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DIRITTO DEL POPOLO DI DIO

GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA


APOSTOLICA

Temi:
– Norme comuni della vita consacrata (si possono applicare indistintamente a
tutti gli istituti di vita consacrata).
– I religiosi (can. 607): che cosa sono i religiosi? Definizioni. Le case, i superiori
e i capitoli, l’amministrazione, i diritti e i doveri (IR)
– Istituti secolari (IS)
– Società di vita apostolica (SVA)
– Gli eremiti e gli anacoreti (nasce finite le persecuzioni contro i cristiani)
– Ordo virginum (Una vergine consacrata non si distingue per un particolare
vestito)
– Nuove forme di vita consacrata. (Molte volte è semplicemente la forma
tradizionale di consacrazione, ma con una sottolineatura particolare che mette in
evidenza qualche aspetto della consacrazione. Infatti, non sono propriamente
forme nuove in se stesse. Sono piuttosto dei religiosi che esteriorizzano con un
nuovo taglio, una nuova sensibilità, elementi già esistenti in altre forme.
Secondo l’Annuario Pontificio queste “nuove forme” sono solo 5).

LE NORME COMUNI
CANONI 573-606
Le fonti di questi primi canoni: la fonte unica è il CV2.
Oltre a stabilire una normativa giuridica sulla questione, questa prima parte prende in
esame anche la realtà teologica e dottrinale.

Perché è importante il contenuto delle norme comuni?


Per il contenuto teologico che si sviluppa al loro interno e che danno la base e il
fondamento.

Quali sono le FORME DI VITA CONSACRATA attualmente contemplate nel Codice


dell’83?
– Istituti religiosi (IR)
– Istituti secolari (IS)
– Società di Vita apostolica
(SVA)
– Ordo virginum (OV)
– Eremiti e anacoreti
– Nuove forme di vita
consacrata.
Canone 573 – è un canone fondamentale, teologico.
Can. 573 - §1. La vita consacrata mediante la professione dei consigli
evangelici è una forma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più
da vicino per l'azione dello Spirito Santo, si dànno totalmente a Dio amato
sopra ogni cosa. In tal modo, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo
onore, alla edificazione della Chiesa e alla salvezza del mondo, siano in
grado di conseguire la perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio e,
divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannuncino la gloria celeste.
§2. Negli istituti di vita consacrata, eretti canonicamente dalla competente
autorità della Chiesa, una tale forma di vita viene liberamente assunta dai
fedeli che mediante i voti, o altri vincoli sacri a seconda delle leggi proprie
degli istituti, professano i consigli evangelici di castità, di povertà e di
obbedienza e per mezzo della carità, alla quale essi conducono, si
congiungono in modo speciale alla Chiesa e al suo mistero.

È un canone fondamentale: stabilisce quali sono i principi teologici e giuridici che


un IVC deve avere per essere chiamato “vita consacrata”. Chi non ha questi
cinque elementi teologici e giuridici non potrà essere chiamata “vita consacrata”. In
caso contrario si userà la parola “accerunt”, cioè si assomigliano.

Cinque elementi teologici.


1. La Consacrazione poa Dio: elemento fondamentale.
I consacrati non si consacrano a Cristo, ma si donano totalmente e
permanente a Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo). È un criterio teocentrico.
È Dio che ti chiama, noi celebriamo la nostra risposta a Dio. Non è la “mia
consacrazione”, ma la nostra risposta libera a Dio che chiama “dal seno
materno”.

2. Aspetto cristologico e pneumatologico: la sequela di Cristo per mezzo


dell’azione dello Spirito Santo. Più vicina è la sequela, più perfetto sarà il
nostro dono. La vita consacrata non riguarda un “cammino di perfezione”, noi
siamo già consacrati mediante il Battesimo. Si tratta di una perfezione che ha
a che fare con l’imitazione più perfetta di Cristo. E’ vivere secondo le sue
parole, il suo insegnamento. Noi ci dobbiamo configurare alla vita di Cristo,
secondo i consigli evangelici, ma anche vivendo la preghiera e la vita
fraterna.

3. Consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza: triade giuridica (ma ce ne


sono anche alti: diversi IR aggiungono un “quarto voto” la stabilità di vita) non
confondere l’elemento teologico con l’elemento giuridico. Il contenuto
teologico lo troviamo C. 599-600-601. Configura la persona e dà requisito
importante per sviluppare la realtà personale della chiamata di Dio. E’ un
aiuto giuridico teologico che la Chiesa dà alla persona perché possa
configurarsi a Cristo. Quando invece parlo di “voto”, allora parlo invece di
una realtà giuridica, cioè di una forma giuridica per vivere la realtà teologica dei
consigli evangelici. Voto (o altri vincoli sacri): è un assumere il contenuto
teologico dei consigli evangelici. Il “voto” o altri “sacri vincoli” sono le
forme giuridiche di una realtà teologica.

4. Teologico: La missione e unione con la Chiesa: è l’aspetto apostolico.


Ogni consacrazione è apostolica, anche la consacrazione negli istituti di vita
contemplativa.
L’unione alla Chiesa per mezzo della perfezione della carità (alla carità
portano i consigli evangelici)

5. Segno e santificazione ecclesiale ed escatologica: Si cerca di anticipare il


Regno dei cieli in mezzo a noi. La presenta sempre uno sguardo nel futuro, nel
domani.

Cinque elementi Giuridici.

A livello giuridico, il canone 573 §2 ci permette di cogliere cinque elementi:


1. La stabilità delle forme e di coloro che accedono ad esse
2. Erezione canonica
3. Libera opzione di vita.
4. I voti o altri sacri vincoli
5. L’osservanza delle leggi universali o del diritto proprio

1. Forma stabile.
Si è stabile non temporariamente ma permanente. Stabilità di forme di vita di
coloro che accedono alla vita consacrata: non si può cambiare la forma, la
struttura, la realtà ogni anno, o due o tre. La stabilità aiuta a identificarti con
quella che è la tua opzione. Solo una struttura è garanzia di durata nel tempo di
una forma di vita consacrata. Certo siamo consapevoli che il dono dello Spirito
è più grande e va oltre, ma un minimo di struttura è necessario. Il carisma di
una forma di vita consacrata è un dono che Dio fa alla Chiesa (tramite una
persona fisica, i vari fondatori di forme di vita consacrata): quindi è la Chiesa la
proprietaria dei vari carismi.
Esempio: San Benedetto: perché è passato alla storia? Per la regola: perché ha
stabilito una struttura, una stabilità alla forma della vita consacrata. Egli è stato
un regolatore della vita consacrata

2. Erezione canonica da parte dell’Autorità competente della Chiesa: diventa


qualcosa di “pubblico”, non si tratta di qualcosa di semplicemente
“privato”. È l’Autorità che erige.
Facciamo attenzione a non confondere “fondazione” ed “erezione”: la
fondazione è l’atto privato che somma le volontà degli individui, mentre
l’elezione riconosce l’istituto e dà a questo soggetto il carattere di pubblico.
L’erezione canonica non è fondazione chiericale.
Può esserci una nascita a livello diocesano o a livello pontificio. L’erezione
canonica spetta al Vescovo della Diocesi, o alla Santa Sede (RP o
Congregazione competente). Senza l’erezione canonica, la forma di vita
consacrata ancora non esiste.

3. Libera opzione di vita: diritto della libertà. In mancanza di libertà sia di chi
si consacra che dell’Autorità, la consacrazione è nulla. Occorre la libertà, è
necessario che la persona sia in grado di fare un atto pratico-pratico di
scelta di vita. Libero di scegliere, consapevole delle esigenze che una
consacrazione comporta.

4. Voti o altri sacri vincoli: è la forma giuridica con la quale si assumono i


consigli evangelici.
LG 43-44. I voti non sono obbligatori: ci sono alcune forme di vita consacrata
che non fanno voti, ma semplicemente un sacro vincolo. Un giuramento, una
promessa.

5. Osservanza delle leggi o del diritto proprio. Devono osservare le leggi. Qui
c’è un cambiamento rispetto alla tradizione giuridica precedente della Chiesa.
Dice “diritto proprio”: ogni istituto deve avere un diritto proprio, suo,
esclusivo, non condiviso con gli altri.

Diritto Proprio

Ogni istituto di Vita consacrata deve avere un suo diritto proprio.


Distinguiamo tra diritto universale (non si chiama diritto comune) e diritto proprio
(non diritto particolare che è riferito alle Chiese particolari). Questo diritto proprio ha
quasi sempre un 90% di somiglianza con il diritto universale. Tutti gli istituti, per
essere eretti, devono avere un diritto proprio, in particolare devono avere le
Costituzioni e il Direttorio Generale.

Il diritto proprio è costituito da:


1. Regola di vita: non è necessaria che ci sia. Un IVC può essere eretto
dall’Autorità competente senza che ci sia una regola da seguire. Molte volte
si adopera in modo improprio per indicare le Costituzioni che di per sé non sono
“regola”.
2. Le Costituzioni: obbligatorio
3. Il Direttorio particolare: obbligatorio
4. I Decreti emanati dal Capitolo generale/provinciale/locale
5. Le Norme emanate dal Superiore (generale/provinciale/locale) per il
proprio territorio
6. Sane tradizioni: tramandate, anche se sono in disuso.

Le “Costituzioni”: sono il testo programmatico-costitutivo, i principi che regolano


l’istituto.
Il “Direttorio Generale”: contiene le regole dal punto di vista più pratico.
La cosiddetta “regola” o “regola di vita”, invece, NON È necessaria, dal punto di
vista giuridico, per poter erigere un istituto di vita consacrata.
Poi vedremo che ci sono il carisma e il fine, che danno una forma propria alla vita
consacrata.

Ecclesialità Della Vita Consacrata

Il legislatore stabilisce la ecclesialità della vita consacrata: fa parte della Chiesa.

Can. 574 - §1. Lo stato di coloro che professano i consigli evangelici in tali
istituti appartiene alla vita e alla santità della Chiesa e deve perciò nella
Chiesa essere sostenuto e promosso da tutti.
§2. A questo stato alcuni fedeli sono da Dio chiamati con speciale vocazione,
per usufruire di un dono peculiare nella vita della Chiesa e, secondo il fine e lo
spirito del proprio istituto, giovare alla sua missione di salvezza.

La vita consacrata come stato di vita


La vita consacrata è uno stato di vita all’interno della Chiesa, costituito da
chierici e laici: Il criterio ermeneutico non è quello della gerarchia, ma della
santità.

a) La vita consacrata È UNO STATO DI VITA ECCLESIALE: LG 43 e LG


44 è lo stato di vita della santità quello che offre alla vita consacrata il suo
spazio ecclesiale all’interno della complessità costitutiva della Chiesa.

b) È UN MODO STABILE DI VITA CRISTIANA: La stabilità è importante per


poter realizzare pienamente la vocazione.
a. È un modo dinamico: che porta la persona alla perfezione cristiana.
b. non è una realtà ibrida, tra lo stato laicale e clericale! (LG 43)
c. la vita consacrata ha una propria personalità, indipendenza. È uno dei
tre stati di vita nella Chiesa.

Dunque gli stati di vita nella Chiesa, secondo il principio gerarchico, sono
due: chierici e laici. Gli stati di vita secondo la categoria strutturale
della “santificazione” sono tre: chierici, laici, consacrati.
Il legislatore dà importanza costituzionale alla vita consacrata: non è un semplice
“dare spazio”, ma dotarla di un peso costituzionale nella realtà ecclesiale. Tutti i
fedeli sono tenuti a favorire la vita consacrata.

I propri membri sono chiamati in prima persona a promuovere la missione


salvifica della Chiesa secondo il proprio carisma. Questo ha un’applicazione diretta
nelle Chiese particolari: nei diversi Consigli la vita consacrata deve essere presente.

INTENZIONALITÀ DEL LEGISLATORE


a) Porre in rilievo la dignità e la vicinanza dello stato di vita consacrata,
rispetto ai due unici stati costituzionali-gerarchici del popolo di Dio.
b) Non contrapporre questo stato di vita agli altri due. La vita consacrata è una
forma di vita con la stessa dignità delle altre.

FINALITÀ
 La chiamata alla santità è la FINALITÀ di tutti gli istituti di vita consacrata.
 Il FINE specifico di un Istituto è quello strettamente legato allo specifico
CARISMA di quell’istituto.
I mezzi:
 possono cambiare, possono adeguarsi ai tempi e alla vita sociale che cambia.
Sono mezzi, cioè servono alla realizzazione del fine specifico, delle finalità
di quel particolare istituto.

Il fine specifico di un Istituto


 non può mai essere cambiato.
 se cambia il fine specifico, vuol dire che “è cambiato” anche il carisma, si
modifica la natura stessa di quell’Istituto.
 si può tentare di fare una “lettura aggiornata” di quel carisma, ma non si
può cambiare il carisma!

Regolazione dello stato di vita:


 Can. 5761. La gerarchia della Chiesa deve regolare questo stato di vita per
coloro che ne fanno parte e si dedicano ad incrementare la missione salvifica
della Chiesa.
 Conseguenza logica del carattere della ecclesialità, se è uno stato di vita
logicamente corrisponde la regolazione Alla gerarchia: chi fa parte della
Chiesa è tenuto ad essere regolato, esaminato, approvato dalla Gerarchia.
 La gerarchia verifica se il carisma è un autentico dono di Dio, oppure una
semplice proiezione umana.
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576 Corresponde a la autoridad competente de la Iglesia interpretar los consejos evangélicos, regular con leyes su
práctica y determinar mediante la aprobación canónica las formas estables de vivirlos, así como también cuidar por
su parte de que los institutos crezcan y florezcan según el espíritu de sus fundadores y las sanas tradiciones.
Promozione di questo Stato di Vita
Can. 5742: tutti nella Chiesa devono promuovere questo stato, perché così si
promuove la vita e la santità della Chiesa.
 i Vescovi diocesani sono tenuti a promuovere anche la vita consacrata nella
diocesi.
 Si deve enfatizzare il valore della vocazione ricevuta da Dio.
 Dio chiama sempre a una realtà concreta e specifica, non esiste una
vocazione “generica”.

Principio dell’ecclesialità della vita consacrata:


 la VC nasce nella Chiesa, a partire dalla Chiesa, per la Chiesa. Questi principi
teorici danno la carta d’identità della VC.
 È un modo di far parte attiva della realtà ecclesiale concreta, lì dove ogni
IVC trova, sentendosi parte e in comunione con la Chiesa e con la struttura
gerarchica della diocesi (o chiesa particolare).
 il Legislatore, quando parla di “ecclesialità”, intende parlare concretamente
di un inserimento attivo all’interno della Chiesa particolare in cui la VC si
trova a vivere.

l’elemento specifico che dà l’identità al consacrato


 La consacrazione + l’elemento carismatico di ogni IVC.
 Ogni consacrato che si inserisce nella Chiesa particolare lo deve fare con
l’elemento proprio della consacrazione e con il carisma proprio e specifico del
loro istituto.
 Ogni membro di un IVC deve collaborare con la diocesi con il carisma e il
fine specifico dell’istituto cui il consacrato appartiene. (Non si può chiedere
a un consacrato di aiutare nella pastorale senza tener conto del carisma del suo
istituto).

I Consigli Evangelici.
Can. 575/Can. 576/Can. 598/Can. 599/Can. 600/Can. 6013

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574 § 1. El estado de quienes profesan los consejos evangélicos en esos institutos pertenece a la vida y a la santidad
de la Iglesia, y por ello todos en la Iglesia deben apoyarlo y promoverlo.
§ 2. Dios llama especialmente a algunos fieles a dicho estado, para que gocen de este don peculiar en la vida de la
Iglesia y favorezcan su misión salvífica de acuerdo con el fin y el espíritu del instituto.
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575 Los consejos evangélicos, fundados en la doctrina y ejemplo de Cristo Maestro, son un don divino que la Iglesia
ha recibido del Señor y conserva siempre con Su gracia.
576 Corresponde a la autoridad competente de la Iglesia interpretar los consejos evangélicos, regular con leyes su
práctica y determinar mediante la aprobación canónica las formas estables de vivirlos, así como también cuidar por
su parte de que los institutos crezcan y florezcan según el espíritu de sus fundadores y las sanas tradiciones.
598 § 1. Teniendo en cuenta su carácter y fines propios, cada instituto ha de determinar en sus constituciones el
modo de observar los consejos evangélicos de castidad, pobreza y obediencia, de acuerdo con su modo de vida.
Dopo aver trattato la ecclesialità, nel c. 5734 il legislatore parla della consacrazione
mediante i consigli evangelici: castità, povertà, obbedienza.

Il fondamento dei consigli evangelici: fondamento cristologico


 sono fondati e radicati in Cristo, la vita consacrata è La sequela Christi,
cammino di configurazione a Gesù.

573§2. Corrisponde ai Vescovi o alla Santa Sede regolare, approvare il


contenuto/forma dei consigli evangelici per evitare che possano esserci delle
azioni dannose o esagerazioni nel vivere e regolare i consigli evangelici.

1) Il Legislatore vuole enfatizzare:


 i consigli evangelici sono parte del patrimonio della Chiesa e che tutti i
cristiani possono praticarli.
 devono essere vissuti secondo il proprio stato di vita.

2) Il Legislatore stabilisce:
 un vincolo assiologico fondamentale: da una parte l’insegnamento di Cristo,
e dall’altra la prassi, il vissuto di Cristo.
 i consigli evangelici si basano anche su un vissuto, su una prassi che dimostra
che un essere umano può vivere in castità, povertà e obbedienza.
 i consigli evangelici non si basano solo sulle parole di Cristo: sono un
cammino di configurazione alla vita di Cristo.

3) I consigli evangelici sono un dono per la Chiesa e si devono conservare.

§ 2. Todos los miembros no sólo deben observar fiel e íntegramente los consejos evangélicos, sino también ordenar
su vida según el derecho propio del instituto, y esforzarse así por alcanzar la perfección de su estado.
599 El consejo evangélico de castidad asumido por el Reino de los cielos, que es signo del mundo futuro y fuente de
una fecundidad más abundante en un corazón no dividido, lleva consigo la obligación de observar perfecta continencia
en el celibato.
600 El consejo evangélico de pobreza, a imitación de Cristo, que, siendo rico, se hizo indigente por nosotros, además
de una vida pobre de hecho y de espíritu, esforzadamente sobria y desprendida de las riquezas terrenas, lleva consigo
la dependencia y limitación en el uso y disposición de los bienes, conforme a la norma del derecho propio de cada
instituto.
601 El consejo evangélico de obediencia, abrazado con espíritu de fe y de amor en el seguimiento de Cristo obediente
hasta la muerte, obliga a someter la propia voluntad a los Superiores legítimos, que hacen las veces de Dios, cuando
mandan algo según las constituciones propias.
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573 § 1. La vida consagrada por la profesión de los consejos evangélicos es una forma estable de vivir en la cual los
fieles, siguiendo más de cerca a Cristo bajo la acción del Espíritu Santo, se dedican totalmente a Dios como a su amor
supremo, para que entregados por un nuevo y peculiar título a su gloria, a la edificación de la Iglesia y a la salvación del
mundo, consigan la perfección de la caridad en el servicio del Reino de Dios y, convertidos en signo preclaro en la
Iglesia, preanuncien la gloria celestial.
§ 2. Adoptan con libertad esta forma de vida en institutos de vida consagrada canónicamente erigidos por la
autoridad competente de la Iglesia aquellos fieles que, mediante votos u otros vínculos sagrados, según las leyes
propias de los institutos, profesan los consejos evangélicos de castidad, pobreza y obediencia, y, por la caridad a la que
éstos conducen, se unen de modo especial a la Iglesia y a su misterio.
La gradualità
 La gradualità non è applicabile alla castità.
 C’è una gradualità, invece, per la povertà e l’obbedienza a seconda
dell’istituto nel quale ci troviamo.

Fondamento Cristologico Dei Consigli Evangelici: Cristo visse personalmente i


consigli evangelici.
 Vedi esempio il can. 601: El consejo evangélico de obediencia, abrazado con
espíritu de fe y de amor en el seguimiento de Cristo obediente hasta la muerte,
obliga a someter la propia voluntad a los Superiores legítimos, que hacen las
veces de Dios, cuando mandan algo según las constituciones propias.
 la motivazione che regge il consacrato: il Regno dei cieli!

La castità
Oggetto del voto: è la perfetta continenza.
Can. 599 - Il consiglio evangelico della castità assunto per il Regno dei cieli,
che è segno della vita futura e fonte di una più ricca fecondità nel cuore
indiviso, comporta l'obbligo della perfetta continenza nel celibato.

 Si applica sia alla vita contemplativa che alla vita apostolica: non è
esclusivamente della chiesa cristiana.
 la ragione della perfetta continenza nel celibato : il Regno dei cieli (è un
fondamento applicabile anche agli altri due consigli evangelici. Tutto è in
funzione della salvezza delle anime.

 Il consacrato vive questo obbligo per il Regno dei cieli: non c’è una
gradualità.
 Il Codice dice che la castità è vivere la perfetta continenza nel celibato: non
comporta la verginità della persona. Possono consacrarsi anche coloro che
sono stati sposati e che hanno sciolto il vincolo matrimoniale oppure i
vedovi.

Dal punto di vista giuridico, i consigli evangelici possono essere assunti:


 Per mezzo di un voto
 Per mezzo di un sacro vincolo

La struttura giuridica garantisce l’uguaglianza del concetto:


 si garantisce che non ci siano interpretazioni o prassi errate nel vivere i
consigli evangelici.
 Ecco perché il Legislatore chiede che ci sia una forma giuridica dei
consigli evangelici: Per preservarli.
Cristo non ci lasciò i voti, ma trovano in Lui il fondamento. È stata poi la Chiesa
che ha strutturato questa realtà, che lo stesso Dio ha lasciato alla propria Chiesa.
Un tesoro che Cristo stesso ha vissuto e che ci ha lasciato con il suo esempio.

La povertà
Can. 600 - Il consiglio evangelico della povertà, ad imitazione di Cristo che
essendo ricco si è fatto povero per noi, oltre ad una vita povera di fatto e di
spirito da condursi in operosa sobrietà che non indulga alle ricchezze terrene,
comporta la dipendenza e la limitazione nell'usare e nel disporre dei beni,
secondo il diritto proprio dei singoli istituti.

 gradualità secondo il proprio istituto: obbliga alla dipendenza e limitazione


nell’uso dei beni secondo il diritto proprio. Dipende dal Carisma dell’istituto.

 istituti nei quali i membri possono avere beni e disporre di quantità di


denaro ad uso proprio: prevedono una dipendenza totale dall’Autorità
competente con una rendicontazione.

 Negli istituti secolari: occorre la rendicontazione dei beni acquistati, per


aiutare a vivere correttamente l’uso e il rapporto dei beni temporali.

 Per i religiosi: con il voto semplice non si può amministrare, usare e


usufruire dei beni patrimoniali; rimane la nuda proprietà.

 Il voto solenne non permette neanche il possesso dei beni: Non si può avere
proprietà niente. prima della professione perpetua occorre rinunciare a tutti i
beni che si possiedono.

03-10-2022 fino a qui.

L’obbedienza
Can. 601 - Il consiglio evangelico dell'obbedienza, accolto con spirito di fede
e di amore per seguire Cristo obbediente fino alla morte, obbliga a
sottomettere la volontà ai Superiori legittimi, quali rappresentanti di Dio,
quando comandano secondo le proprie costituzioni.

È sottomettere la propria volontà a quella dei Superiori, quando comandano


secondo le Costituzioni. Si vuole evitare le esagerazioni e l’uso indebito
dell’Autorità.
 Quando si parla della povertà si dice “secondo il diritto proprio”: Il
legislatore stabilisce che va tenuto conto del “diritto proprio”.
 Quando si parla di obbedienza si indicano le “Costituzioni”, visto che può
portare a esagerazioni.

gradualità:
 una obbedienza domenicana è diversa rispetto alla gesuitica, una obbedienza
monastica è diversa rispetto alla apostolica.
 Autorità e obbedienza sono due facce della stessa medaglia: sia chi comanda
sia chi ha Autorità devono discernere quale sia la volontà specifica della
persona e la volontà di Dio su di te.

il legislatore desidera che i consigli evangelici siano:


 stabiliti nelle Costituzioni, in un Documento,
 e la applicabilità nel Direttorio.

L’Autorità competente
Funzione della gerarchia rispetto ai consigli evangelici
Per evitare deviazioni e interpretazioni pericolose dei consigli evangelici.
Can. 576 - Spetta alla competente autorità della Chiesa interpretare i consigli
evangelici, regolarne la prassi con leggi, costituirne forme stabili di vita
mediante l'approvazione canonica e parimenti, per quanto le compete, curare
che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e le
sane tradizioni.

Premessa
Spetta alla competente autorità della Chiesa:
 interpretare i consigli evangelici,
 regolarne la prassi con leggi,
 costituirne forme stabili di vita mediante l'approvazione canonica e parimenti,
 curare che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e
le sane tradizioni.

Il rapporto con la gerarchia si basa dunque sulla ecclesialità:


 se gli IVC sono parte della Chiesa e sono un dono di Dio per la Chiesa, nella
Chiesa, è logico che l’autorità gerarchica nella Chiesa (Vescovi e Santa
Sede) abbia il compito preciso di vigilare, regolare e interpretare rettamente
la Vita Consacrata.
 Non può esserci interpretazione privata degli IVC: sono oggetto di un
discernimento ecclesiale.

l’interpretazione autentica degli IVC spetta:


 solo al Vescovo (per gli IVC diocesani)
 la Santa Sede (per gli IVC di diritto pontificio).

L’autorità della Chiesa interviene per mezzo di:


 Decreti generali esecutivi (can. 31-33),
 Istruzioni, (can. 34)
 Atti amministrativi singolari, can. 35-93. (decreto, precetto, rescritto)

SEDE APOSTOLICA:
 il Santo Padre
 i Dicasteri e Uffici della Curia Romana che agiscono con potestà vicaria.

Il Papa
 esercita la sua potestà per mezzo della Curia (che ha potestà ordinaria vicaria).
 in concreto per mezzo della CIVCSVA (Congregazione Istituti di Vita
Consacrata e Società di Vita Apostolica).
TIPO DI RAPPORTO CON LA SANTA SEDE:
 costruire sulla base della comunione ecclesiale: sentire cum ecclesia.

 La Santa Sede è presente nei momenti fondamentali-cruciali di un IVC o di


una SVA: nella nascita, nello sviluppo e alla, infine, nel momento della morte.
 erezione dell’istituto
 quando ci sono questioni lungo il cammino dell’istituto (fusioni,
unioni, divisioni dell’Istituto ecc.)
 quando si deve procedere alla soppressione di un istituto.

L’autonomia:
 La capacità di darsi da se stessi le proprie norme.
 La Santa Sede concede agli IVC la capacità di darsi leggi per poter vivere la
propria vita secondo il proprio carisma. Esempio: ogni Istituto scrive le
proprie Costituzioni.
 autonomia non implica un’indipendenza, ma anzi presuppone la comunione:
L’IVC ha dipendenza dalla Chiesa e dalla Santa Sede, sempre.

 Decentralizzazione e sussidiarietà. Principio dell’aiuto mutuo.

L’Autorità competente:
1. Santa Sede.
2. Per la Chiesa latina: Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica.
3. Per la Chiesa orientale: Congregazione per le Chiese orientali
4. Per i missionari: Congregazione per la Evangelizzazione dei popoli
5. Il vescovo Diocesano o l’Ordinario del Luogo: per istituti di diritto diocesano.
Né gli Ausiliari né i Coadiutori sono responsabili degli IVC.

Competenza della Santa Sede e Vescovo:


 Erezione del IVC: Il Vescovo con licenza scritta da parte della Sede
Apostolica.
 La fusione/unione/confederazione/soppressione: Santa Sede
 Costituzioni di Diritto Pontificio: approvate dalla Sede Apostolica.
 Costituzioni di Diritto Diocesano: Vescovo.
 Il Direttorio: quando la Santa Sede si esprime è sull’approvazione.
 Cambiamento del direttorio: è di competenza interna del Capitolo generale.

Le Costituzioni
 sono il documento costitutivo dell’Istituto,
 dove ci sono: i criteri di vita e azione e qui la Santa Sede vuole avere
particolare cura.

