LA FIERA DI S. LEONE IN BITONTO
Il sistema fieristico meridionale
Gli studi sulle fiere italiane nel Medioevo e nei secoli immediatamente
successivi hanno una datazione piuttosto recente. Gli storici generalmente
si sono soffermati sulle grandi fiere internazionali, come quelle di Champagne
€ di Lione o su qualche altro importante istituto fieristico di cui abbondano
documenti.
Solo di recente alcuni studiosi hanno rivolto la loro attenzione sulle
fiere delle varie regioni italiane e, attraverso un esame sistematico delle fonti,
sono riusciti ad individuare tempo e luogo, delle stesse, artivando alla
conclusione che esisteva anche in Italia una vasta organizzazione commer-
ciale poggiante sul sistema delle fiere «le quali si avvicendavano nel corso
dell’anno in modo da far coincidere le rispettive date, consentendo ai gruppi
mercantili, indigeni o meno, di trovare fonte continua di attivita nella parte-
cipazione a quei raduni> !,
Nel Medioevo il commetcio italiano si caratterizzd come commetcio di
transito ¢ I’Adriatico fu un tramite importante per i collegamenti tra Oriente
Sono state adoperate le seguenti sigle:
ACB. = Arcurvio CoMUNALE ASB. = Arcuivio pr Srato
Brronto Bart *
ADB. = Arcuivio Drocesano B.CB. = Bretioreca Comuna-
Brronto 7 Le Brronto
AM.O.M. = Arcutvio Monte Ott- BU.P. = Brstioreca UNIvEr-
veto MacciorE srTarIA Papova
1 A. Groumann, Le fiere del Regno di Napoli in etd aragonese, Napoli
1969, p. 14. Il Grohmann in questo “caso riporta e condivide le conclusioni
Ji studi condotti da G. Mira sulla organizzazione delle fiere in Lombardia
e in Umbria dal Medioevo all’eti moderna. Tra gli studi pitt recenti segna-
liamoT'ottimo lavoro di M. Moront, Recanati in tempo di fiera, in «Proposte
€ ticerche», Urbino, 14 (1985), pp. 139-159.364 Stefano Milillo
€ Occidente. Numerosi e antichissimi trattati di commercio legarono le due
sponde dell’Adriatico, Basti pensare agli accordi tra le citti di Ragusa,
Sebenico e Spalato con quelle di Barletta, Bitonto, Trani, Ancona e Recanati,
ai commerci di Bari con Costantinopoli, Grecia, Asia minore, Egitto e Siria?.
La decadenza delle grandi fiere francesi, e quindi degli accordi privile-
giati con i mercanti italiani, favori nei secc. XIV e XV lo sviluppo e la
proliferazione delle fiere italiane su cui i nuovi governi regionali attuarono
una politica di tipo protezionistico accordando privilegi ed esenzioni.
Le fiere italiane del °300 e° del ’400 vanno perdendo il carattere di
mercato limitato ai ristretti interessi di carattere locale ¢ «diventano centri di
grande commercio internazionale, ove si nota la presenza di due importanti
elementi: V'intervento dei mercanti forestieri e il differimento dei pagamenti> 3.
Anche nel. Regno di Napoli si instaura un vasto sistema fieristico che
rappresenta uno dei cardini dell’economia meridionale. Consapevoli_dell'uti-
lita ecénomica delle fiere, gli Angioini si adoperano con privilegi vari alla
loro diffusione; ma solo nel Quattrocento queste assumono un ruolo di prima-
ria importanza in quanto I'Italia meridionale, con il decadimento delle fiere
francesi, diventerd un ottimo mercato di sbocco della produzione centro-
settentrionale ¢, nello stesso tempo, una buona fonte di approvigionamento
di derrate agricole ¢ di materie prime, come la lana e la seta, per i consu-
matori del Centro-Nord.
