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Latino 1
Latino 1
L’autore
Valerius Maximus. Su di lui si sa poco, tutto ciò che si sa lo si ricava dalla sua
opera. I latini comunemente avevano tre nomi (praenomen, nomen, cognomen:
tria nomina), di Valerio Massimo non si conosce il praenomen.
La sua opera è dedicata all’imperatore Tiberio (14-37 d.C.), per cui si colloca
anche la sua vita. Dice che è amico anche di Sesto Pompeo, console nel 14 d.C,
divenne proconsole in Asia e forse V.M. Lo segue, durante il viaggio visita Tebe.
Di umili origini ma ha fatto buoni studi: emerge dal suo latino elaborato.
Formazione retorica
L’opera
Factorum et dictorum memorabilium libri IX. Contengono esempi di fatti e detti
degni di essere ricordati. Ogni capitolo illustra un tema legato alla religione, al
mos Maiorum (sistema di valore tradizionali), presenta virtù e vizi attraverso
esempi storici prevalentemente romani ma anche di storia greca.
Stile: ha una forte impronta retorica, molto enfatico ma lineare. I modelli più vicini
sono Cicerone e Lidio.
Non ha interesse storico, non è attento alle fonti e spesso commette errori.
PREFAZIONE
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Moderatio
Virtù che viene descritta come qualcosa che tiene a freno, opposto: impotentia.
Primo esempio che Valerio Massimo utilizza per descrivere la moderatio: Publio
Valerio Publicola. È strettamente collegato con le origini della repubblica. La
repubblica di Roma nasce nel (fondazione di Roma: Romolo, 753 a.C., 7 re di
roma: periodo regio, Tarquinio il superbo, ultimo re di Roma, che in seguito ad
una rivolta viene cacciato, rivolta guidata da Bruto, rivolta di carattere politico che
prende spunto da l’episodio di Lucrezia, violentata dal figlio di Tarquinio, cacciata
di Tarquinio 509 (fine periodo regio, nascita “repubblica” in cui il potere regio
viene messo nelle mani dei consoli (due) altro limite alla concentrazione del
potere: limitazione del tempo ad 1 anno, ogni anno vengono eletti i due consoli
(essi in effetti ereditano l’imperium del re). Lucrezia in seguito alla violenza si
suicida, Bruto diventa il primo console insieme ad un altro (si chiamava Tarquinio
quindi si dimette), entra quindi in gioco Publicola come secondo console. 1
secolo d. C., fine della repubblica, battaglia di Azio, e il prevalere di Augusto
(Data convenzionale, non è proprio l’inizio dell’impero, ma convenzionalmente la
fase imperiale va da 1-476 Odoacre depone l’ultimo imperatore Romolo Augusto
(3 fasi) ).
Ci soffermiamo nel passaggio tra la prima e la seconda fase e come la moderatio
centri in tutto questo.
Res publica: traduco stato, quando noi pensiamo alla repubblica è un'altra cosa.
Non sono due concetti che coincidono.
E per iniziare, dalla culla dall’origine della carica più alta Publio
Valerio che si guadagnò il nome di Publicola riverendo l’onore del
popolo (cum: narrativo/ cerneret) vedendo che/ dopo che i re
erano stati cacciati la forza complessiva del potere di quelli (tutto il
potere di quelli) e tutti i loro simboli( le loro insegne) erano stati
trasferiti a lui (sotto il titolo del consolato), ridusse l’altezza odiosa
di quella carica ad un livello tollerabile grazie/attraverso la
moderazione privando i fasci dalle scuri e abbassando questi ( i
fasci/ facendo abbassare) nelle assemblee davanti al popolo.
*Gerundio/ Gerundivo:
Gerundio: nome verbale, parte della coniugazione del verbo che però ha le
caratteristiche di un nome (nel nostro caso ablativo 2’ declinazione) essendo un
nome verbale sta da solo. Diatesi attiva.
Gerundivo: aggettivo verbale: non è da solo ma solitamente è accompagnato da
un nome. Diatesi passiva.
diminuì anche il numero di quelli (dei fasci), della metà dopo aver
preso spontaneamente come collega Spurio Lucrezio, al quale,
dal momento che era più anziano, ordinò che fossero trasferiti per
primo i fasci. In aggiunta, portò nei comizi censurati una legge
(fece approvare una legge)…inserisce il testo della legge…: che
nessuna carica politica volesse fustigare o mettere a morte un
cittadino romano contro l’appello al popolo.