Altre Autorità
 il Vescovo o l’Ordinario del Luogo. spetta erigere un Istituto di Diritto
diocesano.
 Dove c’è la Sede generalizia, quello è il Vescovo della sede principale: Lì
abita il Superiore e il moderatore supremo.
 Quando si parla di “diritto diocesano” significa che non sono sviluppati in
modo sufficiente e sono ancora sotto la tutela del Vescovo.

Forme di Vita Consacrata.


Canoni 6075-ss

1. Istituti religiosi (IR) 4. Ordo virginum (OV)


2. Istituti secolari (IS) 5. Eremiti e anacoreti
3. Società di Vita apostolica 6. Nuove forme di vita
(SVA) consacrata.

5
607 § 1. La vida religiosa, como consagración total de la persona, manifiesta el desposorio admirable establecido por
Dios en la Iglesia, signo de la vida futura. De este modo el religioso consuma la plena donación de sí mismo como
sacrificio ofrecido a Dios, por el que toda su existencia se hace culto continuo a Dios en la caridad.
§ 2. Un instituto religioso es una sociedad en la que los miembros, según el derecho propio, emiten votos públicos
perpetuos, o temporales que han de renovarse sin embargo al vencer el plazo, y viven vida fraterna en común.
§ 3. El testimonio público que han de dar los religiosos a Cristo y a la Iglesia lleva consigo un apartamiento del mundo
que sea propio del carácter y la finalidad de cada instituto.
 Istituti contemplativi oranti
 SVA: elemento educativo, sanitario, sociale
 Missione ad gentes: istituto missionario/caritativo Vita apostolica / Vita
contemplativa. (Non usiamo “Vita attiva e vita claustrale).
 Istituti clericali (ordine sacro) o laicale. Non si può dare una inter-relazione.
 Istituti maschili / femminili. Non esistono gli istituti misti. Su questo la Santa
Sede è molto chiara. Devono vivere separatamente.

Patrimonio Spirituale
 Patrimonio dell’istituto è un patrimonio “spirituale” : È il proposito del
fondatore che forma la natura dell’istituto, il fine specifico e il carattere.

 Nelle Costituzioni questo patrimonio va inserito. Si deve osservare con


fedeltà la mens e il proposito del fondatore (Non semplicemente le
“peculiarità” del fondatore).

 Questo va raccolto per iscritto, così che non ci sia una “deviazione” dei suoi
membri nel vivere la realtà.

 Il carisma che viene dato è immutabile. Se cambio il carisma sto facendo un


altro istituto.

Natura dell’istituto.
La natura dell’istituto verrà raccolta sinteticamente nelle Costituzioni.
Normalmente è nel capitolo primo al numero 1.

La “natura” comprende gli elementi essenziali e costitutivi:


 vocazione
 carattere proprio dell’istituto
 carisma dell’istituto: è frutto conciliare degli anni ’80 dove si iniziò a
sviluppare la teologia del carisma.

Prima del Concilio, il fine di tutti era la santificazione. Occorre stabilire con chiarezza
per cosa nasce l’Istituto, il suo fine. La nascita di un Istituto avviene con la sua
fondazione.

Processo vitale
Processo vitale: il iter che un IVC (quello che deve ricorrere ogni istituto dalla vita
alla morte):
1. Primo Passo - Inizia: atto privato di volontà:
un gruppo di persone che decidono dare vita a una realtà ecclesiale, senza
ancora la approvazione dalla autorità. Questo è la fondazione, diverso al
riconoscimento o atto pubblico dove interviene l’autorità.

 La creazione quindi è una associazione privata dei fedeli, dove si


stabilisce uno statuto che verra riconosciuto della autorità, ancora in
un livello diocesano.

 L’Autorità ecclesiastica verifica che il contenuto dello Statuto non sia


contrario né al magistero della Chiesa né alla legislazione canonica
esistente.

 Il vescovo approva con un “nulla osta”, ma non ancora è un


riconoscimento, soltanto è un permesso di vivere conforme allo
statuto.

 Si deve stabilire come è che viene a meno en caso di soppressione, e


come verranno divisi i beni della associazione privata.

 Sono fedeli privati, ancora non possono usare un abito oppure si, sono
fedeli privati che fanno parte di una associazione privata.

 Il vescovo ha il compito della vigilanza.

2. Secondo passo - Erigere una Associazione pubblica dei fedeli:


 Dopo di un congruo tempo se deve verificare si questa intuizione
iniziale della fondazione viene di Dio.
 Quando se verificano una certa crescita, il secondo passo è costituire la
associazione da parte del vescovo, di approvare una associazione
pubblica dei fedeli.
 Il vescovo si impegna di più.
 Lo importante è stabilire, sia nella richiesta o statuto o decreto di
erezione, se intendono di diventare un istituto di vita consacrata o
una società di vita apostolica.
– Se deve chiarire che cosa voglio inventare, il decreto del vescovo
della diocesi deve dirlo chiaramente.. “in vista da diventare un
IVC o una SVA…”. Il Vescovo diocesano deve inserire questa
frase perché si non lo dice il percorso di vita finisce lì, e si voglie
diventare una cosa al di più, se deve cominciare di nuovo il
processo.
– Sempre di sé volesse diventare una altra cosa se inizia un nuovo
processo (si comincia un nuovo processo di verifica o di
discernimento di vita, dove la società dovrà presentare un nuovo
statuto adeguato al nuovo ente giuridico che vuole diventare).

3. Terzo passo - La richiesta da diventare un Istituto di Vita Consacrata o


una SVA di diritto diocesano.
 È il terzo passo che si ha quando l’Istituto ha una crescita numerica e di
luoghi.
 Lascia di essere una Associazione per passare alla normativa vigente
delle IVC e SVA.
 Cambia la natura giuridica e passano di aver statuti ad avere
costituzioni (costitutiva). Che deve essere approvata ed eretta del
vescovo diocesano con la consulta “ad validitatem” della sede
apostolica.

 Il canone 579 diceva così:


Can.579 - I vescovi diocesani possono, ciascuno nel proprio territorio,
validamente erigere con formale decreto istituti di vita consacrata, previa
licenza scritta della Sede apostolica.

 La legislazione canonica è cambiata:


 Non solo si consulta alla Santa Sede, adesso è la consulta è ad
validitatem (licenza per scritto). Il vescovo diocesano deve chiedere ad
ottenere la licenza dalla SS.
 pur lasciando al singolo Vescovo diocesano la facoltà di “erigere con
formale decreto istituti di vita consacrata” nel proprio territorio di
competenza, la nuova norma richiede che ora la scelta del Vescovo
avvenga “previa autorizzazione scritta della Sede Apostolica”,”.

Per la richiesta si richiede:


1. Richiesta del vescovo
2. Documenti importanti (c’è sono anti).
3. Inviare i testi delle costituzioni e del direttorio
4. Aver 40 membri
5. Si può aver un distintivo (abito)

 La Santa sede studia le costituzione\ e il direttorio.


 Ha la capacità di chiedere modificare le costituzioni, dove deve dire la
natura, carisma, fine, spiritualità e la missione.
 La SS può chiedere e introdurre le modifiche prima della licenza. Dopo
le modiche si può dare la licenza.
 Una volta avendo la licenza il vescovo può fare la erezione dell’istituto.
Dopo la erezione
 Dopo la erezione il superiore maggiore/fondatore mette le mani in quelle
del vescovo e emette la professione religiosa.
 Gli altri membri lo fanno nelle mani del superiore generale.

Comincia un periodo di verifica da parte del vescovo.


 Inizia un processo di verifica del percorso pastorale, carismatico e
spirituale a cura del Vescovo.
 Gode di autonomia, la capacità di auto regolarsi internamente.
 Il Vescovo competente, quello della sede principale, è quello nel quale
si trova la Curia dell’istituto, la casa generale.

4. Quarto passo - Richiesta per diventare la IVC o SVA di diritto pontificio


 Se l’istituto cresce e il vescovo verifica che tutto è conforme al magistero.
Ora ci sarebbe la richiesta per diventare la IVC o SVA di diritto
pontificio.
 lascia di essere sotto la tutela del vescovo a essere tutelato del Santo
Padre, con una potestà vicari della congregazione per I religiosi.
 Se si considera maturo un IVC per diventare di diritto pontificio, il vescovo
deve scrivere la richiesta formale alla SS, ma non il superiore. È il
vescovo della sede principale:

1. Carrucolammo vita dell’istituti (storia e documentazione).


2. La lettera commendatizia dei vescovi dove si trovano le case
dell’Istituto.
3. Inviare le costituzioni e il direttorio (aggiornate alla nuova realtà
pontificia). Sarà la ultima volta che verrà approvata della santa sede,
ma il direttorio è approvato da parte del capitolo.
4. Devono essere 100 membri, professi dove la maggioranza devono
essere professi di voti permanente.

 Il fatto della verifica della santa sede non fa almeno del potere del
vescovo. Per verificare che nessuna norma sia contraria al codiò vigente.
Perché queste costituzioni diventa diritto proprio.
 La Santa Sede verifica circa: i documenti, il fondatore, la spiritualità. Si fa
una ricerca nei diversi Dicasteri della Curia Romana.

 La santa sede, la congregazione IVC e SVA, presentata una nota di


ufficio al Santo Padre ci approva la erezione e firma direttamente
l’approvazione pontificia all’Istituto.. e lì comincia il lavoro di redazione
il decreto d’erezione di un IVC e SVA.
 La autorità competente ciò sarà la Congregazione per IVC e SVA.
Questo chiude la fase di crescita dell’Istituto.

 tre istanze che hanno competenza: Congregazione per IVC, per le chiese
orientali y per la evangelizzazione del i popoli in terra di missione.

5. Aggregazione:
 l’istituto può procedere alla aggregazione ad un altro istituto di vita
Consacrata che abbia una vicinanza nello stile di vita e carisma: Sono le
“famiglie” che possono nascere, anche se ogni istituto mantiene una sua
struttura e indipendenza.
 Comporta l’aiuto spirituale, ma non viene ameno la potestà della
autorità.
 Ogni istituto mantiene il proprio governo, solo partecipano nell’aiuto
spirituale e collaborazione pastorale o apostolico.
 Le aggregazioni sono a beneficio spirituale come è il caso della famiglia
dei Francescana.

6. la fusione, l’unione, divisione e soppressione.


Quando un IVC o SVA viene ameno, una perdita di membri, e non può
sussistere si aprono diverse prospettive: la fusione, l’unione, il rimanere
come si è, la soppressione.

Sempre ha il intervento della Santa Sede, perché sempre, sia unione o la


fusion, e sempre si realizza la soppressione di uno o diverso istituti. Non he un
accordo privato

a) Fusione: se produce tra due o più istituti, quello che si fusioni e quello
fusionanto, che entra a far parte di un altro.
 Sempre intervenne la santa sede
 A+b=A: b chiede a A, due istituti che si assomigliano, una base
comune, dove esiste una certa sintonia.
 Più o darsi che è un A+b+c+d=A. A rimane come è, ma gli altri istituti
vengono soppressi.
 I beni anche vengono assumiti da parte di A.
 I membri devono fare i voti.
 Il processo richiede una revisione e ricerca di fusione. Il vescovo può
suggerire la fusione.
 Il capitolo generale è chi approva la fusione.
 Ma nel caso di chi chiede la fusione, ogni membro deve essere
d’accordo.
Se alcuni dei membri non vuole fondersi:
 può chiedere la dispensa dei voti
 o fare un passaggio ad un altro istituto.
 Se è sacerdote si può incardinare in una diocesi
 Un IVC non può chiedere la fusione a un SVA e viceversa. Si
deve evitare la mescolanza.
 E meno in Associazione Pubblica, perché ogni membro deve
uscire del IVC e personale mente chiedere la ammissione di
Associazione. Solo si parla di IVC.

b) Unione - vari istituti decidono unirsi e formare un’altra realtà.


 a+b+c= A. Diversi istituti decidono motu proprio di unirsi e formare
una nuova realtà.
 Dei diversi istituti ne nasce uno nuovo, anche come persona
giuridica. Gli altri sono tutti soppressi.

c) Divisione:
 Dentro di ogni istituto ci sono due tipi di divisione:
I. è la divisione interna che si chiama “circoscrizioni”.
 Ha carattere territoriale o secondo il rito.
 Su questo tipo di divisione interna il legislatore non dice nulla,
è competenza di ogni istituto: requisiti, autorità, come deve
essere, sia per erigere un territorio, sia per sopprimerla o
sospenderla. Tutto questo lo stabilisce il diritto proprio,
soprattutto nel direttorio,
 anche dice chi è la autorità competente per fare questa
divisione o sospensione (dove la autorità di diritto proprio può
sospendere la vita la vita di quella circoscrizione per problemi
interni che non si riescono a risolvere).

II. Divisione in due, quando si spacca uno in due.


 Qui si interviene la Santa Sede perché esiste la sessione di
una parte dell’istituto che vogliono essere costituito in altro
istituto.
 La santa sede deve erigere un istituito e deve decidere sui
beni. (si raccomanda meglio uscire dell’istituto per fondare
uno nuovo e iniziare da zero). La autorità deve verificare la
veracità di questa divisione.

7. Soppressione o Sospensioni (morte di un istituto):


 sempre interviene la Santa Sede.
 Si può sospendere la vita di quella circoscrizione per problemi interni che
non si riescono a risolvere.
 La Santa sede determina nella soppressione a dove andranno i beni.
 Invece quando se sopprimono le circoscrizioni interne sarà il diritto
proprio a stabilire che avviene con i beni.
 La soppressione la fa la SS quando se sopprime la ultima casa. I beni si
distribuiscono.
 Quando si procede alla soppressione, se non ci sono membri, la Santa
Sede determinerà dove andranno i beni dell’istituto. Generalmente
finiscono per la carità del Santo Padre o al Vescovo per le necessità della
Diocesi.

Federazione e confederazione.
Altre due istituzioni giuridiche de aiuto.
 Confederazione(es 장상연합회): unione di diverse federazioni che all’interno
comportano diversi istituti, che si uniscono per creare un organismo di aiuto
mutuo senza però perdere la potestà di ognuno. Nessuno scede potestà, solo è di
aiuto. Nessuno perde la propria potestà, governo o caratteristica.
 Federazione: diversi istituti, che si uniscono per creare un organismo di aiuto
mutuo
In Messico si chiama “conferme”. Confederazioni de federazione del Messico.
Questi confederazione e federazione nascono con una aiuta mutua nei diversi campi.
Quando si procede alla soppressione, se non ci sono membri, la Santa Sede determina
dove andranno i beni dell’istituto. Generalmente finiscono per la carità del Santo
Padre o al Vescovo per le necessità della Diocesi.

Autonomia ed esenzione degli Istituti di vita consacrata.

L’autonomia e l’esenzione sono due realtà giuridiche diverse che cercano di


tutelare IVC e SVA.
Autonomia Can.586

 Non significa assolutamente indipendenza totale dall’Autorità ecclesiastica. È


per evitare abusi di potere. La indipendenza significa che non ha un vicolo di
unione con nessun altro; in vece la autonomia esige un vincolo di unione.

 Istituti in generale de vita consacrata godono della La giusta autonomia: al


governo, alla disciplina interna.

 La “giusta” autonomia deve essere stabilita nelle Costituzioni. È il “darsi le


proprie leggi” che implica che ogni istituto deve reggersi per le proprie
Costituzioni (approvate della santa sede) che diventano norma propria.
 La autonomia se vede nella capacita di darsi norme: costituzioni, direttorio
proprio, direttorio (generale-particolare), ecc.

 Nessuna autorità esterna può incidere sulla disciplina interna di uno istituto.
Neanche il Vescovo nella sua Diocesi può incidere sulla disciplina interna.

 L’autonomia protegge e tutela l’istituto per vivere conforme al proprio


carisma/fine dell’Istituto. Che ogni istituto possa vivere secondo la propria
caratteristica, la propria realtà. questo permette la ricchezza dei carismi dentro della
chiesa.

 I testi legislativi sono prodotti da loro stessi, non sono date dalla chiesa o dalla
SS. Non è la chiesa chi comanda come deve vivere. La scelta dell’istituto obbliga a
chi scelga vivere quel specifico stelle di vita.

 I membri si obbligano a osservare le Costituzioni quando decidono di


abbracciare quello stato di vita.

 Una volta approvata, l’istituto non può togliere della dipendenza del Vescovo.

 Autonomia non è indipendenza. I beni sono ecclesiastici. Per alienarli occorre il


permesso. Se l’istituto è autonomo, è comunque legato ad un altro ente superiore a
sé che deve concedere il permesso.

Esenzione:
 istituto che dipende dal Romano Pontefice. Ti toglie della dipendenza del
vescovo, per dipendere della SS. Un istituto non esento è un istituto dipendente
del vescovo diocesano, ma non è sottomesso alla sua autorità. Questo tema si
sviluppa a parte e più avanti.
 L’autonomia e l’esenzione sono due realtà giuridiche diverse che cercano di
tutelare IVC e SVA.

Diritto Proprio:
Il primo “diritto proprio” da osservare:
 la Regola di vita, anche se non tutti la possiedono; non è una realtà necessaria
per la approvazione. Il diritto proprio non è più un elemento necessario per la
approvazione.
 Per la approvazione sono necessarie:
 Costituzioni,
 Direttorio generale/particolare.
 le delibere o approvazioni (decreti, dipende di ogni isitituto come lo
chiama) che approva o emana il Capitolo (sia generale o provinciale o
locale).
 Le regole/norme che emana il Superiore Generale, Provinciale o
Locale.
 E le sane tradizioni.

Costituzioni
Le Costituzioni
 sono un Codice, dunque un testo legislativo costituito da norme.

 Contiene la normativa costitutiva (diretta, integrale, organica, stabile)


elaborata e approvata dal Capitolo generale e approvata infinitivamente dalla
Sede Apostolica.

 Non è un trattato di spiritualità, storico, teologico, ne raccolta dei autori


(perché i unici autori è la biblia, il magistero, l diritto e gli scritti dei fondatori).

 Stabilità: non significa “perpetuità” delle norme. C’è bisogno di stabilità, ma


possono essere modificate. È una stabilita che garantisce un istrumento valido
per configurare la propria vita a cristo.
 Modifica delle Costituzioni: aggiornata per adeguarla ai concreti bisogni dei
membri alla luce del Magistero della Chiesa.

Direttori Generali E Particolari.

Sono Codici supplementari: direttori generali e particolari.


 Non ha un nome unico: statuto, norme, ordinazioni ecc.

 Possono essere più di uno: Come la “ratio formationi”.

 Istituti hanno il direttorio amministrativo: colleghe tutta la normativa di


amministrazione allo interno dell’istituto; si approfondisce la normativa.
Ha la sua radice sia nelle costituzioni o nel direttorio generale: si abbonda o si
specifica la normativa all’interno del’ istituto che se deve osservare
nell’amministrazione.

 Direttorio spirituale raccoglie la tradizione di preghiera.

 Direttorio apostolico o normativo. Ogni istituto stabilisce direttori particolare


secondo le loro necessità o realtà particolare.
 Il direttorio generale: sono sempre norme che complimentano le costituzione e
sono per l’ applica le Costituzioni..

 Se le Costituzioni sono i fondamenti, c’è bisogno di una “praticità” di quei


fondamenti: possono essere chiamate le norme applicative, le ordinazioni,
regolamenti.

 Il legislatore stabilisce una normativa di applicabilità che viene raccolta nel


Direttorio.
 Un codice che segue lo schema delle costituzioni, che pur avendo una
stabilita, gode di una stabilita minore. Proprio perché raccoglie le
norme applicative, e si possono modificare e aggiornare semplicemente
con la approvazione del capitolo generale.

 Costituzione. Approvazione del capitolo e Santa Sede.


o Per le Costituzioni serve sempre la maggioranza dei due terzi di voti
favorevoli. Non è la maggioranza assoluta, ma quella dei due terzi.

 Direttorio: approvazione del Capitolo Generale.


o Nel caso del direttorio dove essere approvato per la maggioranza
stabilità nel direttorio o nel regolamento. Ma non si stabilisce a
“unanimità”.

 Non è ammessa richiesta di modifiche che non abbiano la approvazione del


Capitolo generale.

La attività del Capitolo generale nei direttori generali e particolari:


 Capitolo generale come organo rappresentativo prende le decisioni per tutto
l’Istituto. Una delibera del Capitolo significa che o i due terzi o la metà
dell’istituto considera quell’articolo conveniente per l’Istituto stesso.

 Qualsiasi modifica costituzionale richiede sempre i due terzi . Non possono


essere ammesse le modifiche soltanto perché il governo generale ha considerato
opportuno modificare quella normativa.

 Il superiore generale può modificare le norme date da lui, il resto no, per
principio di diritto romano.

 Il direttorio di solito è più sviluppato e ordinato molto superiori alle


costituzioni, perché se deve sviluppare di più.

Normative di capitoli
Normative dei Superiori.

10-10-2020 fino a qui.

Rapporto IVC con la Chiesa


Possiamo parlare anche di “comunione” tra IVC e la Chiesa diocesana.

Tutti gli Istituti sono sottomessi all’Autorità suprema della Chiesa


 Tutti gli IVC sono sottomessi al Romano Pontefice al quale si deve
obbedienza, non soltanto per il voto.. Ogni singolo membro è tenuto ad
obbedire al Romano Pontefice, supremo moderatore di tutti.

 Il diritto concede la autorità a ogni singolo membro può rivolgersi


liberamente al Romano Pontefice per esprimere la propria opinione o dare un
consiglio, anche denunciare atteggiamenti impropri che possono nascere
all’interno dell’istituto.

Relazione alla Santa Sede.


Ogni Superiore ha l’obbligo, quando termina il mandato, deve mandare una
relazione alla Santa Sede secondo uno schema predefinito nel 2008.

 Questa relazione è libera di stabilire quanto tempo dura ogni mandato.


Ma se chiede che una persona non può rimanere come autorità a lungo
tempo.
 Il moderatore supremo deve stillare una relazione scritta sulla vita e lo
stato del istituto (non importando se è il primo o secondo mandato: quanti ci
sono, le difficoltà, la realtà, le sfide a livello apostolico, comunitario, di
governo, economica, tutto; quelle sono le norme, ecc).

 Questa finalità è a motivo di offrire e fortificare la comunione con la SS d


parte degli istituti de vita consacrata: la SS può offrire suggerimenti,
raccomandazione, ecc. cosi se mantiene la unione e la comunione stretta. Il
superiore uscente fa questa relazione periodica.

 La relazione va mandata solo dagli Istituti di Diritto Pontificio , non quelli


di diritto diocesano il cui responsabile è il Vescovo diocesano.

 È un valido istrumento per presentare al capitolo la relazione di governo,


di vita, di economia all’istituto, che non funge come tribunale, solo come
verificatore della realtà.
 In misura della relazione alla santa sede, sarà meglio l’aiuto da parte della
Santa Sede. Perciò se fa la relazione di muta fedeltà e di comunicazione.
Soprattutto perché chi governa deve progettare nel futuro. È un segno chiaro di
comunione.

 La relazione periodica solo lo fano gli istituti di diritto pontificio, perché il RP


è il risposabile di ogni uno di loro. Il RP delega a un dicastero la verifica,
chi è libera di indagare e segnalare una visita apostolica o un
commissariato.

o Se la Santa Sede nomina un Visitatore, l’Istituto può fare ricorso?


No: la Santa Sede e il Dicastero è libero di nominare (ha potestà di
nominare tutto) la Santa sede ha la facoltà di fare una visita, perché per
fare ricorso si chiede la lesione di un diritto.

Esenzione: istituto che dipende dal Romano Pontefice.


 L’autonomia e l’esenzione sono due realtà giuridiche diverse che cercano di
tutelare IVC e SVA. Ti toglie della dipendenza del vescovo, per dipendere della
SS.
 Un istituto è un istituto dipendente del vescovo diocesano, ma non è sottomesso
alla sua autorità.

 Esensione: Il privilegio che il RP concede agli statuti di non essere


sottomessi alla autorità del vescovo diocesano o all’Ordinario del luogo.
Non è in automatico.

Il motivo o fondamenti:
a) Finalistico. - per esercitare il fine specifico per il quale sono stati
fondati, al di là del bisogno concreto che ci sia in una Diocesi. La
finalità non può essere legata ad un unico territorio, ma deve essere
universale; per le sue necessità pastorale. Non può essere legata la
finalità ad un unico territorio. La finalità è universale.
b) Dogmatico dottrinale. - per il primato pretino, il papa deve prevedere
che ci sia questa apertura e condivisione con tutta la Chiesa universale.

 Ma questo non esclude che ogni istituti non abbia una vigilanza (3 elementi)
del vescovo.
o Ogni istituti è legato al vescovo perché deve assumere il progetto
pastorale, aggiungendo la sua identità carismatica. Il vescovo deve
procedere a fare un discernimento su la convenienza o meno de questa
realtà specifica serve alla realtà della diocesi.
o Nella Diocesi dove si trovano gli IVC, questi devono abbracciare il
piano pastorale del Vescovo arricchendolo con la propria identità
ecclesiale secondo il carisma proprio.
o Quando chiedono al Vescovo il consenso per erigere una casa, il
Vescovo deve procedere ad un discernimento sulla convenienza o meno
di questo carisma e spiritualità per la propria Diocesi.

Altre forme di vita consacrata


Norme ultime: tre forme di vita consacrata o tre forme di consacrazione (c.603-
604-605):
603 § 1. Además de los institutos de vida consagrada, la Iglesia reconoce la
vida eremítica o anacorética, en la cual los fieles, con un apartamiento más
estricto del mundo, el silencio de la soledad, la oración asidua y la
penitencia, dedican su vida a la alabanza de Dios y salvación del mundo.

§ 2. Un ermitaño es reconocido por el derecho como entregado a Dios


dentro de la vida consagrada, si profesa públicamente los tres consejos
evangélicos, corroborados mediante voto u otro vínculo sagrado, en manos
del Obispo diocesano, y sigue su forma propia de vida bajo la dirección de
éste.

604 § 1. A estas formas de vida consagrada se asemeja el orden de las


vírgenes, que, formulando el propósito santo de seguir más de cerca a Cristo,
son consagradas a Dios por el Obispo diocesano según el rito litúrgico
aprobado, celebran desposorios místicos con Jesucristo, Hijo de Dios, y se
entregan al servicio de la Iglesia.

§ 2. Las vírgenes pueden asociarse, para cumplir su propósito con mayor


fidelidad y para realizar mediante la ayuda mutua el servicio a la Iglesia
congruente con su propio estado.

605 La aprobación de nuevas formas de vida consagrada se reserva


exclusivamente a la Sede Apostólica. Sin embargo, los Obispos diocesanos
han de procurar discernir los nuevos dones de vida consagrada otorgados a
la Iglesia por el Espíritu Santo y ayudar a quienes los promueven para que
formulen sus propósitos de la mejor manera posible y los tutelen mediante
estatutos convenientes, aplicando sobre todo las normas generales contenidas
en esta parte.

1. Due individuale :
 Eremiti e anacoreti (consacrati pubblicamente e non consacrati
pubblicamente).
 e le vergine consacrata
2. Una collettiva: nuove forme di vita Consacrata.

Eremiti e anacoreti
Can. 603 - §1. Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita
eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione
dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella assidua preghiera e penitenza,
dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo.
§2. L'eremita è riconosciuto dal diritto come dedicato a Dio nella vita
consacrata se professa pubblicamente i tre consigli evangelici,
confermandoli con voto o con altro vincolo sacro, nelle mani del Vescovo
diocesano e sotto la sua guida osserva il programma di vita che gli è
propria.

C. 603. Il legislatore gli ha inserito nella forma comune perché è molto particolare.
Visto che sono da soli.

603§1 non consacrati pubblicamente:


 Eremiti o anacoreti. - vivere da soli il Vangelo,
 Non avevano una regola di vita. La regola di vita è vivere senza glossa il
Vangelo.
 Senza vivere in comunità, cercavano di vivere vicini alla comunità.

 Il canone accoglie queste stille di vita. Ma il canone non si riferisce alle


congregazione di anacoreti, Non sono consacrati pubblicamente.

