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Introduzione Cosa significa filosofia teoretica?

Derivazione dal greco theoro (guardare, osservare; contemplare con gli occhi della mente) e theora (osservazione; della mente: considerazione, contemplazione, speculazione). Teoretico = 1) ci che puramente conoscitivo-speculativo e si oppone a pratico (es. scienze teoretiche); 2) ci che non riducibile allesperienza e si oppone a empirico (es. concetti teoretici). Problema della conoscenza: rapporto soggetto-oggetto, ragione ed esperienza, sensibilit-intelletto, fatti-leggi, ecc.. Nella storia della filosofia, variano le teorie della conoscenza, anche a seconda di come vengono intesi tali rapporti. Razionalismo: termine con cui si soliti qualificare tutte quelle filosofie che considerano la realt governata da un principio intelligibile (il vero, il bene, lidea, larmonia, o anche la semplice necessit causale); questo principio sarebbe altres accessibile al pensiero e omogeneo con levidenza razionale, o si identificherebbe infine con il pensiero stesso. In unaccezione pi ristretta, il termine si applica a una corrente di pensiero sviluppatasi nel Seicento in Europa, spesso in polemica con la contemporanea corrente dellempirismo. Questi due indirizzi si fusero poi in vario modo nellilluminismo, culminando infine nel criticismo kantiano. Fondatore del r. moderno si suole considerare Cartesio, che nel Discorso sul metodo (1637) si propone di ricostruire lintero sapere sulla sola ragione, escludendo linfluenza dogmatica di ogni principio dautorit religioso, morale o storico. Idea di evidenza razionale (Cogito, ergo sum); catene di ragioni chiare e distinte; ordine razionale al di l dellapparente disordine del mondo fenomenico. Empirismo: termine derivante dal greco empeira, che significa esperienza. Cardini principali di ogni atteggiamento empiristico: criterio che fa dellesperienza il luogo delloriginaria e genuina evidenza; principio metodico che assume come base di ogni sapere i dati sensoriali, sicch si deve procedere dalla sensazione al concetto e non viceversa. Soprattutto questultima tesi stata oggetto di discussione. Locke, rifacendosi ad Aristotele: Niente nellintelletto che non sia stato prima nei sensi; ma il razionalista Leibniz corregge questa formula aggiungendo: salvo per lintelletto stesso, in quanto capacit di conoscenza a priori. Secondo Leibniz, basta lesempio delle matematiche per confutare lempirismo: se ogni conoscenza derivasse dai sensi, non sarebbe possibile dimostrare neppure un solo teorema matematico (e, pi in generale, nella conoscenza scientifica non si potrebbe mai arrivare ad alcuna necessit e universalit). Positivismo: indirizzo filosofico che sorse in Francia nella prima met dellOttocento, e nella seconda met del secolo si svilupp in tutti i paesi europei, a cominciare dallInghilterra. Limportanza del positivismo data dal fatto che ha contribuito in maniera determinante a definire lepistemologia (cio i metodi, i principi, gli obiettivi) delle scienze, sia delle scienze naturali che delle scienze umane o sociali. Del resto, proprio durante il positivismo acquistano uno statuto autonomo la psicologia scientifica e la sociologia (che prima, invece, erano semplici branche della filosofia), mentre anche tutte le altre discipline (dalla critica letteraria alla pedagogia) cercano di darsi uno statuto pi rigoroso. Ecco perch considereremo adesso alcuni tra i maggiori esponenti del positivismo, e alcune tra le teorie pi significative che essi hanno prodotto.

1. Comte: filosofia naturale e scienza sociale I miei lavori scrive Comte allamico Valat in una lettera del 28 settembre 1819 sono e saranno di due ordini, scientifici e politici1. In questa affermazione di Comte ventunenne troviamo sintetizzati i due nuclei programmatici che guideranno il fondatore del positivismo lungo tutto larco della sua opera, dagli Opuscoli giovanili (1819-28) alla filosofia naturale del Corso di filosofia positiva (1830-42; abbreviato qui con Cours), per giungere infine alla riflessione eticopolitica del Sistema di politica positiva (1851-54; abbreviato qui con Systme)2. In essa, peraltro, si annida gi quello che stato definito il problema classico legato alla storia della sua filosofia3: esistono o no due Comte, luno scientifico (esemplato dal Cours), laltro religioso (esemplato dal Systme)? E, in caso affermativo, quale rapporto stabilire tra il primo e il secondo Comte? Tale questione esplode gi allinizio degli anni Sessanta, dunque a pochi anni dalla morte di Comte (avvenuta nel 1857), ma si potrebbe retrodatarla al 1852, quando la comparsa del primo volume del Systme aveva ormai provocato una rottura in seno al movimento positivista, i cui adepti si erano scissi in ortodossi e dissidenti4. Anzi, fu proprio Comte (che aveva apposto come epigrafe al Systme il celebre motto di Vigny: Che cos una grande vita? Un progetto della giovinezza portato a esecuzione nellet matura), profondamente amareggiato per labbandono dei discepoli pi brillanti, a riaffermare per primo lunit strutturale della sua dottrina, ripubblicando in fondo al quarto volume del Systme tutti gli Opuscules di filosofia sociale scritti tra il 1819 e il 1826, preceduti da una introduzione volta a mettere in luce la perfetta armonia tra gli sforzi della giovinezza e i lavori eseguiti nella maturit5. Da parte sua, non negava che fossero distinguibili nel suo itinerario intellettuale due carriere successive, di cui sosteneva del resto la pari necessit: solo dopo essere stato un filosofo-scienziato come Aristotele poteva diventare un profeta religioso come San Paolo, ovvero, prima di costruire la vera religione, aveva dovuto trarre dalla scienza reale le basi necessarie di una sana filosofia 6. In tal modo si motivava anche, a suo parere, la diversa intonazione che caratterizzava le sue due opere fondamentali, con il prevalere dellintelletto nel Cours, del sentimento nel Systme7. Va detto che, almeno a partire dagli interventi decisivi di Lvy-Bruhl e di Gouhier8, la critica ha dato ragione, essenzialmente, a Comte: oggi, la maggioranza degli studiosi propende per la tesi di una continuit almeno sostanziale tra il positivismo del Cours e quello del Systme, scorgendo nel
1. Lettres dA. Comte M. Valat (1815-1844), Paris 1870, p. 99. La problematica relativa allopera di Comte assai complessa, e la bibliografia ad essa consacrata molto estesa (per questultima si veda S. Poggi, Introduzione al positivismo, Roma-Bari 1987). Ricordando che ci limiteremo a sintetizzarne solo alcuni motivi, rinviamo per un inquadramento pi generale agli studi specificatamente dedicati a Comte, tra cui segnaliamo: L. Lvy-Bruhl, La philosophie dAuguste Comte, Paris 1900; E. Seillire, Auguste Comte, Paris 1924; J. Delvolv, Rflexions sur la pense comtienne, Paris 1932; P. Ducass, Essai sur les origines intuitives du positivisme, Paris 1939; P. Arbousse-Bastide, Auguste Comte, Paris 1968; P. Arnaud, La pense dAuguste Comte, Paris 1969; A. Negri, Augusto Comte e lumanesimo positivistico, Roma 1971. 2. Per quanto concerne queste opere, faremo riferimento alle seguenti edizioni: A. Comte, Ecrits de Jeunesse, 18161828, a cura di P. E. de Berredo Carneiro e P. Arnaud, Paris-La Haye 1970, 3 voll.; A. Comte, Cours de philosophie positive, Paris 18935, 6 voll. (dora in poi Cours); A. Comte, Systme de politique positive, Paris 19295, 4 voll. (dora in poi SPP). 3. H. Gouhier, La jeunesse dAuguste Comte et la formation du positivisme, Paris 1933-1964-1967, 3 voll., qui t. I, p. 19. 4. Le complesse vicende determinate da tale rottura, le posizioni assunte dai due schieramenti ed i loro successivi sviluppi, sono oggetto di accurata analisi in W.M. Simon, pp. 13-80. 5. SPP, IV, p. 1 dellAppendice gnral. 6. SPP, II, p. XX. 7. SPP, I, p. 4. 8. Cfr. L. Lvy-Bruhl, Introduction, in op. cit., e H. Gouhier, Introduction alle Oeuvres choisies dAuguste Comte, Paris 1943.

secondo la logica conclusione delle premesse gi avanzate nel primo9. Senza voler riaprire, sul piano critico, una vexata (quanto ormai antiquata) quaestio, ci sembra tuttavia importante chiederci in che misura il problema dei due Comte, con le opposte soluzioni che se ne diedero, ag sulla complessiva ricezione del pensiero comtiano, per comprendere sia limpronta particolare che esso confer al dibattito interno alla scuola (un dibattito in cui furono coinvolti anche i positivisti inglesi, S. Mill innanzitutto), sia quale immagine di positivismo doveva finire col prevalere nel contesto filosofico del ventennio 1860-1880. Il punto di partenza di Comte, ricordavamo, era stato duplice: da un lato gli studi scientifici, dallaltro quelli filosofico-politici. Nella Francia post-rivoluzionaria e post-napoleonica, divisa tra fermenti innovatori e ansie di restaurazione, erano molti coloro che si proponevano di riformare la societ: tra questi, spicca senzaltro Saint-Simon, con cui nel 1817 il giovane Comte inizia unintensa collaborazione, destinata a durare fino al 182410. Come ha osservato Lvy-Bruhl, si deve proprio a questincontro il compiersi della sintesi tra i due ordini di lavori annunciati nella lettera a Valat; tuttavia, loriginalit di Comte quale emerge gi nellopuscolo del 1822, il Plan des travaux scientifiques ncessaires pour rorganiser la socit consiste nel fissare un rapporto di causa-effetto tra anarchia spirituale e anarchia sociale, per cui la riorganizzazione delle idee fondata sul progresso scientifico diventa la condizione preliminare per la stessa riorganizzazione economico-politica: la teoria, per Comte, viene prima della prassi, la fisica sociale prima della politica scientifica e della sua concreta attivit riformatrice, anche se questultima appare sin dallinizio della riflessione comtiana il vero obiettivo finale della filosofia positiva. Ecco perch la famosa legge dei tre stadi acquista un duplice significato, servendo ad illustrare sia lo sviluppo storico della civilt e delle sue istituzioni, che lo sviluppo generale dellintelligenza umana, in tutta la gamma delle sue articolazioni. Sotto il secondo profilo, questo quadro evolutivo risulta caratterizzato dalla successione di tre diversi modelli di spiegazione della realt: uno stadio teologico o fittizio, equivalente all'infanzia della ragione, in cui prevale la ricerca delle cause intime dei fenomeni, ricondotti all'intervento di agenti sovrannaturali; uno stadio metafisico o astratto (che in fondo non altro se non una semplice modificazione del primo e serve solo come transizione al terzo), in cui gli agenti sovrannaturali vengono sostituiti da entit concettuali altrettanto prive di verifica sperimentale; uno stadio positivo o scientifico (che rappresenta per Comte la fase ormai prossima nonch conclusiva dell'intera evoluzione intellettuale), in cui lo spirito umano, rinunciando a indagare le essenze dei fenomeni, abbandona la pretesa di pervenire ad un sapere assoluto, nella consapevolezza che ci si deve attenere ai fatti per ricercarne soltanto i rapporti costanti o leggi. Scrive Comte a proposito di questultimo stadio:
Lo spirito umano, riconoscendo limpossibilit di ottenere delle nozioni assolute, rinuncia a cercare lorigine e la destinazione delluniverso e a conoscere le cause intime dei fenomeni per impegnarsi unicamente a scoprire, mediante limpiego ben combinato del ragionamento e dellosservazione, le loro leggi effettive, vale a dire le loro relazioni invariabili di successione e di somiglianza. La spiegazione dei fatti, ridotta allora ai suoi termini reali, ormai non altro se non il collegamento stabilito tra i diversi fenomeni particolari e alcuni fatti generali, di cui i progressi della scienza tendono sempre pi a diminuire il numero (Cours, I, pp. 9-10).

