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L’Agricoltura

Facoltà di Scienze Politiche


Massimiliano Bencardino
mbencardino@unisa.it
Le condizioni ecologico-
ambientali

Costi di trasporto e spazio Il modello di


agricolo Von Thunen

L’organizzazione degli Il peso dei fattori tecnici


spazi agricoli

la politica
Il peso dei fattori politico
agricola
sociali
comunitaria

I grandi sistemi di
produzione nel mondo
La suddivisione in settori d’attività

La tradizionale suddivisione delle attività economiche nei tre


fondamentali settori (primario, secondario e terziario) risale
alla fine degli anni ‘30, quando ne parlò per la prima volta
l’australiano Fischer e fu ripresa da Colin Clark, che nei primi
anni ’40 pubblicò The condition of economic progress.

Come è noto, tale tripartizione è basata sull’evoluzione della


struttura economica dei Paesi Industrializzati (transizione
economica) e sulla differente incorporazione di valore aggiunto
che si realizza nei tre settori, maggiore via via che si passa dal
primario al secondario e al terziario.
Transizione economica

Attenzione alla differenza tra:


• popolazione attiva,
• popolazione in età da lavoro,
• popolazione occupata
Il primario

Rientrano nel primario:


la caccia e la pesca
l’allevamento
l’agricoltura

Dei tre settori d’attività, il primario ed in particolare l’agricoltura


è quello in cui il peso delle condizioni ambientali è più rilevante.

oltre il 60% della terre emerse non presenta le condizioni


ecologico-ambientali non solo per l’esercizio di attività agricole ma
per la sopravvivenza dell’uomo
vincoli amb.
L’agricoltura e le condizioni ecologiche

Tre sono le condizioni naturali


significative per l’agricoltura:

il clima e le acque
la qualità dei terreni ed il rilievo
le condizioni biosferiche

Va tenuto presente inoltre che le


condizioni ecologiche (o biosferiche)
attraversano i precedenti due fattori
e sono molto diverse per ciascuna
specie colturale.
L’agricoltura e le condizioni ecologiche
L’agricoltura e le condizioni ecologiche
L’agricoltura e le condizioni ecologiche

In generale, in base alle combinazioni dei tre fattori sopra specificati (clima,
rilievo e qual. dei terreni, cond. biosferiche), identificano alcune grandi regioni:

1. regioni equatoriali (Malaysia,


Indonesia, Amazzonia; Ghana,
Zaire (RD Congo));
2. savane (Nigeria, Zambia,
America mer., Australia); Agric. di
3. regioni desertiche calde sussistenza

(Sahara);
4. regioni monsoniche (Asia
Cacao
meridionale);
Caucciù
5. regioni mediterranee (Europa Caffè
mer., Africa, Medio Oriente, Canna da
zucchero
Mar Nero, Mar Caspio,
California, Giappone mer.);
6. regioni temperate (Europa
nord occ., Nord-est US, steppa
russa, Argentina);
7. la tundra (regioni subpolari ).
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali

Circa un terzo delle terre emerse


ora è coltivato (11,3%) o è
utilizzato per il pascolo (24,3%).

Ma solo il 5% della
popolazione è attualmente
occupata nel settore primario

1. Le condizioni ecologiche di coltivazione possono essere


molto diversa per i diversi tipi agricoli.
2. Le «condizioni ambientali» sono la somma delle condizioni
ecologiche ed intervento umano
vincoli amb.
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali

Alle condizioni naturali pertanto si aggiungo altri fattori condizionanti che


dipendono dall’uomo :

conquista delle terre (ad es. attraverso opere di bonifica)


irrigazione
Strumenti di lavorazione del suolo (tecnologia)
Fattore organizzativo (strumenti di produzione o di conduzione)

Proprietà fondiaria e contratti di conduzione sono fortemente


influenzati dal sistema economico in cui si inseriscono. Questi
sono inoltre variabili nel tempo e disegnano storicamente l’uso di
un territorio o ne condizionano lo sviluppo.
vincoli amb.
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali

Le condizioni ecologico-ambientali hanno esercitato un peso rilevante


fino al 1600 periodo in cui avviene il passaggio da un’agricoltura di
sussistenza ad un’agricoltura più moderna ed efficiente.

