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Enciclopedia della musica Diezione: Jean Jacques Nettiez Con la collsborssione di Margaret Beat, Rossana Dalmonte ¢ Mario Baroni 1 I Novecento 1 Il sapere musicale 1 La musica in una prospettiva interculturale w La musica in una prospettiva storica v Cronologia Enciclopedia della musica Diretta da Jean-Jacques Nattiez Con la collaborazione di Margaret Bent Rossana Dalmonte e Mario Baroni Volume secondo Il sapere musicale Giulio Einaudi editore 676 La conoscenza del fatto musicale Naemout, 1990 The Analysis and Coprition of Bare Melodic Structures. The Implication. ‘nation Medel, The Univer of Chicago Press, Chicago London 1992 The Analysis and Cogiton of Melodie Complexity, The University of Chi cago Press, Chicago London. " Nati, JJ. 1982 ln Analysisof Debussy 's Syria in. J Nata, M. Guertin e M. Destoches, ‘Three musical analyses, Toronto semiotic circle, Monograph, Working Papers and Prepublication, 1. 4, Toronto, pp. 135 (ted. i. 'Syriny” di Bebe ‘anal paradignatic, in L. Marconi e G. Setan, senso tn muaice, Cae, Bologna 1987, pp. 93-137) " 1987 Musioloicgénénle ot simiologe, Bourgis, Pais (tre. it. Muscologia ge- ‘ere esemelogia, Ede, Tori +985) me Rameau, J-Pb. 1722. Traté de hurmonie nit d se privcipes natures, Bollard, Pass; ‘Wigharia, Model 1983, _ Reicha, A 1832 Volliindiges Leubuch der musiaiachon Composition, 4 vl, Diabel, Wien (eis, Henvekerneijer, Arterdam 5.) Paves Dabs Riemann, H. 1903, Sytem dermusiklscen Royshnil and Meni, Beickopf und Hite, Llp ; und Hite, Leip 1912 Handbuch der Pbrsivang, Breitkop{ und Hartel, Leiptig " Ruwet,N, 1962 Note suc ls duplication das l'auvre de Claude Debussy, in «Revue Belge d Mosioogienn. 16 0p-57-70 (adit. Note ale dapiccion elope Cleude Debsssy, in 1a, Linguageio, musica, poesia, Ena, Torino ro8, Pb. 55-5). a oe 1966 Méilodes d'analye on mesicologc, iv, n. 20, pp. 65-90 (eae. Medi di ana i muicologi, bi pptéerig) PF a Schenker, H, 1906 Harmonielobve, Cotta, Stuttgart Sehinberg, A. 1522 Harmonie, Usivetl Edition, Wien (ad. Memnale d aomona Saggiatore, Milano 1963). a Ante Spite, Ph. 1873, 1879 Johan Sebastian Bac, 2 ol, Bretkopt und Hist, Lipa. Springer, GP ms 1936. Longuage and music. Perle ad divergences, in AR. , Fr Roman Jakob ‘on Eiay, Moston, Den Haag np, Sou ty tid, eae eae oa ievm. 0.5 0970, pp. 344 Weingart, M. 1929 Etude de longge park suo pont de vue musical vee conidition prt cubed tebogue, in «Tenenax da Cercle inguistque de Pasion, pe 170339 JEAN-JACQUES NATTIEZ Etnomusicologia [Anche se non facile dare una definizione completamente soddisfacente dell’etnomusicologia, tanto le sue diverse tendenze differiscono per ogget- toe metodo, possiamo dire che essa studia le musiche dei vari gruppi ctni- cie delle comunita culturali del mondo intero, musiche che si distinguono dalla musica colta occidentale. Oscillando, nel corso della sua storia, fra Tanalisi scientifica dei sistemi musicali e la descrizione etnografica dei lo- 10 contesti socioculturali, 'etnomusicologia ¢ non soltanto un ramo della musicologia, ma anche dell’ antropologia o dell’etnologia. Dal momento che deve spesso faze appello ad altre discipline (sociclogia, psicologin cogniti- va, coreologia, linguistica, acustica), essa ¢ probabilmente una fra le scien- ‘ze umane pit diffiel. Senza contare 'impegno fisico e umano che essa ri- chiede: nella ricerca sul campo, Jetnomusicologo deve pagare di persona in condizioni di clima edi vita spesso difficili, deve essere dotato di molto tat- to nelle relazioni umane ¢ anche d’un acuto senso diplomatico in determi- nate situazioni politiche. Con gl'interrogativi che solleva, J’etnomusicolo- gia gioca un ruolo del tutto peculiare nei confronti della musicologia tradi- zionale, in quanto obbliga a relativizzare ~ sottolineando la specific della nostra cultura ~ le composizioni ¢ le pratiche musicali occidentali e a con- siderare la nostra musica come una modalitt pacticolare del feromeno musi- cale universale. In questo senso, I'etnomusicologia partecipa alla progressi- ‘va costruzione di una musicologia generale, 1. Cronistoria della disciplina Alla fine del Novecento, 'etnomusicologia aveva poco pitt di cent’an- ni, visto che si& concord, malgrado i lavori le osservazioni di Jean-Jacques Rousseau [1768], di padre Amiot [1779] ¢ di Guillaume Villoteau [1809], nel considerare come il primo lavoro ci etnomusicologial'articolo di Alexa: der John Ellis [1885] dedicato all’analisi delle scale non atmoniche, cio’ estrance alla nostra cultura occidentale, L’autore sosteneva che le scale mu- sicali non erano né uniche né naturali. Nell’anno 1882 il tedesco Theodor Baker aveva pubblicato la sua tesi su Le musica dei sefoaggi dell’America det 678 La conoscenza del fatto musicale Nord, una monografia interamente dedicata alla musica degli indiani Se. neca dello stato di New York, nella quale si possono trovare tanto osser. vazioni etnografiche quanto trascrizioni musicali direttamente realizzate sul campo I lavoro di quelli che molto pitt tardi verranno chiamati etnomusicolo. ai si semplifica molto con la comparsa dei mezzi meccanici di registrazio. ne, Nel 1889 l'antropologo Walter Fewkes effetcua le prime registrazioni tra gli indiani Zuni di Passamaquoddy, e nel 1902 Carl Stumpf crea i pri- mi archivi di musica non occidentale presso I'Istituto di psicologia dell'Uni- versit’ di Berlino. L'esistenza di archivi e di registrazioni spinge un certo numero di etnomusicologi, soprattutto in