Lo stadio positivo comporta, in primo luogo, il mutare di una domanda: il come prende il posto del perch, nella rinuncia ad indagare le cause o essenze dei fenomeni, e nella consapevolezza che
Si vedano ad esempio (oltre alle persuasive connessioni evidenziate da A. Negri), L. Kolakowski, La filosofia del positivismo, trad. it. di N. Paoli, Roma-Bari 1974, pp. 47-8, e D.G. Chaltron, Positivist Thought in France during the Second Empire (1852-1870), Oxford 1959, pp. 26-28 sgg., il quale per aderisce alla tesi della continuit solo per dimostrare che Comte non fu mai un vero positivista. 10. Sui rapporti intercorsi tra i due filosofi rinviamo a H. Gouhier, La jeunesse dAuguste Comte, cit.; cfr. inoltre Pietro Rossi, Positivismo e societ industriale, Torino 1975.
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ci si deve attenere ai fatti per ricercarne solo i rapporti costanti o leggi; si abbandona cos la pretesa di poter pervenire ad un sapere assoluto, mentre si spostano continuamente i limiti della conoscenza proprio ammettendone la relativit. In secondo luogo, lo stadio positivo riconosce che il sapere va fondato sullesperienza, nel senso che ogni conoscenza, per essere veramente tale, deve scaturire dalluso combinato del ragionamento e dellosservazione; dunque, niente fatti senza teorie e, viceversa, niente teorie senza fatti: lempirismo, di per s, sterile, perch non riesce a sollevarsi dalla semplice collezione dei fatti al piano razionale delle leggi; ma il razionalismo, da solo, impotente, perch incapace di sottomettere le sue previsioni a una verifica sperimentale. In terzo luogo, lo stadio positivo segna la fine dellinfanzia delluomo e della sua velleitaria onnipotenza, data dalla chimerica presunzione di costituire il centro e il fine del sistema naturale: come aveva gi compreso Bacone, per accrescere concretamente il dominio delluomo sul mondo bisogna subordinare le immagini del soggetto alla realt della natura. Il metodo positivo (a differenza di quello teologico e metafisico) oggettivo poich, anzich spiegare luniverso attraverso luomo, spiega luomo attraverso luniverso, sostituendo anche in sede politica il governo necessario delle cose al governo arbitrario degli uomini. Insomma, come Comte preciser in un altro contesto, la parola positivo designa il reale opposto al chimerico, lutile opposto al vano, la certezza opposta allindecisione, il preciso opposto al vago, il relativo opposto allassoluto11. Lo stadio positivo si distingue da quelli precedenti per l'imporsi di una nuova attitudine mentale che, riflettendosi sul metodo impiegato per conoscere e sulla scelta stessa degli oggetti da indagare, condiziona a un tempo ogni singola branca del sapere e il suo assetto globale, la sua sistematizzazione filosofica12. Tuttavia, data la maggiore o minore complessit dei fenomeni studiati, i diversi settori della conoscenza non sono passati uniformemente da uno stadio all'altro, n sono giunti simultaneamente allo stadio positivo. Ecco perch la grande legge evolutiva dell'intelligenza umana non pu essere adeguatamente estesa, se non viene combinata con la formula enciclopedica 13: solo l'ordine, seguito dalle scienze nella loro progressione, ne consente una reale verifica sul piano tanto storico quanto epistemologico. Frutto del cammino naturale dello spirito umano, la filosofia positiva corrisponde alla tappa attuale del suo sviluppo: dopo aver controllato i fenomeni astronomici, fisici, chimici e biologici, la scienza sta conquistando anche i fenomeni intellettuali, morali e sociali; quando questo processo sar compiuto, la filosofia positiva assumer una veste definitiva, perch la sua riflessione si eserciter da un capo all'altro del sistema enciclopedico, scorgendovi finalmente un'unit metodologica e un'omogeneit teorica. Ora, quale sar il contributo pi originale di questa riflessione, al di l della funzione di coordinamento del sapere scientifico? Comte risponde a tale domanda mentre espone i principali vantaggi derivanti dall'imporsi della filosofia positiva come spiegazione generale dell'uomo e del mondo; tra essi, spicca la possibilit di mettere in luce le leggi logiche dello spirito umano, cio le leggi di funzionamento del nostro intelletto. Applicando all'ambito spirituale la distinzione, formulata da de Blainville in relazione agli studi biologici, tra un approccio statico-anatomico e un approccio dinamico-fisiologico14, Comte afferma che, sotto l'aspetto statico, l'indagine delle funzioni intellettuali rientra nel territorio della biologia, risolvendosi nella determinazione delle condizioni organiche (cio cerebrali) del pensiero. Sotto l'aspetto dinamico, invece, essa consiste nell'enucleare le operazioni effettive del pensiero, tramite l'esame dei procedimenti razionali utilizzati con successo per ottenere conoscenze esatte; abbiamo a che fare, dunque, con un problema filosofico, cui si prospetta per una soluzione diversa da quella della filosofia tradizionale. Finora, quest'ultima ha adottato la strategia dell'introspezione psicologica, basata sull'erroneo presupposto che lo spirito possa contemplare direttamente se stesso e ottenere, mediante l'analisi interiore, una conoscenza oggettiva dei processi mentali; in realt una
Cfr. A. Comte, Discours sur lesprit positif, Cours, I, pp. 4, 11-12. P. Macherey ha evidenziato l'affinit di questa posizione a quella kantiana (Comte. La philosophie et les sciences, Paris, Puf, 1989, p. 32). Su questo, cfr. anche Renouvier. 13 Cours, I, p. 83. 14 Cours, I, p. 27.
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conoscenza del genere si ottiene soltanto adottando un punto di vista esterno, ovvero spostandosi sul piano degli effetti, dei fatti15. E i veri fatti, in questo caso, non sono i pretesi fatti della coscienza, ma le diverse teorie scientifiche, le metodologie che ne hanno assicurato la riuscita. Riflettendo su di esse e inquadrandole in una dimensione storica, la filosofia positiva pu osservare il funzionamento reale dello spirito: la storia delle scienze diventa una sorta di biografia della ragione16, il cui valore epistemologico assicurato dal rapporto inscindibile che lega lo studio dei metodi e quello delle teorie, dei campi di ricerca su cui i metodi si esercitano. In tal modo, peraltro, avremo s una nuova logica, ma non avremo ancora una teoria completa della conoscenza, n tantomeno un'autentica unificazione del sapere. Secondo Comte, occorre guardarsi dall'elaborazione di un modello astratto di razionalit, che riduca tutti i fenomeni a una sola e identica legge, a un'unico principio assoluto. Per salvaguardare la relativit (dunque, la positivit) della scienza, necessario riconoscere l'eterogeneit dei fenomeni, l'esistenza di diversi livelli di realt, inserendoli in un ordine strutturale che non dipenda esclusivamente dalle operazioni del soggetto, ma anche dalla tipologia degli oggetti indagati. In altri termini, si tratta d'integrare il principio diacronico di sviluppo (la legge dei tre stadi) col principio sincronico di organizzazione del sapere. A tale esigenza risponde la classificazione gerarchica delle scienze, il cui disegno globale viene esposto nella seconda lezione introduttiva del Cours. Mostrando come stanno veramente le cose, di l dalle proiezioni fantastiche che accomunavano la concezione teologica e quella metafisica, la scienza ci ha permesso di controllare sempre pi i fenomeni naturali e, presto, ci consentir di pianificare razionalmente anche i processi sociali. Ma tutto questo non sarebbe stato (n sarebbe tuttora) possibile, senza la progressiva adozione di un metodo positivo, a cui i contenuti teorici delle varie scienze appaiono legati da un nesso inscindibile: la questione metodologica assume, in Comte, una funzione centrale, servendo ad illuminare retrospettivamente il cammino percorso e a raffigurare anticipatamente le altre tappe che seguiranno17. Il problema, a questo punto, di legittimare lestensione ai fenomeni del mondo umano di un metodo sorto in relazione ai fenomeni del mondo naturale, provando leffettiva realizzabilit di una fisica sociale. Si chiarisce allora lintento generale che anima il Cours: operare una classificazione enciclopedica delle scienze che, pur rispettando le inevitabili divisioni imposte dalla crescente specializzazione del lavoro scientifico, le inserisca in un comune ordine sia logico che storico capace di farne trasparire lunit di fondo, riconducibile alle relazioni che ciascuna intrattiene con il sistema positivo nella sua globalit18. Per quanto concerne lordine logico, le scienze vengono classificate in base al duplice criterio della generalit decrescente e della complessit crescente dei loro oggetti, lungo una linea (composta da: astronomia, fisica, chimica, biologia e fisica sociale, che assume qui, per la prima volta, il nome di sociologia) caratterizzata dal progressivo diminuire dellastrattezza e del grado di previsione a misura che aumentano, parallelamente, la concretezza e il grado di vicinanza al mondo delluomo. Vediamo ora come viene costruita la scala enciclopedica, secondo quali partizioni e quali rapporti di dipendenza. Comte opera una prima grande suddivisione tra due classi principali di fenomeni naturali: quelli inorganici e quelli organici. Esiste infatti una differenza oggettiva tra fenomeni inorganici e fenomeni organici: questi ultimi possiedono una complessit e una specificit maggiori, che
Cours, I, pp. 28-33. Pur polemizzando, in generale, col modello dell'introspezione psicologica, Comte si riferisce pi particolarmente alla psicologia eclettico-spiritualista di V. Cousin, fautore dell'osservazione interiore come mezzo per risalire dai fenomeni intellettuali all'anima, e dall'anima a Dio; in tal modo, si legittimava il passaggio dalla psicologia all'ontologia, sulla base di fatti della coscienza immediatamente osservati ed esperiti. 16 Cfr. H. Gouhier, Introduction alle Oeuvres choisies d'A. Comte, Paris, Aubier-Montaigne, 1943, ora in AA.VV., Comte, a cura di F. Restaino, Milano, ISEDI, 1979, pp. 81-122. 17. Cours, I, p. 16. 18. Per le analogie e le differenze riscontrabili tra il sistema enciclopedico comtiano e gli altri tentativi ad esso precedenti, cfr. W. Tega, Arbor scientiarum. Enciclopedia e sistemi in Francia da Diderot a Comte, Bologna 1984.
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rendono logicamente necessaria la divisione della filosofia naturale in due branche fondamentali, la fisica inorganica e la fisica organica. E' stato osservato che questa distinzione ha un significato epistemologico, non ontologico: non si tratterebbe di separare la realt in due ordini d'esistenza contrapposti, dotati di leggi completamente diverse e di un'autonomia assoluta, ma di mettere in risalto il problema specifico della natura vivente e l'autonomia relativa del suo campo d'indagine19. In effetti, gi il fatto che i fenomeni fisiologici vadano studiati dopo quelli inorganici, indica come i primi, pur essendo irriducibili ai secondi, siano dipendenti da essi, dalle loro leggi e condizioni pi generali. Inoltre, riferendosi implicitamente al dibattito allora in corso tra riduzionisti e vitalisti, Comte sottolinea che la filosofia positiva non pu n intende stabilire se esista o meno una differenza essenziale tra corpi viventi e materia inorganica; del resto, anche qualora si giungesse a dimostrare che i fenomeni fisiologici si riducono interamente alle loro condizioni fisico-chimiche, la distinzione tra i due ambiti di studi resterebbe comunque valida, perch non si potrebbe negare la loro differenza sul piano del rapporto generale/particolare, semplice/complesso. Ci non toglie, per, che i fenomeni della natura vivente vengano definiti da Comte come un ordine molto speciale di fenomeni, caratterizzato da un processo - l'organizzazione - che non trova riscontri nella natura inerte. Molto speciale significa molto particolare, ma anche molto specifico; tra specifico e originale non c' che un passo, reso pi breve dall'avverbio molto. Rinviando ai paragrafi successivi la discussione di questo problema, ci limitiamo a segnalare che la cesura pi significativa, in seno alla filosofia naturale, si pone proprio lungo lo spartiacque che separa i fenomeni inorganici da quelli organici; sar all'interno di ciascuna delle due branche che Comte individuer ulteriori sottodivisioni, corrispondenti finalmente alle diverse scienze fondamentali. La fisica inorganica pu essere suddivisa in due sezioni distinte: la fisica celeste, o astronomia, che studia i fenomeni generali dell'universo; la fisica terrestre, che studia i fenomeni pi particolari del nostro pianeta. Anche in questo caso, il criterio di partizione dato dal grado di maggior/minor generalit dei fenomeni studiati: poich quelli astronomici sono i pi generali (quindi, anche quelli pi semplici e astratti), la fisica celeste costituisce il punto di partenza della filosofia naturale. Di conseguenza, le sue leggi condizioneranno immediatamente i fenomeni collocati sul gradino successivo - quelli della fisica terrestre - e, indirettamente, tutti gli altri generi di fenomeni (ci vale per ogni gradino della scala, il che assicura il concatenamento logico tra i diversi livelli di realt e tra le diverse sezioni del sapere). A sua volta, la fisica terrestre viene suddivisa in fisica propriamente detta e chimica. principio di partizione resta invariato; peraltro, non si pu non notare che esso si adatta meglio alle sottodivisioni interne alla fisica inorganica piuttosto che alla grande divisione tra quest'ultima e la fisica organica. Entro i confini della fisica inorganica, prevale effettivamente un criterio quantitativo: che cosa distingue astronomia, fisica e chimica, se non il punto di vista pi o meno semplice, il numero pi o meno ampio di circostanze determinanti che agiscono sui rispettivi oggetti d'indagine20? Anche se Comte insiste sull'eterogeneit dei fenomeni astronomici, fisici e chimici (nonch sull'autonomia delle scienze corrispondenti), esiste una gradazione insensibile dagli uni agli altri che ne consacra l'essenziale continuit. Ci non accade, invece, all'interno della fisica organica, dove torna a prevalere un criterio pi qualitativo: la distinzione tra due ordini di fenomeni, uno dei quali concerne l'individuo (oggetto di studio della fisiologia), l'altro la specie umana (oggetto di studio della fisica sociale). Comte afferma che, nonostante la fisica sociale dipenda e sia fondata sulla fisiologia, i loro fenomeni non sono affatto identici, e la separazione tra le due scienze riveste unimportanza fondamentale21. In queste parole, si riflette la preoccupazione di assicurare alla costituenda fisica sociale uno statuto autonomo e un ruolo cruciale; tuttavia, esse paiono anche motivate dall'ampio territorio d'indagine assegnato alla fisiologia: la conoscenza delle leggi della vita, sia essa animale o vegetale. La considerazione unitaria del vivente ha per contropartita non solo la radicale separazione tra mondo inorganico e mondo organico, ma anche la scansione, meno netta, tra fisiologia e sociologia.
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Cfr. P. Machery, op. cit., pp. 101-104. Cours, I, p. 75. Cours, I, p. 78.

Quest'ultima sar l'unica scienza a studiare esclusivamente l'esistenza dell'uomo, indagandone le strutture e le dinamiche collettive in societ storicamente determinate. Per quanto concerne, invece, lordine storico, anche le scienze fondamentali risultano sottoposte ad una graduale evoluzione dallo stadio teologico a quello positivo, secondo tempi e modalit differenti in rapporto alla loro maggiore o minore semplicit: ecco perch lastronomia si colloca storicamente oltre che logicamente al primo posto, mentre la sociologia allultimo. Solo questa non avrebbe ancora raggiunto lo stadio positivo gi acquisito da tutte le altre scienze di osservazione; uno dei compiti pi importanti della filosofia positiva (che non rappresenta una scienza a parte ma una metodologia del sapere scientifico, volta a coordinare e a sintetizzare i risultati generali di tutte le scienze22) anzi, per Comte, lattuazione di tale processo23. Resta da stabilire la funzione riservata alla matematica, che Comte ha intenzionalmente omesso finora dal sistema enciclopedico, bench ne costituisca l'autentica base. Comte spiega tale omissione con la peculiarit di questa disciplina: nella sua parte concreta (la geometria e la meccanica razionale), la matematica una scienza naturale come tutte le altre, ed occupa il primo gradino della scala gerarchica solo in virt dell'esterma generalit dei suoi oggetti (i fenomeni qualsiasi, al di qua di ogni possibile ulteriore determinazione); nella sua parte astratta (le procedure di calcolo), essa rappresenta invece lo strumento metodologico per eccellenza, il pi potente che l'intelligenza umana abbia a disposizione nello studio dei fenomeni naturali 24. Ci solleva, inevitabilmente, un interrogativo di fondo: la possibilit di estendere le procedure di calcolo a tutti i settori scientifici fa forse della matematica il modello universale dell'intero sapere? In altri termini, l'esigenza di unificare le scienze in una sistematica razionale non comporta una matematizzazione del reale, una sua riduzione a rapporti puramente quantitativi? Nelle pagine che precedono le brevi considerazioni sulla matematica, Comte opera una lunga riflessione metodologica che pu gettare qualche luce su questo problema. Egli afferma che il grado di precisione delle varie scienze dipende dal loro grado di generalit, di semplicit; pertanto, la possibilit di applicare l'analisi matematica allo studio dei diversi fenomeni si trova esattamente determinata dal posto che occupano questi fenomeni nella mia scala enciclopedica25. Questo, avverte Comte, non significa che solo alcune scienze (e cio, quelle che rientrano nella fisica inorganica) possano utilizzare un metodo veramente positivo; distinguendo la precisione dalla certezza, egli osserva che ogni scienza pu offrire risultati certi, purch le sue conclusioni si basino su fatti ben accertati. Il punto che, se l'obiettivo lo stesso, cambiano i modi per raggiungerlo: il metodo positivo non coincide con quello matematico, ma con l'insieme delle procedure (dal calcolo all'osservazione, dalla sperimentazione alla comparazione) che vengono attivate dal sapere scientifico nel suo complesso; ognuna di esse trova in una certa scienza il proprio campo d'applicazione privilegiato, il modello esemplare da tenere presente se si vuole procedere a una sua eventuale estrapolazione. La posizione egemone della matematica dipende dal fatto che il suo metodo, altamente formalizzato, particolarmente estrapolabile, e non a caso fornisce il punto di partenza, la base comune, delle varie imprese scientifiche; sul piano dell'educazione positiva, essa detiene poi una funzione propedeutica, perch uno scienziato non pu sapere cosa sia una legge o un ragionamento logico finch non ne abbia considerati gli esempi pi perfetti, quelli che solo la scienza pi semplice pu esibire. Tuttavia, una volta compiuta la propria formazione, lo scienziato dovr concentrarsi sul proprio ambito d'indagine, elaborando o selezionando le procedure pi adeguate. Altrimenti, le scienze fondamentali non avrebbero una reale autonomia, al di l e attraverso i loro necessari rapporti di dipendenza.

