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Art noveau In ogni Paese europeo si sviluppa in

modo diverso per interpretare il desiderio di


novità e anche i nomi cambiano:
• Art Nouveau (arte nuova) in Francia
• Modern Style (stile moderno) in Inghilterra
• Stile floreale o Liberty in Italia

Il movimento Art Nouveau, sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del
Novecento, aspira a un’arte innovatrice e moderna, in linea con il progresso dei
tempi ma capace anche di recuperare i valori ideali e fantastici cancellati
dall’ottimismo positivista

La massificazione della produzione industriale europea negli ultimi decenni del


XIX secolo interessa numerosi settori produttivi:
Gli oggetti sfornati dall' industria manifatturiera perdono però qualsiasi
personalità. In essi non si può più riconoscere la mano dell'uomo che li ha prodotti,
e al loro minor costo. La quantita el a consequente economicità, in altre parole,
hanno sopraffatto la qualità.

Nasce dalla valorizzazione delle arti applicate promossa dall’Arts and Crafts di
William Morris con il preciso obiettivo di dare dignità artistica al prodotto
industriale per il nuovo mercato della media e piccola borghesia
Dare dignità artistica al prodotto industriale significa dunque rispondere a due
importanti esigenze.

• La prima e più urgente è di ordine economico: l'innalzamento dal


livello estetico dei prodotti ha per immediata consequenza l'apertura di un
novo
e vastissimo mercato, quello della media e piccola borghesia.

• La seconda esigenza, poi, è quella di porre le basi per un arte diversa e


moderna, in linea con il Drogresso dei tempi e con le nuove aspettative
dell'uomo, ma al tempo stesso capace di recuperare queiv alori ideali he
l'eccessivo ottimismo positivista aveva di fatto finito per cancellare.

Il precedente delle Arts and Crafts
Nel 1861 l’inglese William Morris aveva fondato la ditta «Morris, Marshall,
Faulkner & Co.» produttrice di elementi di arredamento e decorazione d’interni
Alla base c’era l’idea di poter coniugare il lavoro industriale con il piacere
creativo dell’artigiano
Arts and Crafts Exhibition Society(1888), un’associazione di arti e mestieri
volta a realizzare oggetti di buona qualità e pregio artistico ma disponibili a basso
costo. Elemento comune era il decorativismo, caratterizzato da linea sinuosa

ripetizione di motivi e stilizzazione, ispirazione medievale


Le arti applicate
Per comprendere meglio il significato dell'Art Nouveau bisogna cercare di immer-
gersi nello spirito dell'epoca, pensando che nessun campo ne è stato immune.
Alla fine del secolo ogni campo del vivere quotidiano è investito dalle nuove forme
dell’Art Nouveau derivate dalla natura e reinterpretate in chiave decorativa

Nel settore dell'arredamento e degli accessori per l'edilizia, ad esempio, si


predilige il piacere per le forme morbide e sinuose, fantasiosamente derivate dalla
natura (soprattutto foglie, steli e fiori) e poi stilizzate e reinterpretate in chive
decorativa

Nel campo tessile, grazie alle nuove tecnologie di lavorazione e ai procedimenti di


tessitura e stampa a più colori, si producono stoffe e tessuti decorati con motivi
straordinariamente complessi e delicati, sempre ispirati alla leggerezza delle
forme vegetali, ma assolutamente impensabili da realizzare al telaio con i metodi
della tradizione artigiana

Il rinnovamento dei tessuti, di conseguenza, ha riflessi immediati anche nella


moda. Gli stilisti, infatti, aboliscono le rigidezze dei bustini rinforzati e delle gone
rigonfie proponendo abiti più morbidi e fascianti, che esaltino le sinuosità del
corpo femminile ispirandosi alla gentile armonia di soggetti floreali
Architettura
Quando approda all’architettura, l’Art Nouveau ha già un retroterra culturale di
forme e colori che il pubblico conosce e apprezza negli oggetti di uso quotidiano
L’architettura art nouveau fonde arti maggiori e arti minori ed elimina la
tradizionale distinzione tra esterno e interno: tanto l’architettura quanto i suoi
complementi sono accomunati da uno stesso linguaggio

Pur nelle diverse soluzioni, l’architettura art nouveau si rivela costante ne:

• l’uso di nuovi materiali, sia per le strutture (acciaio, cemento armato) sia per
gli elementi decorativi (ceramica, vetro, ghisa),

• il repertorio di forme tratte dal mondo animale (farfalle, uccelli, pesci) e vegetale
(fiori, frutti, piante)
Klimt
nacque a Baumgarten, in un sobborgo viennese nel 1862 e scelse
volontariamente di non frequentare l’Accademia di Belle arti, ma preferì la Scuola
di arti decorative di Vienna. Quest’ultima, infatti, con i suoi insegnamenti, gli
fornì una concezione di arte con una finalità maggiormente connessa al
concreto, ad un uso immediato, al contrario dell’Accademia, che preparava
principalmente ad uno studio e all’emulazione dell’arte del passato.