Agricoltura precapitalista era basata sull’autoconsumo perché


afflitta da alcune strozzature produttive:

limitate comunicazioni
mercato su scala locale
problema rifertilizzazione dei terreni

Queste strozzature costringevano i produttori agricoli a concentrarsi


sulle derrate di primo consumo senza considerare la vocazione della
terra, né la possibilità di coltivare derrate più lucrative da esportare.
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali
L’agricoltura e le condizioni ecologiche-ambientali
Costi di trasporto e strutturazione dello spazio agricolo:
il modello di von Thünen Von T.

Economista agrario inaugura nella prima metà dell’800 gli studi


di economia spaziale e anticipa l’analisi localizzativa in genere.

Premessa
• Nel 600-700 I fisiocratici legano geografia ed economia: la distanza dal mercato
era considerata un fattore di primaria importanza (economia dimensionata)

• Nell’800 l’economia prende la via della teorizzazione, mentre la geografia


procede in modo descrittivo e si avvicina alla storia. L’economia abbandona la
variabile spaziale ed abbraccia quella temporale.
• Prima metà dell’800: Ricardo elabora il concetto di rendita differenziale - i
terreni più fertili producono di più e quindi il proprietario può chiedere una rendita
maggiore.
fertilità,
rendita = valore del suolo grado di sviluppo economico,
densità popolazione.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Nel suo lavoro “Lo Stato isolato”, von Thünen presenta un


modello per l’utilizzazione agricola del suolo basato sulla
considerazione del fattore distanza (perciò egli è considerato il
fondatore dell’economia spaziale).

Parte dall’osservazione dello spazio agricolo prussiano


(campagna di Rostock) e cerca di spiegare perché esso venga
coltivato meno intensivamente via via che cresce la distanza
dal centro urbano (o centro di mercato), così da risultare
organizzato per fasce concentriche in cui:
più vicini al mercato si trovano prodotti deperibili, pesanti e
costosi
più lontano si trovano prodotti poco deperibili e a basso costo
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Obiettivi del modello:


valutare l’incidenza dei costi di trasporto e quindi del fattore
distanza sulle scelte dei produttori e quindi sull’organizzazione
delle colture agricole intorno ad un centro.
Individuare, sulla base della variabile distanza dal mercato,
l’assetto territoriale più efficiente e redditizio delle diverse
colture.

Si tratta, in sostanza, di un esperimento mentale rivolto a far


emergere solo gli effetti delle relazioni orizzontali di scambio
sulla organizzazione dello spazio agricolo.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Postulati o assunzioni di base:


area presa in esame è considerata a sé, senza rapporti con il resto
del mondo (nessuna influenza fattori esterni)
l’area è dominata da un mercato urbano, vi è, cioè, una perfetta
interdipendenza tra città e campagna
l’ambiente presenta le stesse caratteristiche fisiche, ed
economiche (spazio isomorfo e isotropo) e, cioè, pianura uniforme,
uguale fertilità, uguali costi di produzione e di vendita per unità di
prodotto
i soggetti economici (agricoltori) puntano alla massimizzazione del
profitto e conoscono tutti ugualmente il mercato (comportamento
razionale)
lo spazio è percorribile in tutte le direzioni ed esiste un solo mezzo
di trasporto
il costo del trasporto è proporzionale alla distanza e al peso del
prodotto
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Sotto tali assunzioni altamente astratte l’unica variabile significativa è


dunque rappresentata dal costo di trasporto che cresce in modo
proporzionale alla distanza da coprire e al peso del prodotto.
Relazione tra profitto, costi di produzione e costi di trasporto
Esempio su un solo prodotto agricolo
Costo di produzione
= 30 euro per ha
Profitto lordo
= 70 euro per ha
Costo di trasporto
= 10 euro per km
Profitto netto
= 70 - (10*X)
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Primo risultato:
I diversi coltivatori cercheranno di localizzarsi nelle aree
prossime al mercato per cui saranno disposti a pagare al
proprietario prezzi più elevati.
Essi pagheranno, cioè, una rendita rapportabile alla
POSIZIONE dei terreni rispetto al mercato.

