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MORFOLOGIA LESSICALE

Studia i meccanismi tramite cui si formano parole nuove da


parole già esistenti. Le neoformazioni sono una parte significativa
del lessico, in costante crescita (studiate nella neologia). Si
possono formare parole: derivate da basi già esistenti
aggiungendo prefissi e suffissi (che sono morfemi legati, non
autonomi), oppure composte tra parole già in uso o con confissi
latini e greci. Le neoformazioni hanno anche funzione economica
e hanno un significato trasparente. Vi sono derivazioni a
ventaglio (derivate con vari suff. da un'unica base: lavorante,
lavorazione, lavoratore, lavorio,...) e a catena (con progressive
aggiunte: permeare-permeabile-impermeabile-impermeabilità-...).
Notevoli casi di allomorfia: cancellazione di una lettera
(facile+mente=facilmente); palatalizzazione della consonante
finale del tema prima dei suffissi -ìà, -ità, -izia, -ismo, -izzare
(mago-->magia, greco-->grecità), assimilazioni consonantiche di
prefissi (in --> impossibile, irregolare, illogico; ad --> arricchire,
abbellire).
DERIVAZIONE Il più usato. Morfologia derivativa. Si realizza
con: conversione, suffissazione, prefissazione. Si utilizzano
suffissi e prefissi, che insieme formano gli affissi (processo:
affissazione). Nella suffissazione si possono creare lessemi di una
categoria morfologica diversa rispetto alla base (nella
prefissazione no); nella suffissazione può spostarsi l'accento (nella
prefissazione no). I suffissi e i suffissati sono molti di più e sono
principalmente aggettivi e nomi.
CONVERSIONE =assegnazione di una categoria grammaticale
diversa ad una parola. E' la tecnica più diffusa tra le lingue
isolanti, mentre in italiano è poco usata: un nome può diventare
verbo ma deve prendere la terminazione in -are, mentre qualsiasi
verbo può diventare nome (aggiungendo l'articolo all'infinito),
ma per parlare veramente di conversione deve essere
pluralizzabile e avere reggenza nominale (i piaceri della tavola).
Nella conversione di verbi rientrano la nominalizzazione dei
participi presenti (i cantanti) e passati (l'udito, l'andata), e inoltre le
rarissime nominalizzazioni di gerundi (il crescendo rossiniano) e
lessicalizzazioni di forme finite (il credo). La conversione più
frequente in italiano è quella da nomi ad aggettivi e da aggettivi a
nomi (il vuoto). Vi è poi l'uso avverbiale di aggettivi (andare forte) e
la possibilità per qualsiasi parola di trasformarsi in interiezione
(già!, basta!).
SUFFISSAZIONE = aggiunta di un suffisso a destra della base o del
suo tema. E' il più usato in italiano. Vi sono voci denominali
(ricavate da nomi), deverbali, deagettivali e deavverbiali (poche).
I suffissi -aio, -ista, -mento, -zione, -ismo creano nomi, -ificare, -izzare,
-eggiare danno verbi, -oso, -ale, -ico (da base nominale) e -bile
danno aggettivi e -mente avverbi. Di solito, ogni suffisso si
aggiunge solo a basi di una certa categoria e crea solo una certa
categoria. Suffissi che esprimono nomi d'agente: -tore, -ente, -ante,
etc. (con base verbale), -ista (oggi molto produttivo), -aio, -aiolo
("pretecnologici"), -iere, -ario. Nomi d'azione (partono da basi
verbali): -zione (molto produttivo), -mento, -aggio, -tura, -ata. Nomi
di qualità (da aggettivi): -ezza, -ità.
Tra i suffissati rientrano anche gli alterati, un caso particolare.
Suffissazione zero: fenomeno in cui da nomi si creano verbi senza
l'aggiunta di un suffisso (spacco da spaccare), che da alcuni è
considerato una semplice conversione, mente altri sostengono
l'esistenza di un suffisso che non appare alla superficie. Vi
rientrano anche i verbi dati da una base nominale a cui è aggiunta
la sola desinenza -are. I nominali a suffisso zero non sembrano in
crescita, ma i verbi sì.
PREFISSAZIONE = aggiunta di un elemento a sinistra della base.
Meno importante ma comunque usata. Non può determinare
cambiamento di categoria rispetto alla base. (tranne anti-, ad es.
antidroga). Alcuni prefissi sono diventati autonomi in aggettivi o
nomi (super, ex). Uno stesso suffisso può anteporsi a parole di
diverse categorie. (tranne s-, solo con aggettivi e verbi, e in-, con
nomi ed aggettivi). Molti prefissi derivano da preposizioni e
prefissi latini (ante-, ex-, post-) e alcuni anche dal greco (ipo-, a-). I
prefissi hanno valore spaziale, temporale, privativo, di unione, di
opposizione, etc.; particolarmente produttivi maxi- e mini-
(accrescitivo e diminutivo).
Verbi parasintetici= ad una base nominale aggiunti un prefisso e