Europa, a lavorare innanzitutto sulle musiche raccolte da altri; cos{ Benjamin Ives Gilman trascrive e ana. lizza nel 1891 le registrazioni di Fewkes. a1, La scuola di Berlino, All fine del xrx secoloe all'inizo del-xx, con Cat! Stumpf, Otto Abraham ed Erich Moritz von Hornbostel [1975], compare il primo vero gruppo di ricerca etnomusicologica, che dard vita alla scuola di Berlino, Questi stu: diosi s'interessano ai processi mentali coinvolti nella musica (all’epoca la psicologia eral regina delle scienze umane) fondandosi sull'analisi delle al- tezze e della melodia, sui sistemi di accordatura e sul temperamento delle scale e degli strumenti. Gli seopi sono essenzialmente comparativi,e infat. tila disciplina viene battezzata vergleichende Musikwissenscbaft(nsusicolo- gia compatata), Hotnbostel stabilisce insieme a Curt Sachs [1914] la prima grande classificazione di tutti gli strumenti conosciuti nel mondo, gettan: do cost Je basi di uno dei rami cell’etnomusicologia, lorganologia, che ancor gi suddivide gli strumenti in idiofoni, membranofoni, corcofoni e aerofoni. Per studiare la diffusione degli strumenti e dei tratti cultural-musicali at- traverso il mondo, essi sispirarono alla Kulturkreislebve(teoria dei cerchi di cultura) degli antropologi Fritz Groebner e Wilhelm Schmidt, Hombostel propose Ia teoria delle cosiddette Blasguinten con la quale pensava di di- ‘mostrare che la sizinga si era diffusa dal Pacifico meridionale verso il Nuovo ‘Mondo, Sachs sviluppd un tipo d’approccio molto in voga allinizio del se- colo, isolando un tratto caratteristico per studiarne le manifestazioni nel mondo intero. Sulla base di queste comparazioni, egli elabord una teoria dell'evoluzione musicale. Questo genere di speculazioni storiistiche perdu- rava ancora negli anni Sessanta, soprattutto nell’analisi delle scale. Wiora [2961] e Sachs [1962] saranno forse gli ultimi a osare la costruzione in una prospettiva evoluzionistica di una storia generale della musica compren- dente le musiche di tradizione orale. Sempre nello spirito della scuola di Berlino, Mieczyslaw Kolitski {r961] dedica il suo maggior sforzo di ricer- aa stabilire metodi d’analisi comparativa dei tratti melodici con l'intento di farne emergete i tratti universali. Convinto che tutti sistemi di scale 0s- Nattiez Etnomusicologia 679 servabili nel mondo siano desivati dal circolo delle quinte, egliha proposto $348 tipi di strutture melodiche delle quali rileva la presenza o V'assenza nel- je singole culture da lui studiacte. 1.2, L'etnomusicologia americana: descrizione stilistien ¢ aree cultural. Il volto dell’etnomusicologia cambio radicalmente quando i ricercatori privilegiarono lindagine sul campo rispetto al lavoro pitt o meno specula vo fondato sulle registrazioni d'archivio, Gli etnomusicologi centro-euro- pei s“interessarono molto presto alle musiche contadine. Negli Stati Unit, Jn musica degli Indiani poté essere studiata nel suo ambiente naturale, nei pressi delle grandi citta e nelle riserve. Lietnomusicologia americana fra le due guerre non ® pitt storicistica, ma soprattutto descrittiva e monografica, sempre pi dominata dall'osservazi ne etnografica. Non si dimenticano certo le finaliti comparative, ma senza piti le ambizioni grandiose ¢ universali della prima generazione della scuo: In berlinese. Cosf George Herzog (19571, i cui primi lavori comparativi salgono al 1928, mette a confronto nella sua tesi lo stile di due culture mu- sicali indiane, quella dei Pima e quella dei Papago. Egli fa leva sopratcutto suglischemi ritmici e sul tempo, l’accompagnamento, il movimento dell'am- bito melodico, la maniera di cantare. Helen H. Roberts sistematizza P'uso degli elenchi ci tratti, uilizzando, ad esempio, una batteria di trentasei va- riabili per classificare le forme canore di tre gruppi di Indian californiani [Roberts 1933]. L’estensione del metodo la induce a proporre una ripar zione di tutte le musiche indiane dell" America del Nord sulla base di aree calturali [Roberts 1936] ¢ a muoversi lungo una linea di ricerca definita in antropologia da Kroeber, che poi Bruno Nett! [1954] riprenderi e affinera allinizio della sua cartiera, Parallelamente, anche Frances Densmore si dedica a studi di tipe mo- nografico: preoceupata della conservazione di musiche delle quali, come molti etnomusicologi, ella paventa una rapida alterazione a contatto con la civilta occidentale, registra, trascrive ¢ descrive nel corso di cinguant’anni Ja musica di una ventina di tribuiindiane, lasciando una considerevole pro- duzione costituita da quindici volumi pubblicati fra il 1917 ¢ il r957, tut- ti riediti nel 1972 [efr. per esempio Densmore 1922], piti un lavoro di sin- tesi (1936). In sostanza questa autrice cerca in una musica cid che & tipico di una éribii ¢ che permette di inquadrarla in una categoria particolare, € mette in rilievo numerose informazioni etnografiche. Pur se i tratti da lei utilizzat possono sembrarci oggi banali, le problematiche da lei poste eil suo stile di lavoro anticipano di molti anni I'etnomusicologia moderna. In tal modo la Densmore & precorritrice di una tradizione che s‘instaurer’ con David McAlester, Nel suo studio Enemy Way Music [r954], quest'ultimo rfunisce in un’unica monografia una parte dedicata all etnografia degli even- ti musical e un'altra alla traserizione eall’analisi del relativo repertorio mu- 680 La conoscenza del fatto musicale sicale. Perla prima volta, un lavoro nordamericano attribuisce pari spa materiale