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Popolo Di Dio III - IVC e SVA (Fernando)
Popolo Di Dio III - IVC e SVA (Fernando)
Temi:
– Norme comuni della vita consacrata (si possono applicare indistintamente a
tutti gli istituti di vita consacrata).
– I religiosi (can. 607): che cosa sono i religiosi? Definizioni. Le case, i superiori
e i capitoli, l’amministrazione, i diritti e i doveri (IR)
– Istituti secolari (IS)
– Società di vita apostolica (SVA)
– Gli eremiti e gli anacoreti (nasce finite le persecuzioni contro i cristiani)
– Ordo virginum (Una vergine consacrata non si distingue per un particolare
vestito)
– Nuove forme di vita consacrata. (Molte volte è semplicemente la forma
tradizionale di consacrazione, ma con una sottolineatura particolare che mette in
evidenza qualche aspetto della consacrazione. Infatti, non sono propriamente
forme nuove in se stesse. Sono piuttosto dei religiosi che esteriorizzano con un
nuovo taglio, una nuova sensibilità, elementi già esistenti in altre forme.
Secondo l’Annuario Pontificio queste “nuove forme” sono solo 5).
LE NORME COMUNI
CANONI 573-606
Le fonti di questi primi canoni: la fonte unica è il CV2.
Oltre a stabilire una normativa giuridica sulla questione, questa prima parte prende in
esame anche la realtà teologica e dottrinale.
1. Forma stabile.
Si è stabile non temporariamente ma permanente. Stabilità di forme di vita di
coloro che accedono alla vita consacrata: non si può cambiare la forma, la
struttura, la realtà ogni anno, o due o tre. La stabilità aiuta a identificarti con
quella che è la tua opzione. Solo una struttura è garanzia di durata nel tempo di
una forma di vita consacrata. Certo siamo consapevoli che il dono dello Spirito
è più grande e va oltre, ma un minimo di struttura è necessario. Il carisma di
una forma di vita consacrata è un dono che Dio fa alla Chiesa (tramite una
persona fisica, i vari fondatori di forme di vita consacrata): quindi è la Chiesa la
proprietaria dei vari carismi.
Esempio: San Benedetto: perché è passato alla storia? Per la regola: perché ha
stabilito una struttura, una stabilità alla forma della vita consacrata. Egli è stato
un regolatore della vita consacrata
3. Libera opzione di vita: diritto della libertà. In mancanza di libertà sia di chi
si consacra che dell’Autorità, la consacrazione è nulla. Occorre la libertà, è
necessario che la persona sia in grado di fare un atto pratico-pratico di
scelta di vita. Libero di scegliere, consapevole delle esigenze che una
consacrazione comporta.
5. Osservanza delle leggi o del diritto proprio. Devono osservare le leggi. Qui
c’è un cambiamento rispetto alla tradizione giuridica precedente della Chiesa.
Dice “diritto proprio”: ogni istituto deve avere un diritto proprio, suo,
esclusivo, non condiviso con gli altri.
Diritto Proprio
Can. 574 - §1. Lo stato di coloro che professano i consigli evangelici in tali
istituti appartiene alla vita e alla santità della Chiesa e deve perciò nella
Chiesa essere sostenuto e promosso da tutti.
§2. A questo stato alcuni fedeli sono da Dio chiamati con speciale vocazione,
per usufruire di un dono peculiare nella vita della Chiesa e, secondo il fine e lo
spirito del proprio istituto, giovare alla sua missione di salvezza.
Dunque gli stati di vita nella Chiesa, secondo il principio gerarchico, sono
due: chierici e laici. Gli stati di vita secondo la categoria strutturale
della “santificazione” sono tre: chierici, laici, consacrati.
Il legislatore dà importanza costituzionale alla vita consacrata: non è un semplice
“dare spazio”, ma dotarla di un peso costituzionale nella realtà ecclesiale. Tutti i
fedeli sono tenuti a favorire la vita consacrata.
FINALITÀ
La chiamata alla santità è la FINALITÀ di tutti gli istituti di vita consacrata.
Il FINE specifico di un Istituto è quello strettamente legato allo specifico
CARISMA di quell’istituto.
I mezzi:
possono cambiare, possono adeguarsi ai tempi e alla vita sociale che cambia.
Sono mezzi, cioè servono alla realizzazione del fine specifico, delle finalità
di quel particolare istituto.
I Consigli Evangelici.
Can. 575/Can. 576/Can. 598/Can. 599/Can. 600/Can. 6013
2
574 § 1. El estado de quienes profesan los consejos evangélicos en esos institutos pertenece a la vida y a la santidad
de la Iglesia, y por ello todos en la Iglesia deben apoyarlo y promoverlo.
§ 2. Dios llama especialmente a algunos fieles a dicho estado, para que gocen de este don peculiar en la vida de la
Iglesia y favorezcan su misión salvífica de acuerdo con el fin y el espíritu del instituto.
3
575 Los consejos evangélicos, fundados en la doctrina y ejemplo de Cristo Maestro, son un don divino que la Iglesia
ha recibido del Señor y conserva siempre con Su gracia.
576 Corresponde a la autoridad competente de la Iglesia interpretar los consejos evangélicos, regular con leyes su
práctica y determinar mediante la aprobación canónica las formas estables de vivirlos, así como también cuidar por
su parte de que los institutos crezcan y florezcan según el espíritu de sus fundadores y las sanas tradiciones.
598 § 1. Teniendo en cuenta su carácter y fines propios, cada instituto ha de determinar en sus constituciones el
modo de observar los consejos evangélicos de castidad, pobreza y obediencia, de acuerdo con su modo de vida.
Dopo aver trattato la ecclesialità, nel c. 5734 il legislatore parla della consacrazione
mediante i consigli evangelici: castità, povertà, obbedienza.
2) Il Legislatore stabilisce:
un vincolo assiologico fondamentale: da una parte l’insegnamento di Cristo,
e dall’altra la prassi, il vissuto di Cristo.
i consigli evangelici si basano anche su un vissuto, su una prassi che dimostra
che un essere umano può vivere in castità, povertà e obbedienza.
i consigli evangelici non si basano solo sulle parole di Cristo: sono un
cammino di configurazione alla vita di Cristo.
§ 2. Todos los miembros no sólo deben observar fiel e íntegramente los consejos evangélicos, sino también ordenar
su vida según el derecho propio del instituto, y esforzarse así por alcanzar la perfección de su estado.
599 El consejo evangélico de castidad asumido por el Reino de los cielos, que es signo del mundo futuro y fuente de
una fecundidad más abundante en un corazón no dividido, lleva consigo la obligación de observar perfecta continencia
en el celibato.
600 El consejo evangélico de pobreza, a imitación de Cristo, que, siendo rico, se hizo indigente por nosotros, además
de una vida pobre de hecho y de espíritu, esforzadamente sobria y desprendida de las riquezas terrenas, lleva consigo
la dependencia y limitación en el uso y disposición de los bienes, conforme a la norma del derecho propio de cada
instituto.
601 El consejo evangélico de obediencia, abrazado con espíritu de fe y de amor en el seguimiento de Cristo obediente
hasta la muerte, obliga a someter la propia voluntad a los Superiores legítimos, que hacen las veces de Dios, cuando
mandan algo según las constituciones propias.
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573 § 1. La vida consagrada por la profesión de los consejos evangélicos es una forma estable de vivir en la cual los
fieles, siguiendo más de cerca a Cristo bajo la acción del Espíritu Santo, se dedican totalmente a Dios como a su amor
supremo, para que entregados por un nuevo y peculiar título a su gloria, a la edificación de la Iglesia y a la salvación del
mundo, consigan la perfección de la caridad en el servicio del Reino de Dios y, convertidos en signo preclaro en la
Iglesia, preanuncien la gloria celestial.
§ 2. Adoptan con libertad esta forma de vida en institutos de vida consagrada canónicamente erigidos por la
autoridad competente de la Iglesia aquellos fieles que, mediante votos u otros vínculos sagrados, según las leyes
propias de los institutos, profesan los consejos evangélicos de castidad, pobreza y obediencia, y, por la caridad a la que
éstos conducen, se unen de modo especial a la Iglesia y a su misterio.
La gradualità
La gradualità non è applicabile alla castità.
C’è una gradualità, invece, per la povertà e l’obbedienza a seconda
dell’istituto nel quale ci troviamo.
La castità
Oggetto del voto: è la perfetta continenza.
Can. 599 - Il consiglio evangelico della castità assunto per il Regno dei cieli,
che è segno della vita futura e fonte di una più ricca fecondità nel cuore
indiviso, comporta l'obbligo della perfetta continenza nel celibato.
Si applica sia alla vita contemplativa che alla vita apostolica: non è
esclusivamente della chiesa cristiana.
la ragione della perfetta continenza nel celibato : il Regno dei cieli (è un
fondamento applicabile anche agli altri due consigli evangelici. Tutto è in
funzione della salvezza delle anime.
Il consacrato vive questo obbligo per il Regno dei cieli: non c’è una
gradualità.
Il Codice dice che la castità è vivere la perfetta continenza nel celibato: non
comporta la verginità della persona. Possono consacrarsi anche coloro che
sono stati sposati e che hanno sciolto il vincolo matrimoniale oppure i
vedovi.
La povertà
Can. 600 - Il consiglio evangelico della povertà, ad imitazione di Cristo che
essendo ricco si è fatto povero per noi, oltre ad una vita povera di fatto e di
spirito da condursi in operosa sobrietà che non indulga alle ricchezze terrene,
comporta la dipendenza e la limitazione nell'usare e nel disporre dei beni,
secondo il diritto proprio dei singoli istituti.
Il voto solenne non permette neanche il possesso dei beni: Non si può avere
proprietà niente. prima della professione perpetua occorre rinunciare a tutti i
beni che si possiedono.
L’obbedienza
Can. 601 - Il consiglio evangelico dell'obbedienza, accolto con spirito di fede
e di amore per seguire Cristo obbediente fino alla morte, obbliga a
sottomettere la volontà ai Superiori legittimi, quali rappresentanti di Dio,
quando comandano secondo le proprie costituzioni.
gradualità:
una obbedienza domenicana è diversa rispetto alla gesuitica, una obbedienza
monastica è diversa rispetto alla apostolica.
Autorità e obbedienza sono due facce della stessa medaglia: sia chi comanda
sia chi ha Autorità devono discernere quale sia la volontà specifica della
persona e la volontà di Dio su di te.
L’Autorità competente
Funzione della gerarchia rispetto ai consigli evangelici
Per evitare deviazioni e interpretazioni pericolose dei consigli evangelici.
Can. 576 - Spetta alla competente autorità della Chiesa interpretare i consigli
evangelici, regolarne la prassi con leggi, costituirne forme stabili di vita
mediante l'approvazione canonica e parimenti, per quanto le compete, curare
che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e le
sane tradizioni.
Premessa
Spetta alla competente autorità della Chiesa:
interpretare i consigli evangelici,
regolarne la prassi con leggi,
costituirne forme stabili di vita mediante l'approvazione canonica e parimenti,
curare che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e
le sane tradizioni.
SEDE APOSTOLICA:
il Santo Padre
i Dicasteri e Uffici della Curia Romana che agiscono con potestà vicaria.