603§2.- consacrati pubblicamente.


 Esiste una professione pubblica, fatta nelle mani del vescovo, chi le
appoggia in nome della comunità.
 Questi dipendono direttamente esclusivamente del vescovo diocesano.
 Al vescovo le compete la approvazione del anacoreta.
 Al anacoreta compete fare un proprio statuto di vita, che verra sotto posto al
giudizio della diocesi; el vescovo dovrà approvarlo e poi di approvarlo
avviene la consacrazione.
 El vescovo deve facilitare la vita sacramentale e verificare il modo de
manutenzione o sopravvivenza, ma non compete alla diocesi. Il vescovo non
può fare carico della manutenzione dell’anacoreta, perciò si deve stabilire il
modo di sopravvivenza.
 i anacoreti di città; ma questo non può esistere, perché i anacoreti nascono
come un desiderio di allontanarsi della comunità. I veri e propri anacoreti
sono quelli che fanno la professione, altrimenti il vincolo è alquanto debole.
 Una forma di vita che non c’è una regolamentazione, soltanto specifica una
forma di vita; el vescovo ha una responsabilità di avere una cura di queste
persone, con incontri o periodici, ecc. Di solito sono persone che escono della
vita religiosa, o vivono al interno di alcuni istituti.

vivere allo interno di un monastero


 Alcuni provano a vivere allo interno di un monastero; possono ance
accendere alle ordine si compiono con i requisiti.
 Un ancorata non è un monaco, e una vita specifica. Può darsi che allo interno
dei monasteri esistono anacoreti o eremiti.
 Dentro della vita consacrata possono aver vita anacoretica, ma prima se
deve fare prima sperimentare la vita cenobitica (vivere in una comunità sotto
l’autorità di un superiore), e il superiore maggiore, all’interno del istituto, può
stabilire la durata della vita eremitica.

 È una forma de vita individuale, se possono aiutare; e non possono diventare


una comunità, è individuabile perché altrimenti sera e un istituto de vita
consacrata con caratteristiche anacoretiche.

 Il vescovo sa che un anacoreta non è un personaggio immediata per la attività


pastorale. Possono essere uomini e donne.

Una seconda moderna è il ordo virgunum (C. 604):


Can. 604 - §1. A queste diverse forme di vita consacrata si aggiunge l'ordine delle
vergini le quali, emettendo il santo proposito di seguire Cristo più̀ da vicino,
dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico
approvato, si uniscono in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio e si dedicano al
servizio della Chiesa. §2. Le vergini possono riunirsi in associazioni per
osservare più fedelmente il loro proposito e aiutarsi reciprocamente nello
svolgere quel servizio alla Chiesa che è confacente al loro stato.

 È già presente nelle primi anni della vita della chiesa, san Paolo parla di
questa forma di vita.
 un gruppo di donne (è esclusivamente femminile) che consacrano la sua
verginità, non emette la povertà o la obbedienza, soltanto è la verginità.

Elementi del canone 604 §1:


 si assomiglia alla vita consacrata.
 Il santo proposito di verginità, si richiede che le donna sia vergine. La
verginità è punto centrale della consacrazione. Che non abbia conosciuto
uomo.
 Non emette nessun altro simbolo sacro: non emette la povertà o obbedienza.
Perciò il canone dice che sia assomigli: questo perché non ha tutti gli obblighi
o elementi come l’altro stile di vita consacrata.
 Si consacra la verginità, non la castità , non contrae matrimonio, non solo
rimane celibe, ma anche vergine. Ha la sua radice nel vangelo.
 È una realtà diocesana: è il vescovo che emette il giudicio di ammettere la vita
consacrata delle vergine, verificare la idoneità.
 La dicesi non corre con le spesse della persona, vive come qualunque
cittadino, vive a casa con i genitori o da sola, se consacra nelle mani del
vescovo secondo i riti approvati.
 Chi ammette questi voti è il vescovo. Deve dedicarsi al servizio pastorale della
diocesi, ma deve laborare da parte sua, ma esiste la possibilità di laborare nella
dicesi.

Elementi del canone 604 §2


 deve fare i propri statuti.
 Possono cambiare di diocesi, e deve parlare con il nuovo vescovo.
 Le vergine possono aggregarsi in associazioni per due motivi
 Per vivere meglio la consacrazione
 Per svolgere un servizio specifico
 Ma non significa creare una vita cenobitica di consacrate. Possono
associarsi ma ogni una può svolgere il proprio lavoro.
 Non hanno nessun abito specifico ma solo l’anello e un velo; che viene ad
operato solo nella liturgia. E una vita senza essendo tipico di specificazione.
 La obbedienza al vescovo è come ogni Cristiano , devono aver un proprio
lavoro e non si può costringere di aver un lavoro allo interno della chiesa

Una restaurazione del Ordo Virginum viene fatto nel anni 70.

Una collettiva: Nuove forme di vita consacrata


Can. 605 - L'approvazione di nuove forme di vita consacrata è riservata
unicamente alla Sede Apostolica. I Vescovi diocesani però si adoperino per
discernere i nuovi doni di vita consacrata che lo Spirito Santo affida alla Chiesa,
aiutino coloro che li promuovono ad esprimere i progetti nel modo migliore e
li tutelino con statuti adatti, utilizzando soprattutto le norme generali contenute in
questa parte.

 Senza dover insistere de essere una forma di vita consacrata , Perché,


altrimenti il riferimento sarebbe il 563. Perciò sarebbe meglio chiamargli
nove forma di consacrazione.
 La approvazione aspetta alla santa sede.
 La novità non è facile di essere dimostrata . Finora esiste o approvati, alcuni
soppressi, ma adesso sono in discernimento.
Il primo passo è verificare si è una nuova forma di consacrazione o nuova forma
di vita consacrata.

La vita religiosa: Instituiti di Vita Consacrta.


E passiamo agli Istituti di Vita Consacrata:
1. Istituti Religiosi.
2. Istituti Secolari.
3. Società di vita Apostolica

I religiosi
Canone 607
Riguarda una donazione totale della persona, non temporanea.
Can. 607 - §1. La vita religiosa, in quanto consacrazione di tutta la persona,
manifesta nella Chiesa il mirabile connubio istituito da Dio, segno della vita
futura. In tal modo il religioso porta a compimento la sua totale donazione come
sacrificio offerto a Dio, e con questo l'intera sua esistenza diviene un ininterrotto
culto a Dio nella carità.
§2. L'istituto religioso è una società i cui membri, secondo il diritto proprio,
emettono i voti pubblici, perpetui oppure temporanei da rinnovarsi alla
scadenza, e conducono vita fraterna in comunità.
§3. La testimonianza pubblica che i religiosi sono tenuti a rendere a Cristo e alla
Chiesa comporta quella separazione dal mondo che è propria dell'indole e
delle finalità di ciascun istituto.

 Il §1 offre elementi teologici della vita religiosa alla luce del canone 573 e
LG 44.
 Il §2 sono elementi giuridici: per i religiosi il voto è pubblico.

§1 definisce che la vita religiosa (VR) è:


 una consacrazione totale della persona e che manifesta, mette in luce questo
esposorio mistico, e dunque è segno della vita futura.

 Qui sottolinea i elementi del c. 573 e LG 44:


 Donazione totale della persona, anche nel tempo.
 Con elemento escatologico: che manifesta la vita futura che ci sarà.
 Una offerta a Dio della persona nella carità.

&2 sono i elementi giuridici:


 il legislatore stabilisce per IR che assumono i tre consigli evangelici, che lo
devono fare per mezzo di un voto pubblico. Per i religiosi non esiste la
possibilità di altri sacri vincoli.

 Dopo il Vaticano II i Superiori generali fecero delle richieste al Dicastero


competente chiedendo una flessibilità sulla forma di assumere i consigli
evangelici, come una “promessa” o un “giuramento”. Una forma diversa che
avesse la valenza del computo del tempo in vista della consacrazione perpetua,
non avendo un vincolo giuridico di un voto per coloro che dovevano fare i voti
temporali e non aver un sacro vincolo.
 Questo si ha chiesto mentre avveniva la pubblicazione del codice del 83. Con la
decisione del voto pubblico Giovanni Paolo II chiudeva la questione, dando un
elemento in più agli istituti religiosi che le distingue alle altre forme di
consacrazione. Tutto per il voto pubblico. Questo è l’elemento più
importante.

 I religiosi devono vivere in comunità. La vita fraterna in comunità. Perché


la vita fraterna è comune a tutti. Chi non si sente in grado di vivere la comunità
e la sente come un peso deve verificare la sua vocazione.
Le case religiose.
È la prima questione che il legislatore ci presenta è le case religiose: erezione e
soppressione della casa.

“Comunità”
 Il concetto di “casa” non è entrato del tutto nel linguaggio dei religiosi in quanto
si parla di comunità. “Comunità” viene spesso usato come sinonimo di
“casa religiosa”.
 Non è importante che un IVC abbia la proprietà della casa. Si può erigere
una casa anche essendo in affitto.
 Certamente avere una casa di proprietà significa “stabilità”, ma questo non
è fattibile quando l’Istituto non è riconosciuto come persona giuridica
pubblica in quanto non può acquistare un bene. Per questo si può iscrivere
a nome di qualche persona fisica o del Parroco.

Aprire/erigere/iniziare una casa si richiede:


 Il numero dei membri per aprire una casa religiosa è minimo 3: La casa è
persona Giuridica Pubblica e devono esserci almeno 3 persone (norme
generale) per poterla costituire.

 Occorre poi un Superiore, non c’è casa senza Superiore. Il diritto proprio
dice se viene nominato oppure eletto.
 La casa va eretta in un luogo fisico dove si possa coabitare (non virtuale).

 Occorre un oratorio nel quale si possa celebrare la Messa e conservare


l’Eucaristia.

 Si deve tenere conto anche dei mezzi di sussistenza.


 La comunità deve avere i propri mezzi con i quali mantenere quella
fondazione.
 Devono aver un modo di sostentamento avendo un lavoro adeguato al
fine specifico dell’istituto.
 Possono aver un aiuto economico, ma non che divenite l’aiuto un modo
di sostentamento.
 Occorre che un vescovo possa chiedere l’arrivo di una comunità di suore,
ma non può chiedere un apostolato oppure una attività che sia
contraria al carisma: non si può chiedere alle suore di contemplative di
lavorare in un ospedale.

 La casa è fondamentale perché è la sede canonica: diventa il domicilio o


quasi domicilio, diocesi e parrocchia di appartenenza. Con questo si acquista il
luogo di residenza.
 Possono aver una parrocchia o chiesa che può essere privata o pubblica.

Tipi di case, la casa che a pertiene a un ordine o una congregazione: L’elemento


fondamentale è se una casa è formata oppure non formata.
 La casa formata: ha tutti i requisiti per poter essere eretta.
 La casa non formata: le manca qualche alcuni di questi elementi, e la fa
dipendere da quella formata.

La casa può essere un monastero, casa di studio, infermeria, ecc. ma questa alla
fine son due tipi: formata o non formata.

Erezione Canonica Di Una Casa Religiosa (altre ai primi requisiti):


1. Atto previo alla erezione canonica.
 il superiore competente a norma del diritto proprio, deve ottenere il
consenso del Vescovo della Diocesi in cui si vuole erigere la casa.
 Questo consenso deve essere dato per iscritto e va conservato nell’archivio
della casa e della Diocesi. Non serve l’orale, neanche sia che il vescovo ti
chiama a fondare.

 Non si può imporre la presenza di alcuna comunità religiosa nella


Diocesi e al Vescovo. Perché Il Vescovo è il garante dell’equilibrio
apostolico ed ecclesiale all’interno della Diocesi, tra tutte le realtà presenti.
2. Nella richiesta deve indicare:
 quanti membri
 la categoria (sorelle, fratelli o sacerdoti),
 a che cosa vogliono dedicarsi e dove vuole erigere la casa.
il vescovo deve discernere e valutare si concede il suo consenso.

3. Anche se richiede il Consenso del Vescovo quando cambia la finalità per la


quale era stata eretta la casa. Esempio: prima era un ospedale, ma le suore
vogliono convertirla in scuola. Il cambio di attività richiede il consenso del
vescovo. Tipi di cambio di finalità:
 è ad extra (quando incide nello svolgere apostolico),
 non ad intra (ad esempio quando è una casa di formazione del juniorato ma
vogliono cambiala a noviziato)

4. Il Vescovo non può togliere il consenso dato dal Vescovo precedente.

5. Il consenso del vescovo, per coloro che son Istituti clericale, deve aver il
diritto della mesa.

Monasteri
 è la Santa Sede chi deve erigere il monastero.

Per la soppressione della casa:


 La autorità competente è il superiore secondo il diritto proprio , ma per la
chiusura si richiede informare al vescovo. La informazione non richiede di un
consenso, nessun permesso, nulla. Sollo informare previamente all’atto di
soppressione.
 il vescovo può chiudere temporaneamente. Se non ci sono 3 membri perde
la natura di figura giuridica pubblica.
 se devono osservare il vincolo prima della soppressione: con la diocesi, con 3
persone, ecc.

Sui beni di una casa soppressa,


 deciderà il Superiore maggiore competente, potrebbero andare alla diocesi,
ad una altra casa, ecc.
 osservare sempre la volontà del donatore; esempio sulle eredità: Se un
istituto maschile riceve una eredità affinché si possa far fronte alle spese dei
sacerdoti della Parrocchia. L’Istituto deve osservare sempre la volontà del
donatore: il reddito di quel bene va destinato ai sacerdoti che servono la
Parrocchia. Non dice ai sacerdoti dell’Istituto che lavorano lì, ma il
concetto generico. Destinare il reddito del bene al sostentamento dei sacerdoti
che servono la Parrocchia.

I diritti di fronte al consenso del vescovo: c 611.


611 El consentimiento del Obispo diocesano para erigir una casa de un
instituto religioso lleva consigo el derecho de:1 vivir según el carácter y los
fines propios del instituto; 2 realizar conforme a la norma del derecho las obras
propias del instituto, respetándose las condiciones puestas al otorgar el
consentimiento; 3 tener una iglesia los institutos clericales, sin perjuicio de lo
que prescribe el c. 1215 § 3, y cumplir los ministerios sagrados, de acuerdo con lo
establecido por el derecho.

 Il Vescovo deve rispettare carattere e fine proprio dell’Istituto . È un


arricchimento carismatico della Diocesi.
 Nel consenso deve segnalare cose gli concede il vescovo e suoi successori.
Loro devono rispettare il carattere e fine specifico per il quale è stato eretto.
Non può il vescovo mettere in rischio l’istituto.
 Il diritto è un obbligo: loro devono compiere tutto ciò che affida il vescovo
della diocesi. Perché è un arricchimento carismatico per la diocesi.
 Per i monaci devono chiedere alla Santa Sede la erezione e soppressione :
Soppressone dell’ultima casa equivale alla soppressione dell’istituto.
 Per istituti religiosi, la SS soltanto interviene en la soppressione dell’ultima
casa dell’istituto, perché anche equivale soppressione dell’istituto, non c’è
più la persona giuridica.

Superiori e consigli.
Seconda tematica che tratta il legislatore.

 Esercizio della potestà individuale o collegiale (capitolo).


1. Potestà individuale: La potestà è del Superiore e la esercita di modo
personale, con l’aiuto del Consiglio.
Il Consiglio è un organo che coadiuva il Superiore nell’esercizio della
potestà, ma non ha da sé potestà.
2. La potestà collegiale è quella che esercita il collegio : il Capitolo
(provinciale, generale)
 Adempimento il proprio incarico ed esercitino la propria potesta:
1. A norma del diritto universale e dirito proprio
2. In spirito di servizio.
 Ferma restando l’autorità loro propria di discernere e di comandare.

Potestà individuale: La potestà è del Superiore (617)


 Il Superiore esercita questa potestà a norma del diritto universale e diritto
proprio:
 questo indica che il esercizio non è assoluto, ma rientra nei parametri
stabiliti dal diritto universale e il diritto proprio.

 Per la validità occorre osservare la normativa giuridica o canonica


stabilita. Questo limita l’Autorità del Superiore e un suo possibile esercizio
dispotico.

 Il Superiore è una persona fisica che in virtù del suo ufficio compie funzioni
di regime ed esercita la sua potestà religiosa in nome proprio sulle persone
o su una comunità secondo il diritto proprio. Si vede la differenza con la
potestà collegiale, che è di un insieme di persone.

 Il Superiore è obbligatorio che ci sia. Senza Superiore non c’è casa


canonicamente eretta. Non basta un responsabile o coordinatore, perché deve
avere la potestà di governo.

 La potestà personale può essere sinodale, ma non vuoi dire che deve fare
quello che decide il collegio; la sinodalità non implica la imposizione, ma
Dopo ascoltare, il superiore prende una decisione. Gli altri devono
obbedire secondo il modello delle costituzioni.

L’Autorità (c. 6186)


 è un servizio e Si deve fare sempre nella ricerca della volontà di Dio.
 Il Superiore ha una doppia responsabilità:
1. ricercare la volontà di Dio per se stesso e per gli altri.
2. Docilità nella ricerca e anche nell’abbracciare la volontà di Dio.
 Non si può passare la propria volontà per la volontà di Dio.
 Il Superiore deve essere in grado di aiutare l’altro a scorgere quanto Dio gli
sta chiedendo in un particolare momento della sua vita.

6
618 Ejerzan los Superiores con espíritu de servicio la potestad que han recibido de Dios por ministerio de la Iglesia. Por
tanto, mostrándose dóciles a la voluntad de Dios en el cumplimiento de su función, gobiernen a sus súbditos como a
hijos de Dios, fomentando su obediencia voluntaria con respeto a la persona humana, escúchenles de buena gana y
fomenten sus iniciativas para el bien del instituto y de la Iglesia, quedando sin embargo siempre a salvo su autoridad
de decidir y de mandar lo que deba hacerse.
Il Superiore deve governare altri come figli e figlio di Dio (c 6197): evitando
governo paternalista:
 Occorre che la persona sia rispettata nella sua dignità, la persona.
 Va promossa l’obbedienza volontaria.
 Il Superiore deve essere una persona che ascolta gli altri di buon grado. Deve
avere la pazienza di ascoltare quanto l’altro gli dice.
 Fare in modo che tutti lavorino per il bene dell’Istituto, e vivano il proprio
carisma e spiritualità. Nessun istituto lavora per il bene di sé stesso, ma per il
bene della Chiesa.
 Il Superiore deve avere il coraggio di comandare, di dire ciò che si deve fare,
avendo a cuore il bene di tutti e non soltanto di coloro che lo hanno eletto.
 Deve prodigarsi diligentemente al suo ufficio. È obbligo fondamentale.
 Il superiore deve edificare alla comunità in Cristo. Cristo è il fondamento,
 il superiore deve alimentare alla comunità con il Vangelo, offrendo il
nutrimento della Parola di Dio con frequenza.
 Guidare le celebrazioni liturgiche. preparare per offrire qualcosa alla
comunità
 Deve essere esempio di configurazione e di vita delle norme, delle
costituzioni, del direttorio. Deve cultivar le virtù specifica dell’osservanza
della legge propria.
 Il Superiore deve essere un credente, coltivare la sua vita interiore.
 Attento ai bisogni della vita comunitaria, non aspettando che i membri
della comunità vengano a supplicarlo, attento agli ammalati. Deve
anticiparsi. Deve essere sempre disponibile.
 Deve correggere gli irrequieti, richiamando i fratelli.
 Consolare e fortificare quelli deboli. Perché non sempre, pur avendo delle
capacità, il superiore deve motivare al altro.
 Il richiamo comporta sempre un confronto con l’altro e non è sempre semplice.
 Deve essere paziente.
 Il superiore è molto importante, ma anche è la comunità.

Diversi livelli dei Superiori:


 superiori maggiori- superiore con potestà delegata o superiore locale (chi
comerva una casa o una comunità).
 Il diritto proprio deve stabilire chi sono superiori maggiore e chi non è
superiore maggiore dentro del istituto.
7
619 Los Superiores han de dedicarse diligentemente a su oficio y, en unión con los miembros que se les encomiendan,
deben procurar edificar una comunidad fraterna en Cristo, en la cual, por encima de todo, se busque y se ame a Dios.
Nutran por tanto a los miembros con el alimento frecuente de la palabra de Dios e indúzcanlos a la celebración de la
sagrada liturgia. Han de darles ejemplo en el ejercicio de las virtudes y en la observancia de las leyes y tradiciones del
propio instituto; ayúdenles convenientemente en sus necesidades personales, cuiden con solicitud y visiten a los
enfermos, corrijan a los revoltosos, consuelen a los pusilánimes y tengan paciencia con todos.
Superiori maggiori (c. 6208):
 governano con potestà ordinaria, propria e immediata. Governano tutto
l’istituto o una parte di essa.
 Governano tutto l’intero istituto o una provincia o un parte ad essa
aquiparate

 Potestà immediata: si esercita direttamente su tutti i membri e comunità


dell’Istituto o sul suo territorio.
 Potestà mediata: avviene attraverso il consenso di un’altra persona.
Non posso disporre liberamente, ma il Superiore intermedio o
provinciale deve dare il suo consenso. Richiede che un Superiore
intermedio possa concedere di esercitare la sua potestà. per disporre
liberamente di suoi membri deve prima ottenere il permesso del Superiore
Generale

 Tipologia:
 Provinciale e supremo moderatore.
 Si aggiungono l’abate primate e il superiore maggiori di una
Congregazione monastica, i quali tuttavia non hanno tutta la potestà che
il diritto proprio.

 È chiamato moderatore supremo, nomenclatura non accolta da parte dei


membri degli Istituti religiosi che continuano a chiamarlo Superiore generale o
preposito. Dipende della tradizione.
 Superiore con potestà delegata. potestà delegata, le viene concessa di chi c’è
la.
 Superiore locale: governa una casa.

Se c’è una centralizzazione della potestà in un solo superiore, ci troviamo di


fronte a un istituto centralizzato, ma se ci sono dei diversi superiori maggiori ci
troviamo davanti a un istituto decentralizzato (che esistono strutture intermedie).

provincie
 C.621, il legislatore solo parla delle provincie; questo perché il legislatore
lascia al diritto proprio la capacità di dividersi come meglio consideri. Il
legislatore da tanta libertà ai istituti di organizzarsi.

8
620 Son Superiores mayores aquellos que gobiernan todo el instituto, una provincia de éste u otra parte equiparada
a la misma, o una casa autónoma, así como sus vicarios. A éstos se añaden el Abad Primado y el Superior de una
congregación monástica, los cuales, sin embargo, no tienen toda la potestad que el derecho universal atribuye a los
Superiores mayores.
Costituzione del superiore c. 623-6259:
 Per essere validamente nominati o eletti all’ufficio se richiede la conferma del.
(Due sono le possibilità), nomina // elezione = l’autorita competente deve
confermare.
 Nella l’elezione non bisogna la conferma della santa sede . Al superiore
maggiore non lo conferma nessuno, nella santa sede.
 Per tutti gli altri superiori che vengo eletti, si richiede la conferma del
legittimo superiore.
 Anche può essere nominato del superiore quando non conferma la
elezione.
 Per procedere di un altro modo a secondo il diritto universale o
proprio se richiede la dispensa de la SS.

I requisiti
per essere validamente nominati o eletti all’ufficio di superiore si richiede:
 Uno periodo di tempo dopo la professione religiosa perpetua o definitiva (il
diritto proprio dice quanto tempo).
 La santa sede non ha stabilito un numero di anni, gli lascia al diritto
proprio il compito.
 Questo lo stipula nella costituzione.
 È un requisito ad validitatem.
 No è importante la eta o el senso cronologico, perché è più importante
la esperienza vocazionale, religiosa o spirituale.

 Devono essere costituiti per un un numero di tempo determinato o


conveniente secondo la natura e le esigenze dell’istituto.
 Non possono essere carica ad vitam.

9
623 Para que los miembros sean nombrados o elegidos válidamente para el cargo de Superior se requiere que desde
su profesión perpetua o definitiva haya transcurrido un tiempo conveniente, determinado en el derecho propio o,
cuando se trate de Superiores mayores, por las constituciones.

624 § 1. Los Superiores han de ser designados por un tiempo determinado y conveniente, según la naturaleza y
necesidades del instituto, a no ser que las constituciones establezcan otra cosa por lo que se refiere al Superior general
o a los Superiores de una casa autónoma.
§ 2. El derecho propio debe proveer mediante adecuadas normas para que los Superiores designados por un período
determinado no desempeñen cargos de gobierno durante largo tiempo y sin interrupción.
§ 3. Pueden, sin embargo, ser removidos del cargo que ejercen o ser trasladados a otro, por las causas
determinadas en el derecho propio.
625 § 1. El Superior general de un instituto ha de ser designado por elección canónica, de acuerdo con las
constituciones.
§ 2. El Obispo de la sede principal preside la elección del Superior del monasterio autónomo del que trata el c. 615,
y del Superior general de un instituto de derecho diocesano.
§ 3. Los demás Superiores deben ser designados de acuerdo con las constituciones, de manera que, si son elegidos,
necesitan la confirmación del Superior mayor competente; y si son nombrados por el Superior, preceda una consulta
apropiada.
 È importante per la dinamicità interna e per saper stirpo intere alle sfide
quotidiane, e non diventare una realtà anacronica.
 Di solito si stabilisce 3 o 6 anni, esistite una flessibilità a secondo di ogni
uno de istituti,
 Esiste la possibilità di rielezioni consecutivi, ma se deve stipulaste
quante volte si può. Due o tre mandati consecutivi. Questo lo stipula il
diritto proprio.
 Il diritto proprio provveda con norme opportune che i Superiori costituiti a
tempo determinato non rimangano troppo a lungo in uffici di governo
senza interruzione.

Rimozione:
 possono essere rimossi dal loro uffici o trasferiti ad un altro, per ragioni
stabilite dal diritto proprio (nel direttorio o nella costituzioni).
 Le ragioni sono stabilite nel diritto proprio, altrimenti non si può rimovere alla
persona.
 Se deve restare in modo generale, esempio: “per ragioni pastorale dell’istituto.

Elezione del Moderatore Superiore.


Il moderatore superiore dell’istituto sia designato mediante elezioni canonica a
norme delle costituzioni.
 Quante votazione si devono fare e quel è la maggioranza richiesta a nome del
canone 11910 del diritto canonico.
 Il minimo sono tre di solito: ad esempio che a 5 elezioni, ma le tre prime
deve raggiungere per lo meno 1 terzio.
 Che se non si raggiunge il numero almeno colui che non ha raggiunto la
maggioranza.
 A parità di voti colui che ha più anni di professione. A parità di
numero di professione colui che ha più anni di eta. A parità si scelte a coli
che ha più anni di professione del istituto.

 Alle elezioni del superiore di un monastero sui iuris, di cui al can 625§2 e del
moderatore supremo di un istituti di diritto diocesano presiede il vescovo dalla
sede principale (dove c’è la sede della curia generale).

Obblighi dei superiori c.629-63011:

10
119 Respecto a los actos colegiales, mientras el derecho o los estatutos no dispongan otra cosa:
1 cuando se trata de elecciones, tiene valor jurídico aquello que, hallándose presente la mayoría de los que deben ser
convocados, se aprueba por mayoría absoluta de los presentes; después de dos escrutinios ineficaces, hágase la
votación sobre los dos candidatos que hayan obtenido mayor número de votos, o si son más, sobre los dos de más
edad; después del tercer escrutinio, si persiste el empate, queda elegido el de más edad;
11
629 Los Superiores residan en su propia casa, y no se ausenten de ella si no es a tenor del derecho propio.
 Risiedano ciascuno nella propria casa e Non se ne allontanino se non a norma
del diritto proprio.
 Riconoscano ai religiosi al devoluta libertà per quanto riguarda il sacramento
della penitenzia e la direzione della coscienza, salva naturalmente la disciplina
dell’istituto.
 Provvedano con premura che irreligiosi abbiano disponibilità di un confessore
idoneo:
o Nei monasteri di anche, nelle casa di formazione e nelle comunità più
numerose degli istituti laicali, confessori ordinari approvati
dell’ordinario del luogo, senza tuttavia alcun obbligo di presentarsi a
loro.
o I superiori non ascoltino le confessioni dei propri sudditi, a meno che
questi non lo richiedano spontaneamente.
 È vietato ai Superiori indurli in qualunque modo a manifestare loro la propria
conoscenza.