antropolgice calla studio musicalogic, senza tuttvia care collegamento fra i due. Le ricerche di Alan Lomax cercano di colmare questa lacuna. signifi- cativo che rola del uo libro stioline! Te congiunsione: Folsong Soyer] Culture [1968], A quella data egli tenta di operare una sintesi delle correnti «etmomusicologiche precedenti. Obiettivi comparatistici c universal il mon- do é diviso in sei grandi regioni e cinquantasei aree culturali rappresentare da duecentotrentatre culture specifiche. Obiettivi stlistici e descrittivi: la cantometrica descrive lo stile d'esecuzione dei canti per mezzo di trentaset- te tratti identificati da tredici variabili. Obiettivi etnografici: immagine co sfottenuta dello stile di ciascuna area culturale viene messa in rapporto con un’analoga cacatterizzazione, presa in prestito da Robert Murdock, dei trat- Ui culturali propri a ciascuna regione, II metodo di Lomax solleva numerosi problemi: la campionature delle singole regioni é pertinente? La misurazio- ne dei tratei adeguata? Tl rapporto stabilito fra le cacattesistiche musicali ed etnografiche & convincente? Comungue sia, siamo certo di fronte a uno dei primi tentativi di sispondere (per dirla con Charles Boilés) a question! ‘musicologiche in etnografia © a questioni etnografiche in musicologia, ‘Contemporaneo di Lomax, Mantle Hood (uno specialisca dell"Indone- sia) ha proposto di colmate la distanza fra la cultura del ricercatore e quel. la dell’autoctono fondando I'Istituto di etnomusicologia dell’ Universita di California (UCLA) a partire dal concetto di bi-musicalita eft. Hood 1971], Secondo Hood, uno dei modi migliori di penetrare la musica di un’altsa cul. tura consiste nello stuclarla intensamente dallinterno e nel divenirne un interprete. Egli ha pertanto istituito presso 'UCLA una sorta di conserva. torio mondiale dove sono invitati professori e formazioni strumentali di ogni parte del mondo, soprattutto Asia e Indonesia, coi quali gli studenti siaddentrano nei sistemi musicali imparando nel contempo ad eseguire i re- lativi brani Non deve dunque soxprendere che negli anni Cinguanta la disciplina sia stata ribattezzata etnomusicologia da Jaap Kunst o da André Schaeffnet (Velfettiva paternita del termine resta controversa ¢ la sua ortografia era inizialmente: etno-musicologia). Su entrambe le sponde dell’ Atlantico la di- mensione antropologica degli studi musicali ha assunto sempre maggiore importanza. 1.3. L’etnomusicologia in Europa: Bartok e Brailoiu. Anche in Europa centrale gli etnomusicologi passarono al lavoro sul campo. La raccolta ela trascrizione di repertoti specific! di date aree cul turali vi si svolse intensamente, ma per ragioni volta per volta diverse, Fin dalla comparsa del Gruppo dei Cinque in Russia, soprattutto con Milij Ba- Jakirev, si trattava di conservare le fonti musicali nazionali. Poiché si dedi- Nattiez Etnomusicologia oar cavano alla raccolta della musica contadina e popolare, che nei loro paesi ron era separata da confini netti dalla cosiddetta musica colta, questi ti- ercatori si presentavano come dei folkloristi. Due nomi dominano: Bartdk ¢ Kodily. Si potrebbe anche sospettare che I’impegno etnomusicologico del compositore Barték fosse interessato e che gli fornisse soprattutto mate- Hiali musicali per i suoilavori. Anche se Bart6k s'8ispirato a stile scale del mondo contadino, si dice che non abbia mai citato testualmente delle me- odie o dei temi. Di fatto, eglisottolineava chiaramente 'interesse e gli sco- pi scientifici dell’etnomusicologia chiedendo ai raccoglitori di passare da Sbiextivi puramente estetici a una ricerca scientifica [efr. Bart6k 1977) TH lavoro di Barték ¢ dei suoi collaboratori @ immenso: hanno trascritto 3700 melodie ungheresi, 3500 rumene, 3223 slovacche, 89 turche pit di 200 fra serbo-croate, ueraine ¢ bulgare, suddivise in nove raccolte, senza contare il Corpus musicae popularis hungaricae, pubblicato dall’ Accademia delle Scien- ze di Budapest a partire dal 1951. Se 'obiettivo di Bartél rimaneva stotico fe comparativo («occorze dipanare le filinzioni e le interdipendenze, ricon- dure tutte le musiche della terra a pi forme, ad alcuni tipi e ad aleuni stilt primitivio), il suo lavoro analitico & soprattutto classificatorio, con un’atten- ione particolare all’inventario dei motivi e delle loto varianti a partire dal Guale si sforzava di far sisaltare lereti @'influenze [efr. Erdely 1965) Dalla Romania proviene uno dei grandi teorici francofoni dell’etnomu sicologia: Constantin Briiloiu. Raccoglitore accanito (frail r929 e il 1932), nel 2929 fonda gli Archivi rameni del folcfore, prosegue la sua carriera a Ginevea dove istituisce gli Archivi internazionali della musica popolare, tut- tora attivi poi a Parigi, dove — dal 1948 fino alla morte prematura, ayventt- ta nel x958 lavora al Centze national de la recherche scientifique (CNRS) eal Istituto di musicologia della Sorbana. Oltre ad aleune monografie di so- ciologia musicale, dobbiamo a ui un’importante serie di saggi [Briloiu 1973] che si fondano su quattro idee chiave [cfr. Nattiez 199%, cap. 1: sli studi di folklore musicale si collocano fra la musicologia ¢ la sociologia; nella misu- rain cui impossible registrare ogni membro di una comuniti occorre deti- nite con citeri precisi quali sono gli informatori tipo; ® superfluo ricercare Porigine e la diffusione di un canto; quello che # studiabile ¢ che, di fatto, & ccaratteristico della trasmissione orale nella musica popolare, la fendenza al- Ie