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Nicol Barbaro

Giornale dell'assedio di Costantinopoli 1453 1453 (ripubblicato nel 1856)


Edizione originale: Giornale dell'assedio di Costantinopoli 1453, Di Nicol Barbaro P.V. corredato di note e documenti di Enrico Cornet. Vienna, Libreria Tendler & Comp., 1856.

rovandomi a esser personalmente [presente] in questa sfortunata citt di Costantinopoli, Ho deciso a metter per iscritto tutte le cose che seguono, circa la guerra che fece Maometto bej 1, fio [figlio] che fu di Murad Turco, per il qual combattere prese la detta citt; e a ci se possa ben intendere particolarmente a che modo la fu presa, dir prima dove prozesse [procedette] la guerra del Turco ai Greci, e poi ordinatamente intenderete tutte le battaglie fatte a giorno a giorno, dal principio fino al finimento dell'aspra e drammatica conquista. Mille quattrocento e cinquanta due di marzo, Maometto bej Turco diede principio a fabbricare un castello bellissimo, lontano miglia sei da Costantinopoli, verso la bocca del mare maggiore2, il qual castello aveva quattordici torri, delle quali quattordici, ne sono cinque principali coperte di piombo, e massicce; e quando il detto Turco venne a fabbricare il detto castello, venne da Gallipoli3 con sei galee ben fornite e diciotto fuste, e sedici legni da carico, e venne nelle acque di Costantinopoli per edificare questo castello, e lo edific miglia sei lontano da Costantinopoli, da la banda della Grecia per me' [di fronte] al castel vecchio; e per tutto il mese d'agosto 1451 questo castello si fu compiuto, e questo castello fu fatto per prendere la citt di Costantinopoli. L'Imperatore che temea il suo nemico, che era il Turco, ogni giorno mandava regali al Turco che fabbricava il castello, e mandava ambascerie ogni giorno, e tutto questo l'Imperatore faceva per paura. E quando fu compiuto il castello che fu del mese d'agosto del 1452, ei [Maometto] rinchiuse in quel castello due ambasciatori dell'Imperatore, e gli fece tagliare la testa, e in quel modo fu dichiarata la guerra dal Turco a Greci, e in quello il Turco vene a metter campo a Costantinopoli con circa 50000 persone, e stette salvo giorni tre a campo, e l'armata da mare torn a dexarmar4 a Gallipoli, e giunse a d sei di settembre, e quelli da Terra si fecero il simile. Questo tal castello, [] fortissimo da mare e, per nessun modo se poteva espugnarlo, per esservi moltissime bombarde alla marina e per su le mura, ma da terra [] forte, ma non tanto come da mare. Il primo colpo che spar5 la bombarda grossa di questo castello affond la nave di Antonio Rizo che veniva dal mare maggiore, che non volse calar, carica di orzi per soccorso di Costantinopoli; questo fu il ventisei novembre 1452; il patron di quella fu preso in acqua, e fu mandato in Adrianopoli al signor Turco, e fu messo in prigione, e in cavo [capo] di giorni 14 il signor il fece impalar su un palo, e uno, fio [figlio] che fu di Ser Duominico di Maistri il suo scrivanelo [Scrivano della nave] lo mise in nel suo serraglio, e alcuni marinari i diede licenza che i dovesse venir a Costantinopoli; altri fece tagliar per mezzo; e avanti che il detto Antonio Rizzo fosse morto, il Bailo di Costantinopoli mand per ambasciatore al Turco Ser Fabruzi Corner per poterlo deliberar, e non pot far niente, che gi il signor l'avea fatto morir, ovvero deliberato di far morir su il palo6. 1 Ovvero Bey - signore. Nella gerarchia politico-militare degli arabi, gi nell'VIII secolo figura il titolo di beg che,
nella linea discendente da califfo (qaghan) e principe (tigin) a dignitario, occupava un rango pari a quello di capotrib. Il titolo si ritrova nell'istituzione dell'atabeg (ata=padre), cui veniva affidata, nell'impero abbaside, l'istruzione dei figli minorenni del califfo. Designa in origine i sovrani degli stati vassalli dell'impero ottomano, da quelli di frontiera che nel XIV secolo aprirono la via della conquista dei Balcani fino al bey di Tunisi. In seguito viene cos chiamato il responsabile fiscale e militare di una circoscrizione amministrativa dell'impero -beylik- e infine divenne semplice appellativo di rispetto

2 Mar Nero. Maometto II all'inizio dell'anno 1452 fece costruire la fortezza di Rumeli-Hissan (Rumeli Hisar) di fronte
alla vecchia fortezza di Anadolu Hisar sul Bosforo, costruita dal sultano Bayazet I nel XIV secolo, per offrire una base alla sua potente artiglieria, impedire i rifornimenti alla citt e rendere particolarmente rischiosa la navigazione lungo il canale dei Dardanelli

3 In Turco Gelibolu, in greco ; citt della Tracia 4 Disarmare, smontare l'allestimento; in questo ed altri casi nel testo rientrare all'approdo. 5 Si legge in margine: pose leze, che tutte le navi, che venivano da mare marzor, et intravano, dovesseno calar le vele,
et mandar il schifu dal castellan a tuor licentia de passar, altrimenti fosse butt a fondo. Ci ha pi; ogni nave era soggetta a gabella

6 Il Balio, Bailo' o Baillo, dal Latino Baiulus o Bailus,"portatore" o "reggente", era nel Medioevo un alto funzionario

Il detto Ser Fabruzi Corner, che and l per ambasciatore, torn indietro a Costantinopoli con la galea di Messer Chabriel Trivixan, e questo fu un principio di dichiarare guerra con noi di Venezia, ch gi avanti era rotta guerra con i Greci. Il detto Turco cominci a fare i preparativi questo mese di gennaio [1453], per venire qua a combatter Costantinopoli, e fece un grande esercito per terra e per mare, per combatter questa misera citt piena d'affanno. Del mese di febbraio il Turco cominci a mandar le sue bombarde a Costantinopoli accompagnate con diecimila turchi. In questo detto mese, i Greci andavano a corseggiare [fare atti di pirateria] con tre fuste, a danno dei Turchi, e questo molto danneggiava il paese del Turco, e fra i danni che li faceva, ei prendeva [prigionieri] assai turchi, che conducevano a vender a Costantinopoli [come schiavi], e per quello fra Turchi v'era disdegno per i Greci, e si giur di dare malanno ai Greci stessi. In questi giorni giunse qua in Costantinopoli messer Chabriel Trivixan vizo capitano di due galee sottili, sopra citato di una di quelle Ser Zacaria Grioni il cavaliere, e queste due galee avea mandato la signoria di Venezia per accompagnare a Venezia le tre galee da mercato [da trasporto] che veniva dalla Tana [?], etiam vene per dar soccorso a questa citt di Costantinopoli. Ora da poi passati ver quanti giorni, giunse una nave che veniva da Genova, di Genovesi, della portata di trentaseimila cantara con il Cardinale di Russia7, che manda il papa per dover far la unione, e condusse con s uomini 200 fra schioppieri [fucilieri] e balestrieri per soccorso di questa citt di Costantinopoli, e in questo mese venne da Candia8 otto navi cariche di malvasia per dar da viver pur a questa citt. E a d dieci novembre giunse qua le due galee grosse che venivano da Cafa [?], e quando le ditte galee furono per me' il castello del Turco, navigando a vela, turchi cominci a gridar: cala capitano per il tuo bene; e pur le galee veniva ben a vela, e pur turchi si diceva: cala capitano. Il capitano in quella fiada [circostanza] si cala fino a cavo de spaetta [spalletta], e cosi fece la sua conserva [salvezza], e pur i detti Turchi dicevano: cala fino a basso. Come Turchi vede, che i no voleva calar, i cominci a desserar [armare] le sue bombarde, e molti schioppi, e moltissime frecce in modo che i bastava assai uomini. Come il capitano vede a vastarse tanti uomini delibera di calar fina a basso, e cos fece la sua conserva; calado che i ave, Turchi cessa di bombardar, e in quello la concurentia menava le galee in ... Costantinopoli; e come le galee ave passato il castello, e che Turchi non i poteva pi i raggiungere con bombarda, subito il capitano iss la vela, e cosi fece la sua conserva, che era Ser Jeruolemo Morexini, fu de Ser Bernardo, e giunse con salvamento a Costantinopoli, e tutti avemmo gran consolazione dell'arrivo di queste due galee, fu il dieci d novembre. Ad due de dicembre, la galea di Trebisonda9 imbocc dentro della bocca del mare maggiore, e imboccata che fu la detta galea la sorse per me il castello dellAlgiro che del Turco, e sorta che la fu la detta galea, vene dodici fuste di Turchi10 a la galea, le qual se part da quel castello fatto da
rappresentante dell'autorit politica, una sorta di ambasciatore con pieni poteri ed autonomia. A partire dal XII secolo la Repubblica di Venezia cominci a insediare questi funzionari nelle principali colonie d'oltremare; governatori che univano alla funzione di magistrati delle comunit mercantili quelle di ambasciatori residenti presso le varie corti orientali. I baili fungevano anche da sovrintendenti alle attivit delle colonie minori e avevano autorit su tutti i cittadini veneziani presenti nella regione cui erano preposti. Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1204 tutti i baili vennero sottoposti all'autorit del Podest ivi residente, sino alla riconquista bizantina nel 1261. Dopo il 1277 a capo della ricostituita colonia nella capitale orientale venne posto un solo funzionario con il titolo di Bailo di Costantinopoli, al quale, a partire dal 1322, venne assegnata giurisdizione su tutto l'Oriente, esattamente come in precedenza al Podest; durante l'assedio di Costantinopoli ricopriva tale carica Gerolamo Minoto, morto nel corso dei massacri seguiti all'occupazione. La carica di Bailo di Costantinopoli sopravvisse sino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797

7 Era il cardinale Isidoro, arcivescovo di Kiow, inviato da Nicola V per dare effetto all'Unione della chiesa greca con
quella latina. Ad aprile il papa aveva inviato anche un contingente di 200 arceri.

8 Iraklio; in greco , Candia o Herakleion a seconda della traslitterazione, citt dell'isola di Creta 9 In turco Trabzon, Trebizond, in latino Trapezus , in greco Trapezounta, una citt della costa nordorientale della Turchia sul Mar Nero; allora capitale dell'Impero di Trebisonda dal 1204 al 1461, ultima citt bizantina indipendente conquistata dai turchi ottomani nel 1461 dopo la caduta di Costantinopoli e Mistra

10 Fusta o galeotta: tipo di galea sottile, leggera e veloce, caratterizzata da un minore pescaggio rispetto alla classica

nuovo, e vene queste fuste attorno la galea come amici, e quelli della galea ei accett come amici, et ancora ei fece un bel regalo al capitano di quelle fuste per quelli della galea: e come quel capitano ave il regalo nelle le man, subito quello lo gett in acqua come homo infuriato, perch a lui pareva meritare maggiore regalo che quello, e in quel tiro il detto capitano di quelle fuste volt, e and con quelle al suo castello fatto da nuovo, per far che il Subass di quello trattenesse la galea. In quella fiada quelli della galea come uomini saggi, vedendo il Turco sdegnato, ei se delibera di andar pianamente [lentamente] dietro le fuste di Turchi; e quando le fuste furono arrivate al castello, il so capitano si smont in terra per andar dal suo subass del castello per far trattenere la galea come sopra ho detto; e pur in quello, quelli della galea veniva remigando in ver Costantinopoli con vitoria. E quando fummo per me il suo castello cominciammo a salutarli come amici, e pur levando voga e sonando le trombette e facendo ei festa assai e al terzo saluto che noi gli facemmo, gi avevamo scoso il castello, che gi lacqua ne menava a seconda in ver Costantinopoli; le ciurme sempre vogando di bona lena per la gioia che ei avea, per aver passato quel passo di quel castello, il qual era passo forte pericoloso, e continuamente di tal fiada la galea luta era in battaglia [armata] come quella dovesse combatter, e questo se fu ad quattro dicembre, che quella giunse a Costantinopoli; patron della galea Ser Jacopo Ceco il grande. Ad tredici dicembre fu fatto la unione in la chiesa di santa Sofia con grandissima solennit di chierici, en etiam ve era il reverendo cardinale di Russia, che era mandato per il Papa, etiam ve era il serenissimo Imperatore con tuta la sua baronia, e tutto il popolo di Costantinopoli, e in quel giorno ve fu gran pianto in questa citt, e questa unione s se intende, che i sia uniti come noi franchi, e non aver pi scismi in la chiesa, et essere tuta una stessa legge e una fede, e dir messa noi in le sue chiese, e loro greci dir messa in le nostre chiese latine11. Ad tredici pur dicembre fu praticato di trattenere le galee grosse da trasporto per difesa di Costantinopoli, e questa pratica fu fatta in la chiesa di santa Sofia, e l ve era l'Imperatore, il cardinale di Russia, il vescovo di Metelin12, e tutti i baroni dell'Imperatore, e tutti i mercanti delle nazioni, e la pi parte del popolo di questa citt, e tutti gridando per una voce: se queste galee di veneziani se partir di questa terra con queste nave che al regalo se trova in porto, noi di botto siamo presi da Turchi; e in questo ragionamento l'Imperatore si and a desinar con tutti li suo baroni, e cos fece ognuno, e in questo giorno non fu fatta altra pratica, salvo molti ragionamenti. In questo giorno, cio di quattordici dicembre da pu manzar, vene in galea da Messer lo capitano il reverendo cardinale di Russia con il vescovo di Metelin, etiam ne vene Messer lo Bailo con molti baroni dell'Imperatore e tutti nostri mercanti, etiam ve era Messer Cabriel Trivixan vizo capitano di due galee sottili, e ancora ve era tutti i patroni delle galee grosse, et altre persone assai. stando tutti uomini su la galea del capitano, il cardinale se fu il primo che parla e disse: che rimanendo queste galee in questa citt di Costantinopoli, non n'averemo timore in questo inverno, che fuste di Turchi ne venga a danneggiare il porto nostro, e a combattere per altra via. E questo stesso si disse il vescovo di Metelin, e i baroni del Imperatore, si ne parla assai su questo trattenere le galee per difesa di questa citt di Costantinopoli, poi parla Messer lo Bailo dicendo: Messer lo capitano, io ve so confortar, prima per l'amor di Dio, e poi per onore della cristianit, e per onore della signoria nostra di Venezia, che voi dobbiate rimanere qua in Costantinopoli a obbedienza dell'Imperatore, e questo perch la nostra signoria di Venezia si l'avr forte a bene della presenza vostra. Detto che ave ognuno, rispose messer lo capitano: voi santissimo padre, e voi buon signor, e voi messer lo Bailo, e voi tutti che siete al regalo che me ascoltate, mo non sav vu ben che la mia signoria s me ha dado per incarico, che da poi giunta la galea di Trebisonda, in questa terra io non posso star pi di giorni dieci ? come dunque vol vu, che rimanga in questa terra ? Ma voi vederete che da pu che voi non me avete voluto dar licentia di togliere le mercanzie in galea, io
galea da guerra

11 Tra i pi alti esponenti della nobilt greca cera chi, come il megas dux Luca Notaras, si disse disposto ad accettare
la sovranit turca pur di evitare quella del Papa.

12 Leonardo da Scio, venuto a Costantinopoli con il Card. Isidoro

me ne andr questa notte a buon viaggio cus come me ved in zavorra, e chi vorr venire a Venezia, verr. Come Messer lo Bailo con i mercanti intese la opinione di Messer lo capitano, che il era al tutto disposto a partire in la dita ora, Messer lo Bailo con i mercanti and in terra, e li fece consiglio di trattenere le galee a difesa di Costantinopoli, prima per l'amor di Dio, e pu per onore della cristianit; in nel qual consiglio fu trattenute le galee, come avanti vederete la parte presa in nel detto consiglio. MCCCCLII ad quattordici dicembre di gioved: Congregato il consiglio in la chiesa di San Marco qua in Costantinopoli per il nobiluomo magnifico Messer Jeruolemo Minoto per il serenissimo ducal, degno Bailo di Costantinopoli, e questi sottoscritti fu quelli gentiluomini che se trov a esser nel consiglio: ser Felipo Contarini camerlengo ser Nicol Zustinian fu de Ser Bernardo ser Fabruzi Corner fu de Ser Zuane ser Catarin Contarini fu de Ser Zuane ser Nicol Mozenigo fu de Ser Lunardo (el primo) ser Michiel Bold fu de Ser Benedeto ser Batista Gritti fu de Ser Homobuon ser Dolfin Dolfin fu de Ser Domenego ser Tomao Mozenigo fu de Ser mare in ser Alvixe Bembo fu 4e Ser Benettin ser Zuan Venier patron de nave da Candia ser Nicol Balbi de Ser mare in ser Piero Nani de Ser Zuane ser Francesco Michiel fu de Ser.... ser Zacaria Barbaro de Ser Matio ser Antonio Bembo fu de Ser Benetin ser Zuan Loredan de Ser Polo ser Piero Contarini fu de Ser Francesco ser Piero Trivixan de Ser Zuane ser Francesco Venier de Ser Bernardo ser Antonio Pizamano de Ser Nicol Summa XXI. Propoxitio per ejus dominus bailus: Fada prius propoxitione per magnificum dominum bailum, et super multa desputata per nobiles superscriptos, tandem per eumdem dominum bailum poxita fuit pars tenoris infrascripti. Cum sit per la necessit di questa citt per la guerra hanno questi Greci con lo signor Turco, loro abbiano richiesto, e al tutto pretendendo trattenere le tre galee grosse da mercato, e le due galee sottili per difesa di questa citt, in modo non lascino andar fuori della terra, ne mercanti ne mercanzie, etiam considerando questa cosa esser importantissima: L'andr parte per autorit di questo consiglio, se elegga due consiglieri a far intenzioni super ci, appresso a esser Messer lo Bailo. - Questi di parte furono eletti consiglieri: ser Nicol Zustinian fu de Ser Bernardo ser Fabruzo Corner fu de Ser Zuane. Considerando la estrema necessit al regalo se trova questa citt di ogni soccorso per aspettare a breve esser espugnata da mare e da terra dal Signor Turco con quanto sforzo lui potr; etiam la richiesta del serenissimo Imperatore e del Reverendissimo magnifico monsignor Messer lo cardinale; e lo gran sollievo seguir a essa citt; etiam l'onor di Dio e della nostra illustrissima

signoria di Venezia, e di tutta la cristianit: L'andr parte a parer della magnificenza di Messer lo Bailo, e di Messer Nicol Zustinian, e di Messer Fabruzi Corner consiglieri eletti supra questo, se debba trattenere le tre galee grosse da mercato, e le due galee sottili, per difesa di questa citt e di mercanzie se trova al regalo in Costantinopoli, per fina senza altro comandamento della nostra signoria di Venezia, sottintendendosi in questo mezzo, se avesse ferma nova, lo detto Turco non fosse per venire a questa citt, allora il se possa per questo consiglio liberar le tre galee grosse, e le due galee sottili; non ostante la parte, con questo, che lo Imperatore debba dar ducati 400, il pan per galea grossa, al mese, e a le galee sottili, il pan per la ciurma per fino starano qui trattenute, dichiarando, li due capitani, cio quello delle tre galee grosse, e quello delle due galee sottili, in quanto contravvenissero a la parte, cadanno a la pena di ducati 3000 per ciascuno in li sui propri beni, la qual pena debba pagare la met all'avogaria di Venezia, e l'altra met al comune di Venezia balote XXI fuerunt de parte balote una de non. avendo fatto il consiglio, che le galee dovesse rimanere in Costantinopoli, non resta che i capitani ad ogni modo vogliano partire, e pagar la pena di ducati 3000 per ciascuno, e per i mercanti per prevalerse lor con le sue mercanzie, conviene far uno protesto, e protestar i capitani che non se partisse, il qual protesto qui sottoscritto: Considerando in tutti li casi pericolosi, sia lodevole cosa presso Dio e tutto il mondo, etiam l'efficace richiesta fece lo serenissimo Imperatore, che noi dovessimo prevalerse con li pi debiti e onesti modi, e non possibile etiam, massime vedendo la richiesta fece lo serenissimo Imperatore in la chiesa di santa Sofia di Costantinopoli a la magnificenza di Messer lo Bailo, dicendo molte ragioni, per le qual non dubita nulla, che la illustrissima signoria di Venezia, sentendo lo estremo pericolo di questa citt di Costantinopoli e suo imperio, come per lo passato sempre evidentissime se veduto, e brevemente concludendo se faccia tal intenzioni, che le le galee grosse con le due sottili se trovano qui al presente, debbano rimanere qui per difesa di questa citt, fintanto che di tutto se ha data notizia a la pregiata nostra signoria, e da lei se abbia altro comandamento, e pi oltre questa richiesta, sia stati trattenuti noi mercanti in persona con tutto nostro aver in terra per esser chiuse le porte, e con grandissima custodia, non posiamo con tutte nostre robe e averi, fuggire; per la qual richiesta, e obbligazione, che fece la magnificenza di Messer lo Bailo, noi mercanti siamo venuti a la regali a di voi Messer Aluvixe Diedo13 degnissimo capitano di queste tre galee grosse, presso il qual anche voi Messer Chabriel Trivixan digno capitano di queste due galee sottili...... sopra tutte scritte cose et novit narrando14. Dal qual Messer Aluixe Diedo nulo fundamento ge pot aver, salvo, al tutto eri disposto lasciando le persone nostre, il nostro aver in terra; e tal risposta per conclusione avuta, lo pregiato magnifico Messer lo Bailo, insieme con noi mercanti, se partisemo e andasemo in chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, convocato il consiglio di dodici, ma per esser cosa importantissima, se trovasemo ventidue gentiluomini, e l fu messo per parte al tutto per le estreme ragione, che queste tal tre galee grosse, e queste due sottili siano trattenute con li modi onesti in la parte narrante, la qual parte subito a voi fu mandato a leggere per il cancelliere del magnifico Messer lo Bailo a ora una di notte ad 14 del mese di dicembre. Voi voleste la copia, et uno dei consiglieri sono st della parte; dove la mattina seguente fu d 15 del detto mese di dicembre, non solo uno consigliere, ma la magnificenza di Messer lo Bailo con tutti noi mercanti veniamo a la regali a vostra con la copia della dita parte, e poi mandato a vostra requisitoria la copia dei due capitoli della commissione di Messer lo Bailo, e da voi avemmo per risposta, che oggi da mattina, adi 16 dito, faresti deliberazione, o di andar, o 13 Probabilmente Alvise Diedo era il comandante della galea su cue era imbarcato lo stesso Nicol Barbaro come
medico di bordo.

