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Concetto Maitland 1° Livello - I Settimana
Concetto Maitland 1° Livello - I Settimana
CONCETTO MAITLAND
INTRODUZIONE
Ciò che per molto tempo ha contraddistinto Maitland dagli altri autori noti in ambito di
terapia manuale è un certo grado di apertura mentale: infatti non ha mai pensato che ciò
che oggi conosciamo sia verità inconfutabile. Egli è consapevole del fatto che bisogna
andare avanti mentre le nuove conoscenze mutano, crescono, si rivedono. Per questo ha
elaborato e cambiato il suo concetto nel tempo. Basti pensare che sino a non molto tempo
fa si pensava ad un disco aneurale, mentre oggi sappiamo che è dotato di innervazione
plurisegmentaria.
Un’altra idea di Maitland è che la sua non è una tecnica, ma “ogni tecnica è il prodotto
della fantasia del fisioterapista” (1994), alla luce delle conoscenze e del ragionamento
clinico. Ciò che ha elaborato è un concetto: ad esempio, il paziente viene trattato molto
spesso nella posizione dei sintomi e nella globalità del soggetto.
Tutto questo è per Maitland il “clinical reasoning”: non tratta la diagnosi, ma tratta il
paziente, la persona.
Questo modo di pensare ha cambiato il ruolo del fisioterapista, che diviene sempre più
indipendente nella scelta del trattamento: alla luce di tutto questo, la diagnosi medica non
va isolata dal contesto clinico.
L’approccio diagnostico è importante per arrivare alla disfunzione specifica attraverso i
test, che consentiranno di elaborare il trattamento corretto.
Nel tempo Maitland ha evoluto il proprio concetto, ma alcuni elementi sono rimasti
invariati, come i primi tre passi nell’approccio al paziente:
• Esame soggettivo: (C/O, “Complain Of”, ossia “lamento del paziente”)
o Problema principale: è la prima domanda da porre al paziente, perché
diventa lo scopo del trattamento; l’obiettivo del paziente deve diventare
quello del terapista;
o Carta del corpo: si usa per fare una “geografia” del disturbo;
o Comportamento del dolore nelle 24 ore: bisogna sapere quando compare
il dolore, quanto rimane, come evolve, perché questi elementi forniscono
indicazioni utili alla scelta della tecnica;
o Storia;
o Domande speciali;
• Esame fisico: (P/E, “Physical Examination”) serve a controllare le ipotesi
formulate dopo l’esame soggettivo. Lo si fa con diversi passi:
o Stato attuale (PP, “Present Pain”)
o Ispezione
o Dimostrazione funzionale
o Movimenti attivi
o Esame neurologico
o Test neurodinamici
o Movimenti passivi
o Test speciali
• Tecniche di trattamento:
o Tecniche passive: sono integrate al trattamento globale, ma non possono
mai ricoprire un ruolo esclusivo del trattamento. Sono importanti per affinare
la manualità. Quando si utilizza una tecnica passiva, si deve avere sotto
controllo tre elementi:
P, pain, dolore;
R, resistenza;
S, spasmo come reazione al dolore locale.
2
Esame Tecniche
Anche solo con la carta del corpo si può essere in grado di avere un idea piuttosto precisa
di ciò che può essere il problema. Supponiamo un paziente che riferisce dolore in regione
cucullare; passaggio per passaggio possiamo assistere all’eliminazione di ipotesi, per
arrivare alla diagnosi finale:
Da tutti questi discorsi è nato il concetto del Brick-wall, il muro di mattoni semipermeabile.
Questo muro divide due categorie:
Neurodinamico Cx Tx
o Dimostrazione funzionale
o Test attivi
o Test neurologici
o Test passivi
• Come esaminare: bisogna capire l’irritabilità e la gravità dei sintomi, per potere
adattare al paziente anche i test clinici.
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ANATOMIA FUNZIONALE
¾ C1:
Apofisi traversa: si sente appena anteriormente (circa 3 mm) all’apice del
processo mastoideo. Palaparne l’apofisi spinosa è impossibile, dal momento
che non esiste. Superiormente e lateralmente all’apofisi spinosa di C2 si
possono sentire i massicci laterali.
¾ Cx:
Apofisi spinose: bisogna ricordarsi che sono bifide e mai simmetriche. La
prima che si riesce a palpare sotto l’occipite è C2 ed il modo più semplice è
utilizzare i 2 pollici. Le spinose di C3, C4, C5 sono molto vicine e perciò
difficili da palpare. Per questo motivo può essere utile fare muovere la
colonna cervicale, chiedendo al paziente una retrazione del mento.
¾ L4 ed L5: è bene ricordarsi che la spinosa di L5 è più piccola, perché può aiutare
nel reperirla.
Palpazione di L4 e L5
7
¾ Spazio tra L5 e S1: per essere sicuri di non essere tra S1 e S2 si chiede al
paziente di compiere una retroversione: se lo spazio si apre, il livello è L5-S1.
¾ Acromion-claveare: si consideri sempre che lo spazio articolare è sagittale.
E’ possibile, inoltre, palpare la prima costa col bordo radiale della mano, sia con
paziente supino che con paziente prono: passando ai lati del collo, il primo
“ostacolo” che si incontra è la prima costa.
GRADI DI MOVIMENTI:
Non si analizza una struttura, bensì si valuta la direzione di un movimento. Consideriamo,
ad un esempio, una flessione passiva di gomito.
La partenza del movimento è definita con una lettera A, mentre B rappresenta la fine del
movimento fisiologico sano, che va confrontato sempre con il controlaterale sano e non in
senso assoluto.
| |
A R1 B
I
|____|
| |
A R1 B
|_______| |_______________|
II III
|____|
IV
Per percepire R1 è importantissimo compiere delle oscillazioni, perché attraverso di esse
si riesce a determinare esattamente il punto dove compare.