un suffisso zero (abbellire, impoverire, impolverare, accostare,
sbandierare), ancora abbastanza vitali.
COMPOSIZIONE Si realizza accostando due lessemi, di solito
univerbati. Si può realizzare come: nome+nome, aggettivo+nome,
aggettivo+aggettivo, verbo+nome, verbo+verbo, verbo+avverbio,
avverbio+verbo, avverbio+aggettivo, avverbio+nome,
preposizione+nome. Si ottengono solo nomi (tranne con
avverbio+verbo, malmenare, aggettivo+aggettivo, rossogiallo, e
avverbio+aggettivo, sempreverde). Si segue la sequenza
determinato+determinante; il primo elemento è la testa. A volte
l'ordine è diverso in composti ibridi (formati da italiano e
inglese).
Nome+nome: possono essere coordinati (cassapanca), oppure il
secondo può avere una funzione aggettivale verso il primo (cane
poliziotto) o di complemento (capostazione, pausa caffè). Solo in
composti recenti, calchi di altre lingue, la testa è il secondo
elemento (ferrovia). E' ancora produttivo.
Aggettivo+nome: poco produttivo.
Nome+aggettivo: produttivo, ma produce principalmente
composti esocentrici (indicano esseri con le caratteristiche
indicate dal composto; entrambi i costituenti sono sullo stesso
piano, cioè privi di testa: pellerossa, pettirosso, cardiopatico, etc).
Aggettivo+aggettivo: molto produttivo; il primo elemento tende a
essere accorciato.
Verbo+nome: il nome costituisce il compl. oggetto del verbo; il
verbo è variamente interpretato come indicativo, imperativo,
infinito, temi verbali.
Verbo+verbo: ripetizione dello stesso verbo (fuggifuggi) o
accostamento di opposti (saliscendi). Considerati anche
conglomerati.
Preposizione+nome: per lo più esocentrici (senzatetto,
sottobicchiere).
COMPOSIZIONE NEOCLASSICA Utilizza elementi propri del
latino o del greco (detti confissi, semiparole o suffissoidi e
prefissoidi) combinati tra loro o con parole moderne (paninoteca,
telecomando). Possono figurare sia come primi sia come secondi
elementi. Ricorda l'affissazione (in quanto i confissi compaiono
solo dentro parole complesse), ma in realtà al contrario degli
affissi anche da soli hanno significato compiuto (nelle lingue
classiche erano vere e proprie parole). Inoltre la testa è a destra
(determinante+determinato). Possono entrare più di due
elementi. Alcuni confissi usati come accorciamenti di parole
molto frequenti hanno assunto il significato di queste ultime (ad
es. auto-, oltre che in autoritratto, autocritica, è utilizzato in
autostrada, autolavaggio). La composizione neoclassica è nata nel
campo delle scienze per trovare nuovi termini per nuovi referenti;
sono termini prevalentemente novecenteschi. Porzione
predominante del lessico contemporaneo.
POLIREMATICHE o unità lessicali superiori= combinazioni di
più parole, seprate nella grafia ma che semanticamente
costituiscono un unico lessema. Sono neologismi combinatori
(formati con parole già esistenti). Ad es.: anima gemella, messa a
terra, guardia del corpo. Facile confonderle con espressioni
fraseologiche, frasi idiomatiche e composti non univerbati.
Hanno un significato lessicale che non si ricava sommando i
componenti. Non è possibile sostituire un elemento. Tipo più
frequente: nome+preposizione+nome. Hanno valore di
sostantivo, aggettivo, verbo, avverbio, esclamazione,
congiunzione frasale (vi rientrano anche locuzioni come in quanto,
in modo che, al fine di, etc).
Collocazioni= sequenze di parole che appaiono spessissimo
combinate fra loro, ma in cui è possibile sostituire i singoli
elementi (formulare un'ipotesi, fetta di torta).
FENOMENI DI RIDUZIONE Abbreviazione: usata nello scritto,
documentata da secoli (dott.).
Sigle: riducono sintagmi formati da più parole alle loro iniziali.
Prevale la tendenza a pronunciarle come parole uniche. Notevole
influsso dell'inglese. Le sigle sono anche dette acronimi, termine
che alcuni riservano solo a sigle formate non solo dalle lettere
iniziali ma da pezzetti di parola.
Accorciamenti: parole complesse di una certa lunghezza troncate
della parte finale (bici, frigo). Di solito sono marcati in diafasia e
diamesia e attestati nel parlato colloquiale.
Parole macedonia= formate da pezzi di varie parole (cantautore,
cartolibreria).
Retroformazioni= caso particolare di derivazione che consiste
nella creazione di un nuovo lessema considerato fonte di un
lessema già esistente, mediante l'applicazione al contrario di un
processo di formazione delle parole (perquisire, candidare, o anche,
se tratte da nomi sostituendogli prefissi/suffissi: postfazione,
monokini).

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