Il Papa
esercita la sua potestà per mezzo della Curia (che ha potestà ordinaria vicaria).
in concreto per mezzo della CIVCSVA (Congregazione Istituti di Vita
Consacrata e Società di Vita Apostolica).
TIPO DI RAPPORTO CON LA SANTA SEDE:
costruire sulla base della comunione ecclesiale: sentire cum ecclesia.
L’autonomia:
La capacità di darsi da se stessi le proprie norme.
La Santa Sede concede agli IVC la capacità di darsi leggi per poter vivere la
propria vita secondo il proprio carisma. Esempio: ogni Istituto scrive le
proprie Costituzioni.
autonomia non implica un’indipendenza, ma anzi presuppone la comunione:
L’IVC ha dipendenza dalla Chiesa e dalla Santa Sede, sempre.
L’Autorità competente:
1. Santa Sede.
2. Per la Chiesa latina: Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica.
3. Per la Chiesa orientale: Congregazione per le Chiese orientali
4. Per i missionari: Congregazione per la Evangelizzazione dei popoli
5. Il vescovo Diocesano o l’Ordinario del Luogo: per istituti di diritto diocesano.
Né gli Ausiliari né i Coadiutori sono responsabili degli IVC.
Le Costituzioni
sono il documento costitutivo dell’Istituto,
dove ci sono: i criteri di vita e azione e qui la Santa Sede vuole avere
particolare cura.
Altre Autorità
il Vescovo o l’Ordinario del Luogo. spetta erigere un Istituto di Diritto
diocesano.
Dove c’è la Sede generalizia, quello è il Vescovo della sede principale: Lì
abita il Superiore e il moderatore supremo.
Quando si parla di “diritto diocesano” significa che non sono sviluppati in
modo sufficiente e sono ancora sotto la tutela del Vescovo.
5
607 § 1. La vida religiosa, como consagración total de la persona, manifiesta el desposorio admirable establecido por
Dios en la Iglesia, signo de la vida futura. De este modo el religioso consuma la plena donación de sí mismo como
sacrificio ofrecido a Dios, por el que toda su existencia se hace culto continuo a Dios en la caridad.
§ 2. Un instituto religioso es una sociedad en la que los miembros, según el derecho propio, emiten votos públicos
perpetuos, o temporales que han de renovarse sin embargo al vencer el plazo, y viven vida fraterna en común.
§ 3. El testimonio público que han de dar los religiosos a Cristo y a la Iglesia lleva consigo un apartamiento del mundo
que sea propio del carácter y la finalidad de cada instituto.
Istituti contemplativi oranti
SVA: elemento educativo, sanitario, sociale
Missione ad gentes: istituto missionario/caritativo Vita apostolica / Vita
contemplativa. (Non usiamo “Vita attiva e vita claustrale).
Istituti clericali (ordine sacro) o laicale. Non si può dare una inter-relazione.
Istituti maschili / femminili. Non esistono gli istituti misti. Su questo la Santa
Sede è molto chiara. Devono vivere separatamente.
Patrimonio Spirituale
Patrimonio dell’istituto è un patrimonio “spirituale” : È il proposito del
fondatore che forma la natura dell’istituto, il fine specifico e il carattere.
Questo va raccolto per iscritto, così che non ci sia una “deviazione” dei suoi
membri nel vivere la realtà.
Natura dell’istituto.
La natura dell’istituto verrà raccolta sinteticamente nelle Costituzioni.
Normalmente è nel capitolo primo al numero 1.
Prima del Concilio, il fine di tutti era la santificazione. Occorre stabilire con chiarezza
per cosa nasce l’Istituto, il suo fine. La nascita di un Istituto avviene con la sua
fondazione.
Processo vitale
Processo vitale: il iter che un IVC (quello che deve ricorrere ogni istituto dalla vita
alla morte):
1. Primo Passo - Inizia: atto privato di volontà:
un gruppo di persone che decidono dare vita a una realtà ecclesiale, senza
ancora la approvazione dalla autorità. Questo è la fondazione, diverso al
riconoscimento o atto pubblico dove interviene l’autorità.
Sono fedeli privati, ancora non possono usare un abito oppure si, sono
fedeli privati che fanno parte di una associazione privata.
Il fatto della verifica della santa sede non fa almeno del potere del
vescovo. Per verificare che nessuna norma sia contraria al codiò vigente.
Perché queste costituzioni diventa diritto proprio.
La Santa Sede verifica circa: i documenti, il fondatore, la spiritualità. Si fa
una ricerca nei diversi Dicasteri della Curia Romana.
tre istanze che hanno competenza: Congregazione per IVC, per le chiese
orientali y per la evangelizzazione del i popoli in terra di missione.
5. Aggregazione:
l’istituto può procedere alla aggregazione ad un altro istituto di vita
Consacrata che abbia una vicinanza nello stile di vita e carisma: Sono le
“famiglie” che possono nascere, anche se ogni istituto mantiene una sua
struttura e indipendenza.
Comporta l’aiuto spirituale, ma non viene ameno la potestà della
autorità.
Ogni istituto mantiene il proprio governo, solo partecipano nell’aiuto
spirituale e collaborazione pastorale o apostolico.
Le aggregazioni sono a beneficio spirituale come è il caso della famiglia
dei Francescana.
a) Fusione: se produce tra due o più istituti, quello che si fusioni e quello
fusionanto, che entra a far parte di un altro.
Sempre intervenne la santa sede
A+b=A: b chiede a A, due istituti che si assomigliano, una base
comune, dove esiste una certa sintonia.
Più o darsi che è un A+b+c+d=A. A rimane come è, ma gli altri istituti
vengono soppressi.
I beni anche vengono assumiti da parte di A.
I membri devono fare i voti.
Il processo richiede una revisione e ricerca di fusione. Il vescovo può
suggerire la fusione.
Il capitolo generale è chi approva la fusione.
Ma nel caso di chi chiede la fusione, ogni membro deve essere
d’accordo.
Se alcuni dei membri non vuole fondersi:
può chiedere la dispensa dei voti
o fare un passaggio ad un altro istituto.
Se è sacerdote si può incardinare in una diocesi
Un IVC non può chiedere la fusione a un SVA e viceversa. Si
deve evitare la mescolanza.
E meno in Associazione Pubblica, perché ogni membro deve
uscire del IVC e personale mente chiedere la ammissione di
Associazione. Solo si parla di IVC.
c) Divisione:
Dentro di ogni istituto ci sono due tipi di divisione:
I. è la divisione interna che si chiama “circoscrizioni”.
Ha carattere territoriale o secondo il rito.
Su questo tipo di divisione interna il legislatore non dice nulla,
è competenza di ogni istituto: requisiti, autorità, come deve
essere, sia per erigere un territorio, sia per sopprimerla o
sospenderla. Tutto questo lo stabilisce il diritto proprio,
soprattutto nel direttorio,
anche dice chi è la autorità competente per fare questa
divisione o sospensione (dove la autorità di diritto proprio può
sospendere la vita la vita di quella circoscrizione per problemi
interni che non si riescono a risolvere).
Federazione e confederazione.
Altre due istituzioni giuridiche de aiuto.
Confederazione(es 장상연합회): unione di diverse federazioni che all’interno
comportano diversi istituti, che si uniscono per creare un organismo di aiuto
mutuo senza però perdere la potestà di ognuno. Nessuno scede potestà, solo è di
aiuto. Nessuno perde la propria potestà, governo o caratteristica.
Federazione: diversi istituti, che si uniscono per creare un organismo di aiuto
mutuo
In Messico si chiama “conferme”. Confederazioni de federazione del Messico.
Questi confederazione e federazione nascono con una aiuta mutua nei diversi campi.
Quando si procede alla soppressione, se non ci sono membri, la Santa Sede determina
dove andranno i beni dell’istituto. Generalmente finiscono per la carità del Santo
Padre o al Vescovo per le necessità della Diocesi.
Nessuna autorità esterna può incidere sulla disciplina interna di uno istituto.
Neanche il Vescovo nella sua Diocesi può incidere sulla disciplina interna.
I testi legislativi sono prodotti da loro stessi, non sono date dalla chiesa o dalla
SS. Non è la chiesa chi comanda come deve vivere. La scelta dell’istituto obbliga a
chi scelga vivere quel specifico stelle di vita.
Una volta approvata, l’istituto non può togliere della dipendenza del Vescovo.
Esenzione:
istituto che dipende dal Romano Pontefice. Ti toglie della dipendenza del
vescovo, per dipendere della SS. Un istituto non esento è un istituto dipendente
del vescovo diocesano, ma non è sottomesso alla sua autorità. Questo tema si
sviluppa a parte e più avanti.
L’autonomia e l’esenzione sono due realtà giuridiche diverse che cercano di
tutelare IVC e SVA.
Diritto Proprio:
Il primo “diritto proprio” da osservare:
la Regola di vita, anche se non tutti la possiedono; non è una realtà necessaria
per la approvazione. Il diritto proprio non è più un elemento necessario per la
approvazione.
Per la approvazione sono necessarie:
Costituzioni,
Direttorio generale/particolare.
le delibere o approvazioni (decreti, dipende di ogni isitituto come lo
chiama) che approva o emana il Capitolo (sia generale o provinciale o
locale).
Le regole/norme che emana il Superiore Generale, Provinciale o
Locale.
E le sane tradizioni.
Costituzioni
Le Costituzioni
sono un Codice, dunque un testo legislativo costituito da norme.
Il superiore generale può modificare le norme date da lui, il resto no, per
principio di diritto romano.
Normative di capitoli
Normative dei Superiori.
Il motivo o fondamenti:
a) Finalistico. - per esercitare il fine specifico per il quale sono stati
fondati, al di là del bisogno concreto che ci sia in una Diocesi. La
finalità non può essere legata ad un unico territorio, ma deve essere
universale; per le sue necessità pastorale. Non può essere legata la
finalità ad un unico territorio. La finalità è universale.
b) Dogmatico dottrinale. - per il primato pretino, il papa deve prevedere
che ci sia questa apertura e condivisione con tutta la Chiesa universale.
Ma questo non esclude che ogni istituti non abbia una vigilanza (3 elementi)
del vescovo.
o Ogni istituti è legato al vescovo perché deve assumere il progetto
pastorale, aggiungendo la sua identità carismatica. Il vescovo deve
procedere a fare un discernimento su la convenienza o meno de questa
realtà specifica serve alla realtà della diocesi.
o Nella Diocesi dove si trovano gli IVC, questi devono abbracciare il
piano pastorale del Vescovo arricchendolo con la propria identità
ecclesiale secondo il carisma proprio.
o Quando chiedono al Vescovo il consenso per erigere una casa, il
Vescovo deve procedere ad un discernimento sulla convenienza o meno
di questo carisma e spiritualità per la propria Diocesi.
1. Due individuale :
Eremiti e anacoreti (consacrati pubblicamente e non consacrati
pubblicamente).
e le vergine consacrata
2. Una collettiva: nuove forme di vita Consacrata.
Eremiti e anacoreti
Can. 603 - §1. Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita
eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione
dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella assidua preghiera e penitenza,
dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo.
§2. L'eremita è riconosciuto dal diritto come dedicato a Dio nella vita
consacrata se professa pubblicamente i tre consigli evangelici,
confermandoli con voto o con altro vincolo sacro, nelle mani del Vescovo
diocesano e sotto la sua guida osserva il programma di vita che gli è
propria.