10
Quando giunge un paziente con “mal di schiena”, l’idea che bisogna avere in testa,
rispetto alla struttura responsabile dei sintomi, è rappresentata dal seguente diagramma:
Muscolare LX TX
Tumore
Viene considerato il tratto T10-S1 perché il comportamento fisiologico delle ultime tre
vertebre toraciche è uguale a quelle lombari.
Inoltre, il ramo dorsale di T12 arriva a livello gluteo.
Ancora, i dermatomeri, i miotomi e gli sclerotomi (innervazione delle ossa) a livello dell’arto
inferiore (anca e femore) sono di pertinenza lombare, mentre i sudotomi (innervazione
simpatica del sistema neurovegetativo) partono da T10 ed arrivano a L2:
Lo scopo dell’esame soggettivo è pianificare l’esame fisico. Infatti, con l’esame soggettivo
si formulano delle ipotesi, mentre con l’esame fisico si verificano.
presentarsi.
Possono essere trattati con mobilizzazioni di grado III o IV.
5) Domande speciali:
Assunzione di farmaci:
• Antiaggreganti: possibilità di ematomi con trattamenti intensi;
• Steroidei: non bisogna trattarli per 2 o 3 giorni perché il cortisone indebolisce la
struttura. Attenzione, perciò, agli asmatici;
Patologie associate:
• Diabete: accelera l’invecchiamento del tessuto;
• Artrite Reumatoide: raddoppia la prognosi.
Esami strumentali eseguiti;
Perdita improvvisa di peso senza motivo (neoplasie?);
Condizioni generali di salute;
Pregressi interventi Chirurgici: si pensi che ogni taglio sull’addome indebolisce i
muscoli addominali e quindi anche la schiena.
6) Storia: quando la storia è lunga diventa importante sapere com’è l’andamento dei
sintomi negli ultimi 15 giorni. Può essere utile disegnare la storia con un grafico in cui
mettere sull’ordinate l’intensità del dolore e sulle ascisse i giorni. Questo rende molto
intuitivo se ciò che si stia facendo sia utile, superfluo oppure dannoso per il paziente.
Cronologia
| | | |
1 10 3 oggi
anno mesi mesi
fa fa fa
Dalla storia bisogna dedurre anche la stabilità dei sintomi, ossia sapere se il problema
sia sempre uguale, oppure ci siano episodi, manovre, movimenti, posizioni che
ripropongano il problema.
Se i sintomi sono instabili, anche la causa dei sintomi potrà essere instabilità. E’
importante informare il paziente che ha avuto soluzione improvvisa dei sintomi, che
essi potranno anche ricomparire improvvisamente.
Durante la storia bisogna anche venire a sapere, in caso di sintomi diversi comparsi in
tempi diversi, come si sia comportato il primo sintomo al presentarsi del secondo.
Il disco, ad esempio, ha una storia caratteristica:
− Lombalgie ricorrenti nel tempo;
− Problema il giorno dopo la sollecitazione ripetuta (esempio, giardinaggio la
domenica), il fenomeno del “The day after”.
La stenosi del canale ama la flessione, mentre odia l’estensione.
Il paziente instabile soffre il movimento lento e lo stare fermo in una posizione.
Domande importanti sono ancora se ha fatto o meno altre terapie e se la causa sia o
meno traumatica.
o Esame neurologico
o Movimenti passivi
• Come esaminare:
o Riproduzione o meno dei sintomi
o Fino a dove? Primo dolore o ultimo?
o Test attivi fino End Of Motion, Overprression, test particolari?
• Controindicazioni o cautela.
• Gruppo clinico
• Gli asterischi sono validi?
• Abbiamo:
o Che paziente è (S,I?)
o Ci sono controindicazioni?
o Motivazione: Severità/irritabilità _____________
o Natura:
Stadio di guarigione
Patologia
Seconda diagnosi
Stadio, stabilità
Fiducia a muoversi
• A quale gruppo clinico appartiene?
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TEST
1- problema principale – PP
2 – Ispezione
Prima di tutto si osserva la posizione in piedi, osservando tutte le asimmetrie possibili, la
postura, ecc.
o Forma della muscolatura: glutei, cosce, polpacci – Quadricipiti. Osservare le atrofie è
importante per avere una prima idea della prognosi, in quanto se presenti è segno di
un problema non recente.
o Postura, posizione: se ci sono posizioni asimmetriche devo conoscere se siano
antalgiche o abitudinari. Per saperlo, è sufficiente chiedere al paziente di correggerle
ed ipercorreggerle attivamente: se è possibile, significa che non è antalgica, altrimenti
l’ipercorrezione non sarebbe possibile, oppure provocherebbe dolore.
Spesso il paziente si presenta con uno shift: in tal caso è opportuno provare a
correggerlo dalla parte craniale e da quella caudale, verificando con quale,
eventualmente, si riproducano i sintomi.
Fig. 1: Correzione
shift dalla parte
caudale (spostamento
orizzontale del
bacino)
Fig. 2: Correzione
shift dalla parte
craniale: La spinta è
obliqua dallo sterno
del fisioterapista verso
le proprie mani e non
più orizzontale. E’
possibile anche
combinare le due
tecniche.