14 Siamo venuti per esporre le cose sopra scritte, tanto a voi messer...

guerra mente di rimanere; et oggi a vostra requisizione si venuto messer Nicol Zustignan a la regali a vostra, a la qual [non ?] avete risposto. E mo ne par esser menati per longo, in per noi siamo deliberato di non esser pi menadi per longo, e remettendose in le man del nostro misericordioso Messer Ges Christo, e della sua madre Madonna Santa Maria, tutti noi quanti, e da quanti sottoscritti, per ogni esortazione vien a noi possibile, salvo sempre 1a riverenza del vostro capitanato, vi protestemo in la persona, etiam in li beni vostri cognosando di ogni danno e interesse ne potesse seguir s in le persone nostre, come in ne l'aver nostro, per lo partir vostro, lasciando noi in terra con tutto nostro aver, e di questo intendendo ve protestemo con quella efficacia, e maniera possibile. Questi tutti quanti sottoscritti si sottoscrisse al protesto soprascritto che il capitano dovesse rimanere in Costantinopoli : io Nicol Zustignan fu de Messer Bernardo ve protesto con quella aficazione in tutto e per tutto come de sopra scrito. io Fabruzi Corner fu de Messer Zuane ve protesto in tutto e per tutto come de sopra scrito, cosi per mi come per i mie maistri. io Domenego Balbi fu de Messer Nicol ve protesto in tutto e per tutto cosi per mi come per i mie maistri. io Catarin Contarini fu de Messer Zuane ve protesto in tutto e per tutto come de sopra scrito. io Nicol Mozenigo fu de Messer Lunardo il primo, ve protesto in tutto e per tutto cussl per mi come per i mie maistri cos cho de sopra scrito. io Michiel Bold fu de Messer Benedeto ve protesto in tutto e per tutto come de sopra scrito cos per mi cho per i mie maistri. io Tom Mozenigo fu de Messer mare in ve protesto in tutto e per tutto come de sopra scrito. io Nicol Balbi de Messer mare in ve protesto in tutto e per tutto come de sopra scrito. io Zacaria Barbaro de Messer Matio ve protesto in tutto e per tutto cosi per mi come per i mie maistri. noi Aloise Bembo e Antonio Bembo fu de Messer Benetin ve protestemo in tutto e per tutto cos per noi come per i nostri maistri, cos cho de sopra scrito. io Dolfin Dolfin fu de Messer Domenego ve protesto in tutto e per tutto cho de sopra scrito, cos per mi cho per i mie maistri. io Pietro Contarini fu de Messer Jacomo ve protesto in tutto e per tutto cos cho de sopra scrito, cos per mi cho per i mie maistri. io Piero Trivixan de Messer Zuanne ve protesto in tutto e per tutto cos cho de sopra scrito, cos per mi, cho per i mie maistri d'ogni danno ne seguise. io Bertolamio Zorzi de Messer Francesco ve protesto in tutto e per tutto cosi per mi, come per i mie maistri. io Aluvixe Contarini fu de Messer Jacomo ve protesto in tutto e per tuto, cos per mi cho per i mie maistri, chus chome de sopra scrito. 7ie mare in Contarini de Messer Bertuzi ve protesto in tutto e per tutto chuss cho sopra scrito. io Nicol Morexini de Messer Jacomo ve protesto in tutto e per tutto chusi cho de sopra scrito, chus per mi cho per i mie maistri. io Aluvixe Navaier fu de Messer Michiel ve protesto in tutto e per tuto, cosi cho de sopra scrito. io Mafio di Priolli fu de Messer Piero ve protesto in tutto e per tuto, cosi chome de sopra scrito. io Donao Trun fu de Messer Piero ve prosesto in tutto e per tuto, chuss per mi, cho per i mie maistri. io Piero Zantani protesto chuss per mi cho per i mie maistri cho de sopra scrito. io Luca di Rossi protesto chuss cho de sopra scrito, e per i mie maistri. io Aluvixe Faxol protesto secondo chome ha fatto i altri. io Zuan Zon protesto chuss chome de sopra scrito. io Aluvixe Redolfi protesto sopra i vostri propij beni.

io Antonio Davanzo protesto chuss chome dessora scrito. io Zuan Zon protesto chuss cho de sopra scrito per i altri. io Domenego Grimaldi protesto chuss cho de sopra scrito. io Aluvixe Traldini protesto chuss cho de sopra scrito. io Aluvixe de Chanal fu de Messer Bartolamio ve protesto in tutto e per tuto, chuss per mi, cho per i mie maistri, chuss chome de sopra scrito. Fatto il consiglio di dover rimanere qua in Costantinopoli per difesa della citt, e fatto il sopra scritto protesto, e sotto scritto per la pi parte di noi mercanti, e per l'achade per ogni via e modo di dar notizia alla nostra lustrissima Signoria di Venezia del trattenere nostro qui con le galee, e nostro aver, e per noi facemmo il consiglio di dodici in la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, di dover mandar a Venezia Zuan Diusnaigi con la sua nave, e portar lettere di Messer lo Bailo, e di Messer Aluvixe Diedo capitano delle galee della Tana, e di Messer Chabriel Trivixan vizo capitano delle due galee sottili, le qual lettere le dovesse presentare a la nostra illustre Signoria di Venezia, a ci quella avesse visto [avesse notizia] del trattenere nostro qua in Costantinopoli. Questo consiglio si fu fatto ad diciassette dicembre. preso che fu per parte, che Zuan Diusnaigi andasse a Venezia, non se resta di far uno altro consiglio, fu ad diciannove pur dicembre, per mandar lettere per terra per tutte vie possibili, e ancora per la via da Sio, pur per dar avviso a la pregiata nostra signoria del trattenere nostro; ancora pur in questo mese fu ad ventidue facemmo consiglio di dodici per inviare uno messo pur a Venezia per la via della Turchia, pur per dar avviso di questo nostro trattenere, in nel qual avviso fu fatto tre brieveselli che se drezzava [indirizzavano] pur, a la nostra signoria di Venezia, acciocch l'avesse pi tosto avviso del trattenere nostro, e questi tre brieveseli, facemmo acciocch i no fosse stadi trovati addosso di color, che i portava a Venezia, perch si Turchi avesse trov quelli, i veniva a saper tutte le nostre intenzioni, che noi abbiamo fatto. Uno scrisse Messer lo Bailo, l'altro scrisse Messer Aluvixe Diedo capitano delle galee della Tana, l'altro scrisse Messer Chabriel Trivixan vizo capitano delle due galee sottili. Ad ventisei Gennaio and Messer lo Bailo con tutti due i capitani delle galee, e con tutti nostri mercanti ala regalia del serenissimo Imperatore, e a lui Imperatore fu domandato di grazia per Messer lo Bailo: che noi fummo in libert di dover caricare le nostre mercanzie in le galee nostre, e non esser cercati a le porte della terra vostra, come se fa in terra di mori; se noi portiamo le mercanzie in le galee nostre, noi il possiamo molto ben far autorevolmente, per l'autorit che noi avemmo dal vostro imperio, quando che noi il possedemmo questo Costantinopoli per il tempo di anni sessanta15, e quello noi vel doneremo indietro; ma restituendo tutte queste cose da parte, noi come vostri buoni figli vi domandiamo di grazia al vostro imperio, che voi ne vogliate lasciar caricare le mercanzie nostre, e nostro aver in le galee nostre, e si pur l'imperio vostro non volesse dar le mercanzie, io me ne andr questa notte con il nome di Dio al mio viaggio con le mercanzie, che mi trovo aver in le galee, e non creda minga, che voglia star in questa vostra terra trattenuti, come fossimo schiavi. Quando l'Imperatore ave inteso il parlar di capitani, e di Messer lo Bailo, che pur del tutto i voleva le mercanzie in le galee, in quella fiada l'Imperatore con tutti li suo baroni si se strinsero a uno, e si consigliarono insembre, e come i ave ben parlato fra loro, l'Imperatore, come homo appassionato s rispose umanissimamente a Messer lo Bailo, e ai due capitani: io guerra mente me accorgo, magnifico Bailo, e voi magnifici capitani, che chus tosto che voi abi le mercanzie nelle galee, voi ve leverete prima notte, e andrete con Dio, e lascereste mi sol contra l'esercito di Maometto bej Turco, perfido nemico mio, il qual se aspetta di giorno in giorno, il qual vuol combattere il mio imperio con quanto sforzo lui poter da mare e da terra. Rispose i capitani delle galee: Serenissimo Imperatore, noi s ve promettiamo sola l'onor di quelli da Venezia, e sopra di noi e delle nostre teste, che stando cariche le galee nostre, che mai non se leveremo con le galee nostre di questo vostro porto di Costantinopoli, salvo se dal vostro imperio ne avremo bona licenza di partire da voi, o guerra mente che ne avremo comandamento di partircene, da la nostra signoria di Venezia. In quella fiada l'Imperatore s rispose e disse: Ti capitano delle galee grosse, non sono 15 Costantinopoli fu conquistata dai latini il 12. aprile 1204, e riconquistata dai bizantini il 26 Luglio del 1261

pi sicure le vostre mercanzie in la mia terra, che in le tue galee ? Ma guerra mente me ne accorgo molto bene che tu fai, per scampar una notte, e lasciarmi mi misero dolente contra il perfido Turco, cordiale mio nemico. In conclusione, l'Imperatore non volse mai dar licenza, che se caricassero le mercanzie in le galee, se prima il capitano delle galee grosse non giurasse di non se partir, se prima l'Imperatore non i desse piena autorizzazione; e cos giur il capitano di non se levar mai senza licenza del suo imperio, e in quella fiada l'Imperatore si diede autorizzazione, che tutti mercanti potessero caricare le sue mercanzie su le nostre galee, e scaricare a nostro bel piacere come fossimo in terra nostra; e cos a la giornata andammo caricando, e furono caricate le mercanzie sottoscritte, le qual con quelle tornammo a Venezia, quando se perse la terra. Questo si sono il cargo delle galee. seda C 82. zera C 438. rame C 614. charmese C 31. endego C 4. lacha C 6. zenzaro[6] C 11. semenzina C 1. lavor d'oro C 3. mastizi C 7. somma in tutti colli 1197. In questo giorno, pur di ventisei gennaio, vene in Costantinopoli Zuan zustignan genovese e di corser di una nave di circa botte mille e duecento, e una altra nave di botti ottocento con uomini settecento, e vene in Costantinopoli, come de sopra ho dito, perch l'intendeva la necessit che aveva Costantinopoli, e per beneficio della cristianit, e per onore del mondo. L'Imperatore si se tene queste nave appresso de si per sua sicurezza, e di l ver quanti giorni l'Imperatore don a questo Zuan Zustignan16 una galea sottile ........ e lo fece capitano delle sue genti di terra, per star a le mura da Terra per aspettare l'esercito di Maometto bej Turco, il qual se aspetta di giorno in giorno, che il venga con il suo esercito ad accamparsi intorno alla misera citt di Costantinopoli. Ad ventisei febbraio di notte, si scampa fuori del porto di Costantinopoli, Piero Davanzo con la sua nave, per andar a Venezia, e ancora in quella notte si scamp sei navi di Candia, le qual and in Candia cariche di pessmi [pezzami, stoffe ?], et era una bora a miglia dieci per ora quando che le se lev dal porto, e se ne andarono le sette navi a buon viaggio, e queste tal sette navi si era trattenute per il consiglio di dodici, come era le galee nostre, e questo scampar che f queste nave, si fece per paura che i avea del Turco che doveva venire a combatter la citt, il qual si se aspettava di giorno in giorno, e per questa paura i scamp, e con quelle navi si scamp assai persone da fatti, fu persone circa 700, e questa tal nave and in conserva [sicurezza] perfino a Tenedo, senza che l'armata del Turco le...... ; come quelle se vide esser fuori del stretto di Gallipoli, le se separa una dal altra; le sie navi and in ver Candia, e Piero Davanzo si and inver Venezia, e tutte sette navi si riva a salvamento a le sue terre. Considerando l'Imperatore, che pur del tutto il Turco voglia venire a combattere questa misera citt di Costantinopoli, e per esser tutte le mura da Terra fortissime e grosse da pi dieci fina pi dodici e pi, salvo che dal palazzo17 le sono forte debole e senza barbacani18, e senza fosse, e per l'achade a 16 Giovanni Giustiniani Longo era stato due anni prima podest in Cafa. Costantino l'accolse con grandi onori, e
promise di insignorirlo dell'isola di Lemno, qualora Maometto avesse sciolto l'assedio

17 Si tratta del cd. Palazzo del Porfirogenito (Costantino Porfirogenito, in turco: Tekfur Saray, "palazzo
dell'Imperatore"), residenza dell'imperatore bizantino del XIII secolo situata nella parte nord occidentale della citt, annessa al complesso del Palazzo delle Blacherne. Si trova a ridosso delle Mura teodosiane, tra la Porta d'Adrianopoli e la Porta Caligaria, e la cinta difensiva eretta proprio a protezione del sobborgo delle Blacherne. L'edificio venne costruito alla fine del XII secolo, come parte del complesso palatino delle Blacherne. Il nome deriva da Costantino Paleologo, detto Porfirogenito; questo era infatti il titolo degli eredi al trono, che nascevano nella porphyra, la speciale stanza del Gran Palazzo decorata in porfido o rivestita di drappi purpurei destinata alle nascite imperiali. Dopo la conquista ottomana, il palazzo ospit la mnagerie del sultano, successivamente la scuderia, ed infine

far intenzioni sopra di ci, che se provveda di fortificar questo tal palazzo, che Venendo il Turco non i possa far danno niuno, e per bisognando provveder queste cosse, l'Imperatore domanda a Messer lo capitano delle galee da la Tana, che i fesse tanta grazia, che il dovesse andar con le suo galee a questo suo palazzo, e far cavar a le sue ciurme un fosso attorno al palazzo per fortificarlo, e cavarlo tanto profondo, che sia di piedi otto e longo passa cento. Il capitano s rispose al Imperatore: io il far di bona voglia prima per onore di Dio e per onore di tuta la cristianit, e per obbedienza del vostro imperio, che chovien esser espugnato dal Turco, e per far la terra vostra che sia forte, e per questa tal ragione luni da mattina si me lever con le mie galee, e si me ne verr al Chinigo19, e l tutti noi smonteremo in terra, e valentemente tutti si scaver la sua parte. E come fu il luni che fu d quattordici de marzo, il nostro capitano se lev con le sue conserve, e and dove che l'Imperatore i ordin, che il dovesse andar, e l sorse le galee, e l tutti di bona voglia si smonto in terra, chi con zappe, chi con badili, chi con cofane per portar la terra; e l'Imperatore con tuta la sua baronia stava a veder questo bel lavoro, e ciascuno patron delle galee avea il suo gagliardetto in terra per asunar tutti i suo uomini a uno, e in questo giorno fu fatto uno gran cavar de fossi, e questo perch tutti il faceva di bona voja, prima per l'amor di Dio, e pu per amor del Turco, che non potesse venire a le mura a spron battuto. Come fu la sera, l'Imperatore molto si ringrazia il capitano del beneficio, che lui i avea fatto per nome della nostra signoria di Venezia; il capitano possia si comand a Messer Chabriel Trivixan il qual son vizo capitano delle due galee sottile, che lui dovesse andar con le sue due galee sottili a cavar quanto fosso lui poter con le sue ciurme per fortificar le mura del detto palazzo. El detto Messer Chabriel Trivixan si fece il suo comandamento, e stette a cavar in fina al tramontare del sole, e da posa vene al suo statio [approdo] al sorgere, e questo si fece ad quattordici del mese de marzo 1453. A d ultimo marzo, che sono sabato santo, il serenissimo Imperatore si fece uno comandamento a Messer lo capitano delle galee da la Tana, che il dovesse andar ancora uno poco di fosso che mancava, a completare di cavar, a ci tutto fosse forte. Il serenissimo Imperatore volse star lui in persona con i suo baroni per sollecitare questo cavare, e come fu ventitr ore, Messer lo capitano si vene al porto al suo approdo, e part il detto capitano del porto il sabato avanti giorno con le sue tre galee grosse, e se ne and al Chinigo, dove che bisognava cavar, e l fu trovato l'Imperatore con bona parte della sua baronia che aspettava le galee per far cavar. Sorte che fu le galee, subito Messer Aluixe Diedo se presenta avanti l'Imperatore, e fu dado principio di cavar, e cominciando i patroni, comiti, e tutti gli ufficiali delle dite galee, balestrieri, compagni, e tutte le ciurme, tutti cavava di bona voglia per l'onor del mondo; chi cavava, e chi portava; fu fatto in questo giorno uno gran lavoro, perch tutti il faceva di bona voglia, et anche perch l'Imperatore si stava su il lavoro, e cosi stava Messer lo capitano, e in questo lavorar continuamente l'Imperatore si faceva star de varde [di guardia] in cima del monte per tenere a mente, che Turchi non fosse venuti assaltar quelli che lavorava; per la grazia di Dio mai non vene Turchi per fina che fu scavate le dite fosse; a la sera a compieta fu compiuto di cavar, e le galee vene al suo statio dove le era in prima per mezzo Pera. A d due aprile, il serenissimo Imperatore si comand a Ser Bortolamio Soligo, che dovesse stendere la catena a traverso del porto, cio da Costantinopoli fina in Pera; il detto Ser Bartolamio Soligo per comandamento dell'Imperatore si distese la catena a traverso del porto, e questa tal
un'officina per la produzione di ceramiche e ospizio per i poveri. Venne abbandonato nel XVII secolo.

18 Come risulta dalla successiva narrazione relativa all'attacco finale portato dai turchi alle mura di terra, possibile
che con questo termine Nicol Barbaro si riferisca al muro esterno, il quale correva per sei miglia circa di fronte al muro principale, ed era a sua volta fronteggiato da un profondo fossato colmo d'acqua. Le due mura parallele delimitavano una lunga fascia di terreno, nell'interno della quale eventuali invasori sarebbero rimasti in trappola e presi tra due fuochi.