Altri superiori
 Altri superiori devono essere confermati del Superiori.
 Se poi vengono nominati del superiori, si premetta una opportuna
consultazione (non obbliga al superiore a decidere, aiuta a discernere).
 La consultazione deve essere congrua, domandando alla comunità implicata e non
a tutto il istituto, il sondaggio si più o fare dentro del capitolo.
 La consulta deve essere stabilita nella costituzioni, e il nel direttorio si
stabilisca il modo e a chi si deve consultare. È un mix, di una parte si fa la
consultazione (non è vincolante) tra una elezione e una scelta. Previsione del
officio di superiore.

Esigenze dell’ufficio:
 Nel conferire uffici e i membri nelle elezioni osservino le norme del diritto
universale e del diritto proprio.
 Si astengano da qualunque abuso o preferenza di persone.
 Nomino o eleggano le persone che nel Signore riconoscono veramente degne e
adatte.
630 § 1. Los Superiores reconozcan a los miembros la debida libertad por lo que se refiere al sacramento de la
penitencia y a la dirección espiritual, sin perjuicio de la disciplina del instituto.
§ 2. De acuerdo con la norma del derecho propio, los Superiores han de mostrarse solícitos para que los miembros
dispongan de confesores idóneos, con los que puedan confesarse frecuentemente.
§ 3. En los monasterios de monjas, casas de formación y comunidades laicales más numerosas, ha de haber
confesores ordinarios aprobados por el Ordinario del lugar, después de un intercambio de pareceres con la
comunidad, pero sin imponer la obligación de acudir a ellos.
§ 4. Los Superiores no deben oír las confesiones de sus súbditos, a no ser que éstos lo pidan espontáneamente.
§ 5. Los miembros deben acudir con confianza a sus Superiores, a quienes pueden abrir su corazón libre y
espontáneamente. Sin embargo, se prohíbe a los Superiores inducir de cualquier modo a los miembros para que les
manifiesten su conciencia.
 Rifuggano dal procurare in qualunque modo voti per sé o per altri ,
direttamente o indirettamente. Non ci siano “le sacre mormorazioni”, dove ci si
dano le mormorazioni o la trasmissione del mio pensiero.

Il consiglio del Superiore


 L’obbligo canonico che ogni superiore abbi il suo consiglio: Abbiano il proprio
consiglio a norma delle costituzioni. Dove ci sono gli scambi di parere.

 Nell’esercizio del proprio ufficio siano tenuti a valersi della sua opera. Il superiore
dovrà chiedere il consenso o parere del proprio consiglio si ad validitatem, sia
a dillicitatem.

 Il diritto proprio determini i casi in cui per procedere validamente è richiesto


il consenso oppure il consiglio, can 127, oltre ai casi stabiliti dal diritto
universale.
 Il superiore non può procedere senza il parere o il consenso del consiglio. Il
Consiglio e un ente diverso al superiore.

 Il superiore non fa parte del consiglio, sono sue realtà diversa e


complementari.
 Il consiglio significa che è un organismo diverso al superiore, il governo è la
summa del consiglio e del superiore. Il superiore possa agire di forma diversa nel
caso del parere, ma in altri casi dovrà avere il consenso (deve il consenso deve
ottenere – il parere si chiede).
 Il Consiglio non decide, perché non ha capacità decisoria. Non si può fare dire
che il concilio a deciso.
 Il superiore no può votare, eccetto se è un atto collegiale.
 La cosa più importante non è il voto, è il processo di discernimento con
qui si costruisce il voto, il processo previo di dialogo e di condivisione
quello più importante.

Moderatore
Alla luce del can. 699: almeno 4 visitatori (perché è un atto collegiale)
 Can. 699 - § 1. Il Moderatore supremo col suo consiglio, che per la validità deve
constare di almeno quattro membri, proceda collegialmente ad una accurata
valutazione delle prove, degli argomenti e delle difese e, se ciò risulta per
votazione segreta, emetterà il decreto di dimissione; questo, per essere valido,
esprima almeno sommariamente i motivi, in diritto e in fatto.
 In caso di parità al pareggio per consenso (se due dicono sì, altri 2 no): il
Superiore non ha ottenuto il consenso, quindi non può agire. Il Superiore non
può votare. Perciò sarebbe meglio di inviare i visitatori di numero di dispari.
 “Il Superiore CON il suo consiglio”: “atto collegiale”. Soltanto quando agisce
collegialmente, in nessun altro caso il Superiore può votare.

IL VISITATORE
 Superiori designa a tale incarico
 visitino con la frequenza stabilita le case e i religiosi loro affidati, attenendosi
alle norme dello stesso diritto proprio.
 il “visitatore canonico” ha soltanto potestà delegata del Superiore per fare la
visita, ma non può prendere decisioni, non può prendere provvedimenti: a meno
che il Superiore non gli abbia dato permessi speciali a questo riguardo.

Da parte dei religiosi:


→ I religiosi si comportino con fiducia nei confronti del visitatore
→ Rispondano secondo verità nella carità alle domande da lui legittimamente
poste
→ A nessuno poi è lecito distogliere in alcun modo i religiosi da un tale
obbligo, né impedire altrimenti lo scopo della visita.

I CAPITOLI (organo di governo collegiale)


Can 631-63312
- Il capitolo generale
→ ha nell’istituto la suprema autorità a norma delle costituzioni

12
631 § 1. El capítulo general, que ostenta la autoridad suprema en el instituto de acuerdo con las constituciones,
debe constituirse de manera que, representando a todo el instituto, sea un verdadero signo de su unidad en la caridad.
Le compete sobre todo defender el patrimonio del instituto, del que trata el c. 578, y procurar la acomodación y
renovación de acuerdo con el mismo, elegir al Superior general, tratar los asuntos más importantes, así como dictar
normas que sean obligatorias para todos.
§ 2. Se ha de determinar en las constituciones la composición y el ámbito de potestad del capítulo ; el derecho
propio establecerá también el modo de proceder en la celebración del capítulo, sobre todo respecto a las elecciones y
manera de llevar los asuntos.
§ 3. Según las normas determinadas en el derecho propio, no sólo las provincias y las comunidades locales, sino
también cada miembro pueden enviar libremente sus deseos y sugerencias al capítulo general.
632 El derecho propio ha de determinar con precisión que materias corresponden a otros capítulos del instituto o a
asambleas semejantes, por lo que se refiere a su naturaleza, autoridad, composición, modo de proceder y tiempo en el
que deben celebrarse.
633 § 1. Los órganos de participación o de consulta han de cumplir fielmente la función que les corresponde, de
acuerdo con la norma del derecho universal y del propio, y, cada uno a su modo, serán cauce de la solicitud y
participación de todos los miembros en lo que se refiere al bien del instituto entero o de la comunidad.
§ 2. Al establecer y hacer uso de estos medios de participación y de consulta, debe observarse una prudente
discreción, y el modo de proceder de los mismos ha de ser conforme al carácter y al fin del instituto.
→ deve essere composto in modo da rappresentare l’intero istituto risultare vero
segno della sua unità nella carità.
 Le Costituzioni devono stabilire il numero e la modalità di quelli che
partecipano per elezion: il numero deve essere uguale o superiore di almeno una
unità a quelli che partecipano in forza dell’ufficio.
 C’è anche un’altra possibilità: il Superiore, con il consenso del suo Consiglio,
potrebbe anche nominare 1 o al massimo 2 membri del Capitolo (per nomina
diretta). Ma per poter fare questo si richiede che manchi effettivamente una qualche
rappresentatività apostolica.
 Soltanto i membri che hanno fatto professione perpetua. (I membri professi
temporanei possono essere invitati come uditori. Loro non sono mai i membri dei
capitoli.)

Competenza principali dei capitoli


 Tutelare il patrimonio dell’istituto di cui al can. 578: Il patrimonio non fa
riferimento all’elemento economico, ma è il carisma, la spiritualità, il fine
dell’istituto.
 Promuovere un adeguato rinnovamento che ad esso si armonizzi.
 Eleggere il Moderatore supremo: L’elezione del governo è solo uno dei compiti e
non è nemmeno il più importante compito del capitolo.
 Trattare gli affari di maggiore importanza: quale sono importanti dipende da ogni
istituto.
 Emanare norme che tutti sono tenuti ad osservare: tre possibilità - Riprendere la
norma, riprovare altra norma, Concludere il capitolo senza riprenderla

La composizione
 l’ambito di potestà del capitolo deve essere stabilita nelle Costituzioni.
 Il diritto proprio deve determinare il regolamento da osservarsi nella
celebrazione del capitolo, specialmente per quanto riguarda le elezioni e la
procedura dei lavori.
 Al capitolo generale può far pervenire liberamente i propri desideri e proposte
secondo le norme stabilite dal diritto proprio:
 le province
 le comunità locali
 qualunque religioso

Altri capitoli dell’istituto e altre assemblee simili


 Il diritto proprio determini con esattezza quanto riguarda ad essi.
 (Assemblea di carattere consultivo / deliberativo)
 La loro natura e autorità
 La composizione
 Il modo di procedere
 Il tempo della celebrazione

Possiamo avere un capitolo:


 Ordinario: si celebra alla conclusione del mandato del superiore generale, o
quando si deve eleggere il superiore per ufficio vacante (il vicario generale deve
convocare il capitolo di solito entro 6 mesi); quando l’ufficio rimane vacante,
anche il consiglio decade e perde il diritto di rimanere fino alla fine del mandato. È
consiglio del superiore, eletto per quel superiore: venendo a mancare il soggetto per
il quale esiste, decade. Quindi si procede all’elezione del superiore e del suo
consiglio.
 Straordinario: si convoca il capitolo per un motivo straordinario, un
argomento che riguardi tutto l’istituto e non solo una parte di esso. (Il capitolo
“speciale” non è un termine adeguato.) Dipende dal diritto proprio.

I BENI TEMPORALI E LA LORO AMMINISTRAZIONE


Principio Generale:
 I beni temporali degli istituti religiosi sono beni ecclesiastici.
 Sono retti dalle disposizioni del Libro V.
 Ogni istituto stabilisca opportune norme circa l’uso e l’amministrazione dei
beni.

Principio collegato al CCEE di povertà:


 Evitino tuttavia ogni forma di lusso, di eccessivo guadagno e di accumulazione di
beni.
 Ragione di essere la norma: Perché sia favorita, tutelata e manifestata la povertà.

Capacità sui beni:


→ Gli istituti religiosi
→ Le province in quanto persone giuridiche per il diritto
→ Le case

In quanto persone giuridiche per il diritto


 Hanno la capacità di acquistare, di possedere, di amministrare e alienare beni
temporali
 a meno che tale non venga esclusa o ridotta dalle costituzioni.

Raccomandazione: (can. 640)


 Si adoperino per dare una testimonianza.
 Destinino qualcosa dei propri beni per le necessità della Chiesa e per
contribuire a soccorrere i bisognosi.

L’ECONOMO:
 In ogni istituto, parimenti in ogni provincia retta da un Superiore maggiore
 Per amministrare i beni
 sotto la direzione del rispettivo Superiore.
 Nelle comunità locali si istituisca, per quanto è possibile, un economo distinto
dal Superiore locale. Ma il legislatore concede una eccezione che ci sia la stessa
persona. Ma non deve essere una cosa ordinaria. Questa coincidenza di questa
persona fisica soltanto può essere per le singole comunità. Il obbiettivo è la
trasparenza nella economia.

Obblighi degli economi e degli altri amministratori:


 L’amministrazione dei beni temporali dell’istituto
 Presentino all’autorità competente il rendiconto dell’amministrazione da loro
condotta.

Spetta al diritto proprio determinare:


 Quali sono gli atti che eccedono il limite e le modalità dell’amministrazione
ordinaria (quella che serve per la manutenzione ordinaria, per la spesa).
 Stabilire ciò che è necessario per porre validamente gli atti di amministrazione
straordinaria
 Il diritto proprio deve stabilire la amministrazione ordinare e estraordinaria.
Questo si fa alla luce di un modo preventivo, sapere finno a quando è una
amministrazione ordinaria da parte del economo. Tutto ciò che non sia preventivo è
amministrazione straordinaria.

Ma dobbiamo distinguere tra:


 L’amministratore colui che amministra determinati beni dell’Istituto, alcune
opere autonome dell’istituto: una scuola, una casa famiglia, un collegio, un’opera
apostolica, un’attività editoriale ecc.
 L’economo: è colui che amministra i beni della comunità all’interno
dell’istituto.
 Il economo deve egire sotto la direzione del superiore, non del concilio
(perché non è il capitolo un ripresentante legale, soltanto il superiore
maggiore e il economo, il concilio o capitolo non è ripresentante legale. La
potestà di governo è del superiore, il capitolo non ha potestà.).
 Gli corrisponde amministrar, invece al superiore le compete dare le
direzione. E dare un compito specifico a livello di amministrazione, dirige e
dà le linee guide..
 Il superiore legale solo è ripresentante legale soltanto nel paese in cui svolge
questo servizio.

I monasteri sui iuris:


 devono presentare una volta all’anno il rendiconto della loro amministrazione
all’ordinario del luogo.
 questi ha in oltre il diritto di prendere visione della conduzione degli affari
economici delle case de religiose di diritto ordinario.

ALIENAZIONE

Per la validità:
 Si richiede la licenza scritta rilasciata dal Superiore competente , con il
consenso del suo consiglio, a norma del diritto proprio.
 (eccezione)Se però si tratta di un negozio che supera la somma fissata dalla
Santa Sede per le singole regioni, come pure di donazioni votive fatte alla Chiesa,
o di cose preziose per valore artistico o storico, si richiede inoltre la licenza della
Santa Sede stessa. (non è la licenza del superiore, è la licenza della santa sede
stabilita per la conferenza episcopale)
 Questo tetto massimo di spesa è stabilito solitamente dalla Conferenza
Episcopale e questa cifra è fatta propria dalla Santa Sede.
 Motivazione: la situazione patrimoniale della persona giuridica potrebbe subire
detrimento da eventuali alienazioni fatte in modo avventato o impulsivo.

Per i monasteri sui iuris di cui al can. 615 e per gli istituti di diritto diocesano:
 è necessario anche il consenso scritto dell’Ordinario del luogo.
 Per quello di diritto pontificio se richiede soltanto il parere.
Per la validità del atto
 se deve osservare la procedura stipulate per il diritto universale e anche la
richiesta e attenzione della licenza scritta, sempre se chiederà al di là del diritto
proprio.
 Se deve aver presente le normative civile. Se deve osservare.
 La licenza alla SS deve essere richiesta prima della alienazione, se si fa dopo
dell’atto compiuto quello che se chiede è la Sanatio.
o Per la licenza se richiede prima la domanda scritta dove appare il
consenso del concilio e del superiore

Procedimento per ottenere la licenza dalla Santa Sede:


 deve essere fatta dal Superiore Generale alla Santa Sede:
 adducendo opportune motivazioni.
 Deve indicare anche la cifra per la quale vogliono vendere il bene
 indicare a chi vendono e
 per quale scopo utilizzeranno il denaro ricavato dall’alienazione.
 Deve essere anche allegato il verbale in cui il Consiglio del Superiore concede il
consenso all’alienazione del bene patrimoniale che si vuole alienare.
 Poi devono essere allegate anche delle perizie sul bene da alienare. Ci sono ditte
specializzate che fanno perizie sui beni.
 Dopo la perizia il prezzo non può essere meno del conto della premisa.
 Poi si deve presentare anche il parere del Vescovo della Diocesi dove si trova il
bene. Se il Vescovo fosse interessato all’acquisto del bene, il Vescovo avrebbe la
precedenza di acquisto del bene, a parità di condizioni, (vuoi dire che el
vescovo no può chiedere a un prezzo basso o come rigalo, perché non si può
approfittare del istituto, perché è l’unico bene che possiedono).
 sarebbe molto opportuno allegare anche il certificato catastale che certifichi la
proprietà del bene.
 L’usufrutto di un istituto è proietta del istituto.

DEBITI E ONERI (canone: 63913 responsabilità in proprio)

13
639 § 1. Si una persona jurídica contrae deudas y obligaciones, aunque lo haga con licencia de los Superiores, debe
responder de las mismas.
§ 2. Si las contrae un miembro sobre sus propios bienes con licencia del Superior, responde aquél personalmente;
pero si realizó un negocio del instituto con mandato del Superior, debe responder el instituto.
§ 3. Si las contrae un religioso sin ninguna licencia de los Superiores, responde él personalmente, y no la persona
jurídica.
§ 4. Pero quede claro que puede siempre entablarse acción contra aquel que aumentó su patrimonio a causa del
contrato realizado.
§ 5. Cuiden los Superiores religiosos de no permitir que se contraigan deudas, a no ser que conste con certeza que
con las rentas habituales se podrá pagar el interés y devolver el capital por legítima amortización dentro de un período
de tiempo no demasiado largo.
1) Se una persona giuridica ha contratto debiti e oneri, anche con licenza dei
Superiori, è tenuta a risponderne in proprio. Per l’occasione o affitto per più
di nove anni anche se deve chiedere la licenza alla SS.

2) Se un religioso con licenza del Superiore ha contratto debiti e oneri sui beni
propri, ne deve rispondere personalmente; se invece per mandato del
Superiore ha concluso affari dell’istituto, è l’istituto che ne deve
rispondere.

3) Se un religioso ha contratto debiti a nome dell’Istituto senza alcune licenza


del Superiore, è lui stesso e non la persona giuridica a doverne rispondere!
Anzi la persona giuridica avrebbe anche diritto di tutelarsi (giudizialmente o in
via amministrativa) e quindi di iniziare un processo contro la persona che ha
causato un danno alla persona giuridica.
4) Rimanga fermo, tuttavia, che si può sempre intentare un’azione contro colui il
cui patrimonio si è in qualche misura avvantaggiato in seguito a quel contratto!

5) I Superiori religiosi si astengano dall’autorizzare a contrarre debiti , a meno


che non consti con certezza che l’interesse del debito si potrà coprire con le
rendite ordinarie, e che l’intero capitale si potrà restituire entro un tempo non
troppo lungo con una legittima ammortizzazione. Per motivo economico
l’istituto può essere soppresso.
6) Le tazze della casa lo deve pagare l’istituto: davanti l vizio di chiedere, sta il
diritto di non concedere.

AMMISSIONE DEI CANDIDATI E FORMAZIONE DEI MEMBRI


c. 641-64514
14
641 El derecho a admitir candidatos al noviciado compete a los Superiores mayores, conforme a la norma del
derecho propio.
642 Con vigilante cuidado, los Superiores admitirán tan solo a aquellos que, además de la edad necesaria, tengan
salud, carácter adecuado y cualidades suficientes de madurez para abrazar la vida propia del instituto; estas
cualidades de salud, carácter y madurez han de comprobarse, si es necesario, con la colaboración de peritos, quedando
a salvo lo establecido en el c. 220.
643 § 1. Es admitido inválidamente al noviciado:
1 quien aún no haya cumplido diecisiete años;
2 un cónyuge, durante el matrimonio;
3 quien se halla en ese momento ligado por un vínculo sagrado con algún instituto de vida consagrada o está
incorporado a una sociedad de vida apostólica, sin perjuicio de lo que prescribe el c. 684;
4 quien entra en el instituto inducido por violencia, miedo grave o dolo, o aquel a quien el Superior admite
inducido de ese mismo modo;
5 quien haya ocultado su incorporación a un instituto de vida consagrada o a una sociedad de vida
apostólica.
§ 2. El derecho propio puede añadir otros impedimentos también para la validez de la admisión, o imponer otras
condiciones.
644 Los superiores no admitan como novicios a clérigos seculares sin consultar a su Ordinario propio, ni a quienes
hayan contraído deudas que no pueden pagar.
AMMISSIONE AL NOVIZIATO
 Tutte le fasi precedenti al noviziato (se ci sono) non sono considerate dal CIC.
 Se ci sono, sono regolate dal diritto proprio dell’Istituto (aspirandato o
postulandato).
 La realtà canonica comincia nel noviziato, ma prevede che ci sia una tappa prima.

L’ammissione al noviziato.
 è sempre una grazia, non è mai un diritto, un diritto non è un obbligo,
 la non accettazione non è motivo di ricorso (il ricorso si basa nella lesione di
un diritto).
 Il candidato deve chiedere per iscritto al superiore maggiore, secondo il diritto
prorpio, di essere ammasso al noviziato.
 Superiore maggiore
 Superiore provinciale o equiparato
 Superiore delegato per questo dal superiore.
 Questo è a capo di nullità, se non esiste la potestà per la ammissione, tutto ciò che
avvenga è nullo.
 La risposta deve essere per scritta dal superiore maggiore, la risposate di
ammessione o non.
 Inoltre, il Superiore che non ammette un postulante al noviziato, non ha nessun
obbligo di motivare il rifiuto, è sufficiente indicare la non-idoneità.

Poi c’è la PROFESSIONE RELIGIOSA TEMPORANEA, e poi la PROFESSIONE


RELIGIOSA PERPETUA.
 La professione religiosa può essere temporanea o perpetua.
 Poi ogni istituto stabilisce il tipo di voto: se solenne o semplice.

QUALI SONO LE QUALITÀ RICHIESTE AL CANDIDATO?


(Can. 642)
 Cattolico, vuoi dire aver il battessimo e la cresima
 Retta intenzione;
 Età richiesta;
 Salute fisica e psichica; carattere adeguato
 Indole adatta o qualità sufficienti (indole = carattere, temperamento e personalità);

645 § 1. Antes de su admisión en el noviciado, los candidatos deben presentar certificado de bautismo y de
confirmación, así como de su estado libre.
§ 2. Si se trata de recibir a clérigos o a aquellos que hubieran sido admitidos en otro instituto de vida consagrada, en
una sociedad de vida apostólica o en un seminario, se requiere además, respectivamente, un informe del Ordinario del
lugar o del Superior mayor del instituto o sociedad, o del rector del seminario.
§ 3. El derecho propio puede exigir otros informes sobre la idoneidad de los candidatos y su carencia de
impedimentos.
§ 4. Los Superiores pueden pedir también, si les parece necesario, otras informaciones, incluso bajo secreto.
 Maturità sufficiente per assumere il genere di vita dell’istituto (maturità
intellettuale, emotiva, sociale, religiosa).

vocazione specifica dell’istituto


 La vocazione deve essere sempre corrispondente al carisma specifico dell’istituto.
 Non esiste la vocazione “geneticamente costituita”, una vocazione deve sempre
essere verificata dalla Chiesa. che solo esiste la vocazione specifica dell’istituto.

Perizia
 Per poter verificare alcune di queste qualità si può far riferimento a degli esperti
(psicologi, medici), restando fermo l’obbligo di non ledere illegittimamente la
buona fama o l’intimità della persona.
 Il candidato sempre si può rifiutare, nessuno lo può obbligare a una visita
psicologica. Ma, viceversa, nessuno è obbligato ad accogliere la domanda del
candidato.
 La libertà è da ambedue le parti. Sia riferita al candidato, sia al Superiore. Il
Superiore è obbligato a verificare e, se non riesce a verificare la salute, l’indole e
la maturità del candidato, è obbligato a rifiutare il candidato, altrimenti creerebbe
un danno all’Istituto e alla stessa persona.

Qual è la ragione di questa esigenza


1) il tipo di vita al quale deve accedere il candidato
2) La libertà di stabilire i punti di riferimento per l’ammissione
3) La vitalità e la sopravvivenza dell’istituto
4) Beneficiare il candidato, evitando la perdita di tempo.
5) Necessità di comprovare i segni e motivi iniziali.

l’ETÀ MINIMA
 È una qualità ma è anche un impedimento che rende invalida l’ammissione al
noviziato.
 L’età minima è 17 anni.
 questo impedimento, lo può dispensare la Santa Sede.
 L’età minima è stabilita dal Legislatore. Il diritto proprio può anche stabilire
una età massima, oltre la quale non si ammettono candidati. Oppure può stabilire
che sia necessario il Consenso del Superiore per far entrare una persona che ha
superato l’età massima.

LA SALUTE
 necessaria per poter vivere lo stile di vita dell’istituto e svolgere la missione:
digiuni, mortificazioni, azione e contemplazione, missione…
 salute fisica e psichica. L’istituto si può avvalere di propri medici che possono
valutare i candidati.
 Il Superiore deve poter verificare che il candidato al noviziato che non ha
nessuna infermità che possa essere un ostacolo per poter vivere la vita e
realizzare la missione dell’Istituto. Si può ricorrere a degli esperti per verificare il
grado di salute del candidato.

L’INDOLE (disposizione)
Si vuole far riferimento al carattere, temperamento, personalità, qualità.
Atteggiamenti, inclinazioni del candidato.
 È un realtà più soggettiva/psicologica. È la più difficile da provare.
 Comprende:
o il carattere
o il temperamento
o la personalità
o la qualità morali
o gli atteggiamenti e le inclinazioni del candidato.
 il periodo del postulandato serve proprio per verificare il carattere e l’indole del
candidato. L’indole dovrà comunque essere verificata anche durante il periodo
dei voti temporanei!!
 Carattere: è la singolarità della persona, stabile e costante lungo la sua esistenza,
che le permette di affrontare le realtà esterne con una propria impronta, che lo
distingue dagli altri.
 Temperamento. È una proprietà che ha il carattere, che si riflette sulla condotta.
Personalità: è il sistema totale delle tendenze fisiche e mentali che distinguono
l’individuo e che determinano le sue reazioni caratteristiche nel luogo dove vive.

Per valutare l’indole


 è necessario un periodo di prova e convivenza (aspirantato, postulandato).
 Si può ricorrere a psicologi e in casi speciali a psichiatri, senza poter obbligare
nessuno a sottomettersi agli esperti, can. 220.
 tempo deve durare l’aspirantato/postulandato. Non c’è un tempo stabilito. Il
diritto proprio lo deve stabilire, sufficientemente lunghi per poter verificare
l’indole del candidato.
 Deve essere un periodo senza sconti. I saldi nella formazione non ci devono
essere.

MATURITÀ SUFFICIENTE:
 È una maturità affettiva e intellettuale che corrisponda all’età del candidato.
 è la capacità di giudizio oggettivo e di discernimento prudente e motivato,
specialmente alla luce della fede.

LA MATURITÀ AFFETTIVA E INTELLETTIVA.


 Quella affettiva rende la persona capace di dominare i propri sentimenti e
guidare i propri affetti, senza cercare delle compensazioni. Questo lo permette
vivere i consigli evangelici.
 La maturità comporta anche la capacità decisionale e la conseguente stabilità
nelle decisioni.
MATURITÀ RELIGIOSA, che implica:
1) Vivere una vita più ampia e profonda, lontana da interessi personali e
terreni
2) Senso di continuità per la propria vita e il trascendente
3) Senso di libertà, diminuendo la preoccupazione per se stesso
4) Cambio del centro affettivo della persona. La conoscenza di una tradizione.
Ecc.

 Per poter comprovare la maturità si richiede un tempo di vita ed osservazione :


tocca a il diritto proprio stabilirlo, perché è il unico che può più meno capire la
realtà oggettiva.

REQUISITI PER LA VALIDITÀ DELL’AMMISSIONE AL NOVIZIATO (can.