Fig. 1 Fig. 2
3- Dimostrazione funzionale
Non è un passaggio obbligatorio, perché si fa solo se il paziente risponde
affermativamente e spontaneamente alla domanda se esista un movimento che
sistematicamente scatena il sintomo. Per fare questo test è necessaria la presenza del
sintomo. Attenzione, però, a non eseguirlo con pazienti SIn. I parametri per svolgere
questo test sono:
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o Avere il sintomo
o Avere una direzione di movimento
o Avere almeno 2 strutture che si suppongano origine del problema
o Muovere una struttura mentre l’altra rimane fissa. Se il sintomo cambia, significa
che il problema è relativo alla struttura che si è mossa.
Ad esempio, un dolore nella regione glutea in estensione, può essere relativo alla colonna
lombare o all’anca. Per differenziare, si farà estendere la colonna lombare fino al dolore,
chiedendo poi al paziente di spostare il peso da un lato, sollevando il tallone controlaterale
di 1 millimetro da terra. Se il dolore diminuisce, significa che i problema è relativo all’anca.
Un altro esempio è un dolore al gluteo destro con una rotazione omolaterale. Il
fisioterapista si posiziona come in fig. 3, chiedendo al paziente di spingere con il braccio
sul proprio deltoide: se il dolore aumenta il problema sarà lombare, viceversa, dell’anca.
Se derotando il dolore diminuisce è di pertinenza lombare (fig 4). Il fisioterapista può
imprimere rotazioni al bacino per stressare ulteriormente l’anca (fig 6) o per ridurne lo
stress (fig. 5).
Fig. 3: il paziente
spinge con la
mano sul deltoide
del fisioterapista:
se il dolore
aumenta il
problema è
lombare.
Fig. 4: il paziente
appoggia l’altra
mano e derota il
tronco: se
diminuisce il
dolore il problema
Fig. 3 Fig. 4 è lombare.
Fig. 5 Fig. 6
16
Fig. 8
Fig. 7
Fig. 7:
differenziazione
neurale. Il paziente
flette ed estende il
capo.
Fig.8: diff.
sacroiliaca. Il
fisioterapista
comprime da tergo
l’articolazione.
Questi movimenti sono di grado estremamente limitato, poiché non sono test meccanici.
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4- Movimenti attivi
Lo scopo è sempre quello di cercare il sintomo.
Per i test attivi si osservano sempre:
o Qualità del movimento
o Quantità del movimento
o Comportamento dei sintomi
Nella colonna lombare i movimenti oggetto della valutazione sono: flessione, estensione,
rotazione e flessione laterale.
I test devono essere standard, in modo da rivalutare il soggetto ogni volta nelle medesime
condizioni.
In partenza, il fisioterapista posiziona il proprio piede tra quelli Fig. 13
del paziente (fig. 13).
FLESSIONE: si osserva come il soggetto fletta (fluidità del
movimento, se compare shift, in quale arco di movimento…),
seguendo con le proprie dita quelle del paziente lungo la sua
gamba (fig. 14). Si fa tornare il paziente in posizione (così esce
dal dolore), mentre tengo il dito in quel punto, in modo da potere
segnare dopo la distanza dal suolo (fig. 15), magari con una
penna dermografica. Nel caso compaia shift in flessione, lo si
corregge (fig. 16) ed ipercorregge (fig. 17), per verificare se
sorgano i sintomi. Bisogna osservare e segnare se la colonna
fletta solo in un punto o da un punto in poi (ad esempio, una
colonna che fletta solo da L4 in su).
Fig. 14 Fig. 15
Fig. 16 Fig. 17
Fig. 13: posizione di partenza per la valutazione dei movimenti attivi. Il piede del terapista fa
da riferimento per la distanza tra i piedi del paziente.
Nel caso il movimento di flessione non abbia evocato i sintomi, bisogna passare ad
aggiungere sovrapressione (OP, overpression, fig. 18).
Fig. 18
Riprendendo il grafico del movimento, si consideri la fine del movimento attivo (EOR
Attivo): sarà naturale che la prima resistenza compaia prima dell’EOR Attivo:
| | |
A R1 EOR Attivo B
Le OP sono quattro piccoli movimenti di grado IV di intensità diversa, che chiameremo IV-
, IV, IV+ , IV++, a partire dall’EOR, arrivando fino a B:
| | |
A R1 EOR Attivo B
|___||___||___||___|
IV- IV IV+ IV++
Un’articolazione sana deve potere avere tale decorso, e potere sopportare anche un’OP
con movimento tipo III++. Se nel soggetto in esame, quindi, non si siano evocati sintomi
con OP di tipo IV, per essere sicuri che la flessione lombare non sia responsabile del
problema, è necessario aggiungere OP con un movimento di grado III++.
| | |
A R1 EOR Attivo B
|___||___||___||___|
IV- IV IV+ IV++
|________|
III++
Fig. 21: OP in
Fig. 22
estensione. In
questo caso arriva
al massimo ad un
grado IV+.
FLESSIONE LATERALE: più che in altri movimenti attivi, è opportuno osservare la qualità
della flessione laterale (fig. 26), che può variare da un lato all’altro, anche a parità di
quantità.
L’OP (fig. 27) arriva sino ad un grado III++ come in flessione: il fisioterapista è di lato ed
accompagna il movimento col corpo, fissando con una mano un’ala iliaca e con l’altro
braccio il tronco a livello di D10.
Anche in inclinazione laterale è possibile eseguire un’OP localizzata. La presa è con mano
a paletta e pollice completamente addotto che spinge la spinosa lateralmente (figg. 29 e
30). Il terapista è nella stessa posizione dell’OP generale (fig. 28). Si effettua con spinta
della mano, con inclinazione del tronco a mano fissa, o ancora, combinata.
Fig. 26:
flessione
laterale
Fig. 27:
OP in
flessione
laterale
Fig. 28:
OP
localizzata
in
flessione
laterale
Fig. 26 Fig. 27 Fig. 28
21
Fig. 29:
posizione
della mano
del terapista
per compiere
un’OP
localizzata in
flessione
laterale.
