Florario Libro 2

Potrebbero piacerti anche

Sei sulla pagina 1di 19
33 nale ‘pa indiane inolire il disegno di Guido Reni, che ritrae America in vesti in ato di donare un vaso contenente i semi delle sue piante a Nettuno, il quale campeggia sullo sfondo di tritoni ¢ cavalli marini, men- tre Zefiro, in alto, attende di guidare il via Fitalico lido. io del dio del mare verso Sul mecenatismo e la politica culturale dei Barberini molto & stato scritto, Fa d'uopo tuttavia fermare Pattenzione sulla biografia di France- sco, ¢ in particolare sulle attivita di musica ¢ teatro d tenendo per fermo, al contempo, che il Johann Faber, amico di Cassiano Dal Poz ari ¢ di Kapsperger. Creato cardinale di SantOnofrio nel novembre 1623, poi di SantA- gata dei Goti l'anno successivo, indi arciprete alla Basilica Lateranense e nel 1632 vicecancelliere presso il palazzo della Cancelleria, nel 1633 Francesco divenne arciprete di San Pietro. Una fulgida carriera all‘om- bra del potente zio Maffeo, che fece di lui anche un brillante diploma- tico." Se al bibliofilo Roma deve moltissimo, gra anche al suo mae- stro di camera Dal Pozzo, nondimeno i suoi interessi di ‘antiquario’ erano rivolti al ricupero dell’archeologia cristiana ¢ al restauro di dipin- tiantichi nelle chiese di Roma, in base al progetto di un moderno Denk- méilerinventar, come ha scritto di lui Sthephan Waetzoldt.* Ma la gran- dezza del personaggio forse non é stata ancora misurata appieno se, come sembra, @ mancata sino ad oggi una riflessione sulla sua prepo- tente passione florcale ¢ sui relativi coinvolgimenti in ambito artistico. Tra i molteplici interessi di ©, infatti, un posto speciale speta allorticoltura. A lui si deve la costruzione dei giardini al Quirinale nel 1625, avvenuta sotto la guida di Bernini, il quale non avendo forse suf- ficienti_ competenze architettoniche avrebbe consegnato Timpresa al ja lui promosse, ardinal nipote fu allievo di Zo, nonché protettore di Fer- ei 82 Pewr Rictberg den, Brill, 2006, n, Power and religion in baroque Rome: Barberini cultural policies. Lei 53 stephan Waetzoldt, Die Kopien des 17. Jabrhunderts nach Mosaiken und Wandmatereien in Rom, Wien-Miinchen, Schroll-Verlag, 1964, Sul mecenatismo dei Bart to @ dovuto alla penna di Leone Allacci, Apes Urbanae, Roma, Ludovicus Grignanus, 1633. Inolire Francis Haskell, Mecenati ¢ pittori. Studio sti rapporti tra arte e societa italiana nel- Feta barocea, Firenze, Sansoni, 1966, pp. 35-110, Peter Rietber ni il primo ritrat- in, Power and religion in baroque Rome, cit. 34 Borromini. Tobia Aldini, dopo avere prestato servizio presso Odoardo Farnese, nel 1626 passo alle dipendenze del cardinale © in qualita di -giardiniere- probabilmente diede qualche suggerimento agli architetti. Tracce sparse degli interessi naturalistic’ nei non molti lasciti lettes ri di Francesco si ritvovano in un distico sull’'annuncio della primavera confidato a Flora, che potrebbe didascalizzare il quadro dell’amico sin (-Purpureis redimita rosis alboque ligustro / veris odoratas Flora ministrat opes:).° Cosi pure le lettere a Giuseppe Maria Suarez rivelano: una curiosita erudita a proposito dei nomi moderni dei fiori messi a con- fronto con quelli antichi. Un frammento per tutte di una datata 3 dicem- bre 1647: Per il garofolo ancora V. S. mi soddista mentre lo nomina vero a. quale credo si differenza dell'erba detta bettonica, ¢ quella dicono deuta Vettonibus populis, i quali se fussero nella Canta- bria, sarebbe il garofolo la a trovata in tempo d’Augusto, come dice Plinio. 