19 Kynegion, ovvero l'arena o l'anfiteatro; si tratta di una delle porte delle mura prospicienti il porto principale della
citt, sul Corno d'Oro, nei pressi del quartiere delle Blacherne.

catena si era di legnami grossissimi e rotondi, e innarpesadi uno con l'altro con ferri grossi, e con catene grosse di ferro, e li cavi della catena, uno cavo si era dentro da le mura di Costantinopoli, e l'altro cavo si era dentro da le mura di Pera per pi sicurezza della dita catena. Avendo distesa questa catena a traverso del porto, l'achade a far intenzioni [preparativi, programmi] da la banda da terra ferma, e per tutti i nobili de Venezia si and dall'Imperatore, e ricordargli che se dovesse far quattro capi [sorveglianti] delle quattro porte della Terra, cio de quelle da la banda da Terra. In quella fiada il serenissimo Imperatore si rispose umanamente: che Costantinopoli si era sta pi [?] e era de quegli da Venezia, che de Greci, e perch il voleva ben a veneziani il volse dar le quattro porte della Terra con tutte le chiave in guardia, e cos fu fatto, e cos le ebbero quattro nobili da Venezia; e i nobili da Venezia si chiam il consiglio di dodici, e furono date per il detto consiglio queste quattro porte in guardia a quattro nostri gentiluomini. La prima porta che sono la Cresca [Carsia o Caligaria] fu dada a Messer Catarin Contarini fu de Messer Zuane; la seconda porta si fu dada a Messer Fabruzi Corner fu de Messer Zuane; la terza porta si fu dada a Ser Nicol Mozenigo fu de Messer Lunardo il primo; la qual porta se chiama Elpigi20; la quarta porta e ultima che son il palazzo del serenissimo Imperatore si fu dada a Ser Dolfin Dolfin fu de Ser Domenego; i quali nobili avea le chiave de queste quattro porte, e le custodivano con bona guardia. Da qua avanti comincia le battaglie, e come il vene [Maometto] a campar attorno la citt, ma qua sotto voglio nominar in prima tutti i nobili de Venezia i qual se trova a esser al regalo in questa citt de Costantinopoli al combattere so de Maometto bej, azo ch [a ci che, perch] per perpetuare memoria se possa saper tutti i nobili che se trova a le regalo battaglie. misser Jeruolemo Minoto Bailo de Costantinopoli , ser Zorzi Mineto de Ser Jeruolemo, ser Polo Minoto de Ser Jeruolemo, misser Alvixe Diedo capitano de le galee da la Tana, ser Mare co [Marco] Diedo de Ser Alvixe, ser Vetor Diedo de Ser Alvixe, misser Cabriel Trivixan vizo capitano de 2 galee, ser Mare co Trivixan de Ser Cabriel, misser Zacaria Grioni il cavalier, soracomito, ser Silvestro Trivixan patron de una galea grossa, ser Jacomo Coco patron de una galea grossa, ser Jeruolemo Morexini fu de Messer Bernardo, patron de una galea grossa, ser Catarin Contarini fu de Ser Zuane, ser mare in Contarini de Ser Bertuzi, ser Piero Contarini fu de Ser Jacomo, ser Aloixe Contarini fu de Ser Jacomo, fratelli. ser Cabriel Contarini de Ser Nicol, ser Nicol Morexini de Ser Jacomo, ser Nicol Zustignan fu de Ser Bernardo, ser Bernardo Zustignan de Ser Nicol, ser Domenego Balbi fu de Ser Nicel, ser Nicol Balbi de Ser mare in, ser Bernardo Balbi de Ser Domenego, ser Aloixe Bembo fu de Ser Benetin, 20 Prendeva il nome del Pigi, poich da qui si andava verso la chiesa della Beata Vergine del fonte che in greco si
chiama

ser Antonio Bembo fu de Ser Benetin, fratelli. ser Nicol Mozenigo fu de Ser Lunardo il primo, ser Tom Mozenigo fu de Ser mare in, ser Aloixe Navaier fu de Ser Michiel, ser Jeruolemo Corner fu de Ser..... ser Antonio da c da pesaro de Ser Piero, ser Piero Nani de Ser Zuane, ser Piero Trivixan de Ser Zuane, ser Adamo Trivixan fu de Ser..... ser Michiel Bold fu de Ser Benedeto, ser Batista Griti fu de Ser Omobon, ser Luca Griti de Ser Triadan, ser Zacaria Barbaro de Ser Matio, ser Nicol Barbaro de Ser Marco [L'Autore] ser Francesco Venier de Ser Bernardo, ser Zuan Venier patron de nave de Candia, ser Zuan Loredan de Ser Polo, ser Mafio di Prioli fu de Ser Piero, ser Aloixe di Prioli fu de Ser Piero, fratelli. ser Antonio Copo de Ser Jacomo, ser Fabruzi Corner fu de Ser Zuane, ser Jeruolemo Abramo de Ser Antonio, ser Mare co Abramo de Candia, ser Alesandro Lolin de Ser Anzolo, ser Zuan Lolin de see Anzolo, fratelli. ser Nadal Signolo de Candia, ser Piero Barbarigo de Candia, ser Daniel Vituri fu de Ser Renier, ser Andrea Malipiero fu de Ser..... ser Antonio Pizamano de Ser Nicol, ser Piero Michiel fu de Ser Donado, ser Francesco Michiel fu de Ser..... ser Nadal Salamon fu de Ser Nicol, ser Fantin Zen de Ser Antonio, ser Donao Trun fu de Ser Piero, ser Zacaria da Mulin fu de Ser Zuane, ser Mare co Dalleze fu de Ser Francesco, ser Nicol Pixani fu de Ser Andrea, ser Aloixe da Canal de Ser Bort ser Jeruolemo da Canal de Ser Bort fratelli. ser Jacomo tagliapietra de Ser Piero, ser Felipo Contarini fu de ser...., ser Dolfin Dolfin fu de Ser Domenego, ser Bortolo Zorzi de Ser Francesco.

N. 68. Qua comenza [comincia il racconto], come el [Maometto] messe campo attorno la Terra, e segue le battaglie de giorno in giorno come per avanti veder. A d cinque del mese de aprile a ora una de giorno, Maometto bej messe campo a Costantinopoli, fu Turchi circa cento e sessantamila, e messe campo circa miglia due e mezzo lontano dale mura de Costantinopoli. A d sei pur de questo, il signor Turco si se ridusse con la met della sua gente uno miglio lontano da le mura della Terra. A d sette pur de questo, il signor si se ridusse con gran parte de quella genti, circa un quarto de miglio lontano pur delle ditte mura, e stava il campo a la fila quanto che durava la faccia delle mura de Terra, che era sei miglia, che sono da la Cresca per fina al Chinigo. Stando il Turco a campo con grande esercito attorno questa citt, l'acade a far bona intenzioni sopra de ci, a ci che, questo tal pagan nemico delle genti cristiana non ottenga sua intenzione contra de noi, e per comandamento del serenissimo Imperatore, che ciascuno cavo [capo, guardiano] de porta, etiam cavo de torre, e cos tutti quelli che sono deputati a guardia le sue poste con la sua genti, per far bona guardia per lo nostro nemico. A d sei detto pur de aprile, il serenissimo Imperatore si se mosse dal suo palazzo, e and a star a le mura da la banda da Terra a una porta la qual se chiama Cressu [Porta Aurea ?]. La qual porta si pi debole che niuna porta della Terra, etiam ve era a presso del serenissimo Imperatore bona parte di suo baroni e di suo cavalieri per farli compagnia, e darli buon conforto, ma pur sempre il serenissimo Imperatore si stava assai dubitando sempre del perfido Turco suo nemico, il qual aspettava di giorno in giorno la battaglia. Pur ancora a d sei de questo, Messer Jeruolemo Minoto nostro Bailo de veneziani, se part dal suo palazzo, e and a star in nel palazzo del serenissimo Imperatore, e questo perch il era a presso le mura da Terra, e veniva a sorvegliare il governo che se faceva attorno le mura, etiam perch niuno non entrasse in nel detto palazzo, etiam ve era nel detto palazzo molti nostri nobili mercanti, i qual stava appresso il nostro Bailo in sua compagnia, per suo conforto, e della Terra. El Mega Duca [Luca Notara]21, il qual sono il principale homo de Costantinopoli da l'Imperatore in fuori, si avea in guardia la marina da la banda del porto, et avea cavalli cento de riscosa, i qual era continuamente in sua compagnia per dover dar soccorso con quegli, dove era de bisogno a la Terra. I Chaloieri [monaci] si avea in guardia circa uno miglio de circuito de mura da la banda da mare. E il Turco Dorgano [Urchan], il qual era in Costantinopoli al soldo de l'Imperatore, si avea in guardia uno di cantoni della Terra da la banda da mare con i suo Turchi i qual era a suo soldo, i qual per avanti si erano ribellati al suo signor, e cosi tutti i principale de Costantinopoli si avea in guardia i principale luoghi della Terra, e massima al Chinigo ve era bona guardia. Pur in questo giorno de sei de aprile, de comandamento del serenissimo Imperatore mettemmo in battaglia le tre galee da la Tana e le due galee sottili, e si se leva dal approdo, e and tutti cinque insembre a meter scalo in terra in uno luogo, che se chiama il Chinigo, e tutti quanti de quelle cinque galee che era uomini mille si mont in terra tutti armadi e ben in ordine de quello ei necessitava, e ciascuno di patroni delle galee si andava con la compagnia della sua galea, con i so gaiardi [gagliardetti, insegne] avanti, ma capitani delle galee si andava lor avanti di patroni, e i diti capitani con quelle genti si se present a la regalia del serenissimo Imperatore, domandandoli quel che i piacesse comandar de quelle tal genti delle galee. l'Imperatore si i comand, che i dovesse andar a torno le mura da la banda da Terra, acciocch il perfido Turco nemico nostro, potesse veder quelli cosi ben in ordine, e a ci a Turchi se desse ad intender che il fosse genti assai in la Terra. 21 Ultimo a ricoprire la carica di Mega Dux dell'impero bizantino, dal 1444 al maggio 1453; aveva le stesse funzioni
del Mega Logoteta sotto la dinastia dei Paleologi, ovvero supremo dirigente di tutto l'apparato burocratico.

Come ei ave dado una volta attorno le mura della citt, pur solamente da la banda da Terra dove che era il campo, che sono sei miglia, tuta la genti torn in galea a dexarmarse, e le galee si torn al suo approdo per m Pera; parse [parve] bel conforto questa genti a quelli della citt, e parse stranio al nemico. A d nove de questo pur aprile, vedendo, che pur del tutto questo perfido Turco voglia venire con la sua armata acumpagnada con il campo da Terra, per voler ottenere sua maledetta intenzione, de voler al tutto tuor [attaccare, dar battaglia] la povera citt de Costantinopoli, e per l'acade a far bona intenzioni sopra de ci, da la banda del porto, e per mettemmo accosto alla catena, che era a traverso del porto, nove navi le pi grosse che se trova a esser in porto, le qual navi stando per longo della catena, si giungeva da Costantinopoli per in fina in Pera, e tutte nove navi si era ben armate, e benissimo in ordine, come quelle si volesse tuor battaglia, e assai meglio una che l'altra; patroni di quelle si era i sottoscritti: ser Zorzi Doria genovese, de botte 2500, ser Zuan Zustignan genovese, de botte 1200, una de Anchontani de botte 1000, una de l'Imperatore de Costantinopoli de botte 1000, ser Zuan Venier da Candia de botte 800, el Filamati de Candia de botte 800, el Guro de Candia de botte 700, la Gataloxa de Genova de botte 600, una altra da genovade botte 600, uno Belingier da Genova de botte 700. In nel porto, dentro da la catena, ne rimase diciassette navi Chebade [velieri da trasporto], tre galee da la Tana, due galee sottili da Venezia, e cinque galee de l'Imperatore de Costantinopoli, le qual cinque galee si era dexarmate, e ancora ne era assai navigli dexarmadi, e messi a fonda per timore de fuoco, e de botti de bombarda. Vedendo noi aver tanta armata da mare, liberamente se tegnemo [consideriamo] sicuri contra quella del perfido Turco, e massima avendo la catena a traverso del porto, etiam una torri per lato della citt, cio una da la banda de Costantinopoli, l'altra da la banda de Pera, le qual torri veniva a far difesa assai. A d undici pur de aprile, il signor Turco si fece impiantar le sue bombarde per me' le mura de Terra, ai pi deboli luoghi della Terra, per aver piuttosto sua intenzione. Le dite bombarde si fu impiantate in quattro luoghi; prima ne messe tre bombarde per mezzo del palazzo del serenissimo Imperatore, e tre altre bombarde le mise per mezzo la porta del Pigi, e due altre bombarde le mise a la porta del Cresu, e altre quattro bombarde le mise alla porta de San Romano, dove che sono la pi debole porta de tuta la Terra. Una de queste quattro bombarde che sono a la porta da San Romano, la pietra della bombarda se pesa mille e duecento libre a la grossa, volze la pietra quarte tredici, considerate che colpo terribile che la faceva dove che la giungeva22. La seconda bombarda, la pietra se pesava ottocento libre, volze la pietra quarte nove; queste due bombarde son le pi grosse che abbia questo can Turco, le altre bombarde si son de pi ragione, da cinquecento libre fina da duecento libre, e de minor ancora. A d dodici pur aprile, a ora de mezza terza, giunse l'armata del Turco per mezzo il porto de Costantinopoli, intendendo questa armata sempre si veniva remigando, e and da la banda della Natolia23, perch il paese si era del Turco, perch si questa armata fosse venuta da la banda de 22 Si trattava del gigantesco cannone progettato e realizzato dall'ingegnere ungherese Orban; secondo Leonardo di
Chio, la bombarda fu trasportata da 70 coppie di buoi e 2000 uomini; altri storici parlano di 40 o 150 coppie di buoi e di 200 e 2000 uomini; la bombarda esplose nel corso delle ultime fasi dellassedio uccidendo il suo ideatore.

23 Ovvero Anatolia (att. Turchia), in turco Anadolu derivante dal greco : sorgere del sole; si riferisce alla
terra a sud est del canale dei Dardanelli, che all'epoca costituiva gi la regione centrale del dominio ottomano.

Costantinopoli, l'avrebbe avuto impaccio assai da l'armata nostra de cristiani. A ore sette de giorno, tuta la dita armata fu compida de approdare al approdo in uno luogo che se chiama le colone, che son miglia due lontano da Costantinopoli da la banda de mare maggiore, e sorse [giunse] in quel luogo come vi ho detto con gran vigoria de grida, e de sonagli de nacchere e de tamburi per modo che quasi faceva paura a la nostra armata, e a quelli della Terra. La dita armata del Turco fu vele cento e quarantacinque fra galee e fuste e legni da carico e brigantini, ma ne era galee dodici compe, fuste grosse ne era da settanta in ottanta, legni da carico da venti in venticinque, tutto il resto si era brigantini; etiam in questa armata del Turco si ne era una nave de circa trecento botti, la qual vene da Sinopoli carica de pietre de bombarda e de graticci, e de legnami, et altre munizione per il suo campo, secondo usanza, come se fa ai campi, le cose necessarie. Stando sorta tuta questa armata del Turco a le colone, per questo giorno non fece altra manovra, stette ognuno quieti, ma noi cristiani che temiamo del nostro nemico, tutto il giorno e la note, si stavamo in arme, cos le navi, come le galee, e la catena ben in ponto, aspettando de ora in ora, che i venisse a investirne in l'armata nostra, slagando la sua armata a le colone, come de sopra ho dito. E per, l'accadde, de far tal intenzioni, che il nostro nemico non venga a far assalto niuno, ne de note, ne de giorno, e per fu deliberato de tenere a bella mostra due uomini sopra le mura de Pera, per tenere a mente si l'armata del Turco se muovesse per venire in ver la nostra; e se i diti guardiani vedeva a muover fusta, ne galea niuna, ovvero brigantino, o de che sorta fusta se volesse, subito quelli si veniva a riferire a Messer lo capitano delle galee da la Tana, perch lui si era fatto capitano del porto, e riferito che l'avea del muover de tante vele, subito Messer lo capitano si faceva suonare la tromba de battaglia, e de subito tutti se metteva in arme, come in quello i volesse tuor la battaglia [...]; e cos stava in arme quelli della nave, che era a la catena, aspettando noi de ora in ora, che l'armata del detto Turco venisse a investir; dove che ogni giorno stavamo in questo labirinto, e gran spavento, s che come de sopra ho dito, giorno e note, convenimmo star in arme, e pur mai questa armata non se muovesse, e pur si qualche galea se muovesse, quella andava verso la banda della Natolia, o guerra mente verso la bocca del mare maggiore, per andar al suo castello fatto da nuovo, e mai questa sua armata non devenne ad investir, salvo ne fece star in arme da paura de lor, da dodici de aprile fina ventinove marzo, d e tuta notte. Da d dodici de questo cio de aprile, per fina ai diciotto pur de questo, non fece tropo manovra ne da mare, ne anche da terra, salvo il suo solizito [solito] bombardar che i faceva giorno e note, e qualche scaramuccia secondo il suo consueto de lor Turchi, con quelli delle mura della Terra, avvisandovi, che lor Turchi si veniva fino sotto le mura della Terra a scaramucciare e massima i giannizzeri, i qual sono soldati del signor Turco, non temendo lor, morte niuna, ma venivano come bestie, e essendone morto uno de quelli, ovvero due, subito veniva altri de lor Turchi, e toglieva questi Turchi morti, e se li mettevano su le sue spalle, come se facesse [con] uno porco, e non controllava che i fosse presso le mura della Terra; ma i nostri che era su le mura, tiravano con schioppetti, e con balestre, e dava al Turco, che portava l'altro Turco morto, e tutti e due cadevano morti in terra, e da possa si veniva altri Turchi, e t quelli via, non temendo lor, morte niuna, pi tosto i preferivano soffrire che si ammazzassero dieci di loro, che lasciarne uno Turco morto presso le mura della Terra per n'aver vergogna. A d diciotto pur de questo mese de aprile, vene gran moltitudine de Turchi a le mura, e questo si fu circa a ore due de note, e dur la scaramuccia fina a ore sei de note, e in questa scaramuccia ne fu morti assai Turchi, e quando questi Turchi vene a le mura, era scuro, e per i vene per assaltare a l'improvviso i nostri; ma non mi domandar con quanti grida i vene a le mura, e de sonagli de nacchere, che pareva fosse assai pi Turchi de quello i se trovava ad esser, in fina a la Natolia fu sentito il loro gridare, che sono miglia dodici lontano da lor campo; e in questo gran gridare, il dolente e miserello Imperatore si cominci a piangere dubitando che questa notte i non volesse lor Turchi dar battaglia generale, e perch noi cristiani non eremo ancora pronti de aspettare battaglia generale da lor Turchi, e per questa s son la gran doia che avea l'Imperatore. Ma l'eterno Dio non volse soffrire tanto scandalo in quella fiada, ma a ore sei de notte tutto fu calmate le scaramucce con

lor grande so vergogna di pagani, e ancora so grandissimo danno, perch ne fu morti de lor largamente da duecento in suxo, e grazia de Dio, di nostri non ne fu morti niuno, neppure ferito. A d venti pur de questo mese de aprile a ora de terza, avemmo vista de quattro navi grosse, che veniva su per il Dardanello da ponente, le qual venivano da Genova credese, e veniva a Costantinopoli per dare soccorso a la citt24; etiam vene per uno comandamento che fece il serenissimo Imperatore de Costantinopoli a genovesi, che ciascuna nave de genovesi, che venisse per soccorso de Costantinopoli, e quelle fosse cariche de che sorta mercanti a se voglia, fosse liberamente franche tutte mercanzie de ogni gabella spettasse a l'Imperatore. Venendo a vela le dite quattro navi con austro fresco, e continuamente quelle approssimandosi verso l'angustiata citt, e come piacesse a Dio, quando queste quattro navi fu per mezzo la citt de Costantinopoli, subito il vento i calm, e si trovarono le dite navi esser in gran bonaccia; stando rimase quelle in bonaccia, l'armata da mare de Maometto bej Turco perfido a la fede cristiana, si se mosse con gran vigoria de animo, la qual armata si se trova esser sorta a le colone, e con gran sonagli de nacchere, e grida si vene verso le quattro navi con una voga arrancata, come uomini volenterosi de aver vitoria contra il suo nemico; ma pur non i giova a pregar il suo Maometto che i desse vitoria; anzi le preghiere de noi Cristiani, il nostro eterno Dio l'esaud, che in questa battaglia noi avemmo vitoria, come qui de sotto vederete. Venendo le quattro navi a vela, e quelle esser cadute in bonaccia, l'armata del Turco si se mosse, e vene in ver queste navi. Il capitano de l'armata del Turco fu il primo che invest con gran ardir in la pope [poppa] della nave de l'Imperatore de Costantinopoli, e tuta altra armata si invest come...... meglio fra tutte quattro navi, ma pur la galea del capitano de Turchi mai non se mosse con i speroni da la pope del serenissimo Imperatore, cio da la sua nave, dandole aspra battaglia. E cos tuta altra armata del Turco dando asprissima battaglia; e tutte quattro navi, tal navi, avea cinque galee attorno, tal navi avea trenta fuste, tal avea quaranta legni da carico, per modo che il Dardanello si era coperto de fusti armadi, appena che se potesse veder acqua da tanta armata de questi malvagi cani. La battaglia dur salvo due ore in tre, e niuna delle parte non ave vitoria, ma pur le quattro navi nostre de cristiani ave pi bel onore, e questo perch avendo avuto addosso de s, vele cento e quaranta cinque de Turchi, d'esser scappate da lor. Stando state cos combatude, e per essere cadute in bonaccia, sforzo i fu a approdare, e sorse per me' la citt de Costantinopoli, pur con spavento de lor armata, che la notte non fosse assaltate. Ma stando imbrunita la notte, noi facemmo bona intenzioni, per dar soccorso a lor nave; fu mandato Messer Chabriel Trivixan vizo capitano de due galee con la galea de Messer Zaccaria Grioni il cavalier, e and fuori della catena del porto de Costantinopoli con gran vigoria e de sonagli de trombe, e de gran grida de ciurme, per dimostrare al nemico nostro, che fosse assai pi armata de quello [che] la iera; avea due e tre trombette per galea, pareva fosse almeno venti galee, e Turchi vedendo questo rumore, forte se teme, e queste due nostre galee se rimorchi le quattro navi dentro del porto de Costantinopoli con salvamento. L'armata del Turco volentieri si stette forte al approdo a le colone; dubitava lor Turchi, che la nostra armata non fosse tutta levata, per andar a trovar lor Turchi. Il giorno seguente, che fu ad ventuno de aprile, il signor Turco si se mosse dal campo, cio da le mura de Costantinopoli, e cavalc con circa diecimila cavalli, e vene a le colone dove che era la sua armata, per vedere e intender qual fu la ragione che il suo capitano della sua armata non avea potuto prendere con tanta armata quattro navi solamente. Il signor Turco quando il fu giunto a l'armata, de subito fece scender in terra il capitano de l'armata sua, e quello fece venire a la sua regalia, e in quella fiada il perfido Turco pieno de tosego contra il capitano si disse: traditor della fede de Maometto, e traditor de mi to signor, ma qual stata la ragione che tu non ha potuto prendere, con tanta armata che tu hai sotto ti, quattro navi de cristiani, le qual avei bel combattere per essere quelle state in bonaccia morta ? ma non avendo preso quelle, come vorresti prender l'armata che son in porto in Costantinopoli ? Rispose il suo capitano al signor Turco: signor, guardia con i occhi, e poi tu potrai creder con il cuor, e te vo pregar non voler correre a furia; tu vedi con li occhi tuoi, che pur solamente della mia galea ne sono sta morti da quelli cristiani delle navi, 24 Si trattava di tre Galee genovesi inviate da Papa Niccol V ed un trasposto greco con i rifornimenti di grano per la
citt