Fig. 30:
stessa
manovra,vista
sullo
Fig. 29 Fig. 30 scheletro.
TEST SE NECESSARI: nel caso, dopo avere compiuto l’esame dei movimenti attivi, con
relative OP, non siano emersi i sintomi, si può:
o Compiere movimenti combinati, come, ad esempio, flessione e rotazione (fig. 33).
E’ fondamentale ricordarsi sempre la combinazione dei movimenti, in modo da
poterli segnare con l’asterisco e ricordarseli per la rivalutazione.
o Compiere movimenti ripetuti (magari con un peso).
o Compiere movimenti mantenuti.
o Quadrante: è una combinazione predefinita ed è l’ultimo dei test. E’ anche uno dei
TEST D’ESCLUSIONE
22
Fig. 34
5 – Esame Neurologico
Lo scopo è di esaminare le condizioni dei nervi:
- La sensibilità
- I riflessi
- La forza
E’ un esame non obbligatorio, indicato quando, nella compilazione della carta del corpo:
o Si siano osservate marcate ipotrofie;
o Il paziente riferisca deficit di sensibilità;
o Il paziente riferisca deficit di forza;
o Il paziente riferisca dolore lineare;
o Il paziente riferisca bruciore;
o Il paziente riferisca dolore lancinante;
o Il paziente riferisca dolore distale maggiore di quello prossimale;
o Il paziente riferisca gonfiore;
Ancora, va condotto in casi di storia che evidenzi:
23
o Peggioramento rapido;
o Traumi recenti;
o Storia discale (“The day after”);
Oppure in casi in cui i sintomi si presentino:
o con fenomeno di latenza (paziente che si flette e presenta dolore lungo la gamba
non appena torna dalla flessione);
o irradiati e non proiettati (il dolore “proiettato” non supera mai la natica, se ciò
avvenisse, il dolore sarebbe “irradiato”).
FORZA: nei test di forza è importante fare mantenere qualche secondo la contrazione per
poi imprimere tre impulsi finali: in piccole lesioni si possono ritrovare risposte molto più
lente.
¾ Psoas: il paziente sostiene autonomamente la gamba (fig. 41)
¾ Quadricipite (fig. 49)
Questi primi due test sono irrilevanti in pazienti lombalgici SIn, perché muoverebbero la
colonna
¾ Tibiale anteriore: poiché inverte, si compie a braccia incrociate, osservando anche la
tensione del tendine (fig. 42).
¾ Peronei: ci si mette sopra per invertire (fig. 43).
¾ Estensore proprio dell’alluce (fig. 44).
¾ Estensore comune delle dita (fig. 45).
¾ Flessore comune delle dita (fig. 46).
¾ Glutei: si valuta la consistenza in contrazione (fig. 47).
24
¾ Tricipiti: il paziente si appoggia con gli indici a quelli dell’esaminatore, che così può
osservare meglio eventuali oscillazioni di carico dovute a debolezza (fig. 48).
Fig. 47
Fig. 49
Fig. 48
SENSIBILITA’:
¾ L2: a livello dell’inguine (fig. 50)
¾ L3: interno coscia (fig. 51)
¾ L4: Bordo interno piede (fig. 56)
¾ L5: sopra l’alluce (fig. 52)
¾ S1: bordo laterale piede (fig. 53)
¾ S2: talloni (fig. 54)
Sulla cute del paziente si segna con matita dermografica l’area di alterata sensibilità (fig.
55).
25
Fig. 53
Fig. 54 Fig. 55
Fig. 56
6 - Esame Neurodinamico
Se i fascicoli del nervo fossero longitudinali e paralleli, il nervo potrebbe allungarsi solo del
2%. Invece i fascicoli sono disposti in modo plessiforme, come una rete da giardino, e
questo consente alla struttura di allungarsi.
I nervi sono costituiti da diversi fascicoli: il numero di fascicoli aumenta laddove le
probabilità di compressioni aumentano, dando così possibilità ai nervi di essere protetti,
poiché possono fuggire dalla pressione. A livello delle zone di pressione aumenta anche la
quantità di connettivo rispetto all’assone, limitando le probabilità di compressione di
quest’ultimo.
Il 20% del totale d’ossigeno immagazzinato da tutto il corpo è destinato al SN. I vasa
nervorum hanno la forma di una coda di maiale, perché in questo consentono al nervo di
allungarsi, senza che il diametro del vaso venga alterato, evitando ischemia del nervo. Per
questo è opportuno differenziare dolore neurale da quello muscolare (si pensi agli
hamstrings).
A livello del SN esiste il problema del “double crash”: si pensi al nervo mediano, che,
arrivato all’8% dell’allungamento va in ischemia; questo 8% può, però, essere distribuito a
livello Cervicale, del supinatore e del tunnel carpale. Questo spiega come una sindrome
del tunnel carpale possa guarire con trattamento cervicale.
Tutte le strutture che hanno rapporti con il nervo vengono chiamate “interfacce
meccaniche”, che sono fisiologiche:
o Forami
o Muscoli (scaleni, pronatore, supinatore, piriforme…)
o Aponeurosi
o Legamenti
o Ossa
o Fascia
Esistono anche “interfacce meccaniche” patologiche:
o Osteofiti
o Cisti
o Neoplasie
o Ernie
o Contratture muscolari
o Edemi
o Instabilità
o Fratture
Con i test neurodinamici si cerca il motivo per cui il nervo non si muova correttamente.