Gli scambi commerciali, ’andirivieni dei mercanti certo non erano favoriti
dalle condizioni delle strade e dalla sicurezza delle stesse. Lo stato delle
comunicazioni interne all’Italia meridionale sino al sec. XVIIL era molto
Nel periodo aragonese, ad esempio, due erano le principali vie
ali: Yuna — Ia via degli Abruzzi — collegava Napoli con Popoli,
per poi dirigersi o verso V’Adriatico o verso !’'Umbria e la Toscana; V’altra
collegava Napoli con Foggia dove si incontrava con un’altra strada proveniente
da Nord e che portava alle citta maritime della Puglia fino a Brindisi.
2 L, Zpexaver, Fiera e mercato in Italia sulla fine del Medioevo, Ma-
cerata 1920; M. Popovic-RavENKovc, Le relazioni commerciali fra Dubrovnik
(Ragusa) e la Puglia nel periodo angioino, in «Arch. Stor. Nap», XXXVII
(1958) pp. 73-104, XXVIII (1959), pp. 153-206; A. GRoHMANN, op. cit.,
p. 21; F. Bapuprr, Le «esazioni di commercion nel-Medioevo in Terra di Bari,
Bari 1952; F. Bauer, La fiera nicolaiana medievale di Bari, Bari 1950.
3A, GroMANN, op. cif., p. 22. Il Badubri fa rilevare una evoluzione
nell'iniziativa commerciale del Sud, per cui, ad esempio, Bari ¢ le altre cittd
costiere della Puglia avrebbero attraversato un lungo periodo di floridezza
economica fino all’avvento degli Angioini, quando pian piano la rete com-
merciale passa dalle mani degli indigeni a quelle dei mercanti stranieri che
monopolizzeranno il commercio dell’Adriatico.La fiera di $. ‘Leone in Bitonto 365
Scarsa importanza avevano le altre’strade. Tutte ‘erano peticolose non
solo per il pessimo stato di conservazione — spesso si riducevano a semplici
sentieri percorribili a dorso di mulo —, ma anche per la presenza costante
di briganti. Impedimenti seri allo sviluppo dei commerci erano dati da
Passi e pedaggi che dovevano ‘essere pagati ad ogni porta di citta, ad ogni
guado di fiume, ad ogni torre. I sovrani avevano tentato frequentemente di
alleggerire i mercanti da pesi ¢ imposizioni, ma avevano sempre uttato la
suscettibilita dei baroni ¢ dei potentati locali i quali vivevano del frutto
di tali vessazioni. Agli abusi dei baroni e dei feudatari si univano pure
quelli degli armigeri ¢ dei funzionari regi, posti a controllo degli itinerari
¢ dei passi, ma facilmente corrattibili. .
Le difficolta insite nel commercio per via terra fecero si che si sviluppas-
sero le vie marittime per dove erano trasportate merci voluminose e pesanti,
Percid i porti erang tenuti in piena efficienza ed anche i piccoli avevano pure
il loro discreto volume di traffico 4,
Trani e Barletta erano i porti pi fiorenti di Puglia. Frequentata da
Genovesi, Pisani, Amalfitani e Ravellesi, Trani fu uno dei pit notevoli
centri del commercio italiano in et8 normanna. Decaduta’ in eti angioina,
anche a causa della guerra del Vespto, si riprese successivamente soprattutto
grazie all’apporto dei Veneziani$ i cui nomi risultano in numerosi contratti
stipulati a Bari, Bitonto e naturalmente nella stessa Trani, Barletta, dopo
Napoli, fu, specialmente in etd aragonese, il porto pitt attivo del Regno,
I battelli che attraccavano a Barletta vi caricavano cereali, olio, sale, salnitro,
mentre scaricavano pani, spezie, argenteria ¢ gioielli.
