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LA TEMPERATURA

L’attuale concetto di temperatura si è affermato lentamente, e la definitiva distinzione tra temperatura e


concetto arrivò nell’Ottocento, con la nascita del concetto di energia . Importante a proposito fu
l’invenzione del termomentro, e di conseguenza l’elaborazione di diverse scale termometriche.
La temperatura è la grandezza fisica che utilizziamo per quantificare il caldo e il freddo, espressa
in gradi centigradi o gradi Kelvin. Lo strumento di misura è il termometro, tarato a una scala di
temperatura, che sfrutta il cambiamento di volume dei liquidi al variare della temperatura. Tarare un
termoscopio, il cui primo fu costruito da Galilei con lo scopo di misurare qualitativamente gli stati termici,
in modo che diventi un termometro (che misura quantitativamente), significa associare ai diversi livelli
raggiunti dal liquido lungo il tubicino, i corrispondenti valori di temperatura. La creazione di una scala
graduata prevede la scelta di due punti fissi, che corrispondono a determinati stati termici, e la
suddivisione dell’intervallo tra loro in un certo numero di parti uguali. La scala di temperatura più comune
è chiamata scala centigrada o scala Celsius, da Anders Celsius, il cui grado è uguale alla centesima
parte della differenza tra la temperatura del ghiaccio fondente alla pressione di 1 atm (per convenzione 0
°C) a quella del vapore dell’acqua bollente (100 °C) alla stessa pressione. (bisogna specificare la
pressione perchè le temperature dipendono da essa). In questa scala possono esserci sia temperature
positive che negative. La definizione operativa di temperatura, che considera cioè lo strumento, è: la
temperatura è la grandezza che si misura con un termometro.
Nella scala Fahrenheit si usano gli stessi punti fissi, ma alla temperatura di fusione del ghiaccio si
attribuisce il valore di 32 °F, mentre alla temperatura dei vapori di acqua bollente quello di 212 °F. Questa
scala si usa nei paesi anglosassoni e ha valori sia positivi che negativi.
Nel S.I. l’unità di misura per la temperatura è il Kelvin, indicato con il simbolo K. Il Kelvin, chimato
così in onore a William Thomson, ossia Lord Kelvin, è definito e usato in una scala di temperatura
chiamata scala Kelvin o scala assoluta, diversa dalla Celsius. La variazione di 1 K è uguale a quella di 1
°C, ma alla temperatura del ghiaccio fondente si assegna il valore di 273,15 K (e la temperatura assoluta
del vapore d’acqua bollente vale 373 K). Gli esperimenti mostrano che non è possibile freddare un corpo
a 0 K, valore dunque definito zero assoluto. Le temperature in K si ottengono aggiungendo 272 a quelle
in °C.
T = (t + 273,15) K viceversa t = (T - 273,15) °C

Se due corpi sono messi a contatto, alcune loro proprietà misurabili possono cambiare, fino a
raggiungere uno stato di equilibrio. (es: liquido del termometro). Quando le proprietà misurabili cessano
di cambiare, si dice che i due corpi sono in equilibrio termico tra loro. Per conforntare le temperature di
corpi diversi, è fondamentale il concetto di equilibrio termico, e a questo proposito si fa l’assunzione che
due corpi hanno la stessa temperatura quando sono in equilibrio termico tra loro, e viceversa, sono in
equilibrio termico quando hanno la stessa temperatura. L’equilibrio termico gode di una proprietà
generale, nota come principio zero della termodinamica: se ciascuno di due corpi, A e B, è in equilibrio
con un terzo corpo T, allora A e B sono in equilibrio termico tra di loro. (utile per capire che per stabilire
se due corpi sono in equilibrio termico si può usare un termometro). Per misurare la temperatura di un
oggetto è necessario attendere che tra il termometro e l’oggetto si stabilisca l’equilibrio termico. Un
termometro, infatti, misura sempre la propria temperatura, che in equilibrio, è uguale a quella
dell’oggetto.

I solidi hanno la capacità di dilatarsi in ogni direzione. Considerando l’aumento di volume di un corpo,
che passa dal valore iniziale V1, al valore finale V in seguito a una variazione di temperatura Δt. Vale la
legge della dilatazione volumica:
V = V1 (1 + aΔt)
La costante a è chiamata coefficiente di dilatazione volumica del corpo (ma non è rigorosamente
costante). Se si considera un gas estremamente rarefatto ad una temperatura molto maggiore di quella
di liquefazione, allora a tende ad essere lo stesso per tutti i gas e tende ad assumere il valore costante di
1/273,15 °C(alla -1).

Lo stato di un gas è descritto dalle quattro grandezze di massa, volume, temperatura e pressione. Per
questo per studiare un gas è necessario racchiuderlo in un contenitore. Se non si vuole modificare la
massa, vi sono due modi di intervenire sullo stato del gas: variare la pressione o variare la temperatura.
Ognuno di questi interventi provoca una trasformazione del gas, che passa con continuità attraverso un
insieme di stati diversi dal suo stato iniziale, raggiungendo lo stato finale.
Le principali trasformazioni sono:
- isobara: a pressione costante, prima legge di Gay-Lussac V=V0/273,15 x T
- isocora: a volume costante, seconda legge di Gay-Lussac P=P0/273,15 x T
- isoterma: a temperatura costante, legge di Boyle-Mariotte pV=piVi
Dalla prima legge di Gay-Lussac , poichè la pressione non cambia e il rapporto V0/T0 è costante, indica
che il volume occupato da un gas mantenuto a pressione costante è direttamente proporzionale alla sua
temperatura assoluta.
Dalla seconda legge di Gay-Lussac si può invece dire che a volume costante, la pressione di un gas è
direttamente proporzionale alla sua temperatura assoluta.