variazione, donde la necessita di registrare pi versioni di uno stesso pez~ zo. Per renderne conto, Brailoiu propone di stabilire dei quadtri sinottici nei quali si tiscrivano per ogni versione solo gli elementi nuovi rispetto alla pri- ma trascrizione. Tramite lo studio delle variant, egli cerca di comprendere il funzionamento della tradizione orale: linsieme del suo lavoro & dominato dalla ricerca dei sistem che le sono sottostanti. Da questo punto di vista i suoi lavori pit minuziosi riguardano il ritmo ~ la ritmica infantile, il sitmo aksak, le corrispondenze sillabiche - le scale, soprattutto la pentatonica. Il lavoro di Bréiloiu ha notevolmente influenzato la ricerca etnomusicologi- 682 La conoscenza del fatto musicale ca rancese, maa sua ricerione internazionale & stata pit tardiva. Esuot se 8, redatei frail 1932 e il 1958, accoli in Francia nel 1993, cone ae dotti in italiano nel 1978 e nel 1982, ¢ in inglese nel 1984, contemporanen, ‘mente alla ripubblicazione in Svizzera della sua Collection universlle de ma sique populaire enregstrée, creata negli anni Cinquanta [Briiloiu 1984]. 1.4. L'antropologia della musica, Per parte sua, I’ctnomusicologia anglofona privilegiava la c: etnogtalica, Ne! 1964, Alan Mersiam pabblicees are haere "Antbropoloes of Music, nel quale il punto di partenza metodologico non é pit la musicole, ia ma 'antropologia perché, a suo dire, i fenomeni musical sono compres sibili solo se considerati nel contesto della loro cultura d’appartenenon, « Ethnomusicology ‘is the study of music i culture». Egli proponeva un . dello a tre stadi, dove i concettie la culeura determinano i comportaments, i quali producono a loro volta le strutture musicali: = [La sca un prodotto dell womo edhe una su strut, ma quest ‘on pub avereunexstenaa proptiaseparata dal emportamento ch la peaches: fee Gap gen tn ers uu eae ig aera foma chew dat, dbbiano che compre come cp coe c stanm ab {Peon ino edna nm eda pose glare ron II suo lavoro definisce sci assi fondamentali d’indagine: la cultur sicale nel suo aspetto materiale ~ gi strumenti, cid ee i loro utlizaatore la loro funzione economica; i testi dei cant ell loro rap- orto con. la snusica; i tipi di musica casi come sono definiti agli autoctoni; il musicista (qual é il suo ruolo, il suo status? come lo si petcepisce nella sua omunita? comes svlgeaprendistato musical?) ai sie le unaion del 8 aay Ja musica ee attivith musicale creativa. Da quel momento I’at- renzione si spostava sul contesto. Cosi la bella monografia di Hugo ‘Musique Dar {x971], che studia la musica nel peices ale aaa luna societa africana, ticalca il programma di ricerca tracciato da Merriam, sa senza citare mai una sola nota musicale. How Musical is Man? [2673] 44 John Blacking, un libro breve, ma destinato a esercitare una considerevole influenza, andava anche pit lontano in questa direzione. Secondo uno sche- ma non privo di analogie con la concezione marxista dell’influenza della ates oon eee Blacking ritiene che la cultura deteroaini in- Imente la musica: ¢ dunque dall’ctnografia, egliafferma, che occor contre i di son cats imc Mem ce osote antropologia della musica ha permesso fra l'altro la nascita di un vo asse di ricerca fondamentale: lo: Studio delle ageae See ‘per: mol. to tempo si é ritenuto che i “selvaggi” non concettualizzassero la propria musica, ricercatori come Hugo Zemp ¢ Steven Feld si sono accorti di stare Nattiez Etnomusicologia 685 forse utilizzando, per parlare di fatti musicali, metafore che sarebbe stato possibile decodificare ricollocandole nel contesto della loro cultura, dei lo- zo mitic del loro pensiezo seligioso, Al primo dei due studiosi, oltre a im- portanti articoli[efr. Zemp 1979], si deve un magnifico film sugli ‘Are’ are, nel quale si vede uno dei “saggi” della comunita spiegare il sistema musi- cale utilizzato; al secondo, il libro Sound and Sentiment [1982], dedicato ai Kaluli della Nuova Guinea, che ha aperto una pagina nuova dell’etnomu- sicologia elevandone nel contempo i requisiti scientific. 1.5. Lo studio delle strutture musicali. Parallelamente alla nascita ¢ allo sviluppo dell’antropologia musicale, ‘una cotrente apparsa in Europa e in America alla fine degli anni Cinquanta hha proposto di analizzare la struttura interna della musica con 'ausilio di me- todi presi in prestito dai diversi rami della linguistica struteurale: Ia fono- logia Jakobson, Trubecko), il generativismo (Chomsky), la paradigmatica (Jakobson, Harris). Percid, dopo le osservazioni preliminari di Bruno Nett! George P. Springer che dimostravano l'analogia di funizionamento traiifo- nemi di una lingua e le unita scalari d'un sistema musicale, Vida Chenoweth hha utilizzato il modello fonologico per ricostruire alcune scale musicali del- Ja Nuova Guinea [1979]. Esistono oggi numerose grammatiche generative per descrivere stli musicali particalari. Citeremo a titolo d’esempio quella di Judith e Alton Becker sullo srepegar giavanese [1979], particolarmente riuscita: essa permecte, a partire da un numero finito di tegole, di genera- re un numero ilimitato di produzioni musicali appartenenti al genere cost descritto, La tecnica d’analisi paradigmatica derivata dalle tesi del lingui- sta e musicologo Nicolas Ruwet [1972] @ alla base del monumentale lavoro Gi Simba Arom sulle poifonie e le poliritmie dell Africa centrale [2985], che rappresenta a nostro parere limpresa d!analisi etnomusicologica pitt com- pleta del Novecento, Laddove molto spesso si supponeva che le