che
vada sicuramente sotto
le ascelle rimanendo
bloccata dalla posizione
delle braccia
E) Per maggior precauzio-
ne, tirare i capi delle due
cinghie di sicurezza
contenute nelle due
tasche della cintura in
cui stampigliato
PULL ed assicurarse-
le intorno al corpo.
F) Assicurarsi che il gancio
del verricello attaccato
alla cintura sia davanti.
G) Alzare la testa, tenere la
cintura sempre sotto le
ascelle ed appoggiare le
mani sopra la cintura in
prossimit dei terminali,
attendere l'inizio del
recupero. Se il naufrago
non e' in grado da solo
di impiegare la cintura
ed e' svenuto, un mem-
bro dell'equipaggio pu
essere ammainato con il
verricello
H) Con l'elicottero in hove-
ring sul naufrago,
ammainare il verricello
di soccorso con l'opera-
tore che ha gi indossa-
to una cintura ed un'al-
tra cintura applicata al
gancio.
I) L'operatore, arrivato in
acqua, si liberer della
propria cintura e fisser,
anche con le cinghie di
sicurezza, il naufrago ad
una dl queste.
l) Successivamente, se il
verricello lo consente, si
far recuperare insieme
al naufrago.
Equipaggio Elisoccorso Sanitario 118 Cagliari.
Addestramento in hangar presso
lAeroporto Militare ElMAS
con verricello fisso e Rescue Strop
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 10
SISTEMA DI SOCCORSO SANITARIO IN MARE
a Regione Puglia
ha dato inizio ad un
cambiamento cul-
turale epocale
nellambito del
soccorso in mare di
notevole importanza, non
solo per le finalit del pro-
getto mirato a potenziare il
livello di Assistenza Sanita-
ria, ma anche per gli attori
istituzionali interessati, e
non da ultimo per le impli-
cazioni che il servizio potr
avere sul territorio naziona-
le.
Il Progetto del Dott. Mauri-
zio De Luca, coordinatore
regionale del sistema ine-
rente lEMERGENZA SA -
NITARIA IN MARE, per
lappunto denominato
EMERSANMARE, ha
preso vita operativa con la
Delibera della Giunta
Regionale n. 1500 del
4/7/2011 pubblicato sul
Bollettino Ufficiale BURP
n.114 del 20/7/2011, che
sostanzialmente ha coin-
volto nella gestione ed
organizzazione del SISTE-
MA EMERSANMARE
lassessorato alla Protezio-
ne Civile, dando seguito
alla delibera di Giunta
Regionale della Puglia
n.2624 del 28/12/09 pub-
blicato sul Bollettino Uffi-
ciale della Regione Puglia
n.15 del 25/01/2010 con la
quale si dotava, ad opera
dellassessorato alle politi-
che della salute, di risorse
finanziarie necessarie a svi-
luppare, in via sperimenta-
le, un SISTEMA REGIO-
NALE di Emergenza e Pri-
mo Soccorso Sanitario in
mare.
La Mission individua il
fine di rispondere alle esi-
genze di tutti gli utenti del
mare della regione Puglia,
eliminando cosi le disparit
di fatto esistenti sul territo-
rio tra terraferma e mare,
garantendo di fatto lomo-
geneit del servizio sanita-
rio assistenziale indifferen-
temente in tutto lambito
regionale.
Tre le fasi previste per la
realizzazione del progetto:
la prima ha previsto
lacquisto di specifici
mezzi ed attrezzature
da soccorso: mezzi nau-
tici speciali per linter-
vento Sanitario, natanti
agili e veloci idonei a
sopportare condizioni
meteorologiche avverse
garantendo sicurezza e
dotati di equipaggia-
menti ed attrezzature
emergenza in mare:
emergenza in mare:
lesperienza della regione puglia
lesperienza della regione puglia
EUGENIO PADALINO
Docente Piano Formativo Sistema
EMERSANMARE Puglia.
L
L
Idroambulanza Regione Puglia Echo-Sierra 01 (ES01).
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 11
SISTEMA DI SOCCORSO SANITARIO IN MARE
per lemergenza, che
consentono leffettua-
zione di soccorsi in
mare corretti da un
punto di vista non solo
delle tecniche di salva-
taggio quanto e soprat-
tutto dal punto di vista
sanitario e della prote-
zione individuale degli
operatori;
la seconda fase ha pre-
visto un percorso for-
mativo e di addestra-
mento specifico per i
partecipanti, che hanno
poi costituito il gruppo
da cui estrapolare il per-
sonale addetto, autoriz-
zato e abilitato ad ope-
rare nel Sistema
EMERSANMARE;
la terza fase prevede il
coinvolgimento di Enti
istituzionali ed associa-
zioni di volontariato da
integrare.
Notevole stata laffluen-
za ed ancora di pi lentu-
siasmo: oltre trecento i par-
tecipanti, provenienti da
tutta la Puglia, che si sono
presentati alle selezioni per
ottenere il nulla osta alli-
scrizione dei corsi prope-
deutici previsti nel percor-
so formativo (medici,
infermieri, soccorritori lai-
ci, bagnini di salvataggio
ed assistenti bagnanti,
sommozzatori, ma anche
nuotatori e quanti hanno
pensato semplicemente di
avere un feeling particola-
re con lacqua ed il soccor-
so). Dalle selezioni hanno
ottenuto il lasciapassare la
met dei candidati, quindi
circa centocinquanta, i qua-
li a loro volta si sono sotto-
posti al programma di for-
mazione previsto che
solo in cinquantacinque
hanno terminato , ottenen-
do lidoneit ad operare nel
Sistema Regionale emer-
sanmare.
Il percorso formativo sta-
to erogato dallOrganismo
Regionale per la Formazio-
ne in Sanit (ORFS), Diret-
to dal Dott. Felice UNGA-
RO, attraverso la Struttura
per la Formazione dellA-
zienda Ospedaliero Univer-
sitaria Consorziale Policli-
nico di Bari, ed stato svi-
luppato in due livelli: Base
e Avanzato. I corsi afferen-
ti al livello Base sono stati
fortemente voluti, in quan-
to finalizzati a garantire la
formazione per sicurezza
degli operatori nei diversi
scenari emergenziali prima
ancora delle loro capacit
tecniche, ed forse per
questo che hanno riscosso
enorme successo sia fra i
partecipanti discenti che fra
i docenti e gli addetti del
settore.
Il livello di base compo-
sto da due corsi propedeu-
tici a tutto il percorso, e
quindi obbligatorio per tut-
ti: il primo sopravvivenza
e salvataggio ed il secon-
do (a superamento del pri-
mo) equipaggiamento,
che hanno messo a dura
prova le capacit psico-fisi-
che dei candidati, poich
sostanzialmente stata
valutata nel primo corso la
tranquillit nello svolgi-
mento delle operazioni in
acqua, unitamente ad impe-
gno fisico e forza di volont
nellacquisizione delle
molteplici ed impegnative
tecniche per il superamento
delle prove di sopravviven-
za in mare , anche in depri-
vazione sensoriale, che ha
trovato il suo culmine nella
simulazione notturna,
durante la quale i candidati
si sono trovati di fronte ad
un naufragio in condimeteo
degne di un film di Spiel-
berg. Forte limpatto emo-
tivo, che ha portato gli
allievi a comprendere la
Recupero sanitario in mare di infortunato cosciente
Attivit addestrativa notturna
Corso di Sopravvivenza in mare
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 12
SISTEMA DI SOCCORSO SANITARIO IN MARE
necessit del lavoro di
squadra per il corretto com-
pimento delle operazioni e
soprattutto per la sopravvi-
venza di ciascuno. Nel
secondo invece si sono
dovuti cimentare con dota-
zioni ed attrezzature (con-
siderate nel sistema emer-
sanmare anche come DPI)
nuovissime e allavanguar-
dia, in uso (da qualche
anno) a corpi scelti gi ope-
ranti a livello internaziona-
le, affinch potessero
acquisire padronanza nel-
ladoperarle e quindi sicu-
rezza e capacit anche nel-
le manovre. Qui, oltre che
in aula ed in piscina, il cor-
so ha previsto come test
finali una prova in alto
mare, dove gli allievi si
sono dovuti cimentare con
prove di resistenza fisica
nel nuoto e nellorienta-
mento, poich sono stati
lasciati in un punto e di li
hanno dovuto ritrovare
attraverso luso di bussole
il punto di rendez-vous con
i mezzi che li attendevano
per riportarli indietro.
Anche qui fortissimo lim-
patto motivazionale che ha
riscosso questa difficile
prova, soprattutto ai fini
della costruzione del team
building. A questo punto,
il livello di Base si sdoppia
dando la possibilit agli
allievi di sviluppare le loro
preferenze e capacit speci-
fiche del settore, attraverso
il percorso per Piloti di
idroambulanze e/o di idro-
moto da soccorso (riserva-
to a possessori di patente
nautica a motore) oppure
per Specialisti del Soccor-
so Sanitario in acqua e
Medici, infermieri Specia-
lizzati nel Soccorso in
acqua.
I corsi per Piloti hanno
registrato un intenso lavoro
dapprima in aula e poi in
mare aperto per fare si che
alle capacit teoriche si
potessero unire quelle pra-
tiche (in termini di ore di
moto effettuate), realizzan-
do la migliore combinazio-
ne possibile per garantire
lacquisizione delle abilit
necessarie a condurre un
mezzo veloce al soccorso
in estrema sicurezza.
Anche il corso per Specia-
listi del Soccorso Sanitario
in acqua denominato ISAO
(Intervento Sanitario in
Ambiente Ostile) stato
molto duro ed impegnativo.
Allenamento, ripetizione,
determinazione e soprattut-
to passione hanno trasfor-
mato dei singoli protagoni-
sti in una squadra dove
imperativo diventato
limpegno per la creazione
di unintesa, di un affiata-
mento assoluto e sorpren-
dente. Ed proprio nella
prova finale dei due corsi
che sono emerse pi che
mai la finalit del percorso
formativo , ovvero quello
di creare una forza nuova
che possa estendere il suo
raggio di azione interve-
nendo nelle circostanze pi
ostili, attraverso competen-
za e collaborazione con le
diverse realt presenti nel
soccorso acquatico , siano
esse civili che militari, atta-
verso la standardizzazione
delle procedure e dei proto-
colli. Questa ha visto gli
equipaggi delle idromoto e
delle idroambulanze
cimentarsi con soccorsi in
mare aperto con Stato mare
4 e vento Forza 6. In questa
occasione non solo il per-
sonale discente in addestra-
mento ha potuto realmente
testare la qualit delle
attrezzature e dei mezzi
messi loro a disposizione
dal Progetto Emersanmare,
ma si reso evidente a tut-
ti pi volte come in mare
basta un semplice mal di
mare a renderci inutili e
vulnerabili.
Il livello Base propone altri
due corsi facoltativi che
hanno comunque registrato
una notevole affluenza di
partecipanti, ovvero:
Nozioni di Meteorologia,
Cartografia e Comunica-
zioni Radio e Organizza-
zione delle Capitanerie di
Porto Guardia Costiera.
Il livello Avanzato com-
prende corsi di eccellenza,
tra i quali Elisoccorritore
ed Elisoccorritore Sanita-
rio in mare ,in un ottica che
vuole ottenere la massima
flessibilit delle competen-
ze, nei soccorsi speciali,
degli operatori del Proget-
to EMERSANMARE. A
questa fase potranno avere
accesso solo coloro i quali
hanno ottenuto lidoneit
ai corsi propedeutici del
livello base.
A questo punto, con mal
celato orgoglio, non mi
resta che complimentarmi
con laltissimo livello dei
docenti e tutor dei corsi
erogati, di cui ho fatto par-
te, i quali grazie alle loro
capacit umane e profes-
sionali hanno saputo tra-
smettere perfettamente le
loro conoscenze ed abilit
,tanto ridurre la paura del
disagio in acqua ma da
infondere negli allievi non
solo la volont di essere
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 13
SISTEMA DI SOCCORSO SANITARIO IN MARE
professionali, di essere bra-
vi, quanto piuttosto di esse-
re migliori. Il corpo do -
cente e tutor stato sele-
zionato da una Commissio-
ne Regionale ad hoc, previa
istituzione dellalbo speci-
fico per il Piano Formativo
emersanmare, fra coloro il
cui curriculum potesse dare
garanzie di competenza sui
titoli quanto sulle esperien-
ze analoghe maturate nel
settore, e sempre nellottica
della sicurezza data anche
la particolarit dellam-
biente ostile.
