Sei sulla pagina 1di 6

L’ombra del web

Come la comunicazione digitale può ingannare la realtà

A cura di Elena Stefania Baciu


Sessione d’esame: Marzo 2020

1
1. Introduzione alla “patologia” di Internet

Se si vuole fare un esercizio di immaginazione, e si vuole pensare a cosa studieranno le nuove generazioni
sui libri di storia a proposito di questi ultimi cinquant’anni, si potrebbe riassumere tutto in una parola:
“Internet”.
Si sta assistendo a un flusso continuo di cambiamenti, di nodi interconnessi che definiscono un
nuovo modello sociotecnologico. Tale modello è il risultato di una doppia interazione, che consiste nel
cambiamento radicale che internet ha imposto alle vite dei suoi utenti, modificandone le abitudini e la
percezione di sé e della comunità. Allo stesso tempo, i suoi utenti hanno profondamente deciso delle redini di
questo medium infondendone la propria cultura e rendendolo un’estensione dei propri corpi.
Ecco come agisce: il network è un insieme di reti informazionali (alimentate da Internet)
estremamente flessibili e adattabili. A causa delle straordinarie proprietà dei trasmettitori di informazioni, i
network vengono utilizzati come strumenti organizzativi che proliferano rapidamente in tutti i campi
dell’economia e della società.
Per dirlo con le parole di Charles Seife: “ Le speciali proprietà di internet, trasformano
l’informazione digitale nell’agente patogeno più virulento e contagioso che l’umanità abbia mai conosciuto”.
Come ho detto, si tratta di diffusione dell’informazione: tipica attività di qualsiasi essere vivente e
sicuramente intrinseca nei geni della nostra specie. Fin dall’alba dell’umanità, si ha sempre interagito,
costruendo un linguaggio via via più avanzato, per trasmettere informazioni utili all’evoluzione della specie.
Ciò che determina il modo in cui le informazioni circolano in una determinata società sono tre
fattori: la trasmissibilità, la persistenza e l’interconnessione.
Sempre più ci siamo avvicinati al dispositivo che potesse detenere tutte queste caratteristiche. Abbiamo
creato un alfabeto scritto, passando per la stampa, per i mezzi di trasporto sempre più avanzati. La distanza
fisica quindi, ha smesso di essere un ostacolo per l’informazione.
Seguì l’invenzione del telegrafo, via cavo o via etere, la telefonia, la radio, la televisione, la comunicazione
satellitare; e il tutto portò alla velocità della luce e all’informazione digitale via internet. Paragonando
l’informazione digitale ad un virus, dal punto di vista epidemiologico, Il numero R₀ dell’informazione fa di
questa la cosa più contagiosa del pianeta.

2. La cultura di internet

Internet è un network di comunicazione globale, ma il suo utilizzo e la sua realtà in evoluzione sono il
prodotto dell’attività umana in condizioni specifiche e percorsi storici differenti. Essendo quindi una
produzione sociale, è modellata dalla cultura dei suoi produttori.

2
Manuel Castells distingue in due grandi categorie i suoi utenti: i Produttori/utenti e i
consumatori/utenti; dove i primi sono coloro che provocano un effetto diretto nel sistema, e i secondi
traggono beneficio dal servizio offerto senza influire direttamente con lo sviluppo di internet.
In aggiunta, dobbiamo tenere presente che la cultura di internet è caratterizzata da una struttura a
quattro strati: lo strato tecno-meritocratico, quello hacker, quello comunitario virtuale e, infine, quello
imprenditoriale. Insieme questi strati sono uniti dall’ideologia della libertà.
Pertanto, lo scopo di internet è quello di creare una comunicazione orizzontale e libera.
La chiave nel suo sviluppo iniziale è il software open source, in altre parole l’accesso aperto ai suoi
codici sorgenti, che permette di modificarlo e di creare nuove funzioni, dando il via alla libera circolazione
del sapere tecnologico.
In sostanza, al vertice della costruzione culturale che ha portato alla creazione di internet, c’è l’élite tecno-
meritocratica dell’eccellenza scientifica e tecnologica.
La cultura hacker ha articolato la meritocrazia rafforzando i confini interni della comunità dei
tecnologi più esperti, rendendola indipendente dalle autorità costituite e dentro la quale i valori fondamentali
sono la libertà, la comunicazione orizzontale e la connessione interattiva. Questi principi vengono trasmessi
a comunità online che hanno applicato il tutto alla loro vita sociale.
Alla fine, gli imprenditori di internet hanno scoperto il formidabile potenziale di questo strumento
per impadronirsi del mondo, ovvero produrre denaro. La cultura imprenditoriale del profitto, ha fatto di
internet, la spina dorsale delle vite individuali.
In sisntesi, la cultura di internet, è costituita da una fiducia tecnocratica nel progresso del genere
umano attraverso la tecnologia, applicata dalle comunità di haker che prosperano sulla creatività tecnologica
aperta e libera, radicata nelle reti virtuali che si propongono di reinventare la società, materializzata nei
meccanismi della new economy da imprenditori orientati al profitto.

3. Catturati dalla rete

Durante i primi anni duemila, ricercatori accademici, sociologi e i media indagarono il cambiamento che
apportò il nuovo modello di interazione sociale ad alcune comunità statunitensi. Lo scopo era fare luce sui
reali effetti della nuova tecnologia, in un’atmosfera di scetticismo (come sempre accade con i grandi
cambiamenti).
Le paure erano legate alla perdita della socialità territoriale, sostituita da quella casuale e senza volto di
profili falsi e dei giochi di ruolo, si temeva l’alienazione dei giovani che spendevano sempre più tempo di
fronte allo schermo vivendo fantasie virtuali.
La studiosa Nancy Baym smentì le dicerie spiegando che gli io online, nella maggior parte dei casi
sono coerenti con gli io offline, e che molto spesso internet è un’estensione della vita così com’è, in tutte le
sue dimensioni e le sue modalità.

3
Questo nuovo strumento ha ridefinito i rapporti sociali all’interno delle società sviluppate. Queste
ultime hanno indebolito le interazioni territoriali e rafforzato il criterio di affinità personali. Invece, M.
Castells sostiene che non esistano società con un modello uniforme di interazione, altrimenti non si avrebbe
un’evoluzione; sorge quindi la necessità di ridefinire il concetto di comunità.
Il vero problema che ne consegue è il consenso: online si possono sempre trovare persone che la
pensano come te, se un certo gruppo di utenti che condividono gli stessi ideali, condividono abbastanza
contenuti in rete, è molto facile che influenzino sempre più persone. Ciò che è davvero pericoloso è che
anche l’idea più estremista e irragionevole avrà sempre qualcuno che la appoggerà e questo può trasformarsi
in riscontri fisici pericolosi.
Manuel Castells individua nella società mediatica il nucleo dell’individualismo: “La tendenza
dominante nell’evoluzione delle relazioni sociali all’interno della nostra società è rappresentata dall’ascesa
dell’individualismo, in tutte le sue manifestazioni”.
Molti studiosi hanno evidenziato l’emergere di un nuovo sistema di relazioni sociali incentrato
sull’individuo. Una delle mine antiuomo è sicuramente l’utilizzo ossessivo dei social media: un grande
magazzino sulle nostre informazioni personali, dove da un lato costruiamo la nostra identità e tutte le energie
confluiscono nel nichilismo e nell’egocentrismo, dall’altro si può facilmente risalire alle nostre idee,
orientamenti, cose che ci piacciono, gruppi ai quali apparteniamo e soprattutto a chi eravamo. Basandosi
sull’idea di essere umano come un’evoluzione incessante che prevede errori, ma anche percorsi verso una
maggiore consapevolezza di sé, si può considerare come questa natura entri in conflitto con le pratiche del
web. Internet non perdona. Tutto ciò che siamo e che eravamo è sempre lì da qualche parte a fluttuare in rete
e niente si può eliminare davvero.

4. Effetti collaterali

Se lo scopo, per cui internet è stato creato, è quello della libertà d’espressione e la comunicazione
orizzontale, siamo sicuri che questo sia ancora possibile in una società capitalista il cui motore si basa su bit
e byte?
Una volta dato per assodato che il nuovo modello di socialità è dato dall’individualismo in rete, si
possono tracciare alcune patologie che ne derivano.
Nascono fenomeni come il “sockpuppetry” che consiste nell’utilizzo di una falsa identità allo scopo di trarre
in inganno qualcuno. Charles Seife distingue la creazione di falsi profili in: sockpuppet di tipo 1, cioè la
creazione di un’identità con caratteristiche specifiche di cui il creatore non è in possesso; e di tipo 2, ossia
indifferentemente dal profilo tracciato, questo tipo di falso profilo deve essere diverso da quello del creatore,
in modo da ottenere con esso ulteriori consensi, soprattutto nel contesto delle faide online. Oggi i finti utenti
sono utilizzati anche nelle attività di intelligence e di difesa, ma principalmente in ambito politico.

4
Possiamo ravvisare il problema nella modalità stessa con cui i promulgatori, come facebook e tante
altre piattaforme web, diffondono le informazioni. Infatti, le notizie che circolano in rete non sono
sicuramente Informazioni di dati oggettivi, ma si tratta perlopiù di strumenti assimilabili a virus che si
insinuano nella mente e che, in qualche modo, plasmano le idee. Tramite presunte autorità ed evidenti
capacità dialettiche, post-notizie e fake news, si è bombardati ogni giorno e con difficoltà si riesce a
discernere il vero dal falso. Si finisce, quindi, per imbattersi in informazioni convincenti, che scelgono gli
orientamenti politici, fanno schierare per una teoria scientifica piuttosto che un’altra, ecc.. mostrando un
mondo virtuale che si spaccia per reale.
In tutto questo ognuno ha un profilo ben definito che permette ai grandi capitalisti di acquistare e
rivendere gli utenti tramite i Big Data il tutto LEGALMENTE, perché non solo si acconsente al trattamento
dei dati, ma non è prevista nemmeno la possibilità di cancellare informazioni personali, perché non esiste
ancora una legge che tuteli il diritto all’oblio. Inoltre, se in Europa si discute di tale problematica già da un
pò, negli Stati Uniti in pochi ne hanno sentito parlare.