musiche tradizionali africane fossero improvvisate, Arom pattiva dallidea che i “pri- mitivi” sapessero cid che facevano. Utilizzando una tecnica di registrazione {spirata al play-back, che gli ha permesso di separare le parti vocal c strumen- tali di brani polifonici complessi, egli & stato in grado di evidenziare come ogni brano del repertorio centro-afticano si basasse su un modello di rife- rimento molzo semplice, un meccanismo che ritroviamo anche in Ciad, in Uganda e in Sudafrica 1.6, Verso la connessione di strutture e cultura B evidente come Porientamento antropologico del!'etnomusicologia ab- bia considerevolmente allargato il campo d"indagine della disciplina, anche se esso tende a credere che Ia descrizione dell’ambiente culturale basti a spiegare i fenomeni musicali. E. anche possibile chiedersi se i numerosi stu- di empirici derivati da questa tendenza sempre dominante alla fine del xx 684 La conoscenza del fatto musicale secolo sianoriuscit a fornre prove concrete dei condizionamenti Sica da parte del sto contesto. Se cos fosse, i dovrebbe ser apa Tro netare le strutture musical a partite da una descrzione dell amablentazices culturale, cosa notoriamente imposibile. D’altra canto, si potrebbe bers simo rimproverare legittimamente agli approce! ispiadi alla lingurstice non fare apparire alcun nesso fra le strutture musical e il funsionamears coltnl gba, nce se el migioe ds cas, come in Aor, le ste, re esibite sono culturalmente del tutto pertinenti, corrispondono ciot alle capes cognitive degli autoctoni, oe a iversi tentativi sono stati proposti per cercare di superate cid che chinmava ela sindrome di Mesllesters (ele sup), vale acc Panes lita per I'einomusicologo di proporze qualcosa di diverso da una giteteope sizione del’analisi delle seruttire musicall ai contestisociocultaral: ect sono state tenate ce strade: quella Regla Burkhard Ques [x 086), 1¢ stabilisce questo nesso dimostrando la connessione fra i modelli cultw. rill le modalitt Peseeuzione dell musics, le qual condiionano a foro ie lta ie produzioni musicali; quella di Antony Seeger [1987] che, ‘spiran. 1osi allo structuralismo antropologico di Lévi-Strauss, ha proposto di con siderare le strutture musicali come omologhe delle strutture sociali, oo, prattutto dei legami di parentela; e infine quella di Monique Destoches {rog6l che nea sca delle tes ini Bos, avivaacliesteze come le strutture musicali non esistano indiper smente dai sig so. sf a Son pars eee en 1.7. Leindagini monogratiche Nel corso di questa panoramica stotica abbiamo evidentemente priv giato i grandi assi metodologici della ricerca cee eaten Ms eee ame patlare a temi ¢ degli oggetti trattati dalla disciplina. “ el corso dei primi cinguanta o sessant’anni dell'etnomusicologia, la scarsa quantita di monografie e di registrazioni disponibili permet autori di avventurarsi nella redazione di grandi sintesi tematiche. Pensia- mo in paticolate a Primitive Music ci Wallsche [893] La musigue e ween Combarieu [1909], ai grandi lavori di Curt Sachs ~ Geist und Went ler Musikinsrumente [929], World History of the Dance 19371, ae vm and Tempo [1953] -, alla Geschichte der Mebrstimmigkeit [2934] 0 al- la Origen musical de fos animalessimbolos en la mitologia y la escultara anti guas [1946] di. Marius Schneider, ai Vier Weltalter der Musik di Walter Wio- ra [1961], 0 a uno dei grandi contributi all organologia: Origine des instru- ments de musique di André Schaeffner [1936], la cui classificazione degli strumenti poggia non sulla loro descrizione morfologica ma sui sistem di pen- aca ae ctnico che li ha visti nascere. II lavoro piti recente di ouget, La musique et la transe [198 se uno timi a proporte tina sintesi di carattere eee ee fs | Nactiez Etnomusicotogia 685 ‘Alla fine della sua vita (2935), Hornbostel aveva predisposto una De- ‘monstration Collection sulla base delle proprie registrazioni e delle collezio- ini degli archivi di Beslino raccolte frail 1900 e il 1925. Pubblicata nel 1963, fonsiste in due dischi a 33 giti che raccolgono 42 pezzi. Negli anni Cis quanta, ln gid citata Collection universelle di Briloiu, iuniva venticingue di- Schi a 78 giri, totalizzando Pequivalente di sei dischi a 33 gicie presentan- Go 169 pezzi. Con la fine del xx secolo siamo in grado di accedere a circa Ginquemila CD di musica di tradizione orale. Questa profusione riflette lo sviluppo quantitativo delle indagini sul campo nel corso degli ultimi cin- uant'anni, il che spiega I’attuale renitenza degli etnomusicologi ad avven- furarsi nelle grandi sintesi, Per contro, sono mitiadi gli studi dedicati a cultu- te musicali particolari, sotto forma di articol o di libri. Occorrerebbe citare {qui tutti coloro che, hei singoli paesi, hanno fatto o fanno dell'etnomusi Cologia una scienza vivente. Negli Stati Uniti ci limiteremo, forse arbitra- Hlamente, a ricordare i nomi di Judith Becker ¢ Mantle Hood per I'Indo- nesia, di Gérard Behague ¢ Caval Robertson per I’America del Sud, di Jo- celyne Guilbault per le Antille, di Judith Lynne Hanna ¢ Anya Royce per Vantropologia della danza, di George Herzog ¢ Alan P. Merriam per gli Indiani d’ America e T’Africa, di Bruno Nettl per gli Indiani d’America, il ‘Marocco e I'Iran, di William Malm per il Giappone, di Lorraine Sakata per T'Afghanistan, di Antony Seeger per il Brasile, di Kay Kaufman Shelemay per! Etiopia, di Mark Slobin per Europa orientale e|'Afghanistan, di Ruth Stone e Paul Berliner per P Africa, In Canada, segnaliamo i lavori di Charles