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Pantheon Siriano Fenicio
Pantheon Siriano Fenicio
Babilonesi "Amurru", che confina a nord con i monti Amano e Tauro, limiti
della Cilicia e della Cappadocia, ad est con l'Eufrate e il deserto, a sud con
l'Arabia e il cui territorio con i suoi abitanti Nabatei costituiva il ponte di
passaggio con l'Arabia; questi sono i confini che aveva la Siria al tempo
dell'Impero Romano (Nota di Lunaria: e che avrebbe fatto meglio a
mantenere...).
Gli scavi di Gerico con i loro venti strati sovrapposti (Nota di Lunaria: il libro
è del 1953; possiamo immaginare che nei decenni successivi gli archeologi
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avranno scoperto molto di più) hanno dimostrato che già da 6000 anni a.C
vivevano su quella collina gruppi umani di civiltà mesolitica e già fin dal
Terzo Millennio l'Egitto fa sentire la sua supremazia sulla regione siro-
palestinese politicamente divisa in principati. Altri popoli che stazionarono
in questa zona furono i Cananei, gli Aramei, Hittiti e Assiri (che se la
contesero), Persiani. Nel 333 divenne provincia con a capo Alessandro
Magno e nel 64 provincia romana. Fu nel 632 che venne occupata dagli
Arabi e questo segna il passaggio dal politeismo a monoteismo islamico.
Per quel che riguarda la religione degli Aramei, notizie le troviamo nei libri
storici e profetici della Bibbia (Nota di Lunaria: ovvero troviamo
mistificazioni e calunnie sui culti Aramei che probabilmente non
scopriremo mai nella loro essenza veritiera, dal momento che è noto che
la bibbia diffama qualsiasi cosa appartenesse ai popoli politeisti...); vanno
anche ricordate le iscrizioni assiro-aramiche di Nimrud e Kuyungik (Ninive)
che contengono nomi teofori, le stele di Zakir e l'iscrizione di Sugin (VIII
secolo) e le iscrizioni di Zingirli (sec. IX-VIII), Teima (V secolo) e Palmira.
Abbiamo poi il trattato di Luciano (De Dea Syria) e la stele di Mesha dov'è
menzionato il nome del Dio Kemosh, Dio supremo dei Moabiti.
Analogamente per i Fenici abbiamo gli scavi di Ras Shamra con 5 poemi
mitologici in lingua protofenicia e in caratteri cuneifomi
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I primi segni fenici, in confronto con altri alfabeti
I poemi mitologici sono intitolati: Il ciclo di Baal, Il Poema degli Dei graziosi
e belli, l'Inno alla Dea Nikal, La leggenda di Keret, la Leggenda di Aqhat,
figlio di Danel.
(*) Infatti Baal non è il nome del Dio in sé, ma un suo attributo, come del
resto succedeva per il dio ebraico appellato con attributi e aggettivi ma
mai col "nome vero", sempre ammesso che poi l'avesse avuto o lo si fosse
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davvero conosciuto.
(**) Vedi il nome di Allah, Al Malik (il Re), اﻟﻤﻠﻚche si usa anche oggi.
(***) Nome rimasto poi per il dio ebraico: Adonai, "Mio Signore"
El, quindi, questo Dio Supremo comune a più popoli, dominava nel cielo
(Baal-samin) e sulla terra; conforme allo stato sociale delle divinità, gli Dei
erano adorati specialmente sulle colline (*)
(*) sì, i Bamoth, i "Luoghi Alti", e lo sappiamo anche dalla bibbia, perché
agli ebrei era stato proibito di andare "sulle colline" e nei "luoghi edificati
in alto" dove si adoravano gli Dei cananei ecc., specialmente della fertilità.
Per questo la storia della figlia di Iefte che "va a piangere sui monti la sua
verginità" può essere letta anche così, per chi conosce le forme di culto
che si tributavano ai tanti Baal, ovvero gli Dei Signori della fertilità:
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"Piangere sui monti la verginità..."
La forma materiale in cui la divinità veniva effigiata era quella della pietra
rozza considerata come la dimora del Dio Bait-el da cui i Greci derivarono il
Betile: i sassi di forma rozza, piantati a terra, a mo' di fallo, singoli, a coppia
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o in file,
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Betile pre-islamico: il culto alla Dea Al Uzza
Mircea Eliade parla a fondo anche del culto dei sassi: "Ricerche recenti
hanno dimostrato che gli Arabi preislamici veneravano certe pietre
chiamate dai Greco-latini "baytili", parola di origine semitica che significa
‘casa di Dio’. Del resto tali pietre sacre non furono venerate soltanto nel
mondo semitico, ma anche dalle popolazioni dell'Africa del nord, anche
prima dei loro contatti con i Cartaginesi. Ma i betili non furono mai adorati
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in quanto SASSI, lo furono soltanto nella misura in cui manifestavano una
PRESENZA DIVINA. Rappresentavano la ‘casa’ di Dio, erano il suo segno, il
suo emblema, il ricettacolo della sua forza o il testimonio incrollabile di un
atto religioso compiuto in suo nome [...] Per la coscienza religiosa del
primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una
ierofania. Non v'è nulla di più immediato e di più autonomo nella pienezza
della sua forza, e non v'è nulla di più nobile e di più terrificante della roccia
maestosa, del blocco di granito audacemente eretto. IL SASSO,
ANZITUTTO, E'. Rimane sempre se stesso e perdura; cosa più importante
di tutte, COLPISCE. Ancor prima di afferrarla per colpire, l'uomo urta
contro la pietra, non necessariamente col corpo, ma per lo meno con lo
sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza.