Sul rapporto scienza-filosofia in Comte, si veda M. Uta, La thorie du savoir dans la philosophie de Comte, Paris 1928. 23. Cfr. Cours, I, pp. 21-22. 24 Cours, I, p. 92. Come preciser la terza lezione del Cours, sous le pont de vue purement logique, cette science est, par elle-mme, ncessairement et rigoureusement universelle (Cours, I, p. 121). 25 Cours, I, p. 84.

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L'unit sistematica del sapere non consister pertanto nell'imposizione di un modello di razionalit astratta, ma nella gerarchia naturale e invariabile dei fenomeni, nella connessione organica delle conoscenze assicurata dal loro ordine sia logico che storico. La fondazione di una sociologia scientifica rappresenta uno dei contributi pi innovatori del pensiero di Comte, che per primo ha sottolineato loriginalit dei fenomeni sociali e la loro irriducibilit ad altri ordini di fatti, inclusi quelli biologici. Mentre la biologia studia lesistenza individuale delluomo astratta dalla sua evoluzione storica e dalle relazioni che essa intrattiene con gli altri esponenti della stessa specie la sociologia ne studia lesistenza collettiva, quale risulta soltanto dalla coesistenza di pi individui in una societ storicamente determinata, esaminandone le strutture organizzative e le modalit di sviluppo (rispettivamente, nella statica e nella dinamica sociali)26. Alla definizione della nuova scienza, Comte dedica ben tre dei sei volumi complessivi del Cours: egli consapevole dellestrema difficolt del compito, dipendente dal fatto che i fenomeni sociali sono quelli pi particolari e complicati, dunque i meno immutabili e prevedibili. Peraltro, anchessi vanno sottratti alle arbitrarie speculazioni del regime teologico o metafisico e sottomessi a leggi invariabili, onde assicurare alla nuova disciplina lo stesso grado di perfezione raggiunto dagli altri settori della filosofia naturale. A questo proposito, tuttavia, possibile cogliere nel discorso comtiano unoscillazione che, come vedremo, sar gravida di conseguenze sui futuri sviluppi del movimento positivista. Da un lato, la sociologia si trova in una situazione di dipendenza rispetto alle scienze di pi antica e solida costituzione, e deve quindi mutuare da esse parametri metodologici e apparati concettuali: in tal senso, le scienze fisico-matematiche risultano vincenti sulle scienze delluomo, e nella classificazione gerarchica delle scienze la supremazia spetter alle prime. Dallaltro lato, proprio la fisica sociale una volta costituita come scienza sar in grado di ricondurre a vera unit il sistema delle scienze fondamentali, di cui rappresenta la conclusione e il supremo coronamento: dopo aver suddiviso il sapere in sei parti ed averne analizzato oggettivamente le strutture e i principi, il filosofo positivo deve operarne una sintesi soggettiva in funzione del suo scopo, che il servizio dellumanit alla luce delle leggi dimostrate dalla sociologia. In buona sostanza, da un punto di vista oggettivo la sociologia subordinata alle scienze che (logicamente e storicamente) la precedono; da un punto di vista soggettivo, queste ultime rappresentano soltanto gli indispensabili gradi preliminari della sociologia stessa. Ora, in che rapporto stanno tra loro questi due punti di vista? Si viene forse a instaurare una gerarchia tra metodo oggettivo e metodo soggettivo? Inoltre, la filosofia naturale del Cours resta effettivamente tale anche dopo la direzione soggettiva impressa da Comte al sistema positivo? Spiegando la differenza tra metodo oggettivo e metodo soggettivo, Comte osserva che il primo si eleva sempre dal mondo alluomo, mentre il secondo discende sempre dalluomo al mondo27: in altri termini, nel metodo oggettivo prevale la dimensione dellesterno, ovvero quella rigida concatenazione di fatti che costituisce il piano di legalit della natura; nel metodo soggettivo prevale la dimensione dellinterno, ovvero la capacit da parte delluomo di finalizzare a s quellordine reinterpretandolo in funzione dellesistenza concreta e del bene comune. Per Comte, non si tratta di far scomparire luno a vantaggio dellaltro. Ogni scienza ha per fine la previsione, nel senso che la conoscenza razionale dei fenomeni, osservati nelle loro leggi invariabili, diretta a prevederne la regolare successione. E la previsione, a sua volta, finalizzata allazione, nel senso che la scienza non deve rinchiudersi in una contemplativit sterile e oziosa, ma realizzare la sua destinazione pratico-sociale sia permettendo alluomo di intervenire attivamente sui fenomeni e di modificarli a proprio vantaggio, sia facendo convergere la filosofia naturale in una filosofia

26. Tra i numerosi studi dedicati al pensiero sociologico di Comte, si vedano: F.S. Marvin, Comte, the Founder of Sociology, London 1936; M. Halbwachs, Statique et dynamique sociale chez Auguste Comte, Paris 1943; P. Arnaud, Sociologie de Comte, Paris 1969; A. Kremer-Marietti, Auguste Comte et la thorie sociale du positivisme, Paris 1970. 27. SPP, Prface, p. IV.

politica28. Con ci, la filosofia naturale non viene invalidata, poich resta la base teorica indispensabile alla ricerca pratica; vero, per, che essa non costituisce pi lobiettivo fondamentale di Comte, la cui attenzione si rivolge ormai alla riforma morale e religiosa della societ: da attitudine fondamentalmente metodologica, il positivismo tende a trasformarsi in una vasta concezione del mondo, della storia e delluomo.

2. Il positivismo metodologico di Littr e S. Mill Non possiamo sorprenderci se questo cambiamento provoc delusione e sconcerto nelle fila del movimento positivista e, segnatamente, proprio in coloro che pi avevano contribuito alla diffusione del pensiero comtiano, luno in Francia, laltro in Inghilterra: ci riferiamo a E. Littr e a S. Mill. Littr, che aveva iniziato a leggere il Cours nel 1840, era stato il primo a spezzare il silenzio che circondava questopera, parlandone in alcuni articoli entusiastici volti a sintetizzarne i punti principali. Anche in seguito alla rottura con Comte, avvenuta nel 1852, Littr continu a sentirsi debitore verso la filosofia positiva ricevuta dal maestro, che non cess mai di illustrare ( del 1867 la fondazione della Revue de Philosophie Positive) e di difendere dai numerosi attacchi degli avversari29. Littr, del resto, accetta tutte le tesi principali del Cours: la teoria della conoscenza, il rifiuto della metafisica, la legge dei tre stadi, la classificazione gerarchica delle scienze, lestensione del metodo positivo allo studio dei fenomeni sociali. Non solo: egli ne approva anche le idee storiche e (seppure con qualche riserva) la concezione morale, giustificando lo scopo pratico del positivismo, che deve diventare una filosofia universale e fungere da base allazione sociale e politica. Tuttavia, Littr ritiene compito del vero seguace purificare la dottrina dalle aberrazioni che potrebbero invalidarla, restituendo lautentica immagine del positivismo contro quella elargita dai seguaci cosiddetti ortodossi (ma che per Littr non lo sono affatto) dellultimo Comte. A tale compito appunto dedicato un saggio del 1863 che ebbe quasi immediatamente una risonanza internazionale, Auguste Comte et la philosophie positive, dove, in risposta ad unopera di Robinet che tendeva a ristabilire lunit del pensiero di Comte30, egli si propone al contrario di dimostrare la netta soluzione di continuit esistente tra il Comte del Cours e il Comte del Systme. Il vero positivismo, afferma qui Littr, quello antiteologico e antimetafisico del Cours, fondato sul metodo oggettivo e solidamente ancorato allesperienza, cio allosservazione e alla verifica empirica dei fatti. Rispetto a questo, il positivismo del Systme e delle opere successive, in cui Comte ha sostituito il metodo oggettivo con quello soggettivo e fatto ampio uso di nozioni a priori e di argomentazioni metafisiche, rimane del tutto estraneo e addirittura incompatibile31. Assumendo il ruolo di difensore e portavoce del positivismo scientifico, Littr orienter in maniera decisiva la ricezione, in Francia, del pensiero comtiano: laffermarsi, negli anni Sessanta e Settanta, della sua interpretazione distinzionistica, determiner anzi la cancellazione, dal termine positivismo quale veniva usato in una accezione ormai diffusa e comune, delle istanze etico-religiose contenute nel Systme, nonch il cristallizzarsi della filosofia positiva in una prospettiva vieppi scientista e antispeculativa. Per diversi aspetti, la storia dei rapporti tra Comte e S. Mill sembra ricalcare la vicenda LittrComte: anche nel suo caso, a un primo periodo di entusiastica adesione succede un periodo di
, questo, il pragmatismo scientifico di Comte, su cui ha molto insistito la critica individuandovi uno degli elementi di maggiore novit del positivismo comtiano. Che tale pragmatismo, tuttavia, non vada inteso in senso utilitaristico ma piuttosto etico, ci che mette in luce A. Negri, op. cit., pp. 24-32 e 116-45. 29. Per la figura di Littr ed i suoi rapporti con Comte, si vedano: E. Caro, Littr et le positivisme, Paris 1883; S. Aquarone, The life and works of E. Littr, Leida 1958; D.G. Chaltron, op. cit., pp. 51-71; F. Restaino, E. Littr e La Philosophie positive (1867-1883), in Scienza e filosofia nella cultura positivistica, a cura di A. Santucci, Milano 1982. 30. J.F.E. Robinet, Notice sur loeuvre et la vie dAuguste Comte, Paris 1860. 31. E. Littr, Auguste Comte et la philosophie positive, Paris 1863, pp. IV-VI. Per le divergenze di Littr dallultimo Comte, si veda comunque tutta la terza parte del volume.
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progressivo raffreddamento, che si concluder con una netta presa di distanza da non poche teorie della pi tarda filosofia comtiana32. Tuttavia, formatosi sotto linfluenza della tradizione empirista e liberale inglese, Mill espresse sin dallinizio alcune importanti riserve sullo stesso Cours, criticandone ad esempio limpianto rigidamente sistematico e lesclusione della psicologia dal novero delle scienze fondamentali. Gi ai suoi esordi, infatti, la riflessione di Mill si caratterizza per limpostazione essenzialmente metodologica e il particolare risalto che vi acquista il problema costituito dalla relazione tra logica ed esperienza, poi esplicitamente tematizzato nel System of Logic del 1843. In questopera, egli recupera svariate tesi del Cours: dalleliminazione di ogni fondamento metafisico o trascendente alla convinzione secondo cui non conosciamo n lessenza n le cause ultime di un fatto, ma solo i suoi rapporti con altri fatti nei termini della successione o della similitudine; dal carattere non assoluto della conoscenza umana allidea di uniformit e regolarit della natura (su cui si basa, del resto, la stessa possibilit logica dellinduzione); dalluso delle ipotesi scientifiche alla concezione del metodo deduttivo inverso. Anche nel definire linduzione come quella operazione di scoperta e di prova di proposizioni universali che generalizza lesperienza e perviene a leggi integrando il ragionamento con losservazione, Mill riprende un aspetto centrale del metodo positivo teorizzato da Comte. Peraltro, proprio qui che si pone una differenza insormontabile tra i due approcci: per Comte, bisogna s partire dai fatti, ma solo per giungere a leggi, ovvero alla costituzione di un ordine scientifico definitivo servendosi del quale non sia pi necessario ricorrere allosservazione diretta; per Mill, invece, il richiamo ai fatti continuo e insopprimibile, dato che lintera conoscenza originariamente e strutturalmente empirica, e non esistono due modalit opposte di inferenza, la deduzione e linduzione33. Questo e altri motivi di dissenso sono esposti direttamente da Mill in uno scritto del 1865, August Comte and the Positivism, che suscit un vivace dibattito tra i positivisti (ortodossi e dissidenti) sia inglesi che francesi. Pur non rinnegando gli elogi tributati a Comte in passato, e riaffermando il grande valore di una dottrina che, pi di ogni altra, aveva rinnovato la metodologia dindagine filosofica e chiarito il ruolo della scienza nello sviluppo della conoscenza, Mill sosteneva che il fondatore del positivismo non era rimasto coerente alloriginaria impostazione del rapporto teoria-fatti, ma aveva talmente accresciuto la parte speculativa a detrimento di quella sperimentale, aveva talmente sopravvalutato la finalit soggettiva tutta umana della sua costruzione enciclopedica, da lasciare incompleto lo stesso progetto di scientificizzazione della filosofia. Dunque, anche nel caso di Mill la critica investe soprattutto il piano metodologico e, con esso, il problema delle relazioni istituibili tra riflessione filosofica e conoscenza sperimentale: a parere di Mill, la fons errorum delle ultime speculazioni di Comte una smodata richiesta di unit e sistematizzazione, avente origine nella sua ansia di strutturare la ricerca scientifica in funzione del servizio dellumanit34. Le posizioni di Littr e di Mill rivelano diversi punti di convergenza: per entrambi, bisogna distinguere il Comte del Cours da quello del Systme e recuperare le istanze originarie che hanno motivato la fondazione di una filosofia positiva; per entrambi, il vero Comte quello che ha adottato il punto di vista dei fatti facendolo valere contro ogni rigurgito teologico o metafisico. Bench dovessero manifestarsi, tra i due, alcune divergenze che indurranno Littr a tacciare il filosofo inglese di semipositivismo35 anche la prospettiva di Mill diventa un importante
Cfr. W.M. Simon, op. cit., pp. 177-204, e D. Buzzetti, Storia e metodo scientifico: Mill e Comte, in Scienza e filosofia nella cultura positivistica, cit., pp. 134-57. La storia di tali rapporti si trova sintetizzata nelle Lettres de John Stuart Mill Auguste Comte, publies avec les rponses de Comte et une introduction, a cura di L. Lvy-Bruhl, Paris 1899. 33. J.S. Mill, Sistema di logica raziocinativa e induttiva, esposizione comprensiva dei principi devidenza e dei metodi dinvestigazione scientifica, trad. it. di G. Facchi, Roma 1968, pp. 555-60 sgg. 34. Cfr. Id., Augusto Comte e il positivismo. Ricordiamo che una traduzione francese di questo saggio era apparsa gi nel 1868 a cura di G. Clemenceau. 35. Cfr. E. Littr, La Philosophie positive: M. Auguste Comte et M. J. Stuart Mill, in RDM, 15 agosto 1866, pp. 829-34 sgg. Oltre a difendere il sistema comtiano dalle accuse di incoerenza e incompletezza, Littr afferma di condividere la
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termine di riferimento nel dibattito scientifico-filosofico, che guarda con crescente interesse al procedimento induttivo da un lato, alla psicologia come disciplina autonoma dallaltro. Del resto, le loro teorie erano destinate ad esercitare una presa maggiore proprio sul terreno pi propizio alla diffusione del positivismo: quel versante laico della cultura francese, avverso alla tradizione eclettico-spiritualista delle coles, cui appartenevano tanto scienziati come Claude Bernard e M. Berthelot, quanto storici e filosofi come Taine e Renan36. Taine, in particolare, pur muovendosi entro un orizzonte che non coincider mai con quello del positivismo ufficiale, assimila la lezione metodologica di Littr e di Mill, ricavandone lidea di un modello positivo dindagine, necessario ad ogni conoscenza scientificamente fondata, e che va esteso allambito delle scienze morali come a tutti i campi dellattivit umana37. La sua consapevolezza della centralit della scienza nellepoca moderna, la sua fiducia nelle verit certe che essa procura, il rilievo da lui conferito allanalisi e allosservazione diretta contribuiranno anzi a rafforzare, in Francia, la versione oggettiva del positivismo, soprattutto quando dopo la met del secolo egli diventer un maestro negli studi sia storici, sia psicologici, sia estetici. Daltra parte, tramite la sua teoria della causalit, concepita come una relazione di identit tra causa ed effetto, Taine infrange il divieto di oltrepassare la sfera dei fatti, di ricercare le ragioni ultime dei fenomeni: non accettando quella che considera una mutilazione della filosofia e della scienza, Taine introduce cos un elemento di problematicit nel modello gnoseologico del positivismo, e promuove unistanza critica densa di futuri sviluppi.