L. Bailes per il Messico, di Beverley Cavanagh per gli Inuit ¢ gli Indiani, i Monique Dessoches pet le Antille ¢ la diaspora Tamil, di Regula B. Qu- reshi per l'India e il Pakistan; in Argentina, di Carlos Vega per I’America del Sud; in Giappone, quelli di Yosihiko Tokumaru, in Polonia, di Anna Ceekanowska, in Portogallo, di Salwa El-Shawan Castelo-Branco, per la musica dei rispettivi paesi; in Ghana, di J. HK. Nketia per la musica afti- ana; nel Rezno Unito, di Peter Cooke per l'Alrica e le isole Shetland, dt John Blacking per l‘Aftica; nei Paesi Bassi, di Jaap Kunst per I'Indonesia; in Austria, di Walter Graf e di Gerhard Kubile per I'Africa; in Germania, di Klaus Wachsmann per Africa e di Artur Simon per il Medio Oriente & Africa; in Belgio, di Anna Caufriez per il Portogallo; in Svizzera, di Syl- vie Bolle-Zemp per la Georgia e la Svizzera. L’etnomusicologia francese ha conosciuto tno sviluppo considerevole in. 4guestiultimi trent’anai, con Simha Arom, Vincent Dehoux, Gilles Léothaud tet Suzanne Furniss per l’Africa centrale, Jean-Michel Beaudet per l'Amaz- zonia ¢ I'Oceania, Monique Brandily per la Libia e il Ciad, Alain Daniélou per India, Yves Defrance per la Bretagna, Alain Desjacques per Ia Mon- golia, Philippe Donnier per la Spagna, Genevitve Dournon per il Rajahstan, Jean During per I’Asia interna, Mireille Helffer per l’Asia, il Tibet e il Ne-~ pal, Jean Lambert peril mondo islamico, Bernard Lortat-Jacob per Europa i: 2 685 ——_Laconoscenza del fat muscle Navies Emomsicclga 687 mediterranea, il Marocco e I'Etiopia, Claudi - . : ricercatore e alla sua cultura. D'al- Fane Reanie toce® & Etopis, Caudle Mareel-Dubos peril folklore ddottaa pattie dal punto di vista proprio al ricercatoe alla sua cultur perl’ America del Sud e la Spagna, Francois Pi, smusicalo- . ‘nella sua versione pit ennologica che musicologica I'etnon card per la Cina, Pribislav Pioef{ pes Afghanistan [neta det & tocol sl erg ch msn cle bere Rouget per !'Aftica, Tran Van Khe e Tran Quang Ha perl Vietnee Fer ae dalle gunndi imprese comparative o dlle ample generaliz: Hugo Zemp pes Alvis occidentale le aols Selene neem, sicale, diffidando dalle gran inns : "approccio specifi eo; ull punto di | Sede: it fine di {avorize Fapproccio specifio e monografico; gull punto di 19Jgle Roberto Ley (ro8y; | reese djewe essere *-emic”, vale a dire basato su concetti ei sistema di pen In Italia, si deve a Diego Cazpitella [x 4991] il metito di aver procurato un titole ab serendola negli studi universitari (rispettivams avere incoraggiato Peinomusicologia italiana hanno fatto, della musica delle differenti regi nobilta alla loro disciplina in, na oroprio degli autoctoni. Allimite, Panalisi dovrebbe essere fatta dall’au- rente aRomae a Bologna) edi eat pe Senza esagerare, ® possibile spingere i parallels sco 4 occuparsi, come loro stess, te pit lontano: sl versante “ti” non iesita a formolare dei vd dl va uriati ioni del loro paese [efr. Gian. lore e a ritenere, pet esempio, che la musica di Bali o di Giave sia pit b 7 la acadto 2 Francis i aegh Fer auesto che, a dfferenza di quanto & (lis yonotone sien deg Indian Ameria sul wersante “emis” Trost ae pai ft maawior parte degli ctnomusicolog italiani ha de. | __fida di oni esteticn etnocentica, i sol erteri amiss sono qe pee icato gran parte delle sue indagini alle diverse culture della penisola, pur tinenti alla cultura presa in considerazione, in quanto i nostri non potrebbe- senza tinuunciare a varcarne i confini: Maurizio Agamennone e Sandro Bia. |-—_go pretendere all'universaita visto che sono anch’essi condizionatt dalla n0- siola (Italia centromeridionale), Piero Arcangeli (Italia centrale), SergioBo. |, seru storia culeurale ae Panel ge § Pisa Guasino (Sicilia), Roberto De Simone (Campania), Serena Sor agus quale dilemma sta di fronteall’etnomusicologin, Nell Tacei (Italia centrale, Zaire, Burtndi), Francesco Giannattasio,succcceere sua nerone comparaista, che a nostzo avviso rimane fondamentale, essa ECuritel alla Sapienza (talia meridionale, Sardegna, Somalia, Nepa, || alla icerc degli universal della musica, question lgittima da un pure Giovanni Giuriati (Italia meridionale, Cambogia, Indonesi ‘i ‘viene richiamato dal titolo de libro di Blacking chiarela (Sicilia, Sardegna, catena alpina) Toke aa oo i vista antropologico, come viene tichiamato ‘lia, Ci ina italiana), Tullia Magrini (Tosca. Sluizal is Man >; nella sua versione culturalista essa tende a interes- 2a, Emilia, Crea), Golltedo Plating ¢ Arsenal Ries (Calabria Dee | oot a esente lle singoleculgurec cerca di mettre fra parentesi la Sassu (Sardegna, catena alpina italiana), Nicola Scaldaferri (Albania, co. esta del ricercatore, Ma questa posizione approda forse al parados- muni albgnesi Teli), Marcello Sorce Keller (musiche mediterrance), | | fo perché, in quanto istituzione la dscplina etnomusicologica& per defi Pomenico Staiti Gconografia musicale mediterranea), Roberto Tucci (Ca. | | _iztone un prodotto della civilta occidentale e s'interessa di quello che noi labria, Lazio, etno-organologia italianal ee fire da categorie di pensiero e stru- Nei diftes Soa logia italiana), Ivan Vandor (Tibet). | Onsideriamo come fatto musicale a partire da categorie di pensiero ina auova generazione di ctnomusicologi ha scel- | nenti metodologici generati dalla nosira storia scientifica, oo 2 eee Postmoderne delfeinomusicoogi; questo aspetto viene oa | ot bbastanza Nonprendente che Tetnomosiolgi, al dia della. divert ops nell epoca powtrodann et tical seguente (ck. infra, Btvomn ' i fenze, i trovi costantemente ad affrontare ~ 0 a siaffronta- Jogia nell'epoca postmodera). colo sequente (cfr. infra, Btwomusico. | discuole e tendenze, si trovi costantemente a i 1, The Study re — gli stessi problemi, ben inventariati nel lavoro di Bruno Nett! . 