Naturalmente non potevano essere solo questi due porti o altri collo-
cati sulle coste pugliesi sino a Brindisi a richiamare le correnti di traffico
mercantile in Puglia. La Puglia era collegata ad un sistema fietistico che nel
Regno di Napoli contava ben 230 fiere distribuite in maniera tale che, chi
sosteneva rischi e spese per il trasporto, chi affrontava giotni e giorni di
faticoso cammino, fosse certo che, una volta arrivato a destinazione, potesse
piazzare le proprie mercanzie ¢ reperire quelle richieste dai mercati di pro-
venienza®. Non solo, ma il mercante doveva avere l'opportunit’ nei giorni
successivi di recarsi ad una fiera vicina alla precedente e, seguendo un itine-
rario predisposto di fiere che si succedevano a catena, potesse conseguire il
maggior profitto. .
Il Grohamann, attraverso un attento, studio sul sistema fieristico del
Regno di Napoli in etd aragonese, ® riuscito a localizzare le fiere, a indivi-
duare il tempo del loro svolgimento durante il corso dell’anno, a segnalare
4 Idem, pp. 47-57.
3 Idem, p. 54.
6 Idem, p. 58.366 Stefano _Milillo
quelle pitt importanti. Ha notato, inoltre, che dalle fiete importanti, quelle
dislocate generalmente Iungo le principali vie di comunicazione e nei grossi
centri. marittimi o di antica tradizione, i mercanti erano invogliati anche
a frequentare le localiti’ meno importanti, proprio perché queste erano di-
slocate lungo gli itinerari che univano i grandi centri ed erano distribuite nel
tempo e in modo da conciliare le rispettive date con quelle delle fiere principali?.
Le fiere per un buon 75% erano distribuite nel semestre aprile-settembre,
il che si spiega non solamente con la buona stagione che favoriva i viaggi,
ma anche perché in quei mesi il imetcato dei prodotti meridionali — cereali,
derrate agricole, lana,. seta, sale, ferro, allume — era pit agevole.
La trama del sistema fieristico meridionale ruotava intorno alle seguenti
fiere principali: Lanciano, L'Aquila, Salerno, Benevento, Matera, Cosenza,
Catanzaro e Crotone. Per la Puglia, l'ossatura del sistema fieristico era costi-
tuito dalle citta di Trani, Bitonto, Lecce, Foggia, Bari, Lucera, Taranto. Le
ultime tre furono concesse da Federico II nel 1234.
Le fiere di Bitonto .
Di Bitonto si ricordano ben cingue fiere. La prima era appannaggio
dell’Universitas e aveva Ja peculiariti di essere indetta anno per anno nel
mese in cui Vautorita cittadina credeva opportuno. Accordata dal Principe
di Taranto il 10 febbraio 1460 e confermata dal re Ferdinando il 25 novem-
bre 1463, Ia fiera durava per un periodo di diect giorni8. Non dovette avere
molta importanza, perché la instabilita del periodo del suo svolgimento impe-
diva un regolare afflusso di mercanti da lontano che, non potendo conoscere
esattamente e con anticipo Ia data del suo svolgimento, la escludevano dai
loro itinerari.
La. seconda fiera era detta.di . Bartolomeo e si celebrava dal 25 agosto
— giorno successivo alla festivita del Santo — sino al 3 settembre. Caduta
in disuso in etd angioina, fu ripresa in et aragonese, ma dovette cedere come
importanza alle fiere di Trani e di Taranto che si svolgevano nello stesso
petiodo. La fiera fu riconfermata nel 1494 con privilegio di re Alfonso 1
7 Idem, p. 60.
8S. La Sorsa, Le fiere ed i mercati in terra di Bari, in «Apulia», V,
fasc. I, 1914, p. 12; Libro rosso della citta di Bitonto, trascr. di F, CARABELLESE,
Bitonto 1900, p. 107: «Item che la sua Serenita si degni di concedere alla
ditta Universit’ un pannairo seu nundine intro la cit di Bitonto e soi
territorii francho et libero per giorni dece et che la ditta Universit’ quolibet
anno ne possa eligere-Iq mastro mercato et anchora lo tempo che se avera
da fare lo ditto pannairo»; E. RocADEo, Diplomatico Aragonese, Re Alfonso I
(1435-1458), p. 294.La fiera di $~ Leone in Bitonto 367
che concesse anche, su tichiesta dell’Universitas, che questa nominasse il
mastro mercato9. Essa si mantenne in vita fino ai primi anni del sec. XIX.