C. 603. Il legislatore gli ha inserito nella forma comune perché è molto particolare.
Visto che sono da soli.
È già presente nelle primi anni della vita della chiesa, san Paolo parla di
questa forma di vita.
un gruppo di donne (è esclusivamente femminile) che consacrano la sua
verginità, non emette la povertà o la obbedienza, soltanto è la verginità.
Una restaurazione del Ordo Virginum viene fatto nel anni 70.
I religiosi
Canone 607
Riguarda una donazione totale della persona, non temporanea.
Can. 607 - §1. La vita religiosa, in quanto consacrazione di tutta la persona,
manifesta nella Chiesa il mirabile connubio istituito da Dio, segno della vita
futura. In tal modo il religioso porta a compimento la sua totale donazione come
sacrificio offerto a Dio, e con questo l'intera sua esistenza diviene un ininterrotto
culto a Dio nella carità.
§2. L'istituto religioso è una società i cui membri, secondo il diritto proprio,
emettono i voti pubblici, perpetui oppure temporanei da rinnovarsi alla
scadenza, e conducono vita fraterna in comunità.
§3. La testimonianza pubblica che i religiosi sono tenuti a rendere a Cristo e alla
Chiesa comporta quella separazione dal mondo che è propria dell'indole e
delle finalità di ciascun istituto.
Il §1 offre elementi teologici della vita religiosa alla luce del canone 573 e
LG 44.
Il §2 sono elementi giuridici: per i religiosi il voto è pubblico.
“Comunità”
Il concetto di “casa” non è entrato del tutto nel linguaggio dei religiosi in quanto
si parla di comunità. “Comunità” viene spesso usato come sinonimo di
“casa religiosa”.
Non è importante che un IVC abbia la proprietà della casa. Si può erigere
una casa anche essendo in affitto.
Certamente avere una casa di proprietà significa “stabilità”, ma questo non
è fattibile quando l’Istituto non è riconosciuto come persona giuridica
pubblica in quanto non può acquistare un bene. Per questo si può iscrivere
a nome di qualche persona fisica o del Parroco.
Occorre poi un Superiore, non c’è casa senza Superiore. Il diritto proprio
dice se viene nominato oppure eletto.
La casa va eretta in un luogo fisico dove si possa coabitare (non virtuale).
La casa può essere un monastero, casa di studio, infermeria, ecc. ma questa alla
fine son due tipi: formata o non formata.
5. Il consenso del vescovo, per coloro che son Istituti clericale, deve aver il
diritto della mesa.
Monasteri
è la Santa Sede chi deve erigere il monastero.
Superiori e consigli.
Seconda tematica che tratta il legislatore.
Il Superiore è una persona fisica che in virtù del suo ufficio compie funzioni
di regime ed esercita la sua potestà religiosa in nome proprio sulle persone
o su una comunità secondo il diritto proprio. Si vede la differenza con la
potestà collegiale, che è di un insieme di persone.
La potestà personale può essere sinodale, ma non vuoi dire che deve fare
quello che decide il collegio; la sinodalità non implica la imposizione, ma
Dopo ascoltare, il superiore prende una decisione. Gli altri devono
obbedire secondo il modello delle costituzioni.
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618 Ejerzan los Superiores con espíritu de servicio la potestad que han recibido de Dios por ministerio de la Iglesia. Por
tanto, mostrándose dóciles a la voluntad de Dios en el cumplimiento de su función, gobiernen a sus súbditos como a
hijos de Dios, fomentando su obediencia voluntaria con respeto a la persona humana, escúchenles de buena gana y
fomenten sus iniciativas para el bien del instituto y de la Iglesia, quedando sin embargo siempre a salvo su autoridad
de decidir y de mandar lo que deba hacerse.
Il Superiore deve governare altri come figli e figlio di Dio (c 6197): evitando
governo paternalista:
Occorre che la persona sia rispettata nella sua dignità, la persona.
Va promossa l’obbedienza volontaria.
Il Superiore deve essere una persona che ascolta gli altri di buon grado. Deve
avere la pazienza di ascoltare quanto l’altro gli dice.
Fare in modo che tutti lavorino per il bene dell’Istituto, e vivano il proprio
carisma e spiritualità. Nessun istituto lavora per il bene di sé stesso, ma per il
bene della Chiesa.
Il Superiore deve avere il coraggio di comandare, di dire ciò che si deve fare,
avendo a cuore il bene di tutti e non soltanto di coloro che lo hanno eletto.
Deve prodigarsi diligentemente al suo ufficio. È obbligo fondamentale.
Il superiore deve edificare alla comunità in Cristo. Cristo è il fondamento,
il superiore deve alimentare alla comunità con il Vangelo, offrendo il
nutrimento della Parola di Dio con frequenza.
Guidare le celebrazioni liturgiche. preparare per offrire qualcosa alla
comunità
Deve essere esempio di configurazione e di vita delle norme, delle
costituzioni, del direttorio. Deve cultivar le virtù specifica dell’osservanza
della legge propria.
Il Superiore deve essere un credente, coltivare la sua vita interiore.
Attento ai bisogni della vita comunitaria, non aspettando che i membri
della comunità vengano a supplicarlo, attento agli ammalati. Deve
anticiparsi. Deve essere sempre disponibile.
Deve correggere gli irrequieti, richiamando i fratelli.
Consolare e fortificare quelli deboli. Perché non sempre, pur avendo delle
capacità, il superiore deve motivare al altro.
Il richiamo comporta sempre un confronto con l’altro e non è sempre semplice.
Deve essere paziente.
Il superiore è molto importante, ma anche è la comunità.
Tipologia:
Provinciale e supremo moderatore.
Si aggiungono l’abate primate e il superiore maggiori di una
Congregazione monastica, i quali tuttavia non hanno tutta la potestà che
il diritto proprio.
provincie
C.621, il legislatore solo parla delle provincie; questo perché il legislatore
lascia al diritto proprio la capacità di dividersi come meglio consideri. Il
legislatore da tanta libertà ai istituti di organizzarsi.
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620 Son Superiores mayores aquellos que gobiernan todo el instituto, una provincia de éste u otra parte equiparada
a la misma, o una casa autónoma, así como sus vicarios. A éstos se añaden el Abad Primado y el Superior de una
congregación monástica, los cuales, sin embargo, no tienen toda la potestad que el derecho universal atribuye a los
Superiores mayores.
Costituzione del superiore c. 623-6259:
Per essere validamente nominati o eletti all’ufficio se richiede la conferma del.
(Due sono le possibilità), nomina // elezione = l’autorita competente deve
confermare.
Nella l’elezione non bisogna la conferma della santa sede . Al superiore
maggiore non lo conferma nessuno, nella santa sede.
Per tutti gli altri superiori che vengo eletti, si richiede la conferma del
legittimo superiore.
Anche può essere nominato del superiore quando non conferma la
elezione.
Per procedere di un altro modo a secondo il diritto universale o
proprio se richiede la dispensa de la SS.
I requisiti
per essere validamente nominati o eletti all’ufficio di superiore si richiede:
Uno periodo di tempo dopo la professione religiosa perpetua o definitiva (il
diritto proprio dice quanto tempo).
La santa sede non ha stabilito un numero di anni, gli lascia al diritto
proprio il compito.
Questo lo stipula nella costituzione.
È un requisito ad validitatem.
No è importante la eta o el senso cronologico, perché è più importante
la esperienza vocazionale, religiosa o spirituale.
9
623 Para que los miembros sean nombrados o elegidos válidamente para el cargo de Superior se requiere que desde
su profesión perpetua o definitiva haya transcurrido un tiempo conveniente, determinado en el derecho propio o,
cuando se trate de Superiores mayores, por las constituciones.
624 § 1. Los Superiores han de ser designados por un tiempo determinado y conveniente, según la naturaleza y
necesidades del instituto, a no ser que las constituciones establezcan otra cosa por lo que se refiere al Superior general
o a los Superiores de una casa autónoma.
§ 2. El derecho propio debe proveer mediante adecuadas normas para que los Superiores designados por un período
determinado no desempeñen cargos de gobierno durante largo tiempo y sin interrupción.
§ 3. Pueden, sin embargo, ser removidos del cargo que ejercen o ser trasladados a otro, por las causas
determinadas en el derecho propio.
625 § 1. El Superior general de un instituto ha de ser designado por elección canónica, de acuerdo con las
constituciones.
§ 2. El Obispo de la sede principal preside la elección del Superior del monasterio autónomo del que trata el c. 615,
y del Superior general de un instituto de derecho diocesano.
§ 3. Los demás Superiores deben ser designados de acuerdo con las constituciones, de manera que, si son elegidos,
necesitan la confirmación del Superior mayor competente; y si son nombrados por el Superior, preceda una consulta
apropiada.
È importante per la dinamicità interna e per saper stirpo intere alle sfide
quotidiane, e non diventare una realtà anacronica.
Di solito si stabilisce 3 o 6 anni, esistite una flessibilità a secondo di ogni
uno de istituti,
Esiste la possibilità di rielezioni consecutivi, ma se deve stipulaste
quante volte si può. Due o tre mandati consecutivi. Questo lo stipula il
diritto proprio.
Il diritto proprio provveda con norme opportune che i Superiori costituiti a
tempo determinato non rimangano troppo a lungo in uffici di governo
senza interruzione.
Rimozione:
possono essere rimossi dal loro uffici o trasferiti ad un altro, per ragioni
stabilite dal diritto proprio (nel direttorio o nella costituzioni).
Le ragioni sono stabilite nel diritto proprio, altrimenti non si può rimovere alla
persona.
Se deve restare in modo generale, esempio: “per ragioni pastorale dell’istituto.
Alle elezioni del superiore di un monastero sui iuris, di cui al can 625§2 e del
moderatore supremo di un istituti di diritto diocesano presiede il vescovo dalla
sede principale (dove c’è la sede della curia generale).
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119 Respecto a los actos colegiales, mientras el derecho o los estatutos no dispongan otra cosa:
1 cuando se trata de elecciones, tiene valor jurídico aquello que, hallándose presente la mayoría de los que deben ser
convocados, se aprueba por mayoría absoluta de los presentes; después de dos escrutinios ineficaces, hágase la
votación sobre los dos candidatos que hayan obtenido mayor número de votos, o si son más, sobre los dos de más
edad; después del tercer escrutinio, si persiste el empate, queda elegido el de más edad;
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629 Los Superiores residan en su propia casa, y no se ausenten de ella si no es a tenor del derecho propio.
Risiedano ciascuno nella propria casa e Non se ne allontanino se non a norma
del diritto proprio.
Riconoscano ai religiosi al devoluta libertà per quanto riguarda il sacramento
della penitenzia e la direzione della coscienza, salva naturalmente la disciplina
dell’istituto.
Provvedano con premura che irreligiosi abbiano disponibilità di un confessore
idoneo:
o Nei monasteri di anche, nelle casa di formazione e nelle comunità più
numerose degli istituti laicali, confessori ordinari approvati
dell’ordinario del luogo, senza tuttavia alcun obbligo di presentarsi a
loro.
o I superiori non ascoltino le confessioni dei propri sudditi, a meno che
questi non lo richiedano spontaneamente.
È vietato ai Superiori indurli in qualunque modo a manifestare loro la propria
conoscenza.
Altri superiori
Altri superiori devono essere confermati del Superiori.
Se poi vengono nominati del superiori, si premetta una opportuna
consultazione (non obbliga al superiore a decidere, aiuta a discernere).
La consultazione deve essere congrua, domandando alla comunità implicata e non
a tutto il istituto, il sondaggio si più o fare dentro del capitolo.
La consulta deve essere stabilita nella costituzioni, e il nel direttorio si
stabilisca il modo e a chi si deve consultare. È un mix, di una parte si fa la
consultazione (non è vincolante) tra una elezione e una scelta. Previsione del
officio di superiore.
Esigenze dell’ufficio:
Nel conferire uffici e i membri nelle elezioni osservino le norme del diritto
universale e del diritto proprio.
Si astengano da qualunque abuso o preferenza di persone.
Nomino o eleggano le persone che nel Signore riconoscono veramente degne e
adatte.
630 § 1. Los Superiores reconozcan a los miembros la debida libertad por lo que se refiere al sacramento de la
penitencia y a la dirección espiritual, sin perjuicio de la disciplina del instituto.
§ 2. De acuerdo con la norma del derecho propio, los Superiores han de mostrarse solícitos para que los miembros
dispongan de confesores idóneos, con los que puedan confesarse frecuentemente.
§ 3. En los monasterios de monjas, casas de formación y comunidades laicales más numerosas, ha de haber
confesores ordinarios aprobados por el Ordinario del lugar, después de un intercambio de pareceres con la
comunidad, pero sin imponer la obligación de acudir a ellos.
§ 4. Los Superiores no deben oír las confesiones de sus súbditos, a no ser que éstos lo pidan espontáneamente.
§ 5. Los miembros deben acudir con confianza a sus Superiores, a quienes pueden abrir su corazón libre y
espontáneamente. Sin embargo, se prohíbe a los Superiores inducir de cualquier modo a los miembros para que les
manifiesten su conciencia.
Rifuggano dal procurare in qualunque modo voti per sé o per altri ,
direttamente o indirettamente. Non ci siano “le sacre mormorazioni”, dove ci si
dano le mormorazioni o la trasmissione del mio pensiero.
Nell’esercizio del proprio ufficio siano tenuti a valersi della sua opera. Il superiore
dovrà chiedere il consenso o parere del proprio consiglio si ad validitatem, sia
a dillicitatem.
Moderatore
Alla luce del can. 699: almeno 4 visitatori (perché è un atto collegiale)
Can. 699 - § 1. Il Moderatore supremo col suo consiglio, che per la validità deve
constare di almeno quattro membri, proceda collegialmente ad una accurata
valutazione delle prove, degli argomenti e delle difese e, se ciò risulta per
votazione segreta, emetterà il decreto di dimissione; questo, per essere valido,
esprima almeno sommariamente i motivi, in diritto e in fatto.
In caso di parità al pareggio per consenso (se due dicono sì, altri 2 no): il
Superiore non ha ottenuto il consenso, quindi non può agire. Il Superiore non
può votare. Perciò sarebbe meglio di inviare i visitatori di numero di dispari.
“Il Superiore CON il suo consiglio”: “atto collegiale”. Soltanto quando agisce
collegialmente, in nessun altro caso il Superiore può votare.
IL VISITATORE
Superiori designa a tale incarico
visitino con la frequenza stabilita le case e i religiosi loro affidati, attenendosi
alle norme dello stesso diritto proprio.
il “visitatore canonico” ha soltanto potestà delegata del Superiore per fare la
visita, ma non può prendere decisioni, non può prendere provvedimenti: a meno
che il Superiore non gli abbia dato permessi speciali a questo riguardo.
12
631 § 1. El capítulo general, que ostenta la autoridad suprema en el instituto de acuerdo con las constituciones,
debe constituirse de manera que, representando a todo el instituto, sea un verdadero signo de su unidad en la caridad.
Le compete sobre todo defender el patrimonio del instituto, del que trata el c. 578, y procurar la acomodación y
renovación de acuerdo con el mismo, elegir al Superior general, tratar los asuntos más importantes, así como dictar
normas que sean obligatorias para todos.
§ 2. Se ha de determinar en las constituciones la composición y el ámbito de potestad del capítulo ; el derecho
propio establecerá también el modo de proceder en la celebración del capítulo, sobre todo respecto a las elecciones y
manera de llevar los asuntos.
§ 3. Según las normas determinadas en el derecho propio, no sólo las provincias y las comunidades locales, sino
también cada miembro pueden enviar libremente sus deseos y sugerencias al capítulo general.
632 El derecho propio ha de determinar con precisión que materias corresponden a otros capítulos del instituto o a
asambleas semejantes, por lo que se refiere a su naturaleza, autoridad, composición, modo de proceder y tiempo en el
que deben celebrarse.
633 § 1. Los órganos de participación o de consulta han de cumplir fielmente la función que les corresponde, de
acuerdo con la norma del derecho universal y del propio, y, cada uno a su modo, serán cauce de la solicitud y
participación de todos los miembros en lo que se refiere al bien del instituto entero o de la comunidad.
§ 2. Al establecer y hacer uso de estos medios de participación y de consulta, debe observarse una prudente
discreción, y el modo de proceder de los mismos ha de ser conforme al carácter y al fin del instituto.
→ deve essere composto in modo da rappresentare l’intero istituto risultare vero
segno della sua unità nella carità.
Le Costituzioni devono stabilire il numero e la modalità di quelli che
partecipano per elezion: il numero deve essere uguale o superiore di almeno una
unità a quelli che partecipano in forza dell’ufficio.
C’è anche un’altra possibilità: il Superiore, con il consenso del suo Consiglio,
potrebbe anche nominare 1 o al massimo 2 membri del Capitolo (per nomina
diretta). Ma per poter fare questo si richiede che manchi effettivamente una qualche
rappresentatività apostolica.
Soltanto i membri che hanno fatto professione perpetua. (I membri professi
temporanei possono essere invitati come uditori. Loro non sono mai i membri dei
capitoli.)
La composizione
l’ambito di potestà del capitolo deve essere stabilita nelle Costituzioni.
Il diritto proprio deve determinare il regolamento da osservarsi nella
celebrazione del capitolo, specialmente per quanto riguarda le elezioni e la
procedura dei lavori.
Al capitolo generale può far pervenire liberamente i propri desideri e proposte
secondo le norme stabilite dal diritto proprio:
le province
le comunità locali
qualunque religioso
L’ECONOMO:
In ogni istituto, parimenti in ogni provincia retta da un Superiore maggiore
Per amministrare i beni
sotto la direzione del rispettivo Superiore.
Nelle comunità locali si istituisca, per quanto è possibile, un economo distinto
dal Superiore locale. Ma il legislatore concede una eccezione che ci sia la stessa
persona. Ma non deve essere una cosa ordinaria. Questa coincidenza di questa
persona fisica soltanto può essere per le singole comunità. Il obbiettivo è la
trasparenza nella economia.
ALIENAZIONE
Per la validità:
Si richiede la licenza scritta rilasciata dal Superiore competente , con il
consenso del suo consiglio, a norma del diritto proprio.
(eccezione)Se però si tratta di un negozio che supera la somma fissata dalla
Santa Sede per le singole regioni, come pure di donazioni votive fatte alla Chiesa,
o di cose preziose per valore artistico o storico, si richiede inoltre la licenza della
Santa Sede stessa. (non è la licenza del superiore, è la licenza della santa sede
stabilita per la conferenza episcopale)
Questo tetto massimo di spesa è stabilito solitamente dalla Conferenza
Episcopale e questa cifra è fatta propria dalla Santa Sede.
Motivazione: la situazione patrimoniale della persona giuridica potrebbe subire
detrimento da eventuali alienazioni fatte in modo avventato o impulsivo.
Per i monasteri sui iuris di cui al can. 615 e per gli istituti di diritto diocesano:
è necessario anche il consenso scritto dell’Ordinario del luogo.
Per quello di diritto pontificio se richiede soltanto il parere.
Per la validità del atto
se deve osservare la procedura stipulate per il diritto universale e anche la
richiesta e attenzione della licenza scritta, sempre se chiederà al di là del diritto
proprio.
Se deve aver presente le normative civile. Se deve osservare.
La licenza alla SS deve essere richiesta prima della alienazione, se si fa dopo
dell’atto compiuto quello che se chiede è la Sanatio.
o Per la licenza se richiede prima la domanda scritta dove appare il
consenso del concilio e del superiore
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639 § 1. Si una persona jurídica contrae deudas y obligaciones, aunque lo haga con licencia de los Superiores, debe
responder de las mismas.
§ 2. Si las contrae un miembro sobre sus propios bienes con licencia del Superior, responde aquél personalmente;
pero si realizó un negocio del instituto con mandato del Superior, debe responder el instituto.
§ 3. Si las contrae un religioso sin ninguna licencia de los Superiores, responde él personalmente, y no la persona
jurídica.
§ 4. Pero quede claro que puede siempre entablarse acción contra aquel que aumentó su patrimonio a causa del
contrato realizado.
§ 5. Cuiden los Superiores religiosos de no permitir que se contraigan deudas, a no ser que conste con certeza que
con las rentas habituales se podrá pagar el interés y devolver el capital por legítima amortización dentro de un período
de tiempo no demasiado largo.
1) Se una persona giuridica ha contratto debiti e oneri, anche con licenza dei
Superiori, è tenuta a risponderne in proprio. Per l’occasione o affitto per più
di nove anni anche se deve chiedere la licenza alla SS.
2) Se un religioso con licenza del Superiore ha contratto debiti e oneri sui beni
propri, ne deve rispondere personalmente; se invece per mandato del
Superiore ha concluso affari dell’istituto, è l’istituto che ne deve
rispondere.
L’ammissione al noviziato.
è sempre una grazia, non è mai un diritto, un diritto non è un obbligo,
la non accettazione non è motivo di ricorso (il ricorso si basa nella lesione di
un diritto).
Il candidato deve chiedere per iscritto al superiore maggiore, secondo il diritto
prorpio, di essere ammasso al noviziato.
Superiore maggiore
Superiore provinciale o equiparato
Superiore delegato per questo dal superiore.
Questo è a capo di nullità, se non esiste la potestà per la ammissione, tutto ciò che
avvenga è nullo.
La risposta deve essere per scritta dal superiore maggiore, la risposate di
ammessione o non.
Inoltre, il Superiore che non ammette un postulante al noviziato, non ha nessun
obbligo di motivare il rifiuto, è sufficiente indicare la non-idoneità.
645 § 1. Antes de su admisión en el noviciado, los candidatos deben presentar certificado de bautismo y de
confirmación, así como de su estado libre.
§ 2. Si se trata de recibir a clérigos o a aquellos que hubieran sido admitidos en otro instituto de vida consagrada, en
una sociedad de vida apostólica o en un seminario, se requiere además, respectivamente, un informe del Ordinario del
lugar o del Superior mayor del instituto o sociedad, o del rector del seminario.
§ 3. El derecho propio puede exigir otros informes sobre la idoneidad de los candidatos y su carencia de
impedimentos.
§ 4. Los Superiores pueden pedir también, si les parece necesario, otras informaciones, incluso bajo secreto.
Maturità sufficiente per assumere il genere di vita dell’istituto (maturità
intellettuale, emotiva, sociale, religiosa).
Perizia
Per poter verificare alcune di queste qualità si può far riferimento a degli esperti
(psicologi, medici), restando fermo l’obbligo di non ledere illegittimamente la
buona fama o l’intimità della persona.
Il candidato sempre si può rifiutare, nessuno lo può obbligare a una visita
psicologica. Ma, viceversa, nessuno è obbligato ad accogliere la domanda del
candidato.
La libertà è da ambedue le parti. Sia riferita al candidato, sia al Superiore. Il
Superiore è obbligato a verificare e, se non riesce a verificare la salute, l’indole e
la maturità del candidato, è obbligato a rifiutare il candidato, altrimenti creerebbe
un danno all’Istituto e alla stessa persona.
l’ETÀ MINIMA
È una qualità ma è anche un impedimento che rende invalida l’ammissione al
noviziato.
L’età minima è 17 anni.
questo impedimento, lo può dispensare la Santa Sede.
L’età minima è stabilita dal Legislatore. Il diritto proprio può anche stabilire
una età massima, oltre la quale non si ammettono candidati. Oppure può stabilire
che sia necessario il Consenso del Superiore per far entrare una persona che ha
superato l’età massima.
LA SALUTE
necessaria per poter vivere lo stile di vita dell’istituto e svolgere la missione:
digiuni, mortificazioni, azione e contemplazione, missione…
salute fisica e psichica. L’istituto si può avvalere di propri medici che possono
valutare i candidati.
Il Superiore deve poter verificare che il candidato al noviziato che non ha
nessuna infermità che possa essere un ostacolo per poter vivere la vita e
realizzare la missione dell’Istituto. Si può ricorrere a degli esperti per verificare il
grado di salute del candidato.
L’INDOLE (disposizione)
Si vuole far riferimento al carattere, temperamento, personalità, qualità.
Atteggiamenti, inclinazioni del candidato.
È un realtà più soggettiva/psicologica. È la più difficile da provare.
Comprende:
o il carattere
o il temperamento
o la personalità
o la qualità morali
o gli atteggiamenti e le inclinazioni del candidato.
il periodo del postulandato serve proprio per verificare il carattere e l’indole del
candidato. L’indole dovrà comunque essere verificata anche durante il periodo
dei voti temporanei!!
Carattere: è la singolarità della persona, stabile e costante lungo la sua esistenza,
che le permette di affrontare le realtà esterne con una propria impronta, che lo
distingue dagli altri.
Temperamento. È una proprietà che ha il carattere, che si riflette sulla condotta.
Personalità: è il sistema totale delle tendenze fisiche e mentali che distinguono
l’individuo e che determinano le sue reazioni caratteristiche nel luogo dove vive.
MATURITÀ SUFFICIENTE:
È una maturità affettiva e intellettuale che corrisponda all’età del candidato.
è la capacità di giudizio oggettivo e di discernimento prudente e motivato,
specialmente alla luce della fede.
La Santa Sede
può sempre rimuovere l’impedimento mediante una dispensa (è una grazia,
non un diritto).
non può permettere la doppia appartenenza. Perché vuoi dire che un vincolo
ancora è vivo, è presente e appartiene a un istituto.
Quando una persona è stata dimessa (espulsa) da un IVC, si prende per cause
gravissime; questo istituto dovrebbe essere molto cauto ad accogliere
eventualmente questa persona.
Violenza:
È la forza estrinseca al candidato o al Superiore a cui non si può resistere
adeguatamente.
Si può sperimentare sia in foro interno sia in foro esterno
L’inevitabilità, o invendibilità per essere invalidante, deve essere assoluta. (
Grave timore:
è il tremolino, per motivo di uno pericolo imminente o futuri che suscita nella
persona la mancanza di libertà nel momento di fare un atto giuridico.
Deve essere intrinseco, ingiusto, assoluto o relativo, diretto o indiretto.
Inganno o dolo:
È ogni atto che si mette in atto con l’intenzione di ingannare l’altro, affinché
faccia un atto che in circostanze normali non avrebbe fatto.
Deve essere di una certa entità, deve interferire chiaramente nella sostanza
dell’atto.
L’atto è nullo per diritto naturale e canonico, can. 12615, perché l’errore causato
dall’inganno intacca la causa dell’atto. Il dolo priva di libertà a chi lo ammette.
Questo tipo di impedimento cessa per rimozione verificata della causa che ha
indotto il candidato o il superiore a compiere quell’atto.
Questo impedimento non è mai dispensabile dalla Santa Sede.
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646 El noviciado, con el que comienza la vida en un instituto, tiene como finalidad que los novicios conozcan mejor la
vocación divina, particularmente la propia del instituto, que prueben el modo de vida de éste, que conformen la
mente y el corazón con su espíritu, y que puedan ser comprobadas su intención y su idoneidad.
647 § 1. La erección, traslado y supresión de la casa del noviciado deben hacerse mediante decreto escrito del
Superior general del instituto, con el consentimiento de su consejo.
§ 2. Para que el noviciado sea válido, debe realizarse en una casa debidamente destinada a esta finalidad. En casos
particulares y a modo de excepción, por concesión del Superior general con el consentimiento de su consejo, un
candidato puede hacer el noviciado en otra casa del instituto, bajo la dirección de un religioso experimentado, que
haga las veces de maestro de novicios.
§ 3. El Superior mayor puede permitir que el grupo de los novicios habite, durante determinados períodos de
tiempo, en otra casa del instituto designada por él mismo.
648 § 1. Para su validez, el noviciado debe durar doce meses transcurridos en la misma comunidad del noviciado,
quedando a salvo lo que prescribe el c. 647 § 3.
§ 2. Para completar la formación de los novicios, además del tiempo establecido en el § 1, las constituciones pueden
prescribir uno o más períodos de ejercicio del apostolado fuera de la comunidad del noviciado.
§ 3. El noviciado no debe durar más de dos años.
649 § 1. Quedando a salvo lo que prescriben los cc. 647 § 3 y 648 § 2, la ausencia por más de tres meses, continuos o
con interrupciones, de la casa del noviciado, hace que éste sea inválido. La ausencia que supere quince días debe
suplirse.
§ 2. Con la venia del Superior mayor competente, puede anticiparse la primera profesión, pero no más de quince
días.
650 § 1. La finalidad del noviciado exige que los novicios se formen bajo la dirección de un maestro, según el plan de
formación que debe determinar el derecho propio.
§ 2. El régimen de los novicios se reserva en exclusiva al maestro, bajo la autoridad de los Superiores mayores.
651 §1. El maestro de novicios ha de ser un miembro del instituto profeso de votos perpetuos y legítimamente
designado.
§ 2. Si fuera necesario, al maestro se le pueden dar ayudantes, que dependan de él en lo que se refiera a la
dirección del noviciado y al plan de formación.
§ 3. Para atender a la formación de los novicios deben destinarse miembros cuidadosamente preparados, que, sin
estar impedidos por otros trabajos, puedan cumplir sus funciones con fruto y de manera estable.
Can. 646 - Il noviziato, con il quale si inizia la vita nell'istituto, è ordinato a
far sì che i novizi possano prendere meglio coscienza della vocazione divina,
quale è propria dell'istituto, sperimentarne lo stile di vita, formarsi mente e
cuore secondo il suo spirito; e al tempo stesso siano verificate le loro
intenzioni e la loro idoneità.
Il noviziato
è il periodo di formazione iniziale con il quale inizia la vita nell’istituto.
Il noviziato se inizia la vita in uno istituto. Ma il novizio non è ancora membro
dell’istituto! Soltanto con la professione si diventa membri dell’istituto!
È ordinato a:
1) Che i novizi possano prendere meglio coscienza della vocazione divina,
secondo il carisma proprio dell’istituto. (la vocazione è specifica, è per un
istituto specifico, come il matrimonio che è con una persona specifica)
2) per sperimentare lo stile di vita. Il noviziato serve per avere una
sperimentazione dello che è il carisma della comunità.
3) Formare mente e cuore secondo il suo spirito.
4) Verificare le intenzioni e la idoneità del candidato. (L’idoneità è più facile di
verificare).
CASA DI NOVIZIATO
Dopo della ammissione prosegue il noviziato, una casa eretta per quella
finalità.
Il noviziato si svolge in una CASA DI NOVIZIATO (per la validità!! È un
requisito ad validitatem!):
L’erezione della casa di noviziato, la sua soppressione o il trasferimento:
– è competenza del Superiore generale con il consenso del suo consiglio.
– fatta mediante un decreto scritto del Moderatore supremo
652 § 1. Corresponde al maestro y a sus ayudantes discernir y comprobar la vocación de los novicios, e irles
formando gradualmente para que vivan la vida de perfección propia del instituto.
§ 2. Estimúlese a los novicios para que vivan las virtudes humanas y cristianas; se les debe llevar por un camino de
mayor perfección mediante la oración y la abnegación de sí mismos; instrúyaseles en la contemplación del misterio de
la salvación y en la lectura y meditación de las sagradas Escrituras; se les preparará para que celebren el culto de Dios
en la sagrada liturgia; se les formará para llevar una vida consagrada a Dios y a los hombres en Cristo por medio de
los consejos evangélicos; se les instruirá sobre el carácter, espíritu, finalidad, disciplina, historia y vida del instituto; y se
les imbuirá de amor a la Iglesia y a sus sagrados Pastores.
§ 3. Los novicios, conscientes de su propia responsabilidad, han de colaborar activamente con el maestro, de
manera que respondan fielmente a la gracia de la vocación divina.
§ 4. Los miembros del instituto han de colaborar por su parte en la formación de los novicios, con el ejemplo de su
vida y con la oración.
§ 5. El tiempo de noviciado indicado en el c. 648 § 1, debe emplearse propiamente en la tarea de formación, y por
tanto los novicios no deben ocuparse de estudios o trabajos que no contribuyan directamente a esta formación.
653 § 1. Un novicio puede abandonar libremente el instituto; la autoridad competente de éste puede despedirle.
§ 2. Al terminar el noviciado, el novicio ha de ser admitido a la profesión temporal, si se le considera idóneo; en
caso contrario, debe ser despedido; si queda alguna duda sobre su idoneidad, el Superior mayor puede prorrogar el
tiempo de prueba de acuerdo con el derecho propio, pero no por más de seis meses.
– con il consenso del suo Consiglio. Un decreto formale per la validità del
noviziato.
CASI PARTICOLARI:
Can. 647 §2: permesso speciale del Superiore Generale per poter fare il noviziato
in una casa diversa da quella del noviziato, ma sempre sotto la direzione di un
religioso “provato”, che faccia le veci del “maestro dei novizi”.
È una eccezione alla regola, che si può verificare solo su concessione del
Moderatore supremo con il consenso del suo consiglio.
Esempio: un candidato chiede, con buone ragioni, di poter fare il noviziato in un’altra
casa dell’Istituto.
– A modo di eccezione: fa riferimento al candidato.
– Su concessione del Moderatore supremo con il consenso del suo consiglio.
Can. 647 §3: un gruppo di novizi, per determinati periodi di tempo, può dimorare in
un’altra casa dell’Istituto, designata dal Superiore Maggiore.
È una possibilità che si può verificare solo per determinati periodi di tempo.
– Il modo della eccezione: per un gruppo per un determinato periodi di tempo.
– Il Superiore Maggiore può permettere.
Per la erezione di qualsiasi casa de religioso, oltre alla specificità della casa, se
deve dare avviso al vescovo,
Non è che può assentarsi, ma si può assentarsi per una ragione logicamente
motivata.
Lungo l’anno canonico si può verificare che il candidato possa assentarsi, per
diversi motivi che si possono verificare
Il tempo può essere continuo o discontinuo:
Da 1 a 15 giorni: questa assenza non deve essere ricuperata
Da 16 giorni a 3 mesi: l’assenza deve essere recuperata (non è una proroga, è un
recupero perché ancora il tempo stabilito non è compiuto)
Da 3 mesi e oltre: il noviziato è invalido ipso iure e si deve ripetere tutto.
Questo è soltanto applicabile all’anno canonico, perché nel periodo
costituzionale prevede l’esperienza apostolica e quindi si è assente della casa
noviziale.
IL MAESTRO
tre elementi fondamentali per essere designato:
Deve essere un membro dell’istituto
emesso i voti perpetui
sia stato legittimamente designato o nominato secondo lo stabilito dal diritto
proprio.
– Non si dice da quanti anni deve essere un professo di voti perpetui.
– Il diritto proprio stabilirà altri requisiti: età, anni di professione, esperienze fatte.
Il maestro corrisponde:
la direzione dei novizi,
stabilire e rendere conto del progetto formativo,
sotto l’autorità dei Superiori Maggiori,
conoscere la cultura di provenienza dei novizi, ecc.
I NOVIZI
Tempo per studiare: Per lo studio si deve usare saggiamente il tempo della
formazione!!
solo può inviarlo a casa che l’ha ammesso, solo lo può fare il superiore
competente. Non il maestro di novizi.
3. PERIODO DI PROVA
Se (e solo se) rimane qualche dubbio sull’idoneità del novizio,
il Superiore Maggiore può prorogare il periodo di prova, a norma del diritto, ma
non oltre i sei mesi.
Incorporazione
La incorporazione viene con la prima professione e diventa membro effettivo
della congregazione e acquista i diretti e doveri secondo il diritto proprio.
Si assiste al processo di incorporazione mediante la professione con voto
pubblico dei tre consigli evangelici. E con la assunzione si consacrano a Dio
mediante il ministero della chiesa.
La Professione Religiosa
La professione religiosa si assume con voto pubblico.
L’obbligo di osservare i tre consigli evangelici
Sonno consacrati a Dio mediante il ministero della chiesa
Vengono incorporati all’istituto, con i diritti e i doveri definiti
giuridicamente.
Attenzione:
il Codice non parla mai di “voti perpetui” e “voti temporanei”, ma di
“professione”.
Perché il voto per sua natura è una promessa perpetua fatta a Dio!
Il cosiddetto “voto temporaneo” è una innovazione piuttosto recente, nata con i
Gesuiti: i Gesuiti avevano il voto perpetuo (per Dio) e temporaneo (solo per la
Compagnia).
LA PROFESSIONE TEMPORANEA
Viene ammassa per un tempo nel diritto proprio. Non esiste una norma del
tempo.
Il diritto proprio stabilisce quanto deve durare. Ogni istituto stabilirà nel diritto
proprio la durata della professione temporanea
Ma secondo il diritto universale deve durare per un periodo minimo di 3 anni e
non deve durare oltre il periodo massimo 6 anni.
altrimenti si deve chiedere una dispensa alla santa sede, ma deve essere motivata.
Una proroga a 6 o 9 anni la autorizzazione la fa il superiore maggiore a norma
del diritto proprio.
Alcuni fanno 3 anni in poi che viene contemplata come eccezione, è una
proroga, ma non viene pressa come un norma comune. Questi tre anni in più è
una verifica della vocazione, la maturazione, ecc. e una garanzia alla persona e
all’istituto. La proroga non può superare i nuove anni di professione
temporanea.
La professione temporanea si può rinnovare ogni anno: (è lo più consigliabile
perché possibilità alla persona e all’istituto di essere cacciato via se qualcosa non
va bene, perché più di dovrà iniziare un processo di dispensa o dimissione).
Ma dopo 9 anni
si può chiedere una dispensa alla santa sede per fare un decimo anno. Ma se
deve motivare bene.
È uno aiuto temporaneo per assumere il carisma, il fine o il apostolato, e offre
un abito all’istituto, perché verifica la idoneità del candidato. Questa professione è
obbligatoria per tutti istituti, ed è una via pastorale dell’istituto.
Le formule di professione
finito l’anno di professione temporanea, tu devi rinnovare nella stessa data in
cui avevi emesso la professione.
Un professo deve sempre rinnovare nel giorno della scadenza, cioè non deve
mai rimanere senza voti!!
Può anticipare, ma poi la volta successiva deve rinnovare nella nuova data
anticipata in cui ha rinnovato la prima volta.
errore nel calcolo dei giorni Tutto deve essere sanato, perché quella persona,
tecnicamente, non fa parte dell’Istituto. Si deve chiedere la sanatio di tutto il
periodo in cui è rimasta senza voti e anche, eventualmente, di tutti gli atti di
governo che successivamente avesse posto.
La Professione Perpetua
La professione perpetua è quella che si fa per tutta la vita e che quindi non si
deve più rinnovare e che costituisce la persona membro permanente
dell’istituto.
Deve chiederla il candidato.
NOTA BENE.
Esiste la professione o il RINNOVAMENTO SPIRITUALE/DEVOZIONALE: è quella
che fanno ogni anno (magari alla fine degli esercizi spirituali) tutti i membri
perpetui: non ha nessun valore giuridico. È come quando negli anniversari di
nozze si rinnovano le promesse matrimoniali.
Can. 661 Per tutta la vita i religiosi proseguano assiduamente la propria formazione
spirituale, dottrinale, pratica; i Superiori ne procurino loro i mezzi e il tempo.
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662 Los religiosos han de tener como regla suprema de vida el seguimiento de Cristo tal y como se propone en el
Evangelio y se expresa en las constituciones de su propio instituto.
663 § 1. La contemplación de las cosas divinas y la unión asidua con Dios en la oración debe ser primer y principal
deber de todos los religiosos.
§ 2. En la medida de lo posible, los miembros participarán cada día en el Sacrificio eucarístico, recibirán el Cuerpo
santísimo de Cristo y adorarán al Señor presente en el Sacramento.
§ 3. Dedicarán tiempo a la lectura de la sagrada Escritura y a la oración mental, celebrarán dignamente la liturgia
de las horas según las prescripciones del derecho propio, quedando en pie para los clérigos la obligación de la que trata
el c. 276 § 2, 3, y realizarán otros ejercicios de piedad.
§ 4. Tributarán un culto especial, también mediante el rezo del santo rosario, a la Virgen Madre de Dios, modelo y
amparo de toda la vida consagrada.
§ 5 Observarán fielmente los tiempos anuales de retiro espiritual.
664 Insistan los religiosos en la conversión de su alma a Dios, examinen su conciencia Diariamente y acérquense con
frecuencia al sacramento de la penitencia.
665 § 1. Los religiosos han de residir en su propia casa religiosa, haciendo vida en común y no ausentándose de ella
sin licencia del Superior. Cuando se trate de una ausencia prolongada, el Superior mayor, con el consentimiento de su
consejo y con justa causa, puede permitir a un miembro que viva fuera de una casa del instituto, pero no más de un
año, a no ser por motivos de enfermedad, de estudios o para ejercer el apostolado en nombre del instituto.
§ 2. Busquen los Superiores solícitamente al miembro del instituto que se ausentare ilegítimamente de la casa
religiosa con la intención de librarse de su obediencia, y ayúdenle a volver y a perseverar en su vocación.
666 Debe observarse la necesaria discreción en el uso de los medios de comunicación social, y se evitará lo que pueda
ser nocivo para la propia vocación o peligroso para la castidad de una persona consagrada.
667 § 1. En todas las casas se observará la clausura, adaptada al carácter y misión del instituto, según determine el
derecho propio, debiendo quedar siempre reservada exclusivamente a los miembros una parte de la casa religiosa.
§ 2. Ha de observarse una disciplina más estricta de la clausura en los monasterios de vida contemplativa.
§ 3. Los monasterios de monjas de vida íntegramente contemplativa deben observar la clausura papal, es decir,
según las normas dadas por la Sede Apostólica. Los demás monasterios de monjas vivirán la clausura adaptada a su
carácter propio y determinada en las constituciones.
§ 4. El Obispo diocesano goza de la facultad de entrar con causa justa en la clausura de los monasterios de monjas
que se encuentren en su diócesis, y de permitir, con causa grave, y consentimiento de la Abadesa, que otras personas
sean admitidas en la clausura, y que las monjas salgan fuera de la misma durante el tiempo verdaderamente necesario.
DOVERI (patrimoniale, pastorale, comunitario ecc..): spirituali, pastorale,
comunitario, ecc.
Principalmente spirituali:
Avere come suprema regola di vita la sequela di Cristo, proposta dal Vangelo,
ed espressa nelle costituzioni del proprio istituto. Sequela di cristo come dono in
un carisma specifico.
La contemplazione delle realtà divine e la costante unione con Dio
nell’orazione.
Partecipare ogni giorno al Sacrificio eucaristico. “Possibilmente
quotidianamente”, dice il Legislatore. È importante che questo lo raccolga il
diritto proprio, non per una possibilità soggettiva, ma per una impossibilità
oggettiva.
Adorare lo stesso Signore presente nel Sacramento. Adorazione al Santissimo:
dovrà essere fatta nel modo e nei tempi stabiliti dal diritto proprio. Quante volte la
settimana? Tutti i giorni? Una volta alla settimana? Ogni istituto decide.
Leggere la Sacra Scrittura. Anche Lectio Divina.
L’orazione mentale: è la famosa meditazione. Tempi e modi dovranno essere
stabiliti a norma del diritto proprio. Orazione mentale che può essere:
comunitaria o personale.
Celebrare dignitosamente la liturgia delle ore, secondo le disposizioni del
diritto proprio. Saranno le Costituzioni a stabilire quali ore liturgiche si dovranno
fare in comune o quali si dovranno fare privatamente (in maniera obbligatoria o
668 § 1. Antes de la primera profesión, los miembros harán cesión de la administración de sus bienes a quien
deseen, y, si las constituciones no prescriben otra cosa, dispondrán libremente sobre su uso y usufructo. Y antes, al
menos, de la profesión perpetua, harán testamento que sea válido también según el derecho civil.
§ 2. Necesitan licencia del Superior competente, conforme a la norma del derecho propio, para modificar estas
disposiciones con causa justa, y para realizar cualquier acto en materia de bienes temporales.
§ 3. Todo lo que un religioso gane con su propio trabajo o por razón del instituto, lo adquiere para el instituto. Lo
que perciba de cualquier modo en concepto de pensión, subvención o seguro, lo adquiere para el instituto, a no ser que
establezca otra cosa el derecho propio.
§ 4. Quien, por la naturaleza del instituto, debe renunciar totalmente a sus bienes, haga esa renuncia antes de la
profesión perpetua de manera que tenga efectos a partir del día de la profesión, y sea válida también, si es posible, en
el derecho civil. Lo mismo hará el profeso de votos perpetuos que de acuerdo con el derecho propio, desee renunciar
total o parcialmente a sus bienes, con licencia del Superior general.
§ 5. El profeso que, por la naturaleza del instituto, haya renunciado a todos sus bienes, pierde la capacidad de
adquirir y poseer, por lo que son nulos sus actos contrarios al voto de pobreza. Lo que adquiera después de la
renuncia, pertenecerá al instituto conforme a la norma del derecho propio.
669 § 1. Los religiosos deben llevar el hábito de su instituto, hecho de acuerdo con la norma del derecho propio,
como signo de su consagración y testimonio de pobreza.
§ 2. Los religiosos clérigos de un instituto que no tengan hábito propio, usarán el traje clerical, conforme a la norma
del c. 284.
670 El instituto debe proporcionar a sus miembros todos los medios necesarios, según las constituciones, para
alcanzar el fin de su vocación.
671 Un religioso no debe aceptar sin licencia del Superior legítimo cargos u oficios fuera de su propio instituto.
672 Obligan a los religiosos las prescripciones de los cc. 277, 285, 286, 287 y 289, y a los que son clérigos, también las
del c. 279 § 2; en los institutos laicales de derecho pontificio, la licencia de que se trata en el c. 285 § 4, puede ser
concedida por el propio Superior mayor.
in maniera opzionale). Chiaro che, per gli istituti religiosi clericali, valgono gli
obblighi che valgono per tutti i sacerdoti.
Altri esercizi di pietà. Atti ascetici, di mortificazione. Tre giorni di digiuno alla
settimana. La via crucis ogni settimana. La coroncina della Divina Misericordia.
Lascia un importante spazio alla tradizione, non quella inserita dal abbiate,
ma in esercizio di pietà che aiuta allo spirito dell’istituto.
Per i chierici: obbligo di cui al can. 276 §2, n.3
La pratica del Santo Rosario. Culto mariano. Questo rimane a secondo sia il
proprio istituto.
Osservino fedelmente i tempi annuali di sacro ritiro comunitario e ritiro
mensili. Questo pare aiutare alla configurazione di cristo
Perseveranti nella conversione dell’animo a Dio
L’esame quotidiano di coscienza. Quello di compieta. Oppure quello che si fa,
secondo le tradizioni, due o tre volte al giorno.
Avvicinarsicon frequenza al Sacramento della Penitenza. Il diritto proprio stabilirà
la frequenza
o Il sacramento della penitenza e l’esame di coscienza sono due realtà insieme.
o Se deve accennare la libertà del legislatore nella ricerca del confessore
(sempre e quando sia ragionevole la scelta)
La persona che chiede il permesso di assenza deve rispettare comunque una serie
di impegni:
1) Partecipare ai ritiri comunitari della Casa a cui è iscritto
2) Deve partecipare ai ritiri comunitari annuali all’interno dell’istituto
3) Deve partecipare all’incontro formativi e alle riunioni più importanti e
alle feste dell’istituto.
La finalità è: mantenere il fedele unito all’istituto, di modo che il permesso di
assenza non si tramuti, di fatto, in una uscita dall’istituto.
Il legislatore stabilisce la clausura,
secondo la costituzione. Ci sono doversi tipi (come la papale che oggi è più
stretta).
Clausura è uno spazio proprio per i membri della comunità dove si crea un
rapporto stretto tra i membri della comunità. È uno spazio riservato. Il senso
della clausura è uno spazio di intimità in cui non possono interare persone
esterne che possano disturbare la comunità.
Le costituzioni stabiliscono quelle sono le spazi di clausura.
Comporta come distribuire i spazi dentro della comunità. Deve usare un vestito
(non abito) dignitoso.
§3) Tutto ciò che un religioso acquista con la propria industria o a motivo
dell'istituto, rimane acquisito per l'istituto stesso. Ciò che riceve come pensione,
sussidio, assicurazione, a qualunque titolo, rimane acquisito dall'istituto, a meno che
il diritto proprio non disponga diversamente.
I beni acquisiti mediante il proprio lavoro o la propria attività (predicazione,
applicazione di Messe, insegnamento, pubblicazioni) o a motivo dell’istituto, ossia
dal religioso in quanto tale, spettano all’istituto stesso!!
E anche ciò che riceve come pensione, sussidio, assicurazione…tutto all’istituto!
Tutti gli altri beni, come lasciti, donazioni, eredità…non spettano all’Istituto, ma al
religioso stesso (ma solo quel religioso che a norma dei §4-5 non abbia fatto la
rinuncia radicale ai suoi beni e perciò non abbia perso la capacità di acquistare e di
possedere).
§4) Un religioso può fare la rinuncia radicale ai propri beni e il diritto proprio può
stabilire delle norme per la concessione della licenza della rinuncia. Ma deve
essere possibilmente una rinuncia civilmente valida.
Ma attenzione: la legge civile, in certi paesi, non permetta la rinuncia volontaria
a tutti i beni. Spesso è concessa solo una rinuncia parziale ai propri beni.
Sulla rinuncia si deve essere molto attenti, sia nel consigliarla, sia nel chiederla,
perché la persona diventa, a tutti gli effetti, una persona indigente, un
nullatenente.
Il diritto proprio può stabilire più di tre anni, ma la esperienza può essere
interrotta, sia per volontà del individuo o dell’istituto che lo accoglie.
Non può portare l’abito proprio dell’istituto in cui è in prova, perché non è
ancora membro di quell’istituto. Sarà il diritto proprio a stabilire come si deve
vestire.
Compiuto il tempo della prova, o anche durante il periodo di prova, la
persona è libera di tornare al proprio istituto di provenienza. Oppure l’istituto
nuovo può rifiutare la incorporazione e quindi rimandarlo a casa: in questo
caso la persona deve tornare al suo istituto o deve liberamente chiedere la
uscita dal suo istituto (con dispensa dai voti), altrimenti si considera assente
ingiustificato.
Se alla fine della prova la persona è convinta che la chiamata sia appartenere
a questo nuovo istituto e se l’istituto è convinto della bontà della persona, deve
essere ammesso alla professione perpetua (non la temporanea).
L’esclaustrazione, sia imposta che libera, può essere sollecitata dalla Santa Sede
(nel caso in cui si tratti di un istituto di diritto pontificio) e dal Vescovo diocesano
(nel caso si tratti di un istituto di diritto diocesano).
c’è la possibilità di chiedere una proroga, ma questa proroga deve essere sempre
chiesta alla Sede Apostolica. L’individuo dovrà fare una domanda scritta e
motivata al Santo Padre, poi il Superiore generale dovrà, con il parere del
Consiglio, inoltrare la domanda del religioso al Santo Padre, accompagnandola
con il voto del e con il voto del suo Consiglio.
Se la Santa Sede è di parere favorevole, la Santa Sede può concedere la proroga,
ma sempre per un periodo determinato.
La Santa Sede non concede mai (prassi attuale della Santa Sede) ai singoli
Superiori Generali la facoltà di discernere sulla motivazione per fare la
proroga di un indulto di esclaustrazione.
esclaustrazione imposta:
soltanto la Santa Sede (o il Vescovo diocesano) ha la potestà di imporre la
esclaustrazione a un membro di un IVC o di SVA.
La può imporre, normalmente, su richiesta del Moderatore Supremo. Si devono
osservare delle procedure:
Il Superiore deve fare una relazione dettagliata sulla persona, sui motivi che
la portano a chiedere la esclaustrazione imposta (deve avere il consenso del suo
Consiglio)
Un religioso può chiedere liberamente di lasciare l’IR, cioè di tornare “al secolo”.
Ci sono due tipi:
negli istituti di diritto diocesano, la facoltà è anche del VD, in cui è situata la casa
di assegnazione.
votum
insieme alla lettera, si deve aggiungere anche il votum del superiore generale che
deve dare un parere sulla persona che chiede la dispensa (deve fare una sintesi del
percorso vocazionale e formativo della persona).
Poi anche si deve allegare, distinto, il votum del Consiglio: anche questo va
allegato.
Inoltre si deve anche allegare il curriculum vitae della persona.
Poi la Santa Sede farà le sue valutazioni.
A volte la Santa Sede non concede la dispensa: ad esempio se le motivazioni
sono insufficienti, oppure l’età non è adeguata oppure se la richiesta è
semplicemente frutto di una malattia
Si dovranno sempre verificare bene tutte le circostanze che sono collegate al caso e
alla persona.
L’indulto di lasciare l’Istituto, comporta, per il diritto stesso, la dispensa dai voti:
da quel momento cessano anche tutti i diritti e gli obblighi da parte
dell’individuo.
Ma il legislatore chiede di agire con equità e carità: Che se anche la persona non ha
diritto a nulla, l’istituto dovrà comunque dare un aiuto economico per almeno i
primi mesi.
Se un istituto ha l’obbligo di versare soldi per il pensionamento per prestazioni
lavorative svolte, l’istituto li deve elargire anche se il membro esce: il membro che
esce ha il diritto al pensionamento secondo le leggi civili.
Gli obblighi civili vanno adempiuti sempre molto bene dagli istituti, altrimenti poi
possono nascere dei grossi problemi in sede civile.
Mai una dispensa dai voti può essere richiesta dal Superiore!! Se non la chiede
liberamente l’individuo, non può essere concessa nessuna dispensa. Anche se un
religioso vuole incardinarsi nel clero diocesano, deve chiedere la dispensa dai voti.
Riammissione nell’istituto
Può succedere che una persona che aveva chiesto la dispensa dai voti, chieda di
essere riammessa nell’istituto. Può succedere in varie ipotesi:
a) Se la persona era uscita legittimamente al termine del noviziato
b) Se la persona era uscita legittimamente al termine della professione
temporanea
c) Sia dopo la professione perpetua cessata con un legittimo indulto
Solo quelli che avevano validamente lasciato l’istituto (quindi non quelli che
erano stati dimessi dall’istituto!): ma si tratta sempre di una grazia, di una
possibilità: non è mai un diritto quello di chiedere di essere riammessi
nell’istituto!!
22
694 § 1. Se ha de considerar expulsado ipso facto de un instituto el miembro que:
1 haya abandonado notoriamente la fe católica;
2 haya contraído matrimonio o lo atente, aunque sea sólo de manera civil.
§ 2. En estos casos, una vez recogidas las pruebas, el Superior mayor con su consejo debe emitir sin ninguna demora
una declaración del hecho, para que la expulsión conste jurídicamente.
695 § 1. Debe ser expulsado el miembro que cometa uno de los delitos de los que se trata en los cc. 1397, 1398 y
1395, a no ser que en los delitos de que trata el c. 1395 § 2, el Superior juzgue que la dimisión no es absolutamente
necesaria y que la enmienda de su súbdito, la restitución de la justicia y la reparación del escándalo puede satisfacerse
de otro modo.
§ 2. En esos casos, el Superior mayor, después de recoger las pruebas sobre los hechos y su imputabilidad,
presentará al miembro la acusación y las pruebas, dándole la posibilidad de defenderse. Se enviarán al Superior
general todas las actas firmadas por el Superior mayor y por el notario, así como también las respuestas escritas del
miembro y firmadas por él mismo.
696 § 1. Un miembro también puede ser expulsado por otras causas, siempre que sean graves, externas,
imputables y jurídicamente comprobadas, como son: el descuido habitual de las obligaciones de la vida consagrada; las
reiteradas violaciones de los vínculos sagrados; la desobediencia pertinaz a los mandatos legítimos de los Superiores en
materia grave; el escándalo grave causado por su conducta culpable; la defensa o difusión pertinaz de doctrinas
condenadas por el magisterio de la Iglesia; la adhesión pública a ideologías contaminadas de materialismo o ateísmo; la
ausencia ilegítima de la que se trata en el c. 665 § 2, por más de un semestre; y otras causas de gravedad semejante,
que puede determinar el derecho propio del instituto.
§ 2. Para la expulsión de un miembro de votos temporales bastan también otras causas de menor gravedad
determinadas en el derecho propio.
697 En los casos de los que se trata en el c. 696, si el Superior mayor, oído su consejo, considera que debe iniciarse el
proceso de expulsión:
1 reunirá o completará las pruebas;
2 amonestará al miembro por escrito o ante dos testigos, con explícita advertencia de que se procederá a su
expulsión si no se corrige, indicándole claramente la causa y dándole libertad plena para que se defienda; si la
amonestación quedase sin efecto, transcurridos por lo menos quince días, le hará una segunda amonestación;
3 si también esta amonestación resultase inútil y el Superior mayor con su consejo estima que consta suficientemente
la incorregibilidad y la insuficiencia de la defensa del miembro, pasados sin efecto quince días desde la última
amonestación, enviará al Superior general todas las actas firmadas por sí mismo y por el notario, a la vez que las
respuestas del miembro igualmente firmadas por éste.
698 En todos los casos de los que se trata en los cc. 695 y 696, queda siempre firme el derecho del miembro a dirigirse
al Superior general y a presentar a éste directamente su defensa.
699 § 1. El Superior general, con su consejo, que para la validez del acto constará por lo menos de cuatro miembros,
debe proceder colegialmente para sopesar con diligencia las pruebas, razones y defensas; y, si se decide así por
votación secreta, dará el decreto de expulsión, que, para su validez, ha de contener los motivos de derecho y de hecho,
al menos de manera sumaria.
§ 2. En los monasterios autónomos de los que trata el c. 615, corresponde decidir sobre la expulsión al Obispo
diocesano, a quien el Superior debe presentar las actas aprobadas por su consejo.
700 El decreto de expulsión no tiene vigor hasta que sea confirmado por la Santa Sede, a la que se debe enviar dicho
decreto junto con las actas; si se trata de instituto de derecho diocesano, la confirmación corresponde al Obispo de la
diócesis donde se halla la casa a la que está adscrito el religioso. Sin embargo, para que sea válido el decreto, debe
indicar el derecho de que goza el expulsado de recurrir, dentro de los diez días siguientes de haber recibido la
casi:
a) chi attenta o contrae matrimonio. (lo contrare il professo non chierico
di voti temporanei)
b) chi abbandona notoriamente la fede cattolica con i delitti di apostasia,
eresia, scisma.
Procedimento:
1.- le prove.
2.- il superiore maggiore con il suo consiglio deve iniziare il processo
3.- fare una ammonizione canonica deve anche se deve dire cosa si comanda di
fare e dire che si non si fa il comando se deve dire che si iniziare il processo di
dimissione acanto al dire che ha il diritto di difesa, se è stabilisce un tempo per
agire di forma positiva.
4.- si la situazione è ancora, se deve fare una seconda ammonizzazione con il
stesso motivo. Deve essere sempre la stessa motivazione e lo stesso comando.
Chi prima precede non è il superiore supremo, è il superiore maggiore della
persona.
5.- Se Devono stabilire di solito 15 giorno per adempire dal momento della
notifica.
Se devono compiere per forza almeno 16 giorni.
Nel decreto dell’ammonizione si deve sempre dire per iscritto che esiste il
diritto alla difesa! Il tempo a quo decorre dal momento in cui la persona riceve
il decreto. Per questo è sempre molto importante avere la prova della data
della ricezione! Ecco perché si mandano le raccomandate con avviso di
ricevuta.
quando non si riesce a trovare da nessuna parte la persona Ci sono altri modi di
agire: si può inviare alla Curia diocesana, chiedendo che si convochi la
persona per ricevere la lettera dinanzi a due testimoni. E poi bisogna fare il
verbale. Oppure altra modalità: tre membri dell’istituto si recano presso la
persona e gliela consegnano a mano. E poi fanno un verbale della avvenuta
consegna. Attenzione: non devono leggere dinanzi alla persona la lettera!
Non è mai compito di chi consegna la lettera leggerla o addirittura
commentarla!! Sempre evitare commenti a quello che c’è scritto nella lettera!!
Nel caso in cui non si sappia dove sia finita una persona, allora si fa un
EDITTO, cioè si pubblica un avviso sulle bacheche di tutte le ultime case
religiose dove il religioso è vissuto. EDITTO: il Superiore delle comunità
religiose in cui è vissuto ultimamente il soggetto, è obbligato a esporre la
lettera nella bacheca per più di 15 giorni, ravvisando altresì i membri della
comunità che se qualcuno sapesse dove si trova il tizio è obbligato a dirlo.
Passati i 15 giorni, il Superiore della comunità deve redigere un verbale,
che poi sarà presentato alla Santa Sede con tutte le altre carte.
C. 703 §2, dice che il superiore maggiore vedrà se deve procedere al processo di
dimissione dello statuto, non ostante, espulsore della casa lo può fare il superiore
della casa locale con il consenso del suo consiglio. In una. Dimissione la istruzione
lo fa il superiore maggiore e il decreto il generale.
Vescovi religiosi, sono membri dell’istituto pero non sonno tenuti alla obbedienza
dell’istituto ne alla legge.
Invece IS
è un istituto di vita o sacrata che vivono nel mondo, tendono alla perfezione
della carità, si impegnano nella santificazione del mondo operando all’interno
di esse.
Vivono una vita fraterna, ma non in comune, ogni uno dei membri vive a casa
sua.
Non è la vita in comune proprio di loro. Vestendo secondo il mondo, sono il
lievito nel mondo.
Loro fanno vicoli Sacris secondo lo stabilito nelle costituzioni, tramite quelli
assumono i consigli evangelici. Quindi, emettono sacri vincoli. Possono essere:
Clericale: può avere la incardinazione; il fatto è che la consacrazione secolare
non cambia il loro status.
Se non hanno l’incardinazione saranno incardinato nella diocesi, e tra la
diocesi e lo istituto ci sarà un accordo per mantenere libero alla persona al
servizio dello istituto dentro della diocesi.
Se invece c’è la incardinazione vuole dire che si devono diversamente al
istituto e può disporre di loro per inviargli lì dove ne ha bisogno l’istituto.
La SVA
non parla nulla di questo ma è chiaro che sono membri senza voti religiosi.
Questo significa che non fanno voto pubblico. (Si fanno pubblico sarebbero
religiosi).
Vivono in comune per la realizzazione di un apostolato.
Assumono i consigli evangelici secondo lo stabilito nelle costituzioni, cioè
hanno qualche vincolo.
È meno esigenti. Loro potrebbero non assumere i consigli evangelici.
Hanno solo un vicolo stabilito nelle costituzioni. Si possono anche essere delle
società che non emettono un sacro vincolo. Nel codice precedente si chiamavano
società di vita in comune con il motivo di sottolineare la specificità che è fare
l’apostolato.
Quello che identifica loro è mettersi insieme per fare un apostolato. Il vincolo è
flessibile, la poveretta e obbedienza è graduale; invece la castità non è graduale.
Possono essere:
o Clericali.- possono avere anche la capacita di incardinare.
o Laicale
TÍTULO III
DE LOS INSTITUTOS SECULARES (Cann. 710-730)
710 Un instituto secular es un instituto de vida consagrada en el cual los fieles,
viviendo en el mundo, aspiran a la perfección de la caridad, y se dedican a procurar la
santificación del mundo sobre todo desde dentro de él.
712 Sin perjuicio de las prescripciones de los cc. 598-601, las constituciones han de
establecer los vínculos sagrados con los que se abrazan los consejos evangélicos en el
instituto, y determinarán las obligaciones que nacen de esos vínculos, conservando sin
embargo en el modo de vivir la secularidad propia del instituto.
714 Los miembros han de vivir en las circunstancias ordinarias del mundo, ya solos,
ya con su propia familia, ya en grupos de vida fraterna, de acuerdo con las
constituciones.
716 § 1. Todos los miembros han de participar activamente en la vida del instituto,
según el derecho propio.
§ 2. Los miembros de un mismo instituto han de vivir en comunión entre sí,
tutelando con solicitud la unidad de espíritu y la fraternidad genuina.
718 La administración de los bienes del instituto, que debe manifestar y fomentar la
pobreza evangélica, se rige por las normas del Libro V, De los bienes temporales de la
Iglesia, así como también por el derecho propio del instituto. De igual modo, el
derecho propio ha de determinar las obligaciones, sobre todo económicas, del instituto
respecto a aquellos miembros que trabajan para el mismo.
720 El derecho a admitir en el instituto, por lo que se refiere tanto a la prueba como a
los vínculos sagrados, sean temporales, sean perpetuos o definitivos, corresponde a los
Directores mayores con su consejo, de acuerdo con las constituciones.
722 § 1. La prueba inicial debe tender a que los candidatos conozcan mejor su
vocación divina y la propia del instituto, y se ejerciten en el espíritu y modo de vida de
éste.
§ 2. Los candidatos deben ser convenientemente formados para vivir según los
consejos evangélicos y convertir su vida entera en apostolado, empleando aquellas
formas de evangelización que mejor respondan al fin, espíritu e índole del instituto.
§ 3. Determínese en las constituciones el modo y tiempo de esta prueba anterior a la
adquisición por primera vez de los vínculos sagrados en el instituto; la duración no
puede ser inferior a un bienio.
724 § 1. Después de haber adquirido por primera vez los vínculos sagrados, la
formación ha de continuar permanentemente, según las constituciones.
§ 2. Los miembros han de formarse a la vez en las cosas divinas y en las humanas; y
los Directores del instituto han de cuidar con diligencia de la continua formación
espiritual.
725 Mediante algún vínculo determinado en las constituciones, el instituto puede
asociar a otros fieles que aspiren a la perfección evangélica según el espíritu del
instituto, y participen en su misión.
728 Una vez concedido legítimamente el indulto para abandonar el instituto, cesan
todos los vínculos, y asimismo los derechos y obligaciones provenientes de la
incorporación.
737 Por parte de los miembros, la incorporación lleva consigo las obligaciones y
derechos determinados por las constituciones; y, por parte de la sociedad, la solicitud
de guiar a sus miembros hacia el fin de su vocación propia, de acuerdo con las
constituciones.
743 Sin perjuicio de lo que prescribe el c. 693, el indulto para abandonar la sociedad,
con la cesación de los derechos y obligaciones provenientes de la incorporación, puede
ser concedido a un miembro incorporado definitivamente por el Moderador supremo
con el consentimiento de su consejo, a no ser que según las constituciones se reserve a
la Santa Sede.