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9 agosto 1918: D’Annunzio vola su Vienna

Cade oggi il 99esimo anniversario dello storico volo intrapreso da Gabriele D’Annunzio su Vienna. Era
l’ultimo anno della Grande Guerra e, dopo la disastrosa disfatta di Caporetto, le sorti volgevano al meglio
per l’Italia e l’Intesa, che grazie all’aiuto degli USA, avanzavano su tutta la linea; il 4 novembre successivo
l’Italia avrebbe firmato l’armistizio dopo la battaglia di Vittorio Veneto con gli austriaci, senza però che
venissero riconosciute tutte le promesse fatte all’Italia nel successivo congresso di pace di Versailles.

Il volo era stato pianificato già da diverso tempo, ma problemi tecnici, in particolare di autonomia, ne
ritardavano la messa in pratica. Anche il comando italiano era restio ad appoggiare l’operazione, finché non
fornì un Caproni Ca3 per testare il volo da mille km che voleva tentare D’annunzio. Il 4 settembre del 1917 il
test ebbe successo, i tenenti Pagliano e Gori volarono per mille km e dieci ore, ma a ridosso della partenza
l’autorizzazione venne negata.

Furono apportate modifiche ai velivoli predisposti all’operazione, i biplani Ansaldo SVA 10 (nati come
caccia, erano molto veloci per l’epoca, raggiungendo i 220 km/h, ma a causa della scarsa maneggevolezza
furono convertiti in bombardieri e ricognitori), permettendo di caricare più carburante. Purtroppo il
velivolo di D’Annunzio, che era stato appositamente modificato in biposto per alloggiare il poeta, fu
distrutto in un incidente pochi giorni prima dell’impresa e per questo motivo ne fu modificato un altro a
tempo di record, pilotato dal Cap. Natale Palli, che venne ribattezzato “la seggiola incendiaria”.

Fu tentato un primo volo il 2 agosto, ma la nebbia costrinse i 13 SVA decollati, appartenenti all’ 87esima
squadriglia San Marco detta La Serenissima, a rientrare. Il 9 agosto fu la giornata buona: decollarono alle
5:50 da San Pelagio (nei pressi di Padova) 11 SVA, dopo l’arringa di D’Annunzio che li spronava ad andare
avanti qualunque difficoltà avessero incontrato.

Tre velivoli subirono avarie durante il volo ma riuscirono a rientrare, mentre un quarto, pilotato dal ten.
Giuseppe Sarti, fu costretto ad atterrare per problemi al motore e venne incendiato dal tenente stesso, per
evitare che fosse catturato dagli austriaci; Sarti fu comunque, poco dopo, preso prigioniero dal nemico.

Rimasero solo 7 velivoli (il comando aveva dato ordine di annullare la missione qualora ne fossero rimasti
meno di cinque), che tuttavia riuscirono a raggiungere Vienna attorno alle 9:20, procedendo in formazione
a cuneo attraversando la valla Drava, i monti della Carinzia e le città di Reichenfels, Kapfenberg e Nenberg,
senza incontrare alcuna resistenza da parte austriaca (due caccia austriaci che li avvistarono rientrarono per
avvisare il comando, ma non tentarono di intercettarli).

Il cielo eccezionalmente limpido permise alla squadriglia di scendere fino a 800 metri. Furono lanciati dagli
SVA complessivamente 400.000 volantini (ogni aereo aveva 20 kg di volantini). 50.000 volantini erano stati
scritti da D’Annunzio in persona e riportavano un inno di vittoria e lode dell’Italia, estremamente poetico e
intraducibile in tedesco; gli altri 350.000, scritti sia in italiano che in tedesco, erano stati composti da Ugo
Ojetti e recitavano:

VIENNESI!

Imparate a conoscere gli italiani.


Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i
tre colori della libertà.
Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele
governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni.
VIENNESI!
Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto
il mondo s'è volto contro di voi.
Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi
dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola.
POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!
VIVA LA LIBERTÀ!
VIVA L'ITALIA!
VIVA L'INTESA!

Facendo una rotta diversa al ritorno, per evitare di essere attaccati dagli austriaci, e passando per Graz,
Lubiana e Trieste, gli SVA rientrarono alla base indenni. L’operazione si dimostrò così un enorme successo
propagandistico.

Lo SVA su cui ha volato D’Annunzio è sopravvissuto fino ai giorni nostri ed è tuttora conservato al museo
del Vittoriale, sul lago di Garda.

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