1o per me tengo che vada sotto il nome della viola appres- so gli antichi [...] © gli antichi non erano cosi esquisiti a distinguere que- sti fiori, ¢ appo gli ebrei, secondo ho visto in un libro intitolato Rhodo- logia, le voci significanti della rosa ¢ del giglio si prendono Tuna per Val- tra, essendo comuni ad altri fiori, tal che & quasi l'istesso il dir rose € gigli che di fiori vaghi [...1" criva CO Largomento della missiva @ uno dei tanti dello stesso tenore quali il Barberini doveva intrattenere rapporti non solo con Faber, dal quale ricevette in dedica i commenti al Tesoro messicano,” ma anche con il dotto Fabio Colonna, che nel settimo libro delle Annotationes et additiones aggrega ai ranuncoli la Planta cardinalis Barberini con tanto Zalum Cardon, 4 Ringrazio per queste ed altre informazioni Margherita aiscritto da Girolamo Teti, Aedes barberinae ad Quiriualem descriptae, Roma, Mascar di, 1642. 56 Ricop Barbe 5 ita in Mario Costanzo, Critica e poetica del primo Seicento Il: Maffeo ¢ Francesco ini, Cesarini, Pallavicino, Roma, Bulzoni, 1970, p. 121 iorum Novae Hispaniae animalium Nardi Antonit Recchi imagines et nomina in Francisco Hernandez, Rerum medicarum Novae Hispaniae thesaurus seu plantarum animalium mineralium mexicanorum bistoria, Roma, Mascardi, 1651 di tavola per il los cardinalis, igorosamente rosso come 1a porpora del mecenate.* Il nome di pianta cardinale si diffuse rapidamente € non poteva non farne menzione Ferrari, che nella sua Hora ritaglia un capi tolo sulle -Piante indiane negli Horti Barberini-.” I trachelio ameri scrive il naturalista, -facilmente spiccas colore rosso meritatamente chiamasi Fior barberino ¢ Pianta carding Il passo si legge immediatamente dopo la tavola disegnata da Reni sui doni floreali di America a Nettuno e vale a rafforzare la stima nei con- fronti del generoso quanto raffinato Francesco.” Il gusto floreale investe anche le tradizioni rappresentative istituite dai Barberini. Tra le tante mascherate @ concetto, ossia a tema © con cor- redo di musica, ve n’@ una sui fiori promossa da Francesco per il car- nevale del 1628. Svolta con cinque attanti, vestiti di tuniche ¢ giubbe con fiori, a deta di Hammond la mascherata costituisce il precedente dellintermedio dei fiori nella seconda versione dellopera Chi soffre speri di Rospigliosi e Virgilio Mazzocchi (1639)." La. partitura della Biblioteca Vaticana contiene un prologo, tre atti e tre intermedi (Rvat Barb. Lat. 4386), e Margaret Murata ha trascritto il Ballo in 8 del terzo intermedio, i cui personaggi sono Eurilla, Lidia, Clori, Licori." Tuttavia, anche nella versione principe del 1637 I-argomento et allegoria- della -comedia musicale: indicano che i medesimi personaggi, con la sostitu- zione di Lidia con Lilla, dovevano cogliere i fiori eletti a simboleggiare di ogni fanciulla i quattro umori della medicina galenica. Cosicché la successiva disputa sulla bellezza di ogni fiore avveniva in base alle cor- rispondenze Lilla / rosa / sangue per il temperamento sanguigno, Clori amaranto / atabile per il temperamento malinconico, Eurilla ‘ofa- no / bile per il temperamento collerico, Licori / calta / flegma per il tem- peramento flemmatico: 38 In rerum medicarun Novae Hispaniae Nardi Antoni Recchi montecorvinatis medict regit volunen. Annotationes et additiones, pp. 888-890, in F. Hernandez, Rerum medicarum, cit 393, 9G. B. Ferrari, Hora, cit., pp. 3 GB. Femari, Fora, cit., p. 190. 4 F Hammond, More on music in Casa Barberini, cit., p 12 Cf. Appendix 1:D in Margaret Murata, Operas for the papal court, 1631-1668, Ann Arbor (Michigan), UML, 1981 30 (...] Per termine di quest'azione compariscono Lilla, Clori, Eurilla ¢ Lico- con altre lor seguaci a coglier fiori: © perché in esse si denotano i quat- to umori, cio’ nella prima il sanguigno, il malinconico nella seconda, il colerico nella terza € nella quarta il flemmatico, venendo in discorso qual : abbia tra tutti maggior prerogati ciascuna di esse n’ propo- sto uno in conforme al proprio genio, cio’ la rosa, l'amaranto, il garofa- 1 palustre. Nata perc! Imente S'acquictano, con- i de’ fiori fa apparir pit bello ciascuno di essi."