Al fine di elevare la qualit
ma anche e soprattutto la
sicurezza dei corsi stessi
questi sono stati sviluppa-
ti attraverso la formula del
full immersion e del job
learning, e tutti attraverso
livelli di difficolt graduali
sia nellambito dello stesso
corso che, da corso a corso,
attraverso lezioni sia teori-
che che pratiche in aula,
piscina e mare, facendo uso
di sistemi audio-visivi per
la proiezione di slides e fil-
mati, con la verifica conti-
nua dellacquisizione e
quindi della valutazione
degli skills, attraverso luso
di briefing e debriefing per
ogni esercizio oltre che di
valutazioni working in pro-
gress con test finali a rispo-
sta multipla. Inoltre i pro-
grammi dei corsi facenti
parte del Piano formativo
sono stati studiati apposita-
mente da esperti del setto-
re, allineandosi ai corsi ero-
gati dai principali Enti e/o
Agenzie nazionali ed inter-
nazionali, integrando ulte-
riori specifici approfondi-
menti sia in campo sanita-
rio per le procedure , tecni-
che, materiali ed attrezzatu-
re utilizzati che come si
gi detto in merito alla
sicurezza in acqua degli
allievi in termini di rappor-
to i struttori/allievi.
A questo punto il progetto,
come si diceva in apertura,
alla sua fase pi delicata:
dispone dei mezzi, dispone
delle attrezzature e dispone
del personale addestrato e
preparato (risorsa questa
assai rara).
Ora la volta degli accor-
di, dei protocolli dintesa,
delle convenzioni, ora il
momento della politica.
Siamo fiduciosi che la
volont politica tanto lun-
gimirante che ha partorito
una creatura cos straordi-
naria, dar il meglio di se
perch questo il momen-
to di dare la possibilit al
cittadino pugliese, e speria-
mo che lesperienza matu-
rata giovi a tutto il territo-
rio nazionale, di credere in
qualcosa cio che final-
mente in atto il cambia-
mento.
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 14
CASE REPORT
esolo (Venezia)
rinomata loca-
lit balneare
della Riviera
Adriatica, una
destinazione in grado di
offrire ai propri ospiti
unampia proposta ricetti-
va, accompagnata da innu-
merevoli opportunit di
svago. Quindici chilometri
di spiaggia dorata, la verde
pineta, una infinit di loca-
li e negozi lungo lisola
pedonale, impianti sportivi
e possibilit di divertimen-
to per tutte le et e per ogni
esigenza.
Turismo che proviene per
lo pi da Italia, Germania,
Austria e Svizzera ed in
minoranza da Regno Unito,
Francia e Spagna; in
aumento anche Ungheresi,
Polacchi e Russi
Una problematica che fa
riflettere se si pensa che
solo Jesolo (5 milioni) fa le
presenze dellintera Regio-
ne Umbria e che se si som-
mano i turisti jesolani con
quelli della vicina Cavalli-
no-Treporti (in totale 11
milioni) si superano quelli
dellintera Sicilia e soprat-
tutto anche quelli della Sar-
degna. I numeri parlano
chiaro.
Richiesta di Richiesta di
soccorso 19 soccorso 19
agosto 2010 agosto 2010
e dispach e dispach
LEGENDA:
Op. = Operatore C.O.P.
118 Venezia
Ut. = Utente chiamante
Inf.118 = Infermiere 118
Jesolo
ORE 19.04: 1 ORE 19.04: 1
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
(x=tempo 0)
Op.1: 118, buonasera
Ut.1: Eh...s, buonasera,
sono in XXXXXX nella
spiaggia di fronte alla
XXXX
Op.1: Di che paese signo-
ra?
Ut.1: Cosa? Ah, Jesolo.
C un ragazzo che entra-
to in acqua, comunque
adesso svenuto sulla
riva
Op.1: Allora, in piazza
XXXXX o in spiaggia?
Ut.1: No no sono in spiag-
gia, di fronte alla XXXXXX
come punto di riferimento,
e non ci sono pi i bagnini
Op.1: Ma questa persona
ancora in acqua o in
spiaggia?
Ut.1: No adesso labbia-
mo tirato su a riva, dei
ragazzi lhanno tirato su a
riva
Op.1: Ma cosciente,
parla, si muove?
Ut.1: No, no, no
Op.1: Sta respirando?
Ut.1: S s respira
Op.1: Ma non coscien-
te.. Ha gli occhi aperti o
chiusi signora?
Ut.1: Adesso guardo...
Ehm...aperti
Op.1: Parla? Dice qualco-
sa?
Ut.1: Ehm...s, un p s
Op.1: Va bene, adesso le
mando lambulanza, se pu
FURINI AMANDA*
TRAVAN SIMONE*
PAOLO CAPUTO**
ELISA SACCOMAN***
* Infermiere PS-Suem di Jesolo.
** Direttore C.O.118 Venezia
*** Infermiera RQR Coordinamento
C.O.118 Venezia
Un ringraziamento
al Primario del Pronto
Soccorso di Jesolo Dott.
Franco Laterza e al
personale della C.O.P.
118 Venezia che con la
loro professionalit hanno
reso possibile la realizza-
zione di questo articolo.
Pubblicazione
conversazione CO 118
autorizzata.
incidente da tuffo:
incidente da tuffo:
trauma alla colonna VerteBrale
trauma alla colonna VerteBrale
J
J
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 15
CASE REPORT
mi mandi qualcuno verso la
strada, va bene? Cos lam-
bulanza vi pu trovare pi
facilmente
Ut.1: Sulla strada? Ok, va
bene
Op.1: Sa il nome di quel-
la strada per caso signora?
Ce n pi di una
Ut.1: Ehm...allaltezza
della XXXXX
Op.1: E non sa il nome
della strada?
Ut.1: Noi siamo nel con-
dominio XXXXX
Op.1: Condominio
XXXXX?
Ut.1: XXXXX, s
Op.1: Va bene signora,
adesso arriva lambulanza
Ut.1: Grazie, buonasera
Op.1: Buonasera a lei
ORE 19.06: 2 ORE 19.06: 2
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Op.2: Pronto?
Ut.2: S buongiorno, chia-
mo dalla spiaggia di Jesolo,
sono qua con un ragazzo
che si tuffato dal pontile
e non riesce
Op.2: Pronto???? Ascolti
si allontani perch non sen-
to niente (Confusione in
sottofondo)
Ut.2: Sono qua con un
ragazzo che si tuffato dal
pontile
Op.2: Non sento niente!
(Confusione in sottofondo)
Interviene al telefono un
secondo astante
Ut.2: Pronto? Pronto?
Op.2: Ascolti, se parlate
uno sullaltro...
Ut.2: Buongiorno.. sono
un volontario di Croce Ros-
sa...allora, ha battuto la
testa...
Op.2: Allora mi dica
dove pronto? Pronto?
Ut.2: Allora davanti al
pontile pronto?
Op.2: Allora stia tranquil-
lo le faccio io le domande
Ut.2: Mi sente? Davanti al
Centromare
Op.2: Pronto?
Ut.2. Mi sente?
Op.2: Allora, se sta zitto
le faccio io le domande.
Dove?
Ut.2: Accesso al mare tra
il Quercia e lAmbasciato-
ri
Op.2: La via come si chia-
ma?
Ut.2: E in via Zara appe-
na passato piazza Mazzini
Op.2: Dopo piazza Maz-
zini? Che accesso al
mare?
Ut.2. Eh?
Op.2: Che accesso al
mare?
Ut.2: E un ragazzo che
ha battuto la testa sul pon-
tile e non cosciente
Op.2: Aspetti un attimo,
stia tranquillo...
Ut.2: E cosciente, parla,
ha le pupille normali
Op.2: Sa che accesso al
mare siamo?
Ut.2: Eh??
Op.2: A che accesso al
mare siamo? Lo sa?
Ut.2: Ehm tra
lXXXXX e il XXXXXX
Op.2: Ma sono alberghi
questi?
Ut.2. S, hotel XXXX e
condominio XXXXX, in
via XXXX, la strada che
c tra piazza XXXX e
piazza XXXX
Op.2: Ok, ascolti... lave-
te tirato su? E cosciente?
Respira?
Ut. 2: S cosciente,
respira, ha le pupille nor-
mali, parla, ha le gambe
informicolate
Op.2: Formicolio alle
gambe?
Ut.2: S
Op.2: Ok,va bene.Mette-
te qualcuno allinizio della
strada che faccia segno
allambulanza
Ut.2: Va bene
Op.2: Salve, arrivederci
Ut.2: Salve
ORE 19.06: 3 ORE 19.06: 3
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Op.3: 118
Ut.3: Ehm s buonasera
Op.3: Con calma, da che
citt mi chiama signora?
Ut.3: Lido di Jesolo, hotel
XXXXX
Op.3: Via?
Ut.3: Piazza XXXX
Op.3: Che numero civico
?
Ut.3: Siamo in spiaggia,
ehm...mi dicono di chia-
marvi
Op.3: Perch?
Ut.3: Perch c una per-
sonanon so per anne-
gamento credo...
Op.3: Ok, ascolti signora,
mi dica dove devo far veni-
re precisamente lambulan-
za
Ut.3: S da piazza XXXX,
ingresso dellhotel XXXX
Op.3: Via XXX? Li faccio
entrare da XXXX signo-
ra?
Ut.3: Da via XXXX arrivi
in spiaggia
Op.3: Ok, le sto inviando
lambulanza, metta qualcu-
no in strada allingresso
della spiaggia cos ci
accompagnate, poi cortese-
mente lasci libero il telefo-
no. Nel frattempo lei vada
vicino allinfortunato e mi
richiami cortesemente.
Ok?
Ut.3: Va bene
Op.3: Buonasera
ORE 19.07: 1 ORE 19.07: 1
a a
telefonata al Pronto telefonata al Pronto
Soccorso - 118 di Soccorso - 118 di
Jesolo Jesolo
Inf.118: Jesolo, Amanda
Op.1: Ciao Amanda, ho
un giallo per un malore in
acqua tirato su da delle per-
sone, i bagnini non ci sono
pi, mi danno piazza
XXXX dov la XXXX
Inf.118: S
Op.1: E dove c il con-
dominio XXXX, qualcuno
in strada vi dovrebbe aspet-
tare comunque il ragazzo
in spiaggia, me lo danno
cosciente, parla
Inf.118: Va bene, ciao
Op.1: Ciao
ORE 19.08: 2^ ORE 19.08: 2^
telefonata al Pronto telefonata al Pronto
Soccorso - 118 di Soccorso - 118 di
Jesolo Jesolo
Inf.118: Amanda
Op.1: Amanda te lo rico-
difico in rosso, in quanto
abbiamo dei dubbi perch
abbiamo avuto pi chiama-
te, sono molto agitati, par-
lano di un tuffo, qualcuno
vi dovrebbe aspettare
allaltezza dellhotel
XXXX
Inf.118: Quindi lacces-
so dopo, va bene li chiamo
per strada,perch quella
via Oriani
Op.1: Ok, va bene
Inf.118: Ciao
Op.1: Ciao
ORE 19.10: 4 ORE 19.10: 4
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Ut.3: Pronto
Op.1: Buonasera
Ut.3: Ehm...buonasera,
volevo sapere se arrivata
a termine la chiamata di
soccorso in spiaggia a Jeso-
lo in prossimit di via
XXXX per un ragazzo che
disteso sul...
Op.1: S signora, ci avete
dato tre indirizzi diversi;
allora, lambulanza parti-
ta, lei mi ha dato piazza
XXX
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 16
CASE REPORT
Ut.3: Via XXXX, deve
entrare per via XXX, tra
lXXX e il condominio
XXX, che c anche lentra-
ta pi grande.
Op1: Che arriva comun-
que da piazza XXX?
Ut.3: Si arriva da piazza
XXXX, entrano nella stra-
dina del XXXX
Op.1: Allora signora, met-
ta qualcuno in piazza
XXX
Ut.3: Sono qua io. Ah, in
piazza XXXX? Deve dire
che da piazza XXXX entri-
no al XXXX e nella vietta
interna che si chiama via
XXXX
Op.1: Daccordo. Lei ha
visto questa persona che si
fatta male?
Ut.3: Guardi, non io diret-
tamente, comunque
cosciente mi pare, le gam-
be le muove...
Op.1: Perch parlavano di
un tuffo e non muoveva le
gambe, sono tutte informa-
zioni molto contradditto-
rie
Ut.3: Non glielo so dire
guardi, sono degli amici e
sono tutti disperati.
Comunque io sono in via
XXXX, adesso appena vi
vedo con lambulanza vi
faccio segno, dica che
entrino in piazza XXXXX
che entrino vicino al
XXXX, trovano la vietta
interna, quella via XXXX
e mi vedono sbracciare.
Op.1: Daccordo
Ut.3: Va bene?
Op.1: Va bene, adesso lo
comunichiamo subito
Ut.3: Grazie
Op.1: Grazie a lei
ORE 19.13: 5 ORE 19.13: 5
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Op.1: 118 buongiorno
Ut.1: Ehm...buonasera mi
scusi, abbiamo gi chiama-
to per Jesolo in piazza
XXXX
Op.1: S, sta arrivando
lambulanza
Ut.1: Ah, sta arrivando?