Agisce sul numero dei fasci (sarebbero 24, per due consoli). Fasci rimangono 12,
ogni mese passano da un console all’altro. Nell’ordine lui era più giovane e
quindi fa iniziare il collega. Un altro intervento sulla simbologia. Li divide a metà
nel senso che rimangono 12.
- Ablativo assoluto: ultro Sp Lucretio collega adsumpto.
- Ultro significa spontaneamente, di sua iniziativa.
- Spurio Lucretio personaggio famoso per il padre.
- collega è all’interno dell’ablativo assoluto, ha valore predicativo. Nome
che si riferisce a lucrezio, valore predicativo (non è avendo preso il
collega, lo prende come collega), non valore attributivo.
Quid quod aedes suas diruit, quia excelsiore loco positae instar
arcis habere videbantur? Nonne quantum domo inferior, tantum
gloria superior evasit?
Cosa dire del fatto che distrusse la propria casa, demolì la propria
casa per il fatto che essendo questa situata in un luogo alquanto
elevato sembrava avere l’aspetto di una rocca, di un castello. Non
è forse vero che egli risultò tanto superiore per gloria
(limitatamente alla gloria) quanto fu inferiore per quanto riguarda
la sua casa.
In questo modo, affinché la condizione della città fosse più libera, poco a poco
distrusse/ridusse il proprio potere. (domande retoriche)
21/02
Il fatto di cui parla Valerio Massimo si svolge intorno al 390 a.C. Nel 396 Camillo
fa in modo che Roma vinca la battaglia contro Deio. In un periodo successivo
viene accusato di qualcosa, non è certo su cosa. Viene condannato e deve
pagare una multa, si reca in esilio ad Ardea. Nel 390 e Roma viene attaccata dai
Galli. I romani si rifugiano nel Campidoglio ma viene comunque saccheggiata.
Camillo viene chiamato e sconfigge i Galli.
Vix iuvat abire a Publicola, sed venire ad Furium Camillum libet, cuius
tam moderatus ex magna ignominia ad summum imperium transitus fuit,
ut, cum praesidium elus cives capta urbe a Gallis Ardeae exulantis
petissent, non prius Veios ad accipiendum exercitum iret quam de
dictatura sua omnia sollemni iure acta comperisset.
Passa alla storia per aver ricoperto per due volte il ruolo di censore, non una
delle più importanti ma comunque potente. La seconda volta critica chi lo aveva
eletto, qui mostra la moderatio dissociandosi da questa concessione.
Prima console nel 310, poi IV-III secolo a.C. Diventa censore (Prima volta nel
294, la seconda 265).
Censore= carica priva di imperium, non ha il potere del console. Erano due in
carica e la loro funzione era quella di compilare le liste di censo (garantiva
l’accesso al potere), poi assumevano altre funzioni come controllare la morale
(censura). Viene istituita nel 443 per sgravare i consoli da alcune funzioni.
27/2
Nasce nel 235 a.c. Famiglia nobile, ha un ruolo centrale nella 2 guerra punica.
Console nel 218. Nel 211 muore in battaglia lo zio e gli danno in mandato di
proconsole in Spagna, qui si distingue per le capacità belliche.
Nel 208 sconfigge Asdrubale, che fugge e si reca in Italia.
Nel 206 riesce a cacciare i Cartaginesi dalla Spagna, ritorna poi a Roma dove
viene eletto console nel 205. Ha l’obiettivo di riportare una vittoria totale sui
cartaginesi e per questo sa che deve andare a combattere il nemico in Africa.
Riesce a farsi assegnare il controllo della provincia della Sicilia. Si trova però con
l’ostilità del senato, in particolare di Quinto Fabio Massimo che ritiene che
vadano combattuti in Italia dove c’è Annibale, si crea quindi un dibattito interno.
Nel 204 gli viene prorogato l’incarico in Sicilia e salpa verso l’Africa. Rompe le
trattative di pace, attacca il nemico e riporta una vittoria decisiva. Al rientro riceve
il soprannome Africano. Continua la sua attività di politico, censore e poi di nuovo
console. Muore nel 183.