Sin dagli anni degli studi, Klimt infatti diede vita ad un nucleo di artisti che si
occupava perlopiù di decorazioni, il che lo porterà poi a divenire uno dei principali
esponenti della Secessione Viennese (fu anche molto attivo nella collaborazione
con Ver Sacrum, la rivista-manifesto ideologico della Secessione), dalla quale poi
si distaccherà per dar vita ad una ‘secessione della secessione

Klimt visitò più volte Ravenna, che lasciò una forte impronta nella sua esperienza
artistica. Ravenna infatti fu la capitale dell’impero bizantino e particolarmente
rappresentativa nell’uso del mosaico e del colore oro.

Klimt assorbì queste due peculiarità, soprattutto l’uso dell’oro che in lui assume
una chiave simbolica: il pittore austriaco visse negli anni in cui (verso la Prima
Guerra Mondiale) l’impero austro-ungarico sembrava essere destinato a una
perenne prosperità (nonostante le gravi problematiche interne) ed egli stesso si
presentava come l’incarnazione dei fasti dell’impero.
Dunque l’oro stava sì a simboleggiare la grandezza, ma si trattava di una
grandezza prossima al declino perché poco dopo la morte di Klimt, l’impero si
sfasciò e la monarchia tramutò in repubblica.

disegno
Nel corso degli studi Klimt acquisì un insegnamento accademico basato
principalmente sullo studio del nudo e dell’ornato. In una prima fase della sua
produzione grafica egli si dedicò a riprodurre l’arte italiana rinascimentale, per
poi passare a concentrarsi su quella che sarà poi una delle fondamenta della sua
arte: l’utilizzo della linea curva e sinuosa.
Klimt aderisce a un tipo di arte che non mira a una mera riproduzione della realtà
ma ad una trasfigurazione, a una rielaborazione.
Nel caso della Secessione Viennese si ha una particolare attenzione per il mondo
naturale attraverso uno studio sulle sue dinamiche. non
L’attenzione di Klimt per il mondo naturale si concentra principalmente sulla
sfera della natura umana, fondamentalmente osservabile nei nudi. Per Klimt il
nudo rappresenta appunto il mezzo attraverso cui è possibile esprimere
maggiormente l’andamento delle linee naturali applicate alla natura umana.

La sensualità femminile è un tema estremamente ricorrente nell’opera di Klimt;


sotto questo punto di vista egli risulta essere un innovatore, perché quello da lui
proposto non è un nudo fine a sé stesso, ma trattato in maniera allusiva, con
sfondo sessuale.
Il motivo di ciò è da ricollegare ad una ragione storico/culturale.
Gli anni in cui opera Klimt sono quelli in cui prendono piede le idee di Freud sulla
psicanalisi. Freud sosteneva che il vero motore della psiche umana fosse l’istinto
di sopravvivenza e dunque l’istinto sessuale. Sul piano conscio questi impulsi
sensuali vengono repressi in qualche modo dalla società, mentre essi hanno libero
sfogo a livello inconscio e danno origine a determinati comportamenti inconsci.
Giuditta
è uno dei dipinti più emblematici di Klimt per quanto riguarda il tema della
sensualità. Il soggetto è un personaggio biblico, tratto dall’omonimo libro; si
tratta di una donna di una cittadina assediata dagli Assiri, che, per aiutare il
proprio paese a liberarsi dai nemici intraprese un’azione eroica. Si recò
splendidamente abbigliata nel campo degli assiri e con la sua bellezza riuscì ad
abbindolare Oloferne, generale dell’esercito, che si innamorò di lei. Un giorno,
mentre Oloferne dormiva, Giuditta riuscì a mozzargli la testa, che riportò avvolta
in un panno nella sua città. I suoi concittadini, approfittando dello scompiglio che
stravolse i nemici per la morte del generale, riuscirono a liberarsi dall’assedio.

La Giuditta dipinta da Klimt è dunque l’emblema della


femme fatale, una donna forte, seducente e
dominatrice: lo si evince dalla profonda espressione
del volto, fatta di labbra e occhi socchiusi. Il volto,
incorniciato da una folta massa di ricci neri, poggia
su un lungo collo impreziosito da un collier in tipico
stile Art Nouveau.
Il corpo, morbidamente delineato ha il seno scoperto, ma appena accennato ed è
in parte coperto da un velo azzurro semitrasparente con decori dorati. La
particolarità di questo dipinto è però il modo in cui viene trattata la profondità:
mentre il corpo di Giuditta ha un volume e regge la testa mozzata di Oloferne, lo
sfondo, verso il quale i contorni sembrano sfumare, è completamente
bidimensionale, con una forte prevalenza dell’oro e con semplici decori tratti dal
mondo naturale.