Op.1: S signora, lei dove
si trova?
Ut.1: Io sono in spiaggia
per ci sono quasi tutti del
condominio in strada ad
aspettarli
Op.1: Lei vede questo
ragazzo che sta male?
Ut.1: S, ha fatto un tuffo
dal pontile e non sapeva
che lacqua era bassa
Op.1: Ho capito. Comun-
que cosciente, parla, si
muove?
Ut.1: S cosciente ma
non riesce a muoversi, alla
spina dorsale non riesce a
muoversi
Op.1: Daccordo signora
lambulanza sta arrivando
Ut.1: Ok grazie, buonase-
ra
Op.1: La saluto, buonase-
ra
ORE 19.14: ORE 19.14:
6 6
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Op.3: 118 buonasera
Ut.2: Buonasera, Croce
Rossa, mi scusi per la chia-
mata di prima; avvisate per
piacere lequipaggio che ci
vuole la barella a cuc-
chiaio
Op.3: Non c ombra di
dubbio arriveranno l con la
spinale
Ut.2: Perfetto, ottimo
Op.3: Arrivederci, buona-
sera
Ut.2: Buonasera
ORE 19.15: ORE 19.15:
7 7
a a
telefonata alla telefonata alla
Centrale Operativa Centrale Operativa
118 Venezia 118 Venezia
Op.1: 118
Ut.4: S buonasera, noi
siamo qui ad aspettare da
un quarto dora unambu-
lanza, c un ragazzo qui
sul bagnasciuga che si
tuffato, ha picchiato la testa
non muove pi le gambe,
mi pu dire se arriva qual-
cuno?
Op.1: S signora, lambu-
lanza partita alla prima
chiamata che stata fatta
Ut.4: Caspita, ma venti
minuti...
Op.1: No, non sono venti
minuti, comunque lambu-
lanza partita; il fatto che
ci avete dato tre indirizzi
diversi
Ut.4: Eh forse anche
quello, non lo so. Vabb
forse arrivata. Grazie,
arrivederci
Op.1: Buonasera
Invio dei mezzi Invio dei mezzi
di soccorso di soccorso
Ore 19.07 (x+3)
Loperatore 118, attiva
lambulanza di Jesolo per
competenza territoriale
assegnandole un codice
giallo (2).
Le chiamate per si susse-
guono, e si viene a cono-
scenza che non si tratta di
un malore ma di un tuffo
dal pontile, la missione vie-
ne quindi ricodificata in
codice rosso (3).
Il protocollo di uscita per i
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 17
CASE REPORT
codici rossi in spiaggia,
prevede luscita dell
ambulanza medicalizzata
con 2 Infermieri a bordo.
Ore 19.08 (x+4)
Si parte dal P.O. di Jesolo
con lambulanza India 1
e si arriva sul luogo che
dista dallospedale 5 km
circa di strada molto traffi-
cata.
Arrivo sul posto Arrivo sul posto
Ore 19.17 (x+13)
Giunti sul Target, dopo un
breve tragitto di circa 200
mt di corsa sulla sabbia tra
gli ombrelloni con Zaino
ALS, Monitor Philips
MRX, Aspiratore, Bombo-
la di Ossigeno e collare, si
arriva al bagnasciuga.
Nel frattempo lautista con
laiuto di altre persone por-
ta la barella autocaricante,
la tavola spinale, completa
dei sistemi di vincolo.
La sicurezza La sicurezza
Al nostro arrivo paziente
supino sul bagnasciuga.
Gli astanti confermano
verosimile trauma da tuffo
dal pontile; soccorso e tra-
sportato fuori dallacqua da
personale laico (lesioni
secondarie?), in quanto il
servizio di salvataggio ter-
mina alle ore 19.00.
Valutazione Valutazione
primaria e primaria e
secondaria secondaria
A: vie aeree pervie, il
paziente riferisce di essere
scivolato dal pontile nel-
lintento di tuffarsi e di
avere sbattuto la testa sul
fondale marino.
Una volta immobilizzato il
rachide, viene posizionato
un collare cervicale bival-
va.
B: respiro presente, eupnoi-
co, meccanica respiratoria
normale, murmure vescico-
lare conservato, non rumo-
ri patologici, non crepitii
sottocutanei.
C: polsi validi, bradicardi-
co, ritmico. Cute pallida e
fredda.
D: sveglio, orientato, GCS
15. Pupille isocoriche, iso-
cicliche, normofotoreagen-
ti. Paziente agitato.
E: presenza di anestesia
sino a 2 mm sopra la linea
mammillare trasversa, pre-
senza di priapismo e algia
ad entrambi gli arti supe-
riori. Non segni di defor-
mit ossee agli arti.
Addome trattabile in tutti i
quadranti, non segni di
difesa.
Parametri vitali:
PA 122/88 mmHg, FC 52R,
SAT 99% AA, FR 12
atti/min RTS 12 TC 36C
Ore 19.25 (x+21)
Confermato il codice rosso
alla C.O.P. di Venezia si
richiede la disponibilit
dellelicottero per la cen-
tralizzazione del paziente.
Il sospetto di una lesione
midollare a livello di C6-
C7 con conseguente tetra-
plegia; la valutazione della
funzionalit respiratoria
fondamentale per la poten-
ziale compromissione di
diaframma, muscoli scale-
ni, sterno-cleido-mastoi-
deo.
In letteratura si evince che
i pazienti con lesioni a
livello di C5 o superiore
debbano essere intubati e
sottoposti a ventilazione
meccanica per garantire la
funzionalit respiratoria.
Assistenza Assistenza
sanitaria sanitaria
Una volta asciugato il
paziente, si procede con il
monitoraggio continuo di
PA, Sat.O2, FC, ECG 3
derivazioni. Si somministra
O2 a 4 l/minuto, si posizio-
nano nr. 2 accessi venosi di
grosso calibro (14G) e si
infondono Ringer Lattato
500ml e Sol. Fis. 250ml,
previa somministrazione di
Metilprednisolone Sodio
Succinato 2000 mg.
Linfusione di liquidi viene
fondamentale per contra-
stare lipotensione causata
dallo shock spinale.
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 18
CASE REPORT
Immobilizzazione Immobilizzazione
del paziente del paziente
Si procede alle manovre di
immobilizzazione con log-
roll su tavola spinale, e sta-
bilizzazione del rachide
con sistemi di vincolo (fer-
macapo, ragno e cinghie).
Mantenimento della tempe-
ratura corporea con telo
isotermico.
Aller tamento Aller tamento
dellelisoccorso dellelisoccorso
Lelicottero di competenza
per Jesolo Leone2 con
base al Lido di Venezia che
per risulta essere impe-
gnato per un trasferimento
secondario per Stemi da
Jesolo a Mestre.
La C.O. 118 di Mestre
secondo protocollo contatta
la C.O.118 di Treviso il cui
elicottero a sua volta
impegnato per intervento
primario a Castelfranco.
Si contatta infine la
C.O.118 di Padova che
conferma loperativit del
proprio elicottero Eli One.
Eli One decolla verso Jeso-
lo dove vi atterra alle ore
19.34
La zona di rendez-vous tra
India 1 ed Eli One avviene
presso la piazzola codifica-
ta J3, pi prossima al tar-
get.
Tutto il litorale veneziano
da Bibione a Chioggia-Iso-
la Verde stato mappato
dalla C.O.118 di Venezia
identificando delle oppor-
tune aree idonee alleven-
tuale atterraggio delleli-
soccorso nel caso in cui vi
fosse la non possibilit di
giungere direttamente sul
target con elicottero.
RENDEZ-VOUS RENDEZ-VOUS
INDIA 1 / ELI ONE INDIA 1 / ELI ONE
Ore 19.34 (x+30)
Una volta stabilizzato il
paziente, dalla spiaggia si
procede al trasporto presso
lambulanza posizionata
allaccesso al mare.
Si procede alla comunica-
zione via radio sulla piaz-
zola di atterraggio pi ido-
nea e alla tempistica di arri-
vo.
La piazzola scelta dista cir-
ca 2 km dallevento e una
volta arrivati ci si prepara il
paziente al trasbordo, che
deve essere veloce anche a
causa delle incombenti
effemeridi.
Esito Esito
Ore 19.35 (x+31)
Il paziente viene trasborda-
to su Eli One che decolla
alla volta dellOspedale di
Padova dove vi giunger in
finale alle ore 20.02.
La scelta dellOspedale di
Padova per la centralizza-
zione del paziente, disposta
dal Medico di C.O.118 di
Venezia che ha gestito le-
vento assieme agli operato-
ri di C.O., stata imposta
dalla presenza di pi even-
ti concomitanti di pazienti
che necessitavano di Tera-
pia Intensiva Neurochirur-
gica nello stesso frangente
di tempo, trasportati dalle-
licottero Leone 2 di Vene-
zia presso lOspedale di
Mestre.
.
Conclusioni Conclusioni
TEMPISTICA TEMPISTICA
Le chiamate di soccorso
sono state 7, e le relative
notizie su luogo e dinamica
dellincidente erano discor-
danti una dallaltra.
Il tempo di invio e di arrivo
dellambulanza stato tem-
pestivo e compatibile con il
traffico. Il soccorso e il tra-
sporto presso lospedale
avvenuto in tempi rapidi,
dalle ore 19.04 (tempo 0
1^chiamata di soccorso)
alle ore 19.35 ( + 31
rientro libero non operati-
vo).
GESTIONE C.O 118 GESTIONE C.O 118
VENEZIA VENEZIA
Le chiamate pervenute alla
C.O.118 di Venezia inerenti
lintervento sono state 7.
Ogni chiamata forniva indi-
cazioni differenti dalla chia-
mata precedente sia sulle
condizioni dellinfortunato
che sul luogo dellevento.
Lesperienza di anni di lavo-
ro in C.O.118 degli operato-
ri che hanno gestito leven-
to, ha fatto si che la gravit
dello stesso venisse intuita
immediatamente dopo la
prima chiamata, le cui indi-
cazioni fornite dallutente
imponevano una codifica in
codice giallo, tempestiva-
mente modificata alla secon-
da chiamata come codice
rosso.
La conoscenza inoltre del
vasto territorio della Provin-
Recupero sanitario da Pontile, Jesolo (VE).
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 19
CASE REPORT
cia di Venezia gestito quoti-
dianamente dagli operatori
di C.O.118 ha fatto si che
venisse subito individuato il
target corretto nonostante le
informazioni contraddittorie
fornite dallutenza durante
le svariate chiamate al 118.
La stessa conoscenza ha per-
messo di individuare con
altrettanta tempestivit la
piazzola codificata per il
rendez-vous con elisoccor-
so.
Una gestione pi affinata
comunque avrebbe imposto
lattivazione dellelicottero
contestualmente allambu-
lanza che per non avve-
nuto proprio a causa delle
notizie discordanti fornite
dallutenza.
STATISTICA STATISTICA
Lincidente da tuffo in
acque poco profonde, pro-
voca una lesione a carico
della colonna, consideran-
do quindi il paziente come
un politraumatizzato nel
quale la lesione midollare
rappresenta un aspetto del-
levento patologico.
Il danno a carico del midol-
lo in un politraumatizzato
da considerare sempre pre-
sente fino a quando la dia-
gnosi per immagini non ne
dimostri il contrario.
Il paziente sopra citato ha
avuto una lesione C6-C7
con conseguente tetraple-
gia. Nelle prime ore post
trauma una lesione incom-
pleta e reversibile puo di -
venire, in assenza di tratta-
mento, una lesione mielica
irreversibile.
E importante quindi tra-
sportare il paziente in un
centro specialistico con i
mezzi piu idonei: per
questo che la centralizza-
zione deve essere tempesti-
va.
Durante questi ultimi anni i
traumi da tuffo dal pontile
sono in sensibile aumento.
Il tuffo dai pontili severa-
mente vietato proprio per-
ch lacqua molto bassa,
non pi di un metro e mez-
zo e c il rischio di ripor-
tare lesioni permanenti o di
perdere la vita. Ci sono i
cartelli che indicano il
divieto proprio davanti ai
pontili. Quando ci si trova
di fronte a questi casi c
tanta rabbia, commenta
sconsolato il responsabile
del Pronto Soccorso di
Jesolo, Franco Laterza, e
non posso far altro che rin-
novare linvito a non
rischiare di rovinarsi la vita
per un tuffo dal pontile.
Tutti i volumi sono disponibili presso la redazione.
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(note sul Volume a pag 32)
L angol o de i l i br i
Lobiettivo degli Autori di raccogliere in un unico volume le proce-
dure operative utili nel normale svolgimento dellattivit di soccorso
in ambito extra-ospedaliero.