- anafora di voluerunt
- voluerunt= perfetto indicativo (noi traduciamo volevano e non vollero)
- nel primo dei tre elementi c’è l’elenco dei luoghi in cui vogliono porre la statua. i
primi tre sono uniti poi se ne aggiunge un quarto → climax ascendente.
Volevano porre le statue nei luoghi più importanti: comitio (luogo dell’assemblea
del popolo), rostri (tribuna dove gli oratori si recavano per parlare. il nome viene
dal fatto che la tribuna si trova nel luogo in cui vengono esibiti i rostri delle navi
dei Cartaginesi), curia (luogo di riunione del senato, inusuale mettere ritratti di
un cittadino), il quarto è distaccato, il santuario di Giove (senza precedenti e
contrario i valori della repubblica, voleva dire equiparare Scipione a una
divinità).
- Capitolinis puluinaribus: letto su cui venivano messe le immagini degli dei
(cerimonia del lectisternium)
- indutam= induo, indossare la veste (concordato con imagenem)
- la terza offerta è di carattere politico: consolato continuo e dittatura con
poteri eccezionali sull’esercito. poteri illimitati che però andavano contro
la legge e i limiti. (Giulio Cesare divenne dittatore perpetuo, accetta la
carica)
- per omnes: tempo continuato (per + accusativo)
quorum nihil sibi neque plebiscito dari neque senatus
consulto decerni patiendo paene tantum se in recusandis
honoribus gessit, quantum egerat in emerendis.
- quorum: pronome relativo genitivo neutro plurale. usato come nesso relativo →
ha due funzioni: pronome o introduce una subordinata relativa. quando è
all’inizio della frase è un nesso relativo, nella traduzione viene usato un
dimostrativo.
- plebiscito: decreto emanato dalla plebe nelle assemblee
- tantum… quantum: correlazione
- in+ ablativo del gerundivo (in recusandis)
- gessit: gero (rotacismo)
- egerat= ago (apofonia indoeuropea)
- emerendis= gerundivo, non ha un riferimento ma si sottintende honoribus
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- quoque: passaggio
- Gaius e non Caius nella lettura: il latino deriva dall’etrusco che non
distingueva tra gutturale sorda e sonora. Ma le sigle sono ad uno stadio
anteriore
- Numerandus est: perifrastica passiva (gerundivo + est).
Riceve poi il nome di Numantinus. Nel 146 sconfigge Cartagine (Africano), nel
133 vince la battaglia su Numanzia (Numantinus).
Politico e generale. Figlio di Lucio Emilio Paolo, vince la battaglia di Pidna contro
i greci.
Nipote adottivo dell’Africano maggiore.
Nel 147 viene eletto console in maniera eccezionale, non aveva i requisiti.
Nel 142 è censore (episodio di Valerio Massimo). Nel 134 viene eletto console di
nuovo per porre fine alla guerra contro Numanzia in Spagna.
Grande oratore e crea un circolo culturale con la sua famiglia (circolo degli
Scipioni) aperto agli influssi greci e diffusore della letteratura latina.
*dubbi sulla veridicità del fatto: non è verosimile che lo abbia fatto da solo e
durante la cerimonia.
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Lucio Cornelio Scipione Emiliano Africano Minore
- Autem: contrapposizione
- Ut … ita: da un lato e dall’altro
- Orbis terrarum: il loro modo per definire il mondo
- Totius orbis + genitivo terrarum
- abunde felix (esse)
- (Scipio) sensit – principale 🡪 da sensit derivano tre infiniti, uno
completato da una temporale e l’ultimo completato da un periodo
ipotetico la cui protasi a sua volta contenente una relativa
- incrementum … petendum fuisse – infinitiva con perifrastica passiva
precisata da 🡪 cum … triumphi quaerebantur – temporale
- autem ut auidum esse appetere – infinitiva
- ita abunde felix (esse) – infinitiva + apodosi 🡪 si nili … amitteret –
protasi 🡪 quod optinebat – relativa
Periodo ipotetico:
Si quis (pronome indefinito che si usa solo in circostanze di dubbio, soggetto di
usurum e di uellet accusare) eum uellet accusare – protasi
Usurum (esse) testimonio suo – utor regge l’ablativo quale testimonio suo –
apodosi
Il latino ha un’infinità di pronomi indefinito a causa della mancanza dell’articolo.
La moderatio sta nel fatto che pur sapendo che questo Sacerdote aveva
compiuto un atto grave Scipione non vuole compiere tre ruoli processuali,
dunque si autolimita nell’esercizio della sua funzione.