* fio no ¢ lac 5 contesa, fi fessando che la var Della replica del 1639 cosi & scritto negli Avvisi di Roma del 5 marzo: Il Sig, Card. Barberino, domenica sera nel palazzo vicino alle Quattro Fontane fece rappresentare in musica una bellissima commedia intitola- ta Chi soffre speri [...] et nell'esto intermedio si vede Papparenza del giardino del medemo palazzo dei sigg. Barberini. con il gioco della pil- lotta [. Infine, una letra di Raimondo Montecuccoli chiarisce che in quel frangente lorganizzatore fu Antonio Barberini, fratello di Francesco, il quale cra comunque presente ¢ attivo ospite della serata. Montecuccoli informd il duca di Modena dello spettacolo sontuoso con due -prospet- tives, la seconda delle quali raffigurante «la parte del palazzo del mede- simo sig. cardinale Antonio, che guarda nel suo giardino, ¢ dove per ordinario si giuoca alla pillota-, precisando che -il sig. cardinale Barbe- rino [stavolta Francesco] et il sig. cardinale Antonio travagliarono assais- simo per accomodar quanta pitt gente fusse possibile: Per il carnevale del 1640 Francesco fece rappresentare un prologo e alcuni intermedi in commedia a Palazzo Rusticucci in Borgo Nuovo, dei "3 Argomento et allegoria della comedia musicale intitolata Chi soffre speri, Roma, Stam- peria della Camera Apostolica, 1637; in Saverio Franchi, con la collaborazione di Orietta Sartori, Drammaturgia romana. Repertorio bibliografico cronologico dei testi drammatict pubblicati a Roma ¢ nel Lazio. Secolo XVI, Roma, Edizioni di Storia © Letteratura, 1988, pp. 212-217 "In Alessandro Ademollo, [ teatri di Roma nel secolo decimosettimo, ristampa Roma, A. Borzi Libraio, 1969, p. 27. '5.A. Ademollo, /teatri di Roma, p. 27.1 gioco di palla detto della pilotta rimanda ad Anna Colonna, coniugata con Taddeo Barberini nipote di Urbano VII: nei pressi del ps della famiglia Colonna vi é infatti ancor oggi lt piazza omonima della Pilotta 37 cui testi dovuti a Rospigliosi si ha testimonianza in un manoscritto della British Library che riporta solo la tragedia Troade (da Seneca Troades) Ltitoli dovrebbero corrispondere a un Prologo affidato alla figura alle- gorica della Prudenza, a / due filosofi (Eraclito scolaro piangente, Demo- crito scolaro ridente), a Le piante (Lauro, Cipresso, Pino), a un interme dio di maschere della commedia dell'arte con Dottore, Pantalone, Coviello e Zanni, alla Cieca (con Eurilla, Flora, Dafne, Elisa, Lidia, Lilla, Licori, Clorinda, Dorilla, Clori), ¢ a un intermedio di pastori.” Poesia dei fiori ¢ miti: la linea moderato-barocea ¢ il classicismo In merito ai testi, la vena morale dei Fiori assume un ruolo pro- grammatico che offre il destro per un raffronto con le numerose liriche dei tanti convertiti al verbo marinista, in cui i fiori o i colori sono omag- gi o pretesti per ragionare @altvo. Del pari ai colleghi Buti fa un uso delle similitudini in cui il fiore dischiude un mito ¢ il mito concettualiz: za una osservazione morale. Nonostante la compiaciuta semplicitt del lavoro, con testi che si rivolgono ‘democraticamente’ a tutti gli accultu- rati, questo, in veste di parente povero, si accosta all'arguzia dei sonet- i indicati come esemplari da Emanuele Tesauro, nei quali -i brevi moti che accompagnano fiori, frutti, gemme [...] compongono un simbolo, una impresa, un emblema parlante © concettoso-.” Procedimento caro anche ai pocti del secolo sedicesimo, come si arguisce dalla trattazione di Pellegrino Moretto, pubblico professore di letere a Vicenza, dal tito- ‘6 F Hammond, Girolamo Frescobaldi and a decade of music in Casa Barberini: 1634- 1643, Git., p. 121. Cir. la descrizione delle ninfe dei fiori in [Gian Vittorio Rossi] Jani Nici Enywraei dialogi I. Paris, Villery, 1642, ora in bup/teww.nuovorinascimento.org/rosp- 2000/documenti. Il protocollo impediva a papa Urbano VIII di parte ali intrateni- nizzati dai nipoti Francesco © Taddeo. Ma i documenti studiati da Hammond di no che t nipoti ove venivano allestiti banchetti are wolt: il papa si recava in visita d. con mu Anche il regolare trasporto di strumenti a Castel Gandolfo per la villeggiatu- ra del papa dimostra quanto egli fosse amante della musica. F. Hammond, More on music in Casa Barberini, cit., pp. 235-261 suzione & in Giovanni ietto, Introduzione alle Opere scelte di Giovan Battista Marino ¢ dei marinisti, vol. I, I marinisti, a cura di Giovanni Getto, Torino, UTET, 1976, p. 31 38 lo Del significato dei colori ¢ dei mazzoli.