Il target su cui stato pensato questo VADEMECUM quello degli
operatori del soccorso, soprattutto infermieri, volontari o autisti dei
mezzi di soccorso. In quanto Vademecum, questo testo vuole esse-
re un promemoria di facile consultazione da portare con se.
Edizione: Digilabs
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N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 20
PRESTAZIONI IN EMERGENZA
8 giugno 2010,
in una delle
manifestazioni
di contorno
della Giornata
mondiale degli
oceani organizzata dalle
Nazioni Unite a New York,
presso la sede del Colum-
bus Citizens Foundation
presentavo il progetto di
controllo mentale applica-
to ai corpi di sicurezza in
mare.
In quelloccasione, ebbi
modo di conoscere il Pro-
getto EMERSANMARE,
ad illustrarlo due relatori
molto lungimiranti che si
dimostrarono interessati a
tali argomenti e dopo aver-
mi spiegato il progetto
coordinato dal dott. Mauri-
zio De Luca, del quale era-
no portavoce, minvitarono
in Puglia per chiedermi
collaborazione.
Con non poco scetticismo,
dovuto alla nota lungaggi-
ne burocratica che affligge
il nostro Paese, ho preso
parte ad alcuni incontri
organizzativi.
Ebbene, ho dovuto ricre-
dermi, in quanto, poco pi
di un anno dopo, sono qui
a celebrare unidea, un pro-
posito, che diventato
realt.
Dopo aver terminato il pri-
mo ciclo introduttivo di
formazione specifica, e la
successiva attivazione ope-
rativa, si pu dire che: il
Corpo dElite EMERSAN-
MARE della REGIONE
PUGLIA, il primo corpo
volontario di sicurezza i
cui operatori sono stati
formati al controllo men-
tale per migliorare la pro-
pria prestazione.
Cosa si intende per con-
trollo mentale e per pre-
stazione?
Da sempre le organizzazio-
ni hanno investito ingenti
capitali sui mezzi, gli stru-
menti e le tecniche, ma
poco sulla gestione dello
stato mentale degli opera-
tori. La competenza speci-
fica in questa disciplina
divenuta sempre pi impor-
tante in quanto si final-
mente compreso che solo
quando il cervello e la men-
te sono sotto controllo,
mezzi, strumenti e tecniche
possono essere sfruttati ed
impiegati al meglio.
Le variabili esogene
(ambiente, clima, tempera-
tura, ecc) ed endogene
(paure, emozioni, ansie,
impreparazioni fisiche,
ecc.) possono costituire una
seria minaccia per lincolu-
mit delloperatore e /o la
vittima, e solo una prepara-
zione specifica pu conte-
nerne lincidenza negativa.
Da qui la necessit di
migliorare il controllo sulle
proprie prestazioni mentali,
che una volta potenziate
possono portare a una
migliore risposta allevento
imprevisto e a uno sfrutta-
mento ottimale delle risor-
se a disposizione dellope-
ratore, sia quelle fisiche
che quelle strumentali.
Il concetto di prestazione,
invece, va letto in termini
di risultato, cio lo svilup-
po dei propri compiti al
meglio delle proprie possi-
bilit e capacit psico-fisi-
che.
Un solo esempio pu esse-
re chiarificatore: tutti
quanti sono capaci di con-
centrarsi, ma quanti sono
in condizione di mantene-
re quello stato di connes-
sione corpo-mente per 4, 6
oppure 8 ore (la durata di
una turnazione)?
La tecnicit dei momenti
formativi finalizzata ad
attribuire agli operatori
una competenza specifica
in tal senso e ci attraver-
so steps teorico pratici a
difficolt progressiva.
Il modello di riferimento
che stato scelto per pro-
durre questo empower-
ment, cio potenziamento,
delle unit EMERSAN-
MARE lIntelligenza
Agonistica

, con il suo
motore Metodo S.F. E.
R.A.

.
Questo modello, messo a
punto dal Prof. Giuseppe
Vercelli, responsabile del-
lUnit operativa della
Scuola Universitaria Inter-
facolt in Scienze Motorie
(SUISM) di Torino, frut-
to della ricerca pi che
quinquennale attuata nei
massimi livelli sportivi che
ha portato a innumerevoli
successi in ambito mondia-
le, nonch a numerose
medaglie olimpiche.
Grazie a questo sistema
integrato loperatore acqui-
sisce la facolt di leggere
la realt (le situazioni per-
LUCA SACCAGNO
Coach, Formatore, Psicoterapeute
analityque ad indirizzo ipnotico
costruttivista
laVoro in team e controllo
laVoro in team e controllo
mentale nella sicurezza
mentale nella sicurezza
in mare
in mare
L
L
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 21
sonali e/o operative) attra-
verso cinque diversi punti
di percezione e una volta
verificata una perturbazio-
ne (distrazione, emozione,
imprevisto, ecc.) potr con-
seguentemente agire in
maniera selettiva per ripor-
tare in quiete il suo sistema
che precedentemente era
disturbato, e sfruttare cos
al meglio tutte le sue capa-
cit.
Per completare il quadro
formativo ho presentato tre
moduli complementari: la
psicologia dellemergenza,
la gestione specifica delle
paure e delle ansie, e infine
il lavorare in un gruppo
organizzato, ossia in
team.
Il modulo sulla psicologia
dellemergenza ha quale
fine quello di far compren-
dere limportanza dellin-
tervento di un operatore
formato sui possibili disagi
che hanno vissuto le vitti-
me, portando particolare
attenzione al concetto di
accoglienza. Inoltre, pro-
prio per la delicatezza del
ruolo espletato, stata
dimostrata concretamente
leventualit di Burn-out
dei soccorritori, e la conse-
guente necessit (a misura
preventiva) di sedute di
verbalizzazione degli even-
ti traumatici, cos da sca-
ricare loperatore dal
sovraccarico emozionale
derivato.
Ho introdotto il modulo
formativo sulla gestione
specifica delle ansie e delle
paure perch necessario
che le unit operative cono-
scano tecniche pratiche, per
gestire queste eventualit
emotive, da applicare
istantaneamente in primo
luogo su se stessi e in
secondo luogo sulla perso-
na soccorsa.
Lapplicazione sullopera-
tore porta a una maggiore
consapevolezza delle pro-
prie capacit di risposta-
reazione e conseguente-
mente consente di mante-
nere il controllo del proprio
agire in corso dopera.
Lapplicazione delle tecni-
che sulle vittime, ne facili-
ta lo stato di tranquillit e
quiete, e consente di
aumentare le capacit ricet-
tive e di accoglienza degli
operatori aumentandone
conseguentemente i margi-
ni di manovra.
Infine, con il modulo sul
Team Building e Team
Working si inteso far
comprendere limportanza
e le regole del lavorare in
un gruppo organizzato,
mettendo in luce i limiti del
lavoro disorganizzato e
disordinato, nonch del
lavoro individuale senza
coordinamento.
Tali attivit devono neces-
sariamente essere allordi-
ne del giorno di gruppi che
svolgono la loro azione in
ambiente ostile / minac-
cioso, dove dalla vita del
singolo dipende la vita
degli altri componenti del
team.
Alla luce di quanto esposto,
e in base alle mie esperien-
ze personali, ritengo che gli
sforzi fatti dal Dott. DE
LUCA, Responsabile
Scientifico del Piano For-
mativo EMERSANMARE
Regione Puglia, siano stati
premiati, in quanto il livel-
lo formativo proposto agli
operatori e conseguente-
mente al pubblico fruitore
del servizio di massima
levatura, e comune solo ai
corpi dElite militari.
PRESTAZIONI IN EMERGENZA
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 22
li ancora scarsa, ed
ragionevole pensare che la
nostra dipen- denza dagli
idrocarburi continuer con
un aumento dei volumi nei
prossimi anni e un conse-
guente incremento del tra-
sporto di idrocarburi via
mare (Maugeri, 2006). Il
Mar Adriatico risulta parti-
colarmente esposto a que-
sti rischi (ITOPF, 2003)
a causa della conformazio-
ne geografica e delle carat-
teristiche fisiche del bacino
(Zavaratelli et al., 1998,
Orli et al., 1992, Artegiani
et al., 1997a e 1997b,
Cushman-Roisin et al.,
2001) della presenza di
importanti poli petrolchi-
mici, dei progetti di nuovi
terminali petroliferi in ter-
ritorio croato e dallistitu-
zio- ne delle autostrade del
mare (European Commis-
sion, 2005). Alla luce di
tutto questo risulta quindi
di particolare interesse svi-
luppare strumenti di previ-
sione dei possibili impatti
e dei rischi ambientali in
questo bacino.
In questo lavoro abbiamo
applicato un modello di
dispersione di oil spill
allAdriatico centrosetten-
trionale. Il modello ha
simulato la dispersione ed
il trasporto delle particelle
di petrolio rilasciate lungo
le rotte commerciali
(secondo White 2000, non
solo le petroliere ma anche
le navi da trasporto sono
una possibile fonte di peri-
colosit), utilizzando in
input i campi di vento e
corrente prodotti per lo
stesso periodo da modelli
numerici atmosferici e
idrodinamici. Sono state
quindi svolte una serie di
simulazioni per lanno
2004, e i risultati delle sin-
gole simulazioni sono stati
messi insieme ed analizza-
ti in maniera tale da otte-
nere una stima della peri-
colosit totale per la costa
e per le acque territoriali
marchigiane. Successiva-
mente allelaborazione i
risultati sono stati integrati
in un Sistema Informativo
Geografico (GIS; per una
descrizione generale dei
sistemi GIS si veda Cho
1995 e Chrisman 1999) in
modo da accompagnare al
modello una rappresenta-
zione cartografica della
costa molto dettagliata
(scala 1:10.000 e 1:2.000)
e tutte le informazioni rela-
tive alle caratteristiche
socio-economica, morfolo-
giche e biologiche della
costa.
Con questo approccio lat-
l forte interesse nato
negli ultimi anni su
tematiche legate al
petrolio, allo svilup-
po di fonti rinnovabi-
li di energia, allin-
quinamento prodotto dai
poli petrolchimici, farebbe
pensare ad un progressivo
declino dellindustria
petrolifera a favore di for-
me industriali meno inqui-
nanti. Purtroppo la produ-
zione energetica da fonti
rinnovabili competitive
rispetto a quelle tradiziona-
tenzione stata quindi
posta sullinquinamento
strutturale (dovuto a scari-
chi a mare, lavaggio acque
di sentina e piccoli sversa-
menti), che passa per lo pi
inosservato. Lo studio per-
mette anche lindividuazio-
ne delle aree costiere pi
esposte in caso di incidente
lungo le rotte seguite dalle
petroliere nellarea di mare
tra Marche e Croazia. Gra-
zie allintegrazione in
ambiente GIS, si pu deter-
minare il danno diretto o
indiretto (attivit correlate)
relativo ad un possibile
evento incidentale. Gli
obiettivi principali sono
stati quindi la messa a pun-
to di una metodologia di
analisi della pericolosit
legata a perdite di petrolio
in mare sia strutturali che
incidentali lungo le rotte
commerciali e la produzio-
ne di stime e mappe di peri-
colosit per un caso studio
(fascia costiera della
Regione Marche).
La metodologia ideata
facilmente applicabile
anche ad altre zone interes-
sate dal passaggio di petro-
liere.
Area di studio Area di studio
Larea di studio localizza-
ta nel Mare Adriatico, in
particolare lattenzione
stata posta sulla fascia di
mare compresa allin- terno
del limite delle acque terri-
toriali marchigiane. La
linea di costa stata estrat-
ta dal Global Self-consi-
stent Hierarchical High-
resolution Shoreline Data-
base (Wessel e Smith,
1996) mentre il limite delle
acque territoriali stato
ricavato da carte nautiche.
Larea stata ulteriormente
definita con un limite set-
tentrionale in corrispon-
denza del porto di Rimini
(44 04,75 N, 12 34,50
RISCHIO AMBIENTALE
simulazioni di sVersamento
simulazioni di sVersamento
di petrolio nel mare adriatico:
di petrolio nel mare adriatico:
modelli numerici e analisi del
modelli numerici e analisi del
riscHio per le coste marcHigiane
riscHio per le coste marcHigiane
I
I
F. FALCIERI*
A. RUSSO*
A. COLUCCELLI*
I. IERMANO*
M. DESERTI**
J. CHIGGIATO**
C. SAVINI***
* Dipartimento di Scienze del
Mare, Universit Politecnica
delle Marche.
** Servizio Idro-Meterologico,
ARPA Emilia Romagna; Istituto
di Scienze Marine, Consiglio
Nazionale delle Ricerche -
Venezia
*** Istituto di Geologia, Universit
degli Studi di Urbino Carlo Bo
Lavoro estratto da libro
DAMAC.