RENDITA DI POSIZIONE
#
RENDITA DIFFERENZIALE
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Esempio su più prodotti

resa in qt costo trasporto profitto lordo


prodotto
per ha per km per ha
patate 200 4.000 400.000
grano 50 1.000 250.000
lana 0,5 10 10.000

costo di trasporto = 20 £ per qt per km

Cosa succederà a differenti distanze


dal mercato?
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

10 km dal mercato
patate 400.000 - (4.000 *10) = 360.000 (400.000 - 40.000)
grano 250000 - (1.000 *10) = 240.000 (250.000 - 10.000)
lana 10.000 - (10 *10) = 9.900 (10.000 - 100)

100 km dal mercato


patate 400.000 - (4.000 *100) = 0 (400.000 - 400.000)
grano 250000 - (1.000 *100) = 150.000 (250.000 - 100.000)
lana 10.000 - (10 *100) = 9.000 (10.000 - 1.000)

250 km dal mercato


patate 400.000 - (4.000 *250) = - 600.000 (400.000 - 1.000.000)
grano 250000 - (1.000 *250) = 0 (250.000 - 250.000)
lana 10.000 - (10 *250) = 7.500 (10.000 - 2.500)
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

1000 km dal mercato


patate 400.000 - (4.000 *1.000) = -360.000 (400.000 - 4.000.000)
grano 250000 - (1.000 *1.000) = -750.000 (250.000 - 1.000.000)
lana 10.000 - (10 *1.000) = 0 (10.000 - 10.000)

Risultato

La successione delle coltura dipenderà dalla distanza


dal mercato: gli agricoltori si dedicheranno ad una
determinata coltura sin quando i costi di trasporto
non annulleranno il profitto, spingendoli a dedicarsi a
sistemi colturali più estensivi.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Ne deriva un modello a
centri concentrici con al
centro il mercato:
ogni anello sarà
determinato dalla curva
del profitto al netto dei
costi di trasporto.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Variante del modello


von Thünen rompe la condizione di isomorfia dello spazio, introducendo
un elemento di differenziazione territoriale (relazione verticale), una via
fluviale, che perturba la forma circolare pura.
Gli anelli
tenderanno, in
questo caso, ad
assumere la forma
di fasce parallele
all’asse di
comunicazione.
Lungo di essa infatti
il costo di trasporto
per km sarà minore.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Variante del modello

Oppure nel caso in cui vi


siano due o tre città vicine
il modello dei cerchi si
modificherebbe con cerchi
che si intersecano ed aree
che si uniscono.
Il modello di uso del suolo agricolo di von Thünen

Pregi del modello


Modello ha costituito la prima esposizione formalizzata di come si
organizza spazialmente l’agricoltura e della convenienza relativa
di un sistema colturale su un altro, in conseguenza dell’operare
della rendita di localizzazione.

Limiti del modello


Carattere astratto, a partire dall’assunzione di un mercato di
concorrenza perfetta in cui operano produttori dal comportamento
razionale e dalla condizione della non influenza di fattori esterni
sul funzionamento del modello.
Costi di trasporto e strutturazione dello spazio agricolo

Applicazioni empiriche del modello

Sul piano empirico, è indubbio che gli schemi concettuali di von


Thünen trovano una parziale rispondenza solo se applicati a
economie assai semplici tipiche del passato oppure per
semplificare le forme di sfruttamento agricolo moderne ma su
scala assai ampia.