combattendo, persone cento e quindici della legge de Maometto, e tu sai, e per vista de tutti, che mai con li speroni della mia galea non me ne partii da pope della nave de l'Imperatore continuamente combattendo aspramente, e la esperienza se vede con gli occhi, li uomini che me sono stadi morti, e cos ne sono sta morti assai delle altre galee, e de quelli delle fuste e legni da carico senza numero, e mandati a fondo di brigantini, s che dal canto mio ho fatto tutto il sforzo che mai ho potuto, s che signor, te voglio pregar, che tu me devi perdonar, e non voler correr a furia. Il signor Turco, come homo indiavolato e pieno de ogni mal pensiero, e mal disposto sopra il suo capitano senza altro rispetto a la prima gli dixe: traditor, e te voglio mi medesimo tagliare la testa. Il capitano con tante sue buone parole sape far, che il se risparmi la vita sua, e scampa quella furia bestiale del suo signor25. Ma il signor Turco priv quello de esser pi capitano de quella armata, e privato che fu il detto capitano del suo comando, il se fece avanti il figlio de colui, che fu capitano quando che fu de Messer Piero Loredan, quando fu della rotta del pare de questo Turco26, e disse costui al signor Turco: Signor si tu me fa capitano de questa tua armata, e che affronti al impeti de cristiani, da mo te prometto de darte tuta l'armata de Cristiani in ne le man a man salva, e s vignar a far la vendetta de mio padre, e si questo che ho detto non ser vero, da mo te digo senza dir altro, di farmi tagliare la testa de presente. E al Turco i consona il suo parlar, e lo fece capitano generale da mare de tuta la sua armata, e gli diede de regalo il bastone in man, e avelo fatto so capitano, come l generale. Hor lassiamo da mare, e veniamo su i fati da le mura da Terra; pur in questo giorno de ventuno de aprile, tutto questo giorno non fece mai altro che bombardar le mura da Terra da la banda de San Romano, e in questo giorno fu abbattuta una torri per terra da tanto bombardar, con parecchi passi de muro27. Questo giorno fu il principio de spaurir quelli della Terra, e ancora quelli de l'armata, che quasi dubitiamo, che in nel regalo giorno non volesse dar battaglia generale; tutti insieme invece veder cappelli turcheschi dentr da la Terra de brieve [in breve], ma pur il nostro misericordioso Messer Jes Cristo, il qual pieno de compassione, volse allungare il termine, perch la profezia avesse suo luogo, cio quella esser adempiuta, la qual profezia profetizz San Costantino figlio de Santa Elena, fu Imperatore de Costantinopoli. Ora s, che siano abbattuto tanto gran pezzo de muro per il so bombardar, ognuno se vide perso, considerando in s, come in pochi giorni aver rotto tanto bel muro; guerra mente ve dico, se in questo giorno avesse voluto il Turco presentarsi a le mura solamente con persone diecimila, senza dubbio niuno il faceva l'entrata il signor dentro da la Terra, e avariala prese, cosi vilmente l'avremmo persa. Ma per le consuetudini, che in tutti i luoghi del mondo se trova ad esser di valenti uomini, i qual abbia buon cuor, che trovandosi alcuni valenti uomini in questa citt de Costantinopoli, de i qual ne era veneziani gentiluomini, i qual era assai pi animosi, che non era i Greci; e questi tal veneziani si se messe a far buoni e forti ripari, dove che il era de bisogno a le mura rotte, i qual ripari fu fati de botti piene de sassi e de terra, e da dietro le botti i fu fatto uno fosso assai ragionevole grande, ed oltre del fosso fu fatto uno arzerelo [piccolo argine] dietro il fosso della terra che fu scavata dal fosso con 25 Il nome dell'ammiraglio sconfitto era Balta-oghlu; questi venne convocato il giorno dopo da Maometto II e tacciato
di tradimento, vilt e pazzia. Ma non venne giustiziato perch i suoi ufficiali testimoniano del suo valore: venne per spogliato di cariche e beni, bastonato sotto la pianta dei piedi e lasciato libero. Trascorrer in miseria il resto della sua vita

26 Il nuovo ammiraglio della flotta turca, nominato da Maometto II il giorno seguente la sconfitta, fu Hamza Beg.
Questi ebbe maggior fortuna nel corso dei seguenti attacchi, ma fin miseramente nel 1462, nel corso di un'ambasciata presso Vlad III di Valacchia, quando venne fatto impalare per ordine del principe rumeno, insieme con l'ambasciatore Tommaso Cataboleno e i 40 uomini della scorta. Secondo il racconto il padre di Hamaza avrebbe avuto un ruolo nell'assedio di Tessalonica (1422-1430), quando Murad II venne pesantemente sconfitto da Pietro Loredan, capitano dell'esercito inviato da Venezia a difesa della citt.

27 Si trattava di una torre della valle del Lycus chiamata la Bactatinian, abbattuta assieme ad una ampia porzione
delle mura esterne

bruscadure de vide, e d'altre fascine de frasche, incorporato con acqua per farlo ben duro, in modo che il era cosi forte come il fosse stato de muro; pi in quel luogo non era da temere de lor Turchi. Ma pur il malvagio Turco d e notte de tutte ore [non desisteva] de bombardar con tutto il suo sforzo in quella porta, dove che sono fati i detti ripari, la qual porta si se chiama San Romano; tutto il suo sforzo il fece in questa porta de bombardar con la sua bombarda grossa, che volse palma quindici, e con le altre sue bombarde, l' pi, moltissimi schiopeti [schioppi, fucili], archi de frecce senza numero, cerbottane assai, le qual cosse sempre continuamente lanciava a quelli che faceva i ripari. Lasso comprender a voi la quantit che era de Turchi asunadi a uno, per voler entrare dentro per i ripari; per nessun modo non se poteva veder terra, che gi la era coperta da lor Turchi, massimamente de giannizzeri i qual sono i soldati del Turco, che sono i pi valenti uomini che abbia il Turco, etiam ne era moltissimi schiavi del Signor, i qual se riconosce ai capelli bianchi, e i Turchi normalmente si porta i capelli rossi, i qual se chiama Axapi; in nel detto giorno non segu altra manovra. A d ventidue pur de questo mese de aprile, lo Signor Turco considerando, e osservando non poter nuocere da la banda da Terra, con tutte sue forze aver sperimentato, e per lo..... malvagio pagano impensosse [riflett], e fece per ingegno de dover traghettar parte della sua armata, che era a le colone, dentro dal porto de Costantinopoli, per dover aver pi tosto sua maledetta intenzione; e a ci che voi intendiate a che modo fece questo can, questo so ingegno, vel narrer qui di sotto28. Avendo deliberato d'aver totalmente Costantinopoli, i desiderava aver armata dentro dal porto de Costantinopoli; stando tuta la sua armata sorta a le colone che sono due miglia lontano da la Terra, fece che tutte le ciurme montasse in terra, e fece spianar tutto il monte che son de sopra la citt de Pera, cominciando da la marina, cio da l da le colone dove che era l'armata, per infine dentro dal porto de Costantinopoli, che son tre miglia. E spianato che i ave tutto benissimo, i diti Turchi messe moltissimi rulli convexi dove che i avea spianato, i qual rulli s era unti benissimo de sego per modo, che i deliber de dover dar principio de traghettare parte de questa sua armata, dentro dal porto nostro de Costantinopoli; e cominci da alcune fuste minor, e le mise su i diti rulli, e con una gran quantit de Turchi se messe a tirar la dita fusta, e tirola in poco spatio fino dentro dal navarchio de Pera. E come Turchi si vede, che questo ingegno i veniva bene, i andava traghettando ancora de queste so fuste minor, le qual fuste si era de banchi quindici, fina banchi vinti, e anche ventidue; ma al mondo non possibile cosa, fosse vista tanta canaja a tirar le predite fuste per sopra di quella montagna, avendone traget dentro dal porto de Costantinopoli ben fuste settantadue, e trasportate in porto dentro dal navarchio de Pera; e questo perch lor Turchi avea bona pace con genovesi. Stando tutte settantadue fuste in quel mandrachio, l se fece forte, le qual fuste si era ben armate, e ben in ordine de tutte cose. vedendo quelli della nostra armata queste so fuste, non dubitate che i ave una gran paura, e questo perch se temeva, che una notte le non fosse venute assaltar la nostra armata insembre con l'armata che era a le colone, perch l'armata nostra si era dentro della catena, e l'armata del Turco si era dentro della catena, e de fuori della catena, s che per descrition possiate intender, si quella stava con gran pericolo, et anche temevamo de fuoco, che i non fosse venuti e bruciare le navi che stava a la catena, e per forza tutti noi da mare convenimmo star in arme, giorno e note, e con grandi spaventi de lor Turchi. Ancora noi da mare, per timore de lor, convenimmo tenere una galea sottile a la punta de Pera per avanguardia, che l'armata, che era a le colone non se movesse, e quando che sta galea vedeva, che l'armata se moveva, de subito la dita galea da la guardia, veniva a far asaver al capitano da mare, il qual si era Messer Alvixe Diedo, e subito tutti si era a le poste in arme, ma questa cose si intravene poche fiade [si verific poche volte], perch lor Turchi se dubitava a venire cosi a l'improvviso a la catena, per tuorse tanta intromission [sortita, azzardo] de star a combatter contra tante nostre navi, che stava a la catena, ma lor Turchi solo si controllava da far qualche 28 Si legge in margine: li fu insegn da un Cristian. - In realt Maometto non potendo forzare la grossa catena del
porto fece trascinare le sue navi attraverso la lingua di terra, che lo separava, forse assecondato dai Veneziani. In quell'occasione Maometto fece anche cannoneggiare le mura di Pera per impedire un eventuale intervento dei suoi difensori nel corso del trasporto della flotta.

assalto de note; ma l'eterno nostro Dio, il quale son misericordioso di suo cristiani, non volse soffri tanto mal per quella fiada, anzi ne messe in cuor a noi Cristiani, che i dovessimo noi assaltar lor, come per avanti vederete l'assalto che noi cristiani, facemmo a lor pagani, non restante che il nostro assalto non devenisse a nostro modo. A d ventitr pur de questo mese de aprile, l'acade a far presta intenzioni sopra il fatto de questa armata del Turco, che son traghettata de sopra via le montagne, dentro il porto de Costantinopoli, e per in questo giorno facemmo consiglio di dodici in chiesa de Santa Maria de Costantinopoli, de dover tuor la intromission de dover andar a bruciare l'armata del Truco, la qual dentro dal navarchio de Pera. Fu messa la parte, e [la decisione] presa, intentando quella parte esser stata lungamente disputata a che modo che se poteva far, che tanta intromission avesse effetto, e tutti del consiglio si diceva la sua opinione; alcuni del consiglio si voleva, che de bel mezzo giorno se dovesse muover tuta la nostra armata del porto, tutte navi e galee, e tutte fuste, e andar a investir effettivamente dentro de questa sua armata, e non cacciare fuoco; alcuni si voleva che andasse genti per terra, e assaltar quelli padiglioni da Terra, i qual stava in guardia de l'armata sua, e aver solamente due galee sottili da mare. Messer Jacomo Coco, il qual si era patron della galea de Trebisonda, si disse anche lui il suo parer, e conson a tutti, come per avanti intenderete il terribile caso seguito de questa tal intromission, per voler bruciare la dita armata del Turco. A d ventiquattro de questo, cio de aprile, Ser Jacomo Coco patron della galea de Trebisonda, tolse due navi de circa botti cinquecento l'una, e quelle attorno le invest de sacchi de cotone e de sacchi de lana per modo, che non era possibile cosa che botta de bombarda i dovesse nuocere, per grande che la fosse. Avendo messo in ordine queste due navi, non possibile cosa, che queste navi possa investir questa armata, senza aiuto de galee ovvero fuste, s che dunque non possano andar le navi senza auto de galee; furono messe in ordine due galee sottili, e ciascuna galea grossa arm una fusta de l'Imperatore de banchi ventiquattro l'una, e ciascuna nave arm una delle sue barche grandi. Stando messa in ordine tuta questa armata, per voler andar a bruciare l'armata del nemico, il fu dato ordine, che a un ora de note, tutti fosse in ordine con i so fusti, per dover investir in quella a la mezzanotte, e al ora de mezzanotte tutti si se radun su la galea de Messer Alvixe Diedo, il qual era capitano del porto, e l fu deliberato o s, o no, de tuor quella intromission, e la maggiore parte si fu de parer de dover andar a investir a questa ora de mezzanotte, e l, subito investiti, cacciare fuoco dentro de l'armata del Turco. E in quella fiada i genovesi de Pera, nemici della fede cristiana, si vene a presentir questa cosa, che noi vogliamo bruciare questa armata; de subito il potest de Pera 29 si mand due di suo genovesi per ambasciatori al signor Turco, il qual si era a S. Romano intorno le mura di Costantinopoli. E in nel parlamento che fece i genovesi si disse: Messer lo capitano questa notte non sono da dover tuor tanta intromission voi soli, ma si voi troppo indugiate a una altra notte, noi genovesi de Pera se offriamo a dover esser in vostra compagnia, per bruciare meglio questa sua armata. Il nostro capitano, udendo queste offerte si rimase contento de dover attendere a una altra note, e quando genovesi videro esser giorno, e avendo lor pace col il Turco, apr una delle porte de Pera, e mand fuori uno [un portavoce] al Turco, il qual ha nome, Faiuzo, e questo Faiuzo, stando al padiglione del signor Turco, e a quello i fe' asaver come veneziani, la notte passata, se mise in ordine de andar a cacciare fuoco dentro de l'armata del mandrachio de Pera. il signor Turco avendo inteso queste parole, ringrazi molto questo ambasciatore da parte de quelli de Pera, e subito il signor il mand in dietro in Pera. Partito che il fu da lui, il detto signor Turco de subito si mand moltissimi schioppieri [fucilieri] a la sua armata, che era in nel mandrachio, e oltre i schioppi il fece metter due bombarde a rasente la marina, e due altre bombarde da l'altro lati del mandrachio, e attorno via del detto mandrachio tutto si era ben riparato de graticci, che schiopeti non li poteva nuocere, ne anche verettoni30, per modo che lor se tenessero sicuri, e questo tal 29 Nota in margine: Anzolo Zacaria da Pera, lo fece saper al Turco. Angelo Giovanni era il nome del Podest, e
commissario genovese di Pera

30 Verrettoni, specie di grossa verretta, freccia a foggia di piccolo spiedo, che si lanciava a mano, o con le balestre

tradimento fece i maledetti genovesi de Pera nemici della fede cristiana. Da d ventiquattro fino d ventotto del detto mese, stettimo su questo fatto de questa tal intromission, ma pur penso la fosse volont de Dio, che il volse, che se andasse, per punir i peccati de alcuni de quelli che and, come per avanti vederete il caso terribile seguito, avvisandovi, che noi veneziani non sapevamo nulla dell'accordo de questi malvagi genovesi. A d ventotto pur de questo mese de aprile, con il nome de Messer Ges Cristo fu deliber de tuor questa intromission de bruciare questa armata del perfido Turco; due ore avanti giorno, con il nome del Spirito Santo, se mosse le due navi del porto, le quale navi si era tutte rivestite de sacchi de lana, e de sacchi de cotone, e in compagnia de quelle, si era la galea de Messer Gabriel Trivixan, e la galea de Messer Zacaria Grioni il cavalier, tutti due armatori al golfu31, e ne era tre fuste de banchi ventiquattro l'una, le qual fuste era state armate per i tre padroni delle galee de Romania [bizantine] con le sue ciurme, i qual patroni si fu questi nominati, Ser Silvestro Trivixan de Ser Nicol, Ser Jeruolemo Morexini fu de Ser Bernardo, Ser Jacomo Coco il grande. E ancora fu arm assai brigantini, i qual fu armadi per la patroni delle nave, e in li diti brigantini, in parte d'essi ne era pegola e brusca e polvere de bombarda, i qual era sta cos conci per meter fuoco dentro e mandarli addosso de l'armata del Turco. Ma l'ordine si era sta dado, che le navi fosse andate avanti a investir perch quelle poteva resistere ai botti de bombarda. Ma il meschino animoso de Messer Jacomo Coco patron della galea de Trebisonda volse esser lui il primo assalitore in questa armata per acquisire onore in questo mondo. Stando tuta la nostra armata per mezzo il mandrachio, dove che era l'armata sua del Turco, bisognava che le navi andasse avanti, ma perch la nave vogava solamente remi quaranta per lato, e per quella ragione la non poteva andar presto come fari [farebbe] una galea. Ma Messer Jacomo Coco patron della galea de Trebisonda, come homo volenteroso de acquisire onore in questo mondo, non volse aspettare che le navi fosse le prime de investir, anzi il sopra detto Messer Jacomo volse esser il primo assalitore in la predita armata del Turco. Il detto Messer Jacomo prese dunque una voga battuta, e and inverso quella armata, e quando che il fu per mezzo l'armata del Turco, i turchi si deserr una delle sue bombarde, e diede [colp] accostate la pope, e nulla i fe', quindi ne deserr una altra, e diede in nel mezzo della fusta, e passla [la pass] da una banda al altra; quella fusta non pot star de sopra [a galla] quanto che sarebbe a dir dieci paternostri, subito l'and a fondo con tutti i uomini che era a bordo. Vedendo tutti noi quella andar a fondo, ne faceva grandissima compassione, aiuto a quella non se poteva dar per nessun modo. I principali della fusta che se anneg si fu questi sottoscritti: e prima Messer Jacomo Coco patron de quella, Ser Antonio da Corf comito de la detta, Ser Andrea da Ruodo paron zurado, mare in Gebelin compagno, Andrea dall'Aqua compagno, Andrea Steco compagno, Zuan mare angon balestrier, Zuan de Chirato balestrier, Zuan de Nicol da Cataro balestrier, Nicol Dandre balestrier, Nicol Gulias balestrier, Lio fuxon balestrier, Renaldi da Ferara balestrier, Troili di Grezi balestrier, Zorzi da Trau balestrier, Baiardo Gradenigo balestrier, Stefano de Sardaia balestrier; uomini da remo fu numero settantadue; tutti questi sopra scritti and a fondo con tuta la fusta, e tutti se anneg, che Dio li perdoni. Essendo andata la fusta a fondo, quelli delle galee sottili ancora non se ne avea accorto che fosse mancata la sua conserva [copertura], e pur continuamente quelli della galee andava dietro combattendo, e credeva seguir dietro la fusta, credendo andar bene, e questo fu per non aver visto la fusta andar a fondo, non era possibile cosa [...], e questo perch il era tanto il fumo delle bombarde, e di schioppi, che non se poteva veder niuna cosa, e grida che era da una parte e da l'altra, che pareva una cosa quasi non la poter credere. Andando cosi avanti la galea de Messer Cabriel Trivisan, de subito i cani de questi turchi si deserr due bombarde e diedero in nel mezzo della dita galea, e la passarono da una parte al altra, e perch da basso della galea il se trova essere due uomini feriti, subito i diti uomini se strop con gabani [stoffe, pezze] i diti buxi in modo che i tene la galea de sore aqua [a galla], ma la dita galea si se affond mezza, e quella se remiga meglio che la pote, e per fina che la fu in porto dove che era il suo statio. Vedendo le altre fuste, le qual doveva investir, queste esser malmenade [malconce], deliber tornar 31 Capitani di navi armate per corseggiare a danno dei nemici della repubblica di Venezia