3. Etiche positive La difficolt a far rientrare la morale nellorizzonte delle scienze positive, appare evidente gi con la sua stessa esclusione dal sistema enciclopedico del Cours: poich la scienza deve basarsi, in ogni ambito, sullosservazione oggettiva dei fatti e sulla ricerca di leggi naturali invariabili, come conferire dignit scientifica ad una disciplina fondata esclusivamente su aprioristici giudizi di valore? Inoltre, come conciliare le pretese normative della morale con la tesi positivista secondo cui la vera conoscenza deve limitarsi a constatare dati e rapporti fenomenici senza sovrapporvi obiettivi preconcetti? significativa, a tale proposito, la scelta comtiana di orientarsi piuttosto verso una fisica sociale, la quale, applicandosi su serie di dati a un tempo diacronici e collettivi, e potendo adottare una metodologia di spiegazione storica e di analisi comparata, sembra offrire maggiori garanzie di positivit scientifica e di previsione razionale. Ma lo stesso approfondimento della riflessione politica doveva condurre Comte a riconoscere la necessit di una scienza e di unarte morali, in grado di studiare positivamente le inclinazioni naturali delluomo e di indirizzarle nel miglior modo possibile verso i traguardi previsti dalla sociologia: in effetti, sar soltanto alla fine del secondo volume del Sistema di politica positiva che Comte istituir la morale come settima scienza fondamentale (distinta, cio, tanto dalla biologia quanto dalla sociologia, e avente come autonomo terreno dindagine lanalisi del sentimento e dellesistenza individuale), conferendole quella supremazia che nella classificazione precedente spettava alla sociologia38. Bench Comte
tesi di Comte che fa della filosofia la concezione del mondo quale risulta dallinsieme sistematizzato delle scienze positive, e non semplicemente come vorrebbe Mill una scienza delluomo, ovvero una dottrina delle condizioni e dei limiti della conoscenza umana. Inoltre, sostenendo il carattere oggettivo della filosofia positiva e attribuendo proprio a tale carattere la sua capacit di rinnovare il pensiero, Littr stigmatizza il primato accordato da Mill ad una psicologia distinta dalla biologia, ravvisando in esso le tracce di quel soggettivismo gi addebitato, da Mill, a Comte. 36. Cfr. D. Parodi, La philosophie contemporaine en France, Paris 1919, pp. 23-24. 37. Ricordiamo che linfluenza comtiana non ag direttamente sulla formazione filosofica di Taine, il quale lesse il Cours solo nel 1860-1861, quando fu incaricato di recensire la seconda edizione dellopera. Invece, la presenza del positivismo milliano riscontrabile in vari luoghi dellopera di Taine, anche se accompagnata da una critica della nozione di causa come semplice antecedente invariabile dei fenomeni. Su questi rapporti dinfluenza, come pure sulla necessit di superare la dicotomia tra un Taine positivista e un Taine hegeliano, cfr. E. Scolari, Unipotesi per Ippolito Taine, in op. cit., pp. 8-68. 38. SPP, II, p. 438 e III, p. 5.

avesse sottolineato da tempo la necessit di far seguire la sistematizzazione delle idee da una sistematizzazione dei sentimenti, questa decisione appare strettamente connessa alla riscoperta dei valori emozionali-affettivi come centri e supremi motori dellesistenza umana, e alla tesi che sancisce il necessario, definitivo predominio del cuore sullintelletto: solo il sentimento, anzi, pu realizzare una vera connessione tra pensiero ed azione, tra piano individuale e piano sociale39. in questo progetto che si inserisce ladozione del quadro cerebrale di Gall come base naturale della scienza morale, atta tanto a saldare la conoscenza positiva dellanima con quella del corpo, quanto ad assicurare un substrato biologico oggettivo alletica dellaltruismo e della socievolezza. Infatti, bench non gli appaia esente da errori e limiti, la teoria frenologica di Gall rappresenta agli occhi di Comte la dottrina che ha inferto un colpo decisivo alla supremazia della metafisica in campo morale, dimostrando la possibilit di assoggettare lo studio dellanima allo stesso metodo gi impiegato nellindagine dei fenomeni fisici; inoltre, essa ha stabilito lirresistibile tendenza sociale della natura umana, accertando lesistenza biologica (prima che culturale) di istinti di simpatia destinati sempre pi a contrastare e finalmente ad imporsi sugli istinti egoistici40. Ne consegue che, per Comte, lobiettivo principale della morale positivista subordinare legoismo allaltruismo investendo artificialmente il secondo del predominio posseduto naturalmente dal primo non contrasta minimamente n col principio metodico che deve informare la scienza, n tanto meno coi dati obiettivi forniti dalla ricerca sperimentale 41. Parallelamente, per sopperire alla scomparsa della sanzione teologico-metafisica, Comte introduce la religione dellUmanit, vero elemento unificatore della societ futura e culmine stesso della vita morale; sar proprio tale religione dotata di una sua chiesa e di un suo culto ma finalizzata, diversamente dalle religioni tradizionali, allamore e al servizio delluomo ad instaurare un nuovo tipo di autorit spirituale (il sacerdozio positivo), che non si fonder pi su diritti e divieti ultraterreni, ma sullobiettiva necessit di combattere lanarchico disordine degli interessi individuali e la loro forza disgregatrice. Come abbiamo gi accennato, anche queste ultime tesi dovevano incontrare una forte opposizione allinterno del movimento positivista (eccezion fatta per coloro che, dichiarandosi discepoli ortodossi, accettarono senza riserve letica religiosa e lautoritarismo politico-spirituale del Systme). La problematicit insita nella transizione da una scienza sociale a unetica sociale, dunque da una scienza descrittiva a una filosofia prescrittiva, perfettamente colta da Littr, che, criticando lesaltazione delle facolt affettive e il coronamento religioso delletica operati allinterno del Systme, include la scienza morale tra le lacune che il positivismo deve ancora colmare. Pur restando daccordo con Comte sul fine essenziale della morale (determinare le azioni dellindividuo nel senso dellevoluzione progressiva dellumanit), Littr ritiene infatti che una conoscenza scientifica dellanimo umano debba limitarsi ad osservare i fenomeni del mondo morale, rivelati da una psicologia fisiologica nonch dalla storia e dalleconomia politica42. Ed proprio su queste basi che egli cerca di risalire allorigine dei concetti morali, individuandone le fonti in due impulsi opposti e fondamentali, legoismo e laltruismo, dipendenti a loro volta da due bisogni fisiologici comuni ad ogni essere vivente: la nutrizione, legata alla necessit di conservare lindividuo, e la riproduzione, legata alla necessit di conservare la specie. la biologia, dunque, a fornirci rassicurazioni oggettive circa linevitabile progresso morale dellumanit: essa, infatti, ritiene inferiore ci che come la funzione nutritiva risponde ad una struttura pi semplice e primitiva, mentre considera superiore ci che come, invece, la funzione riproduttiva risponde ad una struttura pi sviluppata e complessa. Ne consegue che laltruismo, situandosi ad un grado
SPP, I, p. 681 e III, pp. 48-50. Con ci, Comte non intende per fare alcuna concessione alla morale metafisica: la quale, essendo basata sul principio dellintuizione e dotata di una natura individualistica, resta incapace di evadere dallerrato sistema dellegoismo. 40. SPP, I, pp. 669-80 sgg. 41. Cours, IV, pp. 273-79. 42. E. Littr, Auguste Comte et la philosophie positive, cit., pp. 674-6.
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superiore dellevoluzione umana, andr sempre pi imponendosi tanto nella societ quanto nella storia, che tende per lappunto verso una fratellanza universale43. Invece, il fondamento del giudizio morale va ricercato nella capacit di giudizio intellettuale, che, fornendo alluomo i parametri per distinguere il giusto dallingiusto, conferisce al dovere il carattere imperativo di una verit logica: pur coinvolgendo la sfera delle azioni morali, lidea di giustizia strettamente connessa alla categoria del vero, dunque regolata dallo stesso principio che informa la scienza. Ma, se il discernimento morale procede da una conoscenza oggettiva, allora il progresso morale dipender direttamente dal progresso scientifico, che, lungi dal corrodere gli ideali etici, garantir un costante miglioramento della societ44. Appare evidente che, pur laicizzando la morale nel tentativo di ricondurla ad un autentico spirito positivo, Littr ripercorre per un buon tratto la strada gi seguita da Comte e ne adotta sostanzialmente le ipotesi e le soluzioni; la sua scienza morale presenta, dunque, la stessa aporia di fondo gi rilevata in quella del maestro: com possibile che una morale autodefinentesi positiva (e, in quanto tale, interamente ricavata dallesperienza) si inoltri nella sfera utopica di un ideale che eccede largamente con la sua tensione verso uno scopo sinora mai realizzato la conoscenza anche previsionale dei dati empirici? Unaporia che, nel positivismo meramente oggettivo di Littr, era destinata anzi ad acuirsi, per limpossibilit di richiamarsi ad unaltra prospettiva che non fosse quella del mondo naturale, o ad altre sanzioni che non fossero quelle scientifiche della verit razionale. Abbiamo gi visto che uno dei dissidi pi profondi tra Comte e Mill riguarda la legittimit e il ruolo di unindagine sulla natura umana, cui Mill diversamente da Comte riconosce lo statuto di scienza autonoma e fondamentale, la sola a poter connotare in senso scientifico la stessa morale. Anzi, proprio coniugando la psicologia associazionistica con la prospettiva etica di Bentham, che Mill perviene ad unoriginale caratterizzazione dellutilitarismo cui non sono estranee, peraltro, alcune risonanze comtiane. Del resto, tra lutilitarismo inglese e il positivismo di Comte esiste unanalogia di base: entrambi cercano di rendere la morale una scienza positiva fondata su fatti e leggi, onde farla poi agire sul mondo sociale nello stesso modo in cui le scienze fisico-matematiche agiscono sul mondo naturale. Con Bentham, il principio dellutilit mutuato da autori come Helvtius e Beccaria viene infatti finalizzato ad un obiettivo pi ambizioso: costruire una scienza della felicit umana formulata matematicamente, elaborando un metodo per la quantificazione dei piaceri che ne assicuri lesatta valutazione. Se i due padroni sovrani delluomo sono il piacere e il dolore, e le azioni vanno giudicate non per le intenzioni da cui muovono ma per le conseguenze che producono, allora la morale dovr calcolare in anticipo ci che, minimizzando il dolore, massimizza il piacere, e distinguere in ogni effetto i vantaggi dagli svantaggi. Il bene, dunque, si riduce allutile (fatto che, per Bentham, assolutamente evidente); ma lutile, a sua volta, si riduce ad una grandezza misurabile ricavata dal calcolo algebrico delle perdite e dei profitti che, istituendo un ordine gerarchico tra i piaceri, ne determina anche la scelta ragionata ed oggettiva: un piacere, per essere veramente tale, deve raggruppare in s quelle caratteristiche (egli ne enumera sette) che lo rendano effettivamente desiderabile, in quanto funzionale allaccrescimento della felicit umana. In questa economia morale, il vizio coincide pertanto con il calcolo errato del proprio interesse, cui si contrappone il buon investimento della virt: lo stesso altruismo sociale va basato non su obbligazioni o doveri di natura interiore o spirituale, ma su un egoismo calcolato quanto proficuo, che individui in ogni atto di generosit una sorta di versamento bancario i cui interessi, prima o poi, verranno corrisposti. Per Bentham, esiste unidentit oggettiva tra linteresse del singolo e quello della societ: veramente vantaggiosi, per lindividuo, sono solo i piaceri che