Parziale rispondenza del modello allo spazio agricolo


statunitense o a quello della pampa sudamericana
Costi di trasporto e strutturazione dello spazio agricolo

L’uso agricolo del suolo negli Stati Uniti


Costi di trasporto e strutturazione dello spazio agricolo

L’uso agricolo del suolo in Europa o nello spazio commerciale


europeo:
Costi di trasporto e strutturazione dello spazio agricolo

L’uso agricolo del suolo nella pampa argentina


Criticità del modello di uso di von Thünen

Il modello funziona se ogni curva di rendita ha una pendenza


negativa maggiore ed un profitto lordo maggiore dell’altra. Ma ciò
non sempre avviene. Nei casi analizzati la produzione sarà
monoculturale.
progresso tecnico
La formazione dell’agricoltura moderna

E’ l’Olanda alla fine del ‘600 la prima regione del mondo a rompere la
trappola dell’autoconsumo.

La regione olandese ha un’elevata densità demografica, si trova vicino


all’area baltica ricca di cereali e ha un’efficiente flotta mercantile.
Inizia così a rifornirsi di grano baltico, dedicandosi a produzioni più
renumerative (lino, orzo, luppolo, tabacco), in parte consumate in loco ed
in parte esportate.
Il modello olandese viene importato nel ‘700 dall’Inghilterra e sviluppato
(utilizzo aratro in ferro e cavallo come animale da tiro, ciclo continuo di
coltivazione grazie ad introduzione del piante a fittone o leguminose).

Le trasformazione e i progressi del settore proseguono nei due secoli


successivi, coinvolgendo via via tutti gli altri paesi europei.
A metà dell’800 sono introdotti i primi fertilizzanti chimici, mentre
l’affermarsi della Rivoluzione Industriale apre la strada alla
meccanicizzazione agricola.
La formazione dell’agricoltura moderna

Nei primi decenni del ‘900 negli Usa si sperimentano nuove


tecniche agronomiche (sementi ad alta resa, concimi chimici,
specie ibride, antiparassitari ed anticrittogamici, ecc), finalizzate
ad ottenere un forte aumento della produzione.

Successivamente tali tecniche saranno estese a molti paesi


poveri (Asia soprattutto, ma anche America centrale, Zimbawe),
dando luogo a quella che è stata chiamata la Rivoluzione
Verde, che ha permesso una crescita complessiva della
disponibilità mondiale di alimenti.

Ciò nondimeno in diversi paesi, specie africani, la situazione di


sottoalimentazione è peggiorata.
La Rivoluzione verde

L'inizio della Rivoluzione verde si fa comunemente risalire al 1944, quando la Rockefeller


Foundation fondò un Istituto per incrementare la produttività agricola delle fattorie messicane.
Tale operazione ad opera dello scienziato statunitense Norman Borlaug (Premio Nobel per la
pace nel 1970) produsse risultati sorprendenti: il Messico passò dal dover importare metà del
suo frumento all'autosufficienza nel 1956, fino all'esportazione di mezzo milione di tonnellate
di frumento nel 1964.
Il termine rivoluzione verde è stato coniato per indicare un approccio innovativo ai temi della
produzione agricola che, attraverso l'impiego di varietà vegetali geneticamente selezionate,
fertilizzanti, fitofarmaci, acqua e altri investimenti di capitale in forma di mezzi tecnici, ha
consentito un incremento significativo delle produzioni agricole in gran parte del mondo tra gli
anni quaranta e gli anni settanta del secolo scorso.
Oggi le tecniche sviluppate e i caratteri selezionati sono diffusi in tutti i continenti. Tra le nazioni
dove questo nuovo modo di fare agricoltura ha dato i migliori risultati si annoverano l'India e il
sud-est asiatico e il Centro-Sud America. A causa delle condizioni climatiche e della
complessa situazione geo-politica meno significativi sono risultati gli sforzi condotti nell'Africa
sub-sahariana, che ancora oggi soffre di carestie endemiche.
La rivoluzione verde non si è comunque rivelata esente da problematiche, prevalentemente
ambientali.
La rivoluzione verde (anni ‘60-70)

Prospettiva globale:
Trasferire nei paesi del Sud del
mondo le tecniche agronomiche
del Nord.