I sintomi che possono far pensare ad un problema neurodinamico durante la
compilazione della carta del corpo, sono:
o marcate ipotrofie
o deficit di sensibilità
o deficit di forza
o dolore lineare
o bruciore
o dolore distale maggiore di quello prossimale
o Il paziente avverte “gonfiore” non apprezzabile clinicamente
o Dolore migrante
o Pesantezza alle gambe
o Dolore strano quasi indefinibile
Ciò che della storia del paziente deve far pensare ad un problema neurale, sono:
o Dolore locale mesi prima, come una distorsione tibiotarsica, che poi esita in
lombalgia per distrazione dello sciatico
TEST NEURODINAMICI
Sono test di allungamento e di scorrimento, non di conduzione. Nel dettaglio, sono:
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SLUMP: Si posiziona il paziente seduto, spingendo le gambe (per avere una posizione
standard) contro il bordo del lettino e con le mani dietro la schiena appoggiate sul lettino
(fig. 62). Con una mano piatta si verticalizza il sacro (fig.63). Sfruttando un braccio ed il
torace si imprimono sovrapressioni in direzione dell’inguine del paziente fino ad un grado
IV++ (fig. 64). Si Chiede al paziente di raddrizzare una gamba (fig. 65), per poi fare
28
differenziazione strutturale con flessione del capo (fig. 66), ripetendo il test dal lato
controlaterale (fig. 67).
La scelta tra questi due test neurodinamici viene effettuata in base alla posizione in cui il
paziente avverte il sintomo. Ad esempio: il soggetto avverte dolore seduto in macchina, in
ufficio, o in altra posizione seduta… Æ verosimilmente risulterà maggiormente indicativo lo
SLUMP TEST.
Viceversa, dianzi ad una persona che riferisce dolore calciando, correndo, od in altra
posizione simile (gamba estesa)… Æ sarà più indicato lo SLR TEST.
Ancora, lo SLR è spesso utilizzato in pazienti SIn che presentano mal di testa cervicale, i
quali, sicuramente, mal sopporteranno una flessione del capo.
Lo SLUMP è normale nelle seguenti condizioni:
1. Posizionamento in “insaccata” (SLUMP) = nessun sintomo
2. Flessione collo = tensione a livello di T8/T9 (avvertito dal 50% della popolazione
sana)
3. Estensione del ginocchio = tensione posteriore a livello del cavo popliteo ed a
carico degli hamstrings, con un certo grado di limitazione dell’estensione di
ginocchio (condizione normale, purchè si presenti simmetrica)
4. Dorsiflessione della caviglia = limitazione alla dorsiflessione caviglia
5. Diminuzione della flessione del collo = diminuzione dei sintomi ed aumento della
mobilità di ginocchio e caviglia.
E’ importante sottolineare e ricordare che qualsiasi sintomo è NORMALE SE VIENE
RISPETTATA SIMMETRIA.
Lo SLUMP TEST non è più normale se si riproducano i sintomi del paziente o se esista
asimmetria nelle risposte.
7- PALPAZIONE
Deve essere lo strumento per la conferma delle ipotesi formulate durante il C/O ed il P/E.
E’ questo il primo momento in cui si entra in contatto fisico col paziente. Diversi studi
dimostrano che il risultato del trattamento dipende al 50% dal fatto che il paziente abbia o
meno la sensazione che il fisioterapista abbia capito il suo problema.
1. Temperatura: si sente col dorso della stessa mano la
temperatura dei due lati, nel tratto compreso tra T10 a
S1 (fig. 68),in modo da avvertire e segnare eventuali
differenze.
2. “skin-drag”: è una
manovra attraverso la
quale si verifica Fig. 68
quanto scivolino le
due mani sulla cute
del paziente (fig. 69). Si sfruttano,
Fig. 69 simmetricamente, i dorsi delle due mani ai lati
della colonna vertebrale del paziente. In presenza
di sudorazione eccessiva, ovviamente, lo scivolamento risulterà ridotto.
3. Mobilità della pelle: rotolamento e sollevamento
(fig. 70). In situazioni di normalità si riesce a
prendere la stessa quantità di pelle da un lato e
dall’altro, mediante un pinza tra pollice ed indice.
4. Scivolamento del sottocute (fig. 71): nel soggetto
sano il piano sottocutaneo scivola in modo
Fig. 70
uguale dai due lati, rispetto agli strati superiori,
quando viene spinto dai polpastrelli delle dita del
terapista.
30
Fig. 72 Fig. 73
Fig. 77 Fig. 78
Fig. 79
32
Quelle che si descriveranno in questa parte della palpazione sono delle tecniche passive
utili sia alla valutazione che al trattamento del paziente. Si compiono delle spinte
perpendicolari sulle spinose ad ogni livello due o tre volte, prima in modo generale sui tratti
toracico, lombare alto e lombare basso con una mano piatta (fig. 80) e poi su ogni spinosa
(figg. 81, 82 e 83). Il movimento da A a B viene diviso in tre livelli:
Quando si incontra il dolore bisogna essere certi se sia quello noto per il paziente, oppure
se sia un dolore nuovo, profondo, superficiale… Il dolore si segna con una P rossa al
livello in cui si incontra.
DIAGRAMMA DI MOVIMENTO:
E’ una rappresentazione bidimensionale del comportamento dei sintomi (P,R ed S). E’
molto importante per sensibilizzare la proprie dita. E’ anche un ottimo metodo per
comunicare tra fisioterapisti.
E’ questo l’elemento che ci permettere di scegliere e decidere il grado di mobilizzazione.
Serve a decidere senza intuizione empirica, ma per ragionamento.