43. Id., La Science au point de vue philosophique, Paris 1873, pp. 341-47. Ma su ci si veda anche il precedente Des origines organiques de la morale, in Revue de Philosophie positive, VI, 1870, pp. 5-23. 44. Id., Conservation, rvolution et positivisme, Paris 18792, p. 395.

promuovono contemporaneamente la felicit generale, ovvero la massima felicit del maggior numero possibile di persone45. Anche Mill assume lutilit come unico fine empiricamente accertabile dellazione umana, fissandone il principio regolatore nel massimo benessere del maggior numero di individui; tuttavia, spiegando il funzionamento della vita morale attraverso i capisaldi teorici della psicologia associazionistica, egli perviene a dimostrare la graduale trasformazione dei sentimenti egoistici in moventi disinteressati, sino a reintrodurre nellutilitarismo il riferimento alla coscienza, alla dignit, al dovere. Allidentit oggettiva degli interessi egli sostituisce, infatti, la coincidenza soggettiva prodotta dal meccanismo psichico-associativo: poich, nella maggior parte dei casi, il mio interesse si trova congiunto allinteresse altrui, io finisco per associarli mentalmente in ununit indissolubile, che acquister via via un valore cos autonomo da spingermi per realizzare la mia stessa felicit a sacrificare linteresse egoistico al bene pubblico. Prendendo le distanze da una visione puramente edonistica del principio morale, Mill vede nellaltruismo non pi leffetto di un calcolo oculato, ma il risultato di unassociazione di idee che, per quanto soggettiva, non meno imperiosa e reale: la simpatia diventa una componente essenziale della felicit, in quanto non solo lutilit esterna, ma (quel che pi conta) anche la natura interna dellindividuo lo necessita allabnegazione, allesercizio della virt. Su queste basi, si comprende che Mill rifiuti il criterio meramente quantitativo promosso da Bentham, a favore di una differenziazione qualitativa tra i vari piaceri che elevi la dignit della persona a parametro supremo dellazione morale: a suo parere, esiste una qualit specifica nei piaceri, relativa al grado di raffinatezza dellindividuo e distinta da ogni idea di quantit o di moralit, che pu fungere da parametro per i nostri desideri e le nostre azioni. Ad esempio, tra i piaceri mentali e quelli corporei sussisterebbe una differenza di specie, atta a giustificare perch sia meglio anche al di fuori di ogni giudizio etico tradizionale essere un Socrate infelice piuttosto che un imbecille soddisfatto, un uomo scontento piuttosto che un maiale appagato. Ognuno di noi, infatti, possiede un sentimento di dignit che gli impedisce di abbassarsi ad un livello d'esistenza inferiore rispetto alle sue potenzialit; quando questo sentimento molto forte, diventa una parte cos integrante della propria felicit da annullare il desiderio di qualcosa ad esso contrario 46. In tali affermazioni si avverte chiaramente linfluenza dellaltruismo morale di Comte, che aveva tentato di dimostrare l'oggettiva razionalit di comportamenti guidati dal sentimento di solidariet: anche per Mill, il progresso dello spirito umano non pu non comportare un continuo incremento del senso di coesione interindividuale. Lerrore di Comte stato per di postulare che la norma della condotta ne fosse anche il motivo esclusivo47, assolutizzando a tal punto lamore per il genere umano da vietare allindividuo qualsiasi tipo di gratificazione personale e dichiarare vergognoso qualsiasi piacere non finalizzato al bene altrui. Invece, secondo Mill, lindividuo rappresenta un bene in s, i cui desideri e le cui inclinazioni non vanno annullate nel corpo sociale, a meno che non siano nocive per il corpo sociale stesso. A questa critica si lega quella, molto pi radicale, rivolta allorganizzazione politico-religiosa auspicata da Comte per la societ del futuro; ci che respinge Mill soprattutto la concezione di un potere spirituale detentore della verit in ogni materia di alta importanza, avente il compito di guidare le opinioni delle persone illuminandone le coscienze: unautorit morale fortemente istituzionalizzata, il cui obiettivo di inculcare non i doveri, ma il dovere di ciascuno, come tent di fare lautorit spirituale nel Medioevo48. Mentre, il progresso dellumanit si misura anche dallesercizio sempre pi libero delle sue pi elevate facolt,
Cfr. J. Bentham, An Introduction to the Principles of Moral and Legislation (1789), a cura di J.H. Burns e H.L.A. Hart, London-New York 1982. Sul pensiero etico-sociale di Bentham si veda L. Campos Boralevi, J. Bentham e lutilitarismo come scienza sociale, in Scienze delluomo e scienze della societ nel Settecento, Firenze 1979, pp. 36171. 46. Cfr. J.S. Mill, Utilitarianism (1861). Sul pensiero etico-politico di Mill si veda: (). Per una discussione contemporanea di queste teorie, cfr. poi C.A. Viano, Lutilitarismo, in Teorie etiche contemporanee, a cura di C.A. Viano, Torino 1990, pp. 34-58. 47. J.S. Mill, Augusto Comte e il positivismo, cit., p. 161. 48. Ibid., pp. 112, 115.
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dalla crescente eterogeneit dei valori e delle forme di vita. Erede della tradizione liberale inglese, Mill non poteva accettare la tesi comtiana secondo cui lindividuo unastrazione, n il suo corollario politico, ovvero la completa subordinazione dellesistenza individuale ai meccanismi di controllo di un potere totalitario.

4. La nuova biologia sperimentale nel corso dellOttocento che la biologia acquista uno statuto disciplinare autonomo, affrancandosi gradualmente tanto dalla storia naturale quanto dalla medicina e caratterizzandosi come scienza del vivente, ovvero come studio delle forme, delle funzioni e delle trasformazioni che regolano la vita di ogni organismo, sia esso vegetale o animale49. Lo studio delle forme organiche interess soprattutto anatomisti, istologi ed embriologi, mentre quello delle loro trasformazioni si intrecci verso la met del secolo col nuovo ambito dindagine dischiuso dallevoluzionismo biologico. Peraltro, fu lo studio incentrato sulle funzioni degli organismi vegetali ed animali a conseguire i risultati pi promettenti e ad espandersi con maggior rapidit, tanto che come nota Coleman per buona parte del secolo biologia e fisiologia furono quasi espressioni sinonime. Soprattutto allinterno di questultimo settore, lesigenza di selezionare gli oggetti di ricerca e di elaborare gli apparati concettuali entro cui strutturarli, sollev ben presto una serie di interrogativi metodologici ed epistemologici destinati ad accompagnare la fondazione e la progressiva definizione della nuova scienza. In un quadro dominato gi nei primi decenni del secolo dal grande sviluppo delle matematiche e delle scienze fisico-chimiche, a molti fisiologi sembrava naturale che la scientificizzazione della biologia procedesse di pari passo con ladozione di metodologie sperimentali esatte, da affiancare o, addirittura, da sostituire al metodo morfologico-osservativo; sul piano teorico, linterpretazione in chiave meccanicistica dei fenomeni del vivente era sostenuta dai cosiddetti riduzionisti, che vedevano nella vita il semplice prodotto della materia e del moto, e per i quali non esistevano funzioni organiche che non fossero riconducibili a relazioni fisicochimiche. Daltra parte, a contrastare le ambizioni annessioniste delle scienze della materia, vi era la complessit dei problemi posti dalla conoscenza della vita, che pareva resistere a modelli esplicativi troppo astratti, troppo rigidamente improntati agli schemi della fisica e della matematica; su tale istanza, faceva leva la scuola vitalista, che ribadiva lirriducibilit dei fenomeni della vita ai fenomeni meccanici, e ne coglieva il tratto distintivo nel loro sottrarsi alla regolarit uniforme del mondo inorganico50. In Francia, la storia dellaffermarsi della biologia come disciplina autonoma si intreccia con due momenti essenziali della riflessione positivista sui caratteri e sugli sviluppi della conoscenza scientifica: la filosofia biologica di Comte e la teorizzazione del metodo sperimentale operata da Claude Bernard. Nella trattazione enciclopedica del Cours, alla biologia viene riservato il ruolo di quinta scienza fondamentale: essa viene designata come prima branca della fisica organica (la seconda sar la sociologia), dunque distinta dalla fisica inorganica (suddivisa, a sua volta, in astronomia, chimica e fisica propriamente detta). Come noto, il sistema classificatorio comtiano pone le sei scienze fondamentali in una condizione di reciproca autonomia, poich ciascuna di esse ha oggetti, compiti e procedure particolari che la differenziano dalle altre; tuttavia, dato lordine gerarchico entro cui sono inserite, si tratta di unautonomia relativa, subordinata a un piano dinsieme che fa dipendere lo studio di ognuna dalla conoscenza dei principi teoricoCfr. W. Coleman, La biologia nellOttocento, trad. it. di S. Marino, rev. di G. Pancaldi, Bologna 1984. Su questo dibattito e sulle soluzioni elaborate allinterno dei due schieramenti si vedano, in particolare, i seguenti saggi: E. Mendelssohn, The Biological Sciences in the Nineteenth Century: Some Problems and Sources, in History of Science, 3, 1964, pp. 39-59, e Physical Models and Physiological Concepts: Explanation in Nineteenth Century Biology, in The British Journal for the History of Science, 7, 1965, pp. 201-19; G. Canguilhem, Etudes dhistoire et de philosophie des sciences, Paris 1968; E. Benton, Vitalism in Nineteenth Century Scientific Thought: a Tipology and Reassessment, in Studies in the History and Philosophy of Science, 5, 1974, pp. 17-48.
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metododologici delle scienze che (logicamente e storicamente) la precedono. Per quanto concerne la biologia, ne deriva che essa collegata alle varie branche della fisica inorganica, poich senza i risultati conseguiti da queste il suo stato sarebbe ancora pre-scientifico, ma al tempo stesso se ne distingue sia per loggetto (i corpi organizzati anzich i corpi bruti), sia per il maggior grado di complessit che la caratterizza51. Va da s che, in tal modo, resta aperto un problema: stabilire se quella distinzione implichi anche una specificit, ovvero se la biologia debba adottare non solo uno statuto autonomo, ma anche un punto di vista originale. Nel Cours, lesigenza di unificare le scienze in una sistematica razionale comporta lestensione del procedimento matematico, fondato sullanalisi e sul calcolo, a tutti i settori del sapere scientifico; in tal senso, lesempio pi probante offerto dalla fisica, la cui matematizzazione un fatto ormai consolidato, e che assurge pertanto a modello delle innumerevoli possibilit di applicazione di quello che pare essere lo strumento pi potente dello spirito umano nello studio dei fenomeni naturali52. Del resto, lidea di generalizzare il modello dindagine fisico-matematico scaturisce, secondo Comte, da una duplice constatazione: che esiste unessenziale omogeneit di struttura tra tutti i fenomeni, a qualsiasi ordine essi appartengano; che soltanto una quantificazione dei dati dellesperienza e una loro riduzione a leggi naturali invariabili ne permettono una spiegazione in termini rigorosamente scientifici. Conformemente a tali presupposti, i fenomeni organici vengono definiti come semplici modificazioni dei fenomeni inorganici: anche la biologia, osserva Comte, deve liberarsi dai residui metafisici che ne rallentano lo sviluppo (e, in primo luogo, dalla credenza vitalista nellirregolarit strutturale del vivente), onde raggiungere lo stesso grado di positivit gi conseguito dalla fisica e dalla chimica, e adottare quel metodo oggettivo che consente di inserire fenomeni di qualsiasi ordine nella rete del determinismo universale53. Tuttavia, a partire dal terzo volume del Cours, lapprofondirsi della tematica biologica segna lemergere di una prospettiva diversa, entro cui si riflette la crescente familiarit con gli studi dei maggiori biologi dellepoca da Blainville a Lamarck, da Cuvier a Bichat. Decisiva, come ha mostrato G. Canguilhem, si rivela proprio linfluenza di Bichat, lo scienziato vitalista che, pur negando lapplicabilit del metodo sperimentale allanalisi anatomica, aveva compiuto una serie di scoperte culminate nella celebre dottrina dei tessuti. Tale influenza non affiora solo in riferimento a punti particolari, ma si esercita anche sulla visione complessiva che Comte viene assumendo della scienza del vivente, una visione che tende adesso ad accentuarne la specificit, tanto degli oggetti quanto dei parametri teorico-metodologici. Nella quarantesima lezione del Cours, egli afferma che lindagine biologica non pu limitarsi a copiare principi e pratiche della sperimentazione fisica: per la complessit e la reciproca interdipendenza delle condizioni (interne ed esterne) poste alla base dei fenomeni vitali, estremamente difficile intervenire artificialmente su di essi isolando una condizione particolare e provocando una variazione altrettanto definita. Infatti, diversamente dai corpi bruti, i corpi organizzati formano delle totalit indivisibili, un consensus di organi e di funzioni la cui armonia molto pi intima di quella con lambiente 54. Per la stessa ragione, impossibile applicare sistematicamente i procedimenti dellindagine matematica allo studio del vivente: soprattutto, la precisione del calcolo resta un ideale irraggiungibile di fronte alla molteplicit inestricabile delle funzioni organiche anche pi elementari55. Come si chiarir qualche lezione pi avanti, la procedura conoscitiva pi adeguata alloggetto biologico non lanalisi, ma la sintesi, ovvero loperazione intellettuale cui si attribuisce ora piena dignit
Le relazioni teorico-metodologiche che legano necessariamente (dunque, subordinano) la biologia alla chimica, alla fisica e allastronomia vengono esposte in Cours, III, pp. 290-323. Sullo statuto della biologia nel sistema enciclopedico comtiano, si veda E. Callot, La philosophie biologique de Comte, Paris 1960. 52. Cfr. Cours, I, pp. 90-92 sgg. 53. Cours, III, p. 212. 54. Cours, III, p. 254. 55. Ibid., pp. 226-29. Questo non significa, per Comte, (ibid., p. 331). Ci che Comte vuole sottolineare piuttosto limpossibilit di tradurre i risultati delle ricerche biologiche in formule numeriche.
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scientifica che consiste nellandare dallinsieme alle parti56. Nel dibattito sollecitato dalla progressiva rilevanza che stava assumendo il problema del vivente, Comte elabora dunque una prospettiva originale, non interamente assimilabile n allapproccio riduzionista n a quello vitalista. Certo, si tratta di una posizione ambivalente, non esente da oscillazioni e, talvolta, da aporie: ad esempio, come conciliare lunit del metodo positivo con lidea che, in ambito biologico, il metodo analitico debba cedere il passo al metodo sintetico? (Del resto, abbiamo visto che una simile difficolt riemerge anche a proposito della sociologia). Nonostante ci, la filosofia biologica di Comte eserciter un notevole influsso sullorientamento impresso dalla scienza francese agli studi medico-fisiologici. Il problema di come trattare scientificamente la specificit del vivente viene ripreso, qualche decennio pi tardi, da Claude Bernard57. Allievo e poi successore di Magendie alla cattedra di medicina sperimentale del Collge de France, Bernard realizz scoperte di grande portata in vari campi della fisiologia (dalla funzione glicogena del fegato agli effetti di sostanze tossiche come il curaro), sino a diventare nella seconda met dellOttocento il caposcuola indiscusso della biologia francese. Peraltro, nella storia del pensiero scientifico, la fama di Bernard legata soprattutto a un testo di carattere epistemologico che, secondo il noto giudizio di Bergson, doveva rappresentare per le scienze concrete di laboratorio ci che aveva rappresentato, per le scienze astratte, il Discorso sul metodo di Cartesio58: lIntroduzione allo studio della medicina sperimentale (1865), in cui egli raccoglie le riflessioni maturate nel corso delle sue ricerche, ma dotandole di un impianto teorico non privo di motivazioni e di tensioni filosofiche59. Nella prima parte di questo saggio, si mettono a fuoco le condizioni essenziali per fare della fisiologia una disciplina scientifica, sulla cui base sia possibile fondare una medicina dotata di leggi e di pratiche rigorose: estendere anche ad essa il metodo sperimentale gi impiegato con successo nelle altre scienze di laboratorio, la fisica e la chimica; abbandonare definitivamente le dottrine vitaliste che spiegano i processi organici mediante lazione di un misterioso principio vitale; riconoscere che i fatti biologici ubbidiscono allo stesso inflessibile determinismo cui sono soggetti i fatti fisici e chimici e che, come questi, non tollerano eccezioni ma sono riconducibili a leggi naturali invariabili. Sotto tale profilo, il progetto di Bernard rivela unindubbia matrice positivista60, se non addirittura riduzionista: il suo obiettivo di dimostrare che la biologia non pu avere basi diverse da quelle delle altre scienze e che pertanto non esiste alcuna differenza tra i principi delle