Risultati
Dal punto di vista quantitativo,
ottimi. Ad esempio la resa di riso
per ha passa in Asia da 1,5 tonn.
(1951) a 3 tonn. (1980)
Limiti
Non adatto a tutte le regioni; costi
ambientali elevati; resa
decrescente per impoverimento
suolo; pericoli della monocoltura
Verso una nuova rivoluzione verde

Prospettiva locale:
Necessità di individuare soluzioni specifiche per ogni contesto territoriale.
Rifiuto di un modello unico.

Vantaggi
Attenzione all’ambiente (sostenibilità)
Ricerca di equità sociale (l’attenzione va rivolta a chi ne ha più bisogno).
Secondo i programmi della FAO nei prossimi 30 anni la nuova rivoluzione
verde dovrà ripetere i successi della prima a scala mondiale, e dovrà
garantire ai poveri l’accesso alla terra e ai mezzi di produzione, oltre
che prezzi giusti per i loro prodotti.
Si calcola infatti che nel 2050, anno in cui saremo 9 miliardi di abitanti sul
pianeta dovremo aumentare la produzione agricola del 70% rispetto ad oggi,
è una sfida per l’agricoltura mondiale. (Rapporto Fao Safe and Grow 2011)
Verso una nuova rivoluzione verde

Roma, 24 ottobre 2013 - Presso il CNR si è tenuta la conferenza: 'Un solo pianeta.
Verso una nuova rivoluzione verde per garantire la sicurezza alimentare
preservando le risorse del pianeta", organizzata dal Dipartimento di scienze bio-
agroalimentari in occasione delle celebrazioni del novantennale del Cnr e della
Giornata mondiale dell'alimentazione.
L'incontro ha affrontato grandi temi ambientali, quali la scarsità di acqua ed energia,
l'impoverimento del suolo, la diminuzione dell'agro - biodiversità e della diversità
biologica in generale, mettendo a confronto alcuni dei principali attori del settore
agroalimentare appartenenti al mondo produttivo, della cooperazione, dei policy-
maker e della ricerca.
La conferenza ha evidenziato il ruolo chiave della ricerca al servizio dell'uomo e del
pianeta, ed è stato un momento importante per cercare risposte ai quesiti sollevati
dagli attori coinvolti e per porre le basi a nuove soluzioni per la sfida
agroalimentare.
La formazione dell’agricoltura moderna:
il crescente peso fattori tecnici

Ricapitolando…
Il progresso tecnico in agricoltura ha accresciuto la capacità di
controllo e trasformazione delle condizioni naturali.

Esempi:
• la qualità dei suoli può essere modificata attraverso l’uso di
fertilizzanti o l’uso di macchine che lavorano il terreno in profondità
• l’aridità delle regioni desertiche può essere superata grazie a
sistemi di irrigazione artificiale
• i limiti climatici delle regioni poste ad elevate latitudini sono
superabili attraverso la realizzazione di serre riscaldate.

Le forme di controllo sull’ambiente naturale dipendono dalle condizioni


economiche e tecnologiche in cui operano le diverse società
Il peso delle condizioni tecnologiche

Confrontando le due rappresentazioni si


rileva la netta discrepanza tra la capacità
biologica dei suoli e la loro reale resa.
Le aree maggiormente produttive non
sono quelle dotate di maggiori livelli di
produttività biologica

Raffronto parziale che non


considera altri fattori
ambientali, come il valore
delle precipitazioni.
Il peso delle condizioni tecnologiche
Il peso delle condizioni tecnologiche

L’introduzione della tecnologia non è, dunque, un processo


automatico e diffuso. Esso può trasformare il contesto ambientale
solo in presenza di alcune condizioni economiche, politiche ed
anche ecologiche (se non si vuole alterare l’equilibrio ambientale).