C R2 D
IV++
IV+
P’ IV
IV-
IV--
A R1 P1 L B
Sull’asse delle ordinate viene rappresentata l’intensità dei sintomi (P,R ed S) e della
mobilizzazione che andremo a compiere. Tale intensità viene sempre suddivisa in 5 livelli:
--, -, 0, +, ++.
Un movimento PA centrale si rappresenta così:
Si ricordi sempre che il dolore viene riferito dal paziente, mentre la resistenza è
misurata dal terapista.
Una linea curva ellittica indica che con il progredire del movimento i sintomi aumentano.
Un altro esempio:
34
C P2 D
IV++
IV+
R’ IV
IV-
IV--
A P1 R1 L B
Il limite del movimento è il dolore, che incrementa durante il movimento, così come la
resistenza, che al limite (dato dal dolore), è di un’intensità media.
C R2 D
IV++
IV+
P’ IV
IV-
Grado del trattamento
IV--
A R1 P1 L B
Il grado di trattamento che si adotterà viene determinato dal dolore, per cui in questo caso
si userà un grado tra IV-- e IV-.
Il grado IV -- corrisponde sempre alla prima resistenza incontrata nel movimento passivo.
35
Può risultare utile pure compiere delle spinte longitudinali a destra o sinistra (figg. 85,86 e
87), che si segnano in cartella con i seguenti simboli:
Fig. 85 Fig. 86
Fig. 88
Se, dopo avere rivalutato il paziente, non si sia ancora rilevato nulla di significativo, si può:
• Angolare, cioè compiere le valutazioni
dei movimenti accessori non più come
puri, ma angolati verso altre direzioni
(figg. 89 e 90). Nel segnarlo in cartella
bisogna segnalarlo:
cran
Fig. 89
Sono test che valutano i movimenti fisiologici intersegmentari. Servono per valutare i
movimenti tra due vertebre e non di tutta la colonna. Sono i movimenti che servono per
manipolare e rivalutare il paziente. Sono movimenti di Flessione, Estensione, Rotazione e
Flessione laterale.
A differenza dei movimenti accessori, hanno direzione curva e non lineare.
Consideriamo sempre il tratto T10-S1:
• Flessione: il paziente giace sul lato con la colonna lombare perfettamente allineata.
Il fisioterapista, col corpo, determina la flessione e la sente col dito medio della
mano craniale tra le due spinose della vertebra da valutare (figg. 92, 93, 94 e 95).
La massima quantità di flessione (8°) è a livello di L4 – L5. Una cosa importante è
non variare l’angolo della flessione dell’anca. L’unica cosa che varia è il raggio di
movimento determinato dalla rotazione del fondoschiena del fisioterapista (piccolo
per tratto lombare basso, grande per l’alto). Ogni volta che si è testato un livello,
bisogna riposizionare il paziente nella posizione di partenza.
Fig. 96
38
• Rotazione: trovata la zona neutrale (la via di mezzo tra la massima estensione e la
massima flessione), si stabilizza il paziente (fig. 97), sdraiandovisi sopra (fig. 98),
col dito medio che fissi la spinosa superiore, sentendo col polpastrello il movimento
di quella inferiore (fig. 99). La mano craniale, spingendo in avanti la cresta iliaca,
imprime la rotazione. E’ molto difficile valutare la rotazione dalla parte opposta
tirando la cresta iliaca, per cui è più utile girare il paziente dalla parte opposta.
• Flessione laterale: fissato il paziente in posizione neutra, la mano caudale va sotto
il trocantere controlaterale e, ruotando col tronco verso la testa, il fisioterapista
imprime una flessione laterale (fig. 100), prestando attenzione a non compiere il
movimento col braccio.
Fig. 97: fissazione del
paziente nella zona
neutra tra flessione ed
estensione, con dito
medio che valuta la
rotazione.
Fig.100: Valutazione
Fig. 99 Fig. 100 della flessione laterale.
REGOLA: Nella colonna vertebrale per il paziente SIn si utilizzano solo movimenti
accessori o movimenti di rotazione di grado I o II.
GRADO 1: posizionato il soggetto in posizione antalgica, si compiono con due mani delle
piccole rotazioni scegliendo la direzione che non evochi sintomi (fig. 101). Dopo avere
provato tutte le diagonali che si riescano ad immaginare, si sceglie quella che nel
diagramma presenti la distanza A-P1 maggiormente ampia. La progressione sarà di
arrivare in posizione neutra (fig. 102) e lì trattare il paziente (fig. 103).
GRADO 2: la posizione neutra sarà con mano del paziente sulle proprie coste ed il condilo
femorale che si trova sopra più avanti dell’altro (26), per consentire la rotazione, che sarà
corretta solo se il bacino andrà avanti quando la spalla andrà in dietro (27).
Fig. 104 Fig. 105
40
Fig. 109
Fig. 108
GRADO 4: dapprima si posiziona il paziente come nella mobilizzazione di grado tre, fino a
portarlo in rotazione. La fissazione alla spalla avviene non più solamente con la mano, ma
con tutto il corpo (figg. 111 e 112). Con la mano sul bacino si imprime un movimento di
grado 4 (--, -, 0, + e ++).
Fig.111:
posizione di
partenza per
una
mobilizzazione
di gradi IV.
Fig.112:
posizione di
arrivo per una
mobilizzazione
di gradi IV.
COLONNA CERVICALE
cervello
nucleo caudale
Spesso avviene che una lesione cervicale porti informazioni al cervello, il quale dà una
risposta che, per errore di interpretazione a livello del nucleo caudale, può tornare alle
strutture del nervo trigemino. Ciò significa che tutto ciò che è innervato a livello di C1, C2 e
C3 può portare a mal di testa: articolazioni, legamenti, mandibola, prima costa, muscolo
trapezio, SN neurovegetativo, nervo ipoglosso (C1, ne sono caratteristiche le sensazioni
di lingua pesante).