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Ci sono due personaggi che si chiamano allo stesso modo e che potrebbero
essere quello di cui parla l'autore.
Quinto Muzio Scevola figlio di Publio, chiamato Pontefice. Famoso giurista,
esperto e innovatore del diritto. A cavallo tra il II e I secolo a., nel 115 diventa
pontefice e poi console nel 95 a.c. Nell’89 raggiunge il punto più alto: pontefice
massimo. Ha un ruolo importante nell’educazione di diversi giovani tra cui
Cicerone. Muore nell’82 in una guerra civile (Silla e Gaio Mario).
Quinto Muzio Scevola figlio di Quinto, chiamato Augure, figura religiosa che
interpreta segni per prevedere il futuro. Nato intorno al 170 a.C., entra nel
collegio degli auguri. Raggiunge il consolato nel 117 e arriva al periodo delle
guerre civili.
Non ci sono prove per dire quale dei due è il protagonista ma forse è il primo.
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4.1.ext.2. Platone
Valerio Massimo apprezza di più Platone perché secondo lui Archita è stato
troppo generoso; anche a distanza di qualche secolo, ormai nel I secolo d.C,
l’idea che un padrone possa e debba punire uno schiavo negligente rimane insita
nelle tradizioni degli Antichi.
Abbiamo una sola volta il sostantivo moderatio che però si applica ad entrambi i
casi, nimis liberalis quella di Archita e temperatior quella di Platone.
La radice di temperatior è già stata incontrata nel caso di Quinto Scevola (p. 230)
con temperamentum à campo semantico che per certi versi è affine a quello
della moderatio.
Evidentemente i due esempi sono accostati per metterli a confronto: nel caso di
Platone, Valerio Massimo non ci dice nemmeno quale fosse la colpa dello
schiavo semplicemente ci dice che Platone si arrabbia contro lo schiavo
colpevole; le motivazioni non sono rivelanti.
Per questo sono meno sorpreso del fatto che nel caso del suo
allievo Xenocrate fu moderato in maniera così
persistente/costante. Aveva sentito che quello (eum, Xenocrate)
aveva detto molte cose nei suoi riguardi (nei riguardi di Platone) in
maniera irrispettosa: (impie) senza alcuna esitazione respinse
l’accusa (respuit criminationem). Il delatore (index) incalzava
(instabat) con un’espressione sicura del volto/faccia certa/certa
convinzione chiedendo il motivo per cui non gli veniva attribuito
credito: Platone aggiunse (adiecit) che non era credibile che lui
non fosse amato vicendevolmente (inuicem) da colui che lui
amava tanto.
- Miror – idea di stupirsi che regge una completiva introdotta dal quod,
verbi che introducono un sentimento di affetto di solito reggono le
completive col quod
- Quod moderatus fuit – completiva
- Tam constanter – fa riferimento al fatto che il delatore continua ad
insistere, ma Platone continua la sua costanza fa riferimento alla
resistenza che fa Platone rispetto alle accuse mosse dal delatore
- Locutum (esse) – aveva parlato, locuor (verbo deponente)
- Impie – avverbio che deriva da impius il contrario di pius (deriva dalla
pietas indica la devozione, secondo gli Antichi si applicava in tre sfere:
quella degli Dei, verso la patria, verso i genitori. Qui non è nessuno dei
tre casi, ma il Maestro può corrispondere ad un Padre.)
- Non sappiamo che cos’avesse detto il delatore, anche perché Valerio
Massimo è l’unico a raccontarci di quest’episodio dunque non ne si ritrova
traccia in altre fonti.
- Respuit critiminationem – rifiutò l’accusa
- Respuit – verbo originariamente molto concreto, voleva dire “sputar
fuori/via”
- Criminem – è l’accusa, non il crimine
- Parallelo a ciò che ha fatto Bibulo, senza esitazione manda indietro gli
uccisori dei figli così come Platone respuit l’accusa. Bibulo lo fa per
rispetto della carica che ricopre, mentre Platone per rispetto del proprio
discepolo tuttavia, entrambi esempi di moderatio
- Index – colui che indica, colui che punta il dito, la spia
- Quaerens causam – chiedendo il motivo
- Cur haberetur – interrogativa indiretta, cur + cong. [congiuntivo imperfetto
che indica contemporaneità rispetto ad un tempo storico] (haberetur)
- Non esse credibile ut non diligeretur – ut introduce una completiva
soggettiva (soggetto di non esse credibile)
- Costrutto tipico del latino che l’italiano non ha prolessi del relativo:
l’elemento a cui il relativo si riferisce viene dopo rispetto al relativo non
esse credibile ut quem tantopere amaret, ab eo inuicem non diligeretur.