A livello
mondiale la
superficie
potenzialmente
arabile è circa
il doppio di
quella
coltivata.
Progresso tecnologico e occupazione agricola
Il peso dei fattori politico-sociali vincoli pol.

La possibilità di introdurre nuove tecnologie, oltre che dalle


condizioni economiche e dai vincoli ecologici (solo in parte
superabili), dipende anche da fattori politico-sociali, ed in
particolare da:

riforme agrarie
politiche agrarie
regime proprietà fondiaria

proprietà individuale/
proprietà collettiva
Forme di proprietà fondiaria
piccola proprietà /
grande proprietà
Il peso dei fattori politico-sociali

Riforme agrarie
Possono essere guidate da due tipologie di obiettivi:
• di natura economica
migliorare le condizioni produttive e la redditività nello sfruttamento
dei terreni, spesso procedendo ad un riaccorpamento delle proprietà
troppo frazionate
Riforme Europa settentrionale, prima metà 900

• di natura sociale
puntare a una redistribuzione della proprietà terriera, spesso attuata
attraverso l’espropriazione da parte dello Stato

Mezzogiorno italiano ultimo dopoguerra


diversi PVS (Cina, Algeria, Egitto, Cuba, America Latina, ex URSS)
La riforma agraria in Italia

La riforma proponeva, tramite


l'esproprio coatto, la distribuzione
delle terre ai braccianti agricoli,
rendendoli così piccoli imprenditori
e non più sottomessi al grande
latifondista. Se per certi versi la
riforma ebbe questo benefico
risultato, per altri ridusse in maniera
notevole la dimensione delle
aziende agricole, togliendo di fatto
ogni possibilità di trasformarle in
veicoli imprenditoriali avanzati.
Questo elemento negativo venne
però attenuato e in alcuni casi
eliminato da forme di cooperazione.
Sorsero infatti le cooperative
agricole. Si ebbe una migliore resa
delle colture che da estensive
diventarono intensive e quindi un
migliore sfruttamento delle
superfici utilizzate.
Intervento di matrice riformista, in quanto volto a migliorare la produttività agricola senza sconvolgere eccessivamente
l'assetto vigente piuttosto che a favorire una più equa ripartizione delle terre, la riforma fu subito oggetto di forti critiche
da parte sia delle forze di sinistra che di quelle azioniste e meridionaliste.
Il peso dei fattori politico-sociali

Politiche agrarie
Nei PI si sono avute due distinte fasi :
I fase produttivistica (dal secondo dopoguerra agli anni ’80)
adozione di politiche volte a modernizzare il settore agricolo e a
promuovere la produzione attraverso:
- intensificazione
- concentrazione
- specializzazione
II fase post-produttivistica (ultimo trentennio)
adozione di politiche volte a ridurre in termini relativi i livelli di
produzione e a intensificare le relazioni tra economia agricola e
altre forme di sviluppo rurale

Esempio: la politica agricola comunitaria (PAC)


Il peso dei fattori politico-sociali
Il peso dei fattori politico-sociali
Il peso dei fattori politico-sociali
Il peso dei fattori politico-sociali
1973

1995



€ €
2004

2007

1986 1957

€ ?

1981


La politica agricola comunitaria Pac

Inaugurata nel 1961


Obiettivi
accrescimento della produttività agricola
garanzia per gli agricoltori di un equo tenore di vita e quindi di
un’adeguata remunerazione
stabilizzazione dei mercati e garanzia della sicurezza degli
approvvigionamenti
definizione di prezzi ragionevoli per i prodotti destinati al consumo finale

Linee direttrici:
realizzazione di un sistema comunitario basato sulla libera circolazione
dei prodotti all’interno della CEE, con conseguente innalzamento di barriere
doganali nei confronti dell’esterno
introduzione di un regime comune dei prezzi (alto e uguale x tutti)
introduzione di un regime di protezione del mercato europeo
(principio della preferenza comunitaria)
La politica agricola comunitaria:
il sistema dei prezzi interno
Meccanismo di funzionamento:

Il prezzo di ciascun prodotto, veniva fissato annualmente sulla base del


paese che produceva a costi maggiori.
I ministri dell’agricoltura stabilivano una forcella entro cui i prezzi
potevano oscillare e al di fuori della quale la Comunità si impegnava ad
intervenire.