L’articolazione C2-C3 sembra essere l’articolazione più spesso coinvolta nei mal di testa
(60% dei casi).
I dischi ricevono fibre dal nervo sinu-vertebrale, misto in quanto sia motore che
neurovegetativo, plurisegmentale, per cui discopatie ad un livello compreso tra C1 e C3,
possono portare a mal di testa.
Si arriva a considerare cervicale il tratto del rachide che arriva fino a T8, perché
l’innervazione vegetativa del collo arriva fino a tale segmento.
In una carta del corpo con mal di testa la localizzazione del dolore non dà nessuna
informazione sulla struttura del dolore. Dobbiamo sempre pensare a C1,C2, C3. Se il mal
di testa è unilaterale è molto probabile che la struttura responsabile sia unilaterale sempre
dallo stesso lato. Più il paziente è preciso nella localizzazione più l’origine cervicale è alta,
mentre più vago, più è bassa (si pensi ai sudatomi). Nel 95% dei casi il paziente con
cefalea nella propria storia problemi cervicali.
43
La qualità dei sintomi è definita come mal di testa pulsante, pesante, a “fascia”, fotofobia,
vertigini.
La storia ci racconta più spesso a dolore causato da posizione piuttosto che da movimenti
(computer, parrucchieri ...). Quando il paziente riferisce dolore mangiando, ci fa pensare
alla mandibola.
EMICRANIA: sono problemi vascolari. Sono pazienti che raccontano di avere giovamento
dal medicamento, e che, in assenza di tale assunzione, presentano un dolore fortissimo
(prima fase di vasocostrizione), dolore che poi porta a vomito (seconda fase, di
vasodilatazione), e che dopo ancora si sentono stanchissimi. La zona di localizzazione
può variare e non è patognomonica. Spesso presentano dei trigger (cioccolato, caffè, latte,
limone, cervicale…).
A livello di trattamento, come fisioterapisti, siamo un po’ limitati, ma possiamo valutare la
cervicale dalla A alla Z, trattando tutto ciò che troviamo. Può succedere che l’emicrania si
presenti in modo meno frequente o meno intenso. Una cosa importante è informare il
paziente che non guarirà mai.
Fig. 113: PA su
Cx. Il paziente
giace prono con
la fronte
appoggiata alle
sue stesse mani.
Fig. 114: PA su
Cx. Il terapista è
Fig. 113 Fig. 114 in piedi dalla
parte craniale.
Fig. 115: PA su
Cx. I pollici sono
tra loro
perpendicolari.
Fig. 116: PA su
Cx alta. Anulare
e medio si
trovano sulla
Fig. 115 Fig. 116 mandibola.
44
C R2
IV+
P’
--
A R1 P1 B
Fig. 118: Differenziazione dell’OP per il tratto cervicale alto o medio. Nel primo caso il
movimento avviene con raggio più ampio.
Fig. 119: Differenziazione dell’OP per il tratto cervicale basso. Il movimento avviene
portando il naso del paziente verso il proprio ombelico.
Il tutto va sempre annotato in cartella (fig. 123). La “traduzione” delle annotazioni in figura
è la seguente:
La flessione attiva termina con una distanza Fig. 123
mento-sterno di due dita, ove compare il
sintomo 1 della carta del corpo.
Con aggiunta di OP di grado IV- compare il
sintomo 2 a livello cervicale medio.
In estensione, che avviene a livello di C5, con
ROM di 50°, con OP di grado IV- compare il
sintomo 1 a livello cervicale alto.
47
Fig. 121: Differenziazione tra OP per il TCA (raggio più ampio) ed il TCM (raggio
meno ampio).
Fig.122: OP per il TCA, con movimento a forma di arco verso l’alto, come per
“spostare” C6 da C7.
Fig. 126
Fig. 125
Fig. 124
48
Fig. 124: OP generalizzata in flessione laterale. Una mano fissa la spalla controlaterale al
movimento e l’altracompie il movimento dalla testa.
Fig.125: Visione sullo scheletro di come, per un OP localizzata, la mano che stabilizza
venga messa di taglio con inclinazione di 45°.
Fig. 126: OP per il tratto cervicale alto. La mano di taglio è posta a livello di C2, C3.
Fig. 127: OP per il tratto cervicale medio. La mano di taglio è posta a livello di C5.
Fig. 128: OP per il tratto cervicale basso. La mano viene girata a livello del trapezio.
Fig. 130: OP per la rotazione. Le mani guidano la testa mentre i gomiti fissano le spalle.
Fig. 135
Fig. 134: Quadrante Inferiore. Il paziente porta l’orecchio verso la mano del
terapista, che sta sulla spina della scapola.
6. Palpazione:
• Temperatura con dorso della mano (fig. 137)
• Skin drag (fig. 138)
• Mobilità cute (fig. 139)
• legamenti interspinali (fig. 140)
• legamenti interlaminari (fig. 141)
• legamenti interlaminari solo con dito medio (fig. 142)
• allineamento spinose (fig. 143)
• allineamento spinose per rotazione (fig. 144)
• allineamento lamine in rotazione (fig. 145)
• articolazioni: un pollice sposta il muscolo (fig. 146) e l’altro si muove su e giù
(fig. 147)
• tono muscolare multifido (fig. 148)
Fig. 141
Fig. 144
51
Fig. 147
7. PAIVM’s:
• PA centrale su C2: si compie in direzione dell’angolo delle labbra (fig. 149)
con i pollici sulla spinosa.
• PA centrale su Cx: si compie con spinta verso il pavimento.
• PA unilaterale (fig. 150): si sposta la muscolatura per imprimere la spinta con
i pollici.