La prima Giuditta, dai toni più moderati, fu poi seguita da un’altra


rappresentazione dello stesso soggetto, Giuditta-Salomè, che presenta un
erotismo decisamente più spregiudicato e fosco.

Più tardi Giuditta muta in Salomè, simbolo di un erotismo spregiudicato e


incarnazione della passione che sconfina nella morte: il corpo è snodato e
costretto nella lunga cornice
Giuditta II (Salomè), 1909
Danae
In questo dipinto Klimt riprende un soggetto tradizionale, Danae, dove però qui
sembra rappresentato in una spirale, dove il corpo della donna sembra adattarsi
ai confini stessi della tela, in questo caso leggermente rettangolare anziché
quadrata. Danae, immersa nel sonno o nella voluttà, è rappresentata nuda, con le
cosce ripiegate verso il petto. Le cosce, sproporzionate rispetto al corpo, sono
in realtà segno di grande sensualità, insieme alle labbra carnose e i capelli ramati.
Sulla destra il tronco è sfiorato da un velo violaceo con decori circolari, mentre
sulla destra una pioggia dorata, metamorfosi di Zeus, scivola sulla donna come
portatore di una nuova vita.
Il bacio
Gustav Klimt celebra qui il tema amoroso: lo fa in maniera delicata, esaltando un
momento di intimità comune a ogni essere umano. La coppia è collocata in uno
spazio irreale, congegnato per evidenziare il momento dell’estasi amorosa. Unico
ancoraggio visivo, è il prato fiorito, sul quale la donna sembra essere
inginocchiata. Lo sfondo è realizzato con una tecnica utilizzata anche in altre
opere, dando origine ad un cielo punteggiato di pagliuzze dorate. L’effetto che si
ottiene infatti, è quello di un annullamento della profondità spaziale, favorendo il
senso bidimensionale dell’opera.

L’oro è il colore predominante: in


questo senso, il pensiero di Klimt
va all’arte bizantina, splendida ed
esangue, che l’artista aveva
conosciuto nel corso del suo
viaggio in Italia qualche anno prima.
Le due figure sono differenziate
attraverso la cromia e
l’ornamentazione: rettangoli neri,
bianchi e argentati appaiono nella
veste dell’uomo, mentre in quella
della donna a spiccare sono i a motivi ondulati, i cerchi e i bouquet di fiori
stilizzati. Si tratta ovviamente di un richiamo alla sessualità, ove i rettangoli
eretti riflettono quella maschile, mentre i cerchi quella femminile. Le vesti dei due
amanti, straordinariamente decorate, sembrano essere un ricordo di quelle dei
personaggi dei mosaici bizantini che Klimt aveva osservato a Ravenna.

mani contribuiscono a costruire un’atmosfera di beatitudine dell’opera, che viene


spogliata da connotazioni erotiche a favore invece di un senso di felicità e
tenerezza dettato da un trattamento elegante e mai volgare.

Artista colto, raffinato e sensibile, sempre legato ad una forma decorativa piena
d’implicazioni simboliche, Gusrtav Klimt tuttavia abbandona gradatamente il
fondo oro. Il bacio è infatti, una delle ultime opere in cui tale trattamento è
enfatizzato in maniera così forte. Successivamente l’artista tenderà ad un
modus operandi sempre più drammatico e privo di ornamentazioni, perfettamente
in linea del resto con lo stile espressionista sviluppatosi in quegli anni.
Fin dai primi del ‘900 e specie dopo il viaggio a Ravenna del 1903, Klimt usa
l’oro in foglia, con cui sembra suggellare in un sepolcro prezioso la fine di
un’epoca

.Il primo Ritratto di Adele Bloch-Bauer del 1907 appartiene al «periodo


d’oro» (1905-1909)