La roccia gli rivela qualche cosa che trascende la precarietà della sua
condizione umana: un modo di essere assoluto. La sua resistenza, la sua
inerzia, le sue proporzioni, come i suoi strani contorni, non sono umani:
attestano una presenza che abbaglia, atterrisce e minaccia. Nella sua
grandezza e nella sua durezza, nella sua forma o nel suo colore, l'uomo
incontra una realtà e una forza appartenenti a un mondo DIVERSO da quel
mondo profano di cui fa parte."
Nota di Lunaria: altra cosa scopiazzata dagli ebrei: "egli arma le mani di
folgori e le scaglia contro il bersaglio; lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira
contro l'iniquità, udite udite il rumore della sua voce, il fragore che esce dalla
sua bocca, il lampo si diffonde sotto tutto il cielo e il suo bagliore giunge ai
lembi della terra, dietro di essi brontola il tuono, mugghia con il suo fragore
maestoso e nulla arresta i fulmini..." (Giobbe, XXXVI, 32 - XXXVII,7)
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Gli Dei Sumeri Ishkur e Adad (adorato a Damasco, chiamato anche
Rimmon o Addu dagli Amorriti) e l'Hittita Teshub, Dei che servirono da
modello per il dio ebraico: anche loro maneggiano fulmini e tuoni. Altro
Dio del fulmine era Reshep (Palestinese), poi importato in Egitto (come la
Dea Anat)
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nella bibbia e nel corano.
Altro Dio del Sole è Dushara, assimilabile a Dioniso. La sposa di Dushara era
Manat
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Sahar/Sin, il Dio Lunare
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Stella (Venere), Luna, Sole: una costante che compare su quasi tutti i
reperti storici
Ricordo del culto a Sin lo si trova nel nome del monte Sinai (poi
"ebracizzato" dal monoteismo ebraico) e nel deserto di Sin a sud di
Canaan.
Dagon era un altro Dio, non molto definito: dovrebbe essere il Dio
supremo dei Fenici e dei Cananei, forse assimilabile al Crono dei Greci. In
seguito fu adorato dai Filistei; la bibbia ovviamente lo cita in modo da
diffamarlo (e quindi diffamare anche i popoli che lo adoravano) nel Libro
del Re.
(I Re, v. 3-5)
A Palmira, poi, ad essere adorata era una Triade di Dei: Bel (Baal), Yarhibol
(una sorta di Sol Invictus), Aglibol (Divinità Lunare)
I Pantheon sono così simili perché gli scambi commerciali delle carovane
permettevano che anche gli Dei e le Dee venissero esportati e fusi con i
precedenti o le Divinità locali in un sincretismo e imitazione che ne
rendono lo studio più complicato: e così la semita-elamita Nanaia (la Nane
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Armena) è connessa ad Artemide cacciatrice
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La Dea Atargatis, assisa in trono tra due leoni e il Dio Hadad;
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Il Dio Aphlad in piedi su due grifoni alati, rivestito di corazza: nella sinistra
ha lo scettro, nella destra il fulmine e accanto a lui un fedele gli offre una
libagione;
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Azzanathkona, assimilabile ad Artemide.
"Ben inteso che, nelle civiltà ove le Grandi Dee hanno cumulato le virtù
della Luna, della Terra e della Vegetazione, il fuso e la rocca con cui filano i
destini degli uomini diventano, con tanti altri, loro attributi. Così la Dea col
fuso trovata a Troia, dell'epoca compresa fra il 2000 e il 1500 avanti Cristo.
Questo tipo iconografico è diffuso in Oriente: troviamo il fuso in mano a
Ishtar, alla grande Dea hittita, alla Dea siriana "Atargatis", a una divinità
cipriota primitiva, alla Dea di Efeso. Il destino, filo della vita, è un periodo
più o meno lungo di TEMPO. Quindi le Grandi Dee diventano in seguito
padrone del Tempo, dei destini che plasmano secondo la loro volontà. In
sanscrito il tempo si chiama "kala", termine che somiglia molto al nome
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della Grande Dea, Kali (sì che avvicinamenti sono stati fatti fra le due
parole) . Kala significa anche ‘nero’, ‘oscurato’, ‘macchiato’. Il tempo è
nero perché duro, irrazionale, senza pietà. Chi vive sotto il dominio del
tempo è soggetto a sofferenze di ogni specie e la sua
liberazione consiste anzitutto nell'abolizione del tempo, nell'evadere dal
mutamento universale. Secondo la tradizione indiana, l'umanità si trova in
questo momento nel "Kaliyuga", cioè nell'‘epoca buia’, epoca di tutte le
confusioni e di totale decadenza spirituale, ultima tappa di un ciclo
cosmico che si chiude."