643)
È ammesso invalidamente al noviziato:
1) Chi non ha ancora compiuto i 17 anni di età;
2) Chi è sposato, durante il matrimonio;
3) Chi è attualmente legato da un vincolo sacro a qualsiasi IVC o sia incorporato
in una SVA. Se questo legame giuridico ancora sussiste: non può entrare.
4) Chi entra nell’istituto indotto da violenza, da grave timore o da inganno e chi
è accettato da un Superiore costretto allo stesso modo;
5) Chi ha nascosto di essere stato incorporato in un IVC o in una SVA, anche
per la validità dell’ammissione.
6) Altri impedimenti o altre condizioni stabiliti dal diritto proprio per la
validità dell’ammissione (un particolare titolo di studio, ad esempio) avrà lo
stesso valore degli altri.
7) non ammissione al noviziato di chierici secolari o persone con debiti .

l’istituto può stabilire altri impedimenti invalidanti secondo il carisma e mission.


 circostanze oggettive (vuoi deire esterne) che invalidano l’ammissione al
noviziato. Si può chiedere l’eventuale dispensa dagli impedimenti alla CIVCSVA
 circostanze sterne che si possono comprovare l’incapacita o inabilita per
prescrizione positiva canonica l’ammissione al noviziato
 Gli impedimenti devono esistere nel momento dell’ammissione, né prima, né
dopo.
Esempio sull’impedimento di matrimonio: una ragazza cattolica sposa un
musulmano, con il rito musulmano. Si deve verificare che ci sia effettivamente
lo stato libero: certificato di stato libero.
PRIMO IMPEDIMENTO È LA ETÀ:
 prima dio questa età e difficile che una persona posa acquistare la maturità
richiesta per poter iniziare il noviziato. È un’età che si applica a tutti istituti.
 La età deve essere compiuta, cioè, non prima o durante el compimento dell’età,
can 203§2.
 Quando si compiono i 17 anni sparisce l’impedimento.
 Se può dispensare, con richiesta motivata alla santa sede.

SECONDO IMPEDIMENTO: SPOSATO O DURANTE IL MATRIMONIO:


 Il canone non specifica che tipo di matrimonio (civile o religioso). Si è civile
deve comprovare che non sussiste il vincolo, ma dovrebbe essere sciolto prima
della professione.
 Si tratta di un impedimento che cessa per dissoluzione del vincolo matrimoniale
in uno qualsiasi dei modi previsti:
 Dispensa super rato concessa dal RP; dispensa pontificia.
 Di modo naturale: per Morte di uno dei coniugi;
 Dichiarazione o sentenza di nullità del matrimonio.

Possibilità di una dispensa pontificia che può rimuovere l’impedimento


nonostante rimanga il vincolo matrimoniale.
 La Santa Sede, però, concede la dispensa in circostanze particolari (ma non
implica il scioglimento del vincolo) quando si verificano questi requisiti:
1) Richiesta alla santa sede
2) Quando c’è libertà dall’obbligo di convivenza
3) Quando c’è stata separazione civile ed ecclesiale Documento di
separazione civile e di separazione del matrimonio ecclesiale (non di nullità).
4) Quando non ci sono più figli che dipendano ancora dai genitori da loro
5) Quando i figli siano d’accordo
 Questa dispensa non è un obbligo per la Santa Sede, è un atto di grazia. Ci sono
ogni anno, in media, solo 4-5 casi in tutto il mondo.

TERZO IMPEDIMENTO: legato con un vincolo sacro ad un IVC o incorporato


a una SVA
Una persona che ha già emesso la professione (e quindi è incorporata nell’IVC), non
può validamente essere ammessa in nessun altro tipo di IVC.
 Le ragioni di questo impedimento sono:
1) Potenziare e rinforzare il vincolo e la stabilità. ancora rimane in vincolo e non
possono avere un doppio vincilo. Non doppia appartenenza.
2) Aiutare a perseverare negli impegni assunti.
L’impedimento cessa
L’impedimento cessa con la dissoluzione del vincolo, professione o
incorporazione:
 Uscita volontaria durante la professione, can. 688 §1.
 Uscita alla fine della professione temporanea, can. 688.
 Non ammissione alla rinnovazione o alla professione perpetua, can. 689.
 Dimissione non ipso facto, can. 695-696.
 Dimissione ipso facto, can. 703.

La Santa Sede
 può sempre rimuovere l’impedimento mediante una dispensa (è una grazia,
non un diritto).
 non può permettere la doppia appartenenza. Perché vuoi dire che un vincolo
ancora è vivo, è presente e appartiene a un istituto.
 Quando una persona è stata dimessa (espulsa) da un IVC, si prende per cause
gravissime; questo istituto dovrebbe essere molto cauto ad accogliere
eventualmente questa persona.

QUARTO IMPEDIMENTO DI VIOLENZA, GRAVE TIMORE O INGANNO


 Sono gli impedimenti che si applicano sia al candidato come al Superiore che lo
deve ammettere.
 Si vuole salvaguardare la libertà del candidato scegliere lo stato di vita, di
nell’ora di prendere un decisione fondamentale nella sua vita.
 La libertà di scegliere deve essere di chi chiede e di chi concede.

Violenza:
 È la forza estrinseca al candidato o al Superiore a cui non si può resistere
adeguatamente.
 Si può sperimentare sia in foro interno sia in foro esterno
 L’inevitabilità, o invendibilità per essere invalidante, deve essere assoluta. (

Grave timore:
 è il tremolino, per motivo di uno pericolo imminente o futuri che suscita nella
persona la mancanza di libertà nel momento di fare un atto giuridico.
 Deve essere intrinseco, ingiusto, assoluto o relativo, diretto o indiretto.
Inganno o dolo:
 È ogni atto che si mette in atto con l’intenzione di ingannare l’altro, affinché
faccia un atto che in circostanze normali non avrebbe fatto.
 Deve essere di una certa entità, deve interferire chiaramente nella sostanza
dell’atto.
 L’atto è nullo per diritto naturale e canonico, can. 12615, perché l’errore causato
dall’inganno intacca la causa dell’atto. Il dolo priva di libertà a chi lo ammette.
 Questo tipo di impedimento cessa per rimozione verificata della causa che ha
indotto il candidato o il superiore a compiere quell’atto.
 Questo impedimento non è mai dispensabile dalla Santa Sede.

QUINTO IMPEDIMENTO: NASCONDIMENTO (occultazione) DI PASSATA


INCORPORAZIONE IN UN IVC – SVA.
 non è un doppio vincolo, pero esisteva un vincolo temporale o perpetuo prima.
 Negli altri impedimenti, sono in atto quando si fa la professione. In questo caso
si parla non in atto, ma si parla di quando si apparteneva prima a un altro
istituto, quindi, già professo. Ma non con vincolo preesistente.
 L’occultamento impedisce di poter compiere quanto stabilito nel can. 645 §2,
 Cessa con la dichiarazione effettiva e chiara delle incorporazioni, oppure con la
dispensa della Sede Apostolica.
 È un impedimento ad validitatem.
 Lo che il legislatore vuole è che il superiore deve aver tutta la informazione
delle persona,
 si la persona nasconde potrebbe essere dolo, Ma non del noviziato, sempre si
parla di un professo.

SESTO IMPEDIMENTI: ALTRI IMPEDIMENTI O CONDIZIONI DEL


DIRITTO PROPRIO (can. 643 §2)
 Se deve dire espressamente che sono ad validitatem. No si presuppongono, se
deve fisare per scritto che quel impedimento è per la validità.
 È una possibilità che viene concessa, non un obbligo.
 Si possono stabilire degli impedimenti per la validità e condizioni per
l’ammissione. Possono essere cose che sono fondamentali per l’istituto.
o Per evitare non si mette per la validità, ma si come requisito,
 perché in requisito si può dispensare dal superiore,
 invece per la validità si deve chiedere la dispensa a SS. (Ad esempio il
requisito della età)
 Gli impedimenti di diritto proprio hanno gli stessi effetti di quelli di diritto
universale.
 Impedimenti ispirati nel carisma. Esempio: stabilire la età massima, per essere
ammesso, defetti psichici o nel parlare, negli studi, politici, ecc.
 Cessano. Per dispensa della norma delle costituzioni da parte della sede apostolica.

Settimo IMPEDIMENTO: NON AMMISSIONE AL NOVIZIATO DI


CHIERICI SECOLARI O PERSONE CON DEBITI (can. 644)
15
126 Es nulo el acto realizado por ignorancia o por error cuando afecta a lo que constituye su substancia o recae
sobre una condición sine qua non; en caso contrario, es válido, a no ser que el derecho establezca otra cosa, pero el
acto realizado por ignorancia o por error puede dar lugar a acción rescisoria conforme a derecho.
Chierici
 Non si deve ammettere al noviziato un chierico secolare, senza aver prima
consultato l’Ordinario. La consultazione non esige l’accordo, né tanto meno
un consenso o una licenza.
 La motivazione è chiara: si deve rispettare la propria incardinazione in una
diocesi e l’obbedienza al Vescovo, can. 273.
 Si deve tener conto delle ripercussioni pastorali nella diocesi. Se colui che chiede
di essere ammesso al noviziato è un Vescovo, allora si deve ricorrere alla
dispensa della Sede apostolica.
Persone con debiti
 Non si devono ammettere al noviziato persone gravate da debiti che non
possono pagare. È una norma che cerca di difendere l’imperativo di giustizia
naturale, a tutela dell’Istituto.
o Prima se deve pagare. Ma si lo ammette, l’istituto deve prevedere
come pagare, sono debiti che si devono pagare. Chi non paga è un
divieto.

IL NOVIZIATO E LA FORMAZIONE DEI NOVIZI


Can 646 - 65316

16
646 El noviciado, con el que comienza la vida en un instituto, tiene como finalidad que los novicios conozcan mejor la
vocación divina, particularmente la propia del instituto, que prueben el modo de vida de éste, que conformen la
mente y el corazón con su espíritu, y que puedan ser comprobadas su intención y su idoneidad.
647 § 1. La erección, traslado y supresión de la casa del noviciado deben hacerse mediante decreto escrito del
Superior general del instituto, con el consentimiento de su consejo.
§ 2. Para que el noviciado sea válido, debe realizarse en una casa debidamente destinada a esta finalidad. En casos
particulares y a modo de excepción, por concesión del Superior general con el consentimiento de su consejo, un
candidato puede hacer el noviciado en otra casa del instituto, bajo la dirección de un religioso experimentado, que
haga las veces de maestro de novicios.
§ 3. El Superior mayor puede permitir que el grupo de los novicios habite, durante determinados períodos de
tiempo, en otra casa del instituto designada por él mismo.
648 § 1. Para su validez, el noviciado debe durar doce meses transcurridos en la misma comunidad del noviciado,
quedando a salvo lo que prescribe el c. 647 § 3.
§ 2. Para completar la formación de los novicios, además del tiempo establecido en el § 1, las constituciones pueden
prescribir uno o más períodos de ejercicio del apostolado fuera de la comunidad del noviciado.
§ 3. El noviciado no debe durar más de dos años.
649 § 1. Quedando a salvo lo que prescriben los cc. 647 § 3 y 648 § 2, la ausencia por más de tres meses, continuos o
con interrupciones, de la casa del noviciado, hace que éste sea inválido. La ausencia que supere quince días debe
suplirse.
§ 2. Con la venia del Superior mayor competente, puede anticiparse la primera profesión, pero no más de quince
días.
650 § 1. La finalidad del noviciado exige que los novicios se formen bajo la dirección de un maestro, según el plan de
formación que debe determinar el derecho propio.
§ 2. El régimen de los novicios se reserva en exclusiva al maestro, bajo la autoridad de los Superiores mayores.
651 §1. El maestro de novicios ha de ser un miembro del instituto profeso de votos perpetuos y legítimamente
designado.
§ 2. Si fuera necesario, al maestro se le pueden dar ayudantes, que dependan de él en lo que se refiera a la
dirección del noviciado y al plan de formación.
§ 3. Para atender a la formación de los novicios deben destinarse miembros cuidadosamente preparados, que, sin
estar impedidos por otros trabajos, puedan cumplir sus funciones con fruto y de manera estable.
Can. 646 - Il noviziato, con il quale si inizia la vita nell'istituto, è ordinato a
far sì che i novizi possano prendere meglio coscienza della vocazione divina,
quale è propria dell'istituto, sperimentarne lo stile di vita, formarsi mente e
cuore secondo il suo spirito; e al tempo stesso siano verificate le loro
intenzioni e la loro idoneità.
Il noviziato
 è il periodo di formazione iniziale con il quale inizia la vita nell’istituto.
 Il noviziato se inizia la vita in uno istituto. Ma il novizio non è ancora membro
dell’istituto! Soltanto con la professione si diventa membri dell’istituto!

È ordinato a:
1) Che i novizi possano prendere meglio coscienza della vocazione divina,
secondo il carisma proprio dell’istituto. (la vocazione è specifica, è per un
istituto specifico, come il matrimonio che è con una persona specifica)
2) per sperimentare lo stile di vita. Il noviziato serve per avere una
sperimentazione dello che è il carisma della comunità.
3) Formare mente e cuore secondo il suo spirito.
4) Verificare le intenzioni e la idoneità del candidato. (L’idoneità è più facile di
verificare).

CASA DI NOVIZIATO
 Dopo della ammissione prosegue il noviziato, una casa eretta per quella
finalità.
 Il noviziato si svolge in una CASA DI NOVIZIATO (per la validità!! È un
requisito ad validitatem!):
 L’erezione della casa di noviziato, la sua soppressione o il trasferimento:
– è competenza del Superiore generale con il consenso del suo consiglio.
– fatta mediante un decreto scritto del Moderatore supremo

652 § 1. Corresponde al maestro y a sus ayudantes discernir y comprobar la vocación de los novicios, e irles
formando gradualmente para que vivan la vida de perfección propia del instituto.
§ 2. Estimúlese a los novicios para que vivan las virtudes humanas y cristianas; se les debe llevar por un camino de
mayor perfección mediante la oración y la abnegación de sí mismos; instrúyaseles en la contemplación del misterio de
la salvación y en la lectura y meditación de las sagradas Escrituras; se les preparará para que celebren el culto de Dios
en la sagrada liturgia; se les formará para llevar una vida consagrada a Dios y a los hombres en Cristo por medio de
los consejos evangélicos; se les instruirá sobre el carácter, espíritu, finalidad, disciplina, historia y vida del instituto; y se
les imbuirá de amor a la Iglesia y a sus sagrados Pastores.
§ 3. Los novicios, conscientes de su propia responsabilidad, han de colaborar activamente con el maestro, de
manera que respondan fielmente a la gracia de la vocación divina.
§ 4. Los miembros del instituto han de colaborar por su parte en la formación de los novicios, con el ejemplo de su
vida y con la oración.
§ 5. El tiempo de noviciado indicado en el c. 648 § 1, debe emplearse propiamente en la tarea de formación, y por
tanto los novicios no deben ocuparse de estudios o trabajos que no contribuyan directamente a esta formación.
653 § 1. Un novicio puede abandonar libremente el instituto; la autoridad competente de éste puede despedirle.
§ 2. Al terminar el noviciado, el novicio ha de ser admitido a la profesión temporal, si se le considera idóneo; en
caso contrario, debe ser despedido; si queda alguna duda sobre su idoneidad, el Superior mayor puede prorrogar el
tiempo de prueba de acuerdo con el derecho propio, pero no por más de seis meses.
– con il consenso del suo Consiglio. Un decreto formale per la validità del
noviziato.

CASI PARTICOLARI:
Can. 647 §2: permesso speciale del Superiore Generale per poter fare il noviziato
in una casa diversa da quella del noviziato, ma sempre sotto la direzione di un
religioso “provato”, che faccia le veci del “maestro dei novizi”.
 È una eccezione alla regola, che si può verificare solo su concessione del
Moderatore supremo con il consenso del suo consiglio.
Esempio: un candidato chiede, con buone ragioni, di poter fare il noviziato in un’altra
casa dell’Istituto.
– A modo di eccezione: fa riferimento al candidato.
– Su concessione del Moderatore supremo con il consenso del suo consiglio.

Can. 647 §3: un gruppo di novizi, per determinati periodi di tempo, può dimorare in
un’altra casa dell’Istituto, designata dal Superiore Maggiore.
 È una possibilità che si può verificare solo per determinati periodi di tempo.
– Il modo della eccezione: per un gruppo per un determinato periodi di tempo.
– Il Superiore Maggiore può permettere.

 Per la erezione di qualsiasi casa de religioso, oltre alla specificità della casa, se
deve dare avviso al vescovo,

TEMPO AD VALIDITATEM (can. 648)


Can. 648 - § 1. Per essere valido il noviziato deve comprendere dodici mesi, da
trascorrere nella stessa comunità del noviziato, fermo restando il disposto del can. 647,
§ 3. § 2. Per integrare la formazione dei novizi le costituzioni possono stabilire, oltre
al tempo di cui al § 1, uno o più periodi di esercitazioni apostoliche, da compiersi
fuori dalla comunità del noviziato. § 3. Il noviziato non sia prolungato oltre i due
anni.
 Deve comprendere 12 mesi: è il cosiddetto noviziato “canonico”.
 Deve essere un tempo che si trascorre nella stessa comunità del noviziato.
– “Anno canonico” = 12 messi continui nella casa del noviziato ad validitatem.
– il secondo anno costituzionale che può durare il noviziato si chiama
costituzionale, perché è contemplato delle costituzioni. (E si può fare fuori
della casa del noviziato, vuoi dire fuori della comunità e prevista di durare per
poco tempo come un tipo di lavoro di sostituzione)

Fuori dalla comunità del noviziato,


 un candidato può passare uno o più periodi di esercitazioni apostoliche, al fine di
integrare la formazione dei novizi.
 non può diventare una sostituzione lavorativa. Può avere delle esperienze, ma
non sostituire un posto vuoto.

Il diritto proprio deve stabilire se il noviziato dura 12 o 24 messi,


 e poi stabilire nel diritto proprio:
– qual è l’anno canonico
– e qual è l’anno costituzionale.
 la proroga è un altro istituto e non è applicabile a tutti i candidati.
 Il noviziato non sia mai prolungato oltre i due anni . le Costituzioni possono
stabilire, oltre l’anno del “noviziato canonico”, un altro anno, chiamato noviziato
“costituzionale”.
 Questo secondo anno, dunque, non è obbligatorio per il CIC.

PROROGA DEL NOVIZIATO


 esiste la possibilità di prorogare massimo 6 messi;
 la legislazione concede all’istituto per aiutare a una persona camino di
discernimento per poter maturare: sia la persona sia l’istituto, la decisione di
continuare ed essere ammesso alla professione temporale.
 Non si deve operare come uno strumento punitivo. è un istrumento con la
finalità di aiutare alla persona e all’istituto nel discernimento vocazionale.
 La proroga non è una iniziativa unilaterale, La persona lo può chiedere oppure il
superiore lo chiede.
 Il superiore dovrà verificare la opportunità di concedere la proroga quando è
chiesta del candidato.
 Per prorogare al candidato, deve avere quelli elementi che ci endicano la
capacità di progressione e di maturazione del candidato.
 non deve essere considerata una prassi normale, ma eccezionale! Non deve mai
essere usato questo strumento per creare false illusioni nel candidato di essere
ammesso.

LE ASSENZE DELLA CASE DEL NOVIZIATO


Can. 649 - § 1. Salvo il disposto dei cann. 647, § 3 e 648, § 2, una assenza dalla
casa del noviziato che superi i tre mesi, continui o discontinui, rende invalido il
noviziato. Una assenza che superi i quindici giorni deve essere ricuperata. § 2.
Con il permesso del Superiore maggiore competente la prima professione può
essere anticipata, non oltre quindici giorni.

 Non è che può assentarsi, ma si può assentarsi per una ragione logicamente
motivata.
 Lungo l’anno canonico si può verificare che il candidato possa assentarsi, per
diversi motivi che si possono verificare
Il tempo può essere continuo o discontinuo:
 Da 1 a 15 giorni: questa assenza non deve essere ricuperata
 Da 16 giorni a 3 mesi: l’assenza deve essere recuperata (non è una proroga, è un
recupero perché ancora il tempo stabilito non è compiuto)
 Da 3 mesi e oltre: il noviziato è invalido ipso iure e si deve ripetere tutto.
 Questo è soltanto applicabile all’anno canonico, perché nel periodo
costituzionale prevede l’esperienza apostolica e quindi si è assente della casa
noviziale.

La motivazione di questa normativa è:


 che il legislatore non vuole che si sciolga un tempo di discernimento e di
verifica.
 Si esiste una anticipazione, potrebbe aver una mancanza di discernimento; non
e importante la età.

La prima professione può essere anticipata:


 Con il permesso del Superiore maggiore competente.
 Ma non oltre 15 giorni di anticipo.

IL MAESTRO
tre elementi fondamentali per essere designato:
 Deve essere un membro dell’istituto
 emesso i voti perpetui
 sia stato legittimamente designato o nominato secondo lo stabilito dal diritto
proprio.
– Non si dice da quanti anni deve essere un professo di voti perpetui.
– Il diritto proprio stabilirà altri requisiti: età, anni di professione, esperienze fatte.

 se il maestro cambia, cambia la persona fisica, ma non cambia la figura del


maestro, perché non deve mancare un maestro nominato canonicamente il
maestro. Chi deve formare negli istituti deve conoscere l’apostolato, la
pastorale, la vita comunitaria, la vita monastica, ecc.

i responsabili della formazione dei novizi,


 il superiore maggiore e il maestro dei novizi.
 Il superiore locale non è responsabile e non si deve intromettersi.

Il maestro corrisponde:
 la direzione dei novizi,
 stabilire e rendere conto del progetto formativo,
 sotto l’autorità dei Superiori Maggiori,
 conoscere la cultura di provenienza dei novizi, ecc.

Ai maestri dei novizi si possono assegnare degli aiutanti,


 Devono sottostare ai maestri per quanto riguarda la direzione del noviziato
e il regolamento della formazione.
 Devono essere religiosi accuratamente preparati i quali, senza essere distolti
da altri impegni, possano assolvere il loro compito in modo efficace e stabile
(quando sono noviziati di diversa provenienza o numerosi).
 Questo non toglie che il maestro non chiame altri per aiutare nella formazione
come possono essere i professori oppure esperti.

Spetta al maestro e ai suoi aiutanti: Discernere, verificare e formare


gradatamente.
 Discernere e verificare la vocazione dei novizi
 Gradatamente formare i novizi a vivere la vita di perfezione secondo lo stile
e le norme proprie dell’istituto.

I NOVIZI

I novizi devono essere aiutati a (can. 652):


1. Coltivare le virtù umane e cristiane.
2. Introdotto un più impegnativo cammino di perfezione mediante l’orazione e il
rinnegamento di sé.
3. Guidati alla contemplazione del mistero di salvezza e alla lettura e meditazione
delle Sacre Scritture; preparati a rendere culto a Dio nella sacra liturgia.
4. Formati alle esigenze della vita consacrata a Dio e agli uomini in Cristo
attraverso la pratica dei consigli evangelici
5. Informati, infine, sull’indole e lo spirito, le finalità e la disciplina, la storia e la
vita dell’istituto ed educati all’amore verso la Chiesa e i suoi pastori.

Gradualità nella formazione:


 Da una parte il legislatore stabilisce una gradualità, devono coltivare
l’elemento umano e cristiano.
 Lo importante alle tape formative previ al noviziato serva para lo sviluppo
umano, per riconfigurare la persona umana e quindi si può aprire alla grazia.
 La preghiera, liturgia, contemplazione e lettura sacra: secondo la tradizione
del proprio istituto.
 Cominciare a vivere i consigli evangelici, e verificare la idoneità, la chiamata
alla vita nella professione.
 È proibito fare studi universitarie o altro. Per evitare la distrazione nel
processo del discernimento.

Si impegnino ad una attiva collaborazione con il proprio maestro


 per poter rispondere fedelmente alla grazia della vocazione divina.
 Il novizio è il primo formatore da se stesso. Il maestro e il novizio deve aver
fiducia.Non siano occupati in studi o incarichi non direttamente finalizzati
a tale formazione.

Tempo per studiare: Per lo studio si deve usare saggiamente il tempo della
formazione!!

LA FINE DEL NOVIZIATO


Con la uscita o con la professione

1. USCITA DAL NOVIZIATO:


 Il novizio può liberamente lasciare l’Istituto. Questo può accadere sia durante il
periodo del noviziato, sia alla conclusione del noviziato stesso.

 L’autorità competente dell’istituto può dimetterlo . L’autorità invita il candidato


a uscire dall’istituto. Ci sono molte forme “gentili” ma l’autorità competente gli
può anche semplicemente dire: “Non ti consideriamo idoneo”.

 Non è ammesso ai voti, o in qual sia momento formativo, o del noviziato.

 solo può inviarlo a casa che l’ha ammesso, solo lo può fare il superiore
competente. Non il maestro di novizi.

2. AMMISSIONE ALLA PROFESSIONE TEMPORANEA


 Se il novizio viene giudicato idoneo, sia ammesso alla professione temporanea.
Altrimenti sia dimesso (inviato a casa).

3. PERIODO DI PROVA
 Se (e solo se) rimane qualche dubbio sull’idoneità del novizio,
 il Superiore Maggiore può prorogare il periodo di prova, a norma del diritto, ma
non oltre i sei mesi.

LA PROFESSIONE RELIGIOSA Can 654-65817


17
La
654professione religiosa
Por la profesión religiosasilos
assume conabrazan
miembros VOTO con PUBBLICO .
voto público, para observarlos, los tres consejos
evangélicos, se consagran a Dios por el ministerio de la Iglesia y
Cos’è un voto pubblico? È il voto che viene accettato dal legittimo se incorporan al institutoSuperiore
con los derechos y deberes
in nomine
determinados en el derecho.
ecclesiae.
655 La profesión temporal debe hacerse por el tiempo establecido en el derecho propio, no inferior a un trienio ni
 a Ilunvoto
superior “pubblico”, non è da confondere con la pubblicità esterna del voto.
sexenio.
 È quello che viene accolto a nome della chiesa, altrimenti sarebbe un voto privato.
Con il voto, facendo la professione religiosa,
 scatta l’obbligo di osservare i tre consigli evangelici, secondo le Costituzioni.
 vivere secondo le costituzioni, cioè lo stile di vita e la disciplina che regola
l’istituto.
 Con la professione religiosa, i religiosi si incorporano all’istituto, con i diritti e
i doveri definiti giuridicamente.
 Con la professione religiosa si appartiene all’istituto e costituisce la
incorporazione.
 gli anni cominciano a contare dopo la professione.

Incorporazione
 La incorporazione viene con la prima professione e diventa membro effettivo
della congregazione e acquista i diretti e doveri secondo il diritto proprio.
 Si assiste al processo di incorporazione mediante la professione con voto
pubblico dei tre consigli evangelici. E con la assunzione si consacrano a Dio
mediante il ministero della chiesa.

La Professione In Articulo Mortis


 se il novizio muore, muore come religioso professo.
 se invece miracolosamente guarisce? Deve riemettere la professione religiosa
dopo aver finito il tempo della formazione.

La Professione Religiosa
 La professione religiosa si assume con voto pubblico.
 L’obbligo di osservare i tre consigli evangelici
 Sonno consacrati a Dio mediante il ministero della chiesa
 Vengono incorporati all’istituto, con i diritti e i doveri definiti
giuridicamente.

656 Para la validez de la profesión temporal se requiere que:


1 el que la va a hacer haya cumplido al menos dieciocho años; 2 haya hecho válidamente el noviciado; 3 haya sido
admitido libremente por el Superior competente con el voto de su consejo conforme a la norma del derecho; 4 la
profesión sea expresa y se haya emitido sin violencia, miedo grave o dolo; 5 la profesión sea recibida por el Superior
legítimo, personalmente o por medio de otro.
657 § 1. Cumplido el tiempo para el que se hizo la profesión, el religioso que lo pida espontáneamente y sea
considerado idóneo, debe ser admitido a la renovación de la profesión o a la profesión perpetua; en caso contrario, se
marchará del instituto.
§ 2. Pero si parece oportuno, el Superior competente puede prorrogar el tiempo de profesión temporal de acuerdo
con el derecho propio, de manera, sin embargo, que el tiempo durante el cual un miembro permanece ligado por votos
temporales no sea superior a nueve años.
§ 3. La profesión perpetua puede anticiparse con causa justa, pero no más de un trimestre.
658 Además de las condiciones indicadas en el c. 656, nn. 3, 4 y 5 y de las otras añadidas por el derecho propio, para
la validez de la profesión perpetua, se requiere:
1 haber cumplido al menos veintiún años;
2 la profesión temporal previa por lo menos durante un trienio, sin perjuicio de lo que prescribe el c. 657 § 3.
Tipi professione può essere:
1) Temporanea. Per un tempo determinato.
2) Perpetua. Per sempre.

Che si assumono con un voto (tipi):


1. Semplice. (congregazioni)
2. Solenne. (per ordini)

 La professione temporanea si fa con i VOTI SEMPLICI.