Un’altra fiera era tenuta per tutto il mese di giugno e fu concessa nel
1384 da Ludovico I D'Angid; il privilegio della stessa fu confermato all’Uni-
versitas il 9 giugno 1388, mentre nel 1396, il 7 agosto, dallo stesso re fu
concesso di nominate un magistrum fori tra i cittadini di Bitonto e tra gli
oriundi, previa approvazione del Capitano 1,
Si ricorda ‘ancora un’altra fiera che si svolgeva a novembre, dall’l all’8,
chiamata di tutti i Santi e concessa nel 131611,
La fiera pit importante ¢ pitt antica era quella di S. Leone; celebrata
nel mese di aptile, durava otto giorni; il suo inizio variava seconda ‘la cadenza
della Pasqua. F. Balducci’ Pegolotti, infatti, ricorda: «La fiera di Bitonto
va seconda la Pasqua di Resurrezione, che se detta Pasqua & avanti che di
11 aprile, si comincia detta fiera franca di 11 aprile, e se la deta Pasqua
fusse dopo di 11 aprile si comincia la detta fiera franca il secondo di della
detta Pasqua, e duta otto di» 2, El libro di mercatantie et-usanze de’ Paesi,
descrivendo il tempo delle fiere di Puglia, dice: «A di 11 di aprile, a
Bitonto ¢ se la Pasqua dopo 11 di aprile, Ia deta fiera comincia il lunedi
poir 33,
Nello stesso mese di aprile, il mercante aveva la possibilitd di essere
presente anche nelle altre zone del barese: a Palo dal 2 al 10, a Gravina
dal 21 al 29, ad Andria dal 22 al 30, a Mola il 22 e 23, ad Altamura dal
9 Libro rosso... cit., pp. 204-205: Il re concede che /Universit’: nomini
il mastro mercato alla fiera di agosto. «[tem supplica dicta Universit’ che
e sia licito di constituire lo mastro mercato in Ja fiera di augusto se fa in
dicta cittd in la festa di sancto Bartholomeo et che in dicta fiera né meno
in quella di sancto Leo se habbiano ad impedire né intromettere dicti officiali
né Horo assessori etiam de volunti de dicti masti di mercativ; S. La Sorsa,
op. cit., p. 12.
10 Libro rosso..., cit. pp. 26-27, p. 30, p. 39; V. ACQUAFREDDA, Bitonto
attraverso i secoli, v. IL, Bitonto 1938, p. 128.
11S, La Sorsa, op. cit., p. 12. Le fiere di Bitonto sono ricordate anche
dal Groumann in Le fiere del regno di Napoli... cit. pp. 136-137.
12 F, Barpucer Prcouorrr, La pratica della mercatura, a cura di A
Evans, Cambridge, Massachussets 1936, pp. 165-166.
1 EI libro di mercantie et usanze de’ Paesi, a cura di F, BORLANDI,
Totino 1963, pp. 166-167. La fiera di S. Leone si svolgeva, dunque, general-
mente verso la met del mese di aprile. Talvolta essa coincideva in tutto 0
in parte con Ia fiera di S. Giorgio dj Gravina che si svolgeva dal 21 al 29
dello stesso mese, Ad evitare conflitti e danneggiamenti reciproci, Alfonso II,
con diploma del 1494, confermando le immuniti concesse alla fiera di Gravina
il 23 ottobre 1436 da re Alfonso il, dispose che, nel caso le due fiere coinci-
dessero, la fiera di Gravina si svolgesse appena terminata quella di Bitonto.
Biblioteca universitaria di Padova (BU), cod. 1625, cc. 314-316.368 Stefano Milillo
25 aprile al 2 maggio, a Terlizzi negli stessi giorni, a Modugno dal 28 aprile,
‘oppure, dopo aver visitato alcune di tali fiere minori, poteva trasferirsi a
Taranto alla fiera del 26 aprile.