- Ab eo – a/ab + ablativo (complemento d’agente)
- Amaret – congiuntivo imperfetto ù
2. Possibilità: Protasi (congiuntivo con cons. temp), Apodosi (a. -urum esse,
b. congiuntivo secondo la cons. temp) Puto te, si hoc dicas, erraturum esse;
Putabam te, si hoc diceres, erraturum esse; Non dubitabam quin, si hoc diceres,
errares.
4.1.ext.4 TRASIBULO
4.1.ext.5 STASIPPO
o Nel nostro caso, alla morte di Mirsilo (un tiranno nel senso
tradizionale del termine), Pittaco viene scelto dall’assemblea
di Mitilene per gestire una situazione di lotte e violenze e
mantiene il potere per un periodo di dieci anni.
- huius viri: Pittaco, che fa parte del gruppo tradizionale dei sette
sapienti e serve dunque a Valerio Massimo come collegamento tra i
due paragrafi.
- ut ... referam: subordinata completiva.
- septem: aggettivo numerale indeclinabile.
- euerriculum: la rete da pesca. Si tratta della pesca con la sciabica,
una tecnica di pesca a strascico (per questo è utilizzato il verbo traho =
trascinare).
- iactum: da iactŭs, iactūs = retata, ciò che si può pescare con una
gettata della rete da pesca. L’anonimo compratore acquista il bottino di
pesca prima che questo sia effettivamente catturato: tra acquirente e
pescatori viene pattuito un prezzo a priori, che dunque non può tenere
conto dell’effettiva quantità del pescato.
o Il passaggio è di difficile traduzione, perché proprio
sull’ambiguità del significato di iactus (tutto ciò che è
contenuto nella rete vs. tutti i pesci contenuti nella rete) e
sugli esatti termini del “contratto” tra pescatori e acquirente si
accende la disputa.
4.1.ext.8 TEOPOMPO
4.1.ext.9 Antioco
Il protagonista dell’ultimo esempio di moderatio è Antioco III il Grande (242-186
a.C.), che fu re di Siria a cavallo tra III e secondo II secolo a.C. Antioco salì al
trono nel 223 e, nella prima fase del suo regno, ottenne significativi successi
militari (restaurò l’integrità del regno; riprese il controllo di Battriana e Partia;
conquistò Armenia e Celesiria). Egli assurse quindi a difensore della libertà dei
Greci, ma venne infine sconfitto dai Romani e dovette accettare dure
condizioni di pace (si tratta della cosiddetta “pace di Apamea”: 188 a.C.).
L’esempio riferito da Valerio Massimo riguarda il periodo successivo alla pace
di Apamea. La fonte è Cicerone (Deiot. 36: Etenim si Antiochus, Magnus ille,
rex Asiae, cum, postea quam a L. Scipione devictus est, Tauro tenus regnare
iussus esset, omnemque hanc Asiam, quae est nunc nostra provincia,
amisisset, dicere est solitus benigne sibi a populo Romano esse factum, quod
nimis magna procuratione liberatus modicis regni terminis uteretur, potest
multo facilius se Deiotarus consolari: ille enim furoris multam sustulerat, hic
erroris). Come in altri casi, Valerio Massimo riprende quasi alla lettera il testo
della sua fonte, senza tuttavia dichiararne la provenienza.
il figlio) a Roma, alla cessione della maggior parte della sua flotta e
dei suoi elefanti da guerra.
ISTITUZIONI DI LINGUA
1. ALFABETO
DIVISIONE IN SILLABE
•2 consonanti consecutive si dividono sempre [vir-tus, sum-mus]
•anche quando ricorre la cosiddetta s ‘impura’ [ma-gis-ter]
•anche quando ricorrono sc e gn [dis-ce-re; mag-nus]
•consonanti composte [x, z]: dividerle [exitus > ec-si-tus; gaza > gad-sa];
•unica eccezione: muta cum liquida [momentanea (p,b,c,g,d,t) seguita da
liquida (l,r,)] > normalmente le due consonanti formano un unico nesso (te-ne-
brae; pa-trem) [ma non sempre!!!]