Il pulviscolo dorato dello sfondo dà la sensazione di un mosaico splendente


Come nella stampa di Hiroshige l’abito si apre a campana

Il pulviscolo dorato dello sfondo dà la sensazione di un mosaico splendente


Il formato quasi quadrato della tela contribuisce alla qualità ornamentale del
ritratto.
La figura si smaterializza in un insieme in cui l’abito appare fuso con la
tappezzeria della poltrona.
Il decoro geometrico e bidimensionale presenta anche un motivo a occhi derivato
dall’arte egizia
I fauves
Nel 1905 a Parigi un gruppo di dipinti dai colori videnti scandalizzò il giornalista
Louis Vauxelles che di fronte ad una scultura tradizionalista esclamò “Donatello
tra le belve” (belve = fauves) . Fauves diventa il nome del gruppo di artisti di cui
Matisse è uno dei principali esponenti, accomunati dal colore forte e acceso per
esprimere sensazioni istintive e immediate di fronte al soggetto.
Il gruppo dei Fauves si riconosceva in alcune comuni convinzioni :
il dipinto deve dare spazio essenzialmente al colore; non secondo l’impressione
bisogna dipingere, ma in relazione al proprio sentire interiore : si deve, cioè,
esprimere se stessi e rappresentare le cose dopo averle fatte proprie; la pittura
deve essere istintiva e immediata = prima vera rottura con l’Impressionismo.
Termine usato in modo dispregiativo dai giornalisti e poi, come per gli
impressionisti, fatto proprio con orgoglio dagli stessi artisti. Il dipinto deve dare
spazio solo al colore, non bisogna dipingere secondo l’impressione, ma in base al
nostro sentire dopo aver fatto propri i soggetti.
Henri Matisse
La vita di Matisse si svolse per tutto il suo corso nella serenità dell’ambiente
familiare, in una casa dal gusto borghese e senza che l’artista desse mostra di
condurre un’esistenza ribelle. Morì a Cimiez, vicino Nizza il 3 novembre 1954.
Inizia a dipingere perché fermo a letto per una malattia, poi compreso che era la
sua vocazione studia presso accademie e atelier. La sua vita è segnata dalla
tragedia delle due guerre mondiali e dell’arresto nel 1944 della moglie e della
figlia.
La donna dal cappello rosso
L’insieme dei colori sembrava “una pentola rovesciata in faccia al pubblico”,così
come sostenne un critico recatosi all’esposizione. la donna girata di ¾ si volge
verso l’osservatore,con il suo abbigliamento borghese e il cappello monumentale.
La violenza dei colori è il modo con cui Matisse afferma la sua personalità e
sono deposti sulla tela puri e in unione con altri:giallo e violetto accostati, così
come il rosso al verde,il blu all’arancio .Matisse non cerca la somiglianza
cromatica con il soggetto,ma ogni colore ha la funzione di modellare le masse e
creare le ombre ad esempio nel viso,sono verdi sul collo invece sono arancio.
Con il tempo Matisse si indirizza verso la semplificazione delle
forme,l’essenzialità cromatica el’uso di tinte contrastanti.
La gitana

Esprime la stessa violenza di colori della Donna con cappello. La gitana con il
busto nudo e lo sguardo ammiccante occupa quasi l'intera tela e si orienta lungo
la diagonale (dall'angolo superiore sinistro a quello inferiore destro). I colori (dal
verde al giallo al viola all'indaco al blu notte) che nell'insieme danno rilievo al
personaggio, sono molto vivaci e decisi. Le
violente chiazze di colori si sovrappongono le
une alle altre con pennellate nervose.

Mentre nella metà superiore del dipinto vincono


i colori freddi
nella metà inferiore vincono quelli caldi,
controbilanciandosi con equilibrio. Usando questi
colori forti e densi, l'espressività del soggetto
aumenta a dismisura, preannunciando l'Espressionismotedesco, anche se in
contrasto con le drammatiche condizioni umane del periodo.
La stanza rossa

Non vi è più il colore steso violentemente a linee quasi a graffiare la tela, ma


adesso viene steso uniformemente in una grande superficie colorandola di un
colore pieno e suggerendo una bidimensionalità decorativa. Le tinte dominante
sono rosso, blue giallo. La prospettiva è del tutto approssimativa e non
sottomette ogni elemento della composizione. La prospettiva è leggermente data
dalla leggera linea nera al bordo del tavolo e dalla piega della tovaglia appena
accennata sulla sinistra, owviamente dalla sedia e dallo spessore del muro in cui
è ritagliata la finestra. Ma la prospettiva è anche annullata dall'uso dello stesso
posso con lo stesso motivo floreale in blue azzurro sia per la tovaglia sia per il
rivestimento murario. L'aspetto bidimensionale è confermato anche dal
paesaggio fuori la finestra, in cui gli alberi fioriti sembrano incollarsi sullo stesso
livello del prato verde e del cielo azzurro.
La danza
Il quadro trasmette una suggestione immediata. Il senso della danza, che unisce
in girotondo cinque persone, è qui sintetizzato con pochi tratti e con appena tre
colori. Ne risulta un immagine quasi simbolica che può essere suscettibile di più
letture ed interpretazioni.
La loro danza può essere vista come allegoria della vita umana, fatta di un
movimento continuo in cui la tensione è sempre all’unione con gli altri. E tutto ciò
avviene sul confine del mondo, in quello spazio precario tra l’essere e il non
essere.

Il vortice circolare in cui sono trascinati ha sia i caratteri gioiosi della vita in
movimento, sia il senso angoscioso della necessità di dovere per forza danzare
senza sosta.

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