Astarte: si noti il grande triangolo pubico sul ventre e i capelli che formano
una rudimentale Omega, già rappresentata dai Sumeri per Ninhursag
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poi usata dai cristiani
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Dea Fenicia, statuetta in bronzo, in stile egittizzante, II millennio a.C, da
Faqra, Libano. Si notino le corna che la collegano a Iside o Hathor.
Astarte Fenicia:
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si noti il simbolo che ricorda l'Omega, che la Dea porta al collo e che è
stato trovato anche nelle pitture rupestri italiane:
il "pendaglio ad occhiale", dalla doppia spirale
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o leggi
di Massimo Centini
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ASTARTE/ISHTAR, LA MASSIMA DIVINITà FEMMINILE SEMITICA:
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le erano sacre le colombe e i pesci (altri due simboli rubati dai cristiani: le
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prime attribuite allo spirito santo/maria, i secondi a gesù cristo)
Ad Ascalon, dove Astarte era adorata sotto il nome di Derketo, la Dea era
rappresentata a corpo di pesce e il tempio stava sulla riva di un lago ricco
di pesci.
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Si veda la stessa posa, le braccia flesse verso l'esterno che reggono fascine
o altri oggetti in:
Mezzaluna sulla testa, e mani che stringono brocche o fascine dalle quali
fuoriescono frutti; si riconosce la vite
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dai cristiani poi attribuita al loro gesù...
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per uno studio completo su Tanit vedi:
http://www.roth37.it/COINS/Tanit/storia.html
Tanit sembra essere la Virgo Caelestis (Vergine Celeste) dei Romani che la
descrivevano in epoca imperiale, attribuendole un valore più lunare che
non della fecondità; Eliogabalo la fece "sposare" al suo Dio Sole, unendo il
culto romano a quello punico; questa Tanit, comunque, a Cartagine era
sposata a Baal-Hammon, del quale Diodoro racconta che gli si
sacrificavano i fanciulli: più probabilmente gli ebrei avevano in mente
questo Baal e non tanto Dagon. I Romani lo assimilarono a Saturno
divoratore dei figli.
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Anahita poi, essendo legata allo scorrere perpetuo delle acque fresche,
era considerata già Immacolata e Sempre Pura prima ancora che nascesse
il cristianesimo cattolico... e appiccicasse questo attributo alla loro
"vergine maria"...
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Astarte era anche conosciuta come Naamah (*), "La Buona Astarte" e
come "Qrnaim" (**) , "Astarte Cornuta" a causa del crescente lunare che
aveva sulla fronte e che gli Egizi identificarono con Hathor. Gad era
l'Astarte degli Aramei: nella bibbia Isaia deplora i banchetti fatti in onore di
Gad.
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L'Hathor Egizia:
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HATHOR-ASTARTE/ISHTAR
Astarte era adorata con culto sessuale; celebri erano i templi a Tiro,
Sidone, Biblo (ne abbiamo una descrizione pervenutaci da Luciano) ; i
Greci la identificarono come Afrodite Urania. Come in Babilonia il culto di
Ishtar era congiunto con quello di Tammuz, in Fenicia il culto di Astarte era
strettamente collegato con quello di Adon (Adonis in greco), simbolo della
vegetazione che muore stagionalmente.
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Re di Damasco o notabile antico, VIII sec. A.C
Gli scavi di Ras Shamra ci hanno dato una miglior conoscenza della
religione fenicia nel secondo millennio a.C:
le figure divine sono oltre 25, tra Dei e semidei: El/Dagon, Asherah/Asherat
(la Grande Dea Madre, compagna di El e adorata anche dagli Ebrei prima
del rigorosmo monoteismo di stampo jahivista) ;
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Baal, figlio di El, anche chiamato Hadad/Adad, Dio dei fenomeni
atmosferici, pioggia, tuono, fulmine, Aliyan Baal, Dio delle acque terrestri,
fratello di Anat, vergine guerriera e Dea dell'amore (anche se a prevalere
nel culto fu il suo aspetto guerriero).
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come l'Hittita Arrinna
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Mot, Dea sotterranea protettrice della vegetazione, in antitesi a Baal.
Secondo una fonte, quella di Filone di Biblo, (fonte non molto attendibile)
sarebbe il Fango Primordiale (associabile al Mut egizio). Mot nacque dal
Caos Aeriforme e generò tutti gli esseri.
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Il Tempio di Astarte a Biblo, riprodotto su una moneta di Macrino
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La Dea, in testa, porta il disco solare tra le corna, esattamente come
Hathor
Anche gli alberi erano adorati: terebinto, quercia, acacia (culto di Al Uzza);
di questi alberi si facevano le rappresentazioni simboliche dette asherah, i
tronchi o pioli sacri citati puntualmente dalla bibbia, con l'ordine di
tagliarli, abbatterli o proibendo di fabbricarli; ovviamente gli asherah
erano connessi specialmente al culto della Dea, Astarte/Asherah, la Grande
Madre Semita.
