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La classe dell’interruttore differenziale

Gli interruttori differenziali si classificano in tipo AC, tipo A e tipo B in base alla forma d'onda della
corrente differenziale a cui sono sensibili.

Gli interruttori differenziali di tipo AC sono interruttori differenziali il cui intervento è garantito solo per
correnti differenziali di forma sinusoidale, cioé la medesima forma d'onda della tensione di rete.

Gli interruttori differenziali di tipo A sono interruttori differenziali il cui intervento è garantito come per il
tipo AC e inoltre
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali con o senza controllo dell’angolo di fase,
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali sovrapposte ad una corrente continua senza ondulazioni di
0,006 A
indipendenti dalla polarità, applicate improvvisamente o lentamente crescenti.

Infine vi sono gli interruttori differenziali di tipo B il cui intervento è assicurato


come per il tipo A e inoltre
per correnti differenziali sinusoidali differenziali fino a 1000 Hz,
per correnti differenziali continue senza ondulazioni di 0,4 volte la corrente differenziale nominale (Idn) o
10 mA scegliendo il valore più elevato sovrapposto ad una corrente alternata,
per correnti differenziali continue senza ondulazioni di 0,4 volte la corrente differenziale nominale (Idn) o
10 mA scegliendo il valore più elevato sovrapposto ad una corrente differenziale pulsante unidirezionale,
per correnti differenziali pulsanti unidirezionali raddrizzate risultanti da due o più fasi,
per correnti differenziali continue senza ondulazione
indipendenti dalla polarità, applicate improvvisamente o lentamente crescenti.

La prima domanda che ci si pone è il motivo per cui, su una rete alimentata con tensione sinusoidale, si
potrebbero manifestare correnti verso terra di forma diversa.

La risposta va cercata nella presenza, ormai diffusissima anche negli apparecchi domestici, di circuiti
elettronici direttamente connessi alla tensione di rete. di tipo non lineare, in grado di generare tensioni e
correnti di tipo non sinusoidale, cioé con componenti continue e/o con presenza di armoniche. L'esempio
più semplice è quello di un diodo, che genera una mezza onda sinusoidale.

Il tipo AC è fra i tre il più semplice ed è adatto in presenza di carichi lineari, quali lampadine senza
alimentatori o regolatori elettronici.
All'estremo opposto vi è il tipo B, detto anche interruttore differenziale "universale", in grado di rilevare
"qualunque" forma d'onda che può in pratica accadere (la vecchia definizione, del tipo B come
differenziale per correnti continue è limitativa e obsoleta).

In linea di massima si può affermare che in presenza di circuiti elettronici di potenza, sia necessario il tipo
A sugli impianti monofase, e il tipo B su quelli trifase. In realtà la questione è più variegata e andrebbe
analizzata caso per caso. Esistono applicazioni monofase dei tipo B, e viceversa in molti casi anche il tipo
A è adeguato al trifase.
Vi sono poi aspetti di tipo impiantistico. Per esempio, in un sistema TN ove la protezione dai guasti a
massa potrebbe essere garantita da un interruttore magnetotermico (che è "poco" influenzato dalla forma
d'onda della corrente) il problema potrebbe essere secondario, mentre in un sistema TT la scelta corretta
del tipo di differenziale è più importante.

I rischi, utilizzando un differenziale di classe inferiore a quella necessaria, in teoria sono due. Il primo è il
mancato intervento in caso di guasto, guasto che non verrebbe interrotto. L'altro, più subdolo, è che la
presenza di una dispersione, anche piccola, di forma non sinusoidale (ad esempio continua), possa
"acciecare" un interruttore differenziale che non sarebbe in grado di intervenire correttamente in caso di
sovrapposizione di un guasto anche se di forma sinusoidale.

Per fortuna, ciò è abbastanza raro. Perchè è infrequente che un guasto reale accada proprio su quelle
parti che darebbero origine a forme d'onda marcatamente non sinusoidali. E poi perchè per il differenziale
di tipo AC è "garantito" il funzionamento solo per correnti di disperisone sinusoidale, ma di fatto non è
escluso che comunque abbia una certa sensibilità anche con altre forme d'onda. Infine perchè spesso,
soprattutto in ambito domestico, di fatto esistono altri tipi di protezione (come il doppio isolamento su
certe parti, la bassissima tensione, etc).