Per mantenere costante la temperatura del gas durante la trasformazione, è sufficiente immergere il
contenitore in una grande massa d’acqua, che funziona da termostato. Gli esperimenti proseguono
misurando il volume iniziale e il valore p. Poi si va a diminuire il volume del gas, la cui pressione
aumenta in modo indirettamente proporzionale. Si nota che quando un gas viene compresso tende a
riscaldarsi, per cui durante i vari passaggi bisogna attendere che si ristabilisca l’equilibrio termico. In
queste condizioni il comportamento del gas è descritto dalla legge sperimentale di Boyle. La legge di
Boyle stabilisce che, a temperatura costante, il prodotto del volume occupato da un gas per la sua
pressione rimane costante.

Queste tre leggi descrivono le proprietà di un gas solo se la pressione del gas è sufficientemente bassa
e la temperatura del gas è molto maggiore della temperatura di liquefazione. Un gas ideale che
obbedisce esattamente alle due leggi di Gay-Lussac e alla legge di Boyle si chiama gas perfetto. Queste
tre leggi possono inoltre essere sintetizzate in un’unica relazione , chiamata equazione di stato del gas
perfetto. Essa stabilisce un legame tra le tre grandezze ed è espressa dalla formula:
pV=p0V0:T0 x T
Il prodotto della pressione di un gas perfetto per il volume che esso occupa è direttamente proporzionale
alla sua temperatura assoluta. (dati due valori delle grandezza, la terza ha un valore fissato perchè le tre
grandezze non sono indipendenti tra di loro).

Il concetto di mole permette di scrivere l’equazione di stato del gas perfetto in una forma più utile ai
calcoli. Gli esperimenti del fisico torinese Amedeo Avogadro mostrano che a pressione e temperature
fissate, il volume occupato da un gas è direttamente proporzionale al numero di particelle che lo
compongono, cioè al numero n di moli del gas. Il fattore costante p0V0:T0 è direttamente proporzionale
a V0, che è direttamente proporzionale al numero di moli. Si ottiene dunque:
pV=nRT, dove R= 8,3145 J/mol x K
Essa stabilisce che, una volta di fissato il numero di moli di gas, il prodotto della pressione e del volume
è direttamente proporzionale alla temperatura assoluta del gas.
IL CALORE
Solo nella seconda metà del Settecento, l’invenzione del calorimetro da parte di Lavoisier contribuisce a
distaccare il concetto di calore dalla semplice percezione soggettiva di caldo-freddo. L’attività
sperimentale si basò su due idee antagoniste:
- prima interpretazione: il calore è una sostanza che si trasferisce dai corpi a temperatura maggiore a
quelli a temperatura inferiore. Il calore è una sostanza. Corpi a temperatura uguale hanno
immagazzinato la stessa quantità di calore, che viene chiamato “calorico”.
- seconda interpretazione: il calore non è una sostanza, ma una grandezza fisica collegata al
movimento delle particelle che costituiscono i corpi. La materia ha una struttura atomica, composta
di particelle indivisibili.
Negli anni 40 dell’800 James Prescott Joule eseguì una serie di esperimenti per verificare l’esistenza di
una relazione tra la quantità di calore prodotta in un fenomeno termico e il lavoro compiuto su un sistema
fisico dall’altro. I suoi esperimenti permisero di annunciare, nel 1847, il principio di conservazione
dell’energia totale. Nel sistema da lui elaborato all’inizio è presente energia potenziale gravitazionale che
è diversa dall’energia cinetica, perchè a causa dell’attrito l’energia meccanica non si conserva. Il
rapporto tra lavoro compiuto e quantità di calore era costante, e dunque il calore può essere misurato
con la stessa unità di misura della temperatura. In conclusione il calore non è una sostanza, ma una
forma di energia, chiamata energia termica.
Il lavoro compiuto su un corpo da una forza di attrito riscalda il corpo e tutto ciò che è a contatto
con esso. Si ha poi un passaggio di calore quando avviene un passaggio spontaneo di energia da un
corpo più caldo a uno più freddo. Poiché il calore, come il lavoro, si misura con la trasmissione di
energia, la sua unità è il joule.

La quantità di calore scambiato si misura ancora in calorie, anche se non è un’unità di misura del S.I.
Una caloria è la quantità di calore che deve essere assorbito da 1 gr di acqua distillata per innalzare la
temperatura di 1 °C, da 14,5 a 15,5 °C, alla pressione atmosferica normale. (1 Kcal= 1 Kg)
Sostanze diverse, a parità di massa e di variazione di temperatura, assorbono o cedono quantità di
calore differenti.
Q= m c Δt
Q= quantità di calore, Δt= variazione di temperatura, m= massa del corpo.
mc= C C=capacità termica
La capacità termica di un corpo è numericamente uguale alla quantità di energia necessaria per
aumentare di 1K la sua temperatura. Si misura in Kcal x °C.
La lettera c invece indica il calore specifico. Il calore specifico di una sostanza è numericamente uguale
alla quantità di energia necessaria per aumentare di 1K la temperatura di 1 Kg di quella sostanza. Si
misura in Kcal x °C x Kg.

W/Q = J = 4.186 J/ Kcal


La quantità di calore che si manifesta in un processo fisico da uno stato iniziale A ad uno finale B,
dipende dal tipo di processo considerato. Il calore non è una proprietà fisica che caratterizza lo stato di
un sistema, ma dipende dal modo in cui si passa da A a B.
Si dice che il calore è una forma di energia in transito, come il lavoro (trasferiscono energia da un
sistema a un altro).
I risultati ottenuti da Joule permisero, specie a Clausius, di dare un’interpretazione microscopica della
temperatura di un sistema fisico.

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