 La professione perpetua si può fare:
 O con VOTO SEMPLICE: per le Congregazioni.
 O con VOTO SOLENNE: per gli Ordini.

 Non esiste il voto temporaneo, non esiste la il voto perpetuo; esiste la


professione perpetua è il voto. Esempio: “ha fatto la professione perpetua con
voto solenne” o “ha fatto la professione perpetua con voto semplice”.

Attenzione:
 il Codice non parla mai di “voti perpetui” e “voti temporanei”, ma di
“professione”.
 Perché il voto per sua natura è una promessa perpetua fatta a Dio!
 Il cosiddetto “voto temporaneo” è una innovazione piuttosto recente, nata con i
Gesuiti: i Gesuiti avevano il voto perpetuo (per Dio) e temporaneo (solo per la
Compagnia).

LA PROFESSIONE TEMPORANEA
 Viene ammassa per un tempo nel diritto proprio. Non esiste una norma del
tempo.
 Il diritto proprio stabilisce quanto deve durare. Ogni istituto stabilirà nel diritto
proprio la durata della professione temporanea
 Ma secondo il diritto universale deve durare per un periodo minimo di 3 anni e
non deve durare oltre il periodo massimo 6 anni.
 altrimenti si deve chiedere una dispensa alla santa sede, ma deve essere motivata.
 Una proroga a 6 o 9 anni la autorizzazione la fa il superiore maggiore a norma
del diritto proprio.
 Alcuni fanno 3 anni in poi che viene contemplata come eccezione, è una
proroga, ma non viene pressa come un norma comune. Questi tre anni in più è
una verifica della vocazione, la maturazione, ecc. e una garanzia alla persona e
all’istituto. La proroga non può superare i nuove anni di professione
temporanea.
 La professione temporanea si può rinnovare ogni anno: (è lo più consigliabile
perché possibilità alla persona e all’istituto di essere cacciato via se qualcosa non
va bene, perché più di dovrà iniziare un processo di dispensa o dimissione).

Ma dopo 9 anni
 si può chiedere una dispensa alla santa sede per fare un decimo anno. Ma se
deve motivare bene.
 È uno aiuto temporaneo per assumere il carisma, il fine o il apostolato, e offre
un abito all’istituto, perché verifica la idoneità del candidato. Questa professione è
obbligatoria per tutti istituti, ed è una via pastorale dell’istituto.

La professione temporanea teologicamente non è viabile, ma giuridicamente si.


Nonostante, giuridicamente è temporale, ma la motivazione è la donazione piena per
sempre.
Condizioni per la validità della professione temporanea:
1) aver compiuto i 18 anni di età.
2) Il noviziato sia stato portato a termine validamente. Il noviziato deve essere
concluso!
3) Ammissione del Superiore competente. Ci sia L’ammissione, fatta
liberamente, da parte del Superiore competente, con il voto del suo
Consiglio a norma del diritto proprio
1. Superiore (Libertà del superiore) Qui ricade sul Superiore l’elemento
della libertà
2. Voto del consigli (parere o Consenso)
 Superiore: Normalmente si tratta del Superiore Maggiore, oppure
Superiore Generale.
 Il voto: ogni istituto dovrà stabilire se quel voto è “consultivo”, oppure
se è “deliberativo”. Qui il Legislatore lascia l’ambiguità.
 L’ammissione è un atto giuridico, che va fatto precedere da una
regolare domanda da parte dell’interessato.
4) Emissione libera: la professione sia espressa, e venga emessa senza che ci sia
violenza, timore grave o inganno.
 il candidato deve esprimere liberamente la professione. È stata esclusa la
professione tacita, che una volta era invece prevista.
5) Accettazione a nome della Chiesa. Sia ricevuta dal Legittimo Superiore
(Superiore Maggiore, ma anche Superiore Locale), personalmente o per
mezzo di un altro. Attenzione: è diverso “davanti a” che “riceverà a nome
della chiesa”. Chi lo riceve deve essere capace giuridicamente di riceverlo
con la delega.

 Deve risultare chiaramente il documento della legittima delega se non


interviene il Superiore!! Il Vescovo diocesano può eventualmente
presiedere la celebrazione della Messa, ma non è legittimato a ricevere
la professione religiosa!
 Non dice che la delega sia soltanto a chi appartiene all’istituto. Può
essere anche qualcuno que non appartiene o ad un altro membro
dell’istituto (la delega può essere per un’altra consorella chi riceve la
dichiarazione dei voti a nome delle chiesa e di due testimoni), questo
serve per casi di pandemia o di persecuzione religiosa; per ciò è prevista
la delega con la rispettiva verbale chi e la prova della emissione di
voti: testimoni, la dichiarazione firmata… ecc.

Allo scadere del tempo per il quale fu emessa la professione temporanea:


 Ritenuto idoneo il candidato, e se il candidato lo richiede spontaneamente, sia
ammesso alla rinnovazione della professione temporanea.
 Oppure sia ammesso alla professione perpetua.
 Può essere prolungata la professione temporanea, ma non superi
complessivamente la durata dei nove anni
 Altrimenti deve lasciare l’istituto.

 Il rinnovo o la professione perpetua non è in automatico, deve avere:


– una richiesta formale e motivata del candidato,
– e una formale e motivata risposta del superiore.

 Attenzione: quando i voti scadono, scadono!!…Quindi si deve stare molto


attenti a che una persona non rimanga per un periodo di tempo senza
professione di voti (magari per una svista o per un errore). In questi casi si deve
chiedere una sanàsione in radice.

Le formule di professione
 finito l’anno di professione temporanea, tu devi rinnovare nella stessa data in
cui avevi emesso la professione.
 Un professo deve sempre rinnovare nel giorno della scadenza, cioè non deve
mai rimanere senza voti!!
 Può anticipare, ma poi la volta successiva deve rinnovare nella nuova data
anticipata in cui ha rinnovato la prima volta.
 errore nel calcolo dei giorni Tutto deve essere sanato, perché quella persona,
tecnicamente, non fa parte dell’Istituto. Si deve chiedere la sanatio di tutto il
periodo in cui è rimasta senza voti e anche, eventualmente, di tutti gli atti di
governo che successivamente avesse posto.

La Proroga Della Professione Temporanea


 è uno strumento che il Legislatore ci offre, ma è uno strumento che va usato
in modo razionale.
 Se ci sono elementi che indicano che la persona non è in grado, non arriverà
mai alla condizione di maturità sufficiente per essere ammessa all’Istituto,
quanto prima si deve invitare la persona a lasciare l’Istituto.
 Si deve fare un buon uso di questo strumento della proroga. Si può fare per
un qualsiasi numero di giorni, basta che il totale del tempo, complessivamente,
non superi i tre anni.
 Questa proroga la deve concedere la Santa Sede, ma la concede piuttosto
raramente.

La Professione Perpetua
 La professione perpetua è quella che si fa per tutta la vita e che quindi non si
deve più rinnovare e che costituisce la persona membro permanente
dell’istituto.
 Deve chiederla il candidato.

I requisiti per la validità della professione perpetua:


1) Almeno 21 anni. Chi non abbia compiuto i 21 anni, dovrà chiedere la dispensa
alla Santa Sede.
2) Che abbia fatto la professione temporanea almeno per tre anni, salvo il
disposto del can. 657 §3. (Può essere anticipata, ma non oltre un trimestre (tre
messi) e basta che lo dicida il superiore maggiore, ma si se deve anticipare
più di tre messi si deve chiedere la dispensa alla Santa Sede. Si si deve
prorogare la data di professione, l candidato dovrà emettere il rinnovo
della professione temporale fino alla data della professione perpetua).
3) Che ci sia l’ammissione, fatta liberamente dal Superiore competente, con il
voto del suo consiglio a norma del diritto. Le costituzioni dovranno stabilire
se si chiede solo il parere del consiglio o se è necessario il consenso, ma
normalmente si chiede il consenso del consiglio.
4) La professione deve essere espressa e venga emessa senza che ci sia violenza,
timore grave o inganno
5) Sia ricevuta dal legittimo Superiore, personalmente o per mezzo di un altro.

NOTA BENE.
 Esiste la professione o il RINNOVAMENTO SPIRITUALE/DEVOZIONALE: è quella
che fanno ogni anno (magari alla fine degli esercizi spirituali) tutti i membri
perpetui: non ha nessun valore giuridico. È come quando negli anniversari di
nozze si rinnovano le promesse matrimoniali.

 C’è poi la PROFESSIONE DEFINITIVA: è una realtà intermedia tra la


temporanea e la perpetua. Si usa molto poco, e pochissimi istituti ce l’hanno.
Questa professione definitiva non è nemmeno legislata nel Codice, ma è una
realtà che la Santa Sede, anche se molto di raro, ha approvato . Di solito c’è
perché era nella volontà del fondatore.
È quella professione che, pur dovendo rinnovarsi annualmente allo scadere
da parte di tutti i membri dell’Istituto, dopo un certo numero di rinnovazioni
(per esempio dopo 6 rinnovazioni) ha l’effetto di incorporare definitivamente
la persona all’Istituto, conferendo tutti i diritti e i doveri di una persona
che ha fatto professione perpetua. Tuttavia deve sempre essere rinnovata ogni
anno e se uno non rinnova, è senza voti e quindi non è più membro dell’istituto,
perché rimarrebbe senza voti.
Quindi questa professione definitiva, pur avendo le conseguenze giuridiche
di una professione perpetua, a differenza della perpetua, si deve rinnovare
annualmente.
LA FORMAZIONE DEI RELIGIOSI
Can 659-66118
formazione continuata
 Obblighi: dopo la prima professione, si continui la formazione di tutti i
membri.
 Serve: affinché i professi possano condurre più integralmente la vita propria
dell’istituto e rendersi meglio idonei a realizzarne la missione. Tutti devono fare
un periodo di formazione idonea ad attuare la missione dell’istituto.
 Il diritto proprio deve stabilire il regolamento e la durata di questa formazione,
tenendo presenti le necessità della Chiesa e le condizioni delle persone e dei tempi.
Secondo quanto esigono le finalità e l’indole dell’istituto.

La formazione dei membri che si preparano a ricevere gli ordini sacri


 è regolata dal diritto universale e dal “piano degli studi” proprio dell’istituto.
 Durante il periodo di questa formazione non si affidino ai religiosi compiti e
opere che ne ostacolino l’attuazione. Grave errore quando, per la scarsità di
membri, si gettano subito nella mischia i religiosi ancora in formazione!!

Can. 660: La formazione deve essere:


1) Sistematica
18
659 § 1. Después de la primera profesión, la formación de todos los miembros debe continuar en cada instituto,
para que vivan con mayor plenitud la vida propia de éste y cumplan mejor su misión.
§ 2. Por lo tanto, el derecho propio debe determinar el plan de esta formación y su duración, atendiendo a las
necesidades de la Iglesia y a las circunstancias de los hombres y de los tiempos, tal como exigen el fin y carácter del
instituto.
§ 3. La formación de los miembros que se preparan para recibir el orden sagrado se rige por el plan de estudios
propio del instituto y por el derecho universal.
660 § 1. La formación ha de ser sistemática, acomodada a la capacidad de los miembros, espiritual y apostólica,
doctrinal y a la vez práctica, y también, si es oportuno, con la obtención de los títulos pertinentes, tanto eclesiásticos
como civiles.
§ 2. Durante el tiempo dedicado a esta formación, no se confíen a los miembros funciones y trabajos que la impidan.
661 Los religiosos continuarán diligentemente su formación espiritual, doctrinal y práctica durante toda la vida; los
Superiores han de proporcionarles medios y tiempo para esto.
2) Adeguata alla recettività dei membri
3) Spirituale
4) Apostolica
5) Dottrinale
6) Pratica
7) Portare anche al conseguimento dei titoli convenienti (ecclesiastici o civili)

Can. 661 Per tutta la vita i religiosi proseguano assiduamente la propria formazione
spirituale, dottrinale, pratica; i Superiori ne procurino loro i mezzi e il tempo.

Per un istituto clericale:


 per ricevere il sacramento dell’Ordine si deve già essere di voti perpetui.
 non può essere ordinato nessun sacerdote senza incardinazione. Con la
professione perpetua, essendosi incardinato nell’Istituto, il candidato può anche
ricevere il Sacramento dell’Ordine.

OBBLIGHI E DIRITTI DEGLI ISTITUTI E DEI LORO MEMBRI


Can 662-67219

19
662 Los religiosos han de tener como regla suprema de vida el seguimiento de Cristo tal y como se propone en el
Evangelio y se expresa en las constituciones de su propio instituto.
663 § 1. La contemplación de las cosas divinas y la unión asidua con Dios en la oración debe ser primer y principal
deber de todos los religiosos.
§ 2. En la medida de lo posible, los miembros participarán cada día en el Sacrificio eucarístico, recibirán el Cuerpo
santísimo de Cristo y adorarán al Señor presente en el Sacramento.
§ 3. Dedicarán tiempo a la lectura de la sagrada Escritura y a la oración mental, celebrarán dignamente la liturgia
de las horas según las prescripciones del derecho propio, quedando en pie para los clérigos la obligación de la que trata
el c. 276 § 2, 3, y realizarán otros ejercicios de piedad.
§ 4. Tributarán un culto especial, también mediante el rezo del santo rosario, a la Virgen Madre de Dios, modelo y
amparo de toda la vida consagrada.
§ 5 Observarán fielmente los tiempos anuales de retiro espiritual.
664 Insistan los religiosos en la conversión de su alma a Dios, examinen su conciencia Diariamente y acérquense con
frecuencia al sacramento de la penitencia.
665 § 1. Los religiosos han de residir en su propia casa religiosa, haciendo vida en común y no ausentándose de ella
sin licencia del Superior. Cuando se trate de una ausencia prolongada, el Superior mayor, con el consentimiento de su
consejo y con justa causa, puede permitir a un miembro que viva fuera de una casa del instituto, pero no más de un
año, a no ser por motivos de enfermedad, de estudios o para ejercer el apostolado en nombre del instituto.
§ 2. Busquen los Superiores solícitamente al miembro del instituto que se ausentare ilegítimamente de la casa
religiosa con la intención de librarse de su obediencia, y ayúdenle a volver y a perseverar en su vocación.
666 Debe observarse la necesaria discreción en el uso de los medios de comunicación social, y se evitará lo que pueda
ser nocivo para la propia vocación o peligroso para la castidad de una persona consagrada.
667 § 1. En todas las casas se observará la clausura, adaptada al carácter y misión del instituto, según determine el
derecho propio, debiendo quedar siempre reservada exclusivamente a los miembros una parte de la casa religiosa.
§ 2. Ha de observarse una disciplina más estricta de la clausura en los monasterios de vida contemplativa.
§ 3. Los monasterios de monjas de vida íntegramente contemplativa deben observar la clausura papal, es decir,
según las normas dadas por la Sede Apostólica. Los demás monasterios de monjas vivirán la clausura adaptada a su
carácter propio y determinada en las constituciones.
§ 4. El Obispo diocesano goza de la facultad de entrar con causa justa en la clausura de los monasterios de monjas
que se encuentren en su diócesis, y de permitir, con causa grave, y consentimiento de la Abadesa, que otras personas
sean admitidas en la clausura, y que las monjas salgan fuera de la misma durante el tiempo verdaderamente necesario.
DOVERI (patrimoniale, pastorale, comunitario ecc..): spirituali, pastorale,
comunitario, ecc.
Principalmente spirituali:
 Avere come suprema regola di vita la sequela di Cristo, proposta dal Vangelo,
ed espressa nelle costituzioni del proprio istituto. Sequela di cristo come dono in
un carisma specifico.
 La contemplazione delle realtà divine e la costante unione con Dio
nell’orazione.
 Partecipare ogni giorno al Sacrificio eucaristico. “Possibilmente
quotidianamente”, dice il Legislatore. È importante che questo lo raccolga il
diritto proprio, non per una possibilità soggettiva, ma per una impossibilità
oggettiva.
 Adorare lo stesso Signore presente nel Sacramento. Adorazione al Santissimo:
dovrà essere fatta nel modo e nei tempi stabiliti dal diritto proprio. Quante volte la
settimana? Tutti i giorni? Una volta alla settimana? Ogni istituto decide.
 Leggere la Sacra Scrittura. Anche Lectio Divina.
 L’orazione mentale: è la famosa meditazione. Tempi e modi dovranno essere
stabiliti a norma del diritto proprio. Orazione mentale che può essere:
comunitaria o personale.
 Celebrare dignitosamente la liturgia delle ore, secondo le disposizioni del
diritto proprio. Saranno le Costituzioni a stabilire quali ore liturgiche si dovranno
fare in comune o quali si dovranno fare privatamente (in maniera obbligatoria o

668 § 1. Antes de la primera profesión, los miembros harán cesión de la administración de sus bienes a quien
deseen, y, si las constituciones no prescriben otra cosa, dispondrán libremente sobre su uso y usufructo. Y antes, al
menos, de la profesión perpetua, harán testamento que sea válido también según el derecho civil.
§ 2. Necesitan licencia del Superior competente, conforme a la norma del derecho propio, para modificar estas
disposiciones con causa justa, y para realizar cualquier acto en materia de bienes temporales.
§ 3. Todo lo que un religioso gane con su propio trabajo o por razón del instituto, lo adquiere para el instituto. Lo
que perciba de cualquier modo en concepto de pensión, subvención o seguro, lo adquiere para el instituto, a no ser que
establezca otra cosa el derecho propio.
§ 4. Quien, por la naturaleza del instituto, debe renunciar totalmente a sus bienes, haga esa renuncia antes de la
profesión perpetua de manera que tenga efectos a partir del día de la profesión, y sea válida también, si es posible, en
el derecho civil. Lo mismo hará el profeso de votos perpetuos que de acuerdo con el derecho propio, desee renunciar
total o parcialmente a sus bienes, con licencia del Superior general.
§ 5. El profeso que, por la naturaleza del instituto, haya renunciado a todos sus bienes, pierde la capacidad de
adquirir y poseer, por lo que son nulos sus actos contrarios al voto de pobreza. Lo que adquiera después de la
renuncia, pertenecerá al instituto conforme a la norma del derecho propio.
669 § 1. Los religiosos deben llevar el hábito de su instituto, hecho de acuerdo con la norma del derecho propio,
como signo de su consagración y testimonio de pobreza.
§ 2. Los religiosos clérigos de un instituto que no tengan hábito propio, usarán el traje clerical, conforme a la norma
del c. 284.
670 El instituto debe proporcionar a sus miembros todos los medios necesarios, según las constituciones, para
alcanzar el fin de su vocación.
671 Un religioso no debe aceptar sin licencia del Superior legítimo cargos u oficios fuera de su propio instituto.
672 Obligan a los religiosos las prescripciones de los cc. 277, 285, 286, 287 y 289, y a los que son clérigos, también las
del c. 279 § 2; en los institutos laicales de derecho pontificio, la licencia de que se trata en el c. 285 § 4, puede ser
concedida por el propio Superior mayor.
in maniera opzionale). Chiaro che, per gli istituti religiosi clericali, valgono gli
obblighi che valgono per tutti i sacerdoti.
 Altri esercizi di pietà. Atti ascetici, di mortificazione. Tre giorni di digiuno alla
settimana. La via crucis ogni settimana. La coroncina della Divina Misericordia.
Lascia un importante spazio alla tradizione, non quella inserita dal abbiate,
ma in esercizio di pietà che aiuta allo spirito dell’istituto.
 Per i chierici: obbligo di cui al can. 276 §2, n.3
 La pratica del Santo Rosario. Culto mariano. Questo rimane a secondo sia il
proprio istituto.
 Osservino fedelmente i tempi annuali di sacro ritiro comunitario e ritiro
mensili. Questo pare aiutare alla configurazione di cristo
 Perseveranti nella conversione dell’animo a Dio
 L’esame quotidiano di coscienza. Quello di compieta. Oppure quello che si fa,
secondo le tradizioni, due o tre volte al giorno.
 Avvicinarsicon frequenza al Sacramento della Penitenza. Il diritto proprio stabilirà
la frequenza
o Il sacramento della penitenza e l’esame di coscienza sono due realtà insieme.
o Se deve accennare la libertà del legislatore nella ricerca del confessore
(sempre e quando sia ragionevole la scelta)

Abitare nella casa religiosa (can. 665)


 Osservare la vita comune: mai assentarsi dalla Casa religiosa senza licenza del
Superiore.
– Se si tratta di un’assenza prolungata, il Superiore Maggiore, col consenso del
suo Consiglio, può concedere che un religioso viva fuori della sua casa
religiosa, ma mai per più di un anno
– Se c’è assenza illegittima è anche possibile che il religioso sia dimesso
dall’istituto. e comincia una situazione di irregolarità
 Il canone 665 stabilisce la la obbligatorietà di abitare nella comunità, nella casa
propria, essere presente dove la obbedienza ti a mandato,

Perciò il legislatore stipula due tipi di assenza:


1. legittimamente.
 il legislatore maggiore (generale o provinciale o quelli equiparate ) Con il
consenso del suo concilio, ma non più di un anno e per causa giusta. Il diritto
proprio dira chi è competente per concedere questo permesso.
 I giorni se contano continui o discontinuo.
 La causa giusta deve essere considerata dal superiore maggiore, non di
maniera soggettiva.
 Il legislatore dice i religiosi, vuole dire anche i professi temporaneo.
 Dopo i 365 anni il legislatore non può concedere il permesso, la assenza dopo
di un anno, se deve chiedere la licenza alla santa sede, si chiede la proroga e la
santa sede deciderà.
– La persona deve fare una richiesta al Santo Padre, consegnata al superiore
generale,
– e il superiore, con il archivio personale (corrucolum vitae), dovrà presentare
la richiesta alla santa sede
– e loro deciderà si concede la licenza e per quanto tempo. La Santa Sede è chi
discerne la motivazione. La richiesta deve essere ben motivata perché deve
discernere bene e con maggiore fondamento.
– E si deve chiedere anche il voto del Consiglio del Superiore. Tutti questi
documenti devono essere inviati alla Santa Sede per mezzo del Superiore o della
Superiore Generale.
– Quando se dice una richiesta motivata se riferisce a dare elementi per poter
procedere a fare un discernimento a la santa sede.

 il legislatore contempla la possibilità che il superiore maggiore posa concedere


un tempo più ampli o prorogare la assenza per tre motivi:
– Malattia della persona del religioso o religiosa (non dei famigliari).
– A motivo di studio che l’istituto gli affida.
– Per un apostolato a nome dell’istituto. Basta che il apostolato sia svolto a
nome dell’istituto.

 En questi casi il superiore può concedere un tempo di assenza al di più di un


anno. Se i motivi non rientrano in tutte tre casi, deve chiedere la licenza alla santa
sede.
 Questo permesso è una licenza di abitare in una comunità; ma non toglie gli
altri diritti o impegni come retorici in comunità, il voto attivo, le feste
dell’istituto, ecc. questo sarebbe un tipo di esclaustrazione. Il superiore deve
verificare la richiesta ma non deve essere a tempo perpetuo.
 Nella prassi della Santa Sede di oggi: non si concede più al Superiore la possibilità
di prorogare liberamente il permesso di assenza….tutti i casi devono passare dalla
Santa Sede.

 La persona che chiede il permesso di assenza deve rispettare comunque una serie
di impegni:
1) Partecipare ai ritiri comunitari della Casa a cui è iscritto
2) Deve partecipare ai ritiri comunitari annuali all’interno dell’istituto
3) Deve partecipare all’incontro formativi e alle riunioni più importanti e
alle feste dell’istituto.
La finalità è: mantenere il fedele unito all’istituto, di modo che il permesso di
assenza non si tramuti, di fatto, in una uscita dall’istituto.
Il legislatore stabilisce la clausura,
 secondo la costituzione. Ci sono doversi tipi (come la papale che oggi è più
stretta).
 Clausura è uno spazio proprio per i membri della comunità dove si crea un
rapporto stretto tra i membri della comunità. È uno spazio riservato. Il senso
della clausura è uno spazio di intimità in cui non possono interare persone
esterne che possano disturbare la comunità.
 Le costituzioni stabiliscono quelle sono le spazi di clausura.
 Comporta come distribuire i spazi dentro della comunità. Deve usare un vestito
(non abito) dignitoso.

Can. 668: A livello patrimoniale:


§1) ogni religioso, prima della emissione della prima professione temporanea, deve
cedere l’amministrazione dei propri beni e liberamente dispongano del loro uso e
dell’usufrutto, a meno che non sia stabilito altro nel diritto proprio.

Che cosa sono i beni patrimoniali per un individuo?


 Sono quelli che aveva la persona prima di entrare nell’Istituto. Quei beni che
servivano alla persona per la vita lavorativa, i conti correnti…
 A chi deve cedere l’amministrazione di questi beni? A una terza persona.
 Può cedere questa amministrazione di beni all’istituto stesso? Sì, se l’istituto lo
consente.
 Questa cessazione dell’amministrazione deve essere fatta in modo che sia
valida anche secondo il diritto civile. Dunque, che cosa rimane al religioso?
Solo la nuda proprietà.
 Almeno prima della professione perpetua, il membro dell’istituto deve redigere
un testamento. Un testamento olografo (scritto di proprio pugno) è valido o
no? Canonicamente è valido? Né sì ne no, dobbiamo vedere se è valido a livello
civile oppure no. In certi Paesi sì, in altri no.

§2) E per cambiare un testamento o per modificare le disposizioni riguardanti


l’amministrazione dei beni?
 Il religioso deve chiedere la licenza al Superiore competente, ma se non lo fa
compie solo un atto illecito, perché questi atti sono tranquillamente validi a livello
civile.

§3) Tutto ciò che un religioso acquista con la propria industria o a motivo
dell'istituto, rimane acquisito per l'istituto stesso. Ciò che riceve come pensione,
sussidio, assicurazione, a qualunque titolo, rimane acquisito dall'istituto, a meno che
il diritto proprio non disponga diversamente.
 I beni acquisiti mediante il proprio lavoro o la propria attività (predicazione,
applicazione di Messe, insegnamento, pubblicazioni) o a motivo dell’istituto, ossia
dal religioso in quanto tale, spettano all’istituto stesso!!
 E anche ciò che riceve come pensione, sussidio, assicurazione…tutto all’istituto!
Tutti gli altri beni, come lasciti, donazioni, eredità…non spettano all’Istituto, ma al
religioso stesso (ma solo quel religioso che a norma dei §4-5 non abbia fatto la
rinuncia radicale ai suoi beni e perciò non abbia perso la capacità di acquistare e di
possedere).

§4) Un religioso può fare la rinuncia radicale ai propri beni e il diritto proprio può
stabilire delle norme per la concessione della licenza della rinuncia. Ma deve
essere possibilmente una rinuncia civilmente valida.
 Ma attenzione: la legge civile, in certi paesi, non permetta la rinuncia volontaria
a tutti i beni. Spesso è concessa solo una rinuncia parziale ai propri beni.
 Sulla rinuncia si deve essere molto attenti, sia nel consigliarla, sia nel chiederla,
perché la persona diventa, a tutti gli effetti, una persona indigente, un
nullatenente.

§5) la rinuncia radicale ai beni può essere fatta perché è:


 una norma obbligatoria dell’istituto (in questo caso va fatta prima della
professione perpetua),
 oppure per un desiderio del religioso (in quest’altro caso può essere fatta solo dal
professo di voti perpetui e con la licenza del Moderatore Supremo).
 In entrambi i casi la rinuncia, dove ciò sia possibile, va fatta in modo che sia
valida anche secondo il diritto civile. Con la rinuncia radicale ai beni, il religioso
perde la capacità di acquistare e di possedere, per cui, a norma del diritto
canonico (ma non del diritto civile), pone invalidamente ogni atto contrario al voto
di povertà, e i beni che a qualunque titolo gli provengano dopo tale rinuncia,
toccano all’Istituto!
 La rinuncia deve essere fata al superiore maggiore, e si deve stabilire la normativa
specifica nel diritto proprio. Quando se da la consolidazione o maturazione
vocazionale, a la certezza vocazionale.
 Dopo la rinuncia, dopo non si può chiedere più. Si la renuncia si fa e la persona
esce dell’istituto, contempla il foro civile la manutenzione per un tempo da parte di
chi dove dell’usufruttò.