56. Corso, I, pp. 236-37. In tale contesto, Comte precisa che questo procedimento raggiunge la sua pi completa preponderanza nella fisica sociale, anche se comune a (...). La superiorit del metodo sintetico, in presenza di oggetti strutturalmente unitari, verr ribadita nel Systme (SPP, I, p. 641). 57. Tra i molti saggi dedicati al pensiero di Bernard, ci limitiamo a segnalare: Philosophie et mthodologie scientifiques de Claude Bernard, a cura di E. Wolff, Paris 1967; J. Schiller, Claude Bernard et les problmes scientifiques de son temps, Paris 1967; G. Canguilhem, Thorie et technique de lexprimentation chez Claude Bernard, in Etudes dhistoire et de philosophie des sciences, cit; M. Di Giandomenico, Filosofia e medicina sperimentale in Claude Bernard, Bari 1968; Claude Bernard. Scienza, filosofia, letteratura, a cura di M. Di Giandomenico, Verona 1982. 58. H. Bergson, La Philosophie franaise,in Mlanges, a cura di A. Robinet, Paris 1972, pp. 1167-68. Simile il giudizio espresso in La philosophie de Claude Bernard, in Oeuvres, a cura di A. Robinet, Paris 1970, pp. 1433-40. 59. In tal senso, si possono rintracciare precisi legami tra la riflessione di Bernard e alcuni orientamenti della filosofia francese, dal razionalismo cartesiano al realismo ingenuo presente nella gnoseologia di Condillac e degli idologues: su ci, cfr. S. Poggi, Lesprit, la raison, le systme. Ricerca della verit e metodo sperimentale in Claude Bernard, in Claude Bernard. Scienza, filosofia, letteratura, cit., pp. 33-54. 60. La questione relativa allinfluenza reale o meno, decisiva o marginale di Comte sul pensiero di Bernard stata oggetto di un dibattito critico, riassunto nelle sue posizioni principali da W.M. Simon, op. cit., pp. 122-24. In ogni caso, bench non manchino negli scritti di Bernard osservazioni polemiche nei confronti della prospettiva comtiana, ci sembra evidente la convergenza riscontrabile tra diverse tesi esposte nella prima parte dellIntroduction e alcuni capisaldi dellepistemologia positivista: dallimpossibilit di ricercare le cause prime o le essenze dei fenomeni al riconoscimento del carattere sempre relativo delle verit scientifiche; dalla descrizione del processo evolutivo tramite cui passata la mente umana al nesso istituibile tra scienza, previsione e azione; dallidea di una fondamentale unit metodologica della ricerca scientifica allaffermazione dello statuto autonomo di ogni disciplina.

scienze biologiche e quelli delle scienze fisico-chimiche61. Tuttavia, gi nella definizione di metodo sperimentale emergono alcune considerazioni pi originali: se Comte aveva riconosciuto che la scoperta di nuove leggi esige il combinarsi del ragionamento e dellosservazione, Bernard accentua il ruolo svolto dallopera di concettualizzazione in qualsiasi indagine scientifica, affermando che lesperienza deve essere guidata da idee direttrici o ipotesi in grado di interpretare i fenomeni della natura. Questo principio vale particolarmente per le discipline che si servono del metodo sperimentale: infatti, sempre unidea direttrice a generare lesperimento, ipotizzando certe connessioni tra i fenomeni osservati e predisponendo le strategie volte a verificarne la reale esistenza. Ci che contraddistingue il metodo sperimentale, scrive Bernard, la tendenza a trasformare questa idea a priori, basata su una semplice intuizione o su un concetto vago delle cose, in una interpretazione a posteriori fondata sulla conoscenza sperimentale dei fenomeni62. Oltre a sottolineare lesigenza di una costante integrazione tra la strutturazione logica della teoria e la sua verifica sul piano dellesperienza, il richiamo alla concretezza della realt indica anche la necessit di non irrigidire lindagine in reticoli concettuali astratti, di non piegare i fenomeni osservati alla coerenza (tutta interna) di una costruzione sistematica: per esplicare appieno la loro capacit inventiva, le idee direttrici non devono risolversi in formule dogmatiche e precostituite, ma conservare quella libert, quellapertura verso la novit sconcertante delle cose che, unita al rigore nella conduzione dellesperimento, rappresenta la virt essenziale dello scienziato-sperimentatore. Secondo Bernard, esiste una differenza cruciale tra scienze di osservazione e scienze sperimentali: mentre le prime sono scienze passive, in quanto si limitano a studiare i fenomeni cos come si presentano spontaneamente allosservatore, le seconde sono scienze attive, in quanto alterano e modificano i fenomeni stessi ponendoli in condizioni che non si riscontrano normalmente in natura. Lo sperimentatore, cio, non solo inventa metodi di ricerca che gli consentono di penetrare nei corpi studiati, ma diventa anche un inventore di fenomeni, un rivale della creazione. Nello studio degli organismi viventi, dove teorie e strumenti metodologici appaiono pi che mai in fieri, tale funzione creatrice acquista un rilievo ancora pi decisivo. Infatti, lesistenza di principi sperimentali applicabili sia agli organismi viventi che ai corpi bruti gli stessi che garantiscono il carattere scientifico della ricerca fisiologica non deve far dimenticare lesigenza di foggiare tecniche e procedure speciali le stesse che contribuiscono a definire il quid proprium di tale ricerca, il suo ambito particolare rispetto alla fisica e alla chimica. Questa esigenza trova riscontro in una differenza qualitativa tra mondo organico e mondo inorganico: mentre un aggregato inerte pu essere scomposto e ricomposto senza che si producano variazioni sensibili nelle sue propriet, un corpo vivente forma un insieme armonico e intimamente coeso, portatore di propriet originali rispetto ai suoi elementi singoli. In altri termini, un organismo funziona solo come totalit, come complesso dominato da una profonda sinergia tra le diverse parti, che lavorano in uno stato di reciproca dipendenza luna dallaltra. Ne deriva osserva Bernard che mentre il fisico e il chimico possono respingere ogni idea di finalismo nei fatti osservati, il fisiologo deve riconoscere una finalit armonica prestabilita nei corpi organizzati63. Ci che qualifica la macchina vivente la forza organizzatrice dello sviluppo, ovvero il suo formarsi e il suo crescere secondo unidea direttrice che, dalla nascita fino alla morte, ne regola le condizioni di esistenza:
Se dovessi definire la vita con una sola parola che, oltre ad esprimere bene il mio pensiero, mettesse bene in evidenza la caratteristica fondamentale della scienza biologica, direi che la vita creazione. [] Quando il pulcino si sviluppa nelluovo, non la formazione dellorganismo animale in quanto raggruppamento di elementi chimici che caratterizza sostanzialmente la forza vitale. Questo raggruppamento infatti avviene secondo le leggi delle propriet fisico-chimiche della materia. Quello che invece di pertinenza esclusiva della vita e non appartiene n alla fisica n alla chimica n ad alcuna altra scienza, lidea direttrice di questa evoluzione organica64.
61 62

C. Bernard, Introduzione allo studio della medicina sperimentale, trad. it. a cura di F. Giretti, Milano 1973, p. 72. Ibid., p. 37. 63 Ibid., p. 101. 64 Ibid., p. 105.