Accanto a tali fiere annuali che vedevano il! concorso di mercanti locali
€ forestieri, molti di essi provenienti da lontane regioni, Universitas di
Bitonto per incentivare le attivita e¢onomiche, chiese ed ottenne dalla regina
Giovanna IT di poter tefiere un meércato settimanale, cetto di portata pit
modesta della fiera, perché si svolgeva in un ambito pitt ristretto, ma
pur esso rilevante in quanto franco ¢ libero. Tale privilegio, concesso il
2 sett. 1414 € riconfermato dal vicereggente di Ludovico HII, Ruggero de
Affatatis il 28 aprile 1421, fu spostato dalla domenica al’ giovedi, «stante
Ig peccato che si commette nel detto dt nel vendere, negociare et contrahere>,
con diploma di re Ferdinando del 24 dicembre 148715,
Origini e sviluppi della fiera di S. Leone
Notizie della fiera risalgono generalmente al sec. XII, secolo in. cui
molto probabilmente fu fondato il Monastero omonimo che dovette darsi una sta-
bilitA economica con una azienda agricola ¢ con una fiera annuale, approfittando
delle favorevoli condizioni commerciali’ che le coste pugliesi intrattenevano
con Venezia, Ia vicina e opposta. sponda dell’Adriatico e il Medio’ Oriente.
Un documento del 1197 fa riferimento alla antica consuetudine tenuta
dal Monastero di celebrare annualmente una fiera, al cui inctemento ora
contribuisce Alvita di Senerchia con Ia concessione di quattro case e due
casaleni nel suo distretto, vicino ad altre case gi di proprietd del Monastero,
oltre che di un terreno di venti moggi vicino al «campo, luogo in cui si
celebrava Ia stessa fiera 18, .
Un lungo silenzio di quasi cento anni avvolge questa importante scadenza
annuale fino al 1294, In tale data Pabate del Monastezo presenta al re
Carlo II d’Angid uan supplica in cui ricorda che la fiera dura otto giomi
«ante festum Sancti Leonis» in aprile, chiarisce che Vistituzione aveva otte-
nuto, dai re precedenti, benefici circa la liberta e le esenzioni per i mercanti,
lamenta che i baiuli attuano ogni sorta di sorpruso che impedisce il libero
esercizio dell’attivita fieristica. Il documento ci fornisce alcune notizie relative
al banditore che annunziava nella citt’ di Bitonto, e in quelle vicine, Vap-
prossimarsi della fiera di S. Leone e nel contempo ricordava in maniera
44 A. GroHMANN, op. cit., pp. 68-69.
5 Libro rosso.... cit., pp. 55, 71, 174.
16 G. A. Dr Gennaro, Della famiglia di Montalto, Bologna 1735, pp. 12-13.
Il documento & stato sempre riportato dagli studiosi che si sono interessati della
storia del Monastero.La fiera di S. Leone in Bitonto 369
dettagliata i vantaggi che i mercanti avrebbero goduto partecipando ad essa.
Ma i baiuli spesso impedivano che il banditore girasse per la cittd e limi-
tavano il tempo del godimento delle franchigie ¢ delle immunita 17
Liinterferenza dei baiuli, dei giustizieri o di altri signorotti locali negli
affari della fiera era, purtroppo, qualcosa di tanto consueto che i monaci erano
costretti frequentemente a chiedere protezione al re, conferme di privilegi,
interventi decisi da parte delle autorita 18,
Il fatto & che in materia fiscale c’ea molta confusione in quanto,
se da una. parte i re concedevano vari privilegi per esaltare il ruolo eco-
nomico delle fiere, dallaltra premevano in maniera indiscriminata sulle
citta per ottenere quanto piti possibile. Il regime fiscale, infatti, non sempre
era sospeso durante Ja fiera’e, in ogni caso, annualmente sorgevano conflitti
tra contraddittorie disposizioni. In un documento relative ai dazi attri-
buiti alla citta di Bitonto, dell’ febbraio 1303, Carlo II D'Angid esige
che si riscuotano iributi su tutte le merci, i panni, gli animali che si
comprano ¢ si vendono nella fiera di S. Leone con alcune agevolazioni per
i compratori al minuto di pani e per i mercanti degli stessi per uno spazio
limitato di dieci giorni '9.