Fig.1: In figura viene mostra-
to il mar adriatico e le rotte
utilizzate per gli sversamenti
(1, 2a e 2b), i limiti della gri-
glia (in nero) utilizzata per
lanalisi dei dati e la fascia
delle acque territoriali mar-
chigiane e i tre siti (a, b,e c)
usati per lanalisi dei venti
R
e
g
i
o
n
e

M
a
r
c
h
e
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 23
E) e della cittadina di Mar-
tinsicuro (42 53,13 N,
13 54,82 E), in modo da
contenere al suo interno
tutte le coste marchigiane
(fig. 1) con un leggero
sconfinamento regionale.
A livello di bacino sono
state identificate tre rotte
che rap- presentano le rotte
pi battute dalle petroliere
e dalle navi commerciali in
Adriatico: una rotta meri-
dionale lungo la linea
mediana del bacino che dal
basso Adriatico arriva fino
allaltezza di Ancona (rotta
1), e due rotte settentriona-
li, una in direzione del por-
to di Ravenna (rotta 2a) e
una verso i porti di Venezia
e Trieste (rotta 2b).
Modelli Modelli
numerici numerici
Il modello di dispersione
utilizzato il General
NOAA Oil Modeling Envi-
ronment (GNOME,
www.noaa.gov) sviluppato
dalla HAZMAT (Hazar-
dous Materials Response
Division) della statunitense
National Oceanic and
Atmospheric Admi- nistra-
tion (NOAA) con lobietti-
vo di essere uno strumento
operativo (durante situazio-
ni di emergenza), di piani-
ficazione
(supporto nello sviluppo
dei piani di contingenza) e
didattico (per la formazio-
ne del personale coinvolto
nella gestione di uno sver-
samento). Per eseguire una
simulazione GNOME
necessita di una serie di
informazioni sullo sversa-
mento e sui campi di vento
e correnti. Molto spesso si
utilizzano condizioni idea-
lizzate di vento e corrente,
che per possono essere
poco rappresentative di
situazioni reali. In questo
lavoro sono state utilizzate
forzanti realistiche ad alta
frequenza (triorari) derivate
da output di simulazioni
effettuate con il modello
idrodinamico Regional
Ocean Modeling System
(ROMS, si veda Shche-
petkin and McWilliams,
RISCHIO AMBIENTALE
2003 e 2005; Warner et al.,
2005a, b) per i dati relativi
alle correnti, e con il
modello atmosferico Limi-
ted Area Model Italy
(LAMI, si veda Steppeler
et al. 2003) per i dati di
vento.
Ogni giorno, dal 15 dicem-
bre 2003 al 31 dicembre
2004, sono stati simulati
quattro sversamenti istanta-
nei (ore 00:00, 06:00,
12:00, 18:00) lungo le tre
rotte (fig. 1), in modo da
approssimare un rilascio in
continuo lungo tutto larco
della giornata. Gli interval-
li tra sversamenti sono sta-
ti definiti tenendo in consi-
derazione i time step delle
forzanti e la necessit di
mantenere
il tempo di calcolo entro
limiti accettabili. Ciascuna
delle 380 simulazioni effet-
tuate ha avuto una durata di
15 giorni. Lungo la rotta A
per ogni sversamento sono
state rilasciate 10.000 ton
di petrolio simulate da
10.000 particelle e lungo le
rotte B e C 5.000 ton di
petrolio simulate da 5.000
particelle. GNOME calco-
la, con un passo temporale
di unora, la traiettoria del-
le singole particelle tenen-
do conto dei valori di ven-
to e corrente a cui ciascuna
di esse sottoposta; i feno-
meni di weathering del
petrolio, in particolare eva-
porazione e dissoluzione,
ven- gono rappresentati
con luscita delle particelle
interessate dal modello.
Lungo le rotte prese in con-
siderazione vengono tra-
sportati molti tipi di idro-
carburi, per rendere le
simulazioni il pi generale
possibili si deciso di uti-
lizzare come tipologia di
petrolio sversato il
medium crude, la cui
dispersione, grazie alle sue
caratteristiche chimico-
fisiche intermedie, rappre-
senta una buona approssi-
mazione anche per altri tipi
di idrocarburi.
Analisi dei dati Analisi dei dati
Allo scopo di analizzare la
distribuzione della perico-
losit allinterno delle
acque territoriali marchi-
giane, stata defini- ta una
griglia specifica per larea
di studio. Il primo nodo ha
origine nel porto di Rimini
e si sviluppa verso sud e
verso est per un totale di
865 per 710 celle (Fig. 1).
stato fondamentale man-
tenere un passo regolare di
500 m per facilitare linse-
ri- mento e linterpolazio-
ne dei dati in GIS; il passo
regolare importante
anche perch durante la-
nalisi dei dati vengono
contate le particelle pre-
senti allinterno di ogni
cella, che sono poi norma-
lizzate rispetto al numero
totale di particelle presenti
nel bacino. Per mantenere
una la distanza regolare in
metri al variare della lati-
tudine si dovuto rinun-
ciare a mantenere un passo
costante in coordinate sfe-
riche, la griglia risulta
quindi leggermente defor-
mata.
Lanalisi dei dati stata
svolta prendendo in consi-
derazione un singolo gior-
no alla volta a partire dal 1
gennaio 2004 e an- dando
a considerare i time step,
relativi al giorno in que-
stione, prodotti dalle simu-
lazioni inizializzate nei 15
giorni prece- denti. In que-
sto modo viene calcolata la
pericolosit dovuta al
petrolio sversato il giorno
stesso e di quello rilasciato
nei 15 giorni precedenti. Si
deciso di non utilizzare
tutti gli output prodotti dal
modello ma solo 4 time
step al giorno (ore 00:00,
06:00, 12:00 e 18:00) in
modo da ridurre la quantit
di dati da processare man-
tenendo comunque una
buona rappresentazione
della dispersione di petro-
lio. Lanalisi stata com-
piuta con- tando le parti-
celle totali presenti allin-
terno di ogni cella della
griglia e associando questo
valore al centro della cella
stessa. Al fine di ottenere
un indice di pericolosit il
numero totale di particelle
presenti in ogni cella sta-
to normalizzato al numero
totale di particelle rilascia-
te nelle simulazioni inizia-
lizzate per i 15 giorni pre-
cedenti. Con questo tipo di
normalizzazione la perico-
losit viene calcolata con-
siderando il numero totale
di particelle presenti nel-
larea di studio e metten-
dole in relazione con tutte
le particelle sversate
(anche quelle che nel corso
della simulazione sono
uscite dal sistema a causa
dei fenomeni di weathe-
ring), si ottiene cos un
valore adimensionale che
indica la percentuale di
pericolosit per ogni cella
dovuta agli sversamenti
lungo le rotte indicate.
Risultati Risultati
In questo lavoro sono ela-
borati i dati relativi a tutti i
mesi del 2004, sono pre-
sentati un grafico riassunti-
vo della pericolosit men-
sile e a titolo esemplificati-
vo i risultati spaziali del
mese di settembre.
I dati di pericolosit annua-
le sono stati calcolati som-
mando i dati giornalieri, si
cos ottenuta una percen-
tuale di pericolosit per
lanno 2004 pari 28,8%;
risulta quindi che oltre un
quarto di tutto il petrolio
rilasciato lungo le 3 rotte
considerate attraversa le
acque costiere marchigia-
ne. Considerando i singoli
mesi si potuto ricavare un
quadro pi completo del-
landamento della perico-
losit nel corso dellanno.
Le percentuali di pericolo-
sit minori (fig. 2) si osser-
vano nei mesi estivi, che
presentano valori compresi
tra il 24,94% di giugno e il
19,19% di agosto, per con
i minimi assoluti nei mesi
In figura riportata la distribu-
zione della pericolosit con le
rose dei venti relative ai punti
A, B e C riportati in fig. 1
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 24
RISCHIO AMBIENTALE
febbraio e ottobre (15,4%
e 14,0% rispettivamente);
negli altri mesi i valori sono
sempre superiori al 32,52%
di novembre, con picchi del
43,04% e del 41,63%
rispettivamente in settem-
bre e dicembre. Analizzan-
do la distribuzione spaziale
della pericolosit (fig. 3)
per settembre
2004 (massimo assoluto
sullintera area di studio),
essa presen- ta i valori pi
alti lungo le coste setten-
trionali, in particolare nella
baia di Ancona e nellarea
di Pesaro, con valori eleva-
ti anche nel tratto di costa
compreso tra le due citt e
sulla costa del Monte
Conero. Le coste meridio-
nali hanno invece valori pi
bassi con una progressiva
diminuzione verso sud. Si
pu inoltre osservare che
allontanandosi da costa la
pericolosit cala progressi-
vamente a nord e a sud
mentre resta pi elevata in
corrispondenza del litorale
del Conero.
I movimenti del petrolio in
mare sono influenzati da
corrente
e vento, in maniera deter-
minante da questultimo
quando intenso; per avere
quindi unindicazione del
regime dei venti, dai campi
LAMI sono stati estratti
direzione ed intensit del
vento in tre punti dellarea
di studio: A (43 56,93 N,
13 09, 23 E), B (43
43,29 N, 13 43,50 E) e C
(42 85,31 N,
14 06,54 E), e sono stati
prodotti dei diagrammi a
rosa in cui le direzioni sono
state suddivise in 8 range
da 45 ciascuno e le inten-
sit in 5 classi (< 5 m/s, 5-
10 m/s, 10-15 m/s, 15-20
m/s,
>20 m/s) individuate dai
diversi colori. I grafici cos
ottenuti rappresentano la
frequenza della direzione e
dellintensit del vento nel
sito e nel mese indicato.
Come per i dati mensili,
lanalisi dei venti stata
effettuata su tutti i mesi del
2004, e in fig. 3 sono ripor-
tate le rose dei venti del
mese di settembre. Si evi-
denzia la netta predomi-
nanza di venti intensi dai
quadranti nord-orientali, in
particolare di Bora (qua-
drante nord-est), lungo il
litorale settentrionale (sta-
zioni A e B), e venti da
nord o nord-ovest nella sta-
zione C rappresentativa
della zona meridionale del
dominio.
Rapporto Rapporto
vento/pericolosit vento/pericolosit
La distribuzione della peri-
colosit a livello mensile
allinterno dellarea di stu-
dio presenta differenze, a
volte molto marcate, tra i
vari mesi. Per spiegare que-
sto si considerato il vento
come uno dei fattori princi-
pali nel definire la disper-
sione del petrolio in mare.
Il confronto tra la disper-
sione e il vento
stato effettuato mettendo
in relazione le distribuzioni
di pericolosit mensile con
le caratteristiche del campi
di vento nei tre punti cam-
pione. La distribuzione del-
la pericolosit nei diversi
mesi mostra una evidente
relazione con le componen-
ti del campo di vento, in
particolare quando sono
intensi venti di Bora a
dominare; in presenza di
venti deboli, la pericolosit
maggiormente influenza-
ta dalla variabilit delle
correnti (pi difficile da
esemplificare in una figura
riassuntiva).
Settembre, che presenta i
valori pi alti di pericolo-
sit su scala mensile,
caratterizzato da venti
intensi dal quadrante set-
tentrionale nei siti A e B,
con eventi di Bora, che,
spingendo le particelle
disperse verso costa, deter-
minano unelevata peri-
colosit per il litorale set-
tentrionale; nella zona
meridionale, il sito C pre-
senta una situazione diver-
sa in quanto caratterizza-
to dalla presenza di venti
pi moderati da Nord e da
Nord-Ovest, quindi quasi
paralleli alla linea di costa,
e la quantit di petrolio
vicino alla costa sensibil-
mente minore.
La biocenosi del La biocenosi del
Monte Conero Monte Conero
Le coste del Monte Conero
rappresentano unarea mol-
to importante del litorale
marchigiano sia dal punto
di vista economico che
ambientale. Utilizzando le
immagini ottenute con lin-
terpolazione in GIS si
potuto osservare che queste
coste presentano unelevata
pericolosit per tutto lanno
con valori massimi nei
mesi da settembre a gen-
naio. Le aree pi colpite
sono lo scoglio del Trave e
il litorale compreso tra la
spiaggia delle due sorelle e
Numana; una pericolosit
cos distribuita particolar-
mente importante perch va
a posizionarsi su di unarea
con un elevato valore eco-
nomico e sociale a causa
dei numerosi stabilimenti
balneari presenti in zona,
oltre che di elevato pregio
ambientale.
Dal punto di vista biologi-
co le due aree pi impatta-
te presen- tano biocenosi
diverse: lo scoglio del trave
caratterizzato da bioceno-
si a datteri, di roccia infra-
litorale e di sabbie fini ben
calibrate. Per quanto
riguarda invece larea com-
presa tra la Spiaggia delle
Due Sorelle e Numana si
pu rilevare un nu- mero
maggiore di biocenosi tra
cui: di sabbie fini, di sub-
strati rocciosi sopralitorali,
di sabbie emerse, di fondi
molli instabili, popolazioni
nitrofile di substrati duri e
fotofile.