Quali sono le conseguenze di questo concetto di organizzazione, che conferisce alla scienza della vita il suo carattere particolare? In primo luogo, come abbiamo gi visto, esso individua una differenza strutturale tra mondo organico e mondo inorganico, focalizzando lattenzione dei fisiologi sulla nozione di natura vivente, che diventa loggetto specifico delle loro ricerche e delle loro analisi. Entro tale nozione, converge sia il regno animale che il regno vegetale: lavvenuta separazione tra mondo organico e mondo inorganico ha per contropartita una visione unitaria del vivente, che ed la seconda conseguenza viene modellandosi su una categoria estetica qual , per lappunto, quella di creazione. G. Canguilhem ricorda che una delle tesi pi celebri dellIntroduzione la vita creazione risale addirittura al 1856, per poi ripresentarsi, maggiormente articolata, nelle Lezioni sui fenomeni della vita comuni agli animali e ai vegetali, professate da Bernard tra il 1869 e il 1876 e pubblicate nel 1878 65. In una di queste lezioni, Bernard afferma che ogni essere vivente, sia esso animale o vegetale, presenta due ordini di fenomeni: i fenomeni di creazione vitale o di sintesi organizzatrice da un lato; quelli di morte o di distruzione organica dallaltro. Ma, egli aggiunge, solo la prima classe di fenomeni rappresenta qualcosa di veramente particolare, quel qualcosa cio che qualifica e definisce lo spazio autonomo del vivente66. Del resto, il riferimento alla prassi artistica viene operato dallo stesso Bernard, quando in un altro luogo osserva che la natura e lartista sembrano procedere allo stesso modo nel manifestare lidea creatrice della loro opera67. Oltre che negli ambienti strettamente scientifici, le tesi di Bernard ebbero larga risonanza anche negli ambienti filosofici, dove le conseguenze a cui abbiamo accennato vennero tematizzate e discusse. Il primo ad accorgersi delle importanti ricadute, tanto teoriche quanto metodologiche, che esse potevano avere sul pensiero filosofico-scientifico Ravaisson; nel Rapporto sulla filosofia in Francia nellOttocento, del 1867, egli sottolinea il cambiamento di paradigma innescato dallo sviluppo della scienza del vivente, grazie al superamento del punto di vista meccanicistico e al nuovo rilievo cos conferito alle nozioni di organizzazione, di forma, di finalit, insomma ad una costellazione estetica che reinterpreta la natura in termini non pi statici, ma dinamici. Inoltre, si chiede Ravaisson, una volta riconosciuto il dinamismo che regola lorganizzazione del vivente, come non ammettere un analogo dinamismo nelle strutture pi elaborate del pensiero? Se impossibile spiegare lunit dellorganismo ricorrendo al modello di un assemblaggio meccanico, cos impossibile spiegare lattivit del pensiero tanto scomponendolo nei suoi elementi materiali quanto riducendolo a forme statiche prive di spessore e di movimento68. 5. Lidea di evoluzione Quando, a soli tre anni di distanza, apparvero lOrigin of Species di Darwin (1859) e i First Principles di Spencer (1862), lidea di mutamento, di sviluppo progressivo era gi penetrata, da tempo, in diversi ambiti della cultura europea, ora guidando le ricerche tese a ricostruire la genesi della terra e delle forme viventi, ora apparendo il motivo conduttore di filosofie della storia (quella illuminista da un lato, quella hegeliana dallaltro), ora informando una concezione generale della scienza e della societ (come nel caso del positivismo comtiano). Eppure, le opere di Spencer e di Darwin segnarono una svolta, che non si espresse solo a livello terminologico evoluzione al posto di progresso ma implic lemergere di nuove costellazioni concettuali, generate e al tempo stesso
G. Canguilhem, Prface, in C. Bernard, Leons sur les phnomnes de la vie communs aux animaux et aux vgtaux, Paris 1966, p. 10. 66. Cfr. ibid., pp. 39-40. 67. Id., Rapport sur le progrs de la physiologie gnrale, Paris 1867, p. 110. 68. F. Ravaisson, Rapport sur la philosophie en France au XIX e sicle, nuova ed. a cura di P. Millot, Paris 1984, p. 127.
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sintetizzate dalla nuova idea di evoluzione. Tuttaltro che monovalente, questidea venne strutturandosi lungo linee differenziate, corrispondenti alle varie pronunzie che, di volta in volta, ne furono date69; tuttavia, e forse proprio per la sua interna poliedricit, essa divenne una base di riferimento comune a teorie di matrice diversa (biologica, antropologica, sociologica, ecc.), le quali, pur sviluppandosi autonomamente, trovarono in essa (o, per meglio dire, in qualcuna delle sue determinazioni) un modello di spiegazione da applicare nei loro specifici settori disciplinari. In altri termini, anche se non si pervenne mai a un corpo dottrinale omogeneo, venne definendosi quella prospettiva evoluzionistica destinata a sostituire, nella seconda met dellOttocento, il positivismo dimpianto comtiano. Di tale prospettiva, la teoria darwiniana del trasformismo biologico costituiva il fondamento naturalistico e la legittimazione scientifica; la teoria spenceriana dellevoluzione generale le forniva invece un pi ampio respiro, facendone una concezione complessiva del mondo e della conoscenza. In biologia, lidea di evoluzione si oppone al principio linneiano della fissit delle specie, ovvero alla convinzione secondo cui tutte le specie (sia quelle ormai estinte che quelle tuttora esistenti) avrebbero tratto origine da atti di creazione distinti. Prima di Darwin, la dottrina del trasformismo biologico era stata formulata dal naturalista francese Lamarck nella sua Filosofia zoologica (1809), dove sosteneva che le specie animali si sono sviluppate luna dallaltra, mediante un processo di differenziazione dovuto alla necessit, da parte degli individui, di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali; le variazioni favorevoli emerse nel corso di questo processo sarebbero poi divenute ereditarie, assicurando il continuo perfezionamento delle funzioni e delle strutture organiche. Tuttavia, pur ponendosi il problema delle cause e delle leggi dellevoluzione, Lamarck non rinunciava alla credenza nellesistenza necessaria e nella stabilit di un ordine naturale; il suo trasformismo si fondava sullidea di ununica serie, graduale e progressiva, di tutte le forme viventi, su una visione gerarchizzata della natura avente luomo per vertice, per momento culminante. soltanto con Darwin che viene meno, nella rappresentazione scientifica del mondo animale e vegetale, la concezione di un sistema di rapporti necessari e permanenti fra gli esseri che lo compongono. Come nota Somenzi, lelemento nuovo che caratterizza la dottrina darwiniana dellevoluzione la riduzione di tutta la complessit e peculiarit dei fenomeni biologici a un gioco di mutazioni e interazioni selettive che nel loro insieme appaiono puramente casuali, ma una per una obbediscono rigorosamente alle leggi della fisica e della chimica70. In tal senso, si pu dire che la teoria della selezione naturale trasforma radicalmente, e in modo definitivo, la discussione sul problema delle specie. Ipotizzando da un lato il prodursi, a intervalli irregolari di tempo, di piccole variazioni fortuite le quali, per la legge di probabilit, sarebbero in parte vantaggiose per gli individui che le presentano e, dallaltro, la lotta per la sopravvivenza che si verifica tra individui posti nello stesso ambiente, non pi necessario ricorrere a una sorta di finalit del mondo vivente (il famoso adattamento lamarckiano): basta supporre che, nel corso di tale lotta, vengano selezionate naturalmente (dunque, conservate) proprio le variazioni vantaggiose emerse accidentalmente. Insomma, introducendo nella natura il concetto di caso (inteso come azione meccanica delle circostanze e del tempo), lipotesi delle variazioni fortuite elimina ogni concezione finalistica e soprannaturale dei fenomeni biologici: il processo evolutivo non appare pi il frutto di un disegno prestabilito, n tende a un fine anche solo immanente, poich levoluzione non si compone esclusivamente di aspetti progressivi, n possibile stabilire delle tappe necessarie nella successione delle forme viventi71. Un altro punto della teoria darwiniana destinato ad avere ampi riflessi teorico-metodologici sul complesso degli studi biologici concerne il ruolo attribuito al
Sullopportunit di rinunciare alla facile quanto fuorviante identificazione di tutte le teorie evoluzionistiche con ununica, generica idea di evoluzione, insiste G. Pancaldi nellIntroduzione alla raccolta antologica, da lui curata, su Evoluzione: biologia e scienze umane, Bologna 1976, pp. 9-26. 70. V. Somenzi, Introduzione, in Levoluzionismo, a cura di V. Somenzi, Torino 1971, p. X. 71. Secondo Cassirer, tuttavia, non si pu dire che il darwinismo abbia definitivamente abolito la considerazione finalistica dallo studio scientifico dei fenomeni vitali, come dimostra il ricorso ai concetti di adattamento, di selezione, di sopravvivenza del pi adatto.
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fattore tempo: impegnato a delineare una selezione naturale in senso evolutivo, Darwin sottolinea lazione di un mutamento temporale che produce, e conseguentemente spiega, le diversit e le analogie tra gli organismi. Dora in poi, il modello di spiegazione storica non sar pi contrapposto al modello di spiegazione biologica: anzi, stato osservato che si potrebbe definire il darwinismo biologico come il diffuso sforzo che si produsse dopo il 1859 per ricostruire il corso reale delle passate trasformazioni evolutive della vita72. Questo elemento chiarisce le grandi aspettative riposte nellembriologia ancor pi che nellanatomia comparata: in nessun altro settore della biologia lideale della spiegazione storico-genetica poteva essere applicato cos sistematicamente come nelle ricerche sulla formazione e sullo sviluppo di un essere vivente, dallo stadio embrionale allo stadio adulto. Inoltre, quando furono note le tesi di Darwin, lipotesi, che gi si era affacciata nel pensiero embriologico, di un possibile parallelismo tra levolversi di un organismo individuale e la sequenza evolutiva della storia ancestrale si rafforz fino a sfociare nella dottrina della ricapitolazione, secondo cui il corso dello sviluppo individuale (ontogenesi) ripeterebbe fedelmente gli stadi progressivi attraversati da una specie nel corso della storia evolutiva della vita sulla terra (filogenesi)73. Ma, come noto, lOttocento non solo il secolo dellevoluzionismo biologico; esso vede anche sorgere, pressocch simultaneamente, teorie evoluzionistiche dei fenomeni sociali. Ora, quali legami rintracciare tra questi due tipi di teorie? Si tratta di una semplice concomitanza, magari suggerita dal comune riferimento al paradigma dellevoluzione, oppure esiste tra loro un rapporto di interazione o, addirittura, di dipendenza? Per quanto concerne Comte, occorre subito precisare che il suo evoluzionismo sociale non affonda le proprie radici nel trasformismo lamarckiano. Bench egli concordi con Lamarck circa lesistenza di una legge di variazione morfologica (tramite labitudine) e di una legge di consolidamento (tramite leredit) delle variazioni acquisite, definisce radicalmente falsa lipotesi dellindefinita modificabilit delle specie sotto la pressione dellambiente circostante, opponendole il principio a suo parere incontestabile della fondamentale fissit delle specie stesse. Del resto, tale posizione va inserita nella concezione complessiva che Comte ha del vivente, una concezione che abbiamo visto tende a sottolinearne la specificit, la peculiare reattivit nei confronti della materia inerte e che, dunque, sarebbe contraddetta da una teoria evolutiva fondata precisamente sulla passivit, sulla deformabilit dellorganismo a contatto col mondo esterno; la relazione organismo-ambiente va intesa, piuttosto, come reciproco equilibrio tra due poteri autonomi e eterogenei, la cui armonia consente il perpetuarsi della vita sulla terra, e la cui interruzione determina lestinzione, non la modificazione progressiva, delle specie 74. Peraltro, se Comte circoscrive alla societ umana lidea di uno sviluppo progressivo (inteso essenzialmente come sviluppo scientifico-intellettuale), ci non significa che lanalogia biologica non svolga un ruolo importante allinterno della sua teoria sociale. Il concetto di solidariet, per esempio, chiaramente modellato sullesempio di coesione naturale offerto dallorganismo vivente, il cui funzionamento esige una certa coerenza o armonia interna e la subordinazione delle parti al tutto: anche la societ, insomma, costituisce un insieme irriducibile alla somma di pi vite particolari, un organismo del quale proprio come in biologia vanno studiate le condizioni tanto di esistenza (ed lapproccio statico) quanto di sviluppo (ed lapproccio dinamico). Ne consegue che, come in biologia le monadi organiche (e cio le cellule) sono unastrazione, cos anche in sociologia gli individui non possono essere astratti dal tessuto sociale che rappresenta il loro fine e la loro ragion dessere. Il tratto peculiare della dinamica sociale risiede, per Comte, nellinfluenza che ogni generazione esercita su quelle successive, s da trasformare artificialmente la specie in un individuo singolo, immenso ed eterno, capace di unazione costantemente progressiva sulla natura circostante.
W. Coleman, op. cit., p. 90. Cfr. ibid., pp. 45-65, 90-102. 74. Cfr. Cours, III, pp. 444-51. Ed sempre per effetto della medesima concezione che Comte adotta lidea di una serie unica, continua e gerarchica degli esseri, sostenuta da Lamarck e Blainville: poich in biologia il semplice va subordinato al complesso, la classificazione delle forme viventi deve avere luomo sia come punto di partenza che come scopo.
73 72.

Anche se levoluzione sociale non pu alterare la natura fondamentale delluomo (provvista di una base biologica che ne sigla lessenziale fissit), essa pu modificare linfluenza esercitata dalle sue diverse componenti, producendo gradualmente per effetto della legge lamarckiana dellereditariet dei caratteri acquisiti il predominio degli istinti altruistici su quelli egoistici. Lelaborazione dellevoluzionismo spenceriano collocabile allinizio degli anni Cinquanta, dunque in un periodo anteriore alla pubblicazione di The Origin of Species di Darwin; in questopera, tuttavia, Spencer vedr sostanzialmente confermata la sua prospettiva, trovandovi quella piena legittimazione scientifica che le mancava. Daltra parte, linteresse per la struttura e la dinamica della societ (testimoniato dal suo primo lavoro di rilievo, la Social Statics del 1850) si era coniugato, da tempo, con una crescente attenzione verso le scienze naturali e, in particolare, verso la biologia: gi nel 1840, egli si era convertito al trasformismo lamarckiano attraverso la lettura dei Principles of Geology di Charles Lyell (che, pure, si proponevano di confutarlo) e, successivamente, aveva intrapreso lo studio dei biologi francesi e tedeschi. In tale contesto, assume valore cruciale la tesi (esplicitamente desunta dallembriologia di von Baer) secondo cui il passaggio dallomogeneo alleterogeneo, dal meno complesso al pi complesso, sarebbe lelemento caratteristico di ogni evoluzione organica: loriginalit di Spencer consiste nel generalizzare tale principio, rendendolo valido per ogni genere di fenomeno. In un saggio del 1857, Progress: its Law and Cause, egli afferma:
Ora, noi ci proponiamo in primo luogo di dimostrare che questa legge del progresso organico la legge di ogni progresso. Sia che si tratti dello sviluppo della Terra, o dello sviluppo della Vita sulla sua superficie, dello sviluppo della Societ, del Governo, delle Industrie, del Commercio, del Linguaggio, della Letteratura, della scienza, dellArte, questa stessa evoluzione del semplice nel complesso, attraverso successive differenziazioni, vale sempre75.

Il progresso, considerato al di l delle sue implicazioni teleologiche (ovvero dei suoi effetti benefici sulla vita delluomo), consiste dunque in un cambiamento, la cui legge universale pu essere formulata nel modo seguente: Ogni forza attiva produce pi di un cambiamento; ogni causa produce pi di un effetto. La moltiplicazione degli effetti in presenza di ununica causa rappresenta un processo che, per Spencer, si manifestato sin da principio e che, tuttora, continua a manifestarsi: come, in passato, v stata una sempre crescente complicazione di cose, cos, in futuro, deve ancora aver luogo unincessante trasformazione dellomogeneo nelleterogeneo. Peraltro, se il processo evolutivo viene definito in termini di mutamento, il mutamento a sua volta assume i caratteri di uno sviluppo inscritto nella natura stessa delluniverso: esso non un accidente, non una cosa sottoposta al dominio umano, ma una vantaggiosa necessit 76. Come affiora esemplarmente dalle trasformazioni che hanno investito ogni societ particolare (che si data istituzioni sempre pi complesse) e lumanit in genere (che passata dal cervello sottosviluppato del barbaro alla capacit mentale delleuropeo civilizzato), levoluzione comporta unintrinseca tendenza verso qualcosa di superiore: in altri termini, si pone fin dora quellequazione evoluzione=progresso che, nonostante le successive cautele introdotte da Spencer, rester un tratto costante di tutto il suo sistema77.

H. Spencer, Il progresso: sua e legge sua causa, in Il principio di evoluzione, antologia delle opere a cura di F. Polato, Bologna 1976, p. 159. 76. In questo saggio, la teoria della moltiplicazione degli effetti ha come referente, per quanto concerne levoluzione delle specie biologiche, la teoria lamarckiana delladattamento allambiente; solo in un secondo tempo, Spencer aggiunger alla causa generale delle variazioni organiche la causa speciale costituita dalla darwiniana selezione naturale: cfr. I Primi Principii, trad. it. di G. Salvadori, Torino 1901, p. 337. Questa traduzione riproduce la sesta (e definitiva) edizione inglese, ultimata da Spencer nel 1900. 77. Per questo e per altri nodi essenziali del sistema spenceriano, si veda M.A. Toscano, Malgrado la storia. Per una lettura critica di Herbert Spencer, Milano 1980.

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Nei First Principles (in cui troviamo esposte le basi preliminari del progetto di filosofia sintetica poi attuato in una serie di opere sistematiche78), viene ripresa lidea di un principio universale dellevoluzione. Per Spencer, non esiste soluzione di continuit tra mondo inorganico, mondo organico e mondo sociale (o super-organico, per usare lespressione dellAutore): rispetto ai due mondi precedenti, il terzo costituisce uno stadio evolutivamente pi avanzato, ma non qualitativamente diverso. Anzi, proprio perch le molteplici, continue metamorfosi sono dovute ad una stessa causa, comune a tutti gli ordini desistenza, che diventa possibile collegare tutte le verit parziali espresse dalle varie scienze nella conoscenza unificata, sintetica appunto, della filosofia. Questultima, perci, deve assumere come punto di partenza i principi pi generali cui la scienza, nel suo complesso, pervenuta; ora, poich tali principi sono lindistruttibilit della materia, la continuit del movimento e la conservazione della forza, la legge generale dellevoluzione pu essere cos sintetizzata: Levoluzione una integrazione di materia accompagnata da una dispersione di moto; durante la quale la materia passa da una omogeneit incoerente, indefinita a una eterogeneit coerente, definita; mentre il moto trattenuto subisce una trasformazione parallela79. Ci comporta per un verso una crescente differenziazione di struttura e di funzioni e, per laltro, una crescente integrazione tra le varie parti componenti. Questa legge si applica anche ai fenomeni super-organici, che, del resto, sono legati da profonde analogie ai fenomeni della vita organica. Anche lo sviluppo della societ, infatti, appare caratterizzato da una crescente complessit strutturale e funzionale, nonch da una crescente interdipendenza tra le diverse parti del corpo sociale. In tal senso, la concezione sociologica di Spencer si rivela affine a quella comtiana: la societ un organismo soggetto alle stesse leggi che regolano la vita organica, e la sociologia la scienza che, basandosi sulla biologia, pu fornire una base scientifica tanto alletica quanto alla politica. Tuttavia, esistono notevoli punti di divergenza, che concernono soprattutto il rapporto societ-individuo: se, per Comte, levoluzione della societ coincide col progressivo attenuarsi delle tendenze disgregatrici connesse alla rivendicazione dellautonomia individuale, per Spencer laumento della specializzazione e della divisione del lavoro non pu non comportare una sempre maggiore eterogeneit nella vita dei suoi membri, che acquistano una progressiva autonomia nei confronti del tutto. Mentre Comte respinge latomismo sociale del Settecento, Spencer cerca di fondarlo nel quadro della scienza della vita affermando che la societ, a differenza dellorganismo individuale, non un tutto concreto (provvisto, cio, di parti fisicamente contigue e inscindibili), ma discreto, i cui elementi sono fisicamente separati e dotati di unesistenza indipendente. Inoltre, in quanto organismo, la societ si evolve spontaneamente di generazione in generazione, per effetto di cause naturali come la lotta per la vita e la sopravvivenza del pi adatto; il suo progresso viene ritardato, e non accelerato, da interventi riformistici ed educativi che, essendo fondati su principi astratti, svolgono unazione arbitraria e artificiale. Cos, mentre Comte auspicava forme di controllo sempre pi ramificate per la societ ideale del futuro, Spencer prefigura lavvento di una societ libera, in cui gli individui grazie alla plasmazione ereditaria della specie adempiano alle funzioni sociali proprio realizzando la loro natura, e il potere statale venga gradualmente esautorato dallaffermarsi di una progressiva coincidenza tra interessi privati e interessi pubblici80.