7B Sopuneology O85], che posiamo considerate pit ricco smanale i i base per questa disciplina. Alla concezione etnocentrica della musica tuaggio nnizenale si contrappone ous In specifcita delle culeure musical 2. Metodi e oggetti dell etnomusicologia fra l'universale e il culturale. ; Ee Hrinoltre osservare che, se quasi tutte le societ® hanno termini differenti Se oggi non siamo ancora in grado di fornize una definizione troppo sta- ee aa arreere tari genet! musical, esse sono ben lungi dal possedere tutte bile del exnomusicologa, & per la difficolta di inquadrarne i metock el'og. Per ine ata arola muse [elr. Giannattasio 1992]. E anche quando Betto, Il fatto stesso che Ia sua attuale denominazione abbia soltanto qua. | dispongono del termine, le sue frontiere semantiche non corrispondono ne- rantanot allen chins tivo dla sta reativa volt cerarimente alla distnzione che nol sabiamo fr music e nop musics punto di vista metodologico, si pud die che Petnomusicalogia oscil t \Gmpreché questo confine sia chiaramente tracciabile m lifradut eel, Bacmisnetodcogic, si puddle che Petnomuscologia oscil (parola, rumore), sempreché questo confine sia ti -azione comparatista e unive si pro- pone di studiare P'insieme delle musiche del mondo perch, enn die ‘New F icile i con tn certo umarismo, «1 etnomusicologia & ingorda>. Un tips drevien se a continuum “pasola-musica-danza” tanto & difficile in determi- mento che, secondo una dstinzione eonsolidatas in antropologia¢ in linge, hate culgure dissocare il esto coreografio dalfesecuzione musta, stica, manifesta un carattere “etic”, il che significa che la ticerea viene on. ' Dal punto vist dele struttre sonore ede prosediment somposi tare repertori, Cos{ T'etnomusicologia si é talvolta interrogata sui criteri Te shctiscione fra l parlatoe il eantato [cfr, List 1963], proponendo la no- 688 La conoscenza del fatto musicale vi, il quadro comparativo delle produzioni e delle informazioni raccolte in tutco il mondo mostra una sorprendente varieta, Cost per le musiche ex- traeuropee si spesso fatta distinzione fra le musiche cosiddette d'arte (Ci na, India, Bali, Giava) e le musiche popofari tradizionali (musiche deali abo- sigeni d’Australia, clei Pigmei o degli Indiani d’America). Un'analoga sud divisione & presente anche nei paesi europei fra la musica colta (Bach, Beethoven, Schiinberg, ecc.) ¢la musica popolare contadina, Per molto tem. po si creduto di poter contrapporre le seconde alle prime sulla base della ‘mancanza di una teoria musicale, al punto che si giunti a definire etno- musicologia come lo studio delle musiche non teorizzate. Ora, cid significa non tenere conto delle musiche asiatiche ¢ arabe, mentre dopo i lavori di ‘Zemp edi Feld diventa difficile negare lesistenza di etnoteorie, per non par- lare dei sistemi impliciti ricostruiti da Briiloiu. Certo si pud benissimo mo- strare in che cosa e etnoteorie si distinguano dalle teorie occidentali, ma non sipotra negare loro lo statuto di teotia nella misura in cui esse si rivelano de- terminanti pet la produzione musicale pratica fefr. Nattiez 1987, cap. viz], Sul versante compositivo, sono presenti tutti i casi possibili, da! brani com: postie ripetuti sempre uguali fino alle musiche con procedimenti continua mente rinnovati, Non & necessario arrivare per forza al concetto di “musica di tradizione orale”, poiché vi sono notazioni musicali stricta senso in deter- inate culture musicali asiatiche (per esempio a Giava anche se non a Ba 4). B se la musica dei canti eschimesi di danza con accompagnamento di tam. buro, composta c imparata a memoria, viene in effetti srasmessa oralmente, ali Inuit sanno anche avvalersi della serittura dei testi cantati nell alfabeta sillabico che i missionari hanno loro insegnato allinizio del Novecento. Dun- ‘que vi sono casi nei quali Poralita nen & poi cosi esclusiva come si crede. Se per molto tempo si& definita !’antropologia come lo studio delle so- cieta “fredde” o senza storie, fino al eapovolgimento di questa concezione determinato dall’avvento dell'etnostoria, l'etnomusicologia & stata analo- gamente considerata una disciplina puramente sineronica. Certo, alle sue originie sotto linfluenza delle teorie “diffusioniste” le speculazion’ sullori- sine della musica non sono mancate, ma sono poi scomparse non appena la comunita scientficarifiutd di ticonoscere una stratificazione fissa fra lvelli pili o meno prontunciati di primitivita e di antichita. Cid significa che qual- siasi prospettiva di tipo storico sia scomparsa dall’ctnomusicologia? Sareb- be difficile affermaslo, A fianco di ricerche specifiche sull'evoluzione di ta- lune culture musical o sull'infiuenza di una cultura musicale su un'altra, le scoperte ¢ le ricerche pitt recenti sul funzionamento del cervello rilanciano Pantica questione dell origine della musica in rapporto al inguaggio, ma su base biologica, come siintuisce nel saggio di Blacking e come attesta un pri- mo colloquio di biomusicologia tenuto a Fiesole nel 1997 {eft. Wallin, Mer- ker e Brown 2000]. Le questioni diacroniche ricompaiono anche con fo stu- dio dei mutamenti in campo musicale: la globalizzazione della cultura eu- 7 Nawtiez