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IL GIAPPONISMO (slide numero 3)

Giapponismo – dal francese “Japonisme” è l’influenza nata, nel XIX secolo, dalle esposizioni
universali e da alcuni viaggi compiuti dagli artisti in Oriente, che ha contagiato lo stile e le
scelte iconografiche di molti dei più grandi artisti occidentali.
La mostra a palazzo roverella (Rovigo) è dedicata all’influenza che l’arte giapponese ha
avuto sulla cultura figurativa europea tra Otto e Novecento
I primi “Venti d’Oriente” giungono in Europa nei primi anni Sessanta dell’Ottocento, dopo che
il trattato firmato tra USA e Giappone ha visto il paese del Sol Levante uscire dall’isolamento
in cui si era chiuso per secoli. Da questo momento iniziano i contatti commerciali e anche
culturali tra il Giappone e l’Occidente. Si diffondono, così, le prime xilografie, utilizzate per
avvolgere i vasi e le ceramiche per proteggerli durante il trasporto. Queste xilografie spesso
erano manga di Hokusai o stampe di Utamaro e Hiroshige, tutti autori che hanno influenzato
gli Impressionisti, i Nabis e gli artisti delle Secessioni di Vienna e Monaco.
La moda giapponista coinvolge, inizialmente, la ricca borghesia internazionale, ma
soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via
sempre più forza con l’innesto della nascente cultura Liberty e modernista sempre più
attenta ai valori decorativi dell’arte giapponese.

ARTE GIAPPONESE (slide numero 4)


L'arte giapponese comprende una vasta gamma di stili e di strumenti di espressione, tra cui
le ceramiche, la scultura, la pittura e la calligrafia su seta e carta, le stampe xilografiche
ukiyo-e, gli origami e, più di recente, i manga insieme ad una miriade di altri tipi di opere
d'arte. Essa ha una storia lunga tanto quanto la civiltà del paese del Sol Levante, che va
dagli inizi degli insediamenti umani, all'incirca nel 10.000 a.C., fino al presente.
Storicamente, il Giappone è stato soggetto a improvvise invasioni di idee nuove ed aliene (è
proprio il caso di dirlo, visto che per le sue caratteristiche geografiche e culturali il paese ha
quasi sempre rappresentato un “mondo a sé stante”) seguite da lunghi periodi di contatti
ridotti al minimo con il mondo esterno. Nel corso del tempo i giapponesi hanno sviluppato la
capacità di assorbire, imitare e, infine, assimilare quegli elementi della cultura straniera che
completavano le loro preferenze estetiche.

LE CERAMICHE (slide numero 5)


Le ceramiche, tra le migliori al mondo, rappresentano i primi manufatti conosciuti della
cultura giapponese. In architettura i giapponesi hanno sempre espresso con chiarezza la
loro preferenza per i materiali naturali e per l'interazione armonica tra lo spazio interno ed
esterno.

LA NATURA (slide numero 6)


Uno dei soggetti privilegiati dell’arte giapponese è la natura
La natura riveste un ruolo centrale nella cultura e nell’arte giapponese per via dello
shintoismo, una religione politeista e animista praticata in Giappone fin da prima dell’arrivo
del buddismo, importato dalla Cina nel 6° secolo. Secondo lo shintoismo, tutto ciò che esiste
in natura è espressione di una divinità, detta kami.
Ne consegue che i dipinti che raffigurano paesaggi o soggetti naturali non rappresentano
solamente un oggetto fisico del mondo terreno, ma un vero e proprio ritratto del mondo
sacro.
LA PITTURA (slide numero 7
La pittura è l'espressione artistica preferita in Giappone. Ancora oggi, come nell’antichità , i
giapponesi scrivono con un pennello piuttosto che con una penna e la loro familiarità con le
tecniche di utilizzo del pennello li ha resi particolarmente sensibili ai valori estetici della
pittura. Con l'aumento della cultura popolare, lo stile delle xilografie ukiyo-e divenne una
forma d'arte importante e le sue tecniche furono perfezionate per produrre stampe colorate
di ogni argomento, dalle notizie quotidiane ai temi dei libri scolastici.

LA SCULTURA (slide numero 8)


I giapponesi hanno sempre pensato che la scultura fosse un mezzo molto meno empatico di
espressione artistica: l'utilizzo della scultura in Giappone è quasi sempre stato appannaggio
della religione e il suo utilizzo è scemato insieme alla diminuita importanza del Buddismo
tradizionale.