SEPARAZIONE O USCITA DEI MEMBRI DALL’ISTITUTO:


1) Passaggio Ad Un Altro Istituto
2) Uscita Temporanea (indulto di esclaustrazione volontaria o imposta) O
Uscita Definitiva Dall’istituto (indulto di secolarizzazione)
3) Dimissione Penale Dall’istituto (espulsione)
il PASSAGGIO (TRANSITO) CAN. 68420
 che può essere da un IVC a un altro IVC. Quando un religioso di professione
perpetua passa a un altro istituto al di là chi sia della vita attiva o
contemplativa.
 Il legislatore sottolinea che il transito deve essere fatto tra due istituti che siano
religiosi (IR → IR), dunque che abbiano una stessa legislazione comune, invece
quando si tratta di realizzare un passaggio a un IS o a una SVA si richiede il
permesso della Santa Sede.

 Deve esserci innanzitutto la richiesta scritta dell’individuo sia al suo istituto di


appartenenza sia all’istituto in cui vuole entrare (ad entrambi i Moderatori
Supremi). Deve chiedere la grazia di poter usufruire del “Passaggio”.

 È un grazia, non un diritto: i moderatori supremi devono anche ottenere il


consenso dei propri Consigli. È una grazia, quindi non si può ricorrere contro un
eventuale rifiuto. Il consenso y autorizzazione del moderatore maggiore e del
consiglio da dove parte e da dove entra.

 Deve aver un periodo di esperienza minimo di 3 anni per il transito: Il


Superiore competente dell’Istituto in cui il religioso vuole passare, alla fine del
periodo di prova, può decidere se ammettere o no il religioso alla professione
perpetua.

 Il diritto proprio può stabilire più di tre anni, ma la esperienza può essere
interrotta, sia per volontà del individuo o dell’istituto che lo accoglie.

 Durante il periodo di esperienza sono sospesi i diritti e doveri dell’istituito di


appartenenza, ma appartiene ancora all’istituto precedente

 Il legislatore stabilisce la durata minima del periodo di prova, non la massima:


quindi il diritto proprio può anche stabilire un tempo superiore, se vuole.
20
684 § 1. Un miembro de votos perpetuos no puede pasar del propio a otro instituto religioso, si no es por
concesión de los Superiores generales de ambos institutos, y con consentimiento de sus respectivos consejos.
§ 2. Ese miembro, después de una prueba que ha de durar al menos tres años, puede ser admitido a la profesión
perpetua en el nuevo instituto. Pero, si se niega a emitir esa profesión o no es admitido a ella por los Superiores
competentes, debe volver al primer instituto, a no ser que hubiera obtenido indulto de secularización.
§ 3. Para que un religioso pueda pasar de un monasterio autónomo a otro del mismo instituto, federación o
confederación, se requiere y es suficiente el consentimiento de los Superiores mayores de los dos monasterios y el
del capítulo del monasterio que le acoge, sin perjuicio de los otros requisitos que establezca el derecho propio; no se
requiere una nueva profesión.
§ 4. El derecho propio debe determinar la duración y el modo de la prueba que ha de preceder a la profesión del
miembro en el nuevo instituto.
§ 5. Para el tránsito a un instituto secular o a una sociedad de vida apostólica o de éstos a un instituto religioso, se
requiere licencia de la Santa Sede, a cuyos mandatos habrá que sujetarse.
“Superiori competenti”
 Il Superiore generale oppure un Priore o l’abate.
verificare:
1) La retta intenzione dell’individuo che vuole entrare.
2) La capacità di assumere il carisma specifico dell’istituto
3) Che il soggetto dia prova di avere una vocazione specifica per l’istituto in
cui è entrato.

 Il candidato che fa il periodo di prova non è tenuto a fare il noviziato


nell’istituto. Deve fare un’esperienza concreta, reale, specifica di apostolato che
l’Istituto in cui vuole passare svolge nel suo campo.

 Non può portare l’abito proprio dell’istituto in cui è in prova, perché non è
ancora membro di quell’istituto. Sarà il diritto proprio a stabilire come si deve
vestire.
 Compiuto il tempo della prova, o anche durante il periodo di prova, la
persona è libera di tornare al proprio istituto di provenienza. Oppure l’istituto
nuovo può rifiutare la incorporazione e quindi rimandarlo a casa: in questo
caso la persona deve tornare al suo istituto o deve liberamente chiedere la
uscita dal suo istituto (con dispensa dai voti), altrimenti si considera assente
ingiustificato.

 Se alla fine della prova la persona è convinta che la chiamata sia appartenere
a questo nuovo istituto e se l’istituto è convinto della bontà della persona, deve
essere ammesso alla professione perpetua (non la temporanea).

 Dunque si incorpora a pieno diritto nell’istituto nel quale ha fatto il periodo di


prova. Automaticamente viene escardinato dall’istituto di provenienza e
incardinato in quello di destinazione.

Questa figura del TRANSITO, è prevista logicamente solo per le persone di


professione perpetua, non per i religiosi di professione temporanea!

USCITA TEMPORANEA (volontaria o imposta)


Can 686-69321
21
686 § 1. El Superior general, con el consentimiento de su consejo, puede conceder por causa grave el indulto de
exclaustración a un profeso de votos perpetuos, pero no por más de un trienio, y habiendo obtenido previamente, si
se trata de un clérigo, el consentimiento del Ordinario del lugar en el que debe residir. Prorrogar ese indulto o
concederlo por más de un trienio se reserva a la Santa Sede o, cuando se trata de un instituto de derecho diocesano,
al Obispo diocesano.
§ 2. Es de competencia exclusiva de la Sede Apostólica conceder indulto de exclaustración a las monjas.
§ 3. A petición del Superior general, con el consentimiento de su consejo, por causas graves y observando la equidad
y la caridad, la exclaustración puede ser impuesta por la Santa Sede a un miembro de un instituto de derecho
esclaustrazione volontaria:
 Solo per un tempo determinato. Non comporta mai nessuna dispensa dai voti.
 Può essere, a sua volta, di due tipi:
a) liberamente richiesta dal religioso
b) esclaustrazione imposta dall’istituto e dunque devi lasciare
temporaneamente l’istituto.

Esclaustrazione liberamente richiesta:


 deve sussistere ad validitatem un motivo grave. Sulla valutazione della gravità del
motivo valuta il Moderatore Supremo con il suo Consiglio.
 L’esclaustrazione deve essere chiesta al Moderatore Supremo, il quale può
concedere indulto di esclaustrazione con il consenso del suo Consiglio. Un
indulto di esclaustrazione è una grazia.
 Per non più di tre anni.
 Sull’opportunità o meno della concessione o sul tempo di concessione, si decide in
base alla gravità della motivazione (cura dei propri genitori ammalati, perché si
pontificio, y por el Obispo diocesano a un miembro de un instituto de derecho diocesano.
687 El miembro exclaustrado queda libre de las obligaciones que no son compatibles con su nueva condición de vida,
y queda bajo la dependencia y cuidado de sus Superiores y también del Ordinario del lugar, sobre todo si se trata de
un clérigo. Puede llevar el hábito del instituto, a no ser que en el indulto se establezca otra cosa. Sin embargo carece de
voz, tanto activa como pasiva.
688 § 1. Quien quisiera salir de un instituto después de haber transcurrido el tiempo de profesión, puede
abandonarlo.
§ 2. Quien, durante la profesión temporal, pide, con causa grave, abandonar el instituto, puede conseguir del
Superior general, con el consentimiento de su consejo, el indulto para marcharse si se trata de un instituto de
derecho pontificio; en los institutos de derecho diocesano y en los monasterios de los que trata el c. 615, ese indulto,
para ser válido, ha de ser confirmado por el Obispo de la casa a la que el miembro está asignado.
689 § 1. Cumplido el tiempo de la profesión temporal de un miembro, habiendo causas justas, el Superior mayor
competente, oído su consejo, puede excluirlo de la profesión subsiguiente.
§ 2. La enfermedad física o psíquica, aunque se haya contraído después de la profesión, si es de tal naturaleza que
a juicio de los peritos hace al miembro del que se trata en el § 1 no apto para vivir en el instituto, constituye causa
para no admitirle a renovar la profesión o a emitir la profesión perpetua, a no ser que la enfermedad se hubiera
contraído por negligencia del instituto o por el trabajo realizado en éste.
§ 3. Pero si el religioso, durante los votos temporales, cayera en amencia, aunque no sea capaz de hacer nueva
profesión, no puede sin embargo ser despedido del instituto.
690 § 1. Quien hubiera salido legítimamente del instituto una vez cumplido el noviciado o incluso después de la
profesión, puede ser readmitido por el Superior general con el consentimiento de su consejo, sin obligación de repetir
el noviciado; al mismo Superior corresponde determinar la conveniente prueba previa a la profesión temporal y la
duración de los votos antes de la profesión perpetua, conforme a la norma de los cc. 655 y 657.
§ 2 Tiene esta misma facultad el Superior de un monasterio autónomo, con el consentimiento de su consejo.
691 § 1. Un profeso de votos perpetuos no debe pedir indulto de salida del instituto si no es por causas gravísimas
consideradas en la presencia de Dios; y elevará su petición al Superior general del instituto, quien, junto con su propio
parecer y el de su consejo, la transmitirá a la autoridad competente.
§ 2. En los institutos de derecho pontificio, este indulto se reserva a la Sede Apostólica; en los de derecho
diocesano, puede concederlo también el Obispo de la diócesis de aquella casa a la que está asignado el religioso.
692 El indulto de salida legítimamente concedido y notificado al miembro, lleva consigo de propio derecho la
dispensa de los votos y de todas las obligaciones provenientes de la profesión, a no ser que, en el acto de la
notificación, fuera rechazado el indulto por el mismo miembro.
693 Si el miembro es clérigo, el indulto no se concede antes de que haya encontrado un Obispo que le incardine en
su diócesis o, al menos, le admita a prueba en ella. Si es admitido a prueba, queda, pasados cinco años, incardinado
por el derecho mismo en la diócesis, a no ser que el Obispo le rechace.
sente fondatore di una nuova realtà, perché ha dei dubbi sulla propria
vocazione….questi sono i motivi più ricorrenti).
 Nel caso si tratti di un religioso chierico, si deve avere anche previamente, il
consenso dell’Ordinario del luogo in cui il professo dovrà risiedere ed
esercitare il suo ministero.
 Nel caso di dubbi sulla vocazione, il Superiore deve concedere l’esclaustrazione
per un periodo che non sia troppo lungo e poi ci deve essere la nomina di una
guida spirituale che guidi la persona nel discernimento vocazionale.
 Un membro che è esclaustrato non gode di voce passiva e attiva all’interno
dell’istituto e gli vengono tolti i diritti e i doveri propri dei membri
dell’istituto, così per esempio anche l’abito religioso. Sarà il decreto di indulto a
stabilire tutto questo. Il decreto di indulto può anche stabilire l’obbligo di
trovarsi un lavoro del quale vivere, una casa dove abitare.

 L’esclaustrazione, sia imposta che libera, può essere sollecitata dalla Santa Sede
(nel caso in cui si tratti di un istituto di diritto pontificio) e dal Vescovo diocesano
(nel caso si tratti di un istituto di diritto diocesano).

 c’è la possibilità di chiedere una proroga, ma questa proroga deve essere sempre
chiesta alla Sede Apostolica. L’individuo dovrà fare una domanda scritta e
motivata al Santo Padre, poi il Superiore generale dovrà, con il parere del
Consiglio, inoltrare la domanda del religioso al Santo Padre, accompagnandola
con il voto del e con il voto del suo Consiglio.
 Se la Santa Sede è di parere favorevole, la Santa Sede può concedere la proroga,
ma sempre per un periodo determinato.
 La Santa Sede non concede mai (prassi attuale della Santa Sede) ai singoli
Superiori Generali la facoltà di discernere sulla motivazione per fare la
proroga di un indulto di esclaustrazione.

esclaustrazione imposta:
 soltanto la Santa Sede (o il Vescovo diocesano) ha la potestà di imporre la
esclaustrazione a un membro di un IVC o di SVA.
 La può imporre, normalmente, su richiesta del Moderatore Supremo. Si devono
osservare delle procedure:
 Il Superiore deve fare una relazione dettagliata sulla persona, sui motivi che
la portano a chiedere la esclaustrazione imposta (deve avere il consenso del suo
Consiglio)

 Si deve anche avvisare la persona in questione che si procederà alla


richiesta dell’esclaustrazione imposta alla Santa Sede e notificare,
sommariamente, quali sono le motivazioni per le quali il Superiore sta
chiedendo questa esclaustrazione, concedendo anche la possibilità di
difendersi. Una volta che è stato emesso il decreto di esclaustrazione imposta, la
persona ha diritto di fare ricorso.

 Nel caso di un istituto di diritto diocesano, l’esclaustrazione imposta deve essere


fatta dal Vescovo diocesano. Nel caso in cui ci fosse discordanza tra la relazione
del Superiore e il Vescovo diocesano….si può fare un ricorso alla Santa Sede,
la quale spesso si mette in contatto con la persona. Se una persona non è d’accordo
sul decreto di esclaustrazione imposta, deve obbedire o deve chiedere la dispensa.

 Il Superiore competente può sempre chiedere la proroga dell’esclaustrazione


imposta. La procedura è la stessa: dovrà informare la persona, darle la possibilità
di difendersi, inviare la richiesta motivata con il consenso del suo Consiglio,
inviare il Curriculum vitae, inviare la lettera alla Santa Sede ecc.. ecc… La Santa
Sede può concedere o non concedere quanto il Superiore Generale chiede: non è
obbligata!

USCITA DEFINITIVA DALL’ISTITUTO: RICHIESTA DELLA


SECOLARIZZAZIONE E DISPENSA DAI VOTI

 Alla scadenza della professione (temporanea), il religioso è del tutto libero di


lasciare giuridicamente l’Istituto e di ritornare nel mondo, poiché i suoi voti sono
cessati e anche ogni effetto ipso facto. Nessuno può trattenerlo, contrastando la
sua libertà.

 Un religioso può chiedere liberamente di lasciare l’IR, cioè di tornare “al secolo”.
Ci sono due tipi:

a) Può essere una richiesta di secolarizzazione fatta da parte di un membro di


voti temporanei.
 Deve esserci una causa grave e l’indulto viene concesso dal Moderatore Supremo,
con il consenso del suo Consiglio.
 Nel caso si tratti di Istituto di diritto diocesano, l’indulto deve essere confermato
dal Vescovo della casa di assegnazione.

b) Può essere una richiesta di secolarizzazione fatta da parte di un membro di


voti perpetui.
 È la Santa Sede l’autorità competente a concedere la dispensa dai voti perpetui.
 In quegli istituti in cui c’è la professione definitiva (quelli che si rinnovano
annualmente) è l’autorità interna all’istituto (Moderatore Supremo).
 Per concedere l’indulto di lasciare l’Istituto e la relativa dispensa dai voti, come
pure da tutti gli obblighi derivanti dalla professione , ci devono essere cause
gravissime, che devono essere state ponderate dal religioso davanti a Dio.

Ci accorgiamo che il Legislatore, giustamente, ha stabilito una scaletta di gravità:


1) Per assenza dalla comunità: giusta causa
2) Per richiesta di esclaustrazione: grave causa
3) Per dispensa dai voti perpetui: cause gravissime.

Procedura per la richiesta di indulto di lasciare l’istituto:


 l’istanza, diretta all’autorità competente deve essere motivata e scritta e va
presentata in via gerarchica al Moderatore Supremo e da questo poi trasmessa,
unitamente al suo voto e a quello, distinto, del Consiglio, al Santo Padre.
 I Superiori devono verificare che la lettera sia veramente motivata.

 Negli Istituti di diritto pontificio, la concessione dell’indulto è riservata alla


Santa Sede,

 negli istituti di diritto diocesano, la facoltà è anche del VD, in cui è situata la casa
di assegnazione.

Can. 692 - L'indulto di lasciare l'istituto, una volta legittimamente concesso e


notificato al religioso, se da lui non fu rifiutato all'atto della notificazione,
comporta per il diritto stesso la dispensa dai voti, come pure da tutti gli
obblighi derivanti dalla professione.

 Voti perpetui: la dispensa dai voti è riservata alla Santa Sede.


 Il religioso deve scrivere al Superiore generale indicando il suo desiderio di
uscire e deve anche chiedere al Santo Padre (tramite lettera) la dispensa
dai voti perpetui.
 È molto importante verificare bene che la lettera sia veramente motivata!!
Per la uscita devono esserci motivazioni molto gravi. Deve dire perché
vuole uscire!! Si devono dire quali sono le motivazioni.

votum
 insieme alla lettera, si deve aggiungere anche il votum del superiore generale che
deve dare un parere sulla persona che chiede la dispensa (deve fare una sintesi del
percorso vocazionale e formativo della persona).
 Poi anche si deve allegare, distinto, il votum del Consiglio: anche questo va
allegato.
 Inoltre si deve anche allegare il curriculum vitae della persona.
 Poi la Santa Sede farà le sue valutazioni.
 A volte la Santa Sede non concede la dispensa: ad esempio se le motivazioni
sono insufficienti, oppure l’età non è adeguata oppure se la richiesta è
semplicemente frutto di una malattia
 Si dovranno sempre verificare bene tutte le circostanze che sono collegate al caso e
alla persona.

L’indulto di lasciare l’Istituto, comporta, per il diritto stesso, la dispensa dai voti:
 da quel momento cessano anche tutti i diritti e gli obblighi da parte
dell’individuo.
 Ma il legislatore chiede di agire con equità e carità: Che se anche la persona non ha
diritto a nulla, l’istituto dovrà comunque dare un aiuto economico per almeno i
primi mesi.
 Se un istituto ha l’obbligo di versare soldi per il pensionamento per prestazioni
lavorative svolte, l’istituto li deve elargire anche se il membro esce: il membro che
esce ha il diritto al pensionamento secondo le leggi civili.
 Gli obblighi civili vanno adempiuti sempre molto bene dagli istituti, altrimenti poi
possono nascere dei grossi problemi in sede civile.
 Mai una dispensa dai voti può essere richiesta dal Superiore!! Se non la chiede
liberamente l’individuo, non può essere concessa nessuna dispensa. Anche se un
religioso vuole incardinarsi nel clero diocesano, deve chiedere la dispensa dai voti.

Riammissione nell’istituto
Può succedere che una persona che aveva chiesto la dispensa dai voti, chieda di
essere riammessa nell’istituto. Può succedere in varie ipotesi:
a) Se la persona era uscita legittimamente al termine del noviziato
b) Se la persona era uscita legittimamente al termine della professione
temporanea
c) Sia dopo la professione perpetua cessata con un legittimo indulto

 Solo quelli che avevano validamente lasciato l’istituto (quindi non quelli che
erano stati dimessi dall’istituto!): ma si tratta sempre di una grazia, di una
possibilità: non è mai un diritto quello di chiedere di essere riammessi
nell’istituto!!

Can. 690 - § 1. Chi al termine del noviziato, oppure dopo la professione, è


uscito legittimamente dall'istituto può esservi riammesso dal Moderatore
supremo col consenso del suo consiglio, senza l'onere di ripetere il noviziato;
spetterà tuttavia al Moderatore stesso stabilire un conveniente periodo di prova
prima della professione temporanea e la durata dei voti temporanei prima della
professione perpetua, a norma dei cann. 655 e 657. § 2. Della stessa facoltà gode
il Superiore di un monastero sui iuris, con il consenso del suo consiglio.

 Se una persona chiede di essere riammessa, non deve rifare di nuovo il


noviziato, ma dovrà trascorrere un tempo di prova (l’istituto deve decidere
quanto deve durare questo tempo congruo).

LA DIMISSIONE DEI RELIGIOSI


Can. 694-70422
La dimissione può essere di tre tipi diversi: (c. 694)
1) Dimissione ipso facto: al compiere il delitto.
si verifica nel momento in cui la persona commette un determinato delitto
(molto grave). Automaticamente non è più membro dell’istituto. Sono due i

22
694 § 1. Se ha de considerar expulsado ipso facto de un instituto el miembro que:
1 haya abandonado notoriamente la fe católica;
2 haya contraído matrimonio o lo atente, aunque sea sólo de manera civil.
§ 2. En estos casos, una vez recogidas las pruebas, el Superior mayor con su consejo debe emitir sin ninguna demora
una declaración del hecho, para que la expulsión conste jurídicamente.

695 § 1. Debe ser expulsado el miembro que cometa uno de los delitos de los que se trata en los cc. 1397, 1398 y
1395, a no ser que en los delitos de que trata el c. 1395 § 2, el Superior juzgue que la dimisión no es absolutamente
necesaria y que la enmienda de su súbdito, la restitución de la justicia y la reparación del escándalo puede satisfacerse
de otro modo.
§ 2. En esos casos, el Superior mayor, después de recoger las pruebas sobre los hechos y su imputabilidad,
presentará al miembro la acusación y las pruebas, dándole la posibilidad de defenderse. Se enviarán al Superior
general todas las actas firmadas por el Superior mayor y por el notario, así como también las respuestas escritas del
miembro y firmadas por él mismo.
696 § 1. Un miembro también puede ser expulsado por otras causas, siempre que sean graves, externas,
imputables y jurídicamente comprobadas, como son: el descuido habitual de las obligaciones de la vida consagrada; las
reiteradas violaciones de los vínculos sagrados; la desobediencia pertinaz a los mandatos legítimos de los Superiores en
materia grave; el escándalo grave causado por su conducta culpable; la defensa o difusión pertinaz de doctrinas
condenadas por el magisterio de la Iglesia; la adhesión pública a ideologías contaminadas de materialismo o ateísmo; la
ausencia ilegítima de la que se trata en el c. 665 § 2, por más de un semestre; y otras causas de gravedad semejante,
que puede determinar el derecho propio del instituto.
§ 2. Para la expulsión de un miembro de votos temporales bastan también otras causas de menor gravedad
determinadas en el derecho propio.
697 En los casos de los que se trata en el c. 696, si el Superior mayor, oído su consejo, considera que debe iniciarse el
proceso de expulsión:
1 reunirá o completará las pruebas;
2 amonestará al miembro por escrito o ante dos testigos, con explícita advertencia de que se procederá a su
expulsión si no se corrige, indicándole claramente la causa y dándole libertad plena para que se defienda; si la
amonestación quedase sin efecto, transcurridos por lo menos quince días, le hará una segunda amonestación;
3 si también esta amonestación resultase inútil y el Superior mayor con su consejo estima que consta suficientemente
la incorregibilidad y la insuficiencia de la defensa del miembro, pasados sin efecto quince días desde la última
amonestación, enviará al Superior general todas las actas firmadas por sí mismo y por el notario, a la vez que las
respuestas del miembro igualmente firmadas por éste.
698 En todos los casos de los que se trata en los cc. 695 y 696, queda siempre firme el derecho del miembro a dirigirse
al Superior general y a presentar a éste directamente su defensa.
699 § 1. El Superior general, con su consejo, que para la validez del acto constará por lo menos de cuatro miembros,
debe proceder colegialmente para sopesar con diligencia las pruebas, razones y defensas; y, si se decide así por
votación secreta, dará el decreto de expulsión, que, para su validez, ha de contener los motivos de derecho y de hecho,
al menos de manera sumaria.
§ 2. En los monasterios autónomos de los que trata el c. 615, corresponde decidir sobre la expulsión al Obispo
diocesano, a quien el Superior debe presentar las actas aprobadas por su consejo.
700 El decreto de expulsión no tiene vigor hasta que sea confirmado por la Santa Sede, a la que se debe enviar dicho
decreto junto con las actas; si se trata de instituto de derecho diocesano, la confirmación corresponde al Obispo de la
diócesis donde se halla la casa a la que está adscrito el religioso. Sin embargo, para que sea válido el decreto, debe
indicar el derecho de que goza el expulsado de recurrir, dentro de los diez días siguientes de haber recibido la
casi:
a) chi attenta o contrae matrimonio. (lo contrare il professo non chierico
di voti temporanei)
b) chi abbandona notoriamente la fede cattolica con i delitti di apostasia,
eresia, scisma.

Il superiore deve contenere la prova, e fare la dichiarazione ipso


facto. In questi casi basta avere la prova certa che il fatto è veramente
accaduto. Non c’è bisogno di nessuna conferma da parte della Santa Sede:
la dimissione è ipso facto!! Per l’efficacia giuridica della dimissione ipso
facto non vi è bisogno di alcuna formalità. Tuttavia il Moderatore
supremo è invitato a raccogliere le prove, giusto per avere una
dichiarazione autentica del fatto.

c) (Nuevo)si sia assentato della casa religiosa illegittimamente o assensi


per dodici messi ininterrotti, tenuta presenta presente l’irreperibilità.
12 messi continui, bisogna conferma delle SA.
 La persona deve essere irreperibile (questo è fondamentale,
quando non si sa dove la persona abita, non si ha il indirizzo).
 Il superiore maggiore deve fare una dichiarazione (non un
decreto) di irreperibilità, dopo di questo comincia a contare i
12 messi.
 All’ano il superiore deve mettere la dichiarazione ipso facto, e
poi deve essere inviata alla SA, perché la santa sede deve
confermare. Questo e il unico caso in cui se richiede la conferma
della SA.
 Se manca la dichiarazione dell’irreperibilità la santa Sede non
conferma nulla. Nota: se deve aver il indirizzo (mettere il indirizzo
dei genitori e lui non e lì, sarebbe un indirizzo falso).
È un obbligo del superiore trovarlo, a norma del canone 665§2, ma
dopo di un tempo si fa la dichiarazione di irreperibilità.

notificación, a la autoridad competente. El recurso tiene efecto suspensivo.


701 Por la expulsión legítima cesan ipso facto los votos, así como también los derechos y obligaciones provenientes
de la profesión. Pero si el miembro es clérigo, no puede ejercer las órdenes sagradas hasta que encuentre un Obispo
que, después de una prueba conveniente, le reciba en su diócesis conforme a la norma del c. 693, o al menos le
permita el ejercicio de las ordenes sagradas.
702 § 1. Quienes legítimamente salgan de un instituto religioso o hayan sido expulsados de él, no tienen derecho a
exigir nada por cualquier tipo de prestación realizada en el.
§ 2. Sin embargo, el instituto debe observar la equidad y la caridad evangélica con el miembro que se separe de él.
703 En caso de grave escándalo externo o de daño gravísimo que amenace al instituto, un miembro puede ser
expulsado inmediatamente de la casa religiosa por el Superior mayor o, si hay peligro en la demora, por el Superior
local con el consentimiento de su consejo. Si es necesario, el Superior mayor cuidará de que se instruya el proceso de
expulsión conforme a la norma del derecho, o remitirá el asunto a la Sede Apostólica.
704 En el informe que debe enviarse a la Sede Apostólica de acuerdo con el c. 592
§ 1, se han de indicar los miembros que por cualquier concepto se hayan separado del instituto.
 Non è un decreto, è una dichiarazione del fatto.
 Non si puo fare ricorso, perche si parte di un atto vero.