indietro, e approdare dove che le era da prima, per modo che il nostro intento non pot venire a sequition [realizzarsi] quello che avevamo deliber de far al perfido nemico nostro; anzi ve dico, che abufu il Turco questa vitoria, e veder che noi cristiani piangevamo amaramente, e molto se duolevamo de tanti meschini che era annegati, che Dio li perdoni a tutti; e molti si piangeva da paura, che lor turchi non ne prendessero [approfittassero] in quella vittoria con quella sua armata, dinotandovi [constatando che se] i diti turchi avesse dato in questo giorno la battaglia, tutti saremmo presi senza dubbio niuno, cosi da mare come quelli da terra, e questo perch tutti i saremmo in fuga da paura; ma l'eterno Dio si volse prolungare la presa della dita citt. Ma che fece i diti pagani ? I and con quelle settantadue fuste addosso de quelle due navi, che era rivestite de sacchi de lana, le qual fu quelle che doveva investir in l'armata, quelle due navi si sorse netto per m l'armata del Turco, e questo due povere navi si stava solamente sorte per aspettare soccorso da noi cristiani, e per niuno modo non era possibile cosa a darli soccorso, perch subito saremmo stadi presi da la fuste de turchi. Vedendo turchi esser lor vincitori i se deliber, e and con tuta quella sua armata, e gaiardamente si invest in quelle due navi, e diede una battaglia terribile e forte, ma guerra mente il era tanto i grida de quella canaglia, che il pareva guerra mente a esser al proprio inferno; schioppi e frecce ne era senza numero, bombarde, cerbottane assai; questa aspra e dura battaglia de queste due navi si dur largamente una ora e mezza, e niuna delle parte non pot aver sua intenzione. La nostra armata torn al suo statio, e le settantadue fuste si torn al suo mandrachio; per questo giorno non fu fatto altro, ne da mare ne da terra, salvo, che per il campo del Turco i fece assai festa, per le batter della fusta a fondo de Messer Jacomo Coco. Questo quanto che segu per defetto [tradimento] de genovesi nemici della fede de Cristo, e genovesi si fece questo tradimento a cristiani per mostrarsi amici del signor Turco32. A d ventinove pur de questo mese de aprile, stando annegato con la fusta Messer Jacomo Coco patron della galea de Trebisonda, e l'accadeva a far uno vizo patron della galea, e per Messer Aluvixe Diedo capitano delle galee, fece Ser Dolfin Dolfin, fu de Ser Domenego, vizo patron della galea de Trebisonda in luogo de Ser Jacomo Coco, che Dio li perdoni. Il sopra scritto Ser Dolfin Dolfin, si avea in guardia la porta da Terra, la qual se chiama porta del Palazzo33, che era forte, ben sorvegliata da tutti; il detto lasci de sorvegliare la porta, e vene a star in la galea; rimase a la porta del palazzo in suo luogo Ser Zuane Loredan de Ser Polo. Per il detto mese de aprile non fu fatto altro, n da mare n da terra, salvo scaramucce assai e bombarde assai, che i tirava in le mura, le qual mai non smetteva de tr [tirare], giorno e note, e pur continuamente se buttava delle mura della Terra per terra, continuamente mettendo la Terra in pi pericolo, e noi della citt facevamo de buoni ripari de botti, e de fascine, e de terra in ne li luoghi che necessitava, per modo che i era cosi forti, come i fosse stadi de proprio muro, come i era da prima, e questo perch botta de bombarda non i poteva nuocere per non poter ricevere botta. A d primo maggio, e a d due pur de questo, non fu fatto manovra niuna, ne da mare ne da terra, salvo il suo continuo bombardar, e scaramucciar e grida assai, seconda la lor consuetudine de turchi; la Terra stando con affanni assai, per cominciare a mancar le provviste, e massimamente il pane, il vino, e tutte altre cosse necessarie al corpo de l'uomo. A d tre pur de questo mese de maggio fu deliber de impiantar due bombarde, assai ragionevolmente grosse, a una porta da marina, che veniva a essere per mezzo quelle dell'armata del mandrachio, le qual bombarde fu quelle che mand la fusta a fondo, e le nostre bombarde continuamente si bombardava le fuste del Turco per modo, che turchi se vedeva esser mal apparati per il gran bombardar. I turchi vedendo, che le nostre bombarde affondava le sue fuste, e ancora vedeva esser morti assai de lor delle nostre bombarde, e per i diti turchi si se deliber de far s fatta intenzioni, che le nostre bombarde l da la sua armata delle fuste, le qual veniva esser per mezzo le 32 In nessuno degli altri storici contemporanei, che divergono dal Barbaro nel racconto del fatto, riportato cos in
dettaglio il fallito tentativo di incendiare la flotta turca; possibile che Nicol vi abbia preso parte in prima persona

33 La porta delle Blacherne ?

nostre, e d con la notte non faceva altro che bombardar, e avendone gran rincrescimento, per esser bombarda per me' bombarda. Questo bombardar de una parte, e de l'altra, se dur circa dieci giorni de longo, d e notte continuamente, niuna parte ne l'altra non poteva aver tropo rincrescimento, e questo perch le nostre bombarde si era dentro da le mura, e le sue si era provviste de buoni ripari davanti, e anche il tiro delle bombarde si era longo che era mezzo miglio. Ora durante queste avversit de queste battaglie il serenissimo Imperatore Costantino, si ave a dir verso li nostri capitani: signor capitani, e voi tutti nobili de Venezia, voi chiaramente si vede, che la vostra signoria de Venezia, non mi manda armata niuna per mio soccorso a questa mi sfortunata citt, e per sarebbe bona cosa de provvedere de mandar uno gripo verso Negroponte34, per incontrare la vostra armata de Venezia; e subito in questo giorno de tre de marzo fu armato uno brigantino de uomini dodici, il qual brigantino se dovesse andar in gi per il Dardanello per infine in arcipelago [Egeo], e l veder, se i poteva sentir nisuna cosa de l'armata nostra, e si quella armata lo la trovasse, il dovesse dir a Messer Jacomo Loredan capitano de quella, che tosto il dovesse venire a Costantinopoli, che ancora il se tenessero forte per cristiani; e liberamente i venisse senza timore de armata de turchi. Questo brigantino se part a d tre di questo, da mezzanotte; quando questo brigantino usc fuori della catena del porto de Costantinopoli, tutti quanti i uomini de questo brigantino se era vestiti alla turchesca, e lev per insegna l'arma del Signor Turco, e con il nome de Dio, questo brigantino si and a buon viaggio senza rincrescimento niuno, e navig per in fina l'arcipelago, e nulla pot sentir della nostra armata, o ne dove la fuse giunta. Vedendo i marinari de questo grippo, non sentir cosa nessuna della nostra armata, i se deliber, e si consigliarono infra loro de prender diversi pareri, et uno de questi marinari si disse ai altri: v fratelli mie, voi chiaramente si vidde, che quando noi partimmo da Costantinopoli i aspettava de ora in ora de aver la battaglia generale da turchi, e voi vedemmo, che chiaramente quello imperio si sar sconfitto dal perfido Turco, e questo perch noi lasciammo la Terra in cattiva situazione de genti da fatti, s che fratelli mie, direi, che noi a la pi corta dovessimo andar in terra de cristiani, perch so chiaramente, che per infine a questa ora il Turco si ha avuto Costantinopoli. I altri compagni del brigantino si rispose e disse al compagno: vedi fratello, l'Imperatore si ne a mandato qua per dover far questa cosa, noi si l'abbiamo fatta, e per vogliamo ritornare a Costantinopoli, voglia esser del Turco, voglia esser de cristiani, s che a morte o a vita, mettiamoci a nostro camino. E cos ei fece, e torn a Costantinopoli sani e salvi, e trov che la terra si se tenessero ancora per l'Imperatore. Giunto i fu a la citt, i rifer al serenissimo Imperatore quello che i fece, e che i non avea trovato armata niuna de i veneziani; in quella fiada il serenissimo Imperatore si cominci fortemente a lacrimare da dolore, che quelli da Venezia non i mandava soccorso; vedendo l'Imperatore questo, il se deliber de mettersi in le man del nostro misericordioso Messer Ges Cristo, e della sua madre Madonna Santa Maria, e de Messer santo Costantino confalone [patrono, protettore] della so citt, e che loro guardiasse [proteggessero] la citt, da poi che la universa cristianit, non me a voluto dar soccorso contra questo perfido Turco nemico della cristianit. A d cinque de questo pur de maggio, lo iniquo e malvagio Turco si and a impiantar bombarde grosse de su la cima del monte che son de sopra Pera, e con quelle bombarde si cominci a bombardar la nostra armata che stava a la catena, e tirava de sopra via Pera, e questo bombardar si dur parecchi giorni de longo, e tirava pietre de libbre duecento l'una, e a la terza botta che i butt la bombarda, si mand a fondo una nave de genovesi de botti trecento la qual si era carica de seta, e zera et altre mercanzie per valore de ducati dodicimila, e incontinente questa nave si and a fondo, che non deparse [non rimase in vista] ne gabbia ne corpo de nave, e annegarono zerte teste che era suxo. Andata a fondo questa nave per il colpo della bombarda, vedendo i turchi aver fatto s fatto colpo de aver buttato la nave a fondo a la terza botta che i tir, i se vene s forte a ingaiardirse, che a lor i pareva in pochi giorni aver buttato a fondo tuta la armata de cristiani con quelle sue bombarde. Ma vedendo la nostra armata, che quelle sue bombarde ne venivano a far mal assai, deliberammo de desfar [calare] la catena del porto, intendendo muover le navi solamente, e quelle se accost a presso le mura de Pera, perch botta de bombarda non li poteva nuocere, che fu dieci 34 Euboea, in greco: , via; in greco antico 'Eboia

navi, e cos fecero le nostre galee. Stando ancora accostate le mura de Pera queste navi e queste galee, non resta che Turchi ne bombardasse, e avendone assai rincrescimento con paura de morte, e questo perch ogni botta de bombarda si ne ammazzava di uomini delle nostre galee, tal botta ne ammazzava quattro, tal botta due, ma comunque ogni botta ne toglieva qualche omo, e danneggiava le galee, e cos faceva a le navi; questo bombardar si dur parecchi giorni de longo, in somma le dite bombarde ne fece mal assai; quindi queste bombarde il Turco si le tir via de l, e impiantale su una punta, che veniva verso uno luogo de Costantinopoli, che se chiama il Chinigo, e in questo luogo il ne tir una gran quantit de bombarde, ma grazia de dio, quelle non fece mal niuno; da posa quelle bombarde il signor si le f cavar via de l, e le fece portar a bombardar con le altre le mura da Terra. A d sei pur maggio, ne il d ne la notte pas, non fu fatto niuna cosa da conto, salvo quel so continuo bombardar in le mura della Terra, e quelli so gridare e sonagli de nacchere per spaurir il popolo della citt. A d sette pur maggio a ore quattro de note, vene sotto le mura della Terra circa turchi trentamila molto ben in ordine con alcuni gati35 per voler venire a tradimento dentro della Terra, perch noi della citt non pensavamo ancora aver battaglia. Ma l'eterno Dio si diede aiuto e forza a i nostri, e valentemente questi turchi si fu ributtati indietro, con so gran vituperio, e danno assai, e de loro ne fu morti, dico una gran quantit. Pur in questa notte udendo noi da mare quelli estremi grida, che faceva quelli malvagi pagani attorno alle mura de questa povera citt, che guerra mente i grida si se ud per fina a la banda della Natolia, che son miglia dodici da lontano dal campo del Turco, e noi da mare vedendo, e udendo tanti estremi zigori, credevamo del tutto che in quella fiada i volesse dar la battaglia generale, il era tanti i sonagli de nacchere, e de suo tamburi, che guerra mente il era una cosa da non poter creder, salvo chi udiva; e come ho detto de sopra, credendo noi da mare, che i dovesse dar questa notte la battaglia, subito tutti noi da mare se mettemmo in arme, e tutti valentemente se stava a le suo poste, cosi le navi come le galee. Questo so combattere da Terra si dur fina a le sette ore de notte, che solo tre ore. Ma l'armata da mare del Turco non se volse muover, perch quella avea paura della nostra armata, che era a la catena in ordine per aspettare la sua, sicch da mare non fu fatto altro per questo giorno; ma da Terra per quella notte non fece nemmeno in quel luogo altra manovra. Ma subito che i diti turchi se part de l, dove che i combatteva, e perch i vedeva non aver potuto far cosa niuna, i deliber e and con gran grida, a cacciare fuoco in la porta del restelo del palazzo, e la bruci tuta incontinente, e subito che la fu bruciata, i nostri si corse l, e ributt i diti turchi indietro, e mur quella porta de muro. Pur ancora in questo giorno si torn le navi a star a la catena, le qual navi si era partite de l per timore delle bombarde, e era accostate a presso le mura de Pera, e fu rinforzata la catena, come da prima, con le dite navi. A d otto pur de maggio, facemmo consiglio di dodici, e si fu preso per parte de dover scaricare tutte le mercanzie in Costantinopoli, le qual se trova a esser in le galee da la tana, e quelle tal tre galee metterle a fondo in l'arsenale de l'Imperatore, e quando che fu presa questa parte de dover scaricare queste tal galee, quando che i volse cominciare a scaricare, subito le ciurme si salt con le spalle a le porte delle galee dicendo: vogliamo veder chi sar colui, che dar fuori queste mercanzie de queste galee; noi intendemo, che dove che la nostra roba, l se le case nostre, et anche intendemo, che cos tosto come averemo scaricato queste galee e fondate in l'arsenale, subito i ne requisir questi greci in questa sua citt per bella forza come suoi propri schiavi, dove che ora noi si siamo in nostra libert, e de andar e de star; si che, se conviene aver pazienza de dover scaricare le galee, e rimettersi a la misericordia de Messer Domine Dio, che lui reggesse questa cosa, e che tutto andasse per sua ventura, e che lui fesse de noi quello i piacesse, perch conosciamo, e vediamo chiaramente, che niuno cristiano, che se trova al presente in questa povera citt, non potr fuggire la furia della spada turchesca; e per noi tutti galeotti abbiamo deliberato de morir 35 Macchina da guerra, detta comunemente ariete, utilizzata per percuotere le mura, con il capo a forma di gatto. E'
detta anche: galleria, graticcio, vigna

qua su queste galee, per esser casa nostra, e per niuno modo noi non vogliamo morir in terra. E tanto fece queste ciurme, che i ottenne sua intenzione de star in le galee, s che in quella fiada il capitano delle galee si se fece forte, e rimase in le sue galee accostate la palizzata de Pera, con tutte le sue ciurme. Ma pur tutto questo giorno, non resta mai il Turco de bombardar in le mura da Terra verso San Romano, con la so bombarda grossa, e con tutte altre su bombarde. A d nove pur maggio facemmo il consiglio di dodici, e fu preso per parte in nel detto consiglio, che Messer Cabriel Trivixan vizo capitano de due galee, andasse a star in terra a le mura da Terra con quaranta uomini della sua galea, e dexarmar le so due galee sottili, e quelle lasciarle in guardia a Messer Aluvixe Diedo, il qual capitano delle galee da la tana, e cos il detto Messer Cabriel Trivixan, si obbed il comandamento fattogli per il consiglio di dodici, e desarm le due galee, e and in terra a le mura con quattrocento uomini delle sue galee, e quelle si rimase in guardia come ho detto de sopra, a Messer Aluvixe Diedo. A d dieci pur maggio facemmo il consiglio di dodici in la chiesa uxada de Santa Maria de Costantinopoli. Considerando [che] in tutti li casi pericolosi sia lodevole cosa a far intenzioni sopra i fatti da mare, e ciascuno si vede manifestamente, che l'armata de questo perfido Turco si son molto forte, e possente contra la nostra, e perch in questo porto de Costantinopoli e de Pera, se trova a essere navi, galee et altri fusti de pi comunitade [nazionalit], e de pi luoghi, e acciocch le cose vadano con i ordini, a le battaglie, che se aver a far qua da mare, e acciocch noi cristiani possiamo aver vitoria e onor in questo mondo contra questo Turco, e per l'andr parte per autorit de questo consiglio, che il nobiluomo Messer Aluvixe Diedo capitano delle galee da la Tana, sia fatto capitano generale de mare, cio de l'armata che se trova a esser al regalo in questo porto, e che il detto capitano abbia piena libert da far e disfar de tutti i fusti de questo porto. Fu presa questa parte; il detto Messer Alvixe Diedo in questo giorno accett de bona voglia il capitaniado [comando], e subito cominci a meter ben in ordine questo porto, e navi e galee, ma massimamente la catena del porto, perch quella si era la nostra salvezza de l'armata nostra, e del porto nostro; messo che il porto, stemmo pur alquanto de miglior voglia senza pensiero da mare. A d undici pur maggio, per questo giorno non fu fatto altro, ne da mare, ne da terra, salvo bombardar in le mura assai da terra ferma, niente altro non segue in questo giorno che sia da dir. A d dodici pur maggio a l'ora della mezzanotte vene a le mura del palazzo, de turchi cinquantamila ben in ordine, circondando tutto il palazzo de questi cani turchi con grandissimi grida secondo lor so costume, e cos de sonagli de nacchere, e de tamburi; i diti turchi per questa notte i diede una grande battaglia a le mura de questo palazzo, che quasi la maggior parte de quelli della Terra guerra mente si crede perder questa notte la citt. Ma il nostro misericordioso Messer Ges Cristo non volse, che questa notte si dovesse perder cos vilmente questa citt, et anche Dio si volse che le profezie fosse adempite. La qual profezia profetizz santo Costantino, che fu il primo Imperatore che avesse Costantinopoli, il qual profetizz, che mai Costantinopoli non se perderia mai per in fina che la luna non levasse scura, stando il suo tondo, cio che la se vedesse, salvo la met de quella, s che dunque per nessun modo quella non era l'ora de perder la citt, ma ben vero che continuamente il se approssimava la sua distruzione de dover perder il degno imperio. A d tredici pur de questo mese de maggio Messer Cabriel Trevixan vizo capitano delle galee sottili si lasci le so galee in guardia del capitano del porto, e and a star a le mura da Terra con i suo uomini delle galee36; il detto Messer Cabriel si stette in terra a sorvegliare le mura, dove che era fatte le riparazioni per il buttar delle bombarde, e stette il detto Messer Cabriel l a le mura fina che il Turco fece la prese della citt. Ancora in questo giorno vene alcuni turchi a le mura, a scaramucciare, ma niente fu da conto, ma le bombarde, tutto il giorno regalo e tuta la note, non fece mai altro che bombardar le povere muraglie. A d quattordici de marzo a l'ora de terza, il signor Turco si fece spostare le bombarde, che era state messe de sopra il monte de Pera, le qual continuamente bombardava la nostra armata; le pietre 36 Per la precisione alla congiunzione tra le antiche mura teodosiane e le mura delle Blacherne, sprovviste di
antemurale e quindi pi vulnerabili.

che tir queste bombarde in l'armata nostra le fu contate, e fu pietre duecento e dodici, e tutte de peso da libbre duecento in su l'una; e da posa che i ave cavato queste bombarde del monte de Pera, i le mise a una punta che veniva a bombardar una porta, la qual se chiama il Chinigo, uno luogo che son verso il palazzo del serenissimo Imperatore, e l questi turchi ne tr una gran quantit de bombarde, e mai non pot far niuna cosa de mal, e quindi queste bombarde le tir via de quella punta, e le mise a le mura della Terra presso le altre, a bombardar la citt, a San Romano, dove che era il pi debole luogo della Terra, e d e notte, mai queste bombarde non smetteva de tr in queste povere muraglie, continuamente buttando assai mura per terra, e noi della Terra continuamente d e notte facendo de buoni ripari, dove che era roto le mura, con bottami, e brusca, e terra, et altre cose necessarie a quella cosa, per modo che il era cos forte come quasi da prima, per modo che per quel romper non avevamo paura de lor turchi. Ma a quella porta che era pi rovinata che le altre, noi avevamo messo per buon soccorso de quel luogo uomini trecento ben in ordine de tutte sue armature, i qual uomini tutti si era forestieri, e non greco niuno, per esser loro greci vili d'animo, e questi trecento uomini si i avea presso di se de buone bombarde, e de buoni schioppi, e balestre assai e d'altre cose per questo fatto. A d quindici pur de questo mese, de maggio ne da mare, ne da terra non fu fatto manovra niuna de battaglia, salvo le bombarde, che mai non smetteva de dar in le mura, e noi, subito rote le mura, facevamo i buoni provvedimenti de ripari con i suo fusi dentro via come ho dito. In questo giorno i turchi si stette forte quieti in nel suo campo, e nulla scaramuz intorno le muraglie che i soleva far. A d sedici pur de questo mese de maggio circa a ore ventidue, il vene alcuni brigantini de turchi, i qual se part da la sua armata, che era a le colone, e questi tal brigantini de turchi si vene a voga battuta per fino a la catena del porto, e noi cristiani che saremmo a la catena stavamo aspettare quelli con gran piacere, pensando che i fosse cristiani che scampasse da l'armata del Turco, e che volesse venire da noi per pi sicurezza; e come i diti brigantini fu accostate la catena del porto, i scoz alcune bombardelle verso le navi che stava a la catena, e noi da mare, quando che vedemmo questa cosa fatta fentizamente, deliberammo de dare dietro con nostri brigantini; e come turchi si vide, che i nostri i deva dietro, i se mise a scampar via, e i nostri pur dando loro la fuga, fintanto che quelli fu giunti, e si azzuffarono insembre con i diti turchi, ma turchi si fu presti, e diede a remi, e scamp a la sua armata, e i nostri vene dentro da la catena del porto, e altro da questo giorno non segu da mare. In questo giorno de sedici maggio, da terra si segu questo sottoscritto. I turchi si avea costruita una cava [ovvero una galleria minata] per venire dentro de sotto via le mura, e fu trovata in questo giorno questa tal cava; turchi si cominci a cavarla ben mezzo miglio lontano da le mura, e veniva a venire de sotto via le fondamenta della Terra, ma i nostri della Terra, sent la notte a romper, cio a cavar questa cava, che gi i avea passato le fondamenta delle mura, e de regalo come fu sentito a romper, subito lo Mega Duca fece comunicare questa cosa al serenissimo Imperatore, e a lui fu narrata la condizione de questa cava, si meravigli forte l'Imperatore de questa cosa; ma il serenissimo Imperatore, prestamente si fece far buone intenzioni de questa cava. Subito fu mandato a cercar per tuta la Terra tutti i mastri che facevano cave sotto terra; trovato che fu i mastri, quali prestamente fu mandati dal Mega Duca, e l il detto Mega Duca si fece cavar a questi mastri una cava dentro da la Terra, la qual veniva a trovar quella del Turco, e si scontrarono cava con cava per modo, che la nostra si trova la sua, e i nostri si fu presti, subito a cacciare fuoco in la sua, e vene a bruciare tutti i legnami de quella, i qual si era apuntati in quella cava, e bruciando i puntelli de quella, la terra vene a crollare, e vene a soffocare tutti i turchi, li qual si era sotto questa cava, ovvero quelli si se bruciava in nel dar del fuoco. Questa cava si fu trovata a uno luogo, il qual se chiama la Calegaria37, e questo cavar che fece i turchi in questo luogo si fu perch l non ve era barbacani. Questa cava si fece gran paura a la Terra, dubitando che una notte i non dessero qualche assalto per queste suo cave, s che per questo giorno turchi si ave il malanno; altro non fu oggi, salvo bombarde assai, secondo usanza sua, e grida assai, che pareva che l'aria se aprisse. 37 Una delle porte del quartiere delle Blacherne. Per realizzare queste cave Maometto fece appositamente venire
squadre di minatori dalla Serbia.