Gli oggetti rinvenuti negli scavi hanno portato alla luce le figurine
antropomorfe (anche di tipo femminile) che la bibbia chiama "Theraphim",
e alcune coppe, portaincensi, amuleti e un serpente di bronzo.
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Dai ritrovamenti archeologici di ossa di vecchi e fanciulli sappiamo che i
sacrifici umani ci sono stati, almeno nel primo periodo come del resto ci
furono tra gli ebrei (la figlia di Iefte sacrificata dal padre dopo la battaglia e
Achaz che fa bruciare suo figlio; Mesha invece sacrificò suo figlio alle mura
della città per liberarla dagli israeliti).
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La risibile giustificazione che ne fanno i cattolici...
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per loro la figlia di Iefte non viene sgozzata come olocausto da offrire a
Jahvè, ma deve "rinunciare al suo diritto a sposarsi" venendo segregata
ma non uccisa...
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Pendenti e amuleti fenici in pasta di vetro, da Cartagine.
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Stele tombale in pietra calcarea da Hauran
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in pietra calcarea (Arte Fenicia del 1000 a.C)
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Stele funeraria palmirena a busto femminile (II secolo d.C)
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egiziana della giustizia Ma'at su un calice di loto
Pilastro del tempio di Biblo: anche qui, nella forma dei capelli, ritorna
l'Omega sumero!
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queste pagine, credono che qui si parli della madonna (!!!) che oggigiorno
viene proprio appellata così...
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Anche qui, lo scopiazzamento è evidente: c'è l'albero, antica sede degli Dei
nel politeismo e sede anche dello Jahwè ebraico ("Il roveto ardente") .
Esattamente come Asherah, impersonificata nel legno degli alberi sacri e
dei pioli.
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Ancora più evidente: la capretta è posta proprio sotto l'alberello: capra =
attributo del Dio maschile e della sua virilità; alberello = simbolo di
Asherah, Dea Madre. Uniti simboleggiano il culto sessuale.
C'è anche la stella di Ishtar sulla veste azzurra, poco sopra i piedi.
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"Regina del cielo": il clone contraffatto di Astarte, la prima Regina del
Cielo (insieme ad Inanna e Asherah) e di Anahita (la prima Dea
Immacolata); la colomba poi è animale di Astarte, Afrodite, Kupaba; la
corona è attributo delle Dee (Kupaba, Atargatis, Cibele...)
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Il segno che poi fa con le mani è copiato dal Solve et Coagula
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"Regina del cielo"... la fantasia cattolica mariolatra...
tanto che il titolo "Regina del Cielo" è PROPRIO USATO NELLA BIBBIA
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APPROFONDIMENTO SU ANATH
TRATTO DA UBERTO PESTALOZZA
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Tratto da "Nuovi saggi di religione mediterranea" di Uberto
Pestalozza
Anat/Astarte
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ritorna nel rilievo siriaco con le caratteristiche note minoiche dell'ampia
gonna a balze successive sin oltre il ginocchio, del busto nudo, dei seni
vistosi, degli egagri rampanti ai suoi lati; ma il capo adorno di un alto e
spesso berretto dell'identica stoffa della gonna, arieggiante ad una tiara.
La terra di Canaan, l'Arabia yemenita a sud di essa e la Siria a nord,
furono i tre originari centri del suo culto che si affermò con particolare
vigore, dando origine a testi religiosi e letterari, nella Siria settentrionale
a Ugarit. Gli Israeliti, occupata la valle del Giordano, ne assorbirono con
grande facilità i culti preesistenti. Dovettero ben presto venire a
conoscenza della Dea, come pure della sua compagna Qedesh, e delle due
Divinità Femminili dei "luoghi alti cananei": Ashtartu ed Asherah.
Fiorentissimo era il culto di Anat a Beth-shan (l'odierna Beisan) città
della Galilea meridionale, nella valle di Esdrelon, presso la riva destra del
Giordano dove gli scavi condotti da archeologi americani rivelarono ben
nove strati di cui il più profondo è anteriore all'ingresso degli Israeliti
reduci dall'Egitto in Canaan.
Dal libro di Giosuè raccogliamo che fra le città assegnate a Manasse v'era
Beth-shan coi suoi villaggi dove i figli di lui si stanziarono più ospiti che
conquistatori e quando crebbero in forza reserò i Cananei tributari, ma
non ne fecero strage. Si inizia così insieme con un sincretismo di costumi
- i matrimoni misti - un sincretismo religioso coincidenti l'uno e l'altro
con l'inizio di un periodo di prosperità nel quale gli Israeliti applicavano le
arti agricole dei Cananei. E poiché questi attribuivano la fertilità dei
campi all'azione vigila della loro Divinità, fu facile agli Israeliti
persuadersi che, oltre a jahvè, era pur lecito rendere culto alle divinità
delle popolazioni locali:
(Nota di Lunaria: la ben nota ossessione di jahvè: "Io sono il signore dio
tuo/non avrai altro dio all'infuori di me/io sono un dio geloso" che lascia
intendere pienamente che questo dio, per poter essere geloso di altri Dei,
doveva ammettere implicitamente la loro esistenza...!)