•H va sempre ignorata
•qu e NASALE+gu+VOCALE fanno sillaba con la vocale che segue [a-qua; e-
quus; an-guis] (per il resto, il gruppo gu va trattato normalmente: ar-gu-o; am-bi-
gu-i-tas; ec-si-gu-i-tas).
•i/u + vocale non fanno dittongo, ma si dividono in 2 sillabe (pa-tri-a; am-bi-gu-i-
tas).
•i/u semivocali sono da considerarsi come consonanti (ma-io-res; iu-ven-tus)
•Importanza di una corretta divisione in sillabe: per l’accentazione e per
riuscire nella lettura metrica (basata sulla quantità delle sillabe).
Le leggi dell’accento
1.L’accento non risale oltre la terzultima (legge del trisillabismo)
2.L'accento non cade sull’ultima (legge della baritonesi). L’unica eccezione è
costituita dalle cosiddette ossitonie secondarie
3.Nelle parole composte da più di 2 sillabe (legge della penultima):
•se la penultima sillaba è lunga, l'accento cade sulla penultima
•se la penultima è breve, l'accento cade sulla terzultima.
Casi particolari
1.ossitonie secondarie: – parole originariamente accentate sulla penultima,
divenute tronche per apocope o sincope (es. illíc <illíce; Arpinás < Arpinátis) –
calefís, calefít mantiene l’accento del semplice fis, fit perché giustapposto, non
vero composto
2.enclisi: – le enclitiche non seguono la legge della penultima, ma accentate sulla
sillaba che le precede (Es. -que, –ve, –ne, –nam, –ce, –met ...: v. ad es.
Armăque
3.epectasi: – Es. útinam, ítaque sono divenute autonome e seguono le regole
normali dell’accento.
2. APOFONIA E ALTRI FENOMENI FONETICI
Apofonia latina: mutamento vocalico che si verifica quando una sillaba iniziale o
finale di parola, con vocale breve, viene a trovarsi in sillaba interna per
declinazione o composizione.
È una tendenza che incide solo sul piano fonetico e ha operato in età prelettaria,
prima del III secolo a.C.). Secondo una teoria il latino arcaico era caratterizzato
da un accento protosillabico (sempre sulla prima sillaba).
Eccezioni:
per-ăgo
bene-facio
cale-facio
ESITI
1. Vocale breve in sillaba aperta (-a/-e > -i-, più raramente -u-). C’è
indebolimento totale
2. Vocale breve in sillaba chiusa (a/e > e. L’evoluzione in -i- è ostacolato
dalla consonante di chiusura)
*il dittongo si comporta come sillaba chiusa
In greco si sono conservate serie triadiche (e/o/zero) del tipo: λείπ-ω, λε-λοιπ-α,
ἔ-λιπ-ον / γεν-ος, γε-γον-α, γι-γνο-μαι
3. APOCOPE
4. ROTACISMO
•È un mutamento consonantico, avvenuto già prima del IV sec. a. C., per il quale
la -s- intervocalica è passata ad -r-
Es. infinito dei verbi: am-ā-se > amāre; monē-se > monēre; mittĕ-se > mittĕre;
audī-se > audīre [ma es-se]
6. LA TERZA DECLINAZIONE
•Genitivo in -is
•Classificazione tradizionale: parisillabi vs. imparisillabi
•Classificazione «scientifica»: temi in –i vs. temi in consonante
Parisillabi e imparisillabi
1.tema in consonante
2.tema in -ĭ
•Due nominativi:
5.nominativo sigmatico [con desinenza -s]:
nomi M/F in muta (dentale, velare, labiale)
nomi M/F in vocale;
6.nominativo asigmatico:
nomi M/F in nasale e liquida
nomi N.