Conclusioni Conclusioni
In questo lavoro stata svi-
luppata una metodologia di
analisi della pericolosit in
cui lattenzione viene posta
principalmente sullinqui-
namento strutturale; i risul-
tati ottenuti con le simula-
zioni mostrano come la
parte settentrionale delle
coste marchigiane sia quel-
la pi a rischio, almeno per
le condizioni di vento e
corrente dellanno 2004,
con i valori massimi con-
centrati sempre nellarea
intorno al porto di Ancona,
mentre le coste meridionali
risultano a minor rischio di
impatto.
Linserimento dei dati in
GIS ne ha facilitato linter-
polazione e ha dato la pos-
sibilit di associarli a para-
metri ambientali come la
distribuzione delle bioce-
nosi. Ad esempio lungo il
litorale del Monte Conero
si potuto osservare come
le zone a maggior pericolo-
sit spesso coincidano con
quella maggior pregio
ambientale.
Infine il confronto tra la
distribuzione della perico-
losit mensile e landamen-
to dei venti sul dominio ha
permesso di valutare per le
coste marchigiane lo stretto
rapporto tra la massima
pericolosit dovuta alla
dispersione di petrolio e il
regime dei venti.
Ringraziamenti Ringraziamenti
Si ringrazia vivamente il
Dott. Leonardo Polonara
della Regione Marche,
responsabile della struttura
DAMAC, per il fondamen-
tale stimolo e supporto dato
a questo lavoro, e il Prof.
Elvio Moretti dellUniver-
sit di Urbino per limpor-
tante contributo allo svilup-
po del sistema GIS utiliz-
zato.
Il grafico rappresenta la pericolosit in percentuale rispetto al bacino della fascia delle acque territoriali
marchigiane per ogni mese dellanno.
gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
percentuale
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 25
TERAPIE AVANZATE
Ossigenoterapia
iperbarica (OTI)
consiste nella
somministrazio-
ne di ossigeno
puro in ambienti
ermeticamente chiusi
(camere iperbariche) entro
cui, con lintroduzione di
aria dallesterno, si porta la
pressione interna a valori
superiori rispetto alla pres-
sione atmosferica (1 ATA).
In tal modo si ottiene che
una maggior quantit di O2
sia trasportata nel sangue e
venga spinta dai capillari
alle cellule con pi facilit,
grazie alla maggior pres-
sione alla quale viene a tro-
varsi nei capillari stessi. I
principi su cui si basa que-
sta terapia derivano da leg-
gi fisiche dei gas che rego-
lano lassorbimento e la
diffusione tissutale (Dal-
ton, Henry), da principi di
fisiologia e dalla conoscen-
za della farmacologia del-
lossigeno.
La somministrazione di os -
sigeno, soprattutto in con-
dizioni iperbariche, viene
effettuata con schemi tera-
peutici caratteristici per
ogni terapia, sufficienti a
riattivare processi metabo-
lici depressi senza indurre
effetti collaterali da iperdo-
saggio. La pressione par-
ziale dellO
2
alveolare di un
individuo che respiri aria
ambiente (1 ATA) di poco
superiore a 100 mmHg e
pu raggiungere, durante la
respirazione di O
2
iperbari-
co a 2.2- 2.8 ATA (pressio-
ne equivalente ad una
profondit di 12-18 metri),
i valori di 1500 - 2200
mmHg. Corrispondente-
mente, a livello ematico i
valori dellO2 fisicamente
disciolto si innalzano da
0.32 ml.% cc. di sangue (in
aria a pressione ambiente) a
4 - 6 ml.% circa. Tale quan-
tit di ossigeno sufficien-
te a soddisfare le richieste
metaboliche cellulari indi-
pendentemente dal conte-
nuto di ossigeno legato
allemoglobina, che si ele-
va in condizioni ossiperba-
riche solo da 19.5 a 20.1
cc.%.
LOTI, se correttamente
eseguita, pu essere deter-
minante per risolvere pato-
logie acute, migliorandone
la prognosi sia per quanto
riguarda la sopravvivenza
che lentit dei postumi.
LOTI, riattivando i proces-
si metabolici deficitari, pu
portare alcune malattie cro-
niche a guarigione o ad evi-
dente miglioramento. Tut-
tavia, non va vista come
lultimo rimedio "eroico"
quando le condizioni del
paziente sono ormai quasi
o del tutto compromesse,
ma va utilizzata ogni volta
che esista un razionale tera-
peutico. LOTI mostra le
caratteristiche di un farma-
co dotato di alto coefficien-
te terapeutico; richiede,
pertanto, adeguati dosaggi,
controllo della risposta,
prevenzione di evitabili
effetti collaterali. Per que-
ste ragioni va praticata da
specialisti con specifica
preparazione professionale.
Cenni storici Cenni storici
La medicina iperbarica
presente nella letteratura
medica fin dal 1664. Biso-
gna per giungere ai lavori
di Prestey e Lavoisier alla
fine del diciottesimo secolo
ed a quello di Paul Bert alla
fine del diciannovesimo
secolo per poter conoscere
gli effetti dellossigeno
la camera iperBarica
la camera iperBarica
e lossigeno-terapia
e lossigeno-terapia
nel suem 118
nel suem 118
L
L
MICHELE PAVONE
Dottore in Scienze Infermieristiche
Esperto SSUEm 118 MSA -
SANITA SERVICE srl /ASL/FG
Specialista in
Management e funzioni di
Coordinamento delle Professioni
Sanitarie e Rischio Clinico.
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 26
iperbarico e le basi fisiolo-
giche delliperbarismo.
Datano al 1830 le prime
applicazioni cliniche docu-
mentate dellaria compres-
sa (i "bagni di aria com-
pressa") in Francia e in Ita-
lia, ed agli studi di Paul
Bert e di Haldane le prime
applicazioni della ricom-
pressione terapeutica in
aria per la "malattia dei cas-
soni".
Solo intorno alla prima
met del ventesimo secolo
per, in concomitanza con
lo sviluppo delle attivit
subacquee ed in conse-
guenza a queste, si pu
assistere ad una differen-
ziazione fra le applicazioni
terapeutiche della pressio-
ne di per s e quelle del-
lossigeno respirato in una
camera iperbarica a pres-
sione superiore a quella
atmosferica. Infatti, la tera-
pia iperbarica in aria, tipi-
camente applicata alle for-
me di malattia da decom-
pressione, si evolve e si
rivolge ad altre applicazio-
ni. Nasce cos la "ossigeno-
terapia iperbarica" (O.T.I.)
applicata prima a forme di
Malattia da Decompressio-
ne poi a patologie diverse
da quelle di origine disbari-
ca come lembolia gassosa
iatrogena, lintossicazione
da ossido di carbonio, la
gangrena gassosa.
Dal 1950 ad oggi sono sta-
ti pubblicati migliaia di
articoli sulla O.T.I. nella
letteratura mondiale. La
maggioranza di questi lavo-
ri ne ha confermato lutilit
ed ha portato allattuale
consapevolezza che lossi-
genazione iperbarica una
terapia riconducibile a pre-
cisi criteri farmacologici e
fisiopatologici.
Limpianto Limpianto
iperbarico iperbarico
Le camere iperbariche sono
dunque utilizzate sia per la
cura delle patologie con-
nesse allattivit subacquea
(malattia da decompressio-
ne ed embolia gassosa arte-
riosa), sia per il trattamen-
to di specifiche patologie
(ulcere, intossicazioni da
monossido di carbonio, sin-
dromi da schiacciamento,
osteomieliti ecc...).
La foto mostra una camera
iperbarica multiposto com-
posta da 2 ambienti pressu-
rizzabili fino a 6 atmosfere
assolute. Alla camera prin-
cipale si accede attraverso
un portellone che permette
lentrata di pazienti deam-
bulanti, in carrozzina e in
barella; la camera di equili-
brio, pressurizzabile indi-
pendentemente dalla came-
ra principale, consente
lentrata e luscita del per-
sonale medico e paramedi-
co per lassistenza ai
pazienti durante il tratta-
mento.
La camera iperbarica
dotata di un sistema antin-
cendio azionabile dallin-
terno e dallesterno, di un
sistema di comunicazione
con lesterno (interfono e
passaoggetti), di un circui-
to televisivo interno, di un
sistema di emissione alle-
sterno dei gas espirati.
Lossigeno pu essere som-
ministrato con maschera e
con caschetto. Per ogni
postazione possibile
dosare, con approssimazio-
ne dello 0.1%, la quantit
di ossigeno realmente ero-
gata al paziente. Luso di
miscele precostituite con-
sente di trattare contempo-
raneamente patologie
diverse con un diverso
dosaggio ossi-iperbarico.
Il tecnico Il tecnico
iperbaricoi iperbaricoi
Il Tecnico Iperbarico un
Operatore Sanitario che
esplica le proprie mansioni
nellambito dei servizi spe-
cialistici e si occupa della
gestione delle camere iper-
bariche site nelle unit di
emergenza, dove, insieme
al personale Medico, parte-
cipa attivamente alla tera-
pia predisposta
per la salvaguardia della
vita degli infortunati, sia
negli incidenti occorsi
durante la pratica delle
immersioni subacquee
(patologia da decompres-
sione (PDD) che include
lincidente da decompres-
sione (DCI) e la sovradi-
stensione polmonare), sia
nelle intossicazioni da
Met aemogl obi ni zzant i
(cia nuri, anidride carboni-
ca, monossido di carbonio,
aniline, tossine da funghi,
ecc..), sia nella terapia di
routine O.T.I.
Inoltre al Tecnico iperbari-
co affidato il compito del-
la gestione e manutenzione
delle camere di compres-
sione in alto fondale instal-
late nelle navi e piattaforme
off-shore.
Il Tecnico iperbarico:
controlla il corretto fun-
zionamento delle came-
re iperbariche e dei
sistemi ausiliari come i
compressori, lo stoc-
caggio dellaria com-
pressa e delle miscele, i
circuiti pneumatici, i
sistemi di filtraggio e
del condizionamento
dellaria, verificando in
particolare che tutto
questo sia operante in
piena condizione di
sicurezza;
riferisce al Medico
responsabile le eventua-
li cause di inefficienza
dellimpianto;
sovrintende alla manu-
tenzione ordinaria e
straordinaria dellim-
pianto, aggiornando il
Medico responsabile
sullesecuzione dei
lavori, prendendo in
consegna il materiale
sostituito;
controlla tutte le linee
dei gas, il sistema antin-
cendio e la loro tenuta
alla pressione;
esegue la manutenzione
ordinaria dei sistemi
ausiliari, piccoli lavori
di manutenzione o
interventi tecnici che
possano rendersi neces-
sari;
effettua la pulizia, la
lubrificazione ed even-
tualmente la sostituzio-
ne delle guarnizioni di
tenuta delle porte delle
Camere Iperbariche;
effettua il controllo e la
piccola manutenzione
dellimpianto di illumi-
nazione, del sistema di
comunicazione audio
(interfono) e video
(sistema a circuito chiu-
so) della C.I.;
tara ed eventualmente
sostituisce gli erogatori
di ossigeno e miscele
mal funzionanti per la
respirazione dei pazien-
ti;
esegue la messa a punto
del circuito di respira-
zione dellossigeno;
controlla lefficienza
degli scarichi automati-
ci di condensa;
verifica il funzionamen-
to dei compressori ed
eventualmente effettua
la ritaratura del sistema
pressostatico automati-
co;
verifica ed eventual-
mente ripristina il livel-
lo dellolio dei com-
pressori, curando la
manutenzione dei filtri
dellolio stesso e dei fil-
tri dellaria compressa;
effettua periodicamente
le prove di compressio-
ne sino alla massima
pressione di esercizio,
collaudando la Camera
Iperbarica e le sue val-
vole di sicurezza;
regola i riduttori di pres-
sione di O2 e miscele
alla giusta pressione di
esercizio;
prepara la linea delle
miscele nelle percentua-
li richieste per lesecu-
zione delle tabelle tera-
peutiche;
predispone laspiratore
chirurgico ed i cavi di
connessione delle appa-
recchiature esterne di
monitorizzazione;
segnala tempestivamen-
te al Medico responsa-
bile gli interventi straor-
dinari ritenuti necessari
per la sicurezza dellim-
pianto.
sovrintende alla pulizia
e disinfezione della
camera iperbarica da
parte del personale
addetto.
Il Tecnico Iperbarico inol-
tre, responsabile delle
riserve dei gas medicali
(miscele, ossigeno,
TERAPIE AVANZATE
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 27
TERAPIE AVANZATE
elio ed aria compressa) ed
informa il Medico di even-
tuali condizioni che renda-
no parzialmente o total-
mente inattuabile un parti-
colare trattamento iperbari-
co.