Ora tra queste Dee locali cananee era indubbiamente Anat (il cui nome
ritorna in toponimi quali Bet-Anat vicino ad Hebron, Anatot a nord di
Gerusalemme ed è persino il nome della madre di uno dei Giudici d'Iraele,
Samgar, detto "figlio di Anat" che con un vomero uccise 600 filistei) (*)
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Gli Egizi, come si vede, di Anat tennero soprattutto il carattere guerriero,
a cui dedicarono un santuario a Tebe, mentre Ramses II chiamò sua figlia
"figlia di Anat".
Un'altra Dea che fu assunta dagli Egizi con particolare entusiasmo è
Qedesh, "Onnipotente propagatrice dell'amore", non diversamente da
Inanna-Ishtar. Qadesh è rappresentata sopra un gioiello da Ras Shamra,
nuda, stante sopra un leoncino, le braccia piegate e alzate a reggere due
rami di loto con due serpenti che la fiancheggiano scendendo paralleli alle
gambe. Veniva anche rappresentata completamente nuda, in piedi a una
leonessa e portante in capo un crescente lunare e un disco.
(Notare come la Dea abbia per sgabello un leone, animale noto per la
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forza e l'ardore, quasi a incrementare il potere della Dea che doma il leone
e lo rende suo poggiapiedi)
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Anat aveva anche un aspetto sanguinario, e la si immaginava mentre
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faceva dei veri e propri bagni di sangue:
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(*) Anche il padre di Gedeone era un adoratore di Baal, a cui aveva elevato
un altare con una roccia "fallica" dedicata al dio, la Massebhah, che
poteva arrivare da uno a tre metri circa,
mentre ad Asherah si dedicavano alberi sfrondati o pali.
Anche Erodoto parla di pietre rizzate a mo' di fallo e Mircea Eliade ne
parla a fondo della litolatria e dei culti fallici connessi ai sassi in "Trattato
di Storia delle Religioni". Anche la figlia di Iefte probabilmente adorava
sui monti il dio Baal, quando "va a piangere la propria verginità" nelle
selve montuose prima di essere sacrificata.
"I sassi o i meteoriti magici, sacri, le case del Dio/Dea o con proprietà
taumaturgiche in grado di guarire o "creare" la gravidanza. Erano anche
associati all'eternità, alla partenogenesi - li si riteneva "nati da sé" - e
all'organo maschile (infatti venivano "oliati" e tale pratica la si ritrova
scritta persino nella Bibbia a testimonianza che gli stessi Ebrei, per un
periodo della loro storia, non solo adoravano gli alberi - "il roveto ardente"
- ma persino le pietre).
Anche la Kaba islamica in realtà rientra nel culto della pietra, e Mircea
Eliade ipotizza che all'inizio fosse persino dedicato a una Dea. Per quanto
riguarda i cristiani, hanno assimilato il culto delle pietre nelle loro chiese:
nella chiesa di san Volfango c'è una cappella - eretta nel 1713! - che ospita
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all'interno "la pietra sacra", ovvero un masso calcareo - si pensa - toccato
dal santo.
Nella chiesa di Maria Schnee (nell'ex Boemia tedesca) c'è un grande
masso diviso da una profonda spaccatura centrale (riferimento
concettuale alla Yoni induista, il culto della Vagina: i popoli protostorici
dell'India consideravano le pietre forate un emblema del "Yoni", e l'azione
rituale di passare per il buco implicherebbe rigenerazione per mezzo del
Principio Cosmico Femminile) e nella cavità venivano offerti cereali e ceri;
Nella cappella di San Nicolò si trova l'"Handstein" (pietra della mano): ci
si infila la mano per ottenere la guarigione."
Astarte è una della Dee più antiche; era adorata dai Cananei, dai Sumeri,
dai Babilonesi, dagli Assiri, dai Fenici, persino dagli Ebrei, anche se
ovviamente nel loro caso il culto di Astarte veniva stroncato nel sangue.
La Dea era chiamata Astarte, e ancor prima, Inanna, poi Ishtar; e ancora
Ashtoreth, Astoreth, Astarith, Ashtaroth; in particolare, per questi nomi
subì una metamorfosi al maschile, e poi fu denigrata come "demone"
(Astaroth, appunto) come già toccò a Lilith e Naamath.
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Era una Dea molto amata; simboleggiava l'amore, la fertilità e la passione
amorosa, e quindi anche la guerra (come Ishtar)
La possiamo collegare a Venere/Afrodite (che era l'amante del Dio della
guerra Marte/Ares).
Astarte era l'amante del Dio Baal, altro Dio amatissimo, e come tale,
stroncato e soppresso dagli Ebrei, quando imposero il culto del dio unico
javé.
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Riporto un interessante brano su Astarte, tratto da "Storia della Magia" di
Louis Chochod. Il libro è vecchiotto - 1971 - e uscì per Dellavalle Editore;
non credo sia stato ristampato - io l'ho trovato al mercatino dell'usato -
ma se vi capitasse di trovarlo leggetelo perché ne vale la pena.