A d diciassette pur de maggio, a ore ventitr vennero cinque fuste fina a la catena del porto, per veder come faceva la nostra armata a la catena, e come quella si stava in ordine, et anche per veder, si noi avevamo paura di lor; e come i nostri si vide venire queste cinque fuste verso la catena, de botto quelli delle navi si cominci a deserrare bombarde verso a quelle fuste; fra quelli de Costantinopoli, e delle navi, e delle galee, tutti uniti, in una botta i diserr pi de settanta bombardelle, ma per la mala ventura, nessuna de quelle non diede in niuna fusta de quelle, e queste fuste de turchi, vedendo questo tanto bombardar, se deliber, e and verso la sua armata, che era sorta a le colone, e l rifer al suo capitano quello che i vide la nostra armata, e stette da pu i turchi con grande timore de noi da mare. Per questo giorno non segu altro da mare, da terra bombarde assai, e fu ancora uno poco de scaramuccia, ma niente non fu da conto, salvo che tutti della Terra si stava con gran spavento, aspettando de giorno in giorno la battaglia generale, per la qual battaglia guerra mente tutti se d ad intender de esser schiavi del Turco, come per esperienza stato. A d diciotto pur de questo mese de maggio de notte, turchi fabbric uno valentissimo bastione per il modo come qua de sotto intender a che modo che il fece questa notte. Questi turchi, tuta questa notte se messe a lavorar con una gran moltitudine de turchi, e fabbric in questa medesima notte uno bastione, il qual si era all'orlo di fossi, e veniva a soperchiar le mura di barbacani, e era questo bastione per mezzo uno luogo chiamato la Cresca. Questo bastione si era cos bene fatto, che non era homo il potesse creder al modo il era costruito, e mai da m pagani non fece si fatta cosa, e s bel artificio. Ancora dico, si tutti li cristiani de Costantinopoli avesse voluto far s fatta cosa, non l'avrebbe potuto far in un mese, e costui il fece in una sola note. Questo notabile bastione si era passa dieci lontano da le mura maestre della Terra, e su queste mura conveniva star assai genti armata per timore de questo bastione, e perch dica che il fosse fatto in una notte, ma ve dico, che il fu fatto in manco de ore quattro. Il fece s tosto, che quelli delle mura, che controllava quella posta non se ne pot accorgere de questo fabbricare, salvo che la mattina il vide fatto, et ebbero una grande paura de s fatta cosa, e visto, esaminato questo mirabile ingegno, subito i and a dirlo al serenissimo Imperatore, come s'era fabbricato questa cosa. Subito l'Imperatore si se mosse con tuta la sua baronia, e vene a veder questa mirabile cosa, e quando ei l'ebbe visto, tutti si rimase come morti, tremando de paura, s come con effetto avvenne, che sempre i dubitava che questo bastione non fosse ragione de far perdere la Terra per come soverchiasse i barbacani38. El detto bastione, si era come ora udirete. Prima quello si era de legnami forti, e rivestito attorno de pelli di cammello, e cos si era la sua copertura, e dentro era fino a la met pieno de terra, e cosi lo era de fuori via, fina a la met pieno de terra per modo, che ne botta de bombarda, ne scoppio non li poteva nuocere, ne vereton, et avea messo de fuori via e de sopra per tutto, graticci, i qual si stava de sopra le pelli di cammello, et avea ancora fatto una strada, che andava al campo, ben mezzo miglio de longo, cominciando dal bastione, da uno lato e da l'altro, e de sopra si era graticci doppi, e de sopra via si era pelli di cammello, per modo che i poteva andar dal bastione al campo de sotto via al coperto, che niuno non i poteva nuocere, ne de scoppio, ne de vereton, ne ancora bombarda piccola; e i turchi che era dentro dal bastione si cavava la terra, e buttava dentro dai fossi, e vegnivei a terrare [e mano a mano li andavano colmando di terra]; in tanto sterrare che i fece, i vene a soperchiar le mura di barbacani, e questo bastione si diede uno gran aiuto a turchi per aver questa citt, s come poi avvenne. I turchi del campo avendo fatto questo bastione s mirabile, e avendo interrato tutto il fosso, dove che era il defitio, se tene esser loro avenzadori [avvantaggiati], s che per questo giorno altro non segu, ne da terra d e la note, n da mare. Ben vero, che turchi butt in questo assai d frecce dentro da la Terra, dal luogo che era il bastione; quasi i tirava per una allegrezza del campo, e i nostri tutti si rimase forte malinconici da paura. A d diciannove pur de questo mese de maggio, i detti e malvagi turchi pieni de ogni iniquit, se ingegnarono, e fece con effetto uno ponte, che traversava il porto, cio dal terreno de Pera, fina a la banda de Costantinopoli, su la palizzata, il qual ponte si era fatto de botti grossissime, e legate una accostate l'altra, e poi de sopra via de queste botti ne era travi lunghi e ben legati uno con l'altro, per modo che il era uno bellissimo e forte ponte, e questo ponte il tene cos fatto, e preparato, per 38 Il bastione, o torre, si trovava in un punto imprecisato delle mura del Mesoteichion, ovvero la valle del fiume Lycus.

doverlo distendere a traverso del porto in nel giorno della battaglia generale; a ci che quello venisse a dar piui battaglia a la Terra, et anche i fece questo per ragione, che se sparpagnasse [disperdessero] pi uomini attorno la Terra, a ci che lor turchi pi tosto avesse sua intenzione, da la banda de Terra, dove che le mura si era abbattute per terra da le bombarde; si questo ponte fosse stato disteso a traverso del porto avanti la battaglia generale, una sola botta de bombarda l'avrebbe rotto, e tutto disfatto, ma come de sopra ho dito, i non il fece per altro, salvo che per far sparpagnar la genti per le mura. Questo ponte se veniva a distender per mezzo la porta del Chinigo, ma questo tal ponte mai non fu disteso, e questo perch il non fu de bisogno a lor turchi; s che questo sono tutto quello che oggi ha seguito, s da mare come da terra. Pur da terra non resta mai il d con la notte, de bombardar, e de andar buttando mura assai per terra, e i nostri de ora in ora facendo de buoni ripari de botti e de terra, in modo che il veniva quasi ad essere s forte come da prima. Frecce e schioppi, noi ne avevamo da turchi senza numero, e cos avevamo ogni giorno de queste frecciare, e de le sue bombarde e de soi [sue] grida, secondo lor consuetudine. A d venti pur de questo mese de maggio, non vi fu troppo battaglia, ne scaramucce, ne da mare, ne da terra ferma, tranne seconda usanza de bombardar, et ogni ora buttando muro assai per terra, senza tregua, e noi cristiani tosto facevamo buoni ripari al detto romper, de bottami e bruscadure de vite, e de terra, per modo, che l'era cos forte come quasi da prima. Ma a questi ripari, uomini, e donne, e bambini, e vecchi, e preti, e tutti in comune si lavorava a questi ripari, perch la cosa si importava, e questi ripari si necessitava forte, per rispetto che le bombarde si avrebbe scovada [sconvolta] tuta la Terra, dove che quando le tirava, quelle se impiantava in li ripari che era fatti de terra. Le era queste bombarde grosse assai, ma una tra le altre si era de peso de libbre mille e duecento, cio la pietra che la tirava, avvisandone, che questa bombarda quando che la se deserrava in le mura, quella si faceva deserrar, e scantinar tutte le mura della Terra, e tutto il terreno, della citt, e per fino l'armata, che era in nel porto, risentiva questo gran tremore. Da questo gran botto assai donne si disperse dal gran spavento, che quelle avea della botta; mai in mondo non fu visto in tuta la pagana la maggiore bombarda de questa; questa si fu quella che butt tanto muro per terra, della citt. Altro non segu in questa giornata. A d ventuno de questo pur maggio, a ore due avanti giorno, se mosse tuta l'armata del Turco, che era sorta a le colone, e quella con gran vigoria si venne battendo remi per fino a la catena del porto, i qual venne molto gaiardi con gran sonagli de tamburi, e de nacchere; questo facevano per farne a noi paura. E come questa armata si fu tuta per mezzo la catena, la se piazz, e stette per mezzo il porto, e tutti noi da mare gaiardamente stavamo ad attendere, quella investisse in la nostra, e tutti noi stavamo ben in arme, e ben disposti, e massima le dieci navi, che era a la catena, tutte si era ben approntate, e molto ben in ordine, per aspettare l'armata del Turco, che investisse. Genti assai si era su queste navi, ma turchi si dubit de investir; ma in questo star che faceva questa armata accostate la catena, tuta la Terra si cominci a suonar campane a martello, dubitando che oggi i non volessi dar battaglia generale, e per suonava forte campane a martello, a ci che tuta la Terra se mettesse in armi, e a ci che tutti si andasse a star a le sue poste, dove che quelle si era assegnate per il serenissimo Imperatore. Quando che la dita armata del Turco vide, che la nostra si era cos ben in ponto, e udirono sonar per tuta la Terra campane a martello, fortemente se dubit, e subito si diede volta, e torn a le colone, dove che quella si era sorta per avanti. A ore due de giorno tutto fu tranquillo da una parte e da l'altra per modo, che nulla se fece de battaglia, cio da mare. Ma da terra in questo medesimo giorno a l'ora del mezzo d si fu trovata per i nostri una cava a la Calegara la qual avea cavato i turchi de sotto via le fondamenta delle mura della Terra, per dover venire una notte dentro per quella a tradimento, ma questa cava si non era tropo da temere. I nostri della Terra vedendo aver scoperta questa cava, and e si cacci fuoco dentro, e turchi che era de fuori, si sent che i nostri voleva dar fuoco, e lor turchi si fu presti, e diede anca loro fuoco, e i vene a dar tutte due le parte fuoco a uno tiro, in modo che quella cava noi si la conquistammo con onore nostro, e pi de quella non era da temere. Ancora pur in questo giorno, turchi si fece uno gran bombardar a le povere muraglie, e ne gettarono oggi assai muro per terra, e un pezzo de torre, e noi presto si facemmo de buoni ripari de bottami, e de altre cose per modo che anche avessimo assai da far cos da mare, come da terra, e tutti se trovavamo la sera esser forte stanchi d'affanno.

A d ventidue pur de questo mese de maggio, a ora de compita39, si fu trovato per i nostri una cava a la Calegaria, la qual avea fata i turchi che era in campo, la qual cava si era cavata de sotto via le fondamenta della Terra, e veniva a venire dentro da la Terra, e questa cava si era fata a presso quella, che fu trovata ieri, la qual si era come quella cava da ieri, e fu cacciato fuoco dentro da nostri, e valentemente quella bruciammo con grande onore nostro, e in quella fu bruciati alcuni turchi che era rimasti dentro, per non aver potuto cos tosto scampar fuori de quella. Ancora in questo medesimo giorno si fu trovata una altra cava pur in questo luogo della Calegaria, dove che non erano barbacani; questa cava si era un poco pericolosa, ma pro pia volont de Dio si permise, che quella crollasse da s medesima, e sotterr tutti li turchi che se trova esser sotto quella. Ma acciocch voi intendiate, queste cave se cavava il terreno, e si andava puntellando il terreno de sopra, con punte grosse de buoni legnami, e si veniva cos cavando per in fina a le fondamenta della Terra, e poi cavava de sotto via le fondamenta, e veniva a riferire dentro da la Terra, e a questo modo lor si faceva le sue cave. Pur ancora in questo giorno de ventidue de maggio, a una ora de notte il parse uno mirabile segnale in cielo, il qual segno fu quello che diede ad intender a Costantino degno Imperatore de Costantinopoli, che il suo degno imperio si se approssimava al finimento suo, come con effetto stato. Questo segnale si fu de questa condizione e forma; questa sera a un ora de notte lev la luna et aveva oggi il suo tondo, e levando questa luna la doveva levar tuta tonda, ma questa luna si lev come quella avesse avuto tre giorni, la qual poco appariva, e era l'aria serena come uno cristallo neto e mondo; questa luna si dur a questo modo circa ore quattro, e poi a poco a poco quella si se and facendo il suo giro, e alle ore sei de notte, tutta si fu compita de far il suo giro. Avendo noi tutti cristiani, e pagani, aver visto questo mirabile segno, l'Imperatore de Costantinopoli forte se spaur de questa cosa, e cos fece tuta la sua baronia, e questo perch i Greci avea una profezia, che diceva, che Costantinopoli mai non si perder per fina tanto che la luna non mostrasse un segnale in cielo in nel suo tondo, s che questa si era la paura che avea Greci. Ma turchi si fece una gran festa per il suo campo per allegrezza de questo segnale, perch a lor i pareva aver vitoria, so come fu anche bel il vero. A d ventitr pur de questo mese de maggio al alba del giorno si fu trovata una cava alla Calegaria, a presso dove che era sta trovate le altre, e a ci sapevate [sappiate], questa Calegaria si presso del palazzo de l'Imperatore; avendo noi trovata questa cava, subito noi della Terra mandammo fuoco dentro, e tuta tosta fu bruciata, e bruciata che la fu, subito quella si croll e soffoc sotto alcuni turchi che se trov esser sotto, e di quelli ne furono tolti due, vivi, fuori della cava, i qual si era i mastri de quella cava. I diti due mastri si fu torturati da Greci, e confess quelli, dove che era le altre cave, e da posa che i ave confessato, li fu tagliata la testa, e quelli so corpi si fu buttati sotto de le mura da la banda da Terra, dove che era il campo del Turco; e lor turchi, che videro questi turchi buttati sotto de le mura, se l'ebbero forte a male, e si sdegnarono forte verso Greci, e noi italiani. Pur ancora in questo medesimo giorno a una ora avanti giorno vene uno brigantino su per il Dardanello, il qual brigantino si era armato de vestimenti a la turchesca, ed era stato mandato in l'arcipelago per incontrare la nostra armata, che venisse tosto suxo, e dire che Costantinopoli ancora se tenessero forte. Ma l'armata del Turco, che era sorta a le colone, sent a remare questo brigantino fortemente, e dubit non fosse qualche avanguardia della nostra armata, perch lor si sapeva ben che quel non era fusto de turchi, e per la dita armata del Turco, se mosse da le colone, e vene verso questo brigantino; ma come questo brigantino si fu per mezzo la catena del porto, a quello la fu aperta, e entr in porto con salvamento, e l'armata del Turco vedendo questa, ei ritorn in dietro con tuta la sua armata, e and a approdare al suo luogo uxado, ma noi de l'armata nostra tutti si era a le sue poste, e armadi a modo, per dubito, che la dita armata del Turco, non giungesse a investir a la catena, (e) stettimo tutti in arme per in fina a una ora e mezza de giorno, e poi tutti se disarmammo; altro per oggi non fu, ma ben per la Terra era uno gran scampanare a martello, per asunar [allertare] persone a la marina per timore de l'armata, come vi ho 39 Nella Liturgia delle ore e nel Breviario la Compieta l'ultimo momento di preghiera della giornata che viene dopo i
vespri; cos chiamata perch compie le ore canoniche, e si recita prima del riposo notturno.

dito. Da Terra avemmo anche oggi assai bombarde in le mura, e butt sotto parecchi passa de muro, e tosto noi facevamo ottimi ripari; per questo giorno avemmo gran travaglio, e affanno cos da mare, come da la banda da Terra dal campo. A d ventiquattro pur de questo mese de maggio, a ora de mezzo giorno, si fu trovata una cava a la Calegaria pur accostate le altre cave gi usate, e questi malvagi turchi si avea messo mezza torri in puntelli, e circa dieci passa de muro, per dover cacciare fuoco dentro, a ci quella crollasse per poter subito entrare in la Terra. Ma il nostro signor Dio non volse soffrire tanto mal per quella ora, e non volse che la citt se perdesse per quella via. Come Greci si ave trovata questa cos estrema cava, e subito quella i cominci a cavar, e la murarono prestamente, e la fecero forte assai, quasi come da prima, per modo che (di) quella pi non era da temere. Questo giorno turchi si ne diede uno gran impaccio a le mura da Terra, e de bombarde, e de schioppi, e frecce senza numero, s che avemmo una mala e pessima giornata. Da mare avemmo fastidio niuno, ma pur stavamo in arme per spavento della sua armata, che non fosse venuti assaltarne al improvviso. Per il campo del Turco in questo giorno se fece assai feste, de soni, e de altra condizione de allegria, e questo perch i sentiva che tosto i voleva dar la battaglia generale. A d venticinque pur de questo mese de maggio, a ora de vespero fu trovata una cava pur in quel medesimo luogo della Calegaria a presso le altre prime cave, e questa cava si era forte e pericolosa de pericolo, e questo perch i avea messo uno pezzo de muro in punte, che dado fuoco che i avesse, il sarebbe caduto per terra questa sua cava, e caduta che la fosse stata questa cava, subito questi turchi si sarebbe entrati dentro de questa citt, e avariala avuta a man salva, senza contrasto niuno. Questa cava si fu l'ultima che i fece, e l'ultima che fosse trovata, ma questa si era la pi pericolosa cava che si fosse trovata. Ma pur in questo medesimo d, i turchi si tir moltissime bombarde dentro da le mura da Terra, e butt sotto assai muro, e tosto noi con buoni ripari de terra e de bottami; per modo che i facevamo forti come da prima; frecce n'avemmo questo giorno senza numero; da mare l'armata del Turco non fece manovra niuna, ne la nostra, salvo, che pur d e notte stavamo continuamente in arme, navi e galee. A d ventisei pur de questo mese de maggio a una ora de note, turchi si fece per tutto il suo campo una gran luminaria de fuochi40, li qual fuochi ogni padiglione che era in nel campo, si faceva due fuochi, li qual fuochi si era grandissimi, e per il grande chiarore de quelli, pareva che fosse de giorno chiaro, questi terribili fuochi si dur in fina a la mezzanotte; questi fuochi il signor Turco si i fece far per il campo, per rallegrare il popolo del campo, perch il se approssimava la distruzione della povera citt, per dare la dura battaglia. E facendo lor pagani questi fuochi, i gridava a la sua usanza turchesca, che guerra xiamente pareva che il cielo (!) se volesse apr. Tutta la citt si se messe in gran spavento, e tutti con gran pianto pregava Dio, e Santa Maria che ne dovesse scampar da questa furia de pagani. Ma non mi domandate, se tutto questo giorno le bombarde hanno lavorato dentro da le mura da San Romano, e quello che fece la bombarda grossa, per modo che in questo giorno d'anche avemmo il malanno, e de grandi spaventi. Da mare non fu nessuna cosa da conto, salvo che vedevamo che l'armata se andava mescolando. A d ventisette pur de questo mese de maggio, pur questi malvagi pagani fece tuta questa notte altrettanti fuochi, quanti che i fece l'altra notte, e dur questi fuochi per in fino a la mezzanotte, e con grida terribilissime, i qual grida si se udiva per in fina a la banda della Natolia, che sono miglia dodici lontano dal campo, per modo che tutti noi cristiani avevamo una grandissima paura; questo spavento ne dur fina al giorno chiaro; ma tutto il giorno non fece mai altro che bombardar in le povere mura, e buttato oggi assai muro per terra, e messene mezi in affanno. Da mare n'avessimo cosa niuna; altro non fu in questo giorno ne la notte. A d ventotto pur de questo mese de maggio il signor Turco si fece far uno comandamento a suon de trombetta per tutto il suo campo, che sotto pena la testa tutti i suoi pasci, e i suo subas, e tutti altri suo capitani, e d'ogni condizione se sa, che abbia turchi a suo comando, si debba rimanere per tutto questo giorno al suo posto, e questo perch il signor Turco vuol dar domani la battaglia generale a questa dolente citt. Fatto che fu questo comandamento per il campo, tutti prestamente 40 Razzi e fuochi d'artificio

and alle sue poste, pi che de prescia, ma tutto questo giorno da la mattina fina a la notte turchi non fece mai altro che condurre scale ertissime a presso le mura per averle [pronte] per domani, che doveva esser il giorno cruciale della battaglia. Queste scale si furono circa duemila, da poi le scale i condusse una gran quantit de graticci per riparare le persone al alzar delle scale ai piedi delle muraglie. Fatto questo, turchi si andava sonando trombe per il campo, e nacchere, e tamburi per rallegrare il popolo del campo, dicendo: figliuoli de Maometto stiate de bona voglia, che domani avremo tanti cristiani, in le mani, che i venderemo due al ducato per schiavi, et avremo tanta ricchezza, che tutti saremo oro, e delle barbe de greci faremo lacci per legare i nostri cani, e le mogli, e figlie loro ne sar schiave, s che, figliuoli de Maometto, siate de bona voglia e vogliate morir de bona voglia per amor del nostro Maometto41. E a questo modo lor pagani si andava rallegrando il suo campo. Fatto questo, i fece una grida per tutto il suo campo, che ciascuno Turco sotto pena della testa dovesse star, e andar, e far tutto quello che i fosse commesso per i suo cavi. A la sera tutti turchi ordinatamente si era ridotti a le sue poste con tutte arme, e gran montagne di frecce; quando che fu la sera tutti lor turchi si era andati a le suo poste, e l tutti si stava de bona voglia con il desiderio de dar la battaglia, e tutti pregando il suo Maometto, che i desse vitoria e aiuto. Ma questo giorno turchi si bombard tanto le povere mura, che il fu una cosa da l'altro mondo, e questo facevano per questo che era il giorno de meter fin de bombardar. Noi cristiani in questo giorno facemmo cara sette [sette carri] de manteleti42 da meter a le merlature da la banda da Terra; fati questi manteleti, fu depositati a la piazza, e Messer lo Bailo fece comandamento ai greci che portasse questi prestamente a le mura, e mai Greci non i volse portar se prima i non fosse pagati, e stette in contrasto quasi sera per modo, che noi veneziani convenimmo di pagar de borsa a chi i porta, e Greci nulla si volse pagar. E quando che i manteleti fu giunti a le mura, il era la notte, e quelli non li potemmo conciare ai merli per la battaglia, e rimanemmo cos senza, e questo fece l'avarizia de lor Greci. Pur in questo d, a ora de mezzod, Messer lo Bailo si fece uno comandamento a tutti quelli che se appellasse Veneziani, si dovesse andar a le mura da la banda da Terra, prima per l'amor de Dio, e poi per il beneficio della Terra, e per onore de tuta la cristianit, e che tutti de bona voglia dovessero morir, e star ai loro posti; e tutti de bona voglia obbedire a Messer lo Bailo il suo comandamento, per modo che se mettemmo in ordine meglio che noi potessimo, e cos similmente mettemmo in ordine l'armata da mare, e massima la catena del porto, e tutte navi e galee. Il signor Turco cavalc anche a la so armata che sono a le colone, con diecimila cavali, per veder come quella si era in ordine, e meter ordine per domani, per dar battaglia generale, e molto ben il detto Turco diede ordine con il suo capitano a che modo che i dovesse investir. Fatto questo, il detto signor se messe a dover far tanfaruzo [chiassata] con il suo capitano da mare, e con altri suo subas, e tutti insieme se imbriag [ubriac] secondo lor so costume; da poi il detto signor se ritorn in campo; il detto signor si stette al tanfaruzo per in fina al sol posto. Tutto questo giorno fu suonata per tuta la Terra la campana a martello, per radunar tutti ai loro posti, e femmine e bambini insieme si portava pietre a le mura, per fornir i merli, per buttar quelle addosso di turchi; tutti andava piangendo per la Terra da spavento grande che i aveva de lor. Come fu una ora de notte, i turchi che era in campo si se mise a far per tutto il campo fuochi terribilissimi, assai maggiore de quello, che i avea fatto queste due altre notti passate, ma il era tanto i suo gridare, che noi cristiani non potevamo durar a quelli, e insembre con i grida i tirava assai bombarde, tantissimi schioppi, rochette i ne buttava senza numero, che quasi noi tutti ne pareva a esser al proprio inferno. Questo so sollazzo e festa de allegrezza si dur per fina a la mezzanotte, e poi i fuochi si fu spenti, ma lor 41 Secondo altri cronisti dell'epoca il discorso di Maometto II alle sue truppe fu pi o meno questo: vi prometto la
Citt pi bella e grande che ci sia, piena di palazzi e terrazze da cui godrete una vista favolosa. Troverete ovunque mobili preziosi, e montagne doro e dargento, e ne diventerete i fortunati possessori. Diventerete padroni di una folla di uomini di alto lignaggio, che vi faranno da schiavi, e di una quantit di donne meravigliose, dalle forme seducentissime

42 Macchine, che mettevano i soldati al coperto dalle offese nemiche

pagani tutto il giorno, e tuta la notte non fece mai altro che pregar il suo Maometto, che i desse vitoria de aver questa citt de Costantinopoli, e noi cristiani tutto il d e la note, pregammo Dio con la sua madre e Madonna Santa Maria, e tutti santi e sante che in cielo, e con gran lagrime ben devotamente pregando quelli, che ne daga vitoria, e che ne scampa da la furia de questo malvagio pagano. Or avendo pregato una parte e l'altra il suo Dio, che ne desse vitoria, lor al suo, e noi al nostro, il nostro signor Dio determin in cielo con la sua Madre chi doveva esser vincitore de questa battaglia cos aspra, la qual domani se de veder la conclusione de questa. A d ventinove pur de questo mese de maggio, che sono l'ultimo giorno dei combattimenti, che il nostro signor Dio diede l'aspra sentenzia contra Greci, che il volse che questa citt andasse in questo giorno in man de Maometto bei fio che fu de Morato Turco, come qui sotto vederete per ordine a che modo fu questa battaglia generale. Et anche l'eterno Dio volse dar questa crudele sentenzia, per adempire tutte le profezie antiche, e massima la prima profezia, che fece San Costantino, il qual a cavallo su una colona presso la chiesa de Santa Sofia de questa citt, che profetizza con la mano, e dice: de qua giunger chi me desfar [abbatter], mostrando la Natolia, cio la Turchia. L'altra profezia che dice, quando che il se trover uno Imperatore che abbia nome Costantino fio d'Elena, sotto quello imperio, se perder Costantinopoli43. L'altra profezia che dice: quando la luna far un segno in cielo, de l a pochi giorni turchi aver Costantinopoli; s che tutte tre queste profezie si son state [avverate], cio i turchi pass in la Grecia, se ha trovato l'Imperatore che ha nome Costantino fio d'Elena, la luna ha fatto segno nel cielo, tutto si adempiuto, s che Dio cos ha deciso de dar questa cosi fatta sentenzia contra i cristiani, e massima contra l'imperio de Costantino, come avanti intenderete la sentenzia. In questo giorno de ventinove de marzo del 1453 a ore tre avanti il giorno, Maometto be fio che fu de Morato Turco vene personalmente a le mura de questa citt de Costantinopoli, per dar la battaglia generale, per la qual battaglia egli prese Costantinopoli. Questo signor Turco si fece far tre schiere delle sue genti, a cinquantamila persone per schiera; una schiera si era de cristiani [mercenari], i qual stava per forza in nel campo, la seconda schiera si era de gente minuta, cio villani e tal gentaglia, la terza schiera si era tutti giannizzeri dai zarcoli [capigliature] bianchi, i qual giannizzeri si sono tutti soldati del signor, i qual pagati de giorno in giorno, tutti son uomini agguerriti e valenti a la battaglia, e dietro questi giannizzeri si era tutti i subasi, e dietro questi si era il signor Turco. La prima schiera, che son i cristiani, fu quelli che portavano le scale a le mura, e quelle scale le voleva alzar a le mura, e i nostri de subito gettava quelle scale per terra con tutti coloro che le alzava, e tutti quelli subito se ammazzava, e pur i nostri con gran sassi tirava da le merlature di sotto per modo, che pochi de quelli poteva scampare la vita sua; tanti quanti veniva sotto le mura tanti si veniva ammazzati, e quando costoro che alzava le scale vedeva esser cosi morti, i voleva ritornare in dietro verso il campo per non esser uccisi da sassi; e come i altri turchi che era da dietro vedeva, che costoro scampava, subito loro con scimitarre i tagliava a pezzi per modo che sforzo era a tornar a le mura, s ad ogni modo i conveniva morir a una volta, o l'altra. E come questa prima schiera fu morti e fracassati, veniva la seconda schiera vigorosamente. Ma la prima schiera fu mandato per due ragioni; la prima ragione si fu, perch i voleva che morissero pi tosto quelli che era cristiani, che loro turchi, l'altra ragione si fu, perch i stancasse noi della citt. Come vi ho dito, che morti e malmenati questa prima schiera, il venne la seconda schiera come leoni sfrenati verso le mura, da la banda da San Romano; e come noi vedemmo questo spavento, subito fu suonata la campana a martello per tuta la Terra, e a tutte le poste delle mura; e gridando ognuno, soccorso, chiedendo misericordia l'eterno Dio contra questo cane Turco, per modo che tutti gli uomini corse a l'impeti de questi pagani, e l comincia a riparare in dietro fuori de barbacani. Ma questa seconda schiera si son tutti uomini da fatti, i qual come vi ho detto vene a le mura e stanc forte quelli della Terra per il combattere che i fece, anche questa seconda schiera fece sforzo de alzar scale su le mura, ma quelli delle mura valentemente quelle le rovinava per terra, e assai di 43 Costantino XI Paleologo Dragases era, infatti, quartogenito di Manuele II Paleologo e di Elena Draga, nipote, per
via materna, del principe serbo Costantino Draga. Suoi fratelli erano Giovanni VIII, anch'egli Imperatore bizantino, i despoti della Morea Teodoro II, Demetrio II, Tommaso e il despota di Tessalonica Andronico

turchi se veniva ammazzati. Ma le nostre balestre e bombarde tuttavia tirava continuamente in nel campo in modo che se veniva ad ammazzare tanti turchi, che il era una cosa incredibile. Or stando giunta questa seconda schiera, e fatto il suo sforzo per entrare in la Terra, e non poter entrare in quella fiada, la terza schiera, che sono i giannizzeri, che sono i suo soldati salariati, e i suo subassi, e tutti altri gran maestri tutti valenti uomini, il signor Turco da dietro tutti questi. Questa schiera terza, si se avvent alle mura de questa povera citt, no come turchi, ma come leoni, con tanti grida e sonagli de nacchere, che pareva una cosa da l'altro mondo; le grida se udiva fina a la Natolia che sono miglia dodici lontano dal campo. Questa terza schiera che sono i valenti turchi, trov quelli da le mura essere fortemente stanchi per aver combattuto con la prima e con la seconda schiera, e questi pagani si era arditi e freschi su la battaglia, ma per i grida grandi, che facevano i turchi per il campo spauriva tuta la citt, e ne fiaccava forte l'animo con quelle so grida e sonagli. Quelli poveri della Terra si vedeva quasi esser presi, deliber e suon per tuta la citt la campana a martello, e cos suonava per tutte le poste delle mura, tutti gridando ad alta voce: misericordia, misericordia, Dio dal cielo manda soccorso a questo imperio de Costantino, a ci che la genti pagana non regna l'imperio. Ma per tuta la citt, tutte le donne stavano in zenocchioni [inginocchiate], e cosi ancor gli uomini, tutti duramente piangendo, e pregando devotissimamente il nostro onnipotente Dio, e la sua madre Madonna Santa Maria con tutti li santi e sante della corte celeste, che ne dovesse dar vitoria contra questa genti pagana, malvagi turchi nemici della fede cristiana. Stando in questo pregar Dio, turchi continuamente combattevano asprissimamente da la banda da Terra, da la banda de San Romano, dove che era il padiglione del serenissimo Imperatore con tuta la sua baronia, e i so principale cavalieri, e so valenti uomini, i qual tutti si stava in sua compagnia combattendo continuamente fortemente, come uomini volenterosi di entrare in la Terra, pur questi turchi combattendo come ho detto pur da la banda de San Romano, cio da la banda de Terra, tranciando lor pagani assai bombarde, e cos schioppi, frecce senza numero, grida di diti pagani quelli si pareva, che l'aere se aprisse. Ma tranciando la bombarda grossa la qual pesava la pietra libbre mille e duecento, de frecce quanto che durava le mura da la banda del campo che son sei miglia, dentro da i barbacani se ne avrebbe caricato largamente ottanta cammelli, e de quelle che era nei fossi se n'avaria caricate forse venti cammelli. Questa battaglia cosi asprissima dur fina al alba del giorno. I nostri faceva meraviglie de difendersi, cio noi veneziani, la banda che era il bastione, l i diti turchi dava gran battaglia, ma il nostro difendere niente non valea, perch l'eterno Dio gi avea dato la sentenzia, che questa citt dovesse andar in man de turchi, e per che Dio ha determin, nulla pi non si pu far, s che noi tutti cristiani che al regalo ci trovammo ad esser in questa dolente citt, se mettemmo in le man del nostro misericordioso Messer Ges Cristo, e della sua madre Madonna Santa Maria che loro abbia misericordia delle nostre anime, alle quali sia dato morir in questa cordial battaglia in questo giorno. Sicch bene intendiate, una ora avanti giorno il signor Turco fece dar fuoco a la sua bombarda grossa, e quella botta si diede dentro [sfond] dai ripari che avevamo fatti, e quelli butt per terra, e per il gran fumo che la detta bombarda si fece, quasi non se vedeva nulla, ma i turchi si se misero a venire dietro quel fumo, e entrarono circa in trecento turchi dentro dai barbacani, e Greci e Veneziani vigorosamente li cacci fuori de li barbacani, e buona parte de quelli si fu morti; quasi tutti fu morti avanti che i potesse passare i barbacani. In quell'occasione i greci avendo fatta questa punta [azione vittoriosa] i credette guerra mente esser loro vittoriosi contra questi pagani, e tutti noi cristiani ne avemmo gran consolazione. Scacciati dai barbacani che furono, de subito i detti turchi si diede fuoco una altra fiada a la sua bombarda grossa, e quelli pur pagani come cani se mise a venire dietro il fumo de quella bombarda, tutti in furia, uno spingendo l'altro, come pecore selvagge per modo, che nello spazio de un quarto de ora ne fu turchi pi de trentamila dentro dai barbacani con tanti grida che pareva d'esser al proprio inferno, le quali grida furono udite fina in la Natolia. Stando venuti questi turchi dentro dai barbacani, subito ebbero presa la prima sbarra di barbacani, ma avanti che i la prendesse molti di loro ne fu morti da quelli che era de sopra le mura con i sassi, tanti se ne ammazzava quanti se voleva. Or avendo presa questa prima sbarra, e turchi insieme con i axapi se fece forte a quella, da poscia questo ne venne pur dentro dai barbacani, ben settantamila turchi con tanta vigoria che i pareva guerra mente de quelli dal inferno, in modo che subito i barbacani fu pieni de subito de turchi da uno cavo fina

all'altro, che durava ben sei miglia. Ma come de sopra vi ho detto, che quelli che era de sopra le mura ne ammazzava tanti de questi turchi con sassi, lasciandoli venire de su in sotto senza rimision [ininterrottamente], tanti ne fu morti, che largamente quaranta carri non i avrebbe potuto portar [via] quelli turchi morti, questi si fu morti pur avanti che entrassero in la Terra. Or i nostri cristiani avea una gran paura, fece sonar il serenissimo Imperatore le campane a martello per tuta la citt, e cos a le poste delle mura gridando ognuno: misericordia eterno Dio; cos gridava uomini come le donne, e massima le monache e le donzelle; era tanti i pianti che l'avaria fatto piet ad ogni crudo zudeo [crudele Giudeo ?]. Vedendo questo, Zuan Zustignan genovese da Genova, deliberava de abbandonar la sua posta44 e corse a la sua nave, che era stata messa a la catena; e questo Zuan Zustignan, l'Imperatore l'avea fatto capitano da Terra; e scampando questo che era capitano, venendolo per la Terra gridando: turchi son entrati dentro da la Terra; e menteva per la gola, che ancora essi non era entrati dentro45. Or udendo il popolo queste parole da questo capitano, che turchi se era entrati dentro da la Terra, tutti se comincia a meter in fuga, e subito tutti abbandonarono le sue poste, e presero a correre verso la marina, per poter scampar con le sue navi e con le galee. In questo rumore che fu a levar del sol, l'onnipotente Dio ebbe a dar l'asprissima sentenza, e voler adempire tutte le profezie, sicch come vi ho detto, turchi al levar del sole si entr dentro da Costantinopoli da la banda de San Romano, dove che erano state buttate le mura per terra con le sue bombarde. Ma avanti che i entrassero dentro da la Terra, fu tanto il fracasso de loro turchi, e de cristiani della Terra, che se venne a scontrarsi, che tanti ne mor, che il se ne avrebbe caricato ben venti carri de corpi morti; e morti che (furono) i primi turchi, la seconda schiera si se mise a venire dietro i primi, i qual veniva scorrazzando la Terra, e quanti che i trovava per la Terra, tutti si andava per il filo della sua scimitarra, cos femmine, come uomini, e vecchi, e bambini, e d'ogni condizione, che questo massacro dur da sorger del sole che fu l'ora che i turchi entrarono in la Terra, per in fino al mezzo d, sicch tutti quelli che fu trovati in quella furia andarono a fil de scimitarra. Ma i nostri mercanti che scapparono, quelli se si nascosero nelle caverne sotto terra; passata la furia, quelli che furono trovati da turchi, tutti si fu presi e poi venduti per schiavi. Giungendo i turchi furiosamente verso la piazza, che sono miglia cinque lontano, dove che entrarono che fu da San Romano, giunti che i fu a la piazza, subito quelli de loro turchi si mont su una torre dove che erano San Marco, e l'insegna del serenissimo Imperatore, e i detti pagani subito tagliarono sotto l'insegna de San Marco, e tirarono poi via l'insegna del serenissimo Imperatore, e poi su quella torre medesima si lev l'insegna del signor Turco. Tirate via quelle due insegne, cio San Marco, e l'insegna del Imperatore, ed elevata l'insegna del cane Turco, in quella fiada tutti noi cristiani che ci trovavamo in la citt fortemente dolevamo per la presa che avea fatto questo Turco. Elevate le loro insegne, e tagliate (che) furono le nostre, vedemmo che del tutto era presa la Terra, e che pi non vi era rimedio de recuperarla in dietro per quella fiada. Or dirove [vi racconter quello che successe] da mare, poich da terra vi ho detto. Una ora avanti giorno l'armata [turca] da mare si lev da le colone, dove che quella se era sorta, e quella vene a presentar per mezzo la catena del porto, e vene per dar battaglia a la catena; ma il capitano de quella sua armata vide che il porto nostro si era ben in ordine [ben fornito] de navi, e de galee, e massima a la catena vi erano navi dieci grosse da botti ottocento in s, e avendo, quel capitano, paura della nostra armata, lui se deliber [giudic], e and a combattere dietro da la Terra, da la banda del Dardanello, e lasci il porto senza combatter, e l de dietro mont in terra, e parte de quella armata mont in terra da la banda della Giudeca per poter meglio rubar per esser l assai ricchezza nelle case de quelli Giudei, e massima de gioielli. Le settanta fuste, che era dentro dal porto, le qual si 44 per essere ferito de freza. Nota in margine 45 Lo storico di Maometto II, Tursun Beg, racconta che "il capo dei demoni" sarebbe stato trafitto da un ghazi
(soldato senza paga, che viveva solo del bottino di guerra) sul muro pi esterno della citt mentre si scatenava l'ultimo assalto. Per i Veneziani e per i Greci invece sarebbe stato lui a spargere il panico tra gli assediati diffondendo, mentre fuggiva dalle mura forse ferito, la falsa notizia che i turchi stavano gi dilagando nella citt; salvato a stento dai suoi mentre Costantinopoli crollava sarebbe stato condotto sull'isola di Chio dove mor pochi giorni dopo.