2) Dimissione obbligatoria (695):


 è il Legislatore che obbliga il Superiore a procedere alla dimissione . Il superiore
se vede obbligato. Il Superiore deve agire contro l’individuo, per evitare dei
mali peggiori.
 In questo senso il legislatore rimanda al libro VI sui delitti (can. 1395 §2 - 1397-
1398).
 Una volta ottenute le prove, il Superiore deve notificare all’individuo il
delitto che ha commesso, sia le prove che sono in suo possesso, affinché la
persona possa difendersi.
 La persona ha il diritto naturale di difesa. Questo diritto non può mai essere
negato. Questo Canone è in estratto rapporto con è il libro VI, il superiore
maggiore deve procedere alla dimensione quando le persone commettono
delitti dei canoni: 1398 è nuovo:

Il procedimento, quando si cade in questi delitti il superiore deve agire:


1.- avere le prove.
2.- nomina un notaio (chi da fede di tutti gli atti del processo); quando c’è un
ragionevole dubbio, il superiore deve chiarire, per el bene della chiesa,
dell’istituto, della vittima, ecc.,
dopo questo si raduna il concilio, se studia il caso e si decide iniziare.
3.- se deve chiamare al causato, e se deve dare avviso delle accuse anche
delle prove questo è un elemento fondamentale per la validità e per il diritto
Dio difesa.
4.- dare un tempo ben stabilito in cui si possono presentare le prove (non
orale, sempre per scritto, prove vere) questo per il diritto di difesa.
5.- il superiore e il consiglio devono inviare tutte gli atti al superiore
supremo, il cui, con almeno 4 consigliere, deve o decidere la dimissione o
meno della persona. Il modo collegiale del c. 695 è l’unico canone dove si
deve agire collegialmente.
6.- se deve fare il decreto di modo motivato e concludere che lo dimette a
seconda il canone 695, ma il decreto deve aver sempre il diritto di ricorso
dentro dei 10 giorni della notifica del decreto. Se non fa uso dei 10 giorni, la
causa diventa esecutiva.
7.- la dimissione obbligatoria deve essere confermata con decreto dalla SA.
Quindi, il superiore maggiore deve inviare tutto il processo e il decreto di
dimissione, la verbale della seduta, le prove, tuteliamo ti del processo, e il
moderatore supremo deve comunicare all’imputato il decreto del moderatore e il
decreto di conferma della SA (se danno questi 2 decreti). Se non esistono la
conferma del decreto, non è valido; dopo la notifica cominciano i 10 giorno.
8.- il decreto stipula la possibilità di ricorso e specifica la stanza a cui può
ricorrere entro 10 giorni. Sempre si deve garantire il diritto di difesa.

3) Dimissione facoltativa (c.697).


 qui non dice “deve essere” come nel caso precedente. Qui dice “può essere”
Sono i casi più ricorrenti. Ci vuole un processo molto preciso e accurato. Quali
sono i motivi per una dimissione facoltativa? Elenco: non è tassativo, il
legislatore particolare può stabilire altri, secondo il diritto proprio.
 A differenza del 695, qui non richiede la irreperibilità, né 12 mesi, perché
qui ci vogliono 6 mesi continui o la disobbedienza.
 Requisiti della motivazione C. 696: Le cause devono essere gravi, esterne,
imputabili, comprovabile giuridicamente.
 Il canone riporta alcuni esempi: ripetute violazioni dei voti, disobbedienza
ostinata o pertinace ai Superiori in materia grave, grave scandalo derivato dal
comportamento del religioso, l’adesione pubblica ad ideologie inficiate da
materialismo e ateismo, l’assenza illegittima dalla casa religiosa per più di 6
mesi o altri motivi gravi che il diritto proprio abbia stabilito.
 La disobbedienza deve essere sempre oggettivamente provata . Deve essere
sempre molto chiara qual è l’imputazione che si fa al disobbediente! Si deve
sempre anche dare il diritto alla difesa!
 Tra la prima e la seconda ammonizione canonica devono sempre passare
più di 15 giorni. È importante rispettare il tempo: si deve concedere
eventualmente il tempo alla persona di ravvedersi, di cambiare
atteggiamento. Se non si sono rispettati questi tempi, automaticamente il
processo è nullo.
 La ammonizione deve essere la stessa, non si può cambiare la motivazione. Si
dovrà o cedere altri 15 giorni e si dovrà sommariamente indicare nel decreto le
motivazioni della prima.
 Dopo la notifica della 2° ammonizione senza effetto, il superiore provinciale
e il maggiore dovrà convocare il consiglio e decidere se inviare tutti i
verbali al moderatore supremo (chi con 4 consigliere e di modo collegiale,
decidono la dimissione, se la dimissione se deve dire alla SA con tutto
l’archivio, dopo la viene la conferma). Il superiore generale deve consegnare
il decreto e la conferma della SA, e poi la persona può fare il ricorso alla
SA. E poi aspettare la decisione della SA. Il ricorso presentato sempre è
sospensivo (sospenda la applicabilità del decreto e ancora e membro
dell’istituto; la persona ancora è membro del istituto e tutto si deve pagare fino a
che sia risolta la causa). Ma dopo he il Papa decide di forma e specifica la
dimissione, non si può fare ricorso.

 Facoltà espedì ali che ha la C. del Clero


Si il monaco è chierico, la dispensa non si concede, se non c’è un vescovo
che lo accolse, anche se deve chiedere la dispensa dell’onere sacerdotale e
tutte due si presentano al Congregazione del Clero. In questo caso, il dicastero
per la vita consacrata comincio a tutto alla C. del clero, concedendo la
dispensa dei voti e la congregazione del clero concede la dimissione dello
stato clericale
Il superiore maggiore dovrà convocare il suo consiglio e dialogare, discernerà su
la opportunità di iniziare un processo di dimissione.

Procedimento:
1.- le prove.
2.- il superiore maggiore con il suo consiglio deve iniziare il processo
3.- fare una ammonizione canonica deve anche se deve dire cosa si comanda di
fare e dire che si non si fa il comando se deve dire che si iniziare il processo di
dimissione acanto al dire che ha il diritto di difesa, se è stabilisce un tempo per
agire di forma positiva.
4.- si la situazione è ancora, se deve fare una seconda ammonizzazione con il
stesso motivo. Deve essere sempre la stessa motivazione e lo stesso comando.
Chi prima precede non è il superiore supremo, è il superiore maggiore della
persona.
5.- Se Devono stabilire di solito 15 giorno per adempire dal momento della
notifica.
Se devono compiere per forza almeno 16 giorni.

 Attenzione: una volta iniziato il processo di dimissione, lo si deve portare


fino in fondo, fino alla fine! Non ci si può fermare a metà strada! Una volta
iniziato il processo di dimissione, deve essere portato a termine, perché
altrimenti la ammonizione data non ha più senso e dunque il Superiore
viene a perdere tantissimo in autorevolezza e in credibilità!

 Nel decreto dell’ammonizione si deve sempre dire per iscritto che esiste il
diritto alla difesa! Il tempo a quo decorre dal momento in cui la persona riceve
il decreto. Per questo è sempre molto importante avere la prova della data
della ricezione! Ecco perché si mandano le raccomandate con avviso di
ricevuta.

 quando non si riesce a trovare da nessuna parte la persona Ci sono altri modi di
agire: si può inviare alla Curia diocesana, chiedendo che si convochi la
persona per ricevere la lettera dinanzi a due testimoni. E poi bisogna fare il
verbale. Oppure altra modalità: tre membri dell’istituto si recano presso la
persona e gliela consegnano a mano. E poi fanno un verbale della avvenuta
consegna. Attenzione: non devono leggere dinanzi alla persona la lettera!
Non è mai compito di chi consegna la lettera leggerla o addirittura
commentarla!! Sempre evitare commenti a quello che c’è scritto nella lettera!!

 Quando la lettera la ricevono i famigliari, spesso questi non aiutano a trovare


la persona, perché quasi sempre vogliono proteggere a oltranza il proprio
famigliare.

 Nel caso in cui non si sappia dove sia finita una persona, allora si fa un
EDITTO, cioè si pubblica un avviso sulle bacheche di tutte le ultime case
religiose dove il religioso è vissuto. EDITTO: il Superiore delle comunità
religiose in cui è vissuto ultimamente il soggetto, è obbligato a esporre la
lettera nella bacheca per più di 15 giorni, ravvisando altresì i membri della
comunità che se qualcuno sapesse dove si trova il tizio è obbligato a dirlo.
Passati i 15 giorni, il Superiore della comunità deve redigere un verbale,
che poi sarà presentato alla Santa Sede con tutte le altre carte.

Competente per fare la dimissione.


 È il superiore maggiore immediato, che sarebbe il superiore provinciale, il
quale, udito il suo Consiglio, inizia il processo di dimissione all’interno del
quale si esprimono due monizioni fatte a distanza di 15 giorni l’una dall’altra.
 Se il religioso da dimettere non retrocede obbedendo a quanto indicato
nelle monizioni, il superiore provinciale invia la relazione di ammonizione
al Moderatore Supremo, il quale agisce con il suo Consiglio, formato, per la
validità, da almeno quattro membri.
 Se, collegialmente, decidono di dimettere il religioso emanano un decreto che
deve essere confermato dalla Santa Sede, perché la dimissione è valida solo
se c’è la conferma della Santa Sede.
 Con la legittima dimissione cessa l’obbligo di osservare i consigli evangelici,
insieme anche a tutti gli obblighi e i diritti della vita religiosa.
 Se il religioso dimesso è anche sacerdote, il religioso viene sospeso a divinis, e
quindi non può esercitare il suo sacerdozio, finché non trova un Vescovo
benevolo che lo accolga in diocesi e lo incardini nella Diocesi: altrimenti è
sospeso.

Can. 703 - In caso di grave scandalo esterno o nel pericolo imminente di un


gravissimo danno per l'istituto il religioso può essere ESPULSO dalla casa
religiosa immediatamente, da parte del Superiore maggiore oppure, qualora il
ritardo risultasse pericoloso, dal Superiore locale col consenso del suo consiglio.
Se è necessario, il Superiore maggiore curi che si istruisca il processo di dimissione
a norma del diritto, oppure deferisca la cosa alla Sede Apostolica.
Non si deve confondere la espulsione della casa e la esplosione dell’istituto. Non è
lo stesso.
C. 694: dice che si deve ritenere dimesso dello statuto,
C. 695: dimesso dell’istituto.
C. 703: dice espulso della casa.

 Nel caso di GRAVE SCANDALO ESTERNO o PERICOLO IMMINENTE E


GRAVISSIMO, il religioso può essere espulso immediatamente dalla casa
religiosa dal Superiore locale.
 Dalla casa religiosa, non dallo stato religioso! Lo può fare con il consenso del
suo Consiglio. Poi lo deve comunicare al superiore maggiore. Poi il superiore
maggiore inizierà un processo di dimissione a norma del diritto universale.

C. 703 §2, dice che il superiore maggiore vedrà se deve procedere al processo di
dimissione dello statuto, non ostante, espulsore della casa lo può fare il superiore
della casa locale con il consenso del suo consiglio. In una. Dimissione la istruzione
lo fa il superiore maggiore e il decreto il generale.

 Chi viene dimesso dell’istituto legittimamente non può eseguire nulla


all’istituto, il quale con carità e iniquità procedura con il bisogno
dell’individuo.
 si è clerico, si deve procedere alla sospensione fini a che trova un vescovo che
lo accolga. Ma l’istituto ancora deve farsi carico almeno i primi messi.
 La incardinazione solo si perde quando viene dispensato, dimesso dello stato
clericale o fino a che un vescovo lo accolga.
 Il istituito soltanto deve, con carità e giustizia, mantenere i primi messi.
 La persona chiede la dispensa dell’ordine.
 Il superiore maggiore competente chiede la dimissione dello stato clericale

Vescovi religiosi, sono membri dell’istituto pero non sonno tenuti alla obbedienza
dell’istituto ne alla legge.

GLI ISTITUTI SECOLARI e SVC


 È un istituto di vita consacrata.
 La società di vita apostolica si assomigliano agli istituti di vita consacrata,

La società di vita apostolica non è un IVC, ma si assomigliano a essi.

Invece IS
 è un istituto di vita o sacrata che vivono nel mondo, tendono alla perfezione
della carità, si impegnano nella santificazione del mondo operando all’interno
di esse.
 Vivono una vita fraterna, ma non in comune, ogni uno dei membri vive a casa
sua.
 Non è la vita in comune proprio di loro. Vestendo secondo il mondo, sono il
lievito nel mondo.
 Loro fanno vicoli Sacris secondo lo stabilito nelle costituzioni, tramite quelli
assumono i consigli evangelici. Quindi, emettono sacri vincoli. Possono essere:
 Clericale: può avere la incardinazione; il fatto è che la consacrazione secolare
non cambia il loro status.
Se non hanno l’incardinazione saranno incardinato nella diocesi, e tra la
diocesi e lo istituto ci sarà un accordo per mantenere libero alla persona al
servizio dello istituto dentro della diocesi.
Se invece c’è la incardinazione vuole dire che si devono diversamente al
istituto e può disporre di loro per inviargli lì dove ne ha bisogno l’istituto.

La incardinazione è una grazia che concede la SS. Ma non ci sono tante.


I membri sonno chierici sono di aiuto alle consorelle e fratelli nella
attività apostolica, ma soprattutto nel presbiterio del quale fanno
parte.

 laicali: Hanno una modalità diversa di formazione, logicamente non


essendo religiosi, non è che fanno un noviziato; fanno un periodo di prova,
e fanno una incorporazione temporanea.
In questo periodo di prova devono dimostrare che sono in grado di vivere
nel mondo e sono in grado di pensare nella propria spesse perché loro non
sono dipendenti nell’istituto. Ogni uno labora e può essere ministra di governo
o la persona che lavora come medico, ecc.
o loro devono provare che sono in grado de provvedere, di avere una
vita di esigenza di preghiera, che non viene coadiuvata dalla comunità
che ti porta, ma che tu devi farlo. Nessuno verra dietro di te.
o Esige responsabilità. E tu devi fare un rendiconto della economia
propria, ecc. non è per il fatto di controllo.
o Godono di tanta flessibilità. Perché non hanno la dispensa di una
assenza o esclaustro no c’è bisogno ricorrere alla santa sede se cosi lo
dispongono le costituzioni.
Il canone 573, stabiliva 10 fondamenti di uno istituto di vita consacrata,
se non si compiono i 10 solo si assomigliano, ecco perché IS non sono
tenuti ad assumere i consigli evangelici; c’è una consacrazione in senso
ampio, ma non compiono tutto quello di cui parla il canone 573.

La SVA
 non parla nulla di questo ma è chiaro che sono membri senza voti religiosi.
Questo significa che non fanno voto pubblico. (Si fanno pubblico sarebbero
religiosi).
 Vivono in comune per la realizzazione di un apostolato.
 Assumono i consigli evangelici secondo lo stabilito nelle costituzioni, cioè
hanno qualche vincolo.
 È meno esigenti. Loro potrebbero non assumere i consigli evangelici.
 Hanno solo un vicolo stabilito nelle costituzioni. Si possono anche essere delle
società che non emettono un sacro vincolo. Nel codice precedente si chiamavano
società di vita in comune con il motivo di sottolineare la specificità che è fare
l’apostolato.
 Quello che identifica loro è mettersi insieme per fare un apostolato. Il vincolo è
flessibile, la poveretta e obbedienza è graduale; invece la castità non è graduale.
 Possono essere:
o Clericali.- possono avere anche la capacita di incardinare.
o Laicale

Anche gli obblighi si assumono simile ai religiosi, le costituzioni sono molto


importanti.

TÍTULO III
DE LOS INSTITUTOS SECULARES (Cann. 710-730)
710 Un instituto secular es un instituto de vida consagrada en el cual los fieles,
viviendo en el mundo, aspiran a la perfección de la caridad, y se dedican a procurar la
santificación del mundo sobre todo desde dentro de él.

711 Por su consagración un miembro de un instituto secular no modifica su propia


condición canónica, clerical o laical, en el pueblo de Dios, observando las
prescripciones del derecho relativas a los institutos de vida consagrada.

712 Sin perjuicio de las prescripciones de los cc. 598-601, las constituciones han de
establecer los vínculos sagrados con los que se abrazan los consejos evangélicos en el
instituto, y determinarán las obligaciones que nacen de esos vínculos, conservando sin
embargo en el modo de vivir la secularidad propia del instituto.

713 § 1. Los miembros de estos institutos manifiestan y ejercen su propia


consagración en la actividad apostólica y, a manera de levadura, se esfuerzan por
impregnar todas las cosas con el espíritu evangélico, para fortaleza e incremento del
Cuerpo de Cristo.
§ 2. Los miembros laicos participan en la función evangelizadora de la Iglesia en el
mundo y tomando ocasión del mundo bien sea con el testimonio de vida cristiana y de
fidelidad a su consagración, bien con la colaboración que prestan para ordenar según
Dios los asuntos temporales e informar al mundo con la fuerza del Evangelio. Y
también ofrecen su propia cooperación al servicio de la comunidad eclesial, de
acuerdo con su modo de vida secular.
§ 3. Los miembros clérigos, por el testimonio de la vida consagrada, ayudan sobre
todo a sus hermanos en el presbiterio con peculiar caridad apostólica, y realizan en el
pueblo de Dios la santificación del mundo a través de su ministerio sagrado.

714 Los miembros han de vivir en las circunstancias ordinarias del mundo, ya solos,
ya con su propia familia, ya en grupos de vida fraterna, de acuerdo con las
constituciones.

715 § 1. Los miembros clérigos incardinados en la diócesis dependen del Obispo


diocesano, quedando a salvo lo que se refiere a la vida consagrada en su propio
instituto.
§ 2. Pero los que se incardinan al instituto de acuerdo con la norma del c. 266 § 1, si
son destinados a obras propias del instituto o al gobierno de éste, dependen del Obispo
lo mismo que los religiosos.

716 § 1. Todos los miembros han de participar activamente en la vida del instituto,
según el derecho propio.
§ 2. Los miembros de un mismo instituto han de vivir en comunión entre sí,
tutelando con solicitud la unidad de espíritu y la fraternidad genuina.

717 § 1. Las constituciones deben determinar el propio modo de régimen, el tiempo


durante el cual los Directores desempeñan su oficio y la manera de designarlos.
§ 2. Nadie debe ser designado Director general si no está incorporado
definitivamente.
§ 3. Quienes tienen encomendado el régimen del instituto cuiden de que se observe
la unidad del espíritu y se fomente la participación activa de los miembros.

718 La administración de los bienes del instituto, que debe manifestar y fomentar la
pobreza evangélica, se rige por las normas del Libro V, De los bienes temporales de la
Iglesia, así como también por el derecho propio del instituto. De igual modo, el
derecho propio ha de determinar las obligaciones, sobre todo económicas, del instituto
respecto a aquellos miembros que trabajan para el mismo.

719 § 1. Para que los miembros correspondan fielmente a su vocación y su acción


apostólica sea fruto de la misma unión con Cristo, deben dedicarse intensamente a la
oración, leer de manera conveniente la sagrada Escritura, observar los tiempos anuales
de retiro y realizar otros ejercicios de piedad según el derecho propio.
§ 2. La celebración de la Eucaristía, diaria en la medida de lo posible, debe ser
fuente y fortaleza de toda su vida consagrada.
§ 3. Acudirán libremente al sacramento de la penitencia, que deben recibir con
frecuencia.
§ 4. Tengan con libertad la necesaria dirección de conciencia y busquen en sus
propios Directores, si así lo desean, los consejos oportunos.

720 El derecho a admitir en el instituto, por lo que se refiere tanto a la prueba como a
los vínculos sagrados, sean temporales, sean perpetuos o definitivos, corresponde a los
Directores mayores con su consejo, de acuerdo con las constituciones.

721 § 1. Es admitido inválidamente a la prueba inicial:


1 quien aún no ha alcanzado la mayoría de edad;
2 quien se encuentra ligado por vínculo sagrado a un instituto de vida consagrada o
está incorporado a una sociedad de vida apostólica;
3 un cónyuge, durante el matrimonio.
§ 2. Las constituciones pueden establecer otros impedimentos para la admisión, que
afecten incluso a la validez, o poner condiciones.
§ 3. Además, para que alguien sea recibido, debe poseer la madurez necesaria para
llevar debidamente la vida propia del instituto.

722 § 1. La prueba inicial debe tender a que los candidatos conozcan mejor su
vocación divina y la propia del instituto, y se ejerciten en el espíritu y modo de vida de
éste.
§ 2. Los candidatos deben ser convenientemente formados para vivir según los
consejos evangélicos y convertir su vida entera en apostolado, empleando aquellas
formas de evangelización que mejor respondan al fin, espíritu e índole del instituto.
§ 3. Determínese en las constituciones el modo y tiempo de esta prueba anterior a la
adquisición por primera vez de los vínculos sagrados en el instituto; la duración no
puede ser inferior a un bienio.

723 § 1. Cumplido el tiempo de la prueba inicial, el candidato que sea considerado


apto debe abrazar los tres consejos evangélicos, corroborados con vínculo sagrado, o
marcharse del instituto.
§ 2. Esta primera incorporación, no inferior a cinco años, debe ser temporal de
acuerdo con la norma de las constituciones.
§ 3. Cumplido el tiempo de esta incorporación, el miembro considerado idóneo será
admitido a la incorporación, bien a la perpetua bien a la definitiva, es decir, con
vínculos temporales que habrán de ser siempre renovados.
§ 4. Respecto a determinados efectos jurídicos, que deben establecerse en las
constituciones, la incorporación definitiva se equipara a la perpetua.

724 § 1. Después de haber adquirido por primera vez los vínculos sagrados, la
formación ha de continuar permanentemente, según las constituciones.
§ 2. Los miembros han de formarse a la vez en las cosas divinas y en las humanas; y
los Directores del instituto han de cuidar con diligencia de la continua formación
espiritual.
725 Mediante algún vínculo determinado en las constituciones, el instituto puede
asociar a otros fieles que aspiren a la perfección evangélica según el espíritu del
instituto, y participen en su misión.

726 § 1. Transcurrido el tiempo de la incorporación temporal, el miembro puede


abandonar libremente el instituto, o el Director mayor, oído su consejo y con justa
causa, puede excluirle de la renovación de los vínculos sagrados.
§ 2. El miembro incorporado temporalmente que lo pida por su propia voluntad,
puede con causa grave obtener del Director general, con el consentimiento de su
consejo, indulto para marcharse del instituto.

727 § 1. El miembro incorporado perpetuamente que quiera abandonar el instituto,


después de considerar el asunto seriamente en la presencia de Dios, puede pedir a la
Sede Apostólica, a través del Director general, el necesario indulto si el instituto es de
derecho pontificio; en caso contrario, también al Obispo diocesano, según se
determine en las constituciones.
§ 2. Si se trata de un clérigo incardinado al instituto, debe observarse lo que
prescribe el c. 693.

728 Una vez concedido legítimamente el indulto para abandonar el instituto, cesan
todos los vínculos, y asimismo los derechos y obligaciones provenientes de la
incorporación.

729 La expulsión de un miembro del instituto se realiza de acuerdo con lo establecido


en los cc. 694 y 695; las constituciones determinarán además otras causas de
expulsión, con tal de que sean proporcionalmente graves, externas, imputables y
jurídicamente comprobadas, procediendo de acuerdo con lo establecido en los cc. 697-
700. Al expulsado se aplica lo prescrito en el c. 701.

730 Para el tránsito de un miembro de un instituto secular a otro instituto secular


deben observarse las prescripciones de los cc. 684 §§ 1, 2, 4 y 685; pero para el paso a
un instituto religioso o a una sociedad de vida apostólica, o desde ellos a un instituto
secular, se requiere licencia de la Santa Sede, a cuyos mandatos habrá que atenerse.

DE LAS SOCIEDADES DE VIDA APOSTÓLICA (Cann. 731-755)


731 § 1. A los institutos de vida consagrada se asemejan las sociedades de vida
apostólica, cuyos miembros, sin votos religiosos, buscan el fin apostólico propio de la
sociedad y, llevando vida fraterna en común, según el propio modo de vida, aspiran a
la perfección de la caridad por la observancia de las constituciones.
§ 2. Entre éstas existen sociedades cuyos miembros abrazan los consejos
evangélicos mediante un vínculo determinado por las constituciones.
732 Se aplica a las sociedades de vida apostólica lo establecido en los cc. 578-597 y
606, quedando a salvo sin embargo la naturaleza de cada sociedad; pero a las
sociedades mencionadas en el c. 731 § 2, se aplican también los cc. 598-602.

733 § 1. La autoridad competente de la sociedad erige la casa y constituye la


comunidad local con el consentimiento previo, dado por escrito, del Obispo diocesano,
a quien también debe consultarse para su supresión.
§ 2. El consentimiento para erigir una casa lleva anejo el derecho a tener por lo
menos oratorio, en el que se celebre y reserve la santísima Eucaristía.

734 El gobierno de la sociedad se determina en las constituciones, y se observarán los


cc. 617-633, respetando la naturaleza de cada sociedad.

735 § 1. La admisión de los miembros, su prueba, incorporación y formación se


determinan por el derecho propio de cada sociedad.
§ 2. Por lo que se refiere a la admisión en una sociedad, deben observarse las
condiciones establecidas en los cc. 642-645.
§ 3. El derecho propio debe determinar el modo de la prueba y de la formación
acomodado al fin y carácter de la sociedad, sobre todo doctrinal, espiritual y
apostólica, de manera que los miembros, conforme a su vocación divina, se preparen
adecuadamente para la misión y vida de la sociedad.

736 § 1. En las sociedades clericales, los clérigos se incardinan en la misma


sociedad, a no ser que las constituciones dispongan otra cosa.
§ 2. Por lo que se refiere al plan de estudios y a la recepción de las órdenes, deben
observarse las normas prescritas para los clérigos seculares, quedando a salvo lo que
establece el § 1.

737 Por parte de los miembros, la incorporación lleva consigo las obligaciones y
derechos determinados por las constituciones; y, por parte de la sociedad, la solicitud
de guiar a sus miembros hacia el fin de su vocación propia, de acuerdo con las
constituciones.

738 § 1. Todos los miembros se hallan sometidos a sus propios Moderadores,


conforme a la norma de las constituciones, en lo que se refiere a la vida interna y a la
disciplina de la sociedad.
§ 2. Se hallan sometidos también al Obispo diocesano en lo que concierne al culto
público, la cura de almas y otras obras de apostolado, teniendo en cuenta los cc. 679-
683.
§ 3. Las relaciones de un miembro incardinado en una diócesis con su Obispo
propio se determinan por las constituciones o mediante acuerdos particulares.
739 Además de las obligaciones que les corresponden según las constituciones, los
miembros tienen los deberes comunes de los clérigos, a no ser que, por la misma
naturaleza de la cosa o por el contexto, conste otra cosa.

740 Los miembros deben habitar en la casa o en la comunidad legítimamente


constituida, y llevar vida común, de acuerdo con el derecho propio, por el cual se rigen
también las ausencias de la casa o de la comunidad.

741 § 1. Las sociedades y, si las constituciones no determinan otra cosa, sus


circunscripciones y casas, son personas jurídicas y, en cuanto tales, tienen capacidad
de adquirir, poseer, administrar y enajenar bienes temporales, de acuerdo con las
prescripciones del Libro V, De los bienes temporales de la Iglesia, de los cc. 636, 638
y 639, y también del derecho propio.
§ 2. De acuerdo con la norma del derecho propio, los miembros también son
capaces de adquirir, poseer, administrar y disponer de bienes temporales, pero
pertenece a la sociedad todo lo que ellos adquieran por razón de ésta.

742 La salida y expulsión de un miembro aún no incorporado definitivamente se rigen


por las constituciones de cada sociedad.

743 Sin perjuicio de lo que prescribe el c. 693, el indulto para abandonar la sociedad,
con la cesación de los derechos y obligaciones provenientes de la incorporación, puede
ser concedido a un miembro incorporado definitivamente por el Moderador supremo
con el consentimiento de su consejo, a no ser que según las constituciones se reserve a
la Santa Sede.

744 § 1. Se reserva igualmente al Moderador supremo, con el consentimiento de su


consejo, conceder licencia para que un miembro incorporado definitivamente pase a
otra sociedad de vida apostólica, quedando entretanto en suspenso los derechos y
obligaciones en la propia sociedad, pero sin perjuicio del derecho a volver a ésta antes
de la incorporación definitiva en la nueva sociedad.
§ 2. Para el tránsito de un instituto de vida consagrada a una sociedad de vida
apostólica, o viceversa, se requiere licencia de la Santa Sede, a cuyos mandatos hay
que atenerse.

745 El Moderador supremo, con el consentimiento de su consejo, puede conceder


indulto, a un miembro incorporado definitivamente, para vivir fuera de la sociedad,
pero no por más de tres años, quedando en suspenso los derechos y obligaciones no
compatibles con su nueva condición; pero sigue, sin embargo, bajo el cuidado de los
Moderadores. Si se trata de un clérigo, se requiere además consentimiento del
Ordinario del lugar donde debe residir, bajo cuyo cuidado y dependencia permanece
también.
746 Para la expulsión de un miembro incorporado definitivamente, han de observarse,
salvando las diferencias, los cc. 694-704.

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