* opera & un commento sui colori costellato di citazioni dotte cavate da Virgilio, Plinio, Cicerone, Plauto, Plutarco, Ovidio ¢ nella seconda parte ve un catalogo che inse- gna a trarre «il significato de’ mazzoli di erbe ¢ di molte altre cose, si tolte o dal colore, o dall'odore, 0 dalla natura e virtd sua naturale, o da qualche esteriore effetto ¢ affetto o similitudini di voci-.” E non @ frutto del caso che tutti i fiori delle villanelle approntate da Buti formino il mazzetto messo insieme dal cavalier Marino nel dialogo di Mopso e Tirsi sulla rosa, incluso tra le canzoni della Lira (1614), nella Sampogna (1620) € nel dovizioso catalogo del -Giardino del piacere, sesto canto di Adone (1623). Nella lista di Tirsi di fiori ve ne sono ben tredici (vv. 22-35): la rosa, Facanto (cardo), famaranto, la calta, il giacinto nato dal sangue di Aiace suicida, il ligustro, il giglio, 'anemone nato dal dal cinghiale per volere di Marte. Quindi il giacinto in cui si tramuta il giovane con Io stesso nome mortalmente ferito da Zefiro, il girasole di cui prende le sembianze Clizia morta di fame per indo- nata da Apollo, il fiordaliso ¢ la pallida mammoletta, nonché Narciso che diviene fomonimo fiore dopo essere annegato nelle acque in cui si era specchiato per ammirare la propria immagine:” ngue di Adone ucciso Tirsi Da qual fiore il mio canto prenderd, Mopso mio? cantar forse degg il flesstioso acanto? Vimmortale amaranto? © pur la bionda calta che d'aurato color le piagge smalta? *S Lopera edita a Venezia nel 1535 ebbe tre ristampe fino al 1549; cfr. Vittorio Cian, Del significato dei colori ¢ dei fiori nel rinascimento italiano, in Gazzetta Leteratia di Torino. XVIII/13-14, 1894, ristampato in Vittorio Cian, Scritti di erudi cura di Bruno Maier, Siena, Maia, 1951, pp. 29-5 ione ¢ di storia letteraria, Riprendo la citazione da V. Ci . Del significato dei colori ¢ dei fiori, cit p40 50 Nelle Opere scelte di Giovan Battista Marino e dei marinisti, a cura di Giovanni Getto, vol. 1, Marino, Torino, UTET, 1962. pp. 200 € 33-35. 39 Dird d's di vivace vermiglio? del ligustro 0 del giglio? dird d del fregiato giacinto? lon dipinto? face? del lie © de l'innamorata mammoletta odorata, «amor pallida il viso? Ordird di narciso, che da quell’acque, ond'ebbe la morte gid, trasse la vita ¢ crebbe? Nella Sampogna riappaiono indi le minute descrizioni fisiche dei fiori e delle rispettive narrazioni mitiche: ghevole acanto-, a gentil mammoletta-, Clizia d’Apollo amante- (il gira- sole), l'innamorato giglio-, -il lieto fiordaliso-, «il leggiadro narciso., «il vago e biondo croco-, «il canuto ligustro-, il giacinto vezzoso-, «il papa- vero molle-." Accompagnati da fugaci citazioni dei relativi mitologemi, nel poema in ottave si ritrovano poi il ligustro, 'amaranto, il narciso, i iacinto, il girasole, Vacanto, la rosa, la violetta, il tulipano, il giglio passiflora (VI, 132-137). Buti coniuga l'immagine dei fiori con la simbologia classica ¢ ne rein- venta il ruolo ricorrendo a un trasferimento di significati di secondo livel lo, Cosi trae dai miti collegati al narciso, al giacinto, al gelsomino, all'a- nemone € alla rosa un insegnamento che rinnova gli insegnamenti della controriforma cirea la responsabilita del fedele al cospetto del mondo (un fedele, per essere pit precisi, coincidente con il nobile ¢ con Fuo- mo di pensiero). In proposito si rammenta che la metafora © Fantitesi, assieme a ogni tipo di sillogismo ¢ pratica enumerativo-traslatc ono il pane quotidiano della poetica marinista. E similmente ai tanti colleghi ammaliati dall'arte versificatoria di Marino, Buti tesse concetti di cristiana