Enomusicologia 689 roamericana tramite i media audiovisivi, lo stretto contatto ormai sabilito fale culture dei cacciatori-raccoglitori ele nostre, la comparsa di un “quar- to mondo” nei paesi industeializzati, la presenza nelle cittA d'autoctoni ¢ di aborigeni ¢ P'ibridazione fra musiche tradizionali e musiche industriali ¢ cidentali trasformano lo studio delle pratiche musicali. Non si tratta pit di studiare (come diceva Brailoiu a proposito della scuola di Berlino) «migra- zioni favolose», ma sconvolgimenti dell'ambiente musicale circostante, € cid si traduce nello sviluppo i un’etnomusicologia urbana e in un interes- se fortissimo per la musica pop def paesi del Terzo Mondo. Non deve sor- prendere che, con la coesistenza di pit culture tipica dell'ultimo Noveces to, la problematica dell'identita sia divenuta una delle questioni privileg te dalletnomusicologia, soprattutto nell’ America del Nord. Si dice anche che einomusicologia si interessa soprattutto delle musiche funzionali, Forse lintroduzione di osservazioni etnografiche nella disciplina avvri magari pesmesso di inventariare le “circostanze musicali” nelle quali ven ‘ono eseguite le musiche studiate: ad esempio canti di lavoro, musiche reli ‘gose, musiche teatral fefr. Boilés 1978] ¢ anche, pit in generale, musiche di fesia [Lortat Jacob ro80]. Ma questa constatazione rinvia a un difficile pro- blema teorico: Ia seruteura dei brani viene forse modellata da questi contesti? La musica ayrebbe la funzione di rafforzare la coesione sociale, ma & legitti- mo chiedersi in che modo, ¢ soprattutto perché. E la concezione culturalista secondo la quale la musica & determinata dalla cultura, tende a far dimenti- care la possibilia di un’origine storica dei finguagg! musicali, come Herzog ave oppostunamenteciostrto neg anni Teena panto oe fan Zionalista ha parimenti condotto per molto tempo a negare qualunque cli- mensione esteica nelle musiche di tradizione orale, laddove in effetti questa ‘vid presente: gli abitanti dellisola di Malta hanno un sistema di soprannomi per gerarchizzare la qualita dei chitarist improvvisatoris li Inuit distinguo- no fra le voei belle e brutte; si sente spesso dire dagli Indiani d’America che Je musiche degli Indiani del Nord sono pitt riuscite di quelle del Sud. Dunque, anche quando ’etnomusicologia si allontana dalle grandi com- parazioni per studiare specifiche culture, essa costituisce un po alla volea, con gli interrogativi che solleva, una musicologia generale attinente linsieme delle musiche, Ci si pud allora legittimamente chiedere quali siano Ie fron- tiere dell etnomusicologia. Le musiche di tradizione orale? Si® visto che Pora- ita non un eriterio sufficiente. Le musiche popolari? Ma allora dove porre iI confine fra le musiche contadine da una parte, il jazz la musica leggera dall'altea? Si sarebbe tentati di proporre una definizione al negativo: l'etno ‘musicologia s'interessa di tutto cid che la musicologia classica non studia, ma anche qui siischia d"imbattersi in qualche sorpresa. Tutte e questioni di mu- sicologia generale sollevate dall’etnomusicologia non sono rivolte anche alla musica occidentale? Facendo della nostra cultura musicale wna cultura fra le altre, non sarebbe interessante confrontare le culture extracccidentali con 690 La conoscenza del fatto musiale {e nostre modalitt d'apprendimento, di composizione, d'interpretazione e di valutazione, con le nostre circostanze d'esecuzione e con tutto il rituale che circonda il concerto? Alcuni paragrafi del manuale di Netel e un capitolo mol. to bello, «Lettera sullopera», ne La musique et la transe di Rouget, in cui un tmusicista afticano intraprende un’ apocrifa lettura etnomusicologica di una serata all’ Opéra di Patigi, lasciano intravedeze il giorno in cui I'ingordigia condurr’ Petnomusicologo a trangugiare la musica occidentale. E cos il ea. povolgimento sari completo: a musicologia comparata, nata con la scuola di Berlino, s'interessava soprattutto ai parametzi sonori di cui faceva Panalisi con gli strumenti della musicologia classica; 'etnomusicologia di domani a3. sorbira forse lo studio della musica di Mozart ¢ di Wagner, ormai collocata su un piede di pariti con quella dei Pigmei e dei Papua. Quale che sia il reale sbocco di questa evoluzione, essa in ogni caso te- stimonianza del ruolo culturale, per non dire politico, ricoperto dallo svi. luppo dell’etnomusicologia. Alla fine dell’Ottocento, Baker parlava in as- soluta buona fede della musica dei “selvaggi”. Ancora nel 2956, Nett! in- titolava un suo libro Music in Primitive Culture. Dopo Radin e Lévi-Strauss, sappiamo che i “selvagsi" e i ‘primitivi” pensano, La conoscenza delle ca. tegorie specifiche sottese a ciascuna cultura musicale del mondo, il ricono- scimento dellesistenza legittima di stili e sistemi musicali differenti dai nostri e la nascita di una coscienza musicale universale sono altrettanti con- tsibuti non trascurabili dell'etnomusicologia alla Jotta contro il razzismo estetico e il razzismo senza aggettvi. Amit, J.-M. 1779 Mémoire sur la musique des chinois, Nyon U'an, Pari Azom,S, 1985 Polyphonies et polyrytbmies instrumentales d'Afrique contsle, Structure et métbodologe, x vol., Sela, Pars. Baker, Th, 1882 Uberdie Musil der nordamertanischon Wilden, Breitkopt und Histel, Leipzig. Bank, B, 1948 Batik Béla wlogatott zene ini, Magyar Kéras, Budapest (trad. it. Sei sulla musica popolar, Boringhieri, Torino 1977; x* ed. 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