4.1 Isolati dalla rete

“Tutto ebbe inizio con la grande interconnessione di internet che permise a ognuno di noi di far sentire la
propria voce. Forse è questo il cambiamento più importante e radicale portato dall’informazione digitale.
Ogni singola persona collegata alla Rete può raggiungere istantaneamente qualsiasi altra persona. In teoria il
vostro pubblico può essere il mondo intero.”
Questo è ciò che afferma C. Seife a proposito dell’interconnessione lampo.
Si tratta del concetto di democratizzazione del mezzo, ognuno di noi, a prescindere da chi siamo, possiamo
parlare al mondo intero e abbiamo il diritto di essere ascoltati.
Il web ha sicuramente moltissimi lati positivi, ad esempio consente la cosiddetta libertà di
espressione, ma forse ci si dovrebbe chiedere: di chi sono le idee che esponiamo nei post su Twitter o
Facebook, se non della stessa immensa comunità che ci ha influenzati? E soprattutto, possiamo fare a meno
del sistema capitalista del web? Nelle parole di M. Castells che descrivono il passaggio dei software,
partendo dalla tecno-élite per poi finire agli imprenditori della new economy, gli ideali iniziali di libertà e
democratizzazione, sono divenuti nient’altro che un motivo di profitto.
Rispetto a questi interrogativi si può rispondere attribuendo la mancata consapevolezza degli utenti, su
quanto sono realmente influenzati dalla rete, all’individualismo.
A questo fenomeno hanno contribuito una serie di fattori, come la crisi del patriarcato, di ideali
condivisi universalmente, la mancanza di referenti politici e ideologici; ma ha contribuito anche il nuovo
modello di impresa con conseguente crollo del tradizionale modello lavorativo e figura professionale. In
ultimo, hanno sicuramente avuto incidenza i nuovi assetti urbani, che hanno esteso le città inglobando
sempre di più le periferie e le aree suburbane. Da tutto ciò ne deriva una società di individui, talmente

5
incentrati sul proprio io da non accorgersi di ciò che viene innescato nelle loro menti da fattori come i media,
che giocano un ruolo importante nella percezione di sé e della società di cui si fa parte.

4.2 Il caso di Cambridge Analitica

Per dimostrare ciò che è stato detto finora si può portare l’esempio di Cambridge Analitica, una grande
azienda nota per aver collaborato con campagne politiche e figure di spicco in tutto il mondo. Quindi, una
carta vincente per qualsiasi politico o partito, lavorando allo scopo di spingere le persone dietro gli username
a votare A piuttosto che B. Come? Monitoraggio dei profili degli utenti, attraverso i Big Data rilevati su
alcune piattaforme mediatiche alle quali avevano il pieno accesso. Una volta raccolte le informazioni,
procedevano attraverso algoritmi specifici che individuavano le personalità più deboli in rete. Il loro
capolavoro, però, è stato creare sockpuppet allo scopo di farli immettere nell’immensa rete, un gran numero
di post contenenti messaggi denigratori verso l’opposizione, oppure tante altre azioni strategiche in grado di
influenzare le persone indecise riguardo una campagna elettorale.
Cambridge Analitica è stata processata per uno scandalo scoppiato su vasta scala e l’opinione
pubblica si è scagliata contro questa ingiustizia. In realtà non si tratta solo di Cambridge Analitica, ma del
modus operandi di tutti i media, che indistintamente dallo scopo, fanno risuonare nelle menti delle persone
una grandissima quantità di informazioni, di cui la società non può più fare a meno.

5. Conclusioni

Possiamo ancora parlare di libertà se così stanno le cose?!


La realtà dei fatti ci porta a pensare di essere diventati piccoli e influenzabili, ma questo non può essere vero;
non fino a quando si tenterà di trasmettere un approccio critico a quello che si legge e si vede, ma soprattutto
di appassionare alla lotta per i propri diritti, non lasciandoci sopraffare dalle grandi corporazioni.
Internet è una tecnologia nuova e può essere una fonte di partenza per un cambiamento sempre più
vasto, ma come sempre il risultato non dipende dal mezzo che si usa, quanto dal potere che le persone
pretendono di esercitare con esso.
Negli ultimi anni la comunità tecnologica e scientifica ha aperto il dibattito, includendo la società civile e i
difensori dei diritti umani, che si sono sempre di più interrogati sui tranelli tesi dalla rete del Web.
Sicuramente si sono fatti molti progressi dal punto di vista della coscienza collettiva, ma si possono
raggiungere risultati maggiori, come la trasparenza e la libertà di scelta consapevole ed informata. A questo
dobbiamo puntare, rieducandoci ad una comunicazione sapiente.

Potrebbero piacerti anche