fimmortale amaranto-, «il pie- 31 Opere scelte di Giovan Battista Marino ¢ dei marinisti, vol. 1, Marino, cit.. pp. 311-313, 52 Opere scelte di Giovan Battista Marino ¢ dei marinisti, vol. 1, Marino, cit., pp. 457-439, 40 moderazione seguendo la via pitt scontata della metafora. Con i poeti devoti al cavaliere egli condivide laffezione per i miti metamorfici, ove si narra di fiori generati da una sostanza corporea di un dio o di un croe, © per mutazione diretta (de. i fiori del sangue ¢ del latte). In ordine di apparizione, il giacinto, !'anemone, il narciso, la viokt & la rosa nascono per trasformazione del sangue di Aiace, Adone, Atti ¢ Venere; il gelsomino, come il giglio, spunta dal latte di Aurora (e non di Sra) caduto in terra mentre la dea allattava Ercole. Sulle metafore con- seguenti a questi mitologemi varra la pena ricordare I'eloquente saggio in forma di iter per exempla che Pietro Casaburi stilera nel 1680, molti anni dopo il floriario butiano, in cui si avverte il peso di una distillazio- ne antipetrarchista del lessico di Tasso, per addivenire a una desc ne ipertrofizzata della realta attraverso lo studio della retorica come ideale dell'ars ornandi. -Chi brama la poesia senza ornamenti retorici ama la primavera senza fioris, scrive a monsignor Caramuele il Casabu- ri, e specifica che -la metafora, 0 sia traslato, @ quella che per una q che somiglianza trapporta la dizione dal propio al non propio significa- to». Tra le figure pitt vaghe il napoletano individua quelle «che si dedu- cono dalle parti del corpo all’animo: [quelle] che fan passaggio da senso a senso: [quelle] ch’attribuiscono ragione ed intelletto alle fiere: [quelle] che dipingono le cose in moto ¢ operazione: [quelle] che passano da elemento ad elemento: [quelle] che dan vita € sentimento alle cose bili, ed altre di somiglianti belle Zi0- insens Inutile dire che la filosofia ¢ la teologia, alle quali si ispira Buti allic- vo dei gesuiti, sono disciplinate da uno studio more rbetorico le cui ascendenze sono rintraceiabili nella Ratio atque Institutio studiorum Societatis Jesus, edita a Napoli nel 1598 per le cure di Claudio Acquavi- va. Tuttavia, ‘assenza di iperboli atte a stupire, la modestia dell’enu- 53 sulla simbologia dei fiori, classica ¢ cristiana, clr. Alfredo Cattabiani, Florario: miti, ley gende simboli di fiori ¢ piante, Milano, Mondadori, 1998. Cfr. anche Luigi Russo, Dizio: nario iconografico: immaginario di simboli, icone, miti, ervi, Milano, Rizzoli, 2000. 51 Si legge nelle Opere scelte di Giovan Battista Marino ¢ dei marinisti, vol. MT marini- sti, cit., p. 153, 55 Opere scelte di Giovan Battista Marino ¢ dei marinisti, vol, L marinisti, cit.. p. 153. sile Florescu, La retorica nel suo sviluppo storico, Bologna. il Mulino, 1971, cap. VIL il merazione € la rinuncia a qualsiasi tipo di Seammationschema (caro invece al ‘predicatore’ Panigarola) riducono di molto il confronto della poesia del giovane autore con quella dell'astro Marino, il cui Adone a Roma era stato messo all'indice nel 1627. Buti percorre un sentiero diverso, prende una scorciatoia meno concettosa € percid lontana dalle speticolate tame verbali care agli acrobati della parola dei suoi giorni. La sua ars ornandi sembra indiri la revisione baconiana dell'uffi- cio retorico, ed piti censurata di quanto non lo sia la sperimentazione con i metri, sui quali scommette per mezzo di accoppiamenti: invero audaci. Detto questo, qualsiasi paragone con i marinisti deve limitarsi entro-il piano formale delle figure e del lessico, perché le logiche che presicdono alla sua ed altrui poesia non coincidono. Sara piuttosto da stabilire se Fesito diseguale dei risultati conseguiti da Buti sul piano sti- attribuire alla sua inesperienza (anche se all'altezza del 1632 egli aveva comunque 28 anni), oppure alla semplicita della forma villanella alla quale non @ stato in grado di assoggettarsi, 0, verisimil- mente, non ha voluto