Non tutte le produzioni agricole godevano dello stesso livello di garanzia.


• per alcune intervento CEE scattava ad una minima variazione del prezzo
(es. latte e derivati, carne bovina, olio d’oliva, zucchero, semi oleaginosi,
olio d’oliva).
• per altre, la protezione era minore (es. carne suina, uova, pollame, frutta,
ecc.)

Strumento finanziario d’intervento:


sezione garanzia del FEOGA
(Fondo europeo di orientamento e garanzia per l’agricoltura)
La politica agricola comunitaria:
il sistema dei prezzi interno

Nella forcella erano previsti 2 prezzi:

quello più alto (prezzo indicativo)


rappresentava il livello massimo cui i prodotti potevano circolare ed
essere pagati dai consumatori
Se il prezzo saliva al di sopra (crisi di sottoproduzione) la CEE
immetteva sul mercato eventuali giacenze o autorizzava
l’importazione dall’estero.

quello più basso (prezzo d’intervento)


indicava il livello minimo garantito al produttore
se il prezzo scendeva al di sotto (crisi di sovrapproduzione) la CEE
ritirava al prezzo di intervento le eccedenze in quantità illimitata sino a
riportare il prezzo nella forcella
La politica agricola comunitaria:
il sistema dei prezzi esterni
Meccanismo di funzionamento:

per le merci extracomunitarie importate


era fissato un prezzo d’entrata, cioè, il prezzo minimo cui i prodotti
potevano essere importati nella CEE, senza fare concorrenza ai
prodotti comunitari.
All’atto dell’importazione i prodotti extracomunitari erano gravati da
supplementi (prelievi variabili) che ne portavano artificiosamente
verso l’alto il prezzo a livello di quello d’entrata

per le merci comunitarie esportate


era fissato una restituzione versata dalla CEE agli esportatori
comunitari. Si trattava di una sovvenzione all’esportazione intesa a
compensare il dislivello tra i prezzi mondiali e quelli comunitari
(generalmente più alti)
La politica agricola comunitaria: conseguenze

Vantaggi
innalzamento della produzione e della produttività
stabilizzazione del mercato
miglioramento redditi agricolture (frenato esodo da campagne)

Disfunzioni
formazione di enormi eccedenze
sfruttamento intensivo suoli
formazione di un’agricoltura a prezzi alti (oltre il 30-40% più alti di
quelli del mercato mondiale), a scapito dei consumatori finali
scadimento qualitativo delle produzioni (a favore della quantità)
aumento delle disparità reddituali tra agricoltori a seconda della
produzione, della dimensione aziendale, della regione
crescita eccessiva e insostenibile del bisogno finanziario della PAC
crescita delle tensioni con paesi extracomunitari, soprattutto gli USA,
che hanno minacciato ritorsioni contro “la fortezza Europa”
(Trattative commerciali Uraguay Round)
La politica agricola comunitaria: conseguenze
La politica agricola comunitaria: la riforma del 1992

Riforma Mac Sherry

Nuovi principi guida:


diminuzione dei prezzi agricoli garantiti, così da rendere i prodotti
comunitari più competitivi sia all’interno che all’esterno della Ue
fissazione di quote massime di produzione garantite per paese, al
di sopra delle quali la garanzia del ritiro non è più totale e avviene a
prezzi inferiori a quelli di intervento (corresponsabilità degli
agricoltori nelle produzioni eccedenti)

Passaggio dal regime dei prezzi unici garantiti senza limiti al


regime della limitazione quantitativa della produzione
e della compensazione del reddito
Andamento del reddito agricolo nella Ue
La politica agricola comunitaria: la riforma del 1992