Fig. 149: PA centrale su C2, con spinta dei pollici in direzione dell’angolo delle labbra.
Fig. 150: PA unilaterale su Cx, con spinta dopo avere spostato la muscolatura.
mento (figg. 154 e 155). La manovra non risulta dolente sui soggetti sani solo
se la presa non cambia intensità durante il movimento, che avviene sempre
col corpo.
Fig. 153: AP unilaterale sul tratto cervicale alto. Si isservi come lo sterno del
terapista cada sull’articolazione da trattare.
Fig. 155: AP unilaterale, posizione delle dita sullo scheletro, per il TCB.
7) PPIVM’s: Si effettuano per valutare qualità e ampiezza del movimento, per la posizione
premanipolativa, per valutare il trattamento…
a. Flessione-stensione: Il dito indice è posto posteriormente (fig. 156) a livello
delle articolazioni ed i pollice anteriormente per prendere la vertebra (fig.
157). Il movimento non avviene coi polsi, ma con il corpo, tenendo la testa
appoggiata sulla propria pancia senza compressione, per compiere flessione
(fig. 158) ed estensione(fig. 159) a livello segmentarlo e non globale. Le
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Fig.159: PPIVM’s in estensione. La testa del paziente è appoggiata sulla pancia del
terapista, che con le mani fissa tutto il tratto superiore a quello da valutare, mentre
effettua il movimento con il corpo.
b. Flessione
laterale: come
nel tratto
lombare è
necessario
prima
posizionare in Fig. 160 Fig. 161
posizione
neutra la
flesso-estensione per potere sentire l’apertura o la chiusura tra due vertebre
(fig. 160). L’apertura si avverte con l’indice posteriormente (fig. 161).
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8) Esame Neurodinamico: test non obbligatorio, da fare nei casi già descritti come nella
colonna lombare, ma anche per quei soggetti che sono “terapia-resistenti”. Spesso,
quando il paziente non migliora oltre un certo grado, è utile trattarlo in posizione
funzionale con stress neurodinamico, poco prima del sintomo.
A livello dell’arto superiore si usa per tutti i problemi di collo con coinvolgimento
dell’arto superiore:
• ULNTT 1 (Upper Limb Neural Tensioner Test 1): per questo test sono
necessari 90°di abduzione, 90° di rotazione esterna della spalla, estensione
completa del gomito, supinazione dell’avambraccio, estensione del polso.
Questo significa che bisogna prima sempre verificare la mobilità delle singole
articolazioni. Si effettua sempre bilateralmente, partendo dal lato sano. La
posizione è standard e richiede l’assoluta assenza di cuscini, per non viziare
la tensione neurale globale.
La presa della mano è come nella vecchia tecnica di Bobath (fig. 165);
l’abduzione avviene con la coscia del fisioterapista che spinge il gomito (fig.
166). La sequenza dei movimenti è:
1) Abduzione di spalla;
2) Extrarotazione di spalla;
3) Estensione di polso;
4) Supinazione di avambraccio (fig. 167);
5) Estensione gomito (fig. 168).
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Fig. 165: ULNTT 1. Presa della mano del paziente alla “Bobath”.
Fig. 166: ULNTT 1. Abduzione della spalla con spinta della coscia del fisioterapista sul
gomito del paziente.
Fig. 169: ULNTT 1. Differenziazione strutturale con inclinazione laterale del capo.
Fig. 170
Anche il test
neurodinamico va segnato
in cartella con segni
convenzionali (fig. 170).
La “traduzione” è: comparsa del sintomo 1 a 30° dall’estensione completa di gomito,
che diminuisce con la flessione laterale destra del collo. L’ordine dei movimenti non è
contemplato in quanto standard.
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9) PAIVM’s 1° costa:
caudale
10) Movimenti accessori per C1: la direzione del movimento PA centrale è verso gli occhi.
Le dita lunghe prendono le mandibole. E’ impossibile palpare C1, per cui si mobilizza la
base dell’occipite rispetto a C1 (fig. 176). Il movimento avviene per flesso-estensione
del corpo del fisioterapista. Un PA unilaterale (fig. 177) può avvenire prima, sopra o
dopo l’articolazione. Si segna con tre frecce, indicando quella relativa al punto preciso
del sintomo:
Fig. 177:
PA
unilaterale
di C1. Può
avvenire
prima,
sopra o
dopo
l’articolazio
ne.
Come nel caso della colonna lombare, sono movimenti in rotazione, di diversi gradi:
GRADO I (fig. 178): tipica utilità nel paziente SIn molto irritabile. Si fa giacere il soggetto in
posizione antalgica o, in progressione, neutra: si sfrutta un cuscino morbido per compiere
delle piccole rotazioni tra A e P1.
Fig. 178
GRADO II: sono rotazioni di ampiezza maggiore (la distanza tra A e P1 è aumentata).
GRADO III e IV: è necessario mettere il paziente in posizione neutra per il segmento da
trattare, per poi posizionare la mano a “L” sotto l’occipite del paziente fino alla Cx da
trattare (fig. 179). La testa del paziente è appoggiata sul bicipite del terapista perché
quello sarà il centro di rotazione (fig. 180), che avverrà solo con le scapole del
fisioterapista con movimenti craniali alternati.
58
Fig. 179
Sono altre due tecniche di trattamento che si segnano in cartella con i seguenti sintomi:
e che stanno ad indicare, rispettivamente, la flessione laterale sinistra e
destra. Tali tecniche non si usano per pazienti SIn.
Fig. 185
Fig. 186
Fig. 187: la mano dal lato del trattamento è posta a taglio di 45° sul livello da
mobilizzare.