Gli arbitri delle varie autorit erano certo agevolati dalla confusione
della normativa oltre che da interessi privatistici.
Nei primi anni del sec. XIV i monaci lamentano ancora che i giusti-
zieri, col pretesto di céntrollare le canne, i pesi ¢ le misure dei mercanti,
i trattengono per due o tre giorni impedendo loro il libero esercizio del
commercio, oppure pretendono esercitare 1a giustizia criminale o custodire
la fiera € avere giutisdizione su di essa! Nel 1325 — 16 maggio — 2 lo
stesso sindaco Ipolito che, assieme all'abate, interviene presso la regina
Sancia a protestare per le pressioni esercitate sulla fiera dai mastri giurati
€ dai loro amici2. Il 21 luglio dello stesso anno i monaci lamentano inge-
renze di «cives potentes in patria», per cui il re Roberto richiama i giusti-
17 BUP., cod. 1625, c. 309v.; G. Anronuccr, La badia di 5. Leone di
Bitonto, in «lapigian Bari 1939, X, fasc. IV, pp. 349-350. Circa T'ufficio
del banditore, si veda: M. Moront, Recanati in tempo di fiera, cit., p. 141.
18 BCB., E. Rocapzo, ms. A-21, c. 92; BULP., cod. 1625, c: 316.
19 E. Rocapeo, Ordinamenti economici in terra di Bari nel sec. XIV,
Bitonto 1900, p. XI.
2 BUD, cod. 1625, c. 318v.; B.C.B. Manoscritti Rogadeo A-21 c. 202;
Registri_angioini n, 206, p. 270.
21 Sj tratta di alcune lettere inviate da re Roberto ai giustizieri di terra
di Bati e riportate nei Registri angioini n. 206, pp. 270-271 e 406r (v. Mss.
Rogadeo A21 in B.CB.).
2 BUB., cod. 1625, c, 310r.370 Stefano Milillo
zieri di terra di Bari a far rispettare Vordinato svolgimento della fiera «in
domibus et campo» del Monastero™,
Una controversia sorta nel 1327 tra il Capitano di Ruvo e Bitonto,
Grignuto di Gaeta, e il Monastero aveva avuto come conseguenza il sequestro
del campo e delle caie ove si teneva la fiera, Nel campo cera una ‘stadera’
che pesava metci ¢ dal cui uso i monaci traevano indubbi vantaggi anche in
periodi estranei alla fiera. Ancora la regina Sancia interviene direttamente
invitando il Capitano a reintegrare nel loro possesso i monaci, pur prose-
guendo Ia causa nei loro confronti24,
Nonostante i ripetuti interventi dei regnanti e-le minacce di multa
per chi impediva il libero godimento delle immunita e delle franchigie nella
fiera 25, dazieti ¢ gabellotti continuano indisturbati a costringere i mercanti,
i tavernieri, i beccai, sia cittadini che forestieri, a pagare il diritto di dazio,
costringendoli a rinunciare alla manifestazione ficristica e a preferite fiere
probabilmente pitt tranquille%, Ma anche il maestro giurato ¢ il maestro
mercato, che pur erano Je persone pitt indicate a provvedere alla salvaguardia
dei diritti della fiera, operano estorsioni nei confronti dei mercanti. I monaci
nel 1358 tivolgono ancora suppliche a Ludovico e Giovanna che provvedono
ad associare al mastro mercato e mastro giurato un altro collega per una pid
efficace custodia della fiera2/. ‘Tale disposizione fu confermata nel 1404 da
Margherita di Durazzo, La secolare controversia tra diritti del monastero
garantiti da una lunga serie di privilegi, non ultimo quello di sigillare
pesi e misure?, e gli arbitri dei