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Lo stesso re Salomone (XVII secolo a.C) sul finire della vita, si diede
all'idolatria e alla "stregoneria" (probabilmente "ritornò" ai culti politeisti
visto che gli Ebrei contrariamente a quello che la storia fa passare, erano
politeisti. Il culto del dio unico javè fu imposto dai sacerdoti di tale dio,
che in questo modo accerchiarono tutto il potere sociale-economico nelle
loro mani). Si pensa che Salomone giacque anche con "demoni" (ovvere
Dee, visto che gli Ebrei demonizzavano gli Dei degli altri): Lilith,
Naamath, Aguereth, Mahala, generando "demoni". Lilith e Naamath
furono anche le amanti di Adamo; Eva fu solo l'ultima, e quella più docile
e sottomessa.
Salomone, che ebbe un migliaio di spose, tra cui 700 principesse, sposò
anche donne fedeli al culto di Astarte/Haschtoreth e quindi
probabilmente Sacerdotesse.
In realtà, pur appartenendo a un popolo che "aveva orrore della magia",
Salomone la praticò (vedi l'anello di Salomone con i segni combinati e la
Clavicola di Salomone) oltre che praticare la Necromanzia. A lui è
associato il Sigillo di Salomone, il Magen David, i due triangoli che si
intersecano.
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ASHERAH, AL UZZA, ALLAT, MANAT
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Ashima (in ebraico )אֲ שִׁ ימָ אera una delle divinità protettrici delle singole
città della Samaria menzionate espressamente nella Bibbia ebraica, in un
passo di 2 Re 17:30 in cui il processo di assorbimento delle divinità locali
da parte della divinità nazionale Yahweh risulta piuttosto chiaro. In
origine Ashima era una Dea semitica occidentale della sorte legata alla
dea accadica Shimti (“destino”), ma appare come “Ashim-Yahu” e “Ashim-
Beth-El” nel tempio ebraico a Elefantina in Egitto[5].
Nel ciclo ugaritico di Baal / Hadad Anath, invece, è una violenta Dea della
guerra, una vergine guerriera che, in riferimenti più tardi, diventa amante
di Baal, figlio di El, oppure una delle sue mogli dal momento che nella
cultura semitica nord-occidentale era permesso avere più mogli e legami
al di fuori del matrimonio erano normali per le divinità in tutti i pantheon.
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Nella nord-cananea “Leggenda di Aqhat”, all’appena nato Aqhat, figlio del
giudice Daniel, viene dato un meraviglioso arco con frecce creato per
Anath dal dio artigiano Kothar-wa-Khasis. Quando Aqhat cresce la Dea
Anath cerca di ottenere l’arco da lui, offrendogli in cambio anche
l’immortalità, ma Aqhat rifiuta. Come Inanna nell’Epopea di Gilgamesh (i
richiami tra i due racconti sono piuttosto palesi), Anath si lamenta con El
che le concede di riprendersi l’arco con la forza ma quando Anath invia
contro Aqhat il suo aiutante Yatpan, il figlio di Daniel rimane ucciso
(innescando una sorta di faida tra la sorella di Aqhat e Yatpan) e l’arco
viene perduto in mare. Lo studioso Gibson, in una ipotesi a lungo
osteggiata da altri antropologi culturali, ha riconosciuto in Atath una
delle mogli di El, non a caso spesso definita nei poemi ugarici
semplicemente “Elat” (“la Dea” per eccellenza, in quanto moglie del dio
per eccellenza). Di fatto, sebbene Anath non venga mai menzionata nelle
Scritture ebraiche come Dea, il suo nome è apparentemente conservato
nei nomi delle città Beth Anat e Anathoth, che fanno pensare ad una
antica presenza di templi a lei dedicati e, tra l’altro, l’eroe Shamgar, figlio
di Anath, è menzionato in Giudici 3:31 e in Giudici 5:06, facendo pensare
alla possibilità di una sua interpretazione come semidio, sebbene John
Day abbia pensato piuttosto ad un uomo posto sotto la protezione della
Dea. Infine, è attestato che, verso il 410 a.C., i mercenari ebrei di
Elefantina (l’odierna Assuan) adorassero una Dea chiamata Anat-Yahu
(Anath-Jahvè), venerata nel tempio originariamente costruito dai
profughi della conquista babilonese della Giuda. Se per Ashima e Anath
possiamo parlare, comunque, di divinità in qualche modo straniere,
retaggi periferici (samaritani e cananei) di culti precedenti, pienamente
appartenente alla tradizione giudaica è la figura sacra della Shekhinah.
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divina, nel senso che, mentre in prossimità della Shekhinah, la
connessione a Dio è più facilmente percepibile.