E' chiaro che la scelta fra tipo AC, tipo A o tipo B è il solito compromesso fra sicurezza e costi.
Mentre è chiaro l'apparato normativo di prodotto, non è del tutto chiaro quello impiantistico che è poi ciò
che interessa l'elettricista. Cosa dicono le norme circa l'installazione di un tipo o dell'altro? Molto poco.
Solo in un numero limitato di casi è prescritto, senza alcun dubbio, il differenziale di tipo A o di tipo B.
In tutti gli altri casi, la norma CEI, come la IEC, è molto laconica: l'argomento è ancora allo studio (CEI
64-8, 531.2.14). La stessa norma tuttavia, in commento, segnala il rischio, e "raccomanda"
all'impiantista di prendere adeguati provvedimenti, come il differenziale di tipo A o di tipo B.
Raccomandazione che richiederebbe al povero impiantista di farsi carico di esaminare i circuiti elettronici
dei vari apparecchi che potranno essere alimentati (e con le prese che si fa?).
Nel caso di applicazioni non domestiche, tuttavia, per la progettazione di apparecchiature elettroniche di
potenza, va seguita la norma CEI EN 50178 che spiega più in dettaglio quando è irrinunciabile il
differenziale di tipo A o di tipo B.

In vari paesi Europei si è deciso diversamente. Spesso il differenziale di tipo AC è "proibito" da anni,
oppure è ammesso ma non per tutti i circuiti domestici.

Il mio consiglio, del tutto personale, è utilizzare solo differenziali di tipo A (o di tipo . Si evitano, una
volta per tutte, i dubbi sulla corretto abbinamento fra interruttore e apparecchio alimentato e si dovrebbe
essere così già abbastanza allineati a possibili evoluzioni normative. Lo stesso consiglio, ovviamente, non
si può dare per il tipo B, nemmeno per il trifase, per via del costo esorbitante di tale differenziale che ne
impedisce un'ampia diffusione. In questi casi, conviene fare riferimento alle indicazioni riportate nella
50178.

Un altro aspetto su cui val la pena soffermarsi è l'immunità agli scatti intempestivi dei vari tipi di
interruttore differenziale. Una affermazione molto diffusa è che gli interruttori differenziali di tipo A siano
più immuni dei tipo AC agli scatti intempestivi, e i tipo A sono perciò consigliati per evitare questo
problema. Ebbene, questo è un falso mito da sfatare.

Sicuramente molti interruttori differenziali di tipo A possono aver avuto questa proprietà, per una scelta
fatta dal costruttore per aumentare le prestazioni del tipo A rispetto ad un tipo AC, in considerazione dei
carichi più "difficili" che potrebbe alimentare. Tuttavia questa non è affatto una proprietà generale,
soprattutto non ve n'è alcuna traccia nelle norme di prodotto. Val la pena far presente che spesso (ma
non sempre) i costruttori, per motivi di economia di gestione, costruiscono solo differenziali di tipo A, che
poi vengono venduti anche declassati marchiati come tipo AC. Sarebbe assurdo sostituire un interruttore
differenziale con un altro identico tranne che nella stampigliatura.

A chi dice di aver risolto così il problema, faccio presente che non tutti gli interruttori sono identici.
Spesso, cambiare un interruttore con un altro può essere di giovamento. Soprattutto se il primo era
vecchio, e forse un po' difettoso, e il secondo nuovo di zecca. Personalmente conosco dei casi ove, al
contrario, è stato risolto il problema degli scatti intempestivi sostituendo un tipo A con un tipo AC ! Non
escludo nemmeno un po' di.... effetto placebo!

Per questo tipo di problema, ormai tutti i maggiori costruttori hanno un catalogo interruttori a "immunità
rinforzata", o "altamente resistenti ai disturbi" che dir si voglia (di solito di tipo A). Non vanno confusi con
i "ritardati" o "selettivi" (tipo S) i quali, pur avendo elevata immunità contro gli scatti intepestivi, hanno
caratteristiche di funzionamento diverso che impedisce che possano sostituire sempre un interruttore
differenziale generico.

Purtroppo non esiste ancora una classificazione normativa per individuare questi interruttori "immuni". Si
possono individuare tramite le denominazioni commerciali dei vari costruttori di cui si è parlato varie
volte. L'esperienza insegna che tali interruttori risolvono nella quasi totalità dei casi il problema degli
scatti intempestivi dell'interruttore differenziale.

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