Schemi
•dentale: t / d + s > s, talora con apofonia e/i tra nom. s. e altri casi (miles [<milet-
s], militis; pes pedis)
•velare: c / g + s > x (rex, regis; lux, lucis)
•labiale: p / b + s > ps / bs (princeps, principis; plebs, plebis)
•sibilante: con rotacismo (talora anche nominativo rotacizzato (flos / flor, floris,
mas / mar maris)
•liquida (l/r): nom. = tema puro (sol solis, soror sororis)
•nasale: -n cade per lo più, tranne nei neutri: regio regionis, flumen fluminis
Schema
1. tema in a lunga
2. Tema in e lunga
3. Tema con vocale tematica e in e breve
4. Tema in i breve
PARADIGMA
Schema
1. O,ad, are
2. Eo,es, ere
3. O,is, ere
4. Io, is, ire / io, is, ere
Schema desinenze
*3 p. Plurale—> due alternative
9. VERBI ANOMALI
Verbi anomali
o Infinito presente
o Imperfetto congiuntivo
Sum
o Dal grado e: es est estis esto esse ero eram (con rotacismo) etc
· Suppletivismo nella II pers. sing. pres. ind.: vis (cf. invitus), al posto di
*vel-s > *vell
Fero
Eo
o ei+vocale à e-
o ei+consonante à i
· Nequeo (non posso) < neque it; su nequeo si è poi ricavato queo (falsa
etimologizzazione di nequeo, non è queo a farlo derivare quanto il contrario
stando alle ricostruzioni dei linguisti)
Edo (mangiare)
· Forme atematiche simili a quelle di sum (deriva proprio alla caduta della
dentale originaria davanti alla sibilante à es < ed-s, esse < ed-se, est < esst <
edt, essem < ed-sem, estis < ed-tis
· Si è presto normalizzato (edo, edis, edit … -ere)
Verbi derivati
· Frequentativi
· Incoativi
· Desiderativi
· Causativi
1. Frequentativi
a. Sono dei verbi con tema in a lunga (tematico della I decl.) derivati
dal tema del participio perfetto o del supino: dictus > dictare;
raptus > raptare; amplexus > amplexari (in i perché è un verbo
deponente: forma passiva e significato attivo); dormitum >
dormitare; volutus > volutare
Verbi incoativi
• Verbi in e breve derivati da un altro verbo (spesso in ē) e caratterizzati dal
suffisso -sco che è presente solo nel tema dell’infectum
• Esprimono un progressivo cambiamento di stato [dinamismo] in
opposizione al verbo da cui derivano:
o Rubeo [it. essere rosso] vs rubesco [it. diventare rosso, arrossisco]
o Floreo [essere in fiore] vs floresco [fiorire]
o Frigeo [essere freddo] vs frigesco [raffreddarsi]
• Hanno originario valore imperfettivo o durativo
• Ma se entrano in composizione con un preverbio assumono valore
ingressivo e perfettivo (esprimono il momento in cui avviene il cambiamento):
rubesco > erubesco [finisco di arrossire] > rubeo
• A volte il verbo deriva direttamente da un sostantivo (ira > irascor [verbo
deponente, it. Mi adiro]) o un aggettivo (durus > duresco, mollis > mollesco)
• A volte la caratterizzazione semantica dell’incoativo tende a perdersi:
nascor, quiesco, pascor, vescor, proficiscor
Verbi desiderativi
• Hanno due formazioni differenti:
o In –(s)sere: capesso, facesso, viso (forse congiuntivi sigmatici in -so)
o In -urire: esurio parturio (da una forma affine al suffisso del participio
futuro in -urus)
• Hanno entrambe valore volitivo o conativo, anche la differenza rispetto al
verbo originario era percepita di più nel II gruppo
• (quaeso < *quais-s-o vs. quaero < *quais-o) vuol dire “prego, per favore”,
ha perso il suo originario valore verbale
Le proposizioni subordinate
Si dividono in tre categorie:
1. Completive/Sostantive
2. Relative/Aggettive
3. Avverbiali/Circostanziali
Consecutio temporum del congiuntivo
Da questo punto di vista la lingua latina può essere definita “centripeta” tutti i
verbi delle subordinate dipendono da quelli della principale.
ANTERIORITÀ CONTEMPORANEITÀ POSTERIORITÀ
PRINCIPALE perfetto presente perifrastica con sim
Quaero Quid feceris Quid facias Quid facturus sis
STORICO piuccheperfetto imperfetto Perifrastica con essem
quaerebam Quid fecisses Quid faceres Quid facturus esses
AVVERBI DI MOTO
INTERROGATIVI
- Ubi= dove
- Quo= verso dove
- Qua= per dove
- Unde= da dove
- Hic (qui)
- Hoc (qui)
- Hac (per di qua)
- Hinc (da qui)