“Io canto inni per entrare nel cancello del Campo di mele santo. Una
nuova tavola ci prepariamo per Lei, un candelabro getta la sua bella luce
su di noi. Ondeggiando a destra e sinistra la sposa si avvicina, in gioielli
sacri e vestimenti per festa … “
Allo stesso modo, un paragrafo nello Zohar inizia così: “Si deve preparare
un comodo sedile con cuscini ricamati […] come uno che prepara un
baldacchino per una sposa, perché essa è regina e sposa per lo Shabbat
[…] È per questo che i maestri della Mishna erano soliti uscire alla vigilia
di Shabbat per riceverla sulla strada, e dicevano: ‘Vieni sposa, vieni
sposa’. E si deve cantare e gioire a tavola in suo onore […] si deve ricevere
la Dama con molte candele accese, tanta gioia, bei vestiti, e una casa
abbellita …“
Proprio su queste basi Patai e molti altri dopo di lui hanno visto in questa
figura, chiaramente simbolica, il riassorbimento post-mosaico di un culto
tribale riferito ad una Dea della conoscenza, a sua volta, come accennato,
antropomorfizzazione di un sentire comune probabilmente simile
all’eggregoro. Tra le divinità del pantheon semitico e dell’Israelitismo pre-
mosaico, comunque, la più importante doveva essere quella che più da
vicino riguarda il nostro discorso sul femminino sacro: Asherah (in
ebraico )אֲ שֵׁ ָרה, la Dea madre semitica per eccellenza, il cui culto doveva
essere diffusissimo in tutta l’area del Mediterraneo orientale se, pur con
nomi leggermente diversi, la ritroviamo anche area accadica (Ashratum /
Ashratu), ittita (Asherdu, Ashertu) e ugarica (Athirat) (più esattamente
trascritto come A irat)
(Nota di Lunaria: qui i cattolici più ingenui credono che si parli della
madonna!)
In precedenza, nei testi di Ugarit (prima del 1200 a.C.) Athirat è quasi
sempre definita come “Colei che cammina sul mare” ma, soprattutto,
come “la creatrice degli dei (Elohim)”, essendo la consorte del dio El (e,
infatti, tra i suoi appellativi figura anche “Elat”, forma femminile di El),
caratteristica che mantiene anche in ambito ittita (Asherdu è sposa di
Elkunirsa, “El il Creatore della Terra”). Ciò che stupisce è come figurine
identificata con Asherah siano sorprendentemente comuni nella
documentazione archeologica dell’area palestinese, ad indicare la
popolarità del suo culto fin dai primi tempi dell’esilio babilonese e come
siano state trovate numerose iscrizione che collegano Yahweh e Asherah:
un ostracon dell’VIII secolo a.C., rinvenuto dagli archeologi israeliani a
Kuntillet Ajrud nel 1975, ad esempio, recita “io ho pregato su di voi la
benedizione di YHVH nostro custode e della sua Asherah“, mentre una
iscrizione di Khirbet el-Kom vicino a Hebron, reca impresso “Sia
benedetto il Signore e la sua Ashera, che dai suoi nemici che lo hanno
salvato!”. Allo stesso modo, tenendo presente che il simbolo di Ashera era
normalmente una stele liscia, una colonna o un albero, è impossibile non
notare la quantità di raffigurazioni di questo tipo trovare in Israele e
come “pali sacri” siano citati in Esodo, Deuteronomio, Giudici,
2Cronache, Isaia, Geremia e Michea. Sia le prove archeologiche che i
documento dei testi biblici dimostrano, dunque, tensioni in periodo
monarchico tra gruppi che supportavano adorazione del Signore accanto
a divinità locali come Ashera e quelli che imponevano il culto del solo
Yahweh: la fonte deuteronomista dà certamente prova di un forte partito
monoteista durante il regno di re Giosia, alla fine del VII secolo a.C., ma
la forza e la prevalenza del culto monoteistico in periodi precedenti è
ampiamente dibattuta, sulla base delle interpretazioni di come gran parte
della storia del Deuteronomio sia basata su fonti anteriori e di quanto tali
fonti possano essere state rielaborate da redattori deuteronomistici per
sostenere il loro punto di vista teologico.
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E’ in questo quadro che un certo numero di studiosi, tra cui gli archeologi
William G. Dever e Judith Hadley sostengono che, in un quadro di diffuso
politeismo arcaico, Asherah, vista come Dea Madre Creatrice e,
conseguentemente, come trasposizione religiosa della fertilità e della
fecondità, rappresentasse una Dea consorte del Signore nella religione
israelita popolare del periodo monarchico e fosse venerata come la Regina
del Cielo. Altri (da Mark S. Smith a John Day e Andre Lemaire) pur non
obiettando sull’esistenza di un culto politeista e sulla presenza di divinità
femminili nell’Israelitismo arcaico, negano che nell’Età del Ferro si
potesse parlare di determinazioni sessuali femminili paritarie in campo
teologico e ritengono che, piuttosto, in un progressivo passaggio verso il
monoteismo, il culto di Asherah rappresentasse una forma di mediazione
subordinata al Signore.
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Lilith e Naamath sono due esempi di Divinità Femminili trasformate in
male dal patriarcato misogino.