La prima forma di arte giapponese: Yamato-e (slide numero 9)

Questo stile pittorico, nonostante sia fortemente influenzato dalla tradizione pittorica cinese
della dinastia Tang, è considerato lo stile classico giapponese. Il termine, letteralmente
“pittura giapponese”, veniva inizialmente utilizzato per distinguere le produzioni artistiche
giapponesi da quelle cinesi coeve.
Lo stile yamato-e si emancipò gradualmente dall’influenza artistica della Cina sostituendo i
tipici paesaggi cinesi con rappresentazioni di flora e fauna locali, raggiungendo il suo
massimo sviluppo nel tardo periodo Heian (che va dal 794 al 1185).

I soggetti privilegiati dei dipinti yamato-e sono la bellezza della natura, rappresentata nelle
quattro stagioni o tramite il ritratto di luoghi famosi, oppure degli episodi narrativi, con o
senza didascalia. Spesso in questi dipinti troviamo una grande cura per i dettagli di alcuni
soggetti e ambienti, mentre il resto è offuscato da delle nuvole.

Dipinti a inchiostro: Sumi-e (slide numero 10)

Il sumi-e è la tecnica di pittura giapponese a inchiostro e acqua ed è caratterizzato, nei suoi


tratti tradizionali, dalla monocromia. Anche questa tecnica nacque in Cina durante la dinastia
Tang, ma venne importata in Giappone da dei monaci buddisti Zen solo nel 1300.

Questa corrente pittorica raggiunse il suo massimo splendore tra il 1338 e il 1573, nell’era
Muromachi. Per realizzare questo tipo di dipinti era necessario servirsi di pennelli realizzati
con i peli di diversi animali (pecore, lupi, cavalli, bue, coniglio…), ciascuno dei quali
permetteva la realizzazione di un particolare tipo di linee o effetti cromatici.

I temi privilegiati in questa particolare forma d’arte giapponese sono ancora una volta le
stagioni, rappresentate tramite piante diverse: orchidee per la primavera, ume per l’estate,
crisantemi per l’autunno e bambù per l’inverno.

L’arte delle stampe: Ukiyo-e (slide numero 11)


Probabilmente una delle forme artistiche più iconiche della tradizione giapponese, l’ukiyo-e
consiste nella realizzazione di xilografie ricavate incidendo blocchi di legno che venivano poi
dipinti e usati per stampare su carta numerose copie dello stesso disegno.

Le xilografie sono i prodotti più tipici di questo stile, ma non mancano anche esempi di dipinti
realizzati seguendo le principali caratteristiche dell’ukiyo-e. Il nome significa “mondo
fluttuante” e fa riferimento allo stile di vita edonistico dei nuovi centri urbani arricchitisi
durante il 17° secolo.

I soggetti privilegiati dall’ukiyo-e sono bellissime cortigiane, attori di teatro, lottatori di sumo e
scene cittadine. A questi si aggiungono, successivamente, rappresentazioni naturali, come
nelle famose opere di Hokusai (ad esempio nelle Trentasei vedute del Monte Fuji) e di
Hiroshige (in foto).

Artisti che si rifanno al giapponismo

VINCENT VAN GOGH (slide numero 13)

Van Gogh ha creato la sua immagine del Giappone studiando e leggendo


sull’arte giapponese, collezionando e copiando stampe e discutendo le loro
qualità estetiche con altri artisti. Il suo incontro con le stampe giapponesi lo
ha aiutato a dare al suo lavoro una nuova direzione. La stampa giapponese
è stata una delle principali fonti di ispirazione di Vincent e divenne un
appassionato collezionista. Le stampe hanno agito da catalizzatore: gli
hanno insegnato un nuovo modo di guardare il mondo. Gli artisti
giapponesi spesso lasciavano vuota la via di mezzo delle loro
composizioni, mentre a volte gli oggetti in primo piano erano ingranditi.
Escludevano regolarmente anche l’orizzonte, o ritagliavano bruscamente
gli elementi dell’immagine sul bordo.