Esecuzione della Esecuzione della
terapia iperbarica terapia iperbarica
Il Tecnico Iperbarico addet-
to alla manovra della came-
ra iperbarica, in base alle
tabelle prescritte dal Medi-
co responsabile, attua il
seguente protocollo:
nel corso della terapia
controlla ed applica le
norme concernenti i
rischi derivanti dalla
tossicit dellossigeno
e/o il pericolo di incen-
di.
manovra la camera di
equilibrio consentendo
lingresso e luscita del
personale medico e
paramedico impegnato
per lassistenza ai
pazienti allinterno del-
la camera iperbarica;
durante la terapia con-
trolla e modifica i para-
metri del microclima e
la % di O2 nella misce-
la laria presente in
camera iperbarica;
istruisce il paziente nel-
le manovre di compen-
sazione, sulladatta-
mento allambiente
pressurizzato e sulla
corretta ventilazione dei
gas medicali;
programma, analizza ed
attua i profili decom-
pressivi del personale di
assistenza, valuta le
ulteriori possibilit
dimpiego del predetto
personale, avuta lauto-
rizzazione dal Medico
cui compete la valuta-
zione globale del tratta-
mento;
elabora lanamnesi tec-
nica dei pazienti affetti
da malattia da decom-
pressione, evidenzian-
done gli eventuali errori
commessi e la riferisce
al Medico quale ulterio-
re elemento per la scel-
ta terapeutica;
quando necessario, ha la
facolt di intervenire in
camera iperbarica per
controllare il corretto
funzionamento di tutti i
circuiti gassosi e/o delle
apparecchiature; da
evidenziare che la pre-
senza del personale tec-
nico allinterno della
camera iperbarica
durante la seduta stret-
tamente limitata alle
situazioni di emergenza
riferite a possibili pro-
blemi di natura tecnica.
Al Tecnico iperbarico, inol-
tre, compete lesclusiva
valutazione sullintrodu-
zione e/o lingresso di
materiali ed attrezzature
allinterno della camera
iperbarica e sulla compati-
bilit allambiente pressu-
rizzato del vestiario dei
pazienti da trattare.
Come avviene Come avviene
un trattamento un trattamento
Laumento di pressione
allinterno della camera
iperbarica si ottiene immet-
tendovi aria compressa. La
fase di compressione (o di
"discesa") avviene a velo-
cit non superiore ai 3
mt/min. per permettere il
superamento delle diffe-
renze di pressione con
semplici manovre di com-
pensazione. Raggiunta la
quota prestabilita (12 o 18
mt, secondo la patologia da
trattare) i pazienti indossa-
no la mascherina oronasale
e cominciano a respirare
ossigeno puro erogato ad
una pressione corrispon-
dente a quella della came-
ra. Salvo il trattamento di
particolari patologie, i pa -
zienti respirano ossigeno
iperbarico per tre periodi di
20 o 25 minuti, intervallati
da un periodo di 3 o 5
minuti in cui respirano aria.
La fase di decompressione
(o di risalita) avviene ad
una velocit di circa 0,7 - 1
mt/min. ed i pazienti conti-
nuano a respirare ossigeno
sino alla quota di 6 mt.
Quali sono gli effetti Quali sono gli effetti
dellossigeno dellossigeno
iperbarico alle dosi iperbarico alle dosi
terapeutiche terapeutiche
Aumento della tensione
di O2 nel sangue arte-
rioso e venoso.
aumento della tensione
tissutale di O2.
riassorbimento di ede-
mi per la vasocostrizio-
ne da O2.
migliore funzione delle
cellule deputate alla
formazione di osso e
tessuto fibroso (osteoci-
ti e fibrociti), facilitata
neoformazione micro-
vascolare.
ripristino funzionale di
cellule o apparati soffe-
renti.
effetto batteriostatico
e/o battericida nei con-
fronti di microorgani-
smi anaerobi e non.
ripristino funzionale di
alcuni enzimi deputati
alla ripulitura in casi
di intossicazione da
CO, fumo, cianuri e
ritenzione respiratoria
di CO2;
innesco del monossido
di azoto che ha un ruo-
lo di inibizione della
risposta infiammatoria,
di stimolo alla prolifera-
zione di nuovi vasi san-
guigni anche attraverso
il reclutamento di cellu-
le staminali vaso geneti-
che.
Indicazioni Indicazioni
(secondo le societ scienti-
fiche del settore - SIAARTI,
SIMSI)
Indicazioni URGENTI Indicazioni URGENTI
o per le quali limpiego o per le quali limpiego
dellOTI dellOTI
determinante determinante
EMBOLIA GASSOSA ARTE-
RIOSA
traumatica
iatrogena (ovvero pro-
vocata da manovre
mediche)
MALATTIA DA DECOMPRES-
SIONE
INTOSSICAZIONI ACUTE DA:
monossido di carbonio
cianuri e sostanze
metaemoglobinizzanti
INFEZIONI ACUTE:
gangrena gassosa di ori-
gine batterica
infezioni da aerobi o da
anaerobi dei tessuti
molli (sottocute, fascia,
muscoli) ad evoluzione
necrotica
vasculiti necrotizzanti
acute
GANGRENA UMIDA ACUTA
DELLE ESTREMIT NEL DIA-
BETICO
LESIONI TRAUMATICHE:
lesioni da schiaccia-
mento
sindrome compartimen-
tale
ischemia traumatica
SORDIT IMPROVVISA
DANNI CUTANEI OD OSSEI
PROVOCATI DA RADIAZIONI
PATOLOGI E RETI NI CHE
ACUTE
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 28
Indicazioni NON Indicazioni NON
URGENTI per le quali URGENTI per le quali
limpiego dellOTI limpiego dellOTI
consigliato a fianco di consigliato a fianco di
altre terapie altre terapie
INFEZIONI OSTEO-ARTICO-
LARI, QUALI:
osteoartirite settica
osteomielite acuta e
cronica
infezione in sede di pro-
tesi in situ o rimossa
FERITE O PIAGHE DI DIFFI-
CILE O LENTA GUARIGIONE,
COME NEI CASI DI :
insufficienza arteriosa o
venosa
diabete
complicanze post-chi-
rurgiche settiche
ustioni termiche o elet-
triche
decubiti
PATOLOGIE OSSEE A LENTO
DECORSO,
osteoporosi post-trau-
matiche (Sudek)
ritardi di consolidamen-
to di frattura
osteonecrosi asettica
fratture a rischio
reimpianto di arti o seg-
menti
TRAPIANTI CUTANEI A RI -
SCHIO
INSUFFICIENZE ARTERIOSE
PERIFERICHE
PATOLOGIE RETINICHE CRO-
NICHE, QUALI:
retinopatia diabetica e
pigmentosa
distrofie retiniche
(maculopatie degenera-
tive)
Controindicazioni Controindicazioni
assolute assolute
otite
sinusite
ostruzione o restrizione
respiratoria
enfisema bolloso
epilessia non compen-
sata farmacologicamen-
te
Controindicazioni Controindicazioni
relative relative
glaucoma (manovre di
compensazione)
distacco della retina
(manovre di compensa-
zione)
in caso di gravidanza
da valutare il rapporto
beneficio /rischio
anamnesi di chirurgia
dellorecchio.
Limmersione Limmersione
simulata in simulata in
camera camera
iperbarica iperbarica
La camera iperbarica si
rivela di fondamentale
importanza non solo, come
visto, per il trattamento di
patologie mediche ma
anche ai fini dello studio
degli effetti della profon-
dit sul corpo umano.
E innegabile infatti luti-
lit dellimmersione simu-
lata in camera iperbarica,
nel corso della quale pos-
sibile tenere sotto controllo
tutti i parametri vitali del-
lindividuo, in condizioni
di totale controllo medico.
Limmersione simulata in
camera iperbarica consen-
te, anche a profondit non
elevate (15-18 metri) di
sperimentare direttamente
una serie di principi e leggi
fisiche e di fenomeni fisio-
logici di cui il subacqueo
sente spesso parlare ma di
cui forse non si rende ben
conto nel corso delle
immersioni in acqua.
Fenomeni caratteristici del-
limmersione in camera
iperbarica:
necessit di compensare
gi dai primi metri.
aumento della densit
dellaria allaumentare
della pressione: man
mano che aumenta la
pressione nella camera
iperbarica, si ha la sen-
sazione di una certa dif-
ficolt nella respirazio-
ne, limpressione che
laria sia pi "spessa".
E interessante osserva-
re che questa sensazio-
ne non si avverte in
immersione, grazie agli
accorgimenti adottati
dai costruttori di eroga-
tori per rendere minimo
lo sforzo inspiratorio.
legge di Charles: le
variazioni di temperatu-
ra, a volume costante,
sono direttamente pro-
porzionali alle variazio-
ni di pressione. Durante
la "discesa" in camera
iperbarica, ovvero
allaumentare della
pressione, si ha una sen-
sazione di caldo; per
contro, si avr una sen-
sazione di freddo al
diminuire della pressio-
ne ("risalita").
legge di Boyle-Mariot-
te: le variazioni di volu-
me, a temperatura
costante, sono inversa-
mente proporzionali
alle variazioni di volu-
me. La legge facil-
mente verificabile
osservando, nella came-
ra iperbarica, le varia-
zioni di volume di un
palloncino, di un pezzo
di neoprene.
voce "a paperino"
durante compressione
oltre 3 ATA o durante
respirazione di miscele
ossigeno/elio.
diminuzione dei riflessi
(narcosi da azoto): nel
caso di immersioni
simulate a profondit di
30 metri ed oltre, pos-
sibile effettuare alcuni
test (in genere proposti
dal personale della
camera iperbarica) per
verificare la diminuzio-
ne di attenzione e di
riflessi dovuta alla nar-
cosi da azoto.
Riassumendo, per sfruttare
appieno le possibilit offer-
te da unimmersione simu-
lata in camera iperbarica, si
consiglia di portare:
maglione per coprirsi in
risalita;
palloncini, viti e bulloni
per prove in profondit;
termometro (subac-
queo, deve poter resiste-
re alla pressione!)
profondimetro, orolo-
gio, computer per con-
trollare e registrare
limmersione e per veri-
ficare il corretto com-
portamento degli stru-
menti.
Da evitare assolutamente
tutto ci che pu causare
problemi in quanto non
resistente alla pressione:
penne stilografiche e a sfe-
ra, orologi non subacquei,
termometro di casa, accen-
dini, abbigliamento in lana
o sintetico, ecc.
TERAPIE AVANZATE
Consolle
Camera
Iperbarica
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 29
TERAPIE AVANZATE
Primo soccorso Primo soccorso
ed assistenza ed assistenza
per le per le
emergenze emergenze
subacquee. subacquee.
Il protocollo Il protocollo
DAN DAN
Gli incidenti subacquei
sono rari, assai pi di quan-
to non si creda, e quasi
sempre ascrivibili allerro-
re umano, anche se vi sono
casi apparentemente in -
spiegabili.
Quando, per, lincidente
decompressivo, nonostante
tutto, avviene, quello che
pi conta riconoscerlo
come tale ed intervenire
tempestivamente. Solo
cos, infatti, sar possibile
ottenere un recupero totale
e senza postumi.
Purtroppo, lesperienza del
DAN mostra che uno dei
problemi maggiori pro-
prio il mancato riconosci-
mento dei sintomi o dei
segni di un incidente da
decompressione, sia da par-
te delle stesse vittime che
di chi presta i soccorsi e, in
certi casi, anche da parte di
personale sanitario.
La conseguenza di questo
mancato riconoscimento
il ritardo nellallerta e nel-
lavvio di soccorsi specia-
lizzati e, spesso, linizio di
procedure di soccorso e di
terapia inadeguate, che non
hanno altro effetto che
quello di ritardare ulterior-
mente le cure necessarie.
Anche nei casi in cui lin-
cidente da decompressione
viene sospettato, raramente
la chiamata di soccorso
specializzato avviene pri-
ma di 4 ore dopo linsor-
genza dei sintomi. In oltre
il 50% dei casi, addirittura,
la chiamata si avuta dopo
oltre 12 ore [3 - 11].
Questo indica due cose:
che linformazione sulle
cause e sulle manifestazio-
ni degli incidenti
da decompressione anco-
ra insufficiente e che c
una tendenza alla rimozio-
ne ed al non riconoscimen-
to del problema (a me non
succede di certo!) da parte
dei subacquei che sono col-
piti da un incidente da
decompressione.
Questo pu essere dovuto
al fatto che, al contrario di
quanto comunemente si
crede, la stragrande mag-
gioranza degli incidenti da
immersione (pi dell85%)
si presenta con sintomi non
gravi e preoccupanti, che
possono essere malinter-
pretati, o addirittura ignora-
ti, se il sub non stato ade-
guatamente informato.