Naamath è considerata con Lilith una delle prime donne accoppiatesi con
Adamo; Eva ne fu solo l'ultima, e la più remissiva e docile (per questo fu
scelta come "compagna ufficiale").
Dall'unione di Adamo con Naamath e Lilith nacquero molti demoni tra
cui Asmodeo. L'idea che fu Adamo (e spesso le sue eiaculazioni) a
generare i demoni è presente anche nello Zohar.
Comunque, in una cultura pre-ebraica, Naamath e Lilith erano due Dee e
come tali avevano Sacerdotesse, dedite a riti di Prostituzione Sacra
(impersonando la Dea in terra, si congiungevano con l'uomo ritenuto
rappresentante del Dio in terra). Quasi certamente Lilith deriva da
Inanna o comunque da Ishtar.
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Ora, come potevano essere viste due Dee (e le relative Sacerdotesse,
ovvero "Donne di potere") dai misogini, patriarcali antichi ebrei, gli alfieri
del Dio unico? Ma ovviamente, potevano vedere queste due Dee
(soprattutto Lilith e le Sacerdotesse di Lilith o Ishtar) solo come qualcosa
di negativo e da distruggere, o meglio ancora, denigrare.
Ecco che, una volta acquisito potere gli antichi ebrei iniziano a
distruggere gli Dei delle popolazioni soggiogate, inquinando le fonti e
denigrando i significati originari (il Serpente, per esempio, simbolo
positivo in gran parte delle culture).
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Comunque, in qualsiasi modo la si voglia vedere (Dea della Notte -
accompagnata dalle civette -, compare della Dea Anath, o prima moglie di
Adamo), Lilith (che appare anche in un mito della Dea Inanna, ed è legata
al Salice) rappresenta una Sessualità Femminile Forte, Orgasmica, Attiva,
Potente, Indipendente. Lilith non si piega passivamente al rapporto
sessuale con l'Adamo arrogante che la vuole sotto. Lilith scappa dal
"paradiso" perché non vuole essere prigioniera in questa gabbia dorata e
crea un suo regno, con dei suoi figli, liberamente accettati quando vuole
lei e con chi vuole lei. è sempre questo il tratto di Lilith: che non è succube
all'altrui volontà (Adamo-javè) ma è amante di se stessa, della propria
volontà.
Queste stesse caratteristiche sono presenti anche nella Dea Pomba Gira,
se andiamo in Brasile, nella Dea Erzulie nel Voodoo e nell'associazione di
Lilith al Nero, con Kali. Sia Kali che Pomba Gira inoltre sono a seno nudo,
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in piedi!, esattamente come Lilith! E questa è l'iconografia anche della
Dea dei Serpenti Minoica: a seno nudo, in piedi, e con lo sguardo fiero.
Non è un caso che Lilith sia stata ripresa nei culti Neo-Matriarcali e Neo-
Pagani, anche se la ritroviamo di frequente nei culti satanici, che la
considerano come moglie di Satana.
(da notare comunque che spesso lo stesso Satanismo Spiritualista pecca
di fallocentrismo: scagliandosi contro il "dio cristiano padre geova-javè"
in realtà vanno a caricare di maschilità Satana (ne sono un esempio il
Satanismo alla "Joy of Satan", che chiama questo Satana esattamente con
gli epiteti cristiani di "padre"...): quindi cambia poco, in un certo senso,
tra cristianesimo e questo genere di Satanismo: in ambedue c'è un ricorso
e un approccio alla figura paterna di divino, anche se rispetto al
cristianesimo, almeno nel Satanismo abbiamo comunque un minimo
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riferimento a Lilith, vista come Potere Femminile... ben poca cosa
comunque, rispetto alla Wicca Dianica).
Comunque, a mio parere, Lilith resta da analizzare più dal punto di vista
psicologico, come archetipo, o modello femminile, e di emancipazione per
la donna attuale, che non in campo esoterico.
Lilith, Pomba Gira, Erzulie, Kali, Anat, Ishtar sono tutte Dee (e quindi
archetipi) del Femminile Selvaggio, "Brutto" (in certe rappresentazioni,
Lilith è ricoperta di peli: in fondo "depilarsi" è sottostare a un diktat di
seduzione per piacere ai maschi... anche Kali è "brutta", non curandosi
affatto di piacere al marito Shiva...), Indomabile, Indipendente. Lilith ha
artigli.
Le figure cristiane femminili hanno le mani congiunte in preghiera, nei
confronti del dio padre. Lilith (o Pomba Gira, Erzulie o Ishtar...) non
pregano nessuno.
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Dopo Goethe, che cita di sfuggita Lilith nel "Faust", anche Friedrich
Christoph Johannes Wedde dedica un'opera a Lilith:
"Lilith. Die Lösung des Welträtsel – ausgeplaudert durch den Jüngling von
Sais." (1867)
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Infine una citazione anche per la Dea Scorpione Egizia, Selkit
Selkis (o anche Serket, Selqet, Selket, Selkit, Serqet) era, nella religione
egizia, la Dea Scorpione della magia.
Nella sfera medica proteggeva dalla puntura dello scorpione, degli insetti
velenosi e dei serpenti.
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