accondiscendere. Le forti affinita di tipo tematico con la poesia di Marino risultano dunque allentate sul piano del trattamento. Sarebbe fuorviante allora cercare le ascendenze dei Fiori frugando solo ta le carte dei marinisti: tanto pitt che Marino, come Buti, a mio avviso é debitore nei confronti di Giovanni Botero, il cantore della primavera nella seconda delle quat- tro cantiche dell’omonimo poema, edito nel 1608 e poi accresciuto nelle edizioni successive sino a oltrepassare le 600 ottave. Le quattro parti de La primavera, il Monte Calvario e le feste del 1611 contemplano una esplorazione nei settori della morale, della mitologia, della storia, della zoologia ¢ della botanica, secondo un piano formale ‘aperto’ che ha permesso al gesuita di interpolare una nutrita serie di digressioni in veste di -episodi+ riferiti a fatti ¢ persone autentici.” Lavoro di innesto che Botero ha condotto in deroga al principio della unita dei contenu- ti, perorando con. sfacciata disinvoltura la causa delloraziano utile miscere dulci: * Giovanni Botero, La Primavera, il Monte Caleario ¢ le Feste, Milano, Bordoni, 1611 Non é poi cosa che rn A del- Verbe, piante, foglie, fiori, Onde per confermar la mia descrizione alla cosa descritta, mi ha bisognato ogni variet’ procacciarle. Et perché il poema non deve esser dolce € dilettoso, ma anco virile ¢ giovevole, alla varieta delle opere della natura io ho aggiunto quella di molti conceti, parte morali, parte spiritual, tal maniera nell'opera, che non aggiunti ma da se stessi in lei nati paiono. Né mi da fastidio che altri dica che le digressioni sian trope. pur che mi si conceda che non siano sfor- zate: perché il maggior ornamento di un‘opera si @ la digressione ¢ Fe- pisodio: et il dir che in questa o in quella opera ve ne siano moll @ altro che dir che in un fregio vi sian molte, 0 anco troppe perle, non difetto @opera, ma ricchezza dornamenti arguisce.* nda la primavera pit mirabile che la varie | non I che Resta il fatto che i coetanei di Botero, a giudicare dalla poctica del cavaliere € dalle sue parole di encomio per il poema in una let: Claudio Achillini,” dovettero ammirare maggiormente la cospicua -vari ta di vocaboli- € meno la bellezza delle rime, come afferma Andrea Gro- mis, il gentiluomo estensore di un Discorso per meta celebrativo © per meta di illustrazione cirea la struttura del poema: Non dir nulla della facilita della rima, della chiarezza dello stile, della vivezza dell’clocuzione, massime nelle materie pit difficili ¢ p della brevita con la quale concetti pregnantissimi esprime. Ma d considerazione & la copia delle parole, della quale, tr sono far fede chiarissima le ventidue descrizioni particolari della prima- vera, trattate da lui con meravigliosa varicta di vocaboli, ¢ propri ¢ tra- sportati, ¢ maniere di dire semplici ¢ figurate oscure, mola Taltre cose, pos- La Primavera di Botero esordisce col ritratto di Flora che sparge gigli ngue ¢ dal latte di Venere ciprigna spuntano il ligu- 4). La moralita che chiude limmagine proce- ¢ viole, mentre dal stro e la viola (cantiche 2 58 Nella edizione Bordoni del 1611, richiamata alla precedente nota 57, le pagine delle 4 introduzione di monsignor Botero non sono numerate, La citazione &@ copiata call introduzione. dediche © del 59 Vedi infra. © Cfr. il Discorso del signore Andrea Gromis, signore di Cavaglia, circa Veccellenza della Primavera di monsignor Gio. Botero, in premessa a G. Botero, La Primavera, cit, pit non numente. 43 de det paragone della rosa ¢ delle spine con la vita, che al pari del fiore ne in sé il piacere ¢ il dolore. Poco oltre i versi metaforizzano la bellezza quale pianta inabile a fruttificare, cosi come l'uomo di bell'a- spetto spesso manea di senno: -Si come piante alcuni uomini sono ch’altra dote non han che vist ° Figura iterata con una punta di misoginia nei confronti della grazia femminile, assimilata al fiore senza profumo:

Potrebbero piacerti anche