erano state traghettate de sopra attraverso la montagna de Pera, delle qual fuste era capitano Zagano Pas, e quelle tutte settanta fuste, tutte in una botta si rifer in terra a uno luogo della Terra che se chiama il Fanari46 e cristiani che erano a quella posta su le mura valentemente lo respinsero indietro. Ma quando la detta armata vide con li occhi, che cristiani avea perso Costantinopoli, e che l'insegna di Maometto bei Turco si era elevata su la torre maestra della citt, e che San Marco, e l'insegna del Imperatore si erano state tagliate, e messe in basso, in quella fiada tutti de quelle settanta fuste si mont in terra; et similmente mont tutti quelli de l'armata che era da la banda del Dardanello, e lasci le armate in terra a la riva senza niuno dentro, e questo fecero perch tutti corsero furiosamente come cani in terra per cercare oro, gioielli, e altre ricchezze, e aver ancora prigionieri di mercanti, e forte cercavano anche i monasteri, e tutte le monache da lor turchi; poi tutte quelle furono vendute per schiave al incanto per la Turchia, e tutte le donzelle ancora, quelle si furono svergognade, e poi vendute al bel incanto, ma alcune de quelle donzelle pi tosto se volse buttar nei pozzi e annegare, che dover andar in mano de turchi; cos lo stesso fecero alle donne maritate. Questi turchi caricarono tuta la sua armata de prigionieri, e de grandissimo bottino. Questi turchi avea questa costuma, che dove loro entrava in una casa, subito lor si alzava una sola bandiera con la sua insegna; come altri turchi vedeva quella bandiera issata, niuna casa per niuno modo nessun altro Turco non voleva entrare l in quella casa, ma andava cercando un'altra casa che non avesse bandiera, e cos ne pi ne men piantavano de quelle bandiere, su tutti monasteri e tutte le chiese. Per il comprender mio, giudico che per tuta Costantinopoli s'avaria trovato duecentomila de quelle banderuole turchesche per su tutte case; tal casa ne avea dieci, e questo facevano per rallegrare il popolo turchesco, etiam facevano per la gioia della gran vitoria che lor avea avuto. Dur queste bandiere su per le case per tutto il giorno de anche, or per tuta questa giornata i turchi fecero una gran tagliata [massacro] de cristiani per la Terra; il sangue se correva per la Terra come fosse piovuto, e che l'acqua fosse andata per rigatoli [rigagnoli] cos faceva il sangue; i corpi morti cos de cristiani, come de turchi, quelli furono buttati in nel Dardanello, i qual andava a seconda per mare, come fa i meloni per i canali. De l'Imperatore mai non si pot sapere nulla su come fosse finito, n vivo, n morto, ma alcuni disse, che fu visto in nel numero di corpi morti, il qual fu dito, che venne ucciso all'entrata che fece i turchi a la porta de san Romano47. Ora stando del tutto presa Costantinopoli, e pi non essendoci speranza niuna, tranne che provvedere de scapolar [far fuggire] le persone nostre con l'armata nostra, e tutte navi e galee, e tirarsi fuori del porto, e romper la catena che era a traverso il porto. Misser Aluvixe Diedo, fu de Ser Marco, che capitano del porto e capitano delle galee da la tana, vide che tutta Costantinopoli si era presa, subito lui si mont in terra in Pera, e and dal potest de Pera, e a lui ave a conferir quello che si doveva far de l'armata nostra, ovvero scampar, ovvero farse forte con tutte navi e galee; domandato Messer Aluvixe Diedo consiglio al podest detto de Pera, il podest disse: Messer lo capitano, aspettate qua in Pera, che mander uno ambasciatore al signor Turco, e cos vedremo si avremo noi genovesi e voi veneziani guerra o pace con lui. Ma in questo star a ragionare, il podest fece serrar le porte della Terra, e chiuse dentro Messer lo capitano, e Ser Bortolo Fiurian ammiraglio delle galee da la tana, e Ser Nicol Barbaro de Ser Marco il medico delle galee48; noi, che eravamo imprigionati, ci vedevamo a essere a mala condizione. Genovesi fecero questo, per dar le nostre galee con il nostro avere in le man del Turco, ma nessun ambasciatore fu mandato. Or stando noi chiusi in la Terra, subito i galeotti cominci a meter le vele in antena [issare], e colar49, e meter i remi in furnelo50 per voler andar via senza il capitano. Ma il 46 Porta Phanarii, o semplicemente Phanarium, poich vi si trovava la torre del faro 47 L'imperator pregava, che li suoi l'amazasse, et si messe nella furia con la spada, et casc, et rilev, poi recasc, et
cos mor. Nota in margine

48 l'autore di questa cronaca 49 Collar la vela, vale spiegare le vele per salpare

detto capitano, che vide esser mezzo imprigionato, con buone parole riusc a far tanto, che il podest apr le porte, e usc51 fuori della Terra, e mont de subito sulla galea sua; e subito montato che il fu in galea, cominci a tirarsi a iegomo52 verso la catena, che era a traverso del porto, ma quando fummo alla catena non potevamo uscir fuori, perch da una banda e da l'altra la era incaenada [tirata] dentro le due citt, cio Costantinopoli e Pera. Ma due valenti uomini si saltarono su il ciocco della catena, e con due manre [mannaie, accette] quella catena si tagli, e tosto pur a iegomo ci trascinammo fuori, e giungemmo in levata a uno luogo che se chiama le colone dietro Pera, dove che era sorta l'armata del Turco. Qua in questo luogo delle colone rimanemmo per in fino al mezzo d, aspettando se il poteva salire in galea qualche nostro mercante, ma niuno pot venire, perch gi tutti si erano stadi catturati; dunque al mezzo d con l'aiuto de Messer Domine Dio, Messer Aluvixe Diedo il capitano da la tana, fece vela con la sua galea, e poi la galea de Ser Jeruolemo Morexini, e poi la galea de Trebisonda vizo patron Ser Dolfin Dolfin, ma questa galea de Trebisonda assai stent a salpare, e questo perch gli mancavano centosessantaquattro uomini, i qual in parte se anneg, e parte uccisi da le bombarde, e morti pur in la battaglia per altro modo, sicch appena quella pote salpare; poi salp la galea sottile de Messer Cabril Trivixan, [ma] lui si rimase in terra in mano dei turchi; la galea de Candia patron Messer Zacaria Grioni il cavalier, le qual son, Ser Zuan Venier, Ser Antonio Filamati il galina, e tutti andammo in conserva [in salvo] navi e galee, per fino fuori dello stretto, con una bora a pi de dodici miglia per ora; se vi fosse stata bonaccia o vento in prora, tutti noi si saremo stadi catturati. Quando che facemmo vela da Costantinopoli, tuta l'armata del Turco si era dexarmata, e tutte le so ciurme, e tutti patroni erano andati per la Terra, mettendo a sacco. Deve comprendere se la sua armata fosse stata in ordine [disciplinata], niuno fusto avrebbe potuto scampar, ma loro turchi ci credevano in trappola, perch saremmo serrati dentro da la catena, per non sorvegliati dalla sua armata. Dentro dal porto ne rimase navi quindici de genovesi, e del Imperatore, e di anconetani; e tutte le galee de l'Imperatore che fu cinque, le qual erano dexarmate, e cos si rimase tutti gli altri fusti, che se trovava a esser in porto, le qual navi e galee non poterono scampar, tutte si fu prese da turchi. Ma oltre queste quindici navi ne scamp sette de genovesi, le quali erano a la catena, e una de Zorzi Doria genovese, la qual era accosto de Pera de botte duemila e quattrocento; questa insieme con le sette scamp, verso la sera. Sicch la battaglia dur da l'alba fina a nona, cio che i fecero la tagliata per la terra, in fina a quel ora chi fu morti si fu morti, da quel ora in dietro tutti furono presi per prigionieri. Messer Jeruolemo Minoto, nostro Bailo, il signor si fece tagliare la testa; si che questa fu la conclusione della presa de Costantinopoli, che fu del mille e quattrocento e cinquantatre, ad ventinove del mese de marzo, e fu de marted53. Questi si sono i gentiluomini i qual furono uccisi in la battaglia dai turchi. Misser Jeruolemo Minoto Bailo, Ser Zorzi Minoto de Ser Jeruolemo (suo figlio) ser Zacaria da Mulin fu de Ser Zuane ser Fabruzi Corner fu de Ser Zuane ser Jacomo Coco patron de la galea de Trebisonda, il qual se anneg.

50 Affornellare, ovvero legare i remi da basso, quando non si debba vogare 51 Secondo Leonardo da Scio furono inviati ambasciatori a Maometto per offrirgli le chiavi di Pera 52 Gegomar o tonneggiare, ovvero tirarsi verso un punto per mezzo di un cavo fissato in terra, o attaccato ad
un'ancora; gegomo o tonneggio, il cavo per cui, a forza di braccia si fa muovere la nave

53 Fu fatti prigionieri 60m, e i Turchi trovarono ricchezze infinite. Fu stimato il danno de Cristiani ducati CCm, de
suditi Cm. Nota in margine.

Questi si sono i nobili, che scamp con le galee, e con le navi in questo giorno. misser Aluvixe Diedo capitano de le galee ser Silvestro Trivixan patron de galea ser Jeruolemo Morexini patron de galea ser Dolfin Dolfin vizo patron de galea ser Zuan Venier patron de nave de Candia ser Luca Griti de Ser Triadan ser Nicol Mozenigo fu de Ser Lunardo il primo ser Toma Mozenigo fu de Ser mare in ser Nicol Zustignan fu de Ser Bernardo ser Michiel Bold fu de Ser Beneto ser Aluvixe di Prioli fu de Ser Piero ser mare in Contarini de Ser Bertuzi ser Piero Contarini fu de Ser Jacomo ser Jacomo tagliapietra de Ser Piero ser Antonio da pesaro de Ser Piero ser Aluvixe da Canal fu de Ser Bortolo ser Jeruolemo da Canal fu de Ser Bortolo ser Mare co Diedo de Ser Aluvixe ser Vetor Diedo de Ser Aluvixe ser Nicol Barbaro de Ser Mare co ser Bernardo Zustignan de Ser Nicol ser Mare co de Lexe fu de Ser Francesco ser Donao Trun fu de Ser Piero ser Polo Minoto de Ser Jeruolemo ser Mare co Trivixan de Ser Cabriel ser Nadal Salamun fu de Ser Nicol ser Jeruolemo Abramo de Ser Antonio ser Antonio Pizamano de Ser Nicol ser Cabriel Contarini de Ser Nicol ser Daniel Vituri fu de Ser Renier ser Antonio Copo de Ser Jacomo ser Zuan Lolin de Ser Anzolo ser Alexandro Lolin de Ser Anzolo de Candia. Summa N. 33. Questi sono i nobili che rimase prigionieri in terra in mano dei turchi. misser Cabriel Trivixan, vizo capitano al golfu misser Zacaria Grioni il cavalier, sopra comito ser Domenego Balbi fu de Ser Nicol ser Catarin Contarini fu de Ser Zuane ser Bortolo Zorzi de Ser Francesco ser Felipo Contarini fu de Ser...... ser Aluvixe Bembo fu de Ser Benetin ser Antonio Bembo fu de Ser Benetin ser Mafio di Prioli fu de Ser Piero ser Nicol Balbi de Ser mare in ser Aluvixe Navaier fu de Ser Michiel ser Aluvixe Contarini fu de Ser Jacomo

ser Zacaria Barbaro de Ser Matio ser Jeruolemo Corner fu de Ser...... ser Bernardo Balbi de Ser Demenego ser Francesco Venier de Ser Bernardo ser Francesco Michiel fu de Ser...... ser Piero Michiel fu de Ser Donao ser Fantin Zen de Ser Antonio ser Piero Nani de Ser Zuane ser Batista Griti fu de Ser Omobon ser Piero Trivixan de Ser Zuane ser Nicol Morexini de Ser Jacomo ser Nicol Pisani fu de Ser Andrea ser Zuan Loredan fu de Ser Polo ser Andrea Malipiero fu de Ser...... ser Mare co Abramo ser Piero Barbarigo ser Nadal Signolo de Candia. Summa N. 29. Tutti questi ventinove nobili da Venezia, i qual furono [fatti] prigionieri in mano del Turco, tutti torn a Venezia, i qual tutti si ave taglia [pagarono una taglia], chi ducati duemila, chi ducati mille, e chi ducati ottocento, in men de un anno tutti sono tornati a Venezia. Questi si sono tutti i nobili de Venezia, i quali se trova a esser in questo giorno da la battaglia in Costantinopoli, dei quali parte furono morti, e parte si rimasero prigionieri in terra, e parte scamp con le galee, e con le navi, come per avanti avete inteso, e perch sempre gi si sapeva chi furono i nobili che se trovarono a questa presa, io li ho voluti annotare, i qual son numero sessantotto, come vedrete da questo altro ladi. misser Jeruolemo Minoto Bailo de Costantinopoli ser Zorzi Minoto de Ser Jeruolemo (suo figlio) ser Polo Minoto de Ser Jeruolemo misser Aluvixe Diedo capitano de le galee ser Mare co Diedo de Ser Aluvixe ser Vetor Diedo de Ser Aluvixe misser Cabriel Trivixan, vizo capitano de 2 galee ser Mare co Trivixan de Ser Cabriel misser Zacaria Grioni il cavalier, sopra comito ser Silvestro Trivixan patron de una galea grossa ser Jeruolemo Morexini patron de una galea grossa ser Dolfin Dolfin vizo patron de galea fu de Ser Domenego ser Jacomo Coco patron de una galea grossa ser Catarin Contarini fu de Ser Zuane ser mare in Contarini de Ser Bertuzi ser Piero Contarini fu de Ser Jacomo ser Aluvixe Contarini fu de Ser Jacomo fratelli. ser Cabriel Contarini de Ser Nicol ser Felipo Contarini fu de Ser...... ser Nicol Morexini de Ser Jacomo

ser Nicol Zustignan fu de Ser Bernardo ser Bernardo Zustignan de Ser Nicol ser Domenego Balbi fu de Ser Nicol ser Nicol Balbi de Ser mare in ser Bernardo Balbi de Ser Demenego ser Aluvixe Bembo fu de Ser Benetin ser Antonio Bembo fu de Ser Benetin fratelli. ser Aluvixe Navaier fu de Ser Michiel ser Nicol Mozenigo fu de Ser Lunardo il primo ser Tom Mozenigo fu de Ser mare in ser Jeruolemo Corner fu de Ser...... ser Antonio da cha da pesaro de Ser Piero ser Piero Nani de Ser Zuane ser Piero Trivixan de Ser Zuane ser Adamo Trivixan fu de Ser....... ser Michiel Bold fu de Ser Beneto ser Batista Griti fu de Ser Omobon ser Luca Griti de Ser Triadan ser Francesco Venier de Ser Bernardo ser Zuan Venier patron de nave de Candia ser Zacaria Barbaro de Ser Matio ser Nicol Barbaro de Ser Mare co ser Zuan Loredan fu de Ser Polo ser Mafio di Prioli fu de Ser Piero ser Aluvixe di Prioli fu de Ser Piero fratelli. ser Antonio Copo de Ser Jacomo ser Fabruzi Corner fu de Ser Zuane ser Jeruolemo Abramo de Ser Antonio ser Mare co Abramo de Candia ser Alexandro Lolin de Ser Anzolo ser Zuan Lolin de Ser Anzolo fratelli. ser Nadal Signolo de Candia ser Piero Barbarigo de Candia ser Daniel Vituri fu de Ser Renier ser Bortolo Zorzi de Ser Francesco ser Andrea Malipiero fu de Ser...... ser Antonio Pizamano de Ser Nicol ser Jacomo tagliapietra de Ser Piero ser Francesco Michiel fu de Ser...... ser Piero Michiel fu de Ser Donado ser Nadal Salamun fu de Ser Nicol ser Aluvixe da Canal fu de Ser Bortolo ser Jeruolemo da Canal fu de Ser Bortolo fratelli. ser Nicol Pixani fu de Ser Andrea

ser Fantin Zen de Ser Antonio ser Donao Trun fu de Ser Piero ser Mare co de Leze fu de Ser Francesco ser Zacaria da Mulin fu de Ser Zuane Summa N. 68. Questi si sono nobili morti, da poi la presa della citt de Costantinopoli, i qual era in numero sessantotto al prender so. misser Jeruolemo Minoto Bailo in Costantinopoli ser Jacomo Coco patron de Ia galea de Trebisonda ser Adamo Trivixan fu de Ser..... ser Fabruzi Corner fu de Ser Zuane ser Zacaria da Mulin fu de Ser Zuane ser Zorzi Minolo fu de Ser Jeruolemo ser Felipo Contarini fa de Ser...... ser Mare co Diedo fu de Ser Aluvixe ser Antonio da cha da pesaro de Ser Piero ser Aluvixe Bembo fu de Ser Benetin ser Aluvixe Navaier fu de Ser Michiel ser Aluvixe Contarini fu de Ser Jacomo ser PoIo Minoto fu de Ser Jeruolemo ser Zacaria Grioni il cavaliere ser Donao Trun fu de Ser Piero ser Vetor Diedo de Ser Aluvixe ser Bortolo Zorzi fu de Ser Francesco ser Nicol Balbi de Ser mare in ser Jeruolemo Corner fu de Ser....... ser Bernardo Balbi de Ser Domenego ser Aluvixe Diedo fu de Ser Mare co ser Antonio Pizamano fu de Ser Nicol ser Francesco Venier de Ser Bernardo ser Alesandro Lolin fu de Ser Anzolo ser Nadal Signolo de Candia ser Domenego Balbi fu de Ser Nicol ser Jeruolemo da Canal fu de Ser Bortolo ser Piero Nani fu de Ser Zuane ser Zuan Venier de Candia ser Mare co Abramo de Candia ser Zuan Lolin de Candia ser Piero Barbarigo de Candia ser Cabriel Trivixan ser Silvestro Trivixan patron de galea ser Dolfin Dolfin vizo patron de galea ser Nicol Zustignan fu de Ser Bernardo ser Piero Michiel fu de Ser Donado ser Luca Griti fu de Ser Triadan ser Michiel Bold fu de Ser Benedetto ser Jacomo tagliapietra de Ser Piero ser Jeruolemo Morexini olim patrun ser Cabriel Contarini fu de Ser Nicol ser Zacaria Barbaro fu de Ser Mattio

ser Daniel Vitturi fu de Ser Renier ser Francesco Michiel fu de Ser...... ser Nadal Salamun fu de Ser Nicol ser Piero Trivlxan fu de Ser Zuane ser Mare co da Leze fu de Ser Francesco ser Aluvixe di Prioli fu de Ser Piero ser Jeruolemo Abramo fu de Ser Antonio ser Catarin Contarini il grande ser Mafio di Prioli fu de Ser Piero ser Andrea Malipiero fu de Ser...... ser Antonio Bembo fu de Ser Benettin ser Zuan Loredan fu de Ser Polo ser Battista Gritti fu de Ser Omobon ser Antonio Copo fu de Ser Jacomo ser Bernardo Zustignan fu de Ser Nicol ser mare in Contarini fu de Ser Bertuzi il primo ser Aluvixe da Canal fu de Ser Bortolamio ser Tom Mozenigo fu de Ser mare in ser Nicol Mozenigo fu de Ser Lunardo il primo ser Nicol Morexini fu de Ser Jacomo. -------------------------------------------------------------------------------Nota fazo, come io Nicol Barbaro de messer Marco, ho scritto de mia mano questo regalo libro a giorno a giorno de tutte le battaglie [che] diede il Turco in Costantinopoli, per fino al giorno [che] fu presa dal detto signor Turco, e perch io mi ritrovai esser l in Costantinopoli quando fu presa, per ordinatamente ho scritto il tutto, e questa presa avvenne ad 29 marzo de marted all'alba de d 1453. 1453 ad 18 Luglio54 Fu preso parte, che li provveditori del sale, debbano dar al figlio di messer Jacomo Coco, che era patron di una galea al viaggio di Romania, il quale morse, come appare in questo a carte 31 [dell'autografo, 30 e seg. dello stampato], Ducati 60, per il suo viver per uno anno prossimo, et fra questo anno siano obbligati comprar, tanti imprestedi che sia per Ducati 600 d'oro de buoni denari, et li facciano scriver alla figlia del detto Ser Jacomo, per il suo matrimonio, et vada pro sopra capitale fino che si mariter, et se ella morir anzi essersi maritata, siano di suo fratello, et fra il termine suddetto debbano comprar altrettanti imprestedi da esser scritti a suo figlio. L'Imperatore essendo poverissimo domand in prestito a suoi baroni dei denari, ma loro si scusarono non ne avere; et poi i Turchi trovarono assai denari, et a tali di quei gentiluomini fu trovato 30m; e fu consigliato, l'Imperatore, non mettere angarie [ulteriori tasse] in quelli tumulti, ma prendere le argenterie delle chiese, et cos si fece. Dopo presa la citt, il Turco fece far cride [grida, editti], che chi avesse case in Costantinopoli gli dicesse [gli venisse notificato], e che le facessero consegnare, et molti Greci e Latini andarono a dire dove erano le loro case, fra quali fu il nostro Bailo, et il Console Taragonense, et invece delle case, il Turco fece tagliar la testa, ad esso Console, et a due altri de' suoi, et al Bailo nostro e al suo figliuolo, e a due altri nostri nobili, come appare in questo a carte 61 [dell'autografo, e 59. 60 dello 54 Aggiunta di Marco Barbaro, detto il genealogista; (15111570) altro esponente della nobile famiglia dei Barbaro e
autore delle Genealogie Patrizie, e di altre opere in dialetto veneziano

stampato], et voleva far morire quanti gli erano venuti inanzi, ma gli fu ricordato che li seria pi utile lasciarli vivi, e che gli si prendesse [da loro] una taglia. Et dicesi che un gran barone greco, per farsi grato ad esso Turco, gli mand due sue figlie con un piatto per una in mano, pieni di denari, onde il Turco faceva grande onore a detto barone, et mostrava averlo molto grato. Vedendo i favori che avea costui, altri nobili greci, ciascuno prese quella quantit de denari che pot, e per gratificarsi gliela port in dono; lui accett i presenti, e metteva in grado onorato i portatori di essi; ma cessati che furono tali presenti, fece tagliare la testa a quanti lo avea presentato, dicendo, che erano stati gran cani a non avere voluto prestarli al suo signore [all'Imperatore], et avere lasciato perdere la citt. Non volevano credere li senatori nostri, che il Turco potesse fare un'armata in mare contro Costantinopoli; pur deliberarono d'armare quindici galee et due navi de botte 800 l'una, del 1452 d febbraio, et non si cominci a spedirle, se non quando s'intese essere il Turco all'assedio.

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