DESCRIZIONE PONTE SOTTO LA PIOGGIA (slide numero 14)

CONFRONTO TRA LE OPERE DI HIROSHIGE E DI VAN GOGH (slide numero 16)


Preso a prestito da Hiroshige è invece Il ponte sotto la pioggia, una stampa su carta
raffigurante un ponticello che attraversa un fiume. Nella versione originale, l’acqua è resa
con campiture di colore piatte che, solo in basso, si fanno più scure, a suggerire l’ombra
che si addensa sotto la costruzione in legno. La fitta pioggia è resa da linee verticali che
sembrano quasi tormentare le figurette che attraversano il ponte. Van Gogh, pur
restando in linea generale fedele al modello, apporta alcune sostanziali modifiche che ci
permettono di cogliere la sua personale interpretazione. Le pennellate rendono la scena più
vibrante, trasformando le tranquille acque dell’originale in un fiume che scorre impetuoso.
DESCRIZIONE LA NOTTE STELLATA (slide numero 15)
Un paesaggio di campagna nella notte. Le finestre sono illuminate dalle
luci domestiche mentre la falce di luna illumina un cielo nel quale si
agitano turbini inquietanti. Sotto ad un cielo costellato di stelle, Vincent
van Gogh dipinge un paesaggio di campagna. Al centro, in basso, si trova
una chiesetta con un alto campanile. Intorno ad essa vi sono delle
semplici case di campagna con le finestre illuminate. Un grande cipresso
interrompe il paesaggio a sinistrA. Oltre il villaggio, a destra, si nota,
invece, un fitto bosco che sembra abbattersi sul villaggio come un
maremoto. Infine, all’orizzonte colline e montagne lontane, sembrano onde
gigantesche in corsa verso le case.

LO STILE
Van Gogh ha utilizzato brevi pennellate modellanti di colore materico. La
direzione dei segni colorati segue, infatti, la forma delle figure. Nei tetti le
linee sono oblique, i cespugli e gli alberi lontani sono rappresentati con
pennellate curve. Le montagne, invece, sono modellate con linee
ondulate. Il grande cipresso, invece, sembra una grande fiammata scura. Il
cielo, infine, è animato da vortici di nubi e vento che creano aloni luminosi
intorno alle luci delle stelle e della luna.

COLORE E LA LUCE
Una vasta gamma di blu e azzurri riempie tutta la superficie dipinta. La
luce notturna è rappresentata dal blu oltremare, mentre la vegetazione
diventa quasi nera. Le luci artificiali brillano gialle dalle finestre delle
case. Nel cielo la luna e le stelle spiccano grazie al contrasto di
complementari, infatti, il giallo-arancio è complementare al blu. Tutta la
superficie del dipinto è invasa dalla materia pittorica blu che crea
un’atmosfera in bilico tra sogno e solitaria freddezza. Dalle finestre
filtrano deboli luci gialle mentre la luna trasmette la sua luce alle
pennellate azzurre che la circondano. La luce atmosferica non è
coerentemente prodotta da quella della luna. L’illuminazione del dipinto è
prodotta dalle gradazioni di blu, amalgamato col bianco-giallo che creano
un gioco di luci.

Composizione e inquadratura
L’orizzonte è molto basso e la maggior parte della composizione è
occupata dal cielo che rappresenta lo schermo emotivo e
drammatico degli ultimi giorni di vita di van Gogh.
PAUL GAUGUIN (slide numero 17)
importante fonte culturale delle opere di Gauguin è la pittura giapponese (tanto che
egli stesso divenne un collezionista delle famose stampe giapponesi).
La cosa che più lo attira delle stampe giapponesi è lʼimpaginazione
anticonvenzionale, della trasposizione delle forme naturali e sullʼaccentuazione dei
contorni. Anche per Gauguin gli inizi furono impressionisti, ma già dal 1888 il suo
modo di dipingere cambiò radicalmente. I colori erano dati per campiture piatte e, più
che dei colori complementari, Gauguin faceva uso di quelli primari: rosso, giallo, blu.
Uno degli esempi più noti che testimoniano il legame tra la pittura di Gauguin e lʼarte
giapponese è LʼOnda, un dipinto che risente delle stampe del grande Utagawa
Hiroshige. Come nella stampa giapponese, lʼincresparsi delle onde e i piccoli gorghi sono
trattati al pari di giochi lineari.

Descrizione l’onda (slide numero 17)


Un filo rosso invisibile lega l’Onda di Hokusai ad una delle opere di Paul Gauguin: l’artista
infatti si avvicinò ben presto all'arte orientale riproponendone non solo le tecniche, ma anche
le tematiche profondamente spirituali ed introspettive. Come nel caso de “L’Onda”: figure
ben delimitate, contorni molto marcati e colori in contrapposizione simboleggiano
l’estrema valenza emozionale che il pittore racchiudeva nei suoi quadri. Nemmeno il
mare di Gauguin è sereno, anzi è inquieto e violento, così come violenta è la spiaggia
rosso sangue che s’intravede in alto.

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