Tali opere vanno dai Principles of Biology (2 voll., 1864-67) alla nuova edizione dei Principles of Psychology (2 voll., 1870-72: la prima edizione risaliva al 1855), dai Principles of Sociology (3 voll., 1876-96) ai Principles of Ethics (5 voll., 1879-93). 79 H. Spencer, Primi Principii, cit., p. 300. 80 Cfr. ibid., p. 677 sgg., e The Mann versus the State, London 1884, dove lindividualismo spenceriano risulta ancora pi esasperato.

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6. La ricezione dellevoluzionismo in Francia, tra Bernard e Taine Osservata dal punto di vista della cronologia ufficiale, la ricezione, nella cultura scientifica e filosofica francese, delle teorie darwiniane e spenceriane sembra seguire la traiettoria di un incremento graduale, ma costante: a partire dal 1862 anno in cui Clemence Royer cura la prima edizione francese dellOrigin of Species le principali opere di Darwin e di Spencer vengono progressivamente tradotte, recensite e discusse, mentre le loro idee incontrano, dagli anni Settanta in poi, una crescente diffusione tanto in ambito accademico quanto presso il grande pubblico. Tuttavia, se lo sguardo si approfondisce fino a coincidere con una prospettiva interna ai vari saperi entro cui levoluzionismo trov i suoi canali privilegiati di trasmissione, si profila un percorso meno lineare, costellato ora da ostilit e chiusure, ora da unopera di rifrazione che ne implic a volte il fraintendimento, a volte il polarizzarsi dellinteresse su qualche aspetto particolare. Di tale vicenda, troppo complessa per consentircene unanalisi accurata, metteremo qui in evidenza solo alcuni punti centrali, con lintento di contestualizzare lidea di evoluzione nella cultura positivistica francese e, quindi, di rendere pi comprensibili i motivi che, nel pensiero di Guyau, ne orienteranno la ripresa in una direzione originale81. Allinterno del sapere biologico, la ricezione delle teorie di Darwin si intreccia con laffermarsi della fisiologia come scienza autonoma, dotata di un solido statuto epistemologico i cui principi normativi tendono a riflettersi anche sulla definizione di discipline affini come la botanica o la zoologia. In un dibattito egemonizzato dalle tesi bernardiane, la visione unitaria del mondo vegetale e del mondo animale fatti convergere nella medesima biologia dello sviluppo organico contribu a sensibilizzare le scienze naturali al progetto di un quadro evolutivo in cui inserire tutte le forme viventi; nello stesso tempo, per, ne agevol uninterpretazione in termini neo-lamarckiani, valorizzandone solo quegli aspetti di continuit, di armonica progressione che potevano accordarsi con una concezione della vita intesa come creazione. In effetti, proprio nelle sue componenti specificatamente darwiniane che lapproccio evoluzionistico appare divergente da quello della fisiologia sperimentale: laddove il primo ricostruisce geneticamente la storia delle specie viventi, il secondo analizza il funzionamento della macchina organica per prevederne e regolarne i processi; il primo conferisce risalto allinterazione tra le varie forme di vita, il secondo ai rapporti funzionali tra i diversi organi. Nella prospettiva filogenetica del primo, la chiave di lettura offerta dalla lotta per la sopravvivenza, che oppone tra loro gli organismi individuali nel contesto (esteriore e non finalizzato) di una storia naturale; nella prospettiva ontogenetica del secondo, la chiave di lettura offerta dalla solidariet tra le parti e il tutto, dallidea direttrice dello sviluppo che organizza i singoli elementi in virt di una finalit interna allorganismo stesso82. Del resto, questa divergenza viene esplicitamente dichiarata da Bernard, che sottolinea pi volte la netta separazione tra i due approcci, sostenendo la sostanziale inutilit delle generalizzazioni filogenetiche per una medicina sperimentale correttamente intesa83. Un altro ostacolo alla ricezione, in Francia, del pensiero di Darwin, costituito dalla resistenza che gli oppone il positivismo di matrice comtiana, nella sua veste tanto ortodossa (Laffitte) quanto scientista (Littr), come pure nei biologi che si ispirano direttamente alla sua dottrina (Robin). Riprendendo la critica rivolta da Comte alla teoria della modificabilit indefinita delle
Per una visione complessiva del problema nelle sue varie articolazioni, rinviamo a Y. Conry, Lintroduction du darwinisme en France au XIXe sicle, Paris 1974, e a D. Hoeges, Literatur und Evolution. Studien zur franzsischen Literaturkritik im 19. Jahrhundert: Taine Brunetire Hennequin Guyau, Heidelberg 1980, che, oltre a una ricca bibliografia, riportano anche un elenco delle traduzioni francesi di Darwin e di Spencer. 82. Su tale divergenza cfr. Y. Conry, op. cit., pp. 181-88, 366-76, che ne analizza anche le ripercussioni sulle altre discipline biologiche. Del resto, anche Coleman osserva che, in generale, la fisiologia si dimostra incerta sia sulla validit delle soluzioni darwiniane che sulla loro effettiva rilevanza per lo studio delle funzioni organiche (cfr. op. cit., p. 102). 83. C. Bernard, Introduzione allo studio della medicina sperimentale, cit., p. 104, e Leons sur les phnomnes de la vie communs aux animaux et aux vgtaux, cit., pp. 147-49, 332-42.
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specie, i positivisti francesi assimilano la prospettiva di Darwin a quella di Lamarck, vedendovi la semplice espressione di un generico trasformismo di cui gi stata sancita lillusoriet o, al massimo, la natura puramente congetturale. Littr, ad esempio, si attesta su una posizione moderata: pur non rifiutando a priori la tesi dellevoluzione biologica, la considera solo unipotesi ingegnosa, valida per istituire un campo di ricerche, ma di cui lecito diffidare quando si tenti di ricavarne conseguenze filosofiche o applicazioni politico-sociali84. In tal modo, levoluzionismo spenceriano viene investito da una critica ancora pi radicale e severa. Diversa, invece, appare la posizione maturata da un positivista sui generis come Taine, che, attivando un confronto diretto con le scienze naturali (grazie, anche, alla frequentazione giovanile dei corsi di fisiologia, di botanica, di zoologia, di medicina), non deve ricorrere alla mediazione della filosofia positiva per valutarne i risultati e le metodologie. Come noto, uno dei motivi conduttori dellopera di Taine la convinzione che esista un rapporto analogico tra scienze naturali e scienze morali, basato sullapplicabilit del metodo danalisi scientifica ad ogni campo del sapere: sia i fatti naturali che i fatti morali sono semplici prodotti di cui possibile individuare le cause generatrici, poich tutti i dati complessi derivano dallincontro di altri dati pi semplici, dai quali dipendono85. Pertanto, lo studio della storia non pu risolversi nella semplice catalogazione degli eventi, ma deve ricercare le cause che hanno dato origine a tali eventi, le leggi psicologiche che ne hanno regolato lo sviluppo: se lanimo umano costituito al pari di qualsiasi composto organico da diversi elementi posti in reciproca connessione, che occorre analizzare e comparare tra loro per scoprire quali siano quelli dominanti, la storia di un popolo, di una civilt, di una letteratura deve isolarne i modi di pensiero (le cosiddette concezioni dominanti) che, pur emergendo esemplarmente in certi individui, determinano ogni aspetto della vita sociale e culturale del periodo. Nel contesto di questa botanica morale si inserisce la precoce86 adesione ad alcuni principi essenziali del pensiero di Darwin (la selezione naturale, la lotta per lesistenza, lereditariet dei caratteri), che, una volta trasposti nellambito della storia, della psicologia, dellestetica si rifletteranno non solo sulla famosa triade formata dai concetti di razza, ambiente e momento87, ma anche sullimpianto metodologico complessivo della prospettiva tainiana. Secondo Taine, un primo merito che bisogna riconoscere alle teorie di Darwin di aver smentito il carattere vincolante dellipotesi creazionista riguardo allorigine delluniverso, dimostrando come laccumularsi, nel tempo, degli effetti prodotti da una causa materiale possa provocare lillusione di trovarsi di fronte a una causa finale ispirata da un disegno provvidenziale88. Ma le teorie darwiniane hanno fatto molto di pi: esse hanno rinnovato gli studi positivi, siglando la continuit tra storia naturale e storia umana e proponendo un modello di spiegazione il principio della selezione naturale che pu essere applicato sia ai fenomeni fisici che a quelli morali, sia ai caratteri psicologici che a quelli vegetali e animali. Infatti, come in natura esiste una selezione che spiega lorigine e la struttura delle varie forme viventi, cos nelle societ agisce un principio selettivo che spiega la genesi e lo sviluppo di certe idee e di certi comportamenti, di determinate forme e correnti artistiche89. Inoltre, Taine mostra di apprezzare anche colui che considera il Darwin in filosofia, e cio Spencer: nel 1873, recensendo un saggio di Th. Ribot su Leredit psicologica, egli afferma che
84. E. Littr, Lhypothse de la gnration spontane et celle du transformisme doivent-elles tre incorpores la partie positive de la philosophie biologique?, in La philosophie positive, XXII, 1879, pp. 165-80. Ma cfr. anche E. Littr - Ch. Robin, Dictionnaire de mdecine, Paris 1855, p. 1616, in cui darwinisme viene ricondotto a transformisme. 85. I. Taine, Histoire de la littrature anglaise, Paris 1863, p. XV. 86. Cfr. ibid., pp. XXIV-XXV, dove Taine cita Darwin in riferimento al problema dellorigine delle specie; nel 1866, nella nuova Prefazione alla seconda edizione degli Essais de critique et dhistoire, la legge della selezione naturale viene inclusa tra le grandi leggi della biologia ottocentesca. 87. Per tale influenza rinviamo a D. Hoeges, op. cit., pp. 30-50, e a D. Drudi, Sogni di spiriti esatti. Percorsi nellestetica del positivismo: Taine Zola Guyau, Firenze 1990, pp. 31-37. 88. Cfr. I. Taine, Sa vie et sa correspondance, Paris 1901-1907, 4 voll., t. II, pp. 9-10. 89. Cfr. Id, Philosophie de lart, Paris 1865, p. 54 sgg., e Derniers essais de critique et dhistoire, Paris 1894, p. 199.

bisogna ringraziare questo studioso per aver introdotto in Francia una dottrina cos elevata e, tuttavia, cos poco nota da risultare ancora sconosciuta a molte persone istruite90. Limportanza della prospettiva spenceriana consiste, per Taine, nellaver generalizzato la teoria dellevoluzione, facendola uscire dallo specifico ambito disciplinare in cui era sorta e applicandola alla totalit delle cose. Come osserva D. Hoeges, questo rilievo ha senzaltro un sapore autobiografico: anche Taine, infatti, stava tentando unoperazione analoga, per cui il filosofo inglese diventa una sorta di modello che, in parte, bisogna seguire, ma da cui, in parte, ci si deve allontanare per far emergere la propria originalit91. Un altro elemento di consonanza dato dalla tesi secondo cui levoluzione, compiendosi per differenziazioni successive, si caratterizzerebbe come sviluppo in direzione dellindividualit; tale tesi, anzi, viene utilizzata da Taine per chiarire che ladesione ai principi dellevoluzionismo non implica la negazione dellindividuo e della sua responsabilit92. Del resto, proprio in ambito psicologico che tali principi si rivelerebbero pi fecondi: secondo Taine, i Principles of Psychology di Spencer racchiudono concezioni originali e comprensive tanto sulla genesi, sulla struttura e sul funzionamento del sistema nervoso quanto sul legame tra lazione nervosa e i fenomeni mentali93. In tal senso, linteresse di Ribot (futuro direttore della Revue Philosophique e, soprattutto, vero fondatore della psicologia sperimentale francese) nei confronti dellevoluzionismo non appare casuale, ma rispondente a un disegno teorico mediato, in ampia misura, proprio da Taine.

90. Si veda ibid., p. 188. Prima ancora che in questo saggio, Ribot aveva illustrato la prospettiva di Spencer (e, in modo particolare, la sua psicologia) in La psicologia inglese contemporanea, Paris 1870. Sempre nello stesso periodo, egli cura in collaborazione con A. Espinas la traduzione francese dei Principles of Psichology di Spencer, che apparir negli anni 1874-75. 91. Cfr. D. Hoeges, op. cit., pp. 51-67. Secondo questo studioso, uno degli elementi in base a cui Taine diverge da Spencer la negazione dellInconoscibile come fondamento reale, anche se imperscrutabile, del mondo fenomenico. 92. Illuminante, al proposito, una lettera a Zola del 2 marzo 1866, ora in J.C. Lapp, Taine et Zola: autour dune correspondance, in Revues des sciences humaines, 87, sett.-dic. 1957, p. 320. 93. I. Taine, Derniers essais de critique et dhistoire, cit., p. 201. Va notato che Taine, come Spencer, riconduce il mondo fisico e il mondo mentale a due serie parallele di fenomeni, scorgendo in essi il duplice aspetto rispettivamente, esterno e interno di ogni realt.

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