I sintomi iniziali pi comu-
ni sono senso di spossatez-
za ingiustificato, malessere
generale, pruriti e/o formi-
colii, vaghi dolori, senso di
intorpidimento o debolezza
degli arti. Gli altri segni e
sintomi, di cui pi spesso si
parla, come paralisi, dolori,
vertigini, disturbi della
vescica urinaria, perdita di
coscienza, etc. sono molto
meno frequenti, nelle fasi
iniziali, ma possono insor-
gere successivamente, spe-
cie se non stato avviato un
adeguato primo soccorso
ed un trattamento specializ-
zato.
Essi, infatti, spesso rappre-
sentano la complicazione
delle situazioni patologiche
iniziali, che si erano mani-
festate in modo pi lieve e
subdolo.
Wolkiewiez [12] ha dimo-
strato, gi nel 1978 in
Costa Azzurra, che un pro-
tocollo assistenza mediante
la respirazione di ossigeno
al 100% e la somministra-
zione di liquidi durante il
trasporto verso il centro
iperbarico era in grado di
migliorare il successo del
trattamento di incidenti da
decompressione di oltre il
70%.
Il DAN raccomanda che
tutti i subacquei siano
opportunamente informati
e che, ogni volta che il qua-
dro dei segni e dei sintomi
giustifichi il sospetto di
incidente da immersione
subacquea,
venga eseguito il primo
soccorso con ossigeno al
100%, sul luogo stesso del-
lincidente e mentre si
allertano i soccorsi sanitari
specializzati. [11- 13].
A questo scopo il DAN ha
messo a punto un program-
ma di addestramento che
stato adottato dalle princi-
pali organizzazioni subac-
quee Italiane, Europee ed
Internazionali e che inse-
gnato, in oltre 70 paesi del
mondo, da pi di 2000
istruttori qualificati dal
DAN.
Dallinizio del programma,
nel 1992, luso dellossige-
no nel primo soccorso di
incidenti da immersione
aumentato dal 18% al 37%,
con un importante riflesso
sui risultati clinici finali.
In Italia, nel periodo dal
Maggio 1993 allAprile
1994, Istruttori o Subac-
quei qualificati secondo il
programma di Primo Soc-
corso con Ossigeno negli
Incidenti da Immersione
del DAN, hanno assistito
13 casi di Patologie da
Decompressione, alcuni
dei quali con importanti
sintomi neurologici.
Tutti e 13 i casi hanno
mostrato notevoli migliora-
menti durante il trasporto al
centro iperbarico ed in 8
casi i sintomi erano presso-
ch scomparsi allarrivo in
ospedale. Il successivo trat-
tamento iperbarico ha avu-
to pieno e rapido successo
in tutti e 13 i casi. [14]
Gli operatori di emergenza
delle Centrali del DAN rac-
comandano sempre la som-
ministrazione di ossigeno
al 100% e di acqua, se la
vittima in grado di bere
da sola, tutte le volte che
viene ricevuta una chiama-
ta per un incidente da
decompressione e mentre
vengono attivati i soccorsi
specializzati ed il trasporto
verso un centro iperbarico.
Anche nei casi in cui le
Centrali DAN vengano
chiamate dal personale
sanitario dei presidi di
Pronto Soccorso, come
accade frequentemente, la
prima misura raccomanda-
ta sempre la somministra-
zione di ossigeno al 100%
e di liquidi (in questi casi
attraverso fleboclisi con
soluzioni farmacologiche
adeguate).
E di grande importanza
sottolineare che la sommi-
nistrazione di ossigeno
deve essere eseguita al
100%. Questo, infatti, con-
diziona la scelta della stru-
mentazione necessaria, che
non pu essere quella nor-
malmente utilizzata per la
ossigenoterapia domicilia-
re, ma deve essere specifi-
camente progettata per le-
rogazione di ossigeno ad
alta concentrazione. Solo
cos, infatti, si potr inter-
venire efficacemente per
minimizzare, o rimuovere,
uno dei problemi principa-
le delle patologie da
N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 30
TERAPIE AVANZATE
decompressione, cio la
presenza di bolle gassose
nei tessuti e nel sangue.
Queste bolle sono formate
quasi esclusivamente di
azoto, mentre la respirazio-
ne di ossigeno al 100% por-
ta rapidamente ad una satu-
razione di ossigeno del san-
gue. Questa, a sua volta,
porta ad una elevata diffe-
renza di concentrazione
gassosa fra sangue (carico
di ossigeno) e tessuti cor-
porei (carichi di azoto). Il
risultato, in forza delle leg-
gi fisiche che regolano gli
scambi gassosi, la diffu-
sione di azoto verso il san-
gue e di ossigeno verso i
tessuti, con una conseguen-
te eliminazione dellazoto
tissutale, che viene portato
via dal sangue per essere
eliminato allesterno du -
rante il nuovo passaggio
del sangue stesso attraverso
i polmoni. Qui il ciclo si
ripete: il sangue riassorbe
ossigeno, respirato al
100%, e ritorna ai tessuti
del corpo. In questo modo
si ottiene quello che viene
chiamato, in gergo tecnico,
il lavaggio dellazoto dai
tessuti. Le bolle gassose,
che, a causa della non cor-
retta risalita da unimmer-
sione subacquea, si erano
formate nel sangue e nei
tessuti, sono composte
principalmente di azoto e
vengono a trovarsi, in que-
sto modo, circondate da un
ambiente saturo di ossige-
no. Il risultato finale che
le bolle cedono azoto e si
riducono di volume, fino
anche a scomparire. Poich
le bolle sono la causa prima
e scatenante delle patologie
da decompressione, com-
prensibile come un primo
soccorso che ne riduca il
volume e che le possa,
addirittura, eliminare, rive-
sta unimportanza basilare
per il risultato finale della
cura. Lossigeno ad elevata
concentrazione, inoltre,
contribuisce a correggere le
situazioni di ipossia tissuta-
le (scarso apporto di ossi-
geno ai tessuti) che accom-
pagnano la patologia da
decompressione e che sono
scatenate dalla presenza
delle bolle gassose.
Riassumendo, i punti fon-
damentali del Primo Soc-
corso in caso di sospetto di
Patologia da
Decompressione sono i
seguenti:
1. Mettere la vittima in
posizione orizzontale ed
assicurarsi dellefficien-
za delle sue funzioni
vitali (il cosiddetto
ABCDE).
2. Somministrare Ossigeno
al 100% per almeno 40-
60 minuti, meglio se
fino allarrivo ad un
presidio sanitario o ad
un Centro Iperbarico.
3. Se la vittima piena-
mente cosciente ed in
grado di bere da sola,
dare circa un litro dac-
qua da bere (non di col-
po, ma nellarco di 10-
15 minuti circa).
4. Allertare i Soccorsi Sani-
tari Territoriali o il
DAN per organizzare il
trasporto assistito verso
un centro di cura spe-
cializzato.
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N
&A emergenza e soccorso in mare Anno 5 Vol. 13 2011 31
Atti vi t Operati ve Sani tari e Speci al i di Protezi one Ci vi l e
Il 9 giugno la Regione
Puglia ha presentato l'avvio
ufficiale di un percorso spe-
rimentale, unico in ambito
nazionale, finalizzato ad
assicurare una risposta
allemergenza sanitaria
nelle acque territoriali e
sulla costa.
Il Sistema di primo Soccor-
so Sanitario in Mare si col-
loca nellambito delle Atti-
vit Operative Speciali di
Protezione Civile, per inte-
grarsi con altri sistemi di
soccorso, e affronta i neces-
sari e gravosi aspetti tattici
e logistici per intervenire
nelle emergenze in acqua.
Emersanmare nasce per
portare il primo soccorso
sanitario in un ambiente
"particolare" come il mare,
e quindi tecnicamente strut-
turato con caratteristiche
altamente specializzate. Il
fine che si propone e' quel-
lo di completare l'assistenza
territoriale, attraverso l'in-
tegrazione con tutti i Siste-
mi gi in opera (118, Capi-
taneria di Porto/Guardia
Costiera), assicurando la
tutela della vita umana.
Lobiettivo del Piano per
lEmergenza Sanitaria in
Mare proprio quello di
soddisfare la domanda di
intervento per lEmergenza
Sanitaria nelle aree territo-
riali anzidette (mare territo-
riale e territorio costiero),
mediante listallazione di
una rete di postazioni ope-
rative, definite EMERSAN-
MARE (per lemergenza ed
il Primo Soccorso Sanitario
in mare), interessate diretta-
mente dalle Centrali Opera-
tive 118.
Tali postazioni saranno
occupate da personale con
attitudini allespletamento
delle attivit operative Spe-
ciali in mare, formati dal-
lOrganismo Regionale per
la Formazione in Sanit, a
seguito di Corsi specifici
dellEmergenza Sanitaria
Marittima ai massimi livel-
li. Sono stati espletati 10
percorsi formativi, articola-
ti in formazione in aula e
addestramento pratico in
piscina e in mare, finalizza-
ti ad addestrare in partico-
lar modo due tipologie di
figure specifiche, in grado
di intervenire in situazioni
di emergenza sanitaria in
mare (ambiente ostile), con
l'utilizzo di presidi e mezzi
nautici speciali dedicati al
soccorso sanitario.
Laspetto formativo ha rap-
presentato il punto cardine
attorno al quale stato defi-
nito lintero piano operativo
del Sistema.
Il percorso sperimentale
che stato avviato non e'
sicuramente un punto d'ar-
rivo, bens l'avvio di un'e-
sperienza che necessaria-
mente dovr maturare sul
campo, con l'obiettivo di
adeguarsi gradualmente
alle differenti necessit ter-
ritoriali e integrarsi con i
massimi Sistemi.
Il 9 giugno, dopo mesi di
attivit formativa e adde-
stramento, la prima eserci-
tazione dimostrativa, con il
recupero di infortunati in
mare a seguito dellutilizzo
di idroambulanze dotate di
presidi specifici per la ria-
nimazione e idromoto da
soccorso (mezzi nautici
veloci con appendici-barel-
le galleggianti, dedicati
soprattutto agli interventi in
acque basse e condizioni
meteo-marine avverse, spe-
rimentate in California per
il soccorso ai surfisti). Alla
esercitazione svoltasi a Bari
hanno assistito il Capo del-
la Protezione Civile nazio-
nale, Franco Gabrielli, con
il Presidente Vendola e gli
Assessori Amati (Protezione
civile), Fiore (Politiche
Regionali Salute), e Felice
Ungaro (Direttore dell 'Or-
ganismo Regionale per la
Formazione in Sanit).
Alla presentazione lAsses-
sore Fiore ha riferito che
per questa bella iniziativa
abbiamo lavorato in funzio-
ne di un "sistema", per ren-
dere il sistema dellassisten-
za e soccorso sempre pi
grande. Abbiamo lavorato
in sinergia con la Capitane-
ria di Porto, Ente che inter-
viene anche a distanze pi
ampie dalla costa. Lobietti-
vo lintegrazione con i
sistemi di terra, che imple-
mentiamo costantemente.
EMERSANMARE un
Sistema complesso che
attraverser vari momenti
di riflessione e migliora-
mento. Questi mezzi si pon-
gono sempre pi in rappor-
to alla protezione civile che
sempre pi legata al siste-
ma della sanit. Il tutto
quindi deve essere sempre
pi integrato.
Lassessore Amati ha ricor-
dato come il progetto sia
nato da una felice intuizio-
ne dellassessorato alla
sanit che dopo aver acqui-
stato i mezzi, ha deciso di
chiudere il cerchio con il
sistema EMERSANMARE,
Questa tra le pi origina-
li, se non lunica, iniziativa
regionale del genere".
Il sistema di emergenza e
soccorso sanitario in mare
EMERSANMARE, svolto a
bordo di mezzi nautici spe-
ciali da Soccorso Sanitario,
operativi in ogni ambito
acquatico, costituir una
rete di Assistenza a garan-
zia della Sicurezza e dellin-
tervento sanitario qualifica-
to mirato al bisognoso. Per-
tanto necessario definire
una figura professionale da
impiegare nellambito del
"Sistema".
Solo con capacit e attitudi-
ni psico-fisiche, formazione
specifica ed equipaggia-
menti altamente performan-
ti si pu intervenire in modo
sicuro, rapido e sostanziale
in mare.
Dott. Maurizio De Luca
Intervento del Capo della Protezione Civile Nazionale Gabrielli che esprime apprezzamento per liniziativa.
Da sinistra a destra gli Assessori Regionali alla Salute
Tommaso FIORE e Fabiano AMATI alla Protezione Civile
Il dott. Felice Ungaro,
Direttore dellOrganismo
Regionale per la Formazione
in Sanit.
emersanmare puglia
emersanmare puglia

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