Set aside:
introduzione di un sistema di premi legati alla “minore” produzione, alla
riduzione delle superfici coltivate e dei capi di bestiame
introduzione di una serie di misure d’accompagnamento che incoraggiano il
prepensionamento e l’utilizzo di tecniche estensive rispettose dell’ambiente

Approccio territoriale (leader):


coinvolgimento delle popolazioni locali per lo sviluppo locale
valorizzazione risorse ambientali e culturali

Adeguamento PAC alle regole dell’Organizzazione Mondiale del


Commercio:
trattamento differenziato ai Paesi in via di sviluppo
progressiva riduzione delle barriere doganali
La politica agricola comunitaria: la riforma del 2003

Riforma Fischler (2003)


Anche in virtù dell’allargamento dei Paesi membri, la politica agricola si
rifà alla Agenda 2000 dell’UE
• obiettivo della produttività sostituito da quello della competitività
• riequilibrio in favore delle Politiche strutturali
• sviluppo sostenibile
• sostegno diretto dei redditi agricoli legato ad un impiego per la sicurezza
ambientale (sono separati gli aiuti dalla produzione)
• sicurezza degli approvvigionamenti tradotta in sicurezza alimentare
(qualità, salubrità non più come vincoli ma obiettivi)
• riconoscimento della multifunzionalità dell’agricoltura (agricoltura
multifunzionale)
La politica agricola comunitaria: la riforma del 2003

Disaccoppiamento (o pagamento unico)


regime di sostegno totalmente svincolato dalla produzione, ma viene condizionato al
rispetto delle disposizioni in materia di ambiente, sicurezza alimentare, salute e
benessere degli animali
Condizionalità
obiettivo obbligatorio per le aziende di garantire un’agricoltura “sostenibile”, proteggere
l’ambiente vegetale ed animale (mantenimento delle sostanze organiche del terreno,
combattere il fenomeno dell’erosione dei suoli, ecc) e tutelare il consumatore
Modulazione
• riduzione progressiva dei pagamenti diretti corrisposti agli agricoltori
• maggiori fondi a favore dello sviluppo rurale
Politica di Sviluppo rurale rafforzata
• maggiore sostegno per i giovani agricoltori
• norme rigorose in materia di ambiente, sanità pubblica, benessere degli
animali e sicurezza sul lavoro
La politica agricola comunitaria e i nuovi stati membri

L’agricoltura ha un peso molto rilevante: la quota del valore aggiunto


agricolo sul PIL nei PECO (Paesi dell'Europa Centrale e Orientale) è
superiore alla media comunitaria

Il modello di agricoltura esistente si caratterizza per un uso meno


intensivo della terra e del lavoro rispetto alla media europea

La struttura produttiva dei PECO si caratterizza per la presenza di


una dimensione dualistica: aziende statali di grandi dimensioni e
piccole aziende private

Presenza di “handicap” strutturali nell’offerta agricola (bassa qualità,


ritardi dell’ organizzazione, frammentazione, bassa remunerazione
dell’attività agricola)
La politica agricola comunitaria e i nuovi stati membri

negoziati di pre-adesione dei nuovi Stati Membri

Programma di pre-adesione Sapard (Strumento agricolo di


preadesione) attraverso due obiettivi:
1. aiutare a risolvere i problemi specifici e prioritari per l’agricoltura e lo
sviluppo rurale;
2. contribuire alla messa in opera dell’ acquis comunitario relativo alla
PAC.

I Paesi PECO si impegnano a rispettare “l’acquis comunitario”


ovvero la piattaforma comune di diritti ed obblighi che vincolano l’insieme
degli Stati Membri, ma è stato previsto...
... l’adattamento delle norme della “nuova” PAC

Applicazione progressiva, nell’arco di 10 anni, del regime dei


pagamenti diretti alle aziende. In caso contrario sono previste
sanzioni
La politica agricola oggi
La politica agricola oggi
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