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Traduzione completa di tutti i testi

di Lingua e Letteratura Latina I


Lingua Latina
Università degli Studi di Ferrara (UNIFE)
75 pag.

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Poema di Tito Livio Ad Urbe Condita (parla dalla fondazione di Roma). In questo libro, settimo, Livio si
dedica alle origini del teatro a Roma. Durante il 365/364 aC, un’epidemia colpì Roma. Per placare la
collera celeste si istituiscono anche gli spettacoli scenici: una novità per un popolo bellicoso che non
aveva conosciuto lo spettacolo se non il circo. Erano, inizialmente, spettacoli di livello modesto e
importati dall’estero: senza un testo cantato, artisti dall’Etruria eseguivano movimenti aggraziati al
suono dei flauti. Ebbero successo, venivano spesso imitati dai giovani romani: agli attori fu dato il
nome di istrioni, essi iniziarono a rappresentare compiutamente satire piene di motivi musicali, con un
canto regolato dall’accompagnamento del flauto e con movenze appropriate al canto. Non si può
parlare ancora di vere e proprie strutture teatrali, ancora molto precarie, il primo vero teatro apparve a
Roma nel 1 secolo a.C. Si parla di teatro come spettacolo scenico, ma in un contesto diverso da
quello che immaginiamo noi ora, si tratta di un semplice scambio di battute accompagnata da questi
ludiones, attori o meglio danzatori davanti ad un pubblico. Tutto con influenza etrusca, esistevano
forme pre teatrali autoctone romane, soprattutto di carattere sacro, ma si trattava di improvvisazione
scenica. Notiamo che nel teatro romano per primo non venne la parola, ma la danza, forma di
rappresentazione mista con recitazione, ballo e canto (questo anche nel teatro greco). Elementi che
ovviamente con il tempo si evolvono, si afferma molto di più la recitazione, le parti cantate e ballate
vengono ridotte.

ANALISI:

Et hoc et = locuzione correlativa (sia questo che)


Insequenti anno= ablativo di tempo determinato, anno è concordato con aggettivo insequenti (anno
seguente) Insequenti dal verbo INSEQUOR, INSEQUERIS, INSECUTUM SUM, INSEQUI (composto
di sequor)
C. Sulpicio Petico, C. Licinio Stolone= ablativi
C sta per G, questo perché l’alfabeto latino è di origine greco-campana, passato attraverso
mediazione etrusca. Nell’etrusco non c’era alcuna differenza tra il suono velare sordo e quello sonoro.
Il suono G venne inserito dal 3 secolo.
Consulibus= ablativo assoluto, concordato con i due nomi (sotto il consolato di)
Pestilentia= soggetto, nome femminile singolare della prima declinazione

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Fuit= verbo essere, indicativo perfetto, attivo 3 persona singolare. SUM, ES, FUI, ESSE
Eo nihil=nihil è un pronome indefinito (non vi fu nulla)
Dignum= dignus, aggettivo prima classe maschile, regge l’ablativo memoria (di degno)
Memoria= sostantivo femminile prima declinazione, ablativo con la A lunga (di memoria)
Actum= ellissi del verbo est (actum est) è perfetto del passivo, verbo agere. AGO, AGIS, EGI,
ACTUM, AGERE (fu)
Nisi quod=sono due congiunzioni e formano una proposizione eccettuativa (se non che)
Pacis= pax, genitivo singolare femminile terza declinazione concordato con exposcendae
(benevolenza, pace)
Deum= deus, dei, genitivo plurale mascile seconda declinazione (degli dei)
Nella tipica mentalità religiosa antica si chiedeva la pax deum attraverso questi ludi/ giochi scenici. In
questo caso la si chiedeva perché c’era la pestilenza.
Exposcendae= genitivo del gerundivo passivo. EXPOSCO, EXPOSCIS, EXPOSCERE.
(chiedere/domandare)
Causa= regge il genitivo pacis, causa + genitivo che precede ha un valore finale (al fine di chiedere
benevolenza)
Tertio= avv. di tempo (per la terza volta)
Tum= avverbio
POST CONDITA URBEM, letteralmente in latino sarebbe dopo la città che fu fondata,questo perchè il
latino mette post sostantivo participio perfetto concordato con il sostantivo stesso, noi traduciamo in
modo più astratto “dopo la fondazione di Roma”
post= dopo
Conditam= conditus, sostantivo maschile quarta declinazione, accusativo perchè concordato con
urbem (fondazione) inoltre viene dal verbo transitivo terza coniugazione CONDIO, CONDIS,
CONDIDI, CONDITUM, CONDERE.
Urbem= accusativo, urbs sostantivo femminile terza declinazione (città di Roma)
Lectisternium= sostantivo neutro seconda declinazione (lettisternio). Cerimonia sacra molto solenne a
Roma, dove si portano fuori dai templi le statue degli dei, distese sui triclini come se dovessero
banchettare)
Fuit= verbo essere indicativo perfetto
Et cum= congiunzione (e siccome) cum→narrativo; cum+ congiuntivo: sub causale
Vis= vis, roboris,sostantivo femminile terza declinazione nominativo ( la forza)
Morbi= morbus, morbi, sostantivo maschile seconda declinazione genitivo ( della malattia)
Nec….nec= congiunzione copulativa ( nè…nè)
Humanis consilis= ablativi di causa efficiente, humanis complemento e consilis sostantivo: consilium
sostantivo neutro seconda declinazione (provvedimenti degli uomini)
Ope divina= ablativi di causa efficiente, ope sostantivo: ops, opis sostantivo femminile terza
declinazione, divina aggettivo: divinus, divina, divinum, aggettivo prima classe (aiuto divino)
Levaretur= congiuntivo terza persona singolare imperfetto passivo. LEVO, LEVAS, LEVAVI,
LEVATUM, LEVARE. ( attenuare). Indica la contemporaneità dell’azione rispetto all’azione della
principale (instituti dicuntur)
Victis= verbo transitivo terza coniugazione, participio perfetto. VINCO, VINCIS, VICI, VICTUM,
VINCERE (essendo stati vinti) concordato con animis. Victis+animis= ablativo assoluto
Superstitione= superstitio, superstitionis, sostantivo maschile terza declinazione, ablativo causa
efficiente retto da victis (dalla superstizione).
Animis= animus, animi, sostantivo maschile seconda declinazione, ablativo causa efficiente retto da
victis (gli animi)
Ludi= soggetto, ludus ludi, sostantivo maschile seconda declinazione, nominativo plurale ( i giochi)
Quoque= congiunzione (pure)
Scenici= aggettivo concordato con ludi, scenicus, scenica, scenicum, aggettivo prima classe,
nominativo maschile plurale (scenici)

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La reggente della causale (cum+ congiuntivo), ha un costrutto impersonale con dicuntur concordato
con il soggetto ludi, letteralmente si traduce con “i giochi scenici sono detti”, ma noi traduciamo con “si
dice che furono istituiti anche giochi scenici”.
Qui Livio ci dice che fino a quel momento non c’era mai stata una rappresentazione teatrale
Questa frase è tra due “-”, è un’apposizione del soggetto
Nova= novus, nova, novum, aggettivo prima classe, nominativo femminile singolare, concordato con
res (nuova)
Res= res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione, nominativo femminile singolare (cosa)
Bellicoso= bellicosus, bellicosa, bellicosum, aggettivo prima classe, concordato con populo (bellicoso)
Populo= populus, popoli, sostantivo maschile terza declinazione (popolo)
Nam= congiunzione (e infatti prima)
Circi= circus, circi, sostantivo maschile seconda declinazione, genitivo singolare (del circo). Non sono
da immaginare come i nostri circhi, ma all’ epoca erano corse equestri, entrati anche esse a Roma
per influenza etrusca(un’influenza su tutta la cultura romana), a loro volta influenzati dai greci.
Modo= avverbio e congiunzione (solo)
Spectaculum= spectaculum, spectaculi, sostantivo neutro seconda declinazione nominativo singolare
(lo spettacolo)
Fuerat= verbo essere, terza singolare piucheperfetto (c’era)
Inter Alia=preposizione avverbio (tra tutti gli altri)
Caelestis= caelestis, caelestis, caeleste, aggettivo prima classe, concordato con irae (celeste)
Irae= ira, irae, sostantivo femminile prima declinazione, genitivo (ir)
Placamina= placamen, placaminis, sostantivo neutro terza declinazione (assieme al genitivo irae
caelestis diventa mezzo per placare)
Instituti= verbo transitivo terza coniugazione. INSTITUO, INSTITUIS, INSTITUI, INSTITUTUM,
INSTITUERE. Dobbiamo sottintendere esse, infinito passivo perfetto.
Dicuntur= verbo transitivo terza coniugazione, terza plurale, indicativo presente, passivo. DICO,
DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE.
INSTITUTI DICUNTUR è la principale e significa furono istituiti.
Ceterum= ceterum, ceteri, sostantivo neutro seconda declinazione (del resto)
Parva= parvus, parva, parvu, aggettivo seconda classe, nominativo femminile singolare concordato
con res (piccola/ di poco conto)
Quoque= congiunzione (pure)
Ut ferme=sono due avverbi che con l’indicativo diventano comparativo modale (come di solito)
Principia= principium, principi, sostantivo neutro seconda declinazione accusativo plurale concordato
con res (inizio)
Omnia= omnis, omnie, aggettivo plurale (tutti)
Et= congiunzione (e)
Ea= is, ea, id aggettivo/ pronome dimostrativo, nominativo femminile singolare concordato con res
(quella)
Res= soggetto res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione, nominativo femminile singolare
(cosa)
Ipsa= ipse, ipsa, ipsum, pronome definito nominativo femminile singolare (stessa)
Peregrina= peregrina, peregrinae, sostantivo femminile prima declinazione, in questo caso è
aggettivo concordato con res. ( di origine straniera)
Fuit= verbo essere, indicativo perfetto, attivo 3 persona singolare. SUM, ES, FUI, ESSE
Sine= preposizione impropria (senza)
Carmine= carmen, carminis, sostantivo neutro terza declinazione, ablativo singolare (canto/poesia)
ullo= ullus, ulla, ullum, aggettivo/pronome ablativo neutro singolare (nessun)
Imitandorum= verbo transitivo deponente prima coniugazione gerundivo del passivo. IMITOR,
IMITARIS, IMITATUS SUM, IMITARI (imitare)
Carminum=carmen, carminis, sostantivo neutro terza declinazione, genitivo plurale(canto/poesia)

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Actu= actus, actus, sostantivo mascile quarta declinazione ablativo singolare retto da sine
(gesti/movenze)
Ludiones= ludio, ludionis, sostantivo maschile terza declinazione accusativo plurale (gli attori)
Ex Etruria= complemento moto da luogo (dall’Etruria)
Etruria= Etruria, Etruriae, sostantivo femminile prima declinazione ablativo
Acciti= verbo transitivo quarta coniugazione infinito perfetto. ACCIO, ACCIS,ACCII,
ACCITUM,ACCIRE (chiamare)
Ad= preposizione
Tibicinis= tibicina, tibicinae sostantivo femminile prima declinazione (suonatrici di tibia)
Modos= modus, modi sostantivo maschile seconda declinazione accusativo plurale (ai ritmi)
Saltantes= verbo transitivo/int quarta coniugazione concordato con ludiones (danzando)
Haud= avverbio (tutt’altro)
Indecoros=indecorus, indecora, indecorum aggettivo prima classe accusativo plurale (scomposti)
Motus= motus, motus sostantivo maschile quarta declinazione accusativo plurale (movimenti)
More Tusco= ablativo di modo (al modo degli Etruschi)
Dabant= verbo transitivo imperfetto prima coniugazione. DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE
(risuonavano/avevano)

Imitari= verbo transitivo prima coniugazione infinito presente. IMITO, IMITAS, IMITARE: verbo IM
(imitare)
Deinde= avverbio (di conseguenza)
Eos= pronome personale, accusativo plurale di is, ea, id (imitarLI)
Iuventus= soggetto della prima frase, iuventus, iuventis, nominativo, singolare collettivo, concordato
con il verbo coepere e con fundentes (verbi al plurale) (La gioventù)
Simul= avverbio (nello stesso momento/ assieme/ a vicenda)
Inconditis versibus= concordati in ablativo strumentale: Inconditis è aggettivo prima classe inconditus,
incondita, inconditum(mal scritto/inelegante, improvvisato) mentre versibus è il sostantivo maschile
quarta declinazione, versus, versus. (versi)
Questi versi improvvisati sono un uso che si impianta nella società romana, in particolare sono modi
informali tipici di una comicità di questa gioventù romana(non sappiamo il ceto), in un cui si sfrutta
una poesia orale, vernacolare romana con i suoi ritmi, modi e stile, non c’è niente di etrusco o di
greco.
Inter= preposizione (tra/ in mezzo)

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Se= pronome indefinito (lanciandoSI)
Iocularia= sostantivo neutro plurale terza declinazione iocularia,ocularum (scherzi/ motteggi)
Fundentes= verbo transitivo terza declinazione gerundio. FUNDO, FUNDIS, FUDI, FUSUM,
FUNDERE (lanciare)
Coepé(e lunga)re= verbo della principale transitivo terza persona plurale perfetto del verbo COEPIO,
COEPI, COEPERE (cominciarono) si legge CEPERE, la o cade. Forma particolare di CEPERUNT,
usato soprattutto nella poesia e nella prosa di alto registro.
Nec= congiunzione (nè)
Erant absoni= = Verbo essere transitivo terza persona plurale imperfetto. SUM, ES,FUI, ESSE (erano
divergenti)
A + voce= a+ablativo moto a luogo (rispetto alla voce)
Motus= nominativo plurale quarta declinazione motus, motus (movimenti)
Accepta= dobbiamo sottintendere accepta est (fu accettata/ fu gradita) AD+CAPIO
Itaque= congiunzione (pertanto)
Res= soggetto, res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione, nominativo femminile singolare
(cosa)
Saepiusque=avverbio, comparativo di saepe (spesso, frequente) SAEPE+QUE
Usurpando= gerundio ablativo strumentale, USURPO, USURPAS, USURPAVI, USURPATUM,
USURPARE (diffondere) In latino il gerundio è una sorta di flessione dell’infinito
Excitata est= è diffusa ,forma passiva di excito(fu gradita)
Vernaculis= vernaculos, tutto ciò che ha origine sul posto, concordato con artificibus (del posto)
Artificibus= artifex, sostantivo maschile terza declinazione dativo plurale (agli attori) ARS+FACIO
(coloro che hanno un’arte)
Quia= congiunzione (poiché) introduce una causale (quia + infinito per esprimere una causa reale)
Ister= predicativo del soggetto
Tusco verbo = tuscus, aggettivo prima classe ablativo strumentale (in etrusco)
Ludio= soggetto, ludio, ludionis, sostantivo maschile terza declinazione nominativo singolare (l’attore)
Vocabatur= imperfetto passivo di VOCO, VOCAS, VOCAVI, VOCATUM, VOCARE (verbo vocor,
veniva chiamato)
Nomen= soggetto nomen nominis, sostantivo neutro terza declinazione (il nome)
Histrionibus= dativo concordato con vernaculis e artificibus (istrione)
Inditum= inditum est, forma passiva di INDO,INDIS,INDIDI, INDITUM, INDERE (verbo indor, fu dato)
Qui= si riferisce a artificibus, pronome che si riferisce agli artisti (costoro/ essi) lega il periodo
precedente con quello successivo
Non= come in italiano non
Sicut ante= come prima
Fescennino= fescenninus, sostantivo maschile seconda declinazione ablativo (scrittore di versi
fescennini)
Versu= sostantivo maschile quarta declinazione, versus, versus ablativo. (in versi)
I Fescennini sono versi scherzosi, osceni, licenziosi con un gusto per l’aggressività, l’oscenità
sessuale che faceva parte in primo luogo del patrimonio apotropaico italico, hanno anche spesso
un’origine religiosa. Questi venivano spesso indirizzati durante le nozze al corteo nuziale che veniva
dietro gli sposi, li accompagnava con questi versi; sono scherzi che evocano un’idea di fecondità, che
deve accompagnare e proteggere la nuova coppia di sposi.
Similem= similis, aggettivo seconda classe (simili)
Incompositum= incompositus, aggettivo prima classe accusativo(improvvisati)
Temere= avverbio (a caso/ così come venivano)
Ac=congiunzione (e)
Rudem= rudis, aggettivo seconda classe accusativo (rozzi)
Alternis= avverbio (a vicenda/ in modo alternato)
Iacebant= terza persona plurale imperfetto verbo IACIO, IACIS, IECI, IACTUM, IACERE
(lanciare/scambiare)

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Sed= ma
Impletas= participio perfetto di Impleo regge l’ablativo strumentale Modis
Modis= modus, modi sostantivo maschile seconda declinazione ablativo plurale (di ritmi)
Saturas= sostantivo femminile prima declinazione accusativo plurale (le satire)
Descripto Cantu= ablativo strumentale
Iam= già
Ad Tibicinem= ad+ accusativo, complemento di fine (per accompagnamento della tibia)
Motu(que) congruenti = motu: sostantivo quarta declinazione motus, motus ablativo (movimenti),
congruenti: aggettivo seconda classe concordato con ablativo motu (adatti/acconci)
Peragebant= imperfetto di PERAGO. PERAGIS, PERAGI, PERACTUM, PERAGERE terza persona
plurale (loro rappresentavano)
Livius= soggetto, nominativo di Livius, Livii (Livio Andronico)
Post= avverbio di tempo (dopo)
Aliquot= aggettivo indefinito (alcuni)
Annis= sostantivo maschile seconda declinazione di annus, anni ablativo plurale (anni)
Qui= che / colui
Ab saturis= complemento d’agente (ab+ ablativo) (dalle satire)
Ausus Est= AUDEO, AUDES, AUSUS SUM, AUSUM, AUDERE semi deponente terza persona
singolare perfetto (osò)
Primus= predicativo del soggetto primus, prima aggettivo prima classe nominativo singolare
concordato con Livius (primo)
Argumento= accusativo singolare concordato con fabulam (con trama)
Fabulam= sostantivo femminile prima declinazione accusativo singolare (una rappresentazione
scenica)
Livio Andronico fu il primo a rappresentare una storia, un intreccio
Serere= infinito del verbo SERO, SERI, SEVI, SATUM, SERERE (intrecciare/comporre)
Idem= pronome definito (lo stesso)
Scilicet= come particella parentetica (s’intende)
Id= pronome
Quod= congiunzione
Omnes= nominativo plurale (tutti)
Tum=avverbio (a quel tempo)
Erant= imperfetto del verbo sum (erano)
Ciò che allora erano/facevano tutti
Suorum= genitivo concordato con carminum (delle sue)
Carminum= genitivo plurale (composizioni)
Actor= soggetto, nominativo singolare ( attore)
Dicitur= forma passiva di DICO, DICIS, DIXI, DICTUM,DICERE (verbo dictor) concordato a Livius (si
dice)
Livius dicitur è la principale
Cum saepius= cum con valore causale saepe (pittosto spesso)
Revocatus= participio perfetto di REVOCO, REVOCAS, REVOCAVI, REVOCATUM, REVOCARE
(richiamare)
Vocem= sostantivo femminile terza declinazione vox, vocis accusativo singolare (la voce)
obtudissent= piuccheperfetto, indica un’anteriorità rispetto all’azione della principale OBTUNDO,
ODTUNDIS, OBTUDI, OBTUSUM, OBTUNDERE ( assieme a vocem significa perdere la voce)
Venia Petita= ablativo assoluto. Venia: sostantivo prima declinazione (permesso) Petita: del verbo
Petor, PETO, PETIS, PETII, PETERE piuccheperfetto (ottenuto)
Puerum= puer, pueri sostantivo maschile seconda declinazione accusativo singolare (un ragazzo)
Ad canendum= complemento di fine e scopo ad+gerundio (per canatare)
Ante= davanti

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Tibicinem=tibicina, tibicinae sostantivo femminile prima declinazione accusativo singolare (suonatrici
di tibia)
Cum statuisset= valore narrativo causale, congiuntivo piuccheperfetto
Canticum= accusativo, sostantivo neutro seconda declinazione canticum, cantici (cano)
nasce una prima specializzazione: il canticum viene assegnato a quello che diventerà un vero
professionista in questo ambito e cioè un puer che canta le parti cantate della commedia/tragedia;
mentre l’histrio vero e proprio (Livio Andronico in questo caso) si dedica alle parti recitate e alla
danza.
Egisse= infinito perfetto del verbo AGO, AGIS, EGI, ACTUM, AGERE. Retto da dicitur ( abbia
eseguito il cantico)
Aliquanto Magis= avverbio (dato che)
Vigente= avere vigore concordato con Motu (movimenti vigorosi)
Motu=ablativo (movimenti)
Quia=poiché
Nihil=non, accusativo di relazione.
Vocis usus= la necessità di cantare non gli interessa più, oerchè dopo aver chiesto il permesso, canta
il ragazzo. Vocis è genitivo
Impediebant= imperfetto del verbo IMPEDIO, IMPIEDIS, IMPIEDII, IMPIEDITUM, IMPIEDIRE
(impedire)
Cantari ad manum= sostanzialmente “rappresentazione” attraverso la danza, in quanto non usano più
la voce.
Histrionibus= aggiunto alla frase precedente “cantari ad manum histrionibus” letteralmente significa
“ad essere cantati con i movimenti” da parte degli attori. histrionibus: dativo plurale di histrio, histrionis
sostantivo maschile terza declinazione (degli attori)
Coeptum= coeptum est (a cominciare) COEPIO, COEPIS, COEPERE
Diverbia(que)= Diverbia+que accusativo plurale di diverbium, diverbii sostantivo neutro seconda
declinazione (i dialoghi)
Tantum= avverbio (solo)
Ipsorum= pronome definito ipse, ipsa, ipsum genitivo plurale (alla loro)
Voci= dativo retto da relita vox, vocis terza declinazione
Relicta(sunt)= terza persona plurale del perfetto verbo RELINQUOR,
RELINQUIS,RELINQUI,RELICTUM,RELIQUERE

Traduzione: dopo che con queste regole delle rappresentazioni sceniche la cosa si era allontanata
dal riso e dal gioco spensierato e il gioco a poco a poco si era trasformato in arte, la gioventù dopo
aver lasciato la rappresentazione delle fabula agli attori, cominciò lei stessa a scambiarsi tra di sé
secondo il costume antico, degli scherzi giocosi intessuti di ritmi e di qui, quelli che vennero poi
chiamati exodia=siparietti finali delle commedie, composti per lo più sulle trame delle Atellane. E
questo genere di spettacolo ricevuto dagli oschi (popolazione italica del sud) la gioventù lo tenne per
sé, né sopporto che venisse contaminato dagli attori e perciò rimane stabilito che gli attori delle
atellane non vengono rimossi dalle tribù e facciano il servizio militare come se non fossero coinvolti in

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questa arte scenica giocosa.Tra i piccoli inizi delle altre cose sembrò che si dovesse porre anche il
primo inizio dei giochi scenici perché fosse chiaro quanto da un inizio sano la cosa sia arrivata a
questa follia a malapena tollerabile in regni opulenti.
ANALISI:
Postquam= congiunzione (dopo che)
Hac lege= lex, legis terza declinazione ablativo strumentale (con queste regole)
Fabularum= fabula, fabulae prima declinazione genitivo plurale (della rappresentazione scenica)
Ab risu= complemento di separazione/allontanamento ab+ablativo (dal riso)
Ac= congiunzione (e)
soluto= aggettivo participio perfetto solutus, solutis ablativo singolare concordato con ioco
(libero/sciolto)
Ioco= iocus, ioci seconda declinazione ablativo singolare (scherzo)
Res= soggetto res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione, nominativo femminile singolare (la
cosa)
Avocabatur= terza persona plurale imperfetto passivo del verbo AVOCO AVOCAS, AVOCAVI,
AVOCATUM AVOCARE (allontanare)
Et= congiunzione (e)
Ludus= ludus, ludi terza declinazione nominativo singolare (lo spettacolo/la rappresentazione)
In= preposizione in
Artem= ars, artis terza declinazione
Paulatim= avverbio di tempo molto raro (a poco a poco)
Verterat= composto di sum (vert+erat) VERTO, VERTIS, VERTI, VERSUM, VERTERE terza persona
singolare piuccheperfetto (si era trasformata)
Iuventus= soggetto iuventus, iuventutis terza declinazione nominativo singolare collettivo che in
questo caso ha un verbo al singolare (relicto) (la gioventù)
Histrionibus= dativo plurale di histrio, histrionis sostantivo maschile terza declinazione (agli attori)
Fabellarum= genitivo plurale di fabella, fabellae prima declinazione (delle storie/favole)
Actu Relicto= ablativo assoluto con valore temporale
Actu= quarta declinazione actus actus ablativo singolare ( la rappresentazione teatrale)
Relicto= terza persona plurale del participio perfetto verbo RELINQUO, RELINQUIS, RELIQUI,
RELICTUM, RELINQUERE (lasciando)
Ipsa= pronome definito ipse, ipsa, ispum concordato con iuventus (lei stessa)
Inter= preposizione tra
Se= pronome, accusativo (stessa)
More= ablativo (secondo l’uso)
Antiquo= ablativo di modo concordato con more (antico)
More antiquo= ablativi che introducono un complemento di modo (secondo l’uso antico)
Ridicula Intexta= sostantivo + verbo ( motteggi/scherzi intessuti) Ridicula è accusativo plurale di
ridiculum, ridiculi, sostantivo neutro seconda declinazione. Intexta è un participio perfetto passivo di
INTEXO, INTEXIS, INTEXUI, INTEXTUM,INTEXERE
Versibus= sostantivo maschile quarta declinazione, versus, versus ablativo plurale (di versi)
Iactitare= infinito del verbo IACTITO,IACTITAS, IACTITARE (lasciare) frequentativo di IACTO, che è
frequentativo di IACEO (gettare)
Coepit= concordato coniuventus,terza persona plurale indicativo presente del verbo COEPIO, COEPI,
COEPERE (ricominciò)
Unde= avverbio (da qui)
Exodia= soggetto nominativo neutro (siparietti finali)
Dopo la rappresentazione di una “palliata” c’era una sorta di separietto finale, vale a dire uno sketch
finale divertente e buffone. Questo è un genere di origine italica non più greca, la cosiddetta
“FABULA ATELLANA” dove la comicità era molto più forte.
Postea= avverbio (di seguito)

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Appellata= sarebbe appellata sunt, participio perfetto di APPELLO, APPELLIS, APPULI, APPULSUM,
APPELLERE (chiamati)
Conserta(que)= conserta sunt terza singolare participio perfetto di CONSERO, CONSERIS,
CONSERUI, CONSERTUM, CONSERERE (legati/composti). Accordato con Exodia
Fabellis= dativo plurale
Potissimum= avverbio (soprattutto/ per lo più)
Atellanis= atellana, atellanae prima declinazione, ablativo plurale (fabule antellane)
L'atellana fu un genere di commedia dai toni farseschi, originariamente in lingua osca[1], in uso già dal
IV secolo a.C. Si trattava di carmi mimati. Con l'atellana si cominciano a determinare schemi e
canovacci costanti, anche se la rappresentazione si affidava per lo più all'improvvisazione: raffronti
sono stati fatti (anche per l'uso di maschere) con la commedia dell'arte italiana. Le improvvisazioni
originarie erano di breve durata, dal carattere popolare e farsesco. Il nome deriva dalla città Atella,
città antica della Campania.
Sunt= terza plurale indicativo presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE
Quod= dimostrativo, concordato con genus (questo genere)
Genus= genus, generis, terza declinazione neutro nominativo singolare (genere)
Ludorum= ludus, ludi terza declinazione genitivo plurale (di spettacolo)
Ab Oscis= complemento d’agente (ab+ablativo) (dagli Osci/Oschi)
Erano una popolazione di lingua indoeuropea di ceppo sannitico della Campania antica preromana,
appartenente al gruppo osco-umbro
Acceptum=concordato a genus con valore temporale, verbo terza coniugazione, participio perfetto del
verbo ACCIOPIOR, ACCIPIO, ACCEPI, ACCEPTUM, ACCIPERE (ricevuto) da ACCIPIO composto di
CAPIO
Tenuit= terza singolare perfetto del verbo TENEO, TENES, TENUI, TENTUM, TENERE (lo tenne x
sè)
Iuventus= soggetto iuventus, iuventutis terza declinazione nominativo singolare (la gioventù)
Nec= congiunzione copulativa (nè)
ab histrionibus= complemento causa efficiente (dagli attori)
Pollui= infinito presente passivo del verbo polluor, POLLUO, PULLUIS, POLLUI, POLLUTUM,
POLLUTERE (contaminare)
Passa est= verbo deponente indicativo perfetto terza singolare (egli sopportò)
Eo= avverbio (perciò)
Institutum= institutum, instituti neutro seconda declinazione (consuetudine)
Manet= terza singolare indicativo presente verbo MANEO, MANES, MANSI, MANSU, MANERE
(rimane)
Ut= congiunzione con valore completivo che spiega cosa è stato istituito, infatti concordato con
institutum
Actores= soggetto, actorus, actoris terza declinazione nominativo plurale (gli attori)
Atellanarum= atellana, atellanae prima declinazione, genitivo plurale (delle Atellane)
Nec= ne
Tribu= tribus, tribus femminile quarta declinazione, ablativo singolare di separazione (dalle tribù)
Moveantur= terza plurale congiuntivo presente si MOVEO, MOVES, MOVI, MOTUM, MOVERE
(vengono rimossi)
Et= congiunzione (e)
Stipendia= stipendium, stipendii neutro seconda declinazione, accusativo plurale (servizio militare)
Tamquam= avverbio (come se)
Expertes= aggettivo seconda classe expers (assieme al genitivo il significato è immune) in latino,
regge il genitivo “ARTIS LUDICRAE”.
artis= complemento d’agente ars, arti femminile terza declinazione genitivo singolare (arte)
Ludicrae= ludicer, ludicra, ludicrum aggettivo prima classe (giocosa)
Faciant= terza plurale congiuntivo presente di FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE (facessero)
verbo di actores.

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Il popolo romano è organizzato in tribù, e appena si conquista un nuovo territorio si registrano i nuovi
abitanti in nuove tribù cittadine (se gli viene concessa la cittadinanza). es. quanto venne conquistato
l'agro pontino, venne istituita la tribus pontina. Normalmente gli attori non hanno un prestigio sociale,
non fanno Il servizio militare e quindi non hanno modo di guadagnarsi la cittadinanza e non sono
quindi iscritti alle tribù di Roma. Tutto ciò non riguardava gli attori delle atellane: essere un attore di
questa forma di rappresentazione era qualcosa di caratteristico della gioventù romana e quindi
qualcosa di cui rimangono gelosi interpreti. Non potevano affidare l'arte della atellana agli attori che
recitano in altri generi teatrali, l'atellana veniva sentita come qualcosa intrinsecamente caratteristica
del gusto di Roma, infatti gli attori che le recitano sono proprio cittadini romani=importanti
informazione sullo status dell'attore nella Roma arcaica.
Inter parva= inter+ accusativo (tra)
Aliarum= pronome indefinito, genitivo plurale concordato con rerum (altre)
Principia= principium, principi, sostantivo neutro seconda declinazione accusativo plurale (gli inizi)
Rerum= res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione, genitivo plurale singolare (delle cose)
Ludorum= ludus, ludi terza declinazione genitivo plurale (dei giochi scenici)
Quoque= congiunzione (anche)
Prima= prima, primae prima declinazione nominativo singolare concordato con origo (primo)
Origo= origo, originis terza declinazione nominativo singolare (inizio) regge il soggetto del verbo
“VISA EST”.
Ponenda= gerundivo del verbo ponor PONO, PONIS, POSUI, POSITUM, PONERE, concordato con
origo
Visa est= terza singolare del perfetto di VIDEOR, VIDERIS, VISUS, SUM, VIDERI con costruzione
personale (sembrò giusto/opportuno)
ut= finale+ congiuntivo imperfetto
Appareret= terza singolare congiuntivo imperfetto verbo APPAREO, APPARES, APPARVI,
APPARERE (fosse chiaro) si legge apparèret
Quam= avverbio (quanto)
Ab sano= sanus, sana, sanum aggettivo prima classe ablativo singolare concordato con initio (sano)
Initio= initium, initii sostantivo neutro seconda declinazione ablativo singolare (da un inizio)
Res= soggetto res, rei, sostantivo femminile, quinta declinazione nominativo singolare (la cosa)
In Hanc= preposizione+pronome dimostrativo accusativo femminile singolare (in questa)
Vix= avverbio (a malapena)
Opulentis= opulens, opulens, opulens aggettivo prima classe ablativo singolare concordato con regnis
(opulenti)
Regnis= regnum, regni seconda declinazione ablativo plurale (regni)
Tolerabilem= aggettivo seconda classe accusativo singolare concordato con insaniam (tollerabile)
Insaniam= insania, insaniae prima declinazione accusativo singolare (pazzia)
Venerit= terza singolare congiuntivo perfetto del verbo VENIO, VENIS, VENI, VENTUM, VENIRE (che
sia arrivata)

Primo verso dell’Odusìa di Livio Andronico, che riproduce la prima parte del primo verso dell’Odissea
di Omero: “Narrami, o musa, l’uomo astuto". Invece di dire “musa”, usa la parola “camena”, che è una
divinità legata al mondo panico, magico, religioso. Lui non invoca una musa greca bensì la camena
romana. Ancora Nevio userà la parola camena, rispettando questa tradizione romana.

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*versutum = “uno che si sa rigirare”. L’astuzia è indicata con l’immagine dell’uomo che sa guardarsi
intorno, venire incontro a tutte le evenienze senza lasciarsi sorprendere. È un’astuzia duttile, che si sa
adattare com’era Ulisse.

L’intento di Livio Andronico era quello di avvicinare il più possibile il testo di Omero ai suoi destinatari
latini, romanizzandolo attraverso una costante sostituzione di espressioni, concetti e istituzioni greche
con quelle romane. In questa ottica sostituisce l’esametro omerico con il saturnio, l’antico verso latino
fondato sul ritmo binario di kola tra loro rinsaldati da figure di suono. Tutto questo perché la sua
traduzione non doveva indirizzarsi a uno scarso pubblico di lettori grecofoni, ma alle classi meno colte
o incolte, il cui peso politico si stava facendo sensibile, attraverso la pratica delle recitazioni orali.

Virum= sostantivo maschile seconda declinazione, vir, vir accusativo singolare (uomo)
Mihi= pronome personale ego, mei dativo singolare (a me)
Camena= sostantivo femminile prima declinazione nominativo singolare camena, camenae
(Camena, nome romano della musa)
Insece= verbo transitivo difettivo prima coniugazione, imperativo. INSECO, INSECIS, INSEXI
(narrami). Parola molto rara. I linguisti di oggi discutono se questo verbo sia da riconnettere a
“sequor” (seguire). Livio usa questo verbo perché ha voluto usare una parola arcaica e solenne del
latino (“inseco”) per tradurre una parola altrettanto arcaica e desueta del modello omerico. È una
letteratura, quella latina, che nasce già sulla filologia greca dei testi.
Versutum= aggettivo prima classe versutus, versuta, versutum accusativo singolare concordato con
Virum (astuto).“Uno che si sa rigirare”. L’astuzia è indicata con l’immagine dell’uomo che sa guardarsi
intorno, venire incontro a tutte le evenienze senza lasciarsi sorprendere. È un’astuzia duttile, che si sa
adattare com’era Ulisse.

Nove sorelle concordi, figlie di Giove

Non tutti concordano sulla identificazione di questo frammento con il verso di apertura del poema
(Bellum Poenicum). Nevio ha fuso in questo verso due versi della Teogonia esiodea, Esiodo, (VIII-VII
a.C.), è un autore greco di un poema di un migliaio di versi in cui vengono elencate le generazioni
divine, partendo dal caos primordiale per arrivare alle tre età caratterizzate da Crono, Urano e infine
Zeus. Anche in questo genere di poema si rispetta il topos letterario dell’invocazione alle Muse, che in
questo caso è un “iniziare dalle Muse”, dalle quali egli riceve l’investitura poetica, attraverso il
simbolico dono di un ramo di alloro (pianta sacra ad Apollo, dio della poesia).Il verso neviano, rispetto
a Livio Andronico, è dunque più strettamente legato alla tradizione greca (le Muse prendono il posto
delle Camene) e, dal punto di vista stilistico è costruito ricorrendo a omoteleuto (concordes ...
sorores), allitterazione della sibilante (Iovis concordes ... sorores) e della vocale -o-, assonanze
(novem Iovis concordes filiae sorores).

Novem= aggettivo numerale nominativo plurale (nove)


Iovis= sostantivo maschile terza declinazione genitivo singolare Iuppiter, Iupiter (di Giove)
Concordes= aggettivo seconda classe nominativo plurale concordato con novem e filiae concordis
concordis concordis (concordi)

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Filiae= sostantivo femminile prima declinazione nominativo plurale (figlie)
Sorores= sostantivo femminile terza declinazione nominativo plurale sororos, sororis (sorelle)

Qui si tratta di comportamenti dei soldati durante la prima guerra punica,un comportamento valoroso
ma restano anonimi. Gli storici credono che questo frammento si rifà all’assedio romano in Sicilia,
nella città a Camarina da parte dell’esercito romano, 258 a.C. L’eroe di Nevio, l’uomo romano, è
caratterizzato da pietas (osservanza dei doveri religiosi) e virtus (valore militare). Ma in questo
frammento si può notare anche la necessità di evitare la vergogna (qui indicata con il termine
stuprum, che si ritrova con lo stesso valore di disonore in un frammento di Appio Claudio Cieco,
precedente a Nevio), anche a costo della vita.
Seseque= se + que pronome + e (ed essi)
Ei= soggetto (loro)
Perire= infinito del verbo PEREO, PERIS, PERII, PERIRE (morire)
Mavolunt= forma arcaica del verbo MALO, MALUI, MALLE indicativo presente terza persona plurale
(latino classico è malunt) (preferire)
MALO” deriva dalla forma contratta di “MAGIS VOLO”. Qui abbiamo una forma intermedia
rispetto al verbo “MALO”, quindi la forma “MALOVO”.
Ibidem= avverbio di luogo (in quel punto/li)
Quam= avverbio (piuttosto che)
Cum= preposizione semplice ( con)
Stupro= gli interessava l’uso arcaico della parola “stuprum”(sostantivo neutro seconda declinazione)
che significava disonore, vergogna, nel latino classico assunse il significato che gli attribuiamo noi
oggi
Redire= infinito del verbo REDEO, REDIS, REDII, REDITUM, REDIRE (tornare)
Ad= avverbio di moto a luogo (a)
Suos= pronome possessivo (proprio)
Popularis=accusativo plurale che corrisponde al suo “populares”(popolo)
Sin= congiunzione (se)
Illos= pronome dimostrativo accusativo plurale (questo)
Deserant= congiuntivo presente terza persona plurale del verbo DESERO, DESERIS, DESERUI,
DESERTUM, DESERERE
Fortissimos= superlativo di FORTIS aggettivo seconda classe,concordato con viros
Viros=sostantivo maschile seconda declinazione, vir, vir accusativo plurale (uomini)
Magnum= aggettivo prima classe magnus, magna, magnum (grande)
Stuprum= come “stupro” del frammento 42 concordato con magnum
Populo=sostantivo femminile e maschile terza declinazione (popolo)
Fieri= infinito del verbo FIO, FIS, FACTUS SUM, FIERI (sarebbe)
Deve essere retto da un verbo che nel frammento non è stato tramandato. Probabilmente il
grammatico non ha citato dei versi precedenti.
Per= preposizione semplice (per)
Gentes= sostantivo femminile terza declinazione (gente/popolo)
Vi è una contrapposizione tra “populo” e “gentes”, è il primo esempio di costruzione in antitesi che
sfrutta le caratteristiche metriche del saturnio perché “POPULO” sta a metà del verso, mentre

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“GENTES” sta alla fine. Quindi, i due termini contrapposti sono messi nella stessa posizione di
emistichio. Anche l’ordine delle parole è molto importante in quanto esalta i giochi fonetici della
allitterazione.

Questo è un frammento molto importante in cui viene citato il re Amulio (re di Albalonga, colui che
ordinò di gettare Romolo e Remo nel Tevere). Stiamo parlando delle vicende di Romolo e Remo.
Purtroppo non abbiamo niente del contesto, non sappiamo da quale tradizione Nevio ha ripreso le
vicende di Amulio.

“MANUSQUE SUSUM AD CAELUM”: fine della prima metà del saturnio.


“SUSTULIT SUAS REX”(allitterazione o omeoarcto, cioè parola che comincia allo stesso modo).

Manus(que)= manus: sostantivo femminile quarta declinazione accusativo plurale (le mani)
Susum= avverbio (verso l’alto)
Ad= avverbio di moto a luogo (a)
Caelum= sostantivo neutro terza declinazione caelum, caeli (cielo)
Sustulit= indicativo perfetto del verbo SUBFERO, SUBFERS, SUSTULI, SUBFERRE (porgere/alzare)
Suas= pronome possessivo (le sue)
Rex= soggetto, sostantivo maschile terza declinazione rex regis nominativo singolare (il re)
Amulius= nominativo singolare maschile seconda declinazione
Divis= sostantivo femminile prima declinazione diva, divae dativo plurale (agli dei)
Que= congiunzione (e)
Gratulabatur= verbo intransitivo deponente prima coniugazione. GRATULOR, GRATULARIS,
GRATULATUS SUM, GRATULARI (con il dativo significa rendere grazie agli dei)

Il brano(tratto dalla commedia di Plauto Pseudolus) rappresenta proprio l’entrata in scena di Balione,
cioè il lenone di questa commedia. Egli sta dando indicazioni ai suoi servi per la festa del suo
compleanno ed entra in scena cantando (1 o 2 voci ma mai canto corale). Per capire se i personaggi
stanno cantando o recitando è necessario analizzare la metrica quello che qui viene presentato è il
tipico metro anapestico: si tratta di tetrametri anapestici; l’anapesto è una base ritmica formata da 2
sillabe brevi cui fa seguito una sillaba lunga. Ogni volta si possono sostituire le 2 sillabe brevi con una

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sillaba lunga. Balione si rivolge ai suoi servi perché organizzino la festa del suo compleanno e, com’è
tipico delle commedie plautine, si rivolge a loro apostrofandoli come se fossero pigri, buoni a nulla,
pelle da frusta.In questa commedia i registri linguistici si accavallano producendo effetti comici: pare
sia proprio questo, come sostiene lo studioso Edward Frank, il più prezioso elemento plautino in
Plauto. Quest’ultimo rende le tragedie greche appetibili al pubblico romano. L’indagine, tuttavia, è
piuttosto difficoltosa poiché non possediamo i modelli greci di Plauto e tutto ciò che ne riusciamo a
ricostruire dobbiamo farlo con le nostre conoscenze della lingua greca.

Qui si annuncia l’ingresso in scena di Lenone. Sono presenti sulla scena Ballione, Lorari che sono gli
schiavi, le meretrici del bordello di Lenone, Pseudolo e Calidoro che stanno in disparte a conversare.
Lenone impartisce ordini ai suoi schiavi e alle meretrici dalle quali vuole dei regali presi dai loro
amanti. Partiamo dalla battuta di Ballione che è un canticum → una sorta di aria lirica che è intonata
da Ballione e capiamo che l’attore che impersonava Ballione doveva essere un attore esperto in
grado di sostenere una scena lirica

Exite, agite,exite= è un omoteleuto, figura retorica per indicare quando le parole finiscono in
modo simile.
Exite= seconda plurale dell’imperativo del verbo EXEO, EXIS, EXII, EXITUM, EXIRE (uscite)
Agit(e)= deriva dal verbo AGO ed è imperativo seconda plurale ma qui è usato come interiezione
(su/forza)
Ignavi= ignavus, ignavi vocativo plurale (buoni a nulla)
Male= avverbio
Habiti= participio perfetto del verbo HABĔO, HABES, HABUI, HABITUM, HABĒRE (avere cattive
abitudini)
Et= congiunzione (e)
Male= avverbio
Conciliat= participio perfetto del verbo CONCILIO, CONCILIAS, CONCILIAVI, CONCILIATUM,
CONCILIARE (non avete nessuna utilità)
Quorum= pronome relativo genitivo partitivo retto dal dativo quiquam (dei quali)
Numquam= avverbio (mai)
Quicquam= pronome indefinito (qualcuno/ a uno di loro)
Quoiquam= qualcosa neutro
Venit in mente= L’espressione mihi venit in mentem (mi viene in mente) regge il genitivo della persona
che viene in mente e il nominativo o il genitivo della cosa che viene in mente (se però la cosa è
espressa con un pronome neutro id, hoc, quod, ecc., è d’obbligo il nominativo) venit: terza singolare
dell’indicativo presente di VENIO, VENIS, VENI, VENTUM, VENIRE, mente: accusativo singolare di
mens menti terza declinazione
Ut= ut+congiuntivo (fare qualcosa di buono)
Recte= avverbio
Faciant= terza plurale congiuntivo presente del verbo FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE (fare)
Quibus= pronome relativo dativo singolare (il quale)
Nisi= congiunzione (che)
Ad= presposizione (a)
Hoc= diettico, sottindtende che li frusta (se non ricorro a questo mezzo). Nei copioni teatrali non
c’erano le indicazioni di scena
Exemplum= exemplum, exemplii seconda declinazione accusativo singolare (pena/ punizione)
Experior= prima singolare indicativo presente verbo EXPERIOR, EXPERIRIS, EXPERTUS SUM,
EXPERIRI (ricorro)
Non= avverbio (non)
Potest= terza singolare indicativo presente verbo POSSUM, POTES, POTUI, POSSE (potere, essere
in grado)
Usura Usurpari= non è solo un’alliterazione, ma è un omeoarto, è una figura retorica opposta
all'omoteleuto; indica, infatti, tutte quelle parole che iniziano in modo identico(usu). gioco fonico

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Neque= e non
Ego= pronome personale (io)
Homines= homo, hominis terza declinazione accusativo plurale (individui)
Magis= avverbio (più)
Asinos= asinus, asinis seconda declinazione accusativo plurale (asini)
Numquam= pronome indefinito (nessuno)
Vidi= prima singolare perfetto verbo VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE (ho visto)
Ita= avverbio (così)
Plagis= plaga, plagae prima declinazione ablativo plurale complemento di causa (alle botte)
Costae= soggetto costa, costae prima declinazione nominativo plurale (costola/fianchi)
Callent= terza plurale indicativo plurale verbo CALLEO, CALLES, CALLUI, CALLERE (fare il callo)
Quos= pronome relativo accusativo plurale (i quali)
Quom= arcaico di cum (con)
Ferias= seconda singolare congiuntivo presente del verbo FERIO, FERIS, FERIRE (ferisci)
Tibi= pronome personale, dativo (a te)
Plus= plus, pluris terza declinazione (di più)
Noceas= seconda persona singolare del congiuntivo presente attivo di NOCEO, NOCES, NOCUI,
NOCITUM, NOCERE (+ dativo fare male/ li bastoni)
FERIAS- NOCEAS: omoteleuti a distanza nella stessa frase.
Eo= avverbio (perchè)
Enim= congiunzione (tale)
Ingenio= ingenium, ingienii seconda declinazione ablativo singolare (natura)
Hi= questi
Sunt= terza plurale indicativo presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (sono)
Flagritribae= flagritriba, flagritibae prima declinazione nominativo plurale (mangiafrustate)
Qui= soggetto (loro)
Haec= pronome dimostrativo (costui)
Habent= terza plurale presente indicativo verbo HABEO, HABES, HABUI, HABITUM, HABERE
(hanno)
Consilia= consilium, consilii seconda declinazione accusativo plurale (preoccupazioni)
Ubi= congiunzione (appena)
Data= perfetto, qua tradotto come se esprimesse una consuetudine. Un perfetto in cui non prevale
tanto l’aspetto temporale.
Occasiost= sta per “OCCASIO EST”, la “e” di “est” cade e si unisce alla parola precedente, questa
operazione si chiama proelisione (occasione)
Rape,Clepe, Tene, Harpaga, Bibe,Es, Fuge= sono tutti imperativi in asindeto. Ballione con una serie
di imperativi sta esprimendo la morale di questi servi. (agguanta, ruba, piglia, afferra, bevi, mangia,
scappa.
CLEPE” (ruba), HARPAGA (arraffa): verbi greci ma non tutti i romani conoscono il greco, ma in
questo contesto si capisce il senso.
Es= imperativo di EDO, EDIS, EDI, ESUM, EDURE (mangia)
Hoc Est= questo è
Eorum= is, ea, id pronome personale genitivo plurale
Opus= opus, operis terza declinazione accusativo singolare (lavoro)
Ut=che ha valore consecutivo, regge anche il congiuntivo presente (mavelis)
Mavelis= In questa epoca arcaica abbiamo ancora una forma non contratta “MALO”, “MALIS” sarebbe
nel latino classico. Abbiamo ancora quella vocale centrale “MAULEIS” che poi cadrà per sincope.
Lupos= lupus, lupii seconda declinazione accusativo plurale (i lupi)
Apud= preposizione (presso)
Ovis= accusativo plurale, doveva essere oves.(accusativo)
Linquere= infinito presente di LINQUO, LINQUIS, LIQUI, LICTUM, LIQUERE (lasciare)
Quam= avverbio che ci introduce il secondo termine di paragone. (piuttosto che)

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Hos= pronome dimostrativo (costoro)
Domi= caso locativo che indica stato in luogo (in casa)
Custodes= a guardia
At= congiunzione (eppure)
Faciem= faces, faciei quinta declinazione accusativo singolare (la faccia)
Quom= arcaico di cum (con)
Aspicias= seconda singolare congiuntivo presente del verbo ASPICIO, ASPICIS, ASPEXI,
ASPECTUM, ASPICERE ( guardare)
Eorum= is, ea, id pronome personale genitivo plurale
Hau= avverbio (per niente)
Mali= malum, mali genitivo singolare (malvagi)
Videntur= costrutto personale di “VIDEOR”. terza plurale indicativo presente di VIDEOR, VIDERIS,
VISUS SUM, VIDERI (sembrare)
Opera= ablativo strumentale (dei fatti)
Fallunt= terza plurale indicativo presente del verbo FALLO, FALLI, FEFELLI, FALSUM, FALLERE
(ingannano)
Nunc= avverbio di tempo (ora)
Adeo= avverbio (a tal punto)
Hanc= pronome dimostrativo accusativo singolare femminile concordato con edictionem (questa)
Edictionem= edicto, edictionii terza declinazione accusativo singolare (ordinanza)
Qui abbiamo l’uso comico dell’utilizzo di una parola del mondo giuridico. Questo termine è utilizzato
da Bllione per indicare il contenuto dei suoi ordini agli schiavi. E’ una caratteristica tipica di Plauto in
quanto egli romanizza i testi greci.
Nisi= congiunzione (se non)
Animum= animus, animii seconda declinazione accusativo singolare (l’animo/l’attenzione)
Advortetis= con vocalismo arcaico o invece di e → advertetis. seconda persona plurale dell'indicativo
futuro attivo di ADVERTŌ, ADVERTIS, ADVERTI, ADVERSUM, ADVERTERE (volgerete)
Omnes= omnes, omnium (tutti)
Nisi= congiunzione (se non)
Somnum= somnus, somni seconda declinazione accusativo singolare ( il sonno)
Socordiam(que)= socordia, socordiae prima declinazione accusativo singolare ( la pigrizia)
Ex= moto da luogo (dal)
Pectore= pectus, pecturi terza declinazione ablativo singolare (petto)
Oculis(que)= oculos, oculi seconda declinazione ablativo singolare (occhi)
Exmovetis= seconda plurale del presente indicativo di EXMOVEO, EXMOVES, EXMOVI, EXOTUM,
EXMOVERE
Ita= avverbio
Ego= pronome personale (io)
Vestra= pronome possessivo vestre, vestra, vestrum neutro accusativo plurale concordato con latera
( i vostri)
Latera= latus, lateri terza declinazione neutro accusativo plurale (fianchi)
Loris= lorum, lori neutro seconda declinazione ablativo strumentale (frusta)
Faciam= prima singolare futuro semplice verbo FACIO, FACI, FECI, FACTUM, FACERE (farò in
modo)
Ut= congiunzione (che)
Valide= avverbio (assai)
Varia= varius, varia, varium prima classe concordato con latera accusativo neutro plurale (variopinti)
Sint= terza plurale congiuntivo presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (siano)
Ut= congiunzione (che) consecutivo
Ne= congiunzione
Peristromata= soggetto peristromata, peristromatis neutro terza declinazione nominativo plurale (le
coperte)

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Quidem= avverbio (certamente)
Aeque= avverbio (allo stesso modo)
Picta= participio perfetto verbo PINGO, PINGIS, PINXI, PICTUM, PINGERE (dipinti)
Sint= terza plurale congiuntivo presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (siano)
Campanica= della Campania
Neque= neppure
Alexandrina= aggettivo prima classe neutro nominativo plurale (alessandrini)
Beluata= aggettivo prima classe neutro nominativo plurale (ornati di animali)
Tonsilia= aggettivo seconda classe neutro nominativo plurale (rasati)
Tappetia= soggetto tappete, tappetis neutro nominativo plurale (i tappeti)

Per “Heautontimorumenos” intende il punitore di sé stesso. Il seguente frammento tratta di un


vecchio che ha comprato un appezzamento di terreno in campagna e lo coltiva duramente, non
risparmiando mai la fatica a se stesso che ormai è in età avanzata, lo fa per senso di colpa perché,
essendo stato troppo rigido con il figlio, gli ha impedito di avere una relazione con una fanciulla e di
sposare di diversa estrazione e il giovane è, poi, partito soldato. Nel suo appezzamento di terreno
viene avvicinato da un altro vecchio che gli abita accanto, il quale cerca di comprendere il perché di
questo strano comportamento. Qui è presente uno dei metri più usati da Terenzio e cioè il senario
giambico, che si basa sulla ripetizione per sei volte di una sillaba breve e di una sillaba lunga (il
giambo).Riprende il trimetro giambico greco, un verso con una struttura più regolare del saturnio;
ogni breve, eccetto l’ultima, può essere sostituita da una lunga oppure può essere sostituita da due
brevi, conferendo una certa regolarità filosofica. In latino sono rigide le regole del confine di parola,
ovvero i meccanismi che regolano dove può cadere un verso. Non si tratta mai di un verso cantato,
ma tipico dei dialoghi e dei monologhi. Un altro verso di cui si serve Terenzio è il settenario trocaico,
un verso più lungo e con il ritmo contrario.Questo è un verso cantato del dialogo. Forma pura del
verso giambico: ∪ — ∪ — |∪ — ∪ — |∪ — ∪ — Un altro verso utilizzato da Terenzio è il
“settenario trocaico” che si basa sulla ripetizione per mezzo di questa altra cellula che è l’esatto
contrario di quello precedente. Il “trocheo” è una sequenza lunga: molto utilizzata nella scena di
dialogo e monologo della commedia latina.

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Quamquam= il testo inizia appunto con una frase avversativa introdotta con quamquam,
congiunzione (benchè)
Haec= pronome dimostrativo femminile nominativo singolare concordato con notitia (questa)
Inter= preposizione semplice (tra)
Nos= pronome personale accusativo (noi)
Nuper= avverbio (di recente)
Notitia= notitia, notitiae prima declinazione nominativo singolare (la conoscenza)
Admodumst= sta per ‘admodum est’→il primo è un avverbio il secondo è terza singolare indicativo
presente verbo SUM (è molto)
Inde= avverbio di tempo (dal momento)
Adeo= avverbio (cioè)
Quod= avverbio
Agrum= ager, agri seconda declinazione accusativo singolare ( terreno/campo)
In proxumo hic= avverbio (qui vicino)
Mercatus est = verbo deponente, seconda singolare del perfetto di MERCOR, MERCARIS,
MERCATUS SUM, MERCATIS (hai comprato)
Nec= seconda frase avversativa (non)
Rei= genitivo partitivo retto da amplius quicquam, res, rei (di cosa)
Fere= avverbio (quasi)
Sane= avverbio (in verità)
Amplius= avverbio che con il genitivo rei diventa di più
Quicquam= pronome indefinito
Fuit= terza singolare perfetto verbo sum (fu)
letteralmente è “non ci fu alcunchè di più di cosa, di un affare”
Tamen= avverbio (tuttavia)
Vel….Vel= congiunzione (o…o)
Virtus= virtus virtuti terza declinazione nominativo singolare (la virtù/ galantuomo)
Tua= aggettivo possessivo nominativo concordato con virtus (tua)
Me= per me
Vicinitas= vicinitas, vicinitatis terza declinazione nominativo singolare (vicinanza)
Quod= avverbio (e per questo)
Ego= pronome personale (io)
In=
Propinqua= ablativo singolare (la vicinanza)
Parte= ablativo singolare (è simile)
Amicitiae= dativo singolare (all’amicizia)
Puto= prima singolare presente indicativo del verbo PUTO, PUTAS, PUTAVI, PUTATUM, PUTARE
(ritengo)
letteralmente è io ritengo la vicinanza una cosa vicina all’amicizia
Facit ut= facit+ ut, seconda singolare indicativo presente verbo FACIO, frase principale (fai in modo
che); “ut” completivo di “facit” che poi regge il congiuntivo presente “moneam”.
Te= a te
Audacter= avverbio di modo (audacemente/francamente)
Moneam= prima singolare congiuntivo presente verbo MONEO, MONES, MONUI, MONITUM,
MONERE (che io mi rivolga/ mi induce a darti) regge l’accusativo te
Et= congiunzione (e)
Familiariter= avverbio di modo (familiarmente)
Quod= congiunzione (poichè) introduce una causale
Mihi= pronome personale dativo (mi)
Videre= seconda persona passivo del verbo Video, nel latino classico spesso è scritto videri (vedi)
Praeter= troppo
Aetatem= aetats, aetatis terza declinazione accusativo singolare (l’età)
Tuam= aggettivo possessivo concordato con aetatem accusativo singolare (tua)
Facere= infinito di FACIO (fare)
Et= congiunzione (e)
Praeter= di più

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quam= avverbio (oltre quanto)
Res= res, rei quinta declinazione nominativo singolare (la condizione/ il tuo stato)
Te= ti
Adhortatur= terza singolare indicativo presente verbo Adhortor, adhortāris, adhortatus sum, adhortari
(esorti)
Tua= aggettivo possessivo concordato con res nominativo singolare (tua)
Anche qui abbiamo dei giochi allitteranti come in Plauto, ma non sono molto meno istintivi ed
enfatizzano soltanto dei personaggi importanti (verso 4), nel quale Terenzio vuole insistere sul valore
della vicinanza che è vicino all’amicizia. In Terenzio non vi è uno sfarzo linguistico come avviene in
Plauto, il linguaggio è familiare, intimo.

“MUSAE QUAE PEDIBUS MAGNUM PULSATIS OLYMPUM”: il primo verso scritto in esametri.
Ennio si sta rivolgendo alle muse greche e non alle “camene” romane. Localizza queste muse nel
grande Olimpo. Ennio nel suo proemio dice che è la reincarnazione di Omero, lui ricorda di avere
un’immagine di Omero che piangendo gli ha detto di essersi reincarnato dietro tutta la dottrina
pitagorica della trasmigrazione delle anime. L’anima di Omero si incarna prima in un pavone e poi in
Ennio. Ennio è quindi un Omero romano, un poeta greco di lingua latina, ed è questo che annuncia
nel suo libro.

Musae= musa, musae sostantivo prima declinazione soggetto quindi nominativo plurale in
alliterazione con magnum
Quae= che
Pedibus=ablativo strumentale (con i piedi) in alliterazione con pulsatis
Magnum= magnum, magni aggettivo neutro accusativo singolare concordato con Olympus (grande)
Pulsatis= verbo PULSO,PULSAS,PULSAVI,PULSATUM, PULSARE seconda persona plurare
indicativo presente (risuonate)
Olympum= sostantivo seconda declinazione, olympus, olympii accusativo singolare (Olimpo)

Ennio è il primo che usa l’esametro, che adotta questo verso greco e con le regole del greco. Egli
introduce un nuovo modo di scrivere i versi: l'esametro di Ennio impone all’orecchio romano un gusto
e un modo di comporre i versi completamente diverso ma che lui sente come il modo autenticamente
letterario. Inoltre, egli non si rivolge alle camene romane, ma alle muse greche di Omero, la vicenda si
svolge nel grande monte dell’Olimpo. Il poeta si reputa la reincarnazione di Omero e sostiene che
Omero stesso gli abbia detto di essersi reincarnato in lui l’anima di Omero si reincarna prima in un
pavone e poi su Ennio stesso.

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Il secondo verso si trova all’inizio della seconda esade degli Annales ossia del settimo libro di
Ennio. Ennio qui sta parlando di poemi epici precedenti scritti in saturni. I fauni e gli indovini
cantavano i saturni, quindi si tratta di una narrazione orale. Ennio qui torna a parlare delle sue
scelte artistiche e criticava le scelte compiute dai poeti precedenti, non scritti in esametri ma in
saturni, legati all’oralità, ad un mondo panico, naturale. Ennio afferma che non bisogna fare
più poesia epica letteraria nei versi che usavano fauni e indovini perché essa è cultura,
grecità, scrittura e libro e deve ormai separarsi dalla fase orale magico-religiosa. Questi versi
segnano una svolta nella storia della letteratura latina con l’esametro (formato da sillaba lunga
seguita da una sillaba indifferentemente lunga o breve), verso dattilico (ritmo discendente),
modellato dal greco, composto da sei metri (pag. 267 propedeutica). Qui il verso si interrompe
poiché è notissimo e non ha alcun bisogno di essere proseguito. In ogni sede, il dattilo può
essere sostituito da uno spondeo, con sequenza di sillaba lunga seguita da un’altra sillaba
lunga. Quello di Ennio è, prima di Virgilio, il testo epico per eccellenza e i poeti successivi, tra
cui Cicerone, lo avevano studiato. Quest’ultimo pensa che Ennio sia ingiusto nella polemica
contro Nevio.

Scripsere alii rem: frase prima di versibus (altri scrissero su questo tema)

Versibus= versus, versus, quarta declinazione, ablativo strumentale (nei versi)


Quos= pronome relativo (i quali/che)
Olim= un avverbio di tempo e colloca quell’uso in un’età passata, decisamente arcaica (una
volta, un tempo)
Fauni= Faunei è nominativo plurale arcaico per Fauni. Sono divinità italiche antichissime,
connesse con i boschi, con capacità oracolari
Vates(que)= vates, vatis, nominativo plurale (indovini)
Canebant= terza plurale imperfetto del verbo CANEO, CANIS, CECINI, CANTUM, CANERE
quom= arcaismo per cum (preposizione)
Neque= avverbio (non)
Musarum= musa, musae prima declinazione genitivo plurale (delle muse)
Scopulos=scopulus, scopuli seconda declinazione accusativo plurale (scogli/rocce)
La citazione di Ennio finisce qui, non sappiamo come continuasse
Nec= avverbio (ne)
Dicti Studiosus= dal greco filologo, appassionato della parola
Quisquam= pronome indefinito (qualcuno/nessuno)
Erat= imperfetto terza singolare verbo SUM, ES, FUI,ESSE (era)
Ante Hunc= ulteriore riferimento al mondo greco (prima di lui)
Nos= pronome personale (noi)
Ausi (sumus)= prima plurale perfetto del verbo semideponente AUDEO, AUDES, ASUS SUM,
AUSUM, AUDERE (osammo)
Reserare= infinito del verbo RESEO, RESERAS, RESERAVI, RESERATUM, RESERARE
(aprire)
Cicerone cita spesso Ennio, basta accennare il verso perché le persone conoscevano bene
Ennio e di conseguenza gli “Annales” perché era appunto un libro studiato a scuola. Il brano è
citato come spocchia da parte di Ennio nei confronti dei poeti epici precedenti e soprattutto nei
confronti di Nevio.

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Verso molto famoso ma anche criticato. Infatti, qui è presente un gusto per l’allitterazione, elemento
arcaizzante all’interno dell’esametro. L’intenzione è quella di calare la vecchia sensibilità dei romani
all’interno di questo nuovo strumento fino ad arrivare a degli eccessi di sperimentalismo, quando parla
del re, del tiranno Tito Tazio, re sabino, che affiancò Romolo come primo re di Roma, che si comportò
ingiustamente e per questo fu ucciso.

O= interiezione (oh)
Tite Tati= sostantivo maschile seconda declinazione, nome proprio (Tito Tazio)
Tati= vocativo di Tatius
Tute= che significa “tu”, forma che si eclissa e lo rafforza, vocativo
Tibi= dativo di svantaggio (per te)
Tanta= tantum, tantis (tanto)
Tyranne”: grecismo. “Tyrannus”.
Tulisti= verbo FERO, FERS, TULI, LATUM, FERE seconda persona singolare del perfetto (hai
sopportato)

Il passo ci è pervenuto per tradizione indiretta attraverso un passo del De divinatione di Cicerone.Nel
seguente brano(Annales) viene trattato il sogno di Ilia, la figlia di Enea avuta sul suolo italico dopo
essersi sposato con Lavinia e che nel racconto viene considerata la genitrice diretta della coppia di
gemelli che fonda Roma, Romolo e Remo. La storia la conosciamo, però, in modo diverso infatti,
dopo Enea seguono una serie di generazioni e di re di Albalonga, fino ad arrivare a Numitore, padre
di Rea Silvia, che viene spodestato da Amulio, che ordina l’uccisione dei gemelli, cosa che non
avviene perché, secondo la leggenda, l’ancella a cui spettava il compito li affida al fiume e
successivamente verranno allevati dalla lupa.Non era questa l’unica forma della leggenda di Romolo

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e Remo Rea Silvia si chiama Ilia perché si insiste sul suo carattere troiano, sulla sua discendenza
diretta dal grande eroe di Troia, Enea. Ilia viene svegliata da un sogno terrificante che le annuncia il
suo destino futuro; viene immaginata da Ennio in compagnia della sua sorella maggiore molto
anziana, Creusa o Euridice. Questo è uno dei testi più famosi di Ennio. Un brano straordinario che
annuncia la nuova poesia epica che sarà poi anche di Virgilio. Anche l’argomento annuncia poi una
sensibilità di ricerca delle origini, in questo momento delle origini nazionali. Ennio infatti voleva dare
un poema nazionale ripercorrendo tutta la storia di Roma arrivando al presente. È tutta una ripresa di
elementi greco ellenistici “ATIA” significa “origine”.

Et= congiunzione (e)


cita= citus, cita, citum predicativo del soggetto anus nominativo femminile singolare (in modo
rapido/velocemente)
quom= forma arcaica di cum e correlato con il tum del verso 35 (quando)
tremulis= tremulus, tremula tremulum aggettivo prima classe ablativo plurale concordato con
artubus(tremanti)
anus= anus, anus quarta declinazione soggetto prima frase nominativo singolare (la donna anziana)
attulit= terza singolare del perfetto del verbo ADFERO (composto di fero ad+fero) ADFERS, ATTULI,
ALLATTUM, ADFERE (ha portato)
artubus= artus, artus quarta declinazione ablativo plurale. Artubus tremulis = complemento di modo
con ablativo ( con le gambe tremanti)
lumen= lumen, lumins neutro terza declinazione accusativo singolare (il lume)
Talia= nome proprio di Ilia
tum= avverbio (allora)
memorat= terza singolare indicativo presente del verbo MEMORO, MEMORAS, MEMORAVI,
MEMORATUM, MEMORARE (ricorda)
lacrimans= participio presente di LACRIMO, LACRIMAS, LACRIMAVI, LACRIMATUM, LACRIMARE
(piangendo)
exterrita= participio perfetto forma passiva del verbo EXTERREO, EXTERRES, EXTERRUI,
EXTERRITUM, EXTERRERE (impaurita/terririzzata/
somno= ablativo causa efficiente non nel senso di sonno bensì di sogno (dal sogno)
EURYDICA PROGNATA è la perifrasi per indicare la sorella ( figlia di Euridice)
Eurydica (la a è lunga)= è il nome seconda la tradizione greca della prima moglie di Enea, ablativo
d’origine retto da prognata in vocativo (Euridice) Euridice che viene qui citata non deve essere
confusa con l’omonima eroina sposa di Orfeo, si tratta invece di un altro nome utilizzato per indicare
Creusa.
prognata= participio perfetto vocativo femminile singolare (figlia di) allitterazione con pater e regge
l’ablativo Eurydica
pater= soggetto seconda frase pater, patris terza declinazione nominativo singolare (padre)
quam= pronome relativo che sottintende Euridice (che/la quale)
noster= aggettivo possessivo nominativo singolare concordato con pater (nostro) il padre è Enea
amavit= terza singolare perfetto del verbo AMO, AMAS, AMAVI, AMATUM, AMARE (ha amato)
vires= soggetto terza frase assieme a vita, vis, roboris terza declinazione nominativo plurale (la forza)
vita(que)= vita, vitae prima declinazione nominativo singolare ( e la vita)
Vires Vita= omeoarto
corpus= corpus, corporis neutro terza declinazione accusativo singolare (il corpo)
meum=participio possessivo accusativo singolare concordato con corpus (mio)
nunc= avverbio di tempo (ora)
deserit= terza singolare dell’indicativo presente del verbo DESERO, DESERIS, DESERUI,
DESERTUM, DESERERE (abbandonano)
omne=aggettivo neutro accusativo singolare, II classe omnis, omnis, omne; concordato con meum
corpus (tutto)
INIZIA A RACCONTARE IL SOGNO
nam= congiunzione (infatti)

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me visus= in realtà è visus est, costruzione personale del verbo VIDEOR,VIDERIS, VISUS SUM,
VIDERI terza singolare passivo del perfetto ( è stato visto da me) il me è pronome personale ed è un
ablativo d’agente
homo= soggetto assieme a pulcher, homo, hominis terza declinazione nominativo singolare (uomo)
pulcher= pulcher, pulchra, pulchrum aggettivo prima classe nominativo singolare (bello)
per= introduce un moto per luogo
amoena= amoena, amoeronum neutro seconda declinazione (ameni)
salicta= salictum, salicti neutro seconda declinazione accusativo plurale concordato con amoena
(salici)
per amoena salicta= per armeni salici
et= congiunzione (e)
ripas= ripas, ripae prima declinazione accusativo plurale (per le rive/le sponde)
raptare= infinitivo retto da visus (mi è sembrato che un uomo mi rapisse). Verbo rapio più il suffisso
intensivo, quindi rapto. Inoltre il verbo regge il me del complemento oggetto che vediamo nel verso
precedente (me raptare). (mi rapiva)
locos(que)= locus, loci seconda declinazione accusativo plurale ( e luoghi)
novos= novus, nova, novum aggettivo prima classe concordato con locos quindi accusativo plurale
(nuovi)
ita= avverbio (poi/così)
sola= solus, sola, solum aggettivo numerale nominativo singolare (sola)
postilla= avverbio arcaico per dire in seguito
germana soror= vocativo singolare. Nel latino classico germanus significa fratello, ecco poi hermano
in spagnolo. (o germana sorella)
errare= costruzione con videor, tipico per i contesti di sogno. infinito del verbo ERRO, ERRAS,
ERRAVI, ERRATUM, ERRARE (vagabondare)
videbar= prima persona singolare imperfetto di VIDEOR. La “e” è lunga (sembrava)
tarda(que)= predicativo del soggetto avverbio (lentamente)
vestigare= infinito verbo VESTIGO, VESTIGA, VESTIGAVI, VESTIGATUM, VESTIGARE (seguire le
tracce)
et= congiunzione (e)
quaerere= regge l’accusativo te. Infinito del verbo QUAERO, QUAERIS, QUAESII, QUAESITUM,
QUAERERE (cercare+te= cercarti)
te= accusativo
neque= avverbio (non)
posse= infinito verbo POSSUM, POTES, POTUI, POSSE (potere)
corde= cor cordis terza declinazione ablativo singolare (con il cuore)
capessere= deriva da CAPIO afferrare con l’animo quindi unito a corde diventa raccappezzarmi.
Infinito verbo CAPESSIO, CAPESSIS, CAPESSI, CAPESSERE
semita= soggeto semita, semitae prima declinazione nominativo singolare (il sentiero)
nulla= aggettivo numerale concordato con il nominativo precedente (nessun)
pedem= pes pedis terza declinazione accusativo singolare (il mio piede)
stabilibat= è stabiliebat terza singolare imperfetto del verbo STABILIO, STABILIS, STABILIVI,
STABILITUM, STABILIRE ( rendeva saldo)
Exim= avverbio, in questo caso di tempo (poi)
compellare= infinito verbo COMPELLO, COMPELLAS, COMPELLAVI, COMPELLATUM,
COMPELLARE (rivolgere la parola)
pater= pater, patris terza declinazione nominativo singolare (il padre)
me= accusativo (mi)
voce= vox, vocis terza declinazione ablativo singolare (con la sua voce)
videtur= terza singolare presente storico (mi chiama)
his= concordato con verbis (queste)
verbis= verbum, verbi seconda declinazione ablativo strumentale plurale (parole)
o gnata= vocativo. Parola tipicamente poetica che indica “figlia”, la parola filius è scomoda in poesia,
perciò si utilizza questa nella metrica (o figlia)
tibi= pronome personale dativo di tu (a te)
sunt= terza plurale verbo SUM (sono)

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ante= avverbio (ancora/prima)
gerendae= gerundivo + sunt (dovrai sopportare) verbo GERO, GERIS, GESSI, GESTUM, GERERE
aerumnae= aerumna, aerumnae prima declinazione nominativo plurale (le sciagure) parola arcaica e
solenne , che si usa in testi importanti di Roma.
post=valore avverbiale (in seguito)
ex= finchè
fluvio= fluvius, fluvii seconda declinazione ablativo singolare (dal fiume) il giume in questione è il
Tevere
fortuna= fortuna, fortunae prima declinazione nominativo singolare (la fortuna)
resistet= terza persona futuro semplice verbo RESISTO, RESISTIS, RESTITI, RESISTERE (sarà
stabilita)
Haec= pronome dimostrativo nominativo plurale neutro (queste)
ecfatus= participio perfetto congiunto con “pater”, con valore temporale. dal verbo ECFOR, ECFARIS,
ECFATUS SUM, ECFARI (dette)
pater= soggetto pater patris terza declinazione nominativo singolare (il padre)
germana= vocativo di germanus (o sorella)
repente= avverbio (subito)
recessit= terza singolare perfetto verbo RECEDO, RECEDIS, RECESSI, RECESSUM, RECEDERE
(se ne andò)
Repente Recessit= allitterazione
nec= congiunzione copulativa (nè)
sese= pronome indefinito accusativo, forma raddoppiata di sé (si)
dedit= terza singolare del perfetto verbo DO, DAS, DEDI,DATUM, DARE (concesse)
in conspectum= conspectus, conspectus quarta declinazione accusativo singolare (allo sguardo)
corde= cor cordis ablativo locativo oppure causa efficiente (nell’animo mio)
cupitus= participio congiunto concordato con pater con valore avversativo/ concessivo del verbo
CUPIO, CUPIS, CUPII, CUPITUM, CUPERE (desiderato)
quamquam= congiunzione (benchè)
multa= valore avverbiale (con forza)
manus= manus, manus quarta declinazione accusativo plurale (le mani)
caeli= caelum, caeli neutro seconda declinazione genitivo singolare (del cielo)
ad caerula templa= regione sacra del cielo, uso arcaizzante e sacrale utilizzato nella lingua poetica)
accusativi plurali (alle ragioni del cielo). Caela ha la stessa radice di caelo
tendebam= prima singolare imperfetto del verbo TENDO, TENDIS, TETENDI, TENDUM, TENDERE
(io tendevo)
lacrumans= participio presente di LACRUMO, LACRUMAS, LACRUMAVI, LACRUMATUM,
LACRUMARE (in lacrime)
et= congiunzione (e)
blanda voce= ablativi di modo (con voce dolce)
vocabam= prima singolare imperfetto del verbo VOCO, VOCAS, VOCAVI, VOCATUM, VOCARE
(chiamavo)
Vix= avverbio (appena)
aegro= aggettivo prima classe aeger, aegera, aegrum ablativo singolare concordato con corde
(sofferente)
cum= introduce una temporake
corde= cor cordis terza declinazione ablativo singolare (nell’animo)
meo= aggettivo possessivo concordato con corde ablativo singolare (mio)
me= sccusativo (mi)
somnus= soggetto somnu, somni seconda declinazione ( il sonno)
reliquit= terza singolare perfetto del verbo RELINQUO, RELINQUIS, RELIQUI, RELICTUM,
RELINQUERE (abbandonò)

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Ennio, la tragedia (Andromacha aechmalotis)

Tramandata da Cicerone

Ennio è autore soprattutto di tragedie ma anche di poesia scenica rappresentata per il pubblico e
diverso, quindi, da quello dell’epica. La poesia di Ennio segna un punto di non ritorno: viene
accantonato il saturnio, i versi sono tipo grecanici, ovvero latini ma ricalcati sulla tradizione greca.
Ennio mantiene, inoltre, registri alti e solenni ricalcati sulla lingua religiosa o di ambito anche giuridico.
Scrisse molte tragedie riprendendo il ciclo troiano: ad esempio quelle di Euripide. Euripide scrisse una
tragedia sulla malinconica e tragica Andromaca era la sposa di Ettore; perse Egli stesso durante la
battaglia contro Achille e fece esperienza della caduta di Troia. Fu costretta a seguire il figlio di
Achille, come sua schiava e concubina in Grecia. La tragedia porta il titolo di “Andromacha
Aechmalotis” (Andromaca prigioniera). Questo è il canticum di Andromaca che sta abbandonando la
città in rovina. È famosissimo perché ancora, nell’età di Cicerone, esso veniva spesso citato e
rappresentato. Il successo di queste opere, a noi non pervenute, nella Roma classica era molto
grande. Si tratta di un dimetro anapestico, tipico dei contesti lirici è un tempo debole che consta di
due brevi che possono essere sempre sostituite da una lunga e viceversa; 4 di questi fanno un
dimetro anapestico; l’orecchio romano distingueva quando un verso era recitato e quando era
cantato.

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TRADUZIONE:

“O patria, o casa di Priamo, o tempio ben saldo sul cardine altisonante. Io ho visto te distrutta mentre
la ricchezza barbarica stava ancora in piedi con i tetti ben decorati (a riquadri) costruita con oro e
avorio in modo regale”. “Tutte queste cose che io ho visto in fiamme, ho visto togliere la vita a Priamo
con la violenza e ho visto l’ara di Giove sporcarsi di sangue”.

O pater= pater, patris terza declinazione vocativo ( oh padre)


O patria= patria patriae prima declinazione vocativo ( oh patria)
O Priami= priamus, priami seconda declinazione genitivo ( di Priamo)
Priamo, re di Troia, marito di Ecuba dalla quale ebbe numerosissimi figli, tra cui Ettore. Fu ucciso da
Pirro.
Domus= domus, domus quarta declinazione vocativo (o casa)
“pater, patria, priamo”= gioco di alliterazione di “p” e “r”, anfora e ripetizione della lettera “o”
Saeptum= participio perfetto passivo di SAEPIOR, SAEPIO, SAEPIS, SAEPSI, SAEPTUM, SAEPIRE
(costruito)
Altisono= aggettivo prima classe altisonus, altisona, altisonum, ablativo singolare concordato con
cardine (altisonante, che risuona dall’alto)
Cardine= cardo, cardinis terza declinazione ablativo singolare (sul cardine)
Altisonò cardine= due ablativi strumentali
Templum= templum, templii neutro seconda declinazione vocativo singolare (o tempio)
Vidi= prima singolare del perfetto di VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE ( ho visto)
Ego= pronome personale (io)
Te= pronome personale accusativo (te)
Con questo “te” si riferisce alla domus del primo verso
Adstante= participio presente di ADSTO, ADSTAS, ADSTITI, ADSTARE (stava in piedi)
“e” vocale in finalese
Ope= ops, opis terza declinazione ablativo singolare concordato con adstante e barbarica (la
ricchezza)
Barbarica= aggettivo prima classe femminile barbaricus, barbarica, barbaricum ablativo singolare
(barbarica)
Tectis= tectum, tecti neutro seconda declinazione ablativo plurale (con i tetti)
Caelatis= aggettivo participio perfetto prima classe concordato con tectis (decorati)
Laqueatis= aggettivo participio perfetto di LAQUEO, LAQUEAS, LAQUEATUM, LAQUEARE (a
cassettoni, soffitti decorati a quadri)
Tectis caelatis laqueatis è un omoteleuto
Ricchezza barbarica: legata all’idea del pubblico romano del lusso, dello sfarzo del mondo orientale.
Troia è rappresentata come un’antica città ellenistica, con questi palazzi grandi, decorati, costruiti
con materiali ricchissimi. Inoltre questo particolare dei tetti a cassettoni è qualcosa che ricalca un
gusto caratteristico che si sta inserendo a Roma. Andromaca sta descrivendo Troia come un
romano si immagina una ricca città regale del mondo ellenistico. Questa immagine di ricchezza e di
potenza viene distrutta nei tre versi successivi:
Auro= aurum, auri neutro seconda declinazione ablativo singolare (con oro)
Ebore= aggettivo prima classe eboreus, eborea, eboreum (avorio)
Auro e ebore sono ablativi strumentali
Instructam= participio perfetto di INSTRUO, INSTRUIS, INSTRUXI, INSTRUCTUM, INSTRUERE
(costruita)
Regifice= complemento di modo (in modo regale)
Haec= pronome dimostrativo nominativo plurale (queste)
Omnia= nominativo plurale (tutte)
Vidi= prima singolare del perfetto di VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE ( ho visto)
Inflammari= infinito presente passivo INFLAMMOR, INFLAMMĀRIS, INFLAMMATUS SUM,
INFLAMMARI (infiammare/in fiamme)

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Priamo= priamus, priami seconda declinazione dativo ( a Priamo)
Vi= vis, roboris terza declinazione ablativo singolare (con la violenza)
Vitam= vita, vitae prima declinazione accusativo singolare (la vita)
Evitari= infinito presente passivo di EVITOR, EVITĀRIS, EVITATUS SUM, EVITARI (essere privato)
Vi vitam emitari, in questo verso è evidente il gioco omearco, l’accostamento di 2 parole di senso
diverso che iniziano con la stessa sillaba, che oltre ad essere sempre la stessa vocale è anche
sempre lunga. Prolunga le lunghe per dare un effetto di lentezza e pathos accentuato, non a caso le
ultime sillabe sono tutte lunghe, dove i versi descrivono la distruzione di Troia.
Iovis= Iuppiter, iupiter, genitivo (di Giove)
Aram= ara, arae prima declinazione accusativo singolare (l’ara)
Sanguine= sanguen, sanguinis neutro terza declinazione ablativo strumentale ( di sangue)
Turpari= infinito presente passivo di TURPOR, TURPĀRIS, TURPATUS SUM, TURPARI (essere
imbrattato)
La morte di Priamo avviene nell’ara di Giove, dove lui si rifugia di fronte all’incedere del figlio di
Achille, Neottolemo. Virgilio parla di questa stessa scena, rievocando il passo di Ennio all’interno del
suo secondo libro dell’Eneide. Il destino di Andromaca sarà quello di andare come schiava e
concubina a chi ha compiuto questo gesto. Alla fine si può notare il gioco di rime e l’omeoacto. Non
si tratta, però, delle stesse vocali ma la “i” lunga provoca un gioco di prosodia. Il verso anapestico
consente di alternare in modo molto accentuato sillabe brevi e sillabe lunghe: il ritmo dato dalle
sillabe lunghe è molto più grave, solenne rispetto a quello più rapido delle sillabe brevi.

Nel frammento che riporta dal 310 al 313 del terzo libro di Lucilio (le Satirae), è uno dei testi più
famosi delle satire di Lucilio, perché in esso egli narra di un suo viaggio partendo da Roma la Sicilia
con dei suoi compagni. Siamo nel primo tratto di questo viaggio, cioè quello dell’Appia che i nostri
viaggiatori seguono almeno fino al tratto di Capua, per poi posteggiare il Tirreno. I versi sono ormai
già degli esametri. Lucilio si riferisce ad un episodio abbastanza piacevole di questo viaggio che
riguarda proprio le difficoltà delle strade di quel tempo.

Verum= avverbio (in verità/ in realtà)


Haec= tutte queste cose
Ludus= ludus, ludi seconda declinazione nominativo singolare (un gioco)

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Ibi= avverbio (fin lì, cioè fino all’Appia)
Susque/deque= significa “su e giù” e indica una cosa facile. È un’espressione idiomatica del
parlato, tipica dell’epoca di Lucilio. Dopo di lui cade in disuso ed è per questo che il grammatico
Novio ha riportato i versi di Lucilio come esempio del suo uso.
Omnia= omnia, omnium neutro terza declinazione (tutte)
Fuerunt= terza plurale perfetto del verbo SUM (furono)
Susque= semplici
Et= congiunzione (e)
Deque= facili
Fuere= terza plurale perfetto del verbo SUM (furono) è un’alternativa di fuerunt
Inquam= verbo difettivo, prima persona singolare presente (dico)
→ tono umile, vicino al parlato, accentuato da “inquam” al v. 2
Omnia= omnia, omnium neutro terza declinazione (tutto)
Ludus= ludus, ludi seconda declinazione nominativo singolare (un gioco)
Iocus(que)= locus, loci seconda declinazione nominativo singolare (scherzo)
Grande presenza di sinalefi, figura metrica in cui, nel conteggio delle sillabe di un verso, sono
unificate in una sola posizione la vocale finale d’una parola e quella iniziale della parola successiva.
Tra fuere e omnia e tra inquam e omnia, poi vi èuna dieresi bucolica dopo “omnia”.
Illud= pronome dimostrativo neutro (quello)
Opus= opus, operi neutro terza declinazione accusativo singolare (lavoro)
Durum= durum, duri accusativo singolare concordato con opus (duro) sottintende fuit
Il tracciato dell'Appia, all’inizio sale sui colli Albani fino ad Albano laziale e rimane piuttosto lineare
per scendere poi nell’agro, finchè si arriva all’impervio colle di Setia.
Ut= congiunzione con valore temporale (di seguito/quando)Per la lettura metrica, quando troviamo
la “m” alla fine di una parola e subito dopo la successiva inizia per vocale, si unisce durum ut=
durut.
Setinum= setinum, setini neutro seconda declinazione accusativo concordato con finem (di Setia)
Accessimus= prima plurale perfetto verbo ACCEDO, ACCEDI, ACCESSIS, ACCESSUM,
ACCEDERE (avvicinammo)
Finem= finis, finis, terza declinazione accusativo singolare (al confine)
Sentinum Finem= complemento moto a luogo (al confine di Setia, oggi Sezze, un comune in
provincia di Latina)
Nel terzo verso c’è una sinalefe tra “durum” e “ut”, e fra “setinum” e “accessimus”.
Aigilipes= parola greca composta da aigòs (capra in greco)+ leipo (lascio/abbandono in greco),
significa “abbandonati dalle capre”. Bisogna notare che non è un termine quotidiano, ma è colto,
questo perché Lucilio gioca con i registri.
Montes= soggetto mons, montis terza declinazione nominativo plurale (i monti)
“monti abbandonati anche dalle capre”: Lucilio utilizza un tono comico e scherzoso.
Aetnae omnes= il tono è quello di un’iperbole scherzosa che assume un colore grecizzante (tutti
Etna)
Asperi Athones= aspri Athos (monte greco).
Esagerazione con tono scherzoso e comico, paragoni i colli di Sezze all’Etna e all Athos
Nel quarto verso c’è una sinalefe tra “Aetnae” e “omnes”, e tra “asperi” e “Athones”. Dopo “montes”
pausa, “pentemimere” regalare. In questo ultimo verso inoltre Lucilio cambia anche il registro
linguistico, abbandonando quello elevato avvicinandosi ad uno più comico e scherzoso.

Lucilio poi, fu ripreso da Orazio che infatti scrive una satira, la V del primo libro dove fa riferimento
alla satira di Lucilio (Orazio in questa V satira parla del suo viaggio a Brindisi e il primo tratto di
questo viaggio è sempre quello della via Appia). Questo è sicuramente un omaggio a Lucilio, ma
Orazio parla in termini non lusinghieri di Lucilio, lo definisce “fangoso”; Orazio trovava
evidentemente abbastanza rozzi gli esametri che utilizzava ma per meglio dire, egli trovava le satire
di Lucilio piene di cose che non servono.

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Ci sono tre libri all’interno dell’opera di Lucilio che sono in distici elegiaci (composti da un esametro e
da un pentagono dattilico, lunga breve breve), versi utilizzati per l’epigramma e per l’elegia romana.
Stiamo parlando dei libri dal 22 al 25, e qui abbiamo un esempio di epigramma sepolcrale, che Lucilio
dedica al suo schiavo Metrofane (nome greco, spesso i servi a Roma avevano nomi greci).

Epigramma: dal greco ἐπί-γράφω, Epi-graphol (etteralmente: "scrivere su", "scrivere sopra") Era
un'iscrizione funeraria o commemorativa, destinata ad essere incisa su materiali durevoli quali la
pietra e il bronzo: da questa circostanza derivava il carattere della brevità, conservatosi anche quando
l'epigramma divenne un vero e proprio genere letterario in età ellenistica e bizantina, trattando temi
diversi. In epoca imperiale l'epigramma assunse anche un carattere satirico.

Servus (elisione della s)= servus, servi seconda declinazione nominativo singolare (servo)
Neque= avverbio (non)
Tra queste due parole c’è una sinalefe (nequinfidus si legge)
Infidus= infidus, infida, infidum aggettivo prima classe nominativo singolare concordato con servus
(infido)
domino= dominus, domini seconda declinazione dativo di svantaggio retto da infidus e da inutilus (al
padrone) si legge dominò
Ripetizione di neque usato in funzione elogiativa, che crea un parallelismo ricercato.
Tra neque e inutilis c’è una sinalefe (nequinutilis si legge)
Inutilis (elisione della s)= inutilis, inutilis, inutile aggettivo seconda classe concordato con servus
nominativo singolare (inutle). Il fatto che il servo sia utile è un tema dell'epitaffio sepolcrale greca
“chrestos” che significa persona brava.
Neque inutilis quanquam= è un tmesi, parola divisa sostanzialmente in 2,solitamente neque
quanquam signigica niente affatto.
Lucili (i lunga)= Lucilius, Lucilii seconda declinazione genitivo (di Lucilio)
columella= diminutivo di columna, columnae prima declinazione accusativo singolare. Il servo è
definito come una “piccola colonna” per il suo importante ruolo nella gestione della casa.
Tra queste due parola c’è una sinalefe in dieresi, pausa metrica del pentametro.
Hic Situs (s caduta)= dobbiamo sottintendere est. Situs, sita, situ, aggettivo participio perfetto di
SINO, SINIS, SIVI, SITUM, SINERE (è collocato/è sepolto). Formula tipica dell’epigramma funerario,
già usata da Ennio nell’epigramma per Scipione l’Africano → Enn. var. 19-20 v.
Metrophanes= soggetto nome proprio del servo (Metrofane) posto alla fine del verso, notare invece
come il nome del padrone “Lucili” è posto all’inizio, diverso dal primo verso dove “servus” è all’inizio
mentre “domino” è dopo.

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Notiamo come il linguaggio sia tipico degli epigrammi, da un lato abbiamo elementi anche
caratteristici della connotazione del servo, sia nella tradizione greca, dall’altro anche romana, la
caratteristica del servo infido lo troviamo anche nella palliata di Plauto, oppure in Terenzio.
E’ senza dubbio interessante analizzare il secondo verso. È un brevissimo frammento che ci viene
conservato dal corpus delle “GLOSSE TARDOANTICHE” (raccolte di dizionari di parole antiche e
difficili). Uno di questi glossari riporta questa strana parola “ABZET”, parola osca.“Dapprima Pacilio
(disse: dobbiamo sotto intendere questo verbo): la dispensiera,padre, se n’è andata (è
morta)”. Questa espressione dell’osco è un’espressione eufemistica che voleva dire molto
semplicemente, se n’è andata, è morta. Quindi, lo schiavo Pacilio il cui nome tradisce una chiara
origine osca, annunciava il fatto che la “TESORO <PHY> LAX”(donna) era morta. Tutto è molto
interessante in quanto la parola “TESORP<PHY>LAX” è un grecismo, vuol dire colei/colui che
controlla il tesoro. Sta facendo parlare lo schiavo in una forma di latino dialettale. Lucilio ha un
orizzonte linguistico molto ampio, non si limita ai registri del latino di Roma, ma si estende a tutta una
serie di altri livelli e anche aree linguistiche che erano ai margini della letteratura latina.

Primum= avverbio (dapprima)


Pacilius= nome proprio (Pacilio)
Tesorphylax= dispensiera
Pater= vocativo
Abzet= è morta

Qui troviamo la forma caratteristica dell’epigramma romano, già utilizzata da Ennio per Scipione
l’Africano. La forma dell’epigramma nasce a Roma in modo solenne e gli elogi scipionici sono datati
all’incirca come provenienti dalla fine del III secolo. Fu Ennio, come abbiamo detto, ad inaugurare
l’epigramma letterario. Lo schema utilizzato prima della cesura è l’esametro, dove due brevi non
possono essere sostituite da una lunga.

Epitaffio poetico per Scipione l’Africano. Dopo la vittoria contro il regno di Siria(198-188), nel 183 a.C.
viene intentato un processo di corruzione, nel quale Scipione viene esiliato e muore poco dopo. Ennio
subito dopo la sua morte gli dedica questo epigramma. L’epigramma di Ennio ha una NOTA
POLEMICA: i cittadini non hanno saputo ripagare Scipione per le sue imprese. Infatti è morto in esilio
volontario a Viterbo perché coinvolto in scandali e processi.

Hic= avverbio (qui)


Est= terza singolare indicativo presente verbo SUM (è)
Ille= pronome dimostrativo (colui)
Situs= Situs, sita, situ, aggettivo participio perfetto di SINO, SINIS, SIVI, SITUM, SINERE
(collocato/sepolto)
Cui= pronome relativo retto da reddere del verso successivo (al quale)
Nemo= pronome indefinito arcaico, qui usato in funzione aggettivale (nessuno)

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Civis= civis, civis, terza declinazione genitivo singolare (cittadino)
Di fronte ad un’altra consonante la “i” dovrebbe allungarsi. Ma, nel latino arcaico avviene il
fenomeno della cosiddetta “S caduta”, cioè della “S” che non fa posizione, quindi questa sillaba “IS”
non si chiude ma resta breve.
Neque= congiunzione (o)
Hostis= hostis, hostis genitivo singolare( solitamente si traduce con nemico, ma il primo significato
latino è straniero, in contrapposizione con civis, antitesi; questo ci fa notare il gusto per il parallelismo,
presente anche in Lucilio.
Quivit= terza singolare del perfetto verbo QUEO, QUIS, QUII, QUITUM, QUIRE. Verbo anomalo (ha
saputo)
Pro= preposizione (per) introduce un complemento di causa
Factis= factum, factis neutro seconda declinazione (le azioni/le imprese)
Reddere= infinito del verbo REDO, REDDIS, REDDIDI, REDDITUM, REDDERE (rendere)
Opis= ops, opis terza declinazione genitivo singolare (della sua opera)
Pretium= pretium, preti neutro seconda declinazione accusativo singolare (il valore)

Il De Rerum Natura si apre con un inno alla dea Venere, un argomento fortemente discusso. In
questo inno, Venere viene pregata di intervenire presso il dio della guerra Marte perché finisca lo
stato pietoso di belligeranza, di guerra, di sconvolgimento in cui si trova la patria ovvero Roma.
Questo perché in uno stato del genere è impossibile parlare di epicureismo, c’è bisogno di pace, di
riflessione, c’è bisogno di staccarsi da queste guerre. Quindi, Venere è invitata ad intervenire presso
il suo mitico amante (Ares e Afrodite fin da Omero, sono amanti), se Marte penserà ad Afrodite, non
penserà alla guerra e il dedicatario del poema (cioè l’importante uomo politico Gaio Memmio) potrà
dedicarsi alla lettura del poema stesso, ma finché Roma è in guerra egli non potrà farlo. Questo è il
senso generale del proemio. Lucrezio si rivolge all'élite di Roma per proporre questa nuova filosofia
che mira ad un miglioramento nella comunità della città. Parliamo di un grande rinnovamento che si
basa sui principi della filosofia epicurea, quindi non ad una filosofia che guarda la salvezza
individuale. Lucrezio in tutto il poema propone una comunità perfetta, non un saggio staccato dalla
società (KEPOS: giardino che rappresenta una comunità perfetta). Lucrezio propone una comunità
perfetta. Anche per Epicuro il Kepos rappresentava il giardino della comunità perfetta. È anche
chiaro che Epicuro propone una comunità chiusa, un giardino che sia alternativo alla polis di
Atene.Questa spinta sociale e comunitaria è ancora più viva e ancora più accentuata in Lucrezio, e
la propone come possibile “farmaco” di rinnovamento di una società romana che è arrivata ad una

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crisi profondissima. Venere che crea la pace è una grande immagine e Lucrezio all’inizio la chiama
“AENEADUM GENETRIX” ossia “madre generatrice degli Eneadi”, quindi generatrice dei romani.
Questa Venere è una dea romana, in primo luogo deve portare il “LEPOS”, la grazia, l’eleganza, lo
spirito del vero piacere all’interno di Roma che ha smarrito tutto questo. È questo il senso
dell’invocazione iniziale, la presenza di Venere può essere una presenza salvifica per Roma, è una
dea secondo la filosofia epicurea grazie alla quale il mondo si genera e si rigenera. Nel primo verso
di Lucrezio c’è tutto il suo programma, c’è tutto il senso di questa proposta culturale.

Esametro dattilico: ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉˉ˘˘ˉˉ

Aeneadum= aeneadae, aeneadarum prima declinazione genitivo plurale di forma contratta per
Aeneadarum. Sono i discendenti di Enea, cioè i Romani, perchè Enea è figlio di Venere (degli
Eneadi)
Genetrìx: genetrix, genetricis, vocativo singolare (o genitrice/o madre). Vocabolo appartenente a un
registro aulico, deriva da GIGNO, GINIS, GENUI, GENITUM, GIGNERE (generare)
Hominum= homo, hominis terza declinazione genitivo plurale (degli uomini)
Divom(que)= genitivo plurale arcaico di divorum, divum, divi neutro seconda declinazione (e degli
dei)
Voluptas= voluptas, voluptatis terza declinazione vocativo singolare (piacere/godimento).
La voluptas è, nella mitologia greco-latina, un attributo convenzionale di Venere (o Afrodite), che era
appunto la dea della bellezza e dell’amore; nella prospettiva epicurea di Lucrezio, la dea è quel
“piacere” che costituisce il fine della vita umana.
Alma= altro epiteto tradizionale di Venere; l’aggettivo almus, -a, -um deriva dal verbo alo, alis, alui,
alitum, alere, “nutrire, alimentare, far crescere” ed indica quindi una forza cha dà e trasmette la vita.
È quindi questa la prerogativa che contrappone Venere a Marte “armipotens” (v. 33), come il poeta
spiega nella scena ai vv. 29-40.
Venùs= nome proprio di Venere
Alma Venus= indica tutta la sua maestà e allo stesso tempo il fatto che sia una figura materna.
Caeli= caelum, caeli neutro seconda declinazione genitivo singolare (del cielo)
Subter= forma arcaica di sub (sotto) introduce un complemento di luogo subter+accusativo signa
Labentia= Lucrezio intende lo scorrimento lento degli astri (“signa”) lungo la volta celeste; proprio
per questo usa il termine labentia, che deriva da labor, laberis, lapsus sum, labi, “scivolare, scorrere
dall’alto al basso”.
Signa= signum, segni neutro seconda declinazione accusativo plurale (segni/astri)
Quae= pronome relativo (che) Osserva l’iperbato del pronome relativo, collocato dopo l’inizio della
proposizione relativa.
Mare= mare, maris neutro terza declinazione accusativo singolare (il mare)
Navigerum= naviger, navigera, navigerum, è un composto poetico che significa “portatore di navi”
Quae= pronome relativo (che)
Terras= terra, terrae prima declinazione accusativo plurale (la terra)
Frugiferentis= aggettivo frugiferens, frugiferens, frugiferens accusativo plurale arcaico concordato
con terras (fertili/che portano frutto)
Navigerum e frugiferentis sono un hapax, cioè compaiono una volta sola in tutta la
letteratura latina.
Concelebras= seconda singolare indicativo presente del verbo CONCELEBRO, CONCELEBRAS,
CONCELEBRAVI, CONCELEBRATUM, CONCELEBRARE (tu popoli/colmi). Dall’aggettivo celeber
che significa propriamente affollato, popoloso. si legge concelebràs
Per= preposizione (per/grazie a)
Te= pronome personale accusativo di tu (te)
Quoniam= congiunzione che introduce una causale (perchè)
Genus= genus, generis neutro terza declinazione nominativo singolare (genere/specie)
Omne= omne, omnis neutro terza declinazione nominativo singolare (ogni)
Animantum= aggettivo animatus, animata, animatum che proviene dal verbo ANIMO(animare)
genitivo plurale. Significa essere dotato di anima/respiro (di esseri viventi)
Concipitur= terza singolare presente passivo verbo CONCIPIO, CONCIPIS, CONCEPIS,
CONCEPTUM, CONCEPIRE (viene concepito)

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Visit(que)= il verbo viso, visis, visi, visum, visere, “andare a vedere, visitare qualcuno, contemplare
con attenzione” è la forma frequentativa di video, vides, vidi, visum, videre. (e vede)
Tra queste due parole osserviamo una sinalefe
Exortum= neutro participio congiunto concordato con genus dal verbo deponente EXORDIOR,
EXORDIRIS, EXORSUS SUM, EXORDIRI con valore temporale (una volta nata)
Lumina= lumen, luminis neutro terza declinazione accusativo plurale poetico che in italiano poi si
traduce con il singolare (la luce)
Solis= sol, solis terza declinazione genitivo singolare (del sole)
Te…Te= accusativo. E’ tipico delle invocazioni rituali alle divinità l’uso del pronome di seconda
persona singolare (v. 6, v. 12, v. 16), la serie di attributi e apposizioni tipiche (“genetrix”, v. 1;
“voluptas”, v. 1; “alma” v. 2; “dea”, v. 6), hanno tutti un valore enfatico, indicano il rapporto con la
divinità.
Dea= dea, deae prima declinazione vocativo (oh Dea)
Fugiunt= terza plurale presente indicativo verbo FUGIO, FUGIS, FUGI, FUGITUM, FUGERE
(fuggono) regge il complemento oggetto
Venti= soggetto ventus, venti seconda declinazione nominativo plurale (i venti)
Te fugiunt= accusativo+ verbo (fuggono davanti a te)
Nubila= soggetto nubila, nobilorum neutro seconda declinazione nominativo plurale (le nubi)
Caeli= caelum, caeli neutro seconda declinazione genitivo singolare (del cielo)
In questo verso notiamo un’anafora(te..te..te), allitterazione delle dentali (t,d)
Adventum(que) tuum= que enclitico, adventus, adventus quarta declinazione accusativo singolare
(e davanto all’ tuo arrivo). Tuum= aggettivo possessivo accusativo plurale
Tibi..tibi= dativo ed è un’anafora. che come nel caso della ripresa dei pronomi ribadisce che
all’apparire di Venere, tutta la natura si abbellisce, quindi arriva la primavera (per te)
Osserva l’insistenza del poliptoto: te... te... tuum... tibi... tibi…
Poliptoto: Figura retorica classica, consistente nel riprendere in frasi successive di un
periodo una parola, di solito la prima, della frase iniziale, mutando il caso o il genere o il
numero.
Suavis= sta per suaves è un accusativo plurale da unire a flores (soavi)
Daedala= l termine è un grecismo da daídalos, “ben costruito”, qui però Lucrezio utilizza il termine
nel senso di costruttore, artefice, con evidente richiamo al mitico Dedalo(architetto del labirinto
cretese). aggettivo daedalus, daedala, daedalum nominativo singolare (industriosa)
Tellus= tellus, telluris terza declinazione nominativo singolare (la terra)
Il nesso sostantivo + aggettivo “daedala tellus”, oltre che letterariamente raffinato, è anche molto
significativo dal punto di vista della rappresentazione, poiché la terra è creatrice diretta di bellezza e di
vita attraverso i suoi frutti.
Summittit= sub+mittere “far spuntare al di sotto”: la dea fa rinnovare la natura dove passa.
SUBMITTO, SUBMITTIS, SUBMISI, SUBMISSUM, SUBMITTERE
Flores= flos, floris terza declinazione accusativo plurale (i fiori)
Rident= terza plurale presente indicativo verbo RIDEO, RIDES, RISI, RISUM, RIDERE (ridono)
Aequora= aequor, aequoris neutro terza declinazione nominativo plurale (le distese)
Ponti= pontus, ponti seconda declinazione genitivo singolare (del mare)
Pacatum(que)= participio congiunto di PLACO, PLACAS, PLACAVI, PLACATUM, PLACARE (e
placato) congiunto a caelum, notiamo un forte iperbàto tra i due termini come prima nel caso di
flores soavi.
Nitet= terza singolare indicativo presente verbo NITEO, NITES, NITUI, NITERE (risplendere)
Diffuso= participio perfetto del verbo DIFFUNDO, DIFFUNDIS, DIFFUDI, DIFFUSUM,
DIFFUNDERE (diffusa)
Lumine= lumen, luminis neutro terza declinazione ablativo singolare (di luce)
Diffuso lumine= ablativo strumentale
Caelum= caelum, caeli neutro seconda declinazione nominativo singolare (il cielo)

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Nam= congiunzione (infatti)
Simul ac= introduce una subordinata temporale, sottolineando l’immediatezza degli effetti dell’arrivo di
Venere nella natura. (non appena)
Species= species, speciei quinta declinazione nominativo singolare concordato con verna (la
bellezza)
Patefactast=pateo+facto est letteralmente è “fare aperto”, terza singolare del perfetto del passivo di
PATEFACIO, PATEFACIS, PATEFECI, PATEFACTUM, PATEFACERE (si è manifestato)
Verna= proviene dal nome ver, veris neutro terza declinazione nominativo plurale (primaverile)
diei= dies, diei quinta declinazione genitivo singolare (del giorno)
Et= congiunzione (e)
Reserata= participio perfetto di RESERO, RESERAS, RESERAVI, RESERATUM, RESERARE. E’
predicativo di aura (dischiusa)
Viget= terza singolare indicativo presente verbo VIGEO, VIGES, VIGUI, VIGERE (ha vigore)
Genitabilis= aggettivo concordato con aura, genitabilis, genitabilis, genitabile (fecondatrice). Il suffisso
bilis usato in una lingua epica elevata
Aura= aura, aurae prima declinazione nominativo singolare (la brezza)
Favoni= favonius, favoni seconda declinazione genitivo singolare (del favonio). Vento proveniente da
ovest di primavera (lo zefiro).
Aeriae= Aggettivo derivato dal sostantivo greco aer(aria). genitivo singolare (dell’aria)
Questo arrivo di Venere è visto dall’alto verso il basso, è quasi accompagnata dagli uccelli e arriva
sulla terra. Qui è forte la presenza di una poesia di Saffo (LODE INIZIALE DI SAFFO: la quale chiede
ad Afrodite di venire sulla terra perché ha le sue delusioni d’amore. Afrodite scende con il suo carro
sulla terra).
Primum= valore avverbiale (dapprima)
Volucres= volucris, volucris femminile terza declinazione nominativo plurale (gli uccelli)
Te= accusativo (a te)
Diva= diva, divae prima declinazione vocativo singolare (oh diva) Aggettivo al posto del nome deus
Tuum(que)= aggettivo possessivo concordato con initum (e il tuo)
Significant= terza plurale indicativo presente di SIGNIFICO, SIGNIFICAS, SIGNIFICAVI,
SIGNIFICATUM, SIGNIFICARE (annunciano)
Initum= initus, initus quarta declinazione accusativo singolare (l’arrivo)
Perculsae= participio perfetto di PERCELLO, PERCELLIS, PERCULI, PERCULSUM, PERCELLERE
(colpito). Indica la forza con cui gli uccelli sono colpiti dalla forza della dea
Corda= Accusativo di relazione da cor, cordis(neutro seconda declinazione) o accusativo alla greca
(nel cuore)
Tua vi= Ablativo di causa efficiente retto da perculsae (dalla tua forza). Vi: vis, roboris terza
declinazione

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Inde= avverbio di tempo (quindi)
Ferae= fera, ferae prima declinazione nominativo plurale (gli animali)
Pecudes= pecus, pecudis terza declinazione nominativo plurale (i bestiami)
L’accostamento tra belve feroci e bestiame “domestico”, sottolineato dell’asindeto, da un lato
evidenzia come specie di animali così diverse tra loro siano ugualmente soggette alla potenza
dell’amore, mentre, dall’altro, introduce un elemento che verrà successivamente ripreso ed ampliato
da Virgilio nella IV ecloga: l’arrivo di Venere presenta, infatti, effetti molto simili a quelli del ritorno
dell’età dell’oro sulla terra, in cui gli animali domestici non dovranno più temere le belve feroci.
Persultant= terza plurale indicativo presente di PERSULTO, PERSULTAS, PERSULTAVI,
PERSULTATUM, PERSULTARE (saltellare qua e la). PRE+SULT verbo frequentativo di SALIOR
(saltare/balzare)
Pabula= pabulum, pabuli neutro seconda declinazione accusativo plurale (i pascoli)
Laeta= l’aggettivo laeta ha la stessa radice di laetamen (il letame), che indica il rigoglio dei pascoli e,
contemporaneamente, li personifica, trasmettendo un’idea di felicità laetus, laetta, laetum.
(lieti/rigogliosi) concordato con l’accusativo pabula
Pecudes persultant pabula= allitterazione che enfatizza il momento di estrema gioia collegato
alla presenza di Venere.
Et= congiunzione (e)
Rapidos= aggettivo rapidus, rapida, rapidum accusativo plurale concordato con amnis (i vorticosi).
Deriva dal verbo RAPIO, RAPIS, RAPUI, RAPTUM, RAPERE = portare via con forza, travolgere.
Tranant= terza plurale indicativo presente del verbo TRANO, TRANAS. TRANAVI, TRANATUM,
TRANARE ( superano/attraversano a nuoto)
Amnis= Accusativo plurale arcaico per amnes (i corsi d’acqua/ i ruscelli)
Ita= avverbio (e così/ a tal punto)
Capta= nominativo del participio pereftto di CAPIO, CAPIS, CEPI, CAPTUM, CAPERE (preso). A chi
si riferisce? il soggetto sottinteso lo ricaviamo dal quamque del verso successivo e si riferiscono a
Pecus (ogni animale, preso dal piacere, segue te…)
Lepore= lepor, leporis terza declinazione complemento causa efficiente in ablativo singolare (dalla tua
grazia). LEPOS: è una parola fondamentale che significa “grazia” ma anche “sensualità”, forza
dell’eros. Nel lepos vi è tutto il carattere complesso e contraddittorio di Venere.
Te= ti
Sequitur= terza singolare indicativo presente verbo SEQUOR, SEQUERIS, SECUTUS SUM, SEQUI
(segue)
Cupide= avverbio (con desiderio/ con bramosia)
Quo= relativo che indica moto a luogo (dovunque)
Quamque= pronome indefinito accusativo singolare (ciascuno/ognuno)
Inducere=composto di in+duco, infinito di INDUCO, INDUCI, INDUXI, INDUCTUM, INDUCERE
(portare/condurre)
Pergis= seconda singolare indicativo presente verbo PERGO, PERGIS, PERREXI, PERRECTUM,
PERGERE (tu disponi di/decidi di/ti accingi a)
Denique= avverbio (infine)
Per maria= per+ accusativo:moto a luogo. Mare, maris neutro terza declinazione accusativo plurale
(per i mari)
Ac=congiunzione (e)
Montis= Accusativo plurale arcaico per montes→ mons, montis terza declinazione (per i monti)
Fluvios(que)= fluvius, fluvii seconda declinazione accusativo plurale (e per i fiumi)
Rapacis= aggettivo arcaico che sta per rapaces rapax, rapax, rapax concordato con l’accusativo
plurale fluvios (impetuosi). L’espressione è una variazione del precedente rapidos amnis, rispetto al
quale dà origine ad un chiasmo, notiamo anche che rapidos e rapaces hanno la stessa radice RAPIO
Frondiferas(que)= Aggettivo composto poetico frondifer, frondiferas, frondiferum. Concoradto con
accusativo domos (e frondose)
Domos= domus, domus, quarta declinazione accusativo plurale (le case/le dimore)
Avium= avis, avis femminile terza declinazione genitivo plurale (degli uccelli)
Campos(que)= campus, campi seconda declinazione accusativo plurale (e per i campi)
Virentis= aggettivo concordato con campos accusativo plurale arcaico per virentes→ virens, virens,
virens (verdeggianti)
Omnibus= omne, omnis neutro terza declinazione dativo plurale (tutti)
Incutiens= verbo INCUTIO, INCUTI, INCUSSI, INCUSSUM, INCUTERE(scuotere). Qui vi è la radice
di quatio. Incutio è un composto di quatio che vuol dire scuoto. Incutiens è il participio congiunto del
soggetto che è sempre Venere, e che poi segue il verbo della principale efficis seguito da ut.

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Blandum= aggettivo blandus, blanda, blandum accusativo singolare concordato con amorem (dolce).
Parola tipica del sermo amatorius latino. Idea di molle, dolce e insinuante, che con dolcezza porta a
fare qualcosa. La troveremo anche in Catullo e poi nella poesia elegiaca di età imperiale.
Per pectora= moto per luogo (per+accusativo). Pectus, pectori neutro terza declinazione accusativo
plurale (nei petti). Come il precedente corda, deve essere tradotto con il singolare, quindi diventa nel
petto.
Amorem= amor, amoris terza declinazione accusativo singolare (amore)
Effecis ut= seconda singolare indicativo presente verbo EFFICIO, EFFICIS, EFFECI, EFFECTUM,
EFFICERE (fai in modo che)
Si tratta di “ut” completivi, nel senso che definiscono gli effetti, le conseguenze, completando il
significato del verbo “efficis”.
Cupide= avverbio (piene di desiderio)
Generatim= avverbio con suffisso in “im” che è molto produttivo nel latino arcaico e repubblicano per
generare degli avverbi. “Generatim” significa ”genus” cioè “specie per specie”.
Saecla= forma sincopata per saecula(saeclum, saecli neutro seconda declinazione), il suo significato
originario è quello di “generazione”, soprattutto di insieme di individui che sono nati nello stesso
periodo. Nominativo plurale (le stirpi)
Propagent= terza plurale congiuntivo presete verbo PROPAGO, PROPAGAS, PROPAGAVI,
PROPAGATUM, PROPAGARE ( si propaghino)
Questa scena iniziale fatta da Lucrezio è apparsa strana da parte di studiosi perché gli epicurei non
credono che le divinità intervengono nelle cose umane, essi sono il modello della “ATARASSìA” cioè il
piacere lontano dagli eccessi e dal movimento dell’animo. In tutto questo contesto gli studiosi si
chiedono che senso ha questa invocazione iniziale a Venere. Coma fa Venere ad intervenire nelle
cose umane, andare verso Marte e convincerlo grazie alle sue arti seduttive “BLANDUS AMOR”,
ad allentare la presa sul popolo di Roma e far concludere questa epoca lunga di guerre che hanno
coinvolto la collettività di Roma?! Questo lo dice perché appunto, durante la guerra non è possibile
concentrarsi sulla dottrina filosofica che si stava sviluppando. In questo vi è un altro aspetto
paradossale, Marte viene rappresentato come colui che provoca la guerra presso i romani, cioè
secondo la dottrina tradizionale; quindi se viene disturbato da Venere egli si dimentica della guerra.
Alcuni studiosi hanno interpretato questo inno come se fosse un qualcosa di tradizionale, ma non ci
sono le muse bensì le dee. Lucrezio, termina questo proemio riprendendo ancora una volta le parole
della poetessa Saffo la quale si rivolge ad Afrodite pronunciando queste parole <sii mia alleata!>.
Sicuramente c’è una visione di Venere come protettrice del canto che sostituisce appunto le muse,
ma questo proemio indica anche l’ideale di “amor” che pacifica e che suggerisce una nuova idea di
rapporto: prima di tutto dell’essere umano con se stesso, e poi dell’essere umano con gli altri. Senza
dubbio è un’allegoria perché c’è tutto in questa figura, c’è anche la sua romanità; è una Venere
epicurea che deve imporsi su Marte nello spazio romano creando una nuova cultura, e per imporsi
Venere utilizza tutte le sue caratteristiche paradossali e contraddittorie: da un lato c’è questa
presenza pacificante e primaverile (primavera come una metafora per rappresentare la pacificazione
dell’animo). Questo è un elemento fondamentale che è un filo rosso all’interno del poema di Lucrezio,
la presenza pacificante primaverile di Venere è al contempo la violazione del sentimento che incute. È
un carattere paradossale anche il poema stesso. Il primo paradosso non è tanto l’inno a Venere, il
primo paradosso è scrivere un poema epico- didascalico sulla dottrina epicurea quando il maestro
Epicuro espressamente affermava che la poesia è destinata ad altri scopi. La poesia civile sveglia il
“PATHOS” civile che appartiene al regno della polis e al regno della guerra. Quindi, come vediamo, è
già paradossale scrivere un poema epico sull’epicureismo, è una scelta estrema che vuol far vedere
come Lucrezio voleva rinnovare lo spazio letterario di Roma. Ennio è il paradigma che Lucrezio vuole
superare. Questo è il processo visionario di Lucrezio, lui sa che è stato colpito dal tirso,bastone
appuntito di Dioniso, che ha provocato in lui questa grande passione, questo “pathos”, questa
esigenza profonda di scrivere un poema nuovo su vie che nessun altro aveva mai percorso.
Importante è ricordare che questa è una letteratura per le élite, l’interlocutore di Lucrezio è infatti Gaio
Memmio un membro dell’aristocrazia. Quindi nel proemio di Venere c’è tutto questo, il carattere
paradossale anche di scrivere un poema che propugna la ”atarassia ” dicendo di essere stato colpito
da un tirso, che ti colpisce profondamente. Da questo momento in poi si ritorna alla figura del “poeta
vates”, coloro che dicono di essere ispirati dalle divinità secondo Ennio. Con Lucrezio si ha un ritorno
a questi poeti colpiti dal tirso, con questa ispirazione violenta, questa idea di entrare in uno spazio
letterario di Roma e sconvolgendo con la forza della propria ispirazione. Pur rispettandolo, Lucrezio si
oppone ad Ennio, i primi 120 versi del poema sono di una consapevolezza e di una chiarezza
nell’esprimere questo manifesto di realtà esemplari, non c’è nulla da aggiungere. Alla fine di questa
sezione di 120 versi, Lucrezio parla di Ennio e dice di rispettarlo come se fosse il padre delle lettere

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latine, ma dice anche che tutto ciò che lui ha adottato come dottrina filosofica è un’invenzione di
poeta, un’immagine vana e che instilla negli uomini vane paure e vane passioni, riferendosi alla
dottrina della metempsicosi (Omero reincarnato in Ennio). Proprio su questa dottrina si rivolgono le
strade di Lucrezio perché la dottrina della non sopravvivenza dell’animo di Epicuro è in contrasto con
la dottrina della metempsicosi. Questo genera negli uomini la vana paura di cosa ci sia dopo la morte.

Questo è un brano del V libro (de Rerum Natura) di Lucrezio che si inserisce nella storia
dell’umanità, partendo dalle sue origini rozze, selvagge che si muove come oggetto di natura
appena nata sulla terra, e poi a poco a poco, questa umanità si evolve. Ci dà l’idea di un
progresso dell’umanità, da uno stadio selvaggio fino ad arrivare ad una vera e propria
evoluzione. Questa evoluzione ha due facce: da un lato l’umanità impara a convivere meglio con
la natura (impara le nuove arti, impara l’agricoltura, impara a costruire case, impara la
navigazione), ma al contempo si crea con il progresso la brama di potere, di guadagno, di
ricchezza, e quindi progresso anche nel senso di corruzione dei MORES (corruzione morale
dell’umanità). In un modo sempre materialistico, Lucrezio illustra l’inizio delle varie arti umane,
fra le varie arti c’è quella della musica: lui fa risalire l’inizio di quest’arte all’imitazione della
natura. Quindi l’umanità all’inizio sente il vento che soffia tra le canne o gli uccelli che cantano, e
proprio per un processo di imitazione, essi creano gli strumenti musicali e di conseguenza il
canto. Questo processo è descritto per gradi ed è descritto anche negli effetti che provoca
sull’umanità. Non c’è una divinità che arriva e all’improvviso insegna qualcosa agli uomini, sono
gli uomini stessi che a poco a poco imparano le artes. Rispetto alle concezioni tradizionali, sono
idee di grande novità.

At= congiunzione (ma)


Liquidas= da intendere come limpidas. Aggettivo concordato con voces, liquidus, liquida, liquidum
accusativo plurale (limpida)
Avium= avis, avis femminile terza declinazione genitivo plurale (degli uccelli)
Voces= vox, vocis terza declinazione accusativo plurale (le voci)
Imitarier= forma arcaizzante, che dà solennità, in latino classico prenderà la forma passiva di
imitari(infinito presente del verbo IMITOR). Introduce una soggettiva che ha valore di soggetto nella
frase con fuit. (L’imitare)
Ore= ablativo strumentale os, oris neutro terza declinazione singolare (con la bocca)
Ante= avverbio (prima)
Fuit= terza singolare del perfetto verbo SUM (fu/avvenne)
Multo= avverbio (molto)
Quam= avverbio di paragone (che)

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Levia= levis, levis, leve aggettivo seconda classe concordato in accusativo plurale con carmina. Con
la “e” breve significa “lieve”; “levis” con la “e” lunga significa “levigato”, qui la “e” è lunga.
Carmina= carmen, carminis neutro seconda declinazione accusativo plurale (versi)
Levia carmina= versi morbidi, ben costruiti
Cantu= ablativo strumentale, cantus, cantus quarta declinazione (con il canto)
Concelebrare= deriva da celeber che significa affollato. Infinito presente di CONCELEBRO,
CONCELBRAS, CONCELEBRAVI, CONCELEBRATUM, CONCELEBRARE
(risuonare/affollare/divulgare/ riempire qualcosa)
Sinalefe tra questi due termini.
Homines= homo, hominis terza declinazione accusativo plurale (gli uomini)
Possent= terza plurale congiuntivo impereftto verbo POSSUM, POTES, POTUI, POSSE (potessero)
Auris(que)=al posto di aures; auris, auris terza declinazione accusativo plurale (e le orecchie )
Iuvare= infinito presente di IUVO, IUVAS, IUVI, IUTUM, IUVARE (dilettare)
Et= congiunzione (e)
Zephyri= il nome di Zefiro alla greca e si riferisce a sibila. genitivo singolare (dello zafiro)
Cava= cavea, caveae prima declinazione accusativo singolare (la cavità). Assieme al per successivo
introduce un moto per luogo (per+accusativo) →tra la cavità
calamorum= calamus, calamus seconda declinazione genitivo plurale (delle canne)
Sibila= soggetto sibilum, sibili neutro seconda declinazione nominativo plurale (i sibili)
Primum= avverbio (dapprima)
Agrestis= complemento oggetto al posto di agreste; agrestis, agrestis terza declinazione accusativo
plurale (gli agricoltori)
Docuere= sta per “docuerunt”, terza plurale del perfetto del verbo DOCEO, DOCES, DOCUI,
DOCTUM, DOCERE(insegnarono). In latino regge l’accusativo di chi impara, che qui è agrestis.
Cavas= aggettivo prima classe concordato con cicutas cavus, cava, cavum (incavati)
Inflare= infinito di INFLUO, INFLAS, INFLUAVI, INFLATUM, INFLARE (soffiare). E’ retto da “docuere”,
a sua volta “inflare” regge l’accusativo “cavas cicutas”.
Cicutas= cicuta, cicutae prima declinazione accusativo plurale (le cicute/i giunghi)
Inde= avverbio di tempo (quindi)
Minutatim= avverbio (a poco a poco).
Introduce un progresso che avviene lentamente senza l’intervento divino. L’umanità comincia a
prendersi cura senza eccessi di se stessi in armonia con la natura. Avverbio in –tim, di bellissima
ascendenza tragica; ha lo stesso significato di paulatim.
Dulcis= al posto di dulces; aggettivo seconda classe dulci, dulcis, dulce accusativo plurale concordato
con querellas (i dolci)
Didicere= contrario di doceo, forma alternativa di didicerunt; terza plurale del perfetto del verbo
DISCO, DISCIS, DIDICI, DISCERE (impararono)
Querellas= querella, querellae prima declinazione, accusativo plurale (lamenti)
Tibia= tibia, tibiae prima declinazione nominativo singolare (la tibia)
Quas= pronome relativo (che)
Fundit= terza singolare presente del verbo FUNDO, FUNDIS, FUDI, FUSUM, FUNDERE (effonde)
Digitis= digitus, digit seconda declinazione ablativo di causa efficiente (dalle dita)
Pulsata= participio perfetto di PULSO, PULSAS, PULSAVI, PULSATUM, PULSARE (premuta). Va
concordato con il soggetto Tibia→ la tibia premuta dalle dita
Canentum= genitivo plurale di canens e participio presente del verbo CANO, CANIS. CECICINI,
CANTUM, CANERE (di coloro che cantano)
Avia= avius, avia, avium aggettivo neutro prima classe accusativo plurale concordato con nemora
(impervi)
Per nemora= per+ accusativo introduce un moto per luogo; nemus, nemoris neutro terza declinazione
accusativo plurale (attraverso boschi/foreste)
Ac= congiunzione (e)
Silvas= silva, silvae prima declinazione accusativo plurale (selve)
Saltus(que)= saltus, saltus quarta declinazione accusativo plurale (e balze boscose)
I saltus sono le colline piene di boschi e di dirupi, si può tradurre anche con i pascoli.
Reperta= concordato con tibia, terza singolare del perfetto del verbo REPERIO
,REPERIS,REPPERI,REPERTUM,REPERIRE (fu scoperta)
Per loca= moto per luogo; locus, loci seconda declinazione accusativo plurale (attraverso luoghi)
Pastorum= pastor, pastoris terza declinazione genitivo plurale (dei pastori)
Deserta= desertus, deserta, desertum aggettivo neutro accusativo plurale concordato con loca
(deserti)

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Atque= congiunzione (ed)
Bisogna sottintendere il per che introduce sempre un moto per luogo
Otia= otium, otii neutro seconda declinazione accusativo plurale (ozi)
Dia= dius, dia,dium aggettivo neutro prima classe accusativo plurale, concordato con otia
(divini/luminosi).
In questa prima parte vi è un mondo pastorale, agreste, che viene descritto come stato iniziale prima
dell’affermarsi della civiltà e del progresso. I pastori vivono in luoghi deserti, ascoltano queste voci
della natura e lo riproducono. Nasce il canto attraverso i sibili dello zefiro, loro imparano a soffiare
dentro le cicute (dentro le canne). Lucrezio ripete più volte lo stesso aggettivo “cava, cavas” per
sottolineare che l’umanità imita la natura, come gli zefiri soffiano attraverso le canne, così impara a
fare anche l’uomo attraverso le cavità. Questi animali venivano poi ingentiliti dalla musica, la musica
come valore grandissimo per il progresso dell’umanità.

1389: qui si saltano due versi, presenti nei codici, ma che sono un’interpolazione
Haec= pronome dimostrativo al nominativo (queste cose)
Animos= animus, animi seconda declinazione accusativo plurale (gli animi)
Ollis= forma arcaica e poetica di illis, tipica di Ennio. Pronome dimostrativo al dativo plurale (a loro)
Mulcebant= terza plurale imperfetto del verbo MULCEO, MULCES, MULSI, MULCERE (addolciva)
Atque= congiunzione (ed)
Iuvabant= terza singolare imperfetto dle verbo IUVO, IUVAS, IUVI, IUTUM, IUVARE (dava piacere)
Cum satiate= complemento di compagnia; Satiate è un termine poetico, forma arcaica di un
sostantivo “satia, satianis” che significa appunto “sazietà”. (con sazietà)
Cibi= cibus, cibi seconda declinazione genitivo singolare (del cibo)
Nam= congiunzione (infatti)
Tum= avverbio (allora)
Sunt= terza plurale presente del verbo SUM,ES,FUI,ESSE (sono)
Omnia= omnia, omnium nominativo (tutto)
Cordi= cor, cordis, neutro terza declinazione, qui è un dativo di vantaggio/fine (per il cuore)
Possiamo tradurre con “allora tutto da allegria”.
Saepe= avverbio (spesso)
Itaque= congiunzione (così)
Inter= avverbio/preposizione (in mezzo/tra)
Se= pronome indefinito in accusativo (loro)
Prostrati= participio perfetto di PROSTERNO, PROSTERNIS, PROSTRAVI, PROSTRATUM,
PROSTERNERE (sdraiati)
In gramine= stato in luogo(in+ablativo); gramen, graminis neutro terza declinazione ablativo singolare
(sull’erba)
Molli= mollis, mollis, molle aggettivo seconda classe ablativo singolare concordato con gramine
(tenera)
Propter= avverbio (presso)
Aquae= aqua, aquae prima declinazione genitivo singolare (d’acqua)
Rivom= -om invece di -rum, rivus, rivii seconda declinazione accusativo singolare (un ruscello)
Sub= preposizione+ablativo (sotto)
Ramis Arboris= stato in luogo; ramis: ramus, rami seconda declinazione ablativo plurale(i rami);
arboris: arbor, arboris femminile terza declinazione genitivo singolare( di un albero)
Altae= altus, alta, altum aggettivo prima classe concordato in genitivo con arboris (alto)
Non= avverbio (senza)
Magnis Opibus= ablativo strumentale; magnis: magnus, magna, magnum aggettivo prima classe
ablativo plurale (grandi); opibus: ops, opis terza declinazione ablativo plurale (risorse)
Iucunde= avverbio (piacevolmente/giocosamente)
Corpora= corpus, corporis neutro terza declinazione accusativo plurale (i propri corpi)
Habebant= terza plurale imperfetto verbo HABEO, HABES, HABUI, HABITUM, HABERE (avevano
cura/trattavano)
Iucunde corpora habebant= trattavano/curavano giocosamente i propri corpi
Praesertim= avverbio (soprattutto)
Cum= cum con valore temporale (quando)
Tempestas= tempestas, tempestatis femminile terza declinazione nominativo singolare (il tempo)
Ridebat= terza singolare imperfetto del verbo RIDEO, RIDES, RISI, RISUM, RIDERE (era favorevole)
Et= congiunzione (e)
Anni= annus, anni seconda declinazione genitivo singolare che va con tempora del verso successivo
(dell’anno)

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Tempora= tempus, tempuris neutro terza declinazione nominativo plurale, ma che noi traduciamo con
il singolare (la stagione)
Pingebant= terza singolare imperfetto verbo PINGO, PINGIS, PINXI, PICTUM, PINGERE (dipingeva)
Viridantis= viridans, viridans, viridans aggettivo seconda classe –is al posto di –es, accusativo plurale
Floribus= flos, floris terza declinazione ablativo strumentale, il suo complemento oggetto è viridantis
erbas (con i fiori)
Herbas= herba, herbae prima declinazione accusativo plurale (le erbe)
Questa immagine di un uomo sdraiato sotto un albero è presa da Virgilio nelle Bucoliche. È
un’immagine che viene dalla poesia greca, è un topos anche tipico delle letterature medievali.
Tum= avverbio (allora)
Ioca= iocus, ioci seconda declinazione nominativo plurale (gli scherzi)
Tum= avverbio (allora)
Sermo= sermo, sermonis terza declinazione nominativo singolare (il discorso)
Tum= avverbio (allora)
Dulces= dulcis. dulcis, dulce aggettivo seconda classe concordato in nominativo con cacchini (dolci)
Cachinni= cachinnus, cachinni seconda declinazione nominativo plurali (le risate)
CACCHINO: dolce risata che accompagna l’umanità che è felice di se stessa perchè ha scoperto la
musica. La parola usata in questo senso è usata solo da due poeti: Lucrezio e Catullo. Questa è una
parola che Catullo usa proprio nel senso di Lucrezio, cioè risata spontanea, di gusto, di cuore. Sono
“cacchini” anche quelli che porterà Fabullo invitato a cena da Catullo (carme XIII), in cui appunto
Fabullo dovrà portarsi la cena a casa di Catullo perché quest’ultimo non poteva preparargliela.
Parole di questo genere ci dicono una cosa: siamo in un momento della lingua particolare, cioè una
lingua d’uso contemporanea in cui questa parola, che è normalmente connotata in un certo
modo(risata spontanea,ma aggressiva) viene invece usata per indicare una risata sincera perché si
apprezza la compagnia.
Consuerant esse= terza plurale piucheperfetto del verbo CONSUESCO, CONSUESCIS, CONSUEVI,
CONSUETUM, CONSUECERE + infinito verbo SUM (essere soliti)
Agrestis= agrestis, agrestis, agreste aggettivo seconda classe concordato in nominativo singolare con
musa (agreste)
Enim= congiunzione (dunque)
Tum= avverbio (allora)
Musa= musa, musae prima declinazione nominativo singolare (la musica)
Da sottolineare la musa con la “m” minuscola, proprio come farà Virgilio nelle
Bucoliche («siluestrem tenui musam meditaris auena»)
Vigebat= terza singolare imperfetto verbo VIGEO, VIGES, VIGUI, VIGERE (era in auge)

È una delle prime attestazioni nella letteratura latina del “locus amoenus”: questi bestioni godono di
se stessi sdraiati sotto un albero, vicino ad un ruscello, soprattutto in primavera inteso come un tempo
felice per l’amicizia e per lo stare insieme nella semplicità. L’amicizia è un grande ideale
dell’epicureismo, ma è un’amicizia contenta di se stessa: non c’è bisogno di grandi ricchezze basta
stare insieme dentro la natura propizia (si tratta del verso dove dice: non magnis opibus iucunde
ecc.); dentro questa natura primaverile, dentro questo ”locus amoenus” ossia la descrizione di un
luogo ideale della natura. C’è una novità rispetto al modo in cui più comunemente viene ambientato
questo “locus amoenus”. Se noi leggiamo la letteratura greca, il “locus amoenus” è ambientato
d’estate perché d’estate è bello quando c’è il caldo e puoi metterti all’ombra di un albero, godere
dell’acqua di un ruscello. Questo è l’ambito iniziale, il “locus amoenus” è ristoratore. Lucrezio adotta
questo topos tenendo in mente questa idea di una società amicale, contenta di se stessa e contenta
di questa natura primaverile che induce al piacevole contatto con l’acqua. I versi 1391 e 1392
ritornano esattamente all’inizio del libro due, quasi identici. Nel poema di Lucrezio spesso troviamo
dei blocchi diversi ripetuti all’interno dei diversi canti. Il contesto del secondo libro è un contesto molto
interessante perché si apre con la grande immagine del naufragio che il saggio epicureo vede dalla
riva del mare. E lui dice che è bello vedere nel mare tempestoso le navi essere scosse dalla
tempesta, non perché godiamo dei danni altrui ma perché così capiamo da quali dolori noi siamo
esenti. Ovviamente la tempesta è una metafora delle passioni che scuotono l’animo umano che il
saggio epicureo vede da lontano e della gloria, della ricchezza, della potenza. Tutte queste cose non
toccano l’animo del saggio perché a lui bastano i semplici bisogni della natura, cioè stare sdraiato
sotto un albero, vicino ad un ruscello che scorre, avendo cura dei propri corpi soprattutto quando il
tempo è favorevole ed è primavera. Dopo il progresso dell’umanità, il contatto con i bisogni essenziali,

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gli unici che possono dare la felicità, devono essere una faticosa conquista di saggezza, di
consapevolezza perché il progresso ha ormai confuso le menti degli uomini e non si sa più quali siano
le reali esigenze di essi, quelle che lo rendono davvero felice. Il selvaggio era felice e non lo sapeva
perché non conosceva ancora quelle passioni che sono venute dopo. Il saggio dovrà recuperare
questa situazione ma come un faticoso percorso, non come acquisizione naturale e spontanea di
come era per i selvaggi, ma come conquista di sapienza. È un ritorno solo formale in quanto è un
ritorno con la consapevolezza acquisita ad uno stato di natura: “vivere secondo natura”. Questi sono
gli elementi che caratterizzeranno la letteratura della felicità inconsapevole degli agricoltori nelle
Georgiche di Virgilio, egli ha in mente questo passo di Lucrezio “O fortunati gli agricoltori se
conoscessero i loro beni”. Gli agricoltori rimasti ad uno stadio di vita semplice, sono felici senza
saperlo.

Carme 50 nelle Nugae(si legge Nughe). In questo carme Catullo narra di essersi incontrato con
l’amico Calvo il giorno prima e di aver fatto con lui una vera e propria gara nella composizione di
versi. Calvo aveva dimostrato la sua grande superiorità e Catullo era assolutamente andato via di là
rapito dal lepos(come già visto nell’inno alla venere di Lucrezio, indica la grazia e la sensualità) di
Licinio Calvo. Catullo sembra quasi affascinato da Calvo come un’amante, così affascinato che non
riesce a prendere sonno. È un carme di occasione, Catullo invita di nuovo Calvo a questa
competizione e lo fa attraverso questo carme così raffinato, e esprime con il pathos il senso di questa
amicizia, un’amicizia che confina con l’amore. Esigenza di realismo linguistico, nella caratterizzazione
dei sentimenti e dei rapporti amicali così come nella rappresentazione dei rapporti di amore quando
parleremo di Lesbia. I diminutivi continui sono caratteristici della lingua di Catullo, di una società
elegante, mondana e contemporanea. L’idea è quella di una sofisticata commissione di registri
linguistici. Questo linguaggio della quotidianità in realtà si mescola ad una serie di raffinate allusioni
alla letteratura precedente È già stato notato che il sonno tormentato di Catullo allude al sonno
tormentato di Achille nell’Iliade. La Nemesi, citata alla fine, è la dea della vendetta e, nella letteratura
contemporanea, rappresenta la dea della giustizia in amore, ciò che gli antichi chiamano la giusta
reciprocità in amore. Nemesi è una dea molto presente nell’epigramma omoerotico o meglio dire
pederastico, ma non possiamo affermare che Calvo e Catullo sono 2 amanti omosessuali. Non è da
un carme come questo che possiamo capirlo Catullo gioca scherzosamente su tanti registri per
evidenziare il pathos di questo rapporto. Il carme è presentato quasi come un bigliettino che Catullo

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scrive dopo questa notte così agitata; molti epigrammi di Catullo hanno questo aspetto quasi
epistolare. Secondo molti studiosi il carme 50 sarebbe di accompagnamento di questa famosa
traduzione del carme saffico. In realtà abbiamo tutto qui perché si tratta della descrizione di un
rapporto amicale che viene esposto davanti al lettore in un’idea nuova, raffinata e realistica ma al
contempo elegante.

Metrica: endecasillabi faleci, è un verso di larghissimo uso sia nella poesia greca che in quella
latina. Prende il suo nome dal poeta alessandrino Faleco. l suo schema base è formato da un
primo piede bisillabico libero (caratterizzato da due sillabe ancipiti), seguite da un dattilo,
seguito a sua volta da tre trochei, ovvero lunga-breve (l’ultimo può essere uno spondeo - -)

Hesterno= avverbio (ieri)


Licini= licinius, licinii 2 declinazione maschile vocativo (o Licinio)
Die= forma alternativa di diei; dies, diei 5 declinazione maschile genitivo singolare (della giornata)
Hesterno die→ complemento di tempo determinato (il giorno di ieri)
Otiosi= deriva da otium, aggettivo prima classe otiosus, otiosa, otiosum; concordato con il soggetto
sottinteso nos. (senza impegni/dediti all’ozio)
Multum= avverbio (molto)
Lusimus= indicativo perfetto 1pp 3 coniugazione del verbo LŪDO, LŪDIS, LUSI, LUSUM, LŪDĔRE
(giocammo) → poesia paragonata al divertimento/al gioco
In meis= pronome possessivo meus, mea, meum femminile ablativo plurale (con le mie)
Tabellis= tabella, tabellae 1 declinazione femminile ablativo plurale (tavolette)
Ut= comparativo modale (come)
Convenerat= verbo intransitivo 4 coniugazione indicativo piùcheperfetto CONVĔNĬO, CONVĔNIS,
CONVENI, CONVENTUM, CONVĔNĪRE (adattarsi/convenire)
Esse= infinito presente verbo SUM (essere/fosse)
Ut convenerant esse= come si era deciso
Delicatos= delicatus, delicată, delicatum aggettivo prima classe maschile accusativo plurale
(raffinati/voluttuosi). L’argomento del carme erano versi d’amore.
Scribens= participio presente congiunto dal verbo SCRIBO, SCRIBIS,SCRIPSI, SCRIPTUM,
SCRIBERE; concordato con il soggetto uterque (scrivendo)
Versiculos= versiculus, versiculi 2 declinazione maschile plurale accusativo (i versettini). Continuo
uso di diminutivi con carica effettiva, efficaci tra i lettori.
Uterque= soggetto uterque, utraque, utrumque pronome indefinito (entrambi/tutti e due)
Nostrum= genitivo partitivo di “nos” (ciascuno di noi).
Ludebat= riprende lusimus; ludo, ludis, lusi, ludum, ludere imperfetto 3 singolare del verbo LUDO,
LUDIS, LUSI, LUDUM, LUDERE (giocava)
Numero= numerus, numeri maschile seconda declinazione ablativo strumentale singolare (metro, in
senso di metrica)
modo hoc modo illoc= avverbio e congiunzione concordati con numero (ora questo poi quello)
Reddens= participio presente di REDDO, REDDIS, REDDIDI, REDDITUM, REDDERE
(scambiandoci/rispondendomi). Si riferisce ai versi che si cambiano, dei quali noi non sappiamo nulla,
perchè Catullo non ne cita neanche uno.
Mutua= avverbio (a vicenda)
Per iocum= preposizione iocus, ioci 2 declinazione accusativo singolare (tra il gioco)
Atque Vinum= congiunzione vinum, vini neutro seconda declinazione accusativo singolare (e il vino)
Atque illinc= congiunzioni avverbio (e da lì)
Abii= composto di eo(ab+eo); prima singolare del perfetto di ABEO, ABIS, ABII (ABIVI), ABITUM,
ABIRE (sono andato)
Tuo lepore= aggettivo possessivo concordato con il sostantivo lepor, leporis 3 declinazione Maschile
(dal tuo estro/ dalla tua grazia). Termine presente in Lucrezio, riferito a Venere. Il fascino di Licino ha
a che fare con l’eros, con la grazia. Catullo descrive con termini erotici i rapporti con l’amico. Descrive
il pathos che investe la poesia, la sua eleganza.
Incensus= participio predicativo del soggetto ego. Participio perfetto congiunto di INCENDO,
INCENDIS, INCENDI, INCENSUM, INCENDERE (incendiato/infiammato)
Licini= Licinius, Licini seconda declinazione vocativo singolare (o licinio)
Facetiis(que)= facetia, facetiae prima declinazione ablativo plurale che noi traduciamo con il singolare
(e dal tuo spirito)
Ut= con valore consecutivo (tanto che)
Nec….Nec= congiunzione (nè…nè)
Me= accusativo del pronome personale ego (me)
Miserum= miser, misera, miserum aggettivo 1 classe accusativo maschile singolare (povero/infelice)
Cibus= soggetto cibus, cibii seconda declinazione nominativo singolare (il cibo)
Iuvaret= 3 singolare congiuntivo imperfetto del verbo IUVO, IÙVAS, IUVI, IUTUM, IUVARE (giovava).
Catullo usa il congiuntivo perchè si tratta di una consecutiva.
Somnus= soggetto somnus, somni, somno 2 declinazione nominativo singolare (il sonno)

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Tegeret= terza singolare congiuntivo imperfetto 3coniugazione del verbo TÉGO, TÉGIS, TEXI,
TECTUM, TÈGÈRE (copriva)
Quiete= ablativo strumentale (nel silenzio)
Ocellos= complemento oggetto diminutivo di oculos; ocellus, ocelli 2 declinazione maschile
accusativo plurale (negli occhietti, altro diminutivo)
Sed= congiunzione (ma)
Toto lecto= ablativi di stato in luogo (in tutto il letto); totus, tota, totum aggettivo numerale concordato
in ablativo singolare con lecto; lectum, lecti neutro seconda declinazione ablativo singolare.
Indomitùs= indomitus, indomita, indomitum aggettivo prima classe nominativo singolare riferito al
poeta (indomabile)
Furore= furor, furoris, terza declinazione ablativo singolare di causa (con pazzia/ con furore)
Versarer= prima singolare congiuntivo imperfetto del verbo VERSO, VERSAS, VERSAVI,
VERSATUM, VERSARE (mi rigiravo). Richiamo epico, il sonno tormentato di Catullo allude al sonno
tormentato di Achille nell’Iliade. Nota ironica, Catullo non è Achille, non è la stessa rabbia.
Cupiens= concordato con il soggetto sottinteso ego e regge il verbo videre e lucem. Participio
congiunto del verbo CUPIO, CUPIS, CUPII, CUPITUM, CUPERE (desideroso)
Videre= infinito presente verbo VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE (di vedere)
Lucem= lux, lucis terza declinazione accusativo singolare (la luce)
Ut= con valore finale
Tecum= cum+ te (con te)
Loquerer= imperfetto congiuntivo del verbo LOQUOR, LOQUERIS, LOCUTUS SUM,
LOQUI/LOQUERE (parlare)
Simul(que)= avverbio (di nuovo/subito)
Ut= valore sempre finale
Essem= prima persona singolare congiuntivo imperfetto verbo SUM, ES, FUI, ESSE (stare insieme)
At= congiunzione (ma)
Defessa= defessus, defessa, defessum aggettivo prima classe concordato con membra accusativo
neutro plurale (sfatte/spossate)
Labore= ablativo di causa; labor, laboris terza declinazione ablativo singolare (per la fatica)
Membra= membrum, membri neutro seconda declinazione accusativo plurale (le membra)
Postquam= avverbio cheintroduce una temporale (dopo che)
Semimortua= semimortuus, semimortua, semimortuum aggettivo prima classe concordato con
membra accusativo plurale (semimorte)
Lectulo= stato in luogo; lectulus, lectuli seconda declinazione ablativo singolare (nel lettuccio). E’ un
diminutivo, più che un letto Catullo indica un divano, dove si sdraiava durante la giornata per leggere
o scrivere.
Iacebant= terza plurale imperfetto del verbo IACEO, IACES, IACUI, IACERE (giacevano)
Hoc= avverbio (qui)
Iucunde= vocativo che Catullo usa per chiamare l’amico. Nel verso 19 lo chiama “ocelle”. Sono tutti
vocativi. Ci troviamo di fronte ad una lingua vezzosa che riproduce mimeticamente certe modalità del
sermo quotidiano. È una lingua dell’amicizia, dei rapporti cortesi dell’alta società che spesso Catullo
realisticamente riprende.
Tibi= dativo di vantaggio (ti/a te)
Poema= poema, poematis neutro terza declinazione accusativo singolare (una lettera/ dei versi). Il
poema che cita è proprio il carme 50 stesso.
Termine che i latini non usavano come lo usiamo noi per indicare testi poetici molto lunghi anzi puo’
essere utilizzato per poesie molto brevi.
Feci= prima singolare perfetto del verbo FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE (ho
prodotto/composto)
Ex quo= dal quale
Perspiceres= seconda singolare congiuntivo imperfetto del verbo PERSPICIO, PERSPICIS,
PERSPEXI, PERSPECTUM, PERSPICERE (tu possa percepire). Verbo con una sfumatura quasi
consecutiva.
Meum= meum, miei seconda declinazione accusativo singolare concordato a dolorem (il mio)
Dolorem= dolor, doloris terza declinazione accusativo singolare (dolore)
Nunc= avverbio (niente)
Audax= audax, audax, audax aggettivo prima classe accusativo neutro (arrogante)
Cave= seconda plurale imperativo presente del verbo CAVEO, CAVES, CAVI, CAUTUM, CAVERE
(stai in guardia). Questo imperativo introduce una frase, senza congiunzioni, al congiuntivo presente
(sis)
Sis= seconda singolare congiuntivo presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (dall’essere)
Preces(que)= prex, precis terza declinazione nominativo plurale (e le preghiere)
Nostras= concordato con preces (nostre)
Oramùs= ORO, ORAS, ORAVI, ORATUM, ORARE parentetico, rafforza il significato di quanto viene
detto successivamente (ti supplico/ ti prego)
Cave= seconda plurale imperativo presente del verbo CAVEO, CAVES, CAVI, CAUTUM, CAVERE
(stai in guardia)

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Despuas= seconda singolare congiuntivo presente verbo DESPUO, DESPUIS, DESPUERE terza
coniugazione (respingere)
Ocelle= diminutivo di oculos; ocellus, ocelli 2 declinazione maschile vocativo (pupilla mia).
Ne= congiunzione con valore finale (se non vuoi che)
Poenas= poena, poenae prima declinazione accusativo plurale (le pene)
Nemesis= soggetto Nemesis, Nemesis terza declinazione nominativo (Nemesi). Dea della vendetta.
Reposcat= terza singolare congountivo presente verbo REPOSCO, REPOSCIS, REPOSCERE (non
chieda a te la vendetta→non ti punisca)
A te= a te
Soggetto sottinteso Nemesi
Est= terza singolare presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (è)
Vemens= vemens, vemens, vemens aggettivo seconda classe accusativo singolare neutro
(violenta/forte). vemens è una variante poetica di vehemens
Dea= dea, deae prima declinazione
Laedere= infinito verbo LAEDO, LAEDIS, LAESI, LAESUM, LAEDERE( letteralmente significa
urtare,colpire qui viene usato in senso di offendere)
Hanc= hic, haec, hoc pronome dimostrativo riferito alla Dea accusativo femminile singolare (questa)
Caveto= seconda singolare imperativo futuro del verbo CAVEO, CAVES, CAVI, CAUTUM, CAVERE
(stai attento)

Traduzione:

Ieri, Licinio, nell’ozio,


scrivemmo tanti versi sulle mie tavolette,
così come si conviene a chi ha classe:
Ognuno di noi, componendo versi lievi,
operava prima con un metro, poi con un altro,
ribattendo l’uno all’altro, fra la risata e il vino.
Quand’ecco che me ne andai di là,
Licinio, avvampato dal tuo stile e dalla tua acutezza,
così tanto, me misero, che neppure il cibo mi allietava,
né il sonno donava quiete ai miei occhi,
ma tutto agitato mi rigiravo nel letto,
desideroso di scorgere la luce,
affinché potessi parlare e al contempo stare con te.
Ma dopo che le mie membra,
esauste dalla fatica,
si posarono distese moribonde sul letto,
per te ho scritto, caro, questo poema,
così che tu possa comprendere il mio dolore.
Adesso, bada a non montarti la testa, e per favore,
vedi di non fregartene, mio occhio, dei nostri ritrovi,
affinché Nemesis non ti mandi il suo castigo.
Lei è una dea imperiosa, attento a non farle torto.

Tutta la poesia di Catullo è stata ridotta al rapporto con Lesbia (Clodia). Qui abbiamo uno dei
momenti caratterizzanti del loro rapporto, che seguiamo nelle varie frasi all’interno del Liber:
l’innamoramento, l’amore, il primo rapporto fra i 2 nel carme 68, i primi sospetti di tradimenti e
l’abbandono alla fine, il tentativo di stabilire una sorta di foedus (patto d’amore) in termini molto simili
a quelli della vita politica, giuridica. Catullo cerca di proporre a Clodia/Lesbia questo tipo di rapporto in
cui entra all’interno del rapporto erotico il ricordo e la struttura relazionale tipica di un mondo civile,
religioso che invece da parte sua è estremamente deludente perché la proposta di Catullo contro la

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corruzione dei mores in politica è forte e violenta sono molto famosi gli attacchi contro Cesare o
Pompeo. Tutti i momenti di Catullo e Lesbia elencati prima sono codificati dall’epigramma greco
erotico contemporaneo. Sono una serie di momenti che hanno tutti la loro codificazione letteraria è la
costruzione di una biografia esemplare poetica erotica. In questo carme Catullo scrive ad un amico,
forse Celio Rufo, per elaborare il tradimento di Lesbia.

Metrica: endecasillabo falecio

Caeli= nome proprio dell’amico; Caelius, Caelii seconda declinazione vocativo (oh Celio). Un tempo
amico e poi rivale di Catullo, l’amante di Lesbia da lei accusato e difeso da Cicerone nella Pro Caelio.
Lesbia= nome proprio dell’amata; Lesbia, Lesbiae prima declinazione nominativo (Lesbia)
Nostra= aggettivo possessivo noster, nostra, nostrum nominativo femminile singolare concordato con
Lesbia (la nostra)
Lesbia= Lesbia, Lesbiae prima declinazione nominativo
Illa= ille, illa, illud dimostrativo nominativo femminile singolare (quella)
Illa= ille, illa, illud dimostrativo nominativo femminile singolare (quella)
Lesbia= Lesbia, Lesbiae prima declinazione nominativo
Chiasmo che dà l'effetto di eco. Ripetizione che esprime disperazione e sgomento.
Quam= avverbio (che/la quale)
Catullus= firma del poeta; Catullus, Catulli seconda declinazione nominativo (Catullo)
Unam= aggettivo numerale unus, una, unum accusativo singolare riferito a Lesbia (sola)
Plus= plus, pluris neutro terza declinazione (di più)
Quam= avverbio
Se= pronome indefinito sui, sibi accusativo maschile singolare (se stesso)
Atque= congiunzione (e)
Suos=sostantivato accusativo plurale concordato con omnes (suoi familiari, generalmente le persone
più amate)
Amavit= terza singolare perfetto verbo AMO, AMAS, AMAVI, AMATUM, AMARE (ha amato)
Omnes= omnes, omnium, terza declinazione accusativo plurale (tutti/ tutta la gente). Contrapposto ad
Unam
Iperbole, che per un romano dell’età Cesarina è assolutamente una novità.
Nunc= avverbio di tempo (ora)
In quadriviis= complemento stato in luogo; quadrivium, quadrivii neutro seconda declinazione ablativo
plurale (i quadrivi sono l’incrocio di due vie o anche un punto dal quale dipartono 4 strade)
Et= congiunzione (e)
Angiportis= fa sempre parte del complemento di luogo; angiportum, angiporti neutro seconda
declinazione ablativo plurale (i vicoli)
Glubit= terza singolare presente verbo GLUBO, GLUBIS, GLUBERE (in senso figurato vuol dire
scorticare)
“Glubo”: termine molto crudo che ha un registro estremamente basso e osceno proveniente dal
linguaggio agricolo, che è molto frequente in Catullo e nella vena aggressiva dei suoi epigrammi.
Questo termine, usato in questo senso, non appare in nessun altro esempio della letteratura del
tempo, appare solo più tardi, nell’opera di Ausonio, il quale riprenderà questo verbo, non con la
potenza espressiva di Catullo, ma come curiosità antiquaria letteraria.
Magnanimos= aggettivo prima classe magnanimus, magnanima, magnanimum accusativo maschile
plurale riferito ai nipoti (magnanimi/nobili/virtuosi). E’ un composto (magno+animus: grande anima)
che appartiene a un registro alto e sarcastico.
Remi= nome proprio di Remo, fratello di Romolo; Remus, Remi genitivo singolare (di Remo)
Nepotes= nepos, nepotis, terza declinazione accusativo plurale (i nipoti)

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Nel carme 72 il poeta si tormenta ricordando le contraddizioni della sua amata, Lesbia, e confessando
di avere ancora una passione ardente per lei, passione che tuttavia da un lato fa crescere in lui il
desiderio di lei e da un altro lo porta a volerle sempre meno bene; queste due emozioni sono
chiamate da Catullo, con un’espressione famosa, Amare e Bene velle (“Amare“, in senso sessuale,
“Voler bene“, nel senso di affetto e di stima reciproca), e rappresentano un significato profondo del
dualismo catulliano. Il carme è composto da quattro distici elegiaci. Con una visione complessiva si
notano forti antitesi e contraddizioni, oltre che nella celebre espressione finale, anche sul piano
temporale. Il carme è composto da quattro distici elegiaci. Con una visione complessiva si notano forti
antitesi e contraddizioni, oltre che nella celebre espressione finale, anche sul piano temporale. Nei
primi due distici (vv. 1-4) Catullo ricorda con amarezza, sottolineando le espressioni al passato con
verbi all’imperfetto e al perfetto e con avverbi come “un tempo” e “allora”, l’amore che gli dimostrava
Lesbia, che affermava di preferirlo a Giove stesso. L’autore rievoca quel tempo, in cui amava la donna
non come un’amante, ma “come il padre ama i figli ed i generi”. Quando invece guardiamo ai due
distici (vv. 5-8) presenti dal verso 5 all’8, abbiamo un cambiamento di umori, con anzitutto un
cambiamento di tipo temporale (da notare che il verso numero 5 della poesia inizia con “Nunc”, quindi
“Adesso”), poi allo stesso tempo si ha un cambiamento all’interno del sentito vero e proprio di Catullo,
cambia la passione per Lesbia che rimane ma si spegne di sentimento. Nel verso sette invece
abbiamo lui che si rivolge a sé medesimo domandandosi quale sia il modo in cui una tale
contrapposizione possa esistere. Nel rispondersi parla tramite il linguaggio giuridico, addirittura
dicendo “iniuria”; qui abbiamo, come già si vedrà in altri carmi, la vera scissione nei sentimenti di
Catullo, che spaccherà in Amore e in “Bene velle”, ossia il “Voler bene”.

Metrica: La metrica del carme 72 è quella dei distici elegiaci (esametro con pentametro). Le
figure retoriche del carme 72 sono la metafora, l’allitterazione, l’omoteleuto, l'enjambement.

Dicebas= imperfetto indicativo att. 2 p. s. (dell’azione sospesa con valore di rimprovero)


DICO, IS , DIXI, DICTUM, DICERE: DIRE (dicevi)
Quondam= avverbio (una volta). Indica lontananza nel tempo, temporale ha un valore nostalgico un
tempo, indica leggero sentore di nostalgia
Dicebas quondam è la principale
Solum= avverbio (solo)
Te= pronome personale accusativo in funzione di soggetto (tu, ovvero Lesbia)
Nosse= perfetto logico, forma sincopata di novisse. Infinito perfetto, forma contratta per novisse da
NOSCO,NOSCIS, NOVI, NOTUM, NOSCERE (conoscevi). E’ retto dal verbo dicebas. Qui è un
conoscevi in senso erotico, ovvero “facevi l’amore”.
Catullum= complemento oggetto; Catullus, Catulli seconda declinazione, accusativo (Catullo)
Lesbia= Lesbia, Lesbiae prima declinazione, vocativo (Lesbia). È posta in rilievo all'inizio di verso e
non è accompagnata da alcun appellativo denotando di fatto il progressivo allontanamento da parte di
Catullo.
Solum te nosse Catullum Lesbia è un’infinitiva il sogg è in accusativo
Nec= congiunzione (e che)
Prae= preposizione che regge l’ablativo me (davanti/al posto mio)
Me= pronome personale in ablativo (me)
Velle tenere= velle regge tenere, a loro volta sono retti da dicebas.
Velle= infinito perfetto (perfetto logico) VOLO,VIS, VOLUI, VELLE (volere)
Tenere= infinito presente TENEO, ES,TENUI, TENTUM,TENERE (tenere). Avere/tenere come
possesso; avere il possesso di qualcuno, essere legati in una relazione esclusiva. Termine tipico del
gergo erotico; basti pensare che viene utilizzato per denotare una relazione tra padrone e schiavo.
Iovem= Iuppiter, Iupiter terza declinazione accusativo (Giove)
Dicevi un tempo di conoscere solo Catullo, Lesbia, di non volere tenere nemmeno Giove al mio posto.
Dilexi= prima persona singolare perfetto indicativo DILIGO, DILIGIS, DELEXI, DILECTUM, DILIGERE
(amare/tenere a cuore). Soggetto sottinteso: ego (io)
Tum= avverbio (allora)
Te= pronome personale accusativo (te)
Dilexi tum te è un’altra principale
Non tantum ut= non tanto quanto/come, ut modale
Vulgus= soggetto; vulgus,vulgi neutro seconda declinazione nominativo (la gente)
Qui sottintendere il verbo diligit
Amicam= amica, amicae prima declinazione accusativo singolare (una amica). Qui amica intesa più
come amante
Sed= congiunzione (ma)
Pater= pater, patris terza declinazione nominativo (padre)
Ut= comparativo modale (come)
Pater ut anastrofe (Inversione dell'ordine abituale di due parole di un gruppo) per ut pater

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Gnatos=complemento oggetto; forma arcaica di natos usato al posto di fiulis perchè generalmente si
adatta male alla poesia dattilica; natus, nati seconda declinazione accusativo plurale (i figli).
Conferisce solennità al carme, che non usa un registro, uno stile elevatissimo, ma che ha anche
questi tocchi più alti nei momenti di passaggio.
Diligit= presente indicativo 3 p.s. da DILIGO, IS, DILEXI, DILECTUM, DILEGĔRE (ama/stima)
Et= congiunzione (e)
Generos= complemento oggetto; gener, generi seconda declinazione accusativo plurale (generi)
Accostamento figli e generi; i generi sono coloro a cui i padri affidano i figli,il bene più prezioso, c’è
quindi un profondo rapporto di fides, di fiducia, descritto dalla profondità del verbo dilexi.
Nunc= avverbio (adesso)
Te= complemento oggetto (ti)
Cognovi= perfetto ind. 1 p.s. da COGNOSCO, IS, COGNŌVI, COGNĬTUM, COGNĔRE (ho
conosciuto)
Nunc te cognovi→ elemento che deriva dall’epigramma greco: la disillusione di fronte al tradimento
della donna amata, non troviamo nulla del genere nell’epigramma romano.
Quare= avverbio (perciò)
Etsi= avverbio che introduce la protasi (anche se)
Impensius= comparativo dell’avverbio impense (fortemente/più a fondo/intensamente)
Uror=indicativo presente passivo 1 p.s. URO, URIS, USSI, USTUM, URERE (bruciò). Forma passiva
per simboleggiare chi subisce passivamente la passione.
Multo= avverbio in -o perchè rafforza i comparativi villor e levior (molto)
Mi= mihi; pronome personale dativo di relazione (per me)
Tamen= avverbio (tuttavia)
Es= seconda singolare presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (tu sei)
Vilior= comparativo di vilis; vilis, vilis, vile aggettivo seconda classe nominativo singolare
(vile/spregevole). Inizialmente il significato è economico/di poco prezzo.
Et= congiunzione (e)
Levior= comparativo di levis; levis, levis, leve aggettivo seconda classe nominativo singolare
(insignificante
Vilior e levior: aggettivi comparativi del soggetto sottinteso "tu"
Qui= la “i” è lunga quindi è una particella interrogativa che significa in quale modo; antica forma
ablativale di quomodo. Avverbio interrogativo
Potis Est= potis è indeclinabile; est: terza singolare presente verbo SUM (com’è possibile?)
Inquis= verbo difettivo seconda singolare presente indicativo INQUAM, INQUIS, INQUIT, INQUII (dici)
La domanda è spontanea ed ha un linguaggio quasi colloquiale, informale, lo notiamo dall’uso di Qui
invece che quomodo e potis invece del neutro pote.
Quod= con valore causale legato a qui (perchè)
Amantem= aggettivo participio presente di AMO, AMAS, AMAVI, AMATUM, AMARE (amante/colui
che ama). Retto da cogit
Iniuria= iniuria, inuriae prima declinazione nominativo singolare (un’offesa). Legato all’ambito
giuridico, ledere i diritti di qualcuno.
Talis= talis, talis, tale aggettivo seconda classe nominativo (tale/simile)
Cogit= terza singolare presente indicativo COGO, COGIS, COEGI, COACTUM, COGERE (costringe)
Amare= infinito presente verbo AMO, AMAS, AMAVI, AMATUM, AMARE (ad amare)
Magis= avverbio contrapposto a minus e retto da cogit (di più)
Sed= congiunzione (ma)
Bene= avverbio (bene)
Velle= infinito presente VOLO,VIS, VOLUI, VELLE (a voler)
Minus= avverbio (meno)

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Uno dei carmina docta dalla parte centrale del liber. Vi possiamo riscontrare la corrispondenza che c'è
tra il Catullo della nugae (cami leggeri di stampo epigrammatico) e la molteplicità di temi, stili, registri
della poesia dotta di Catullo. Attis è un giovane, raffinato greco; colpito dalla follia che instilla in lui la
dea Cibele, abbandona la Grecia per l'Anatolia dove si evira(castrare) per diventare sacerdotessa
(dopo l'evirazione diventa donna) della divinità. Passa la prima notte in orge sfrenate, quindi dalla
raffinatissima urbanità greca al mondo più selvaggio e barbaro dove il culto orgiastico di Cibele era
molto seguito. Al risveglio dalla prima notte capisce quanto successo e se ne pente in una famosa
scena sulla spiaggia in cui rivolge al mare e a se stesso un famoso lamento riportato in questi versi.
Un lamento ricorrente: il lamento dell'eroina abbandonata sulla spiaggia (come Arianna abbandonata
da Teseo), Attis e un'eroina tuttavia nuova, una neo donna che si lamenta della sua tolla passione per
quella Dea che l'ha resa pazza e schiava, che le ha tolto tutto ciò che era, la sua identità, il suo
mondo in un procedimento di spossessamento passando da un ambito civilizzato a un ambito
selvaggio, dalla libertà della polis alla schiavitu di una dea crudele, dall'essere uomo all'essere donna.
Il femminile è tutto spostato in ogni suo senso in una dimensione inquietante; prima di Catullo a usare
il femminile per i sacerdoti evirati fu Callimaco. Un carme in cui la perdita di sé stessi è trattata in
modo così violento che mai nessuno riuscirà a eguagliarlo e/o a superarlo. I romani nel 204 a.C.
importarono a Roma il culto di Cibele perché un culto così popolare nell'Oriente del mediterraneo, va
o sradicato o più saggiamente va assimilato e regolato. Tutta la poesia è giocata su alcuni opposti
estremi, civile e selvaggio, libertà e schiavitù, maschile e femminile, razionale e irrazionale; contrasti
accentuati dal fatto che Catullo ricorre sempre al mondo greco (paradigma della civilizzazione, la
quintessenza della cultura), un mondo che i romani consideravano apollineo e che in un istante si
rovescia in tutto quello che è il suo contrario; un furor, una passione sconvolgente che in un attimo ti
precipita in una dimensione selvaggia legata all'esperienza storica che lui ha vissuto in prima persona
di decadenza.

Metrica: metro galliambo, usato spesso nella descrizione di contesti di vicende dei seguaci di
Abele (nella Bibbia secondo figlio di Adamo e Eva).

Attis, qui nei primi versi, passa in rassegna tutte le identità che ha attraversato con il suo corpo, con la
sua storia al contrario.
Ego= anafora dei pronomi personali di prima persona (ego..ego..ego); questo simboleggia l’io ormai
perduto, votandosi a qualcosa che lo ha dominato, cioè il culto a Cibele. (io)
Mulier= mulier, mulieris terza declinazione nominativo singolare (la donna). In un altro passo affianca
a questa parola il vocabolo notha (bastardo,impuro,illegittimo), una donna spuria perchè Attis voleva
essere qualcosa che non è, non basta infatti evirarsi per poter essere donna.
Adulescens= adulescens, adulescentis participio presente di ADULESCO, ADULESCIS, ADULEVI,
ADULTUM, ADULESCERE (l’adolescente)
Ephebus= ephebus, ephebi seconda declinazione nominativo singolare (l’efebo). Parola greca che
indica il giovane di età compresa tra i 18 e i 20 anni (età che lo chiama già ai primi obblighi militari e
paramilitari).
Puer= puer, pueri seconda declinazione maschile e femminile nominativo singolare (il bambino)
Ego= io
Gymnasii= gymnasium, gymnasii neutro seconda declinazione genitivo singolare (del ginnasio).
Istituzione greca per i ragazzi dai 12 ai 18 anni, fondamentale per i greci liberi, in cui, nudi, allenavano

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il corpo e mente. Era il luogo dove si svolgevano soprattutto attività atletiche che avevano valore
educativo e formativo poi si svolgevano anche lezioni teoriche(scienza, matematica). Era il luogo per
eccellenza nelle città greche per questo visto con sospetto dai romani, anche perché è un’istituzione
in cui si apprendeva inevitabilmente l’eros.
Fui= prima singolare perfetto verbo SUM, ES, FUI, ESSE (sono stato)
Flos= flos, floris terza declinazione nominativo ma che ha valore di complemento oggetto, l’accusativo
dovrebbe essere florem (il fiore)
Ego= io
Eram=prima singolare imperfetto verbo SUM (io ero)
Decus= decus, decoris neutro terza declinazione accusativo singolare (il decoro/l’ornamento)
Olei= oleum, olei neutro seconda declinazione genitivo singolare (dell’olio)
Decus olei: letteralmente significa decoro/splendore dell’olio, metonimicamente però simboleggia
l’onore del ginnasio).
Mihi= pronome personale ego mei dativo di possesso (mia)
Ianuae= ianua, ianuae prima declinazione nominativo plurale poetico (le porte)
Frequentes= frequens, frequens, frequens aggettivo seconda classe accusativo plurale
(frequentate/popolate/affollate). Dopo frequentes bisogna sottintendere erat (erano)
Mihi= pronome personale ego mei dativo di possesso (mia)
Limina= limen, liminis neutro terza declinazione nominativo plurale poetico (soglia)
Tepida= tepidus, tepida, tepidum aggettivo prima classe nominativo plurale (tiepida). Anche qui
bisogna sottintendere erat.
Perché la soglia è tiepida? perchè si erano seduti di notte gli amanti, i ragazzi che erano innamorati di
Attis. Era solito che i ragazzi più grandi intrattenessero/cercassero di corteggiare, in modo anche
assiduo i più piccoli, ed Attis era molto giovane, il più bello/ il fiore del ginnasio, desiderato dai ragazzi
più grandi, che di notte gli chiedevano di entrare in casa cercando di avere un rapporto d’amore con
lui. Abitudini e tradizioni greche viste con un certo sospetto a Roma, perché il ginnasio era
un’istituzione in cui si apprendeva inevitabilmente l’eros, difatti non attecchì mai nel mondo romano.
Per il mondo greco invece questo era un passaggio fondamentale per il ragazzo, dopo questa fase il
ragazzo cresceva, diventa uomo, e diventava maturo per la collettività e per l’amore per le donne, per
il matrimonio. Attis però rifiuta, toccato nel cuore dalla dea Cibele, questo cammino esemplare
dell’uomo greco: dal ginnasio all’uomo poi impegnato nella comunità, nel matrimonio, tutta questa
fase Attis la rifiuterà votandosi completamente alla dea Cibele, passando da adulescens a mulier.
Mihi= pronome personale ego mei dativo di possesso (mia)
Floridis= floridus, florida, floridum aggettivo prima classe concordato con corollis ablativo plurale
(fiorite)
Corollis= diminutivo di corolla, corollae prima declinazione ablativo plurale (di corolle). Simile a una
ghirlanda.
Redimita= participio perfetto di REDIMIO, REDIMIS, REDIMII, REDIMITUM, REDIMIRE quarta
declinazione (ornata/circondata)
Domus= domus, domus quarta declinazione nominativo singolare (casa)
Erat= terza singolare imperfetto verbo SUM (era)
Linquendum= concordato con cubiculum; gerundivo da LINQUO, LINQUIS, LIQUI, LICTUM,
LINQUERE (lasciare). Notiamo la costruzione della perifrastica passiva linquendum+dativo+verbo
essere (linquendum esset mihi)
Ubi= introduce una frase temporale con il tempo storico della reggente e poi abbiamo il verbo
all'imperfetto congiuntivo (esset). (quando)
Esset= terza singolare imperfetto congiuntivo verbo SUM (dovevo)
Orto= participio perfetto di ORIOR, ORIRIS, ORTUS SUM, ORIRI quarta coniugazione con tratti
anche della terza (al sorgere). Ablativo assoluto con valore temporale concordato con sole
Mihi= pronome personale ego mei dativo di possesso (mia)
Sole= sol, solis terza declinazione ablativo singolare (del sole)
Cubiculum= cubiculum, cubiculi neutro seconda declinazione accusativo singolare (la stanza da letto)
Ego= io
Nunc= avverbio (adesso/ora)
Deum= deus, dei seconda declinazione genitivo plurale (degli dei)
Ministra= ministra, ministrae prima declinazione nominativo singolare (serva)
Et= congiunzione (e)
Cybeles= genitivo greco che il poeta preferisce alla forma latina Cybelae (di Cibele)
Famula= famula, famulae prima declinazione nominativo singolare (ancella)
Ferar= prima singolare futuro semplice passivo verbo FERO, FERS, TULI, LATUM, FERRE (sarò
considerata). Potrebbe essere interpretato anche come un congiuntivo dubitativo, l’ipotesi più
probabile è il futuro.
Continua l’anafora di ego, questo ego che non c’è più
Ego= io
Maenas= maenas, maenadis terza declinazione nominativo singolare (menade, seguaci del culto di
Cibele)
Ego= io

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Mei= genitivo di ego (di me stesso)
Pars= pars, partis terza declinazione nominativo singolare (parte)
Ego= io
Vir= vir, viri seconda declinazione nominativo singolare (uomo)
Sterilis= sterili, sterelis, sterile aggettivo seconda classe nominativo concordato con vir (sterile)
Attis ha rifiutato di essere vir, essere un uomo, è diventato uomo infecondo, non utile nella sua
comunità. Ha rinunciato alla parte più importante di se stesso, allontanandosi dalla sua funzione
civile.
Ero= prima singolare futuro semplice del verbo SUM (sarò)
Ego=io
Viridis= virdis, virdis, virde aggettivo seconda classe genitivo singolare concordato con Idae (del
verde)
Algida= algidus, algida, algidum aggettivo prima classe nominativo neutro plurale concordato con loca
(freddi)
Idae= Ida, Idae prima declinazione genitivo singolare (dell’Ida). Ida:catena montuosa dell’Asia Minore
Nive= nix, nivis terza declinazione ablativo di causa efficiente retto da amicta (di neve)
Amicta= participio perfetto del verbo AMICIO, AMICIS, AMICUI, AMICTUM, AMICIRE, quarta
coniugazione (coperti)
Loca= locus, loci seconda declinazione nominativo plurale (i luoghi)
Colam= prima persona singolare futuro semplice/ congiuntivo presente verbo COLO, COLIS, COLUI,
CULTUM, COLERE (frequenterò)
Ego= io
Vitam= vita, vitae prima declinazione accusativo singolare (la vita)
Agam= prima persona singolare futuro semplice/ congiuntivo presente verbo AGO, AGIS, EGI,
ACTUM, AGERE (condurrò)
Sub altis columinibus= complemento di stato in luogo sub+ablativo (sotto gli alti bastioni)
Altis= altus, alta, altum aggettivo prima classe ablativo plurale concordato con columinibus (alti)
Phrygiae= Phygia, Phygiae genitivo (della Frigia→ era una regione storica dell'Anatolia
centro-occidentale)
Columinibus= columen, columinis terza declinazione ablativo plurale (bastioni)
Ubi= avverbio stato in luogo (dove)
Cerva= cerva, cervae prima declinazione nominativo singolare (cerva)
Silvicultrix= composto poetico di un registro elevatissimo selva+ colit→ che abita le selve
Ubi…ubi= anafora
Ubi= avverbio (dove)
Aper= aper, apri seconda declinazione nominativo singolare (un cinghiale)
Nemorivagus= composto poetico nemus+vago→ che vaga per i boschi
Iam..Iam= ripetizione che da pathos (già, già)
Dolet= terza singolare presente verbo DOLEO, DOLES, DOLUI, DOLERE (mi duole). Il soggetto è
quod.
Quod= soggetto (per quel che)
Egi= prima singolare perfetto verbo AGO, AGIS, EGI, ACTUM, AGERE (ho fatto)
Iam..iam(que)= ripetizione che da pathos (di già)
Paenitet= terza singolare verbo PAENITEO, PAENITES, PAENITUI, PAENITERE (me ne pento)

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Fa parte dei “carmina docta”. È un piccolo carme epico (epillio) che, piuttosto che concentrarsi come
l’Iliade e l’Odissea su un carme continuum, si concentra su un singolo fatto significativo trattato in
modo dotto, prezioso, in una lingua estremamente colta e sorvegliata nei riferimenti al mito, in primis
a Omero. I neoterici(I poeti novi, detti anche neoterici, furono poeti romani in lingua latina, quasi tutti
provenienti dalla Gallia Cisalpina, che operarono a Roma nella prima metà del I secolo a.C.,
inaugurando una nuova poetica, la poesia neoterica. Il principale esponente fu Gaio Valerio Catullo)
respingono l’idea del carme continuum, di carattere storico, come nel caso degli Annales di Ennio, pur
non disprezzando il lavoro dei loro predecessori; loto preferiscono “un’epica in miniatura”, in cui
spesso si adotta una versione rara e poco conosciuta del mito di cui si parla, o se ne manipola il
significato culturale e ideologico. Processo che fa Catullo proprio in questo carme 64, in cui parla
delle nozze tra Peleo e Teti, ripercorrendo una vicenda importante del mito (essi sono i genitori di
Achille). L’intero carme vuole concentrare nel giro di 400 versi un importante discorso nel confronto
fra un passato mitico, di comunione fra gli dei e gli uomini, ed un presente di corruzione morale, in cui
gli dei si sono ritirati dal mondo degli uomini Catullo riprende un grande mito della cultura greca: il
mito delle varie età dell’uomo e della decadenza che porta da un’età di comunione fra il divino e
l’umano (età dell’oro) e un’età del ferro, in cui vive il poeta). Si tratta di un epos piccolo che affronta lo
scrivere poetico dei tempi di Catullo e tutta la tradizione letteraria. Catullo non si ferma alla ripresa
allusiva dell’epos, ma affronta un complesso, articolato, sofisticato discorso intertestuale che richiama
tanti altri generi della tradizione letteraria (tragedia, epigramma, elegia, poesia lirica). Tutte queste
vicende trovano una nuova ambientazione nell’epos, che diventa un genere totale, in cui viene
rivissuto l’intero sistema letterario. Il carme 64 è un antecedente di quello che sarà l’Eneide di Virgilio.
Con tecnica ecfrastica(in retorica è la descrizione di un luogo o di un personaggio che viene
attraverso una digressione, si descrive la coperta nuziale di Peleo e Teti, che è istoriata con un altro
mito, il mito di Arianna, abbandonata da Teseo. La coperta nuziale rappresenta la storia di Arianna e
in particolare il suo lamento sulla spiaggia, di fronte al mare e all’orizzonte dove vede la nave di Teseo
che si sta allontanando. Uno dei grandi modelli per il suo carme 64 è il poema epico in 4 libri le
Argonaute di Apollonio Rodio, in cui è narrata la vicenda della spedizione della nave Argo, che
partendo dalla Grecia va a recuperare il vello d’oro, che si trovava in quel momento nel regno del re
Eeta, nella parte orientale del Mar Nero. La conoscenza che Pèleo fa di Teti avviene durante il viaggio
degli argonauti: le ninfe divine del mare salgono a vedere questo prodigio e Teti vede per la prima
volta Peleo i 2 si innamorano. Secondo la tradizione Peleo e Teti si amano per una sola notte,
quando viene concepito Achille. Tutto ciò che si dice di loro due riguarda la felicità di questo incontro:
2 giovani, uno divino e l’altro umano, che simbolicamente celebrano queste nozze. Inoltre, il
significato della spedizione della nave Argo era quantomeno molto contestato perché diventa un
topos nella letteratura e nella retorica antica, di inizio quasi desacralizzante e quasi empio di un’arte
umana (la navigazione) vista con sospetto si naviga per dedicarsi al commercio, quindi per sete di
guadagni, o per la guerra, e quindi per sete di gloria e di potere con la navigazione comincia quel
processo, insieme ad altre arti, di degradazione morale dell’umanità: il mare non è fatto per gli esseri
umani. L’atto con cui questa nave entra in Anfitrite (verso 11) è quasi la violazione della verginità di un
mondo. Inoltre, la spedizione della nave Argo aveva significato la rovina della fanciulla Medea sarà
portata a tradire il padre, a seguire in questo nuovo mondo l’eroe straniero Giasone, a commettere

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una serie di azioni empie, come l’uccisione del proprio fratello. Non ci stupirà di leggere, infatti,
all’inizio della tragedia di Euripide il ricordo dell’inizio della spedizione di Argo Medea è già in Grecia,
sta per essere abbandonata da Giasone, con lei c’è la sua fedele nutrice, che l’ha seguita in questo
viaggio e che prende la parola all’inizio di questa tragedia e dice “Non fossero mai stati tagliati i pini
sulla vetta del monte Pelio, per formare la nave Argo. In questo modo non ci sarebbe stata la
spedizione, la mia padrona non avrebbe conosciuto Giasone e non sarebbero cominciati i suoi dolori”.
Questa tragedia di Euripide era stata ripresa da Ennio che l’aveva tradotta e aveva sostituito i pini di
cui parlava Euripide con un altro legno, quello di abete sembra una variazione minima ma non lo è
perché accentua il valore negativo di questa impresa: il legno di abete, nell’antichità, è riservato alle
navi da guerra.Catullo, invece, riprende e inverte di nuovo il segno di questo mito i pini ridiventano
pini, riprende sicuramente il modello enniano ma questo carme diventa non quello della profanazione
del mare bensì dell’esaltazione di una gioventù eroica, in cui avviene il miracolo del contatto tra
l’umano e il divino.

Metrica: esametri

Pèliaco= Peliacus, Peliaca, Peliacum ablativo di stato in luogo e attributo di vertice (del Pelio, monte
in Tessaglia, regione storica dell’antica Grecia)
Quondam= avverbio (una volta/un giorno lontano)
Prognatae= prognatus, composto pro+nascor, è una parola dell’alta poesia epica (nascere da);
NASCOR, NASCERIS, NATUS SUM, NASCI.
Vertice= vertex, verticis terza declinazione ablativo singolare (sulla vetta)
Pinus= soggetto; pinus, pinus femminile quarta declinazione nominativo plurale (i pini)
Il verso successivo è un iperbato: si distanziano i due termini che sono in concordanza, liquidas e
undas. Questa caratteristica è accentuata dal fatto che liquidas è posta prima della cesura; la
tecnica di porre l'aggettivo prima della cesura e il sostantivo alla fine del verso viene definita con
un termine tedesco che in sé per sé significa separazione-divaricazione: Sperrung).
Dicuntur= terza plurale indicativo presente passivo, costruzione personale di DICOR: DICO, DICIS,
DIXI, DICTUM, DICERE (si dice). Verbo concordato con il soggetto prognatae pinus, letteralmente
sarebbe “i pini sono detti”. Crea un rapporto di anteriorità con l’infinito nasse.
Liquidas= liquidus, liquida, liquidum accusativo plurale concordato con undas (le limpide)
Neptuni= Neptunus, Neptuni seconda declinazione genitivo di specificazione (di Nettuno)
Nasse= sincope dell’infinito perfetto NAVISSE: NO, NAS, NAVI, NARE (nuotare/navigare). Retto da
Dicuntur
Per Undas= moto per luogo; unda, undae prima declinazione accusativo plurale (onde)
Phasidos= Phasis, Phasidos terza declinazione genitivo alla greca, riferimento alla geografia antica
(del Falsi, fiume della Colchide)
Ad Fluctus= moto per luogo: ad proposizione (verso) + fluctus, fluctus quarta declinazione accusativo
plurale (i flutti/ le correnti)
Et Fines= congiunzione (e)+ finis,finis maschile femminile accusativo plurale (confini/terre)
Aeeteos= aggettivo ricavato dal nome del re Eeta, re della Colchide; Aeetus, Aeeta, Aeetum
accusativo plurale (etee). Verso spondaico ->contrariamente all'uso prevalentemente si incontra uno
spondeo nel penultimo piede, quindi due sillabe lunghe consecutive. Caratteristica tipica
dell'esametro epicheggiante, omerizzante.
Cum= valore temporale (quando)
Lecti= participio perfetto di LEGO, LEGAS, LEGAVI, LEGATUM, LEGARE (scelti/selezionati)
Iuvenes= iuvinis, iuvinis maschile e femminile terza declinazione nominativo plurale (i giovani)
Argivae= Argiva, Argivae prima declinazione appositivo, aggiuntivo di lecti iuvenes e concordato a
Pubis(il meglio della gioventù Argiva, letteralmente il meglio della gioventù greca).
Robora= apposizione robor, roboris neutro terza declinazione accusativo plurale (letteralmente la
forza/i più forti)
Pubis= pubis, pubis femminile terza declinazione genitivo singolare (della gioventù)
Ecco un altro iperbato auratam all’inizio del verso è concordato con pellem alla fine, ordinamento a
cornice dell’intero verso.
Auratam= auratus, aurata, auratum accusativo singolare in concordanza con pellem (dorata/d’oro)
Sinalefe tra i due termini, Catullo non inserisce molte sinalefe (solo due), perchè è
estremamente attento alla costruzione delle frasi.
Optantes= participio congiunto con valore causale concordato con lecti iuvenes; verbo OPTO,
OPTAS, OPTAVI, OPTATUM, OPTARE (desiderando)
Colchis= Colchis, Colchidis dativo singolare sostenuto da avertere (ai Colchi). La Colchide è
veramente esistita, nell'antichità fu un vero e proprio calderone di civiltà. Oggi la regione appartiene
alla Georgia occidentale.
Avertere= infinito verbo AVERTO, AVERTIS, AVERTI, AVERSŬM, AVERTĔRE (portare via/rubare)
Pellem= pellis, pellis terza declinazione accusativo singolare (il vello)
Ausi Sunt= verbo della frase con il cum temporale; terza plurale perfetto da AUDEO, AUDES, AUSUS
SUM, AUSUM, AUDERE: verbo semideponente della seconda coniugazione (osarono)

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Vada= vadum, vadi neutro seconda declinazione accusativo plurale (rotte/guadi)
Salsa= salsus, salsa, salsum aggettivo concordato con vada (del mare salato)
Vada salsa= per le vie salate, l’immagine poetica è come se queste navi navigassero per guadi salati;
immagine che riprende il linguaggio enniano, perchè Catullo non rifiuta la tradizione enniana, riusa il
linguaggio di Ennio, lo trasforma, inserendo molti elementi nuovi, soprattutto con una nuova sapiente
tecnica del verso e con un rapporto di emulazione nei confronti di Ennio, che è sempre un punto di
riferimento, che però spesso viene evocato per far vedere al lettore le differenze negli usi, nei contesti
poetici, questa è arte allusiva
Cita(a lunga)= citus, cita, citum ablativo singolare concordato con puppi (veloce)→ordinamento a
cornice dell’emistichio (prima o seconda parte del verso)
Decurrere= infinito del verbo DECURRO, DECURRIS, DECURRI, DECURSUM, DECURRERE
(correre)
Puppi= metonimia (si intende la nave); puppis, puppis terza declinazione ablativo singolare (la
poppa/la nave)
Caerula= caerula, caerulorum neutro seconda declinazione, accusativo plurale concordato con
aequora; aggettivo di tradizione enniana per indicare il colore del cielo (celeste)
Verrentes= participio presente di verro, verris, versŭm, verrĕre(spazzando); di nuovo verbo e
immagine enniana “i remi che spazzano la superficie del mare”
Abiegnis= abiegnus, abiegna, abiegnum aggettivo prima classe ablativo concordato con palmis (di
abete)
Aequora= aequor, aequoris neutro terza declinazione accusativo plurale (le distese)
Palmis= palmus, palmi seconda declinazione ablativo plurale (i remi)
Diva= diva, divae prima declinazione nominativo singolare (la dea, Minerva/Atena per i greci)
Quibus= falso relativo sta per un dimostrativo (a loro). Poteva mettere il dimostrativo his(a questi/a
costoro). Lega il nuovo periodo con quello successivo e si riferisce a iuvenes del verso 4.
Retinens= participio congiunto con diva, composto dite teneo; RETINEO, RETINENS, RETINUI,
RETENTUM, RETINERE (possiede/domina/tiene)
In Summis= summis con valore predicativo e non attributivo; summum, summi neutro seconda
declinazione ablativo plurale (nelle sommità/sull’alto)
Urbibus= urbs, urbis terza declinazione ablativo plurale (delle città)
In summis urbibus= sulle sommità delle città→ acropoli
Arces= arx, arcis terza declinazione accusativo plurale (le rocche)
Nel verso seguente abbiamo un ordinamento delle parole intrecciato: gli aggettivi inseriti nella prima
parte del verso e i sostantivi nella seconda parte del verso→ tecnica ripresa nell’epica dell’età
Augustea.
Ipsa= pronome definito concordato con diva (lei stessa)
Levi flamine= ablativo strumentale (al soffio lieve)
Levi= levis, levis, leve aggettivo seconda classe ablativo singolare (leggero/lieve)
Fecit= terza singolare perfetto verbo FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE (terza coniugazione,
fece)
Volitantem= participio presente di VOLITO, VOLITAS, VOLITAVI, VOLITATUM, VOLITARE
(volante/che volava). Riferito a currum.
Flamine= flamen, flaminis terza declinazione ablativo singolare (grazie ad un soffio)
Currum= currus, currus quarta declinazione accusativo singolare (il carro)
Pinea=
Coniungens= participio congiunto concordato a diva; CONIUNGO, CONIUNGIS, CONIUNXI,
CONIUNCTUM, CONIUNGERE (congiungendo/collegando)
Inflexae= inflexus, inflexa, inflexum aggettivo concordato a carinae dativo singolare (ripiegata/ricurva)
Texta= textum, textii neutro seconda declinazione accusativo plurale (le tessiture)
Carinae= carina, carinae prima declinazione dativo singolare (della carena)
Inflexae carinae= dativi retti da coniungens, possono essere intesi anche come genitivi governati da
texta. Il prof preferisce la prima ipotesi perchè il verbo CONIUNGO regge dativo.
Illa= pronome dimostrativo (quella nave)
Rudem= rudis, rudis, rudem accusativo singolare aggettivo primo significato è inesperto, qui
possiamo tradurre anche con ignara
Cursu= cursus, cursus quarta declinazione ablativo di limitazione (del viaggio)
Prima= prima, primae prima declinazione, predicativo del soggetto (per prima)
Sinalefe tra i due termini
Imbuit= terza singolare indicativo presente verbo IMBUO, IMBUIS, IMBUI, IMBUTUM, IMBUERE
(terza coniugazione, si immerse). Letteralmente significa entrare bagnandosi e allude alla perdita
della verginità.
Amphitriten= accusativo alla greca, c'è la “n” al posto della “m”. Nella mitologia greca Anfitrite è la
sposa di Poseidone e madre di Tritone, quindi dea marina, metonimicamente indica il mare stesso (in
Anfitrite/nel mare)

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Questo tratto di salvazione bucolico ha i tratti lucreziani: è una riattualizzazione di Lucrezio e della
bucolica teocritea. La situazione di base è quella di un canto pastorale, quindi l’immagine di Titiro che
canta sdraiato; tutte queste immagini provengono sicuramente da Teocrito ma vengono tutte
reinterpretate in un messaggio poetico, culturale del tutto originale e calato nella situazione
storico-culturale di Virgilio.Titiro è un poeta che allude ai saggi e ai selvaggi epicurei di Lucrezio.
L’immagine di Melibeo strappato alle sue terre è fortemente originale rispetto a Teocrito. Virgilio
riutilizza linguaggio, topoi di questa tradizione idillica di Teocrito per costruire un mondo totalmente
nuovo e suo e che risponde alle sollecitazioni e agli elementi vivi della tradizione poetica latina.
Virgilio è l'autore del genere bucolico a Roma. Virgilio gioca a creare un mondo che
miracolosamente si sottrae a questa decadenza, che può rinascere anche con certi valori originari
precedenti alla corruzione dei costumi che è arrivato col progresso delle arti umane. Di qui anche la
IV ecloga visionaria in cui Virgilio parla in termini quasi messianici della nascita di un puer in un
mondo bucolico che diventa inizio di una palingenesi del mondo, che pone fine alla corruzione dell’Età
del Ferro ritorna questo mitico incanto di un’armonia tra l’uomo e la natura, che si rifonda su base
morale e romana. Il puer di cui cantava Virgilio poteva essere il figlio di Asinio Pollione, uno dei suoi
grandi patroni e grande sostenitore di Ottaviano. Siccome Virgilio ha una lunga storia, anche dopo
l’età augustea, questo puer, a cominciare dall’età di Costantino, venne poi identificato con Gesù
Cristo il primo che propone questa interpretazione è proprio l’imperatore Costantino in una sua
orazione. Il testo tratta di due pastori, Titiro e Melibeo (nomi di origine teocritea). La prima Bucolica è
ambientata in un non meglio identificato scorcio di campagna mantovana, ed oppone i destini dei due
personaggi principali, Titiro e Melibeo. Il primo, placidamente sdraiato sotto un ampio faggio, osserva
Melibeo partire per un esilio senza possibilità di ritorno. Dietro la finzione letteraria, c’è la realtà storica
della confisca dei terreni da redistribuire ai veterani della guerra civile, procedimento di cui fu vittima
lo stesso Virgilio, che poté riottenere i suoi possedimenti solo per intercessione di Asinio Pollione e
Cornelio Gallo. Per parte della critica, dietro al “deus” (v. 6) che concede la propria protezione a Titiro,
sarebbe possibile individuare addirittura Ottaviano Augusto (63a.c. - 19 d.C.).Un elemento che
aggiunge pathos è l’esistenza di una precisa gerarchia nel mondo bucolico: la capra è anche
l’animale più umile di questo mondo, dalla quale si ricava anche di meno. In cima alla gerarchia c’è il
pastore che alleva i bovini. In secondo luogo, Titiro ha mucche e pecore mentre il povero Melibeo ha
delle caprette.

Metrica: Esametro dattilico catalettico

Scansione:

M.: Tìtyre, tù patulaè | recubàns sub tègmine fàgi

sìlvestrèm | tenuì Musàm | meditàris avèna;

nòs patriaè finìs | et dùlcia lìnquimus àrva.

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Nòs patriàm fugimùs; | tu, Tìtyre, lèntus in ùmbra

fòrmosàm | resonàre docès | Amarýllida sìlvas.

T.: Ò Meliboèe, deùs | nobìs haec òtia fècit.

nàmque erit ìlle mihì | sempèr deus, | ìllîus àram

saèpe tenèr nostrìs | ab ovìlibus ìmbuet àgnus.

Ìlle meàs | erràre bovès, | ut cèrnis, et ìpsum

lùdere quaè vellèm | calamò permìsit agrèsti.

M.: Nòn equidem ìnvideò, | miròr magis: | ùndique tòtis

ùsque adeò | turbàtur agrìs. | En ìpse capèllas

pròtinus aèger ago; hànc | etiàm vix, Tìtyre, dùco.

Hìc intèr densàs | corylòs modo nàmque gemèllos,

spèm gregis, à! | silice ìn nudà | conìxa relìquit.

Saèpe malum hòc nobìs, | si mèns non laèva fuìsset,

dè caelò tactàs | meminì praedìcere quèrcus.

Sèd tamen ìste deùs | qui sìt, da, Tìtyre, nòbis.

Melibeo si rivolge direttamente a Titoo con un vocativo che esprime lo struggimento di un saluto
ancorato. (Il nome compare anche negli Idilli di Teocrito).
Tityre= Tityrus, Tityri seconda declinazione vocativo (oh Titiro)
Tu= pronome personale (tu)
Patulae= patulus, patula, patulum aggettivo prima classe genitivo singolare concordato con fagi
(ampio)
Recubans= participio presente, composto re + cubo RECUBO, RECUBAS, RECUBAAVI,
RECUBATUM, RECUBARE (“giacere, essere coricato”), che indica appunto lo sdraiarsi all’indietro,
sulla schiena, in una posizione di completo riposo.
Sub= introduce complemento di luogo sub+ ablativo (sotto)
Tegmine= tegmen, tegminis neutro terza declinazione ablativo singolare (la copertura). E’ una scelta
lessicalmente preziosa e raffinata, in quanto il termine è utilizzato comunemente per capi di vestiario
e non per costruzioni abitative.
Fagi= fagus, fagi femminile seconda declinazione genitivo singolare (di un faggio). I nomi di
alberi/piante sono per la maggior parte in femminile. Alcuni commentatori hanno notato che la pianta
del faggio non cresce nella pianura padana, dove si immagina ambientata questa bucolica.
PATULAE FAGI: è un Iperbato, quando due parole, un sostantivo e il suo attributo, sono separati. E’
un sperrung→ patulae si trova nella prima parte del verso e fagi invece alla fine (come in Catullo)
Silvestrem= silvestr, silvestris, silvestre aggettivo seconda classe accusativo singolare concordato
con musam (silvestre)
Tenui avena= ablativo strumentale
Tenui= tenuis, tenuis, tenue aggettivo seconda classe ablativo singolare concordato con avena
(tenue/sottile). Si riferisce sia al suono della zampogna sia al genere “umile” della poesia virgiliana
delle Bucoliche.
Musam= complement oggetto; musa, musae prima declinazione accusativo singolare (letteralmente
significa musa, qui invece metonimicamente significa musica/melodia)
Meditaris= terza singolare presente indicativo verbo deponente MEDITOR, MEDITARIS, MEDITATUS
SUM, MEDITARI (componi un motivo/intoni)
Avena= avena, avenae prima declinazione ablativo singolare (flauto/canna della zampogna)

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Silvestrem tenui musam meditaris avena: sperrung e ordinamento (ABAB) ad intreccio con verbo in
mezzo (meditaris)
Nos= Il pronome personale noi, in posizione rilevata di inizio verso, indica bene la contrapposizione
tra chi può godere ancora della serenità della campagna e chi ne è stato escluso per sempre, come
Melibeo. L’antitesi è con il pronome tu (v. 1 e v. 4).
Patriae= patria, patriae prima declinazione genitivo singolare (della patria))
Finis= qui sta per fines; finis, finis maschile e femminile terza declinazione accusativo plurale (i
confini)
Et dulcia= congiunzione (e)+ dulcis, dulcis, dulce aggettivo seconda classe accusativo plurale (e i
dolci). Aggettivo concordato con arva; caricato da un valore affettivo di chi li sta per abbandonare.
Virgilio fu maestro di questa tecnica di descrivere il paesaggio che si colora dei sentimenti dei
personaggi (i campi sono dolci quando l’esule li deve abbandonare), c’è anche una ripresa enfatica
per ribadire il concetto con l’anafora del pronome nos.
Linquimus= prima plurale presente indicativo di LINQUO, LINQUIS, LIQUI, LICTUM, LINQUERE
(abbandoniamo).Virgilio qui preferisce la forma semplice a quella composta, più precisa,
“relinquimus”. È una forma poetica, un raro arcaismo, ma non come lo erano presenti nella prosa di
Sallustio. Qui devono servire solo per dare una patina poetica al linguaggio di Virgilio. (relinquo, -quis,
reliqui, relictum, relinquere)
Arva= arvum, arva prima declinazione accusativo neutro plurale (i campi). Arva in latino è il campo
arato/coltivato
Nos= E’ un plurale poetico che sta per ego, ma Melibeo diventa rappresentante di tanti che devono
abbandonare i campi. Anafora per la ripetizione del pronome nos.
Patriam= patria, patriae prima declinazione accusativo singolare (dalla patria).
Patriae/ patriam= poliptoto (figura retorica classica che consiste nel riprendere in frasi
successive una parola cambiandole numero, genere, caso)
Fugimus= 1. Pers. Plur. Del presente indicativo di FUGIO, IS, I, ITUM, ERE. si noti l’uso raro del
verbo con valore transitivo, tipico della poesia (fuggiamo). Qui abbiamo un omoteleuto, ovvero
quando le parole finiscono uguali (linquimus, fugimus)
Tu= pronome personale (tu)
Tityre= Tityrus, Tityri seconda declinazione vocativo (oh Titiro)
Lentus= lentus, lenta, lentum aggettivo prima classe nominativo singolare (rilassato/abbandonato)
In umbra= complemento stato in luogo; umbra, umbrae prima declinazione ablativo singolare
(nell’ombra)
Formosam= formosus, formosa, formosum aggettivo prima classe accusativo singolare concordato
con Amaryllida. (Bella, intesa come bellezza nell’insieme, di tutto il corpo)
Resonare= infinito presente verbo RESONO, RESONAS, RESONAVI, RESONARE, retto da doceo
(risuonare). Solitamente e’ un verbo intransitivo, questa volta e’ pero’ usato come transitivo perché
regge l'accusativo l’accusativo “formosam Amaryllida”.
Doces= verbo che regge il doppio accusativo; DOCEO, DOCES, DOCUI, DOCTUM, DOCERE
(insegnare a chi e che cosa)
Amaryllida= accusativo alla greca. Amarillide, donna amata da Titiro, alla quale dedica le sue poesie.
Ha la terminazione greca in -A, invece che in -AM, il suo significato è “la luminosa”/“splendente”
Silvas= silva, silvae prima declinazione accusativo plurale (le selve)
Risponde Titìro
Oh Meliboee= vocativo (oh Melibeo). La costruzione, speculare al v. 1, mette in rilievo i due nomi
propri dei pastori.
Deus= deus, dei seconda declinazione nominativo singolare (un dio). Non sta per una divinità, ma per
un personaggio importante: Ottaviano,colui che creò questi ozi, questo spazio bucolico di salvazione,
ha salvato Titiro, ha salvato questo suo mondo idillico, pastorale, campestre sottraendolo alla violenza
della storia, motivo della divinizzazione di Ottaviano.
Nobìs= dativo di vantaggio; pronome personale nos, nostri (per noi)
Haec= hic, haec, hoc aggettivo dimostrativo accusativo neutro plurale, concordato con otia (questi)
Otia= otium, otii neutro seconda declinazione accusativo plurale (ozi)
Fecit= terza singolare perfetto verbo FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE (ha fatto/ha creato)
Namque= congiunzione (infatti)
Erit= terza singolare futuro semplice verbo SUM, ES, FUI, ESSE (sara’)
Ille= ille, illa illud pronome dimostrativo nominativo (lui)
Mihi= da ego, dativo di relazione (per me)
Semper= avverbio (sempre)
Deus= deus, dei seconda declinazione nominativo singolare (un dio)
Illius= forma poetica, normalmente la “i” sarebbe lunga, complemento di specificazione
Aram= ara, arae prima declinazione accusativo singolare (la sua ara)
Saepe= avverbio (spesso)

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Tener= tener, tenera, tenerum aggettivo prima classe nominativo singolare concordato con agnus
(tenero)
Nostris= noster, nostra, nostrum aggettivo possessivo ablativo plurale (da i nostri)
Ab ovilibis= complemento causa efficiente (ab+ablativo); ovile, ovilis neutro terza declinazione
ablativo plurale (da i nostri ovili)
Nostris ab ovilibis= anastrofe
Imbuet= terza singolare futuro indicativo di IMBUO, IMBUIS, IMBUI, IMBUTUM, IMBUTERE
(bagnera’). Qui inteso si bagnera’ di sangue. E’ un verbo proprio del linguaggio liturgico perchè a quel
tempo i sacerdoti sacrificavano gli agnelli agli dei.
Agnus= agnus, agni seconda declinazione nominativo singolare (agnello)
tenèr nostrìs ab ovìlibus ìmbuet àgnus→notiamo anche qui il chiasmo, tener sta all’inizio mentre il suo
sotantivo (agnus) alla fine e in mezzo ci sono nostrìs ovilibus (ABBA), vediamo quindi come cambia
anche l’esametro latino soprattutto per la sperimentazione catulliana e dopo la stagione neoterica,
importante per l’evoluzione, la tecnica del verso.
Ille= pronome (lui). Si noti l’enfasi su ille
Meas= meus, mea, meum aggettivo possessivo accusativo plurale concordato con boves(alle mie)
Errare= infinito presente verbo ERRO, ERRAS, ERRAVI, ERRATUM, ERRARE (di andare)
Boves= bos, bovis terza declinazione accusativo plurale (mucche). Viene considerato come bue, ma
in realtà è un termine che può essere sia maschile che femminile ed indica i bovini in generale.
Meas boves= soggetto all’accusativo
Ut Cernis= ut comparativo modale in una frase parentetica (come vedi/nel modo in cui vedi); cernis è
seconda singolare presente verbo CERNO, IS, CREVI, CRETUM, CERNERE(terza coniugazione)
Et= congiunzione (e)
Ipsum= pronome (a me stesso)
Ludere= infinito verbo LUDO, LUDIS, LUSI, LUSUM, LUDERE (letteralmente sarebbe giocare qui
traduciamo con suonare)
Quae vellem= relativa
Quae= pronome relativo (che io)
Vellem= prima singolare congiuntivo imperfetto verbo VOLO, VIS, VOLUI, VELLE (che io
volessi/desiderassi). Qui indica un fatto eventuale.
Calamo agresti= ablativo strumentale. Iuntura a cornice del secondo emistichio, vista da Ennio,
perfezionato da Catullo.
Calamo= calamus, calami seconda declinazione ablativo singolare (su un giunco/su una canna)
Permisit= terza singolare del perfetto verbo PERMITTO, PERMITTIS,PERMISI, PERMISSUM,
PERMITTERE (ha permesso) La principale. La costruzione di permittĕre + accusativo + infinito, al
posto della più convenzionale subordinata con ut, è tipico della lingua poetica.
Agresti= agrestis, agrestis, agreste aggettivo seconda classe ablativo concordato con calamo
(agreste)
La principale (permisit) regge due infinitive (errare e ludere), e anche la relativa con
valore eventuale che è una subordinata di secondo tipo (vellem).
Non= avverbio (non)
Equidem= da ego + quidem, conferisce al pronome di prima persona un tono
limitativo che intende precisare l’affermazione (è proprio esattamente/non è per nulla)
Qui abbiamo una sinalefe
Invideo=prima persona singolare presente verbo INVIDEO, INVIDEES, INVIDI, INVISUM, INVIDERE.
(ti invidio)
Miror= prima singolare presente verbo deponente MIROR, MIRARIS, MIRATUS SUM, MIRARI (mi
stupisco/sono stupito). In contrapposizione con il verbo precedente invideo.
Magis= avverbio (piuttosto)
MIROR MAGIS: è un asindeto (le due frasi sono collegate semplicemente con una
virgola), è anche un chiasmo (avverbio e verbo equidem invideo, miror magis)
Undique= avverbio di luogo (dappertutto/dovunque può essere tradotto anche con un tale)
Totis= totum, toti neutro seconda declinazione ablativo plurale concordato con agris (in tutti)
Usque adeo= avverbio di tempo (fino a che punto)
Turbatur= 3 pers. Sing, passivo impersonale da TURBO, TURBAS, TURBAVI, TURBATUM,
TURBARE (sconvolgimento/turbamento). In contrapposizione con gli otia di Titiro
Agris= ager, agri seconda declinazione ablativo plurale (i campi)
TOTIS AGRIS: complemento di stato in luogo.
En= deittico usato spesso nelle commedie (ecco)
Ipse= contrapposto a ipsum (io stesso)
Capellas= diminutivo affettivo di capella, capellae prima declinazione accusativo plurale (le caprette)
Notiamo come il povero Melibeo riesce a portare via sole le sue caprette, mentre vediamo il bestiamo
di altro taglio può allevare Titiro; c’è proprio una gerarchia bucolica, i pastori più ricchi allevano le
mucche, poi abbiamo quelli che allevano le pecore e per ultimi quelli che hanno le caprette. Quella di
Melibeo è una descrizione all’insegna della disgrazia e della povertà dei propri averi. Un’altra forte
contrapposizione tra i due mondi dei pastori.

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Pròtinus= avverbio (in avanti)
Aeger= predicativo del soggetto ego (sofferente)
Ago= prima singolare presente verbo AGO, AGIS, EGI, ACTUM, AGERE (spingo)
Qui abbiamo una sinalefe
Hanc etiam= anche questa, indica la capretta. Bisogna immaginare un dialogo vivace e che l’animale
venga indicato con il dito
Vix= avverbio (a stento/a fatica)
Tityre= Tityrus, Tityri seconda declinazione vocativo (oh Titiro)
Duco= prima singolare indicativo verbo DUCO, DUCIS, DUXI, DUCTUM, DUCERE (io conduco). Il
verbo ducĕre, con il significato di “trascinarsi dietro” si contrappone ad agĕre (“ago”, v. 13), con il
significato di “spingere avanti”. La capretta partoriente è evidentemente troppo debole per camminare.
Hic= avverbio stato in luogo (qui)
Inter= preposizione (tra)
Densas= densus, densa, densum aggettivo prima classe accusativo plurale concordato con corylos
(densi)
Corylos= grecismo che arriva direttamente da Teocrito (corbezzoli)
Modo= avverbio (da poco/poco fa). Notiamo quante annotazioni di spazio-tempo ci sono nella lingua
di Melibeo.
Namque= avverbio (infatti)
Gemellos= gemellus, gemelli seconda declinazione accusativo plurale (dei gemelli/ due capretti)
Spem gregis= appositivo di gemellos
Spem= spes, spei quinta declinazione accusativo singolare (la speranza)
Gregis= grex, gregis terza declinazione genitivo singolare (del gregge)
A!= interiezione, spesso usata in ambito elegiaco, indica dolore ricco di pathos (ahime!)
Silice in nuda= complemento stato in luogo
Silice= silex, silicis terza declinazione ablativo singolare (su una silice/una roccia)
In nuda= nudus, nuda, nudum aggettivo prima classe ablativo concordato con silice (nuda)
Conixa= participio congiunto verbo deponente della terza coniugazione CONITOR, CONITERIS,
CONISUS SUM, CONITI (dopo aver partorito)
Reliquit= terza singolare perfetto verbo RELINQUO, RELINQUIS, RELIQUI, RELICTUM,
RELINQUERE (ha lasciato). Verbo il cui soggetto è la capella
Gemellos contrapposto con agnus→ la vita di Melibeo è fatta di stenti, i capretti vengono abbandonati
sulla roccia, perché non riescono a seguire il gregge per la troppa fatica, e non sacrificati nell'ara per
un dio come nel caso degli agnelli di Titiro.
Arriva poi il momento di rammarico di Melibeo che pensa al passato.
Saepe= avverbio (spesso)
Malum= malum, mali neutro seconda declinazione nominativo singolare (male)
Hoc= questo concordato con malum (questo male)
Nobìs= dativo del pronome personale nos (a noi)
Si= congiunzione (se)
Mens= mens, mentis terza declinazione nominativo singolare (la mente)
Non= non
Laeva= sciagurata/offuscata/non pronta letteralmente troppo sinistra, in senso negativo.
Fuisset= terza singolare congiuntivo piuccheperfetto del verbo SUM (fosse stata)
De caelo= caelus, caeli seconda declinazione genitivo singolare (del cielo)
Tactas= participio di TAGO, TAGIS, TETIGI, TACTUM, TAGERE (toccate)
Memini=perfetto che si traduce come presente (mi ricordo)
Praedicere= infinito di PRAEDICO, PRAEDICIS, PRAEDIXI, PRAEDICTUM, PRAEDICERE
(predicevano
Quercus= quercus, quercus quarta declinazione accusativo plurale (le querce). La quercia, essendo
la pianta consacrata a Giove, era solita essere colpita dai fulmini, come manifestazione della volontà
divina. Il rapporto di Melibeo con la divintà è però diverso rispetto a quello di Titiro.
Sed= congiunzione (ma)
Tamen= avverbio (tuttavia)
Iste= iste, ista, istud pronome dimostrativo (costui)
Deus= deus, dei seconda declinazione nominativo singolare (dio)
Qui= aggettivo interrogativo (qual/questo)
Sit= terza singolare congiuntivo presente verbo SUM (sia)
Da= seconda singolare imperativo presente di DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE (dacci). Usato nel
senso di dire (dicci). Appartiene al sermo quotidiano dei pastori→ realisimo di Virgilio
Tityre= Tityrus, Tityri seconda declinazione vocativo (oh Titiro)
Nobis= dativo di nos (a noi)

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Siamo alla fine del secondo libro delle Georgiche e Virgilio dichiara apertamente il rapporto di
continuità con il modello lucreziano nel secondo libro, dove all’esaltazione della felicità di chi è
riuscito a conoscere le leggi del cosmo affianca l’elogio della vita dei contadini, se solo sono in
grado di apprezzare i loro beni e di conoscere le divinità agresti (non si vuole contrapporre
all’epicureismo, persegue lo stesso fine di insegnamento della felicità ma lo fa sostituendo alla
rivelazione della filosofia la conoscenza dei valori etici e religiosi della vita contadina, meno
ambiziosamente).“Assume,dunque, la funzione del vate propria della cultura arcaica e riscoperta
della letteratura augustea, con il compito di offrire un messaggio che contribuisca al superamento
della crisi di valori conseguente alle guerre civili, che avevano gettato l’Italia in una grave crisi
agricola e sociale.

Felix= felix,felix, felix aggettivo seconda classe (felice). Il termine “felix” è sì un omaggio a Epicuro,
ma anche al grande poeta Lucrezio.
Qui= pronome relativo (chi)→ bisogna integrare un dimostrativo “hic qui” (colui che)
Potuit= terza singolare del perfetto verbo POSSUM, POTES, POTUI, POSSE(ha potuto).
Rerum= res, rei quinta declinazione genitivo plurale (delle cose)
Cognoscere= infinito retto dal verbo potuit, verbo COGNOSCO, COGNOSCIS, COGNOVI,
COGNITUM, COSGNOSCERE terza coniugazione (conoscere)
Causas= causa, causae prima declinazione accusativo plurale (le ragioni/le cause)
Atque= congiunzione (e)
Metus= metus metus quarta declinazione accusativo plurale (i timori/le paure)
Omnis= omnis, omnis, omne aggettivo seconda classe, sta per l’accusativo plurale omnes concordato
con metus (tutti)
Et= congiunzione (e)
Inexorabile= inexorabilis, inexorabilis, inexorabile aggettivo seconda classe accusativo neutro
singolare (inesorabile).Inesorabile, cioè che non si può ottenere con le preghiere, il fato va avanti da
solo. Termine di tradizione tragica ed epica, registro dello stile molto elevato.
Fatum= fatum, fati neutro seconda declinazione accusativo singolare (fato)
Subiecit=composto sub+iacio, verbo che si costruisce con il dativo (pedibus); terza singolare del
perfetto di SUBICIO, SUBICIS, SUBIECI, SUBIECTUM, SUBICERE terza coniugazione (ha messo)
Pedibus= pes, pedis terza declinazione dativo plurale (sotto i piedi)
Strepitum(que)= strepitus, strepitus quarta declinazione accusativo singolare (e il rumore assordante)
Acherontis= Acheron, Acherontis terza declinazione genitivo singolare (dell’Acheronte, uno dei fiumi
infernali)
Avari= avarus, avara, avarum aggettivo prima classe genitivo singolare concordato con Acherontis
(dell’avido Acheronte)→L'Acheronte, fiume infernale, è definito avido nel senso che non concede
ritorno alla vita a chi lo ha oltrepassato; oppure perché non si accontenta dei morti che già lo hanno
attraversato.

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Il linguaggio che usa qui Virgilio non lascia dubbi, lui sta imitando uno dei tanti elogi di Epicuro, che
Lucrezio ha poi disseminato all’interno del suo poema (de Rerum Natura). E’ Epicuro questo eroe,
che ha conquistato questa libertà per l’umanità, mettendo sotto i piedi la paura della morte, del dolore,
dell’Acheronte, indagando sulla segreta struttura del mondo e capendo che tutto ha una base
materiale, che dopo la morte non ci saranno sofferenze.(Nell’antica Grecia esisteva un tetrafarmaco,
composto da cera, sego, pece e resina, per combattere e superare le malattie del corpo. Su questo
modello l’epicureismo ha elaborato il quadrifarmaco del saggio: quattro rimedi per sconfiggere le
quattro grandi paure degli uomini di ogni tempo: dei, morte, dolore fisico e il non riuscire a realizzare i
proprio desideri)
Fortunatus= bisogna sottintendere il verbo essere prima,“est fortunatus” (è fortunato)
Et= congiunzione (anche)
Ille= ille. illa, illud pronome dimostrativo (colui)
Deos= deus, dei seconda declinazione accusativo plurale (gli dei)
Qui=pronome relativo (che)
Novit= terza singolare del perfetto risultativo, risultato nel presente di un'azione che si è perfezionata
nel passato. Dal verbo NOSCO, NOSCIS, NOVI, NOTUM, NOSCERE (ha conosciuto, quindi sa/ha
esperienza). Contrapposto a cognoscere.
Agrestis= da intendere accusativo plurale agrestes, concordato con deos (agricoli)
Pana(que)= il suffisso pan è di orgine greca, arcadica per l’esattezza, e pana è un accusativo alla
greca (Pan e)→Pan è la divinità greca dei boschi, che nella tradizione romana trova il suo equivalente
in Silvanus.
Silvanum(que)= Silvanus, Silvani seconda declinazione accusativo singolare (Silvano)
Senem= senex, senex, senex aggettivo seconda classe accusativo concordato con Silvanum
(vecchio)
Nymphas(que)= nynpha, nynphae prima declinazione accusativo plurale (e le ninfe)
Sorores= soror, sororis terza declinazione accusativo plurale (sorelle)
Ritorno di un mondo arcano, di questo legame intimo con la natura e il sacro che fa irruzione nella
poesia augustea. In Orazio ritroveremo l’idea della poesia come opera divina, che si esprime
attraverso un vate, un poeta vicino a queste forze primigienie.
Illum= ille. illa, illud pronome dimostrativo (colui/quest'uomo così fortunato)
Non= non
Populi= populos, populi seconda declinazione genitivo singolare (del popolo, inteso come comunità
politica)
Fasces= fascis, fascis terza declinazione nominativo plurale (i fasci). Fasci che accompagnano i più
importanti magistrati della repubblica romana, in particolare i consoli. Il termine è qui usato per
indicare genericamente il potere di chi ricopre incarichi politici e amministrativi.
Non= non/né
Purpura= purpura, purpurae prima declinazione nominativo (la porpora).Colore prezioso nell’antichità,
attribuito ai re ellenistici del Mediterraneo. Contrapposto a fasces.
Regum= rex, regis terza declinazione genitivo plurale (dei re). Contrapposto a populi
Flexit= terza singolare del perfetto FLECTO, FLECTIS, FLEXI, FLEXUM, FLECTERE (hanno
piegato). Verbo che però è concordato con solo uno dei soggetti (purpura)che si susseguono: fasces,
purpura, discordia, Dacus, res romanae e regna peritura. Sono tutti soggetti ellittici del verbo, che
viene espresso solo una volta (flexit.)
Et= congiunzione (e)
Infidos= infidus, infida, infidum aggettivo prima classe accusativo plurale concordato con frates (sleali)
Agitans= particpio presente di AGITO, AGITAS, AGITAVI, AGITATUM, AGITARE concordato con
discordia (che agita)
Discordia= discordia, discordiae prima declinazione (la discordia)
Fratres= frater, fratris terza declinazione accusativo plurale (i fratelli).
Riferimento chiaro alle guerre civili, la discordia che metti i fratelli uno contro l’altro. Frase ordinata a
sperrung A=infidos B=agitans B=discordia=frates
Aut….aut= congiunzione (né…né)
Coniurato= participio di CONIURO, CONIURAS, CONIURAVI, CONIURATUM, CONIURARE (che si è
alleato. Concordato con Histro.
Descendens= participio presente di DESCENDO, DESCENDIS, DESCENDI, DESCENSUM,
DECSENDERE (che scendono)
Dacus= Dacus, Daci, seconda declinazione nominativo singolare (I Daci). Singolare per il plurale. I
Daci erano stanziati nella regione del basso Danubio (attualmente Romania e Moldavia).

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Ab Histro= Hister, Histri seconda declinazione; moto da luogo ab+ ablativo (dal Danubio). Nome del
fiume Danubio nell’antichità. Anche in questo caso abbiamo uno sperrung
Non= non
Res= res, rei quinta declinazione nominativo plurale (gli avvenimenti/le vicende)
Romanae= Romanus, Romana, Romanum aggettivo prima classe genitivo femminile singolare
(romane/di Roma)
Peritura(que)= participio futuro concordato con regna. da PEREO (PER+EO), PERIS, PERII, PERIRE
(destinati a scomparire)
Regna= regnum, regni neutro seconda declinazione nominativo plurale (e i regni)
Neque= non
Ille= soggetto (lui)
Aut= né
Doluit= terza singolare perfetto di DOLEO, DOLES, DOLUI, DOLERE (ha sofferto)
Miserans= participio congiunto con ille. MISEROR, MISERARIS, MISERATUS SUM, MISERARI
(commiserando/provando pietà)
Inopem= inops, inops, inops aggettivo seconda classe accusativo singolare (chi è povero/miserabile)
Aut= né
Invidit= terza singolare perfetto verbo INVIDEO, INVIDES, INVIDI, INVISUM, INVIDERE (invidia)
Habenti= dativo di svantaggi (colui che ha/il ricco) da HABEO, HABES, HABUI, HABITUM, HABERE
Doluit e Invidit= sono perfetti che descrivono un’azione che in quelle condizioni lì è valida per sempre,
quasi con funzione avverbiale.
aut doluit miserans inopèm aut invidit habenti→ noi siamo abituati a pensare di dover aver pietà
del povero. Il mondo georgico non è un mondo idillico ma è quello della dura necessità del lavoro; è
qualcosa che discende da Esiodo (“le opere e i giorni”) l’agricoltore trova la sua moralità nel lavoro dei
campi; è un lavoro precario e in ogni momento i suoi frutti possono essere annullati dalla violenza
della natura. La natura non è quella buona dell’età dell’oro essa non potrà più tornare perché c’è
ormai la necessità per l’uomo di ritrovare i suoi mores e di ritrovare la sua moralità. Il contadino lotta
continuamente contro questa natura matrigna e guai a mollare un attimo, perché egli si ri-troverebbe
povero e a quel punto (secondo Esiodo) sarebbe colpa sua. Inutilmente cercherà sostegno negli altri,
lui che non è stato in grado col suo lavoro di procurarsi i suoi mezzi di sussistenza. Siamo davanti ad
un punto importante della morale dell’età augustea, espressa non solo da Virgilio, ma anche da
Orazio: la felicità consiste nell’essere liberi dal bisogno di affrancarsi,allontanarsi dalle 2 schiavitù: da
chi non ha nulla e da chi ne ha troppa, entrambi visti come colpevoli., e chi cade in questi due estremi
non può essere commiserato o invidiato.
Quos= aggettivo relativo concordato con fructus (quei)
Rami= ramus, rami seconda declinazione nominativo plurale (i rami)
Fructus= fructus, fructus quarta declinazione nominativo (frutti)
Quos= che
Ipsa= pronome indefinito concordato a rura (stesse)
Volentia= complemento di modo ablativo (volentieri/ per loro volere)
Rura= rus, ruris terza declinazione nominativo plurale (le campagne)
Sponte sua= di sua spontanea volontà/spontaneamente
Tulere= forma alternativa, sta per tulerunt. Terza plurale perfetto verbo FERO, FERS, TULI, LATUM,
FERRE (producono). Termine diffuso nell’età repubblicana e nella prima fase imperiale poi diventa
raro.
Carpsit= terza singolare del perfetto che si può tradurre anche con il presente da CARPO, CARPIS,
CARPSI, CARPTUM, CARPERE (strappare da un corpo più grande, in questo caso un frutto da un
albero)
Nec= né
Ferrea= ferreus, ferrea, ferreum accusativo neutro plurale concordato con iura (feree)
Iura= ius, iuri neutro terza declinazione accusativo plurale (leggi)
Insanum(que)= insanus, insana, insanum aggettivo prima classe accusativo neutro singolare
concordato con forum (folle)
Forum= forum, fori neutro seconda declinazione accusativo singolare (foro, luogo in cui si svolgono
affari)
Aut= congiunzione (o)
Populi= populos, populi seconda declinazione genitivo singolare (del popolo/ popolari)
Tabularia= tabularium, tabularii neutro seconda declinazione accusativo plurale (gli archivi)
Vidit= terza singolare perfetto VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE (ha visto)
Dal verso 501 al 505 la morale è che l’uomo si deve accontentare di quello che la natura offre.

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Sollicitant= terza plurale presente del verbo SOLLICITO, SOLLICITAS, SOLLICITAVI,
SOLLICITATUM, SOLLICITARE (agitano)
Alii= soggetto (alcuni)
Remis= ablativo strumentale (con i remi)
Freta= fretum, freti neutro seconda declinazione accusativo plurale (tratti di mare)
Caeca= caecus, caeca, caecum aggettivo prima classe accusativo plurale concordato con freta.
Aggettivo usato frequentemente soprattutto in poesia per indicare la violenza e pericolosità del mare
burrascoso (tempestosi)
Ruunt(que)= terza plurale indicativo presente RUO, RUIS, RUI, RUERE terza coniugazione (si
precipitano)
In Ferrum= ferrum, ferri neutro seconda declinazione accusativo (/verso il ferro/verso le armi)
Penetrant= terza plurale presente verbo PENETRO, PENETRAS, PENETRAVI, PENETRATUM,
PENETRARE (introducono)
Aulas= aula, aulae prima declinazione accusativo plurale (nelle corti)
Et Limina= congiunzione e+ limen, liminis, neutro terza declinazione accusativo plurale (nelle
anticamere)
Regum= rex, regis terza declinazione genitivo plurale (dei re)
Hic= questo/un altro
Petit= terza singolare presente verbo di PETO, PETIS, PETII, PETITUM, PETERE (volersi
impadronire/progetta)
Excidiis= excidium, excidii neutro seconda declinazione ablativo strumentale (di devestare)
Urbem= urbs, urbis terza declinazione accusativo singolare (la città)
Miseros(que)= e+ miser, misera, miserum aggettivo prima classe accusativo plurale (i miseri)
Penatis= da intendere penates; penates, penatium, terza declinazione accusativo plurale (penati).
Nella tradizione romana erano le divinità protettrici della casa e della famiglia.
Qui dal verso 505 passiamo al 513
Agricola= soggetto; agricola, agricolae prima declinazione nominativo singolare (l’agricoltore)
Incurvo= incurvus, incurva, incurvum aggettivo prima classe ablativo singolare concordato con aratro
(incurvato)
Terram= terra, terrae prima declinazione accusativo isngolare (la terra)
Dimovit= terza singolare perfetto verbo DIMOVEO, DIMOVES, DIMOVI, DIMOTUM, DIMOVERE
seconda coniugazione (ha smosso)
Aratro= aratrum, aratri neutro seconda declinazione ablativo singolare (con l’aratro)
Hinc= avverbio di luogo (qui)
Anni= annus, anni seconda declinazione genitivo singolare (dell’anno)
Labor= labor, laboris terza declinazione nominativo singolare (il lavoro/lo sforzo/la fatica)
Hinc= avverbio (da qui)
Patriam= patria, patriae prima declinazione accusativo singolare (la patria)
Parvos(que)= e+ parvus, parva, parvum aggettivo prima classe accusativo plurale concordato con
nepotes (i piccoli)
Nepotes= nepos, nepotis terza declinazione accusativo plurale (nipoti)
Sustine= composto di TENEO; terza plurale presente di SUSTINEO, SUSTINES, SUSTINUI,
SUSTENTUM, SUSTINERE seconda declinazione (sostiene)
Hinc= da qui
Armenta= armentum, armenti neutro seconda declinazione accusativo plurale (le mandrie)
Boum= bos, bovis terza declinazione genitivo plurale (dei buoi)
Meritos(que)= e+ meritus, merita, meritum aggettivo prima classe accusativo plurale concordato con
iuvencos (e i meritevoli)
Iuvencos= iuvencus, iuvenci seconda declinazione accusativo plurale (giovenchi)

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Il brano è tratto dal quarto libro ed esprime il punto di vista della regina Didone, uno dei più importanti
nella storia. Il momento è quello dell’addio da parte di Didone ad Enea. Enea riceve l’ordine divino di
allontanarsi dall’Africa e di sbarcare in Italia (dove è destinato ad emergere la nuova Troia). La regina
vede tutto questo come un tradimento e in questo scambio finale rimprovera Enea il quale, seppur
sofferente, non risponde e ri-torna per preparare la sua flotta per la partenza, preso da questo
compito superiore. Enea, terribilmente umano, non riesce a proferire parola in quanto non potrebbe
alleviare il dolore di Didone. Il silenzio di Enea significa che non c’è più spazio per le parole, ognuno
deve restare col proprio dolore. La narrazione vive dei contrasti tra ciò che viene espresso nel
discorso diretto di Didone e quello indiretto di Enea. Nonostante tutto Enea sa di essere pio. La
narrazione si impregna di una nota empatica nei confronti del personaggio e della percezione che
esso ha di se stesso. Quando Enea abbandona le spiagge di Cartagine vede da lontano queste dolci
rive che si allontanano piano piano. Virgilio definisce le rive dolci perché si impregnano del sentimento
del personaggio (in realtà il mare è agitato) che sta lasciando la donna che ama. Spesso Virgilio fa
trasparire i sentimenti dei personaggi, è una narrazione soggettiva. Enea rivedrà Didone, ma non da
viva. La rivedrà nell’oltretomba dove incontrerà Anchise che gli mostrerà il destino di Roma attraverso
le anime destinate a essere protagoniste della storia di Roma. Qui incontra anche l’anima di Didone
abbracciata al marito Sicheo, morto anch’esso poco prima di lei. Enea si rivolge a Didone dicendole:
contro la mia volontà io mi sono allontanato dalle tue spiagge, non avrei mai voluto abbandonarti.
Queste parole sono quasi la citazione di un verso di Catullo nel carme 66 (traduzione del brano della
chioma di Berenice, tratto da Callimaco in distici elegiaci). Tanti critici hanno visto in questo rimando
una nota inopportuna, perché la situazione è completamente diversa e non si può paragonare il
pathos dell’abbandono tragico di Enea alla vicenda cortigiana, raffinata e malinconica della chioma di
Berenice. Quello che va in scena è il mix tra la bellezza e l’inadeguatezza dei discorsi dell’eros.
Virgilio vuole andare oltre la scoperta della sofferenza dell’ambito umano. Il poeta però cerca di
affermare che è una dimensione insufficiente di fronte alle grandi sfide della storia. Lui che in vista di
un'esigenza collettiva trasfigura il messaggio poetico a lui più caro per spronarlo a farlo diventare
qualcosa di unico. Un modo per chiudere i conti con qualcosa che non apparteneva più ai bisogni
della nuova Roma, come la crisi e i disagi sociali.

Parla Didone, saranno le ultime parole che rivolgerà ad Enea. Ultimo invito di Didone ad Enea, invito
ovviamente sarcastico.

I= imperativo da EO, IS, IVI, ITUM, IRE (vai/parti). Notiamo la vocale lunga caratteristica del
singolare, che il latino ha esteso per analogia anche al plurale ite.
Sequere= seconda persona singolare imperativo presente di SEQUOR, SEQUERIS, SECUTUS,
SUM, SEQUI (segui). E’ un verbo deponente della terza coniugazione usato nel senso di “segui la
rotta per/ dirigersi verso”

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Italiam= complemento oggetto di sequere; Italia, Italiae prima declinazione accusativo singolare (in
Italia).
Ventis= ventus, venti seconda declinazione ablativo strumentale (con il vento)
Pete= seconda singolare imperativo presente verbo PETO, PETIS, PETII, PETITUM, PETERE terza
coniugazione (cerca). Ha il significato di “andare in cerca di”.
Regna= regnum, regni neutro seconda declinazione accusativo plurale (i tuoi regni)
Per undas= unda, undae prima declinazione accusativo plurale (attraverso le onde)
Spero= prima singolare indicativo presnte verbo SPERO, SPERAS, SPERAVI, SPERATUM,
SPERARE (io spero). Regge, come di norma in latino, i successivi infiniti futuri, cioè i due participi
futuri hausurum e vocaturum, ove andrà sottointeso esse, i quali hanno un soggetto all’accusativo.
Equidem= avverbio (solamente/d’altra parte). Mette in contrasto un’affermazione, anche in modo
leggero.
Mediis= medium, medii neutro seconda declinazione ablativo plurale (in mezzo). Va concordato con
scopulis al verso successivo, con valore predicativo.
Si quid pia numina possunt= protasi di periodo ipotetico
Si= se
Quid= pronome indefinito (qualche cosa). Di norma nelle frasi ipotetiche, introdotte da si o ne, si usa il
pronome indefinito quis, uso molto frequente in queste formule di preghiera o augurio o maledizione,
altrimenti si usa aliquis.
Pia= pius, pia, piu, aggettivo prima classe accusativo plurale (misericordiosi/pietosi/pie)
Numina= numen, numinis, neutro terza declinazione accusativo plurale (potenze divine/Celesti)
Possunt= terza plurale presente verbo POSSUM, POTES, POTUI, POSSE (possono/hanno qualche
potere)
Supplicia= supplicium, supplicii neutro seconda declinazione accusativo plurale (la pena/il fio)
Hausurum= participio futuro da HAURIO, HAURIS, HAUSI, HAUSTUM, HAURIRE quarta
coniugazione. Va sottinteso esse, vd.sopra). Retto da spero. Il primo significato è quello di ‘bere
(quasi aspirando, succhiando)’, ma qui il verbo è costruito con supplicia nel senso di ‘prendere su di
sé, subire, pagare il fio.
Scopulis= scopulus, scopuli seconda declinazione ablativo plurale (scogli). Unito a mediis diventa in
mezzo agli scogli.
Mediis scopulis: ablativo locativo
Et Nomine= congiunzione e + nomen, nominis neutro terza declinazione ablativo strumentale (per
nome)
Dido= dido, didonis terza declinazione. Da notare il vocativo, come se fosse in discorso diretto, retto
da vocaturum, a dare un tocco di pathos in più: ‘e che chiamerai “Didone!” ’. Dovrebbe essere messo
tra virgolette perchè indica il grido che Didone immagina che Enea, disperato, urlerà nel momento del
naufragio.
Saepe= avverbio (spesso)
Vocaturum= participio futuro, da VOCO, VOCAS, VOCAVI, VOCATUM, VOCARE (chiamerai)
Sequar= prima singolare futuro da sequor (vd. sopra). (non ha il significato di “ti seguirò”, ma “ti
perseguiterò”)
Come spesso avviene, vi è qui la ripresa di un termine nel breve giro di pochi versi, perché il lettore
apprezzi lo scarto nell’uso, il contrasto tra i due significati: in questo caso, la contrapposizione è tra
Enea, che ‘si dirigerà’ verso l’Italia, e Didone, che ‘lo seguirà’ come un fantasma vendicativo.
Atris= atre, atra, atrum aggettivo prima classe ablativo neutro plurale concordato con ignibus (i
neri/infernali)
Ignibus= ignis, ignis terza declinazione ablativo strumentale plurale (fuochi)
Atris ignibus= ablativo strumentale (con i neri/cupi fuochi)
Absens= participio presente da ABSUM, ABES, ABFUI, ABESSE. E’ concordato al soggetto
sottinteso ego, come suo predicativo (lett. ‘io da assente, io lontana’)
et= congiunzione (e)
Cum= valore temporale (quando). Con il futuro anteriore (seduxerit), sottolinea che l’azione è
precedente a quella espressa dai futuri semplici sequar e soprattutto adero al v. successivo, nelle due
frasi principali del periodo.
Frigida= frigida, frigidae prima declinazione nominativo singolare concordato con mors (la fredda)
Mors= mors, mortis terza declinazione nominativo plurale (la morte)
Anima(a lunga)= anima, anime prima declinazione ablativo di allontanamento o separazione
(dall’anima, qui è nel senso di ‘soffio, forza vitale’)
Seduxerit= terza singolare futuro anteriore da SEDUCO, SEDUCIS, SEDUXI, SEDUCTUM,
SEDUCERE (avrà sciolto/separato)

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Artus= artus, artus maschile quarta declinazione accusativo plurale (le membra)
Traduzione: ‘quando la fredda morte avrà separato dall’anima le membra
Omnibus= omnis, omnis, omne aggettivo seconda classe concordato con locis (in qualunque)
Umbra= umbra, umbrae prima declinazione E’ ancora predicativo del soggetto sottinteso ego
(lett:ombra, ma possiamo tradurlo con spettro/fantasma)
Omnibus loci= ablativo con valore di stato in luogo (in tutti i luoghi)
Locis= locus, loci seconda declinazione ablativo plurale (luoghi)
Adero= prima singolare futuro semplice di ADSUM, ADES, ADFUI, ADESSE→ è un composto di sum
(ti seguirò/ci sarò/ti sarò vicino)
Dabis= seconda singolare futuro semplice da DO, DA, DEDI, DATUM, DARE (lett: darai, dare poenas
è espressione idiomatica consueta del latino letterario: ‘pagherai il fio/il prezzo, sconterai la tua pena)
Improbe= avverbio (con malvagità)
Poenas= poena, poenae prima declinazione accusativo plurale (la pena)
Audiam= prima singolare futuro semplice di AUDIO, AUDIS, AUDI, AUDITUM, AUDIRE (io lo saprò/la
sentirò)
Et haec= congiunzione e + pronome dimostrativo concordato con fama (e questa)
Manis= manes, manis seconda declinazione accusativo plurale con imos. Accusativo di moto a luogo
retto dal futuro veniet: lett:‘verrà giù tra i Mani’→ con questa denominazione i Romani antichi
designavano le anime dei defunti alberganti nell'oltretomba e che di là risalivano, di quando in
quando, a vagare tra i vivi sulla superficie della terra. Noi traduciamo con tra le ombre.
Veniet= terza singolare futuro semplice di VENIO, VENIS, VENI, VENITUM, VENIRE quarta
declinazione (giungerà)
Mihi= dativo di ego (a me/mi)
Fama= fama, famae prima declinazione nominativo singolare (fama/notizia)
Sub imos= forma di superlativo (ciò che sta più sotto). Si riferisce ai Mani, le anime dei trapassati,
indicandone le regioni dove sono collocati negli inferi
Manis ... sub imos la concordanza è in Sperrung, tra il termine prima della cesura e quello
a fine verso.
His= pronome dimostrativo in ablativo stumentale
Medium= medium, medii neutro seconda declinazione accusativo singolare. Ha ancora una volta
valore predicativo come in medium scopulis.
Dictis= participio perfetto di DICO, DICAS, DICAVI, DICATUM, DICARE (dicendo)
His dictis= ablativi strumentali (detto questo/così dicendo)
Sermonem= sermo, sermonis terza declinazione accusativo singolare (il discorso)
Medium sermonem= ‘interrompe a metà il discorso’. Da notare l’ordo verborum intrecciato:
his medium dictis sermonem, con i due aggettivi all’inizio concordati ai due sostantivi alla fine:
ABAB.
Abrumpit= terza singolare presente di ABRUMPO, ABRUMPIS, ABRUPI, ABRUMPTUM,
ABRUMPERE terza coniugazione (fugge). E’ un presente storico o narrativo, a rendere con maggiore
evidenza un'azione che si intende bene essere avvenuta nel passato: lo sono anche fugit, avertit e
aufert al v. successivo.
Et auras= e+ aura, aurae prima declinazione accusativo (la luce)
Aegra= aeger, aegra, aegrum aggettivo prima classe (sofferente/affranta). E’ da concordare al
soggetto sottinteso Dido (fugge sofferente)
Fugit= terza singolare presente FUGIO, FUGIS, FUGI, FUGITUM, FUGERE terza declinazione
(fugge/scappa via). La metrica ci assicura che la –u- è breve: si tratta della forma del presente, non di
quella del perfetto, che avrebbe la vocale lunga.
Se(que)= e+si
Ex oculis=ex+ oculus, oculi seconda declinazione dativo plurale (agli occhi)
Avertit= terza dingolare presente di AVERTO, AVERTIS, AVERTI, AVERSUM, AVERTERE (si sottrae)
Et aufert= e+ terza singolare presente da AUFERO, AUFERS, ABSTULI, ABLATUM, AUFERRE (si
leva via/si allontana).
Seque ex oculis avertit et aufert→ lett. ‘si allontana, si sottrae agli occhi’, quindi, ‘sparisce alla
vista’ (di Enea). Entrambi i verbi reggono il se.
Linquens= participio presente di LINQUO, LINQUIS, LIQUI, LICTUM, LINQUERE (lasciandolo).
Predicativo del soggetto Didone
Multa= multa è forma di accusativo neutro plurale, ed è qui usato con valore di accusativo di
relazione, con valore avverbiale (molto’, lett. ‘in molte cose, in molti aspetti’).
Metu= metus, metus quarta declinazione ablativo di causa ( per la paura/con timore,da leggere dopo
dicere)

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Gioco di allitterazione fonetica, indica la titubanza di Enea.
Cunctantem= participio presente di CUNCTO, CUNCTAS, CUNCTATUM, CUNCTARE (dubbioso)
Et multa= parantem regge l’infinito dicere che a sua volta governa il secondo multa, suo complemento
oggetto: ‘lui che si preparava a dire molte cose’.
Parantem= participio presente di PARO, PARAS,PARAVI, PARATUM, PARARE (preparava)
Cunctantem e parantem, concordati con un illum (cioè Enea) sottinteso: ‘lo lascia lì a
esitare e a prepararsi a dire’.
Dicere= infinito presente di DĪCO, DĪCIS, DIXI, DICTUM, DĪCĔRE (di dire)
Suscipiunt= terza plurale presente di SUSPICIO, SUSPICIS, SUSPEXI, SUSPECTUM, SUSPICERE
terza coniugazione (la raccolgono)
Famulae= famula, famulae prima declinazione nominativo plurale (le ancelle)
Conlapsa(que)= è participio perfetto da CONLABOR, CONLABERIS, CONLAPSUS SUM, CONLABI
verbo deponente terza coniugazione, composto di labor (e collassate). Si tratta di participio congiunto,
concordato a membra, con valore temporale: ‘le membra che erano venute a mancare’, ‘le membra
dopo che esse erano venute a mancare’.
Membra= membrum, membri neutro seconda declinazione nominativo plurale (le membra)
Marmoreo= marmoreus, marmorea, marmoreum aggettivo prima classe dativo singolare concordato a
thalamo (al suo marmoreo)
Referunt= terza plurale presente da RĔFĔRO, RĔFĔRS, RETULI, RELATUM, RĔFĔRRE (riportano).
Regge qui, come spesso in poesia latina, il dativo: ‘riportano al marmoreo talamo’.
Thalamo= thalamus, thalami seconda declinazione dativo singolare (talamo/letto)
Ricco di pathos il termine thalamus, che indica generalmente in primo luogo la ‘stanza’, quindi ‘il
letto’ nuziale (quello che Enea ha tradito).
Stratis(que)= nella lingua soprattutto poetica gli stratum, strati neutro seconda declinazione dativo
plurale sono le coperte del letto (sulle coperte) Si tratta in origine di un participio sostantivato da
STERNO, -IS, STRAVI, STRATUM, ‘STENDERE’ (deriva quindi dal verbo stendere)
Reponunt= terza plurale presente RĔPŌNO, RĔPŌNIS, REPOSUI, REPOSITUM, RĔPŌNĔRE (la
ripongono). Regge il dativo stratis
Didone dopo il discorso era svenuta
Traduzione dal verso 385 al 392:
E quando la fredda morte avrà separato gli arti dall’anima,io ombra sarò affianco,in
qualunque luogo. E tu ingiusto me la pagherai. Ascolterò e verrà a me questa fama attraverso i/le
Mani\anime dei morti buoni nell’aldilà. Lei rompe a metà il discorso con queste parole ammalata,
fugge l’aria del giorno e allontana se stessa dagli occhi lasciandolo esitante si prepara a dire molte
cose con timore. Le serve la raccolgono e le membra collassate portano sul letto marmoreo e la
ripongono sui materassi.
At= congiungiunzione (ma)
Pius= pius, pia, pium aggettivo prima classe nominativo concordato con Aeneas (pio/devoto)
Termine già utilizzato da Didone, in riferimento alle potenze divine (verso 382); qui invece è il
narratore che chiama pius Enea, che gli dei, per Didone, dovevano punire. Contrasto insanabile dal
punto di vista di Didone, pietas qui vorrebbe dire punizione, invece la voce narrante riferisce
l’aggettivo pius ad Enea, proprio al fedifrago. Le ragioni di Didone e le ragioni della narrazione. è qui
che sta la pietas: E’ una delle prime volte, nel corso della narrazione, che Enea viene definito dal
narratore pius, quello che sarà poi una formula epica per definire Enea, diventa quasi un epiteto fisso
per Enea. Qui però c’è tanta tragedia, è il monologo di un’eroina deserta, distrutta, abbandonata dall’
uomo che ama. Epiteto empatico che deve indicare un giudizio non solo del narratore, ma anche una
consapevolezza del personaggio di sapere di essere pio.
Aeneas= Aeneas, Aeneae prima declinazione nominativo (Enea)
Quamquam= congiunzione (ma/sebbene). Introduce una avversativa, come di regola con l’ indicativo
cupit.
Lenire= infinito di LENIO, LENIS, LENII, LENITUM, LENIRE quarta declinazione (lenire/calmare). Si
riferisce a curas.
Dolentem= participio presente di DOLEO, DOLES, DOLUI, DOLERE seconda coniugazione
(addolorata) Retto dal gerundio solando, dolentem sottintende illam (cioè Didonem)
Lenire dolentem= riferito a Didone, alleviare il dolore a lei che è addolorata/afflitta
Solando= ablativo del gerundio con valore strumentale dal verbo SOLOR,SOLARIS, SOLATUS SUM,
SOLARIARI (consolandola/ con il consolare)
Cupit= terza singolare presente CŬPĬO, CŬPIS, CUPII, CUPITUM, CŬPĔRE (desideri)

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Et= congiunzione (e)
Dictis= dictum, dicti neutro seconda declinazione ablativo plurale con valore strumentale (con le sue
parole)
Avertere= infinito di AVERTO, AVERTIS, AVERTI, AVERSUM, AVERTERE terza coniugazione
(allontanare). Infinito retto da cupit, riprende avertit al verso 389.
Curas= cura, curae prima declinazione accusativo plurale (le sofferenze/l’affanno)
Multa= valore avverbiale (molto). Vedi anche il primo multa al v. 390
Gemens= participio congiunto con il soggetto pius Aeneas al v. 393 (‘gemendo’, cioè ‘mentre
gemeva’ o forse anche meglio, con connotazioni concessivo/avversative, ‘pur gemendo’)
Multa gemens= gemendo molto
Magno(que)= magnus, magna, magnum aggettivo prima classe ablativo singolare concordato a
amore (dal grande)
Animum= animus, animi seconda declinazione accusativo di relazione (nell’animo)
Labefactus= ancora participio congiunto del soggetto Aeneas da LABEFACIO, LABEFACIS,
LABEFECI, LABEFACTUM, LABEFACERE terza coniugazione (e vacillante/distrutto). Composto di
labes (vacillamento, caduta) + facio (fare). Regge l’ablativo di causa efficiente magno.
Amore= amor, amoris terza declinazione ablativo di causa efficiente (dall’amore)
Iussa= sostantivato ma participio di IUBEO, IUBES, IUSSI, IUSSUM, IUBERE (‘le cose comandate’,
quindi ‘gli ordini’)
Tamen= avverbio (tutttavia)
Divum= divum è il genitivo di divus (degli dei), di base un aggettivo (‘divino’), spesso però usato in
poesia e nella prosa di livello più sostenuto in modo sostantivato: divus e diva =‘il dio, la dea’. Virgilio
usa anche la forma divorum (Aen. 7,211).
Exsequitur= terza singolare presente da EXSĔQUOR, EXSĔQUĔRIS, EXSECUTUS SUM,
EXSĔQUĔRE (segue/obbedisce). Dopo la frase avversativa ai versi precedenti e i due participi
congiunti al v. 395, finalmente arriva il verbo della frase principale del periodo. Soggetto è ancora pius
Aeneas, del v.393. Enea ‘esegue’ gli ordini; ancora un composto del verbo sequor: egli non ‘segue
una rotta’, né perseguita, come diceva Didone di lui e di se stessa qualche verso prima: egli ‘segue’
piamente il volere degli dei.
Classem(que)= classis, classis terza declinazione accusativo singolare (alla flotta)
Revisit= terza singolare presente da RĔVĪSO, RĔVĪSIS, REVISI, REVISUM, RĔVĪSĔRE ( e ritorna).
E’ un frequentativo di (re)-video, formato sul tema del supino visum: ‘vedere più volte’, o meglio, come
in questo caso, ‘tornare a vedere’.

Noi non ascolteremo le parole di Enea, che rimarrà balbettante, impaurito, apprensivo per questa
donna, che egli ama teneramente. Questo è un Enea terribilmente umano, che non riesce a proferire
parola, parole quasi impossibili, non c’è spazio per le parole, ognuno rimane con il proprio dolore,
questo vuol dire il silenzio di Enea. La narrazione vive di questi contrasti, tra ciò che viene espresso
nel discorso diretto di Didone, e nel discorso indiretto, nella narrazione dell’ego narrante, del pius
Aeneas. Narrazione che si impregna dei giudizi, spesso soggettivi, dei personaggi.

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STRUTTURA Una satira tipica La prima satira, oltre a essere celebre per l’esito artistico
particolarmente felice, è anche utile per capire la struttura di una satira-tipo. Nella prima sezione (vv.
1-22), rivolgendosi direttamente al dedicatario, Orazio espone l’argomento generale della satira
(l’incontentabilità degli uomini), illustrandola subito prima con esempi concreti e vivaci (il soldato, il
mercante, l’avvocato, il contadino), poi con una specie di apologo (il dio che vuole accontentare gli
uomini ma se ne va seccato e sbuffante). Con perfetto parallelismo, la seconda sezione (vv. 23-40)
porta avanti la critica al comportamento umano spostandosi dalla incontentabilità all’insoddisfazione
che ne deriva e che porta a un accumulo di ricchezze tanto incessante quanto vano. I protagonisti
sono all’incirca gli stessi della prima sezione (vv. 28-30, ma con l’oste al posto del contadino), e anche
qui abbiamo uno spunto favolistico, quello della formica che accumula (ma che, più saggia dell’uomo,
a un certo punto si gode quanto ha messo da parte). La critica all’accumulo di denaro prosegue nella
sezione omessa (vv. 41-91). La terza sezione (vv. 92-107) mostra un procedimento tipico del genere
satirico: la citazione non più di tipi generici, ma di individui dotati di nome proprio, magari poco
significativi per noi ma certamente ben noti ai tempi di Orazio, tanto da diventare simboli di
determinati vizi. In questo caso, abbiamo gli avari Ummidio (v. 95) e Nevio (v. 101) e lo scialacquatore
Nomentano (v. 102). Indicando due vizi opposti, la satira culmina nella teoria del giusto mezzo
(metriòtes), di derivazione aristotelica e diatribica. Infine (vv. 108-121) Orazio torna con perfetta
circolarità al tema iniziale (Illuc, unde abii, redeo), quello dell’incontentabilità che porta a sciocche
competizioni di ricchezza. La conclusione è autoironica: Orazio cita come esempio di noiosa prolissità
il filosofo Crispino, ma lo definisce lippus («cisposo»), ovvero sofferente del medesimo male che
affliggeva lo stesso Orazio.
MODELLI E TRADIZIONE Nutrendo Orazio evidenti simpatie per l’epicureismo, non stupisce che egli
scelga di chiudere la satira (vv. 117-119) con l’immagine del conviva satur, presente anche nella
letteratura diatribica ma resa famosa da Lucrezio nel libro III del De rerum natura (vv. 931-939). Dopo
aver dimostrato che l’anima è mortale e che ogni timore di castighi ultraterreni è infondato, Lucrezio
indica il giusto atteggiamento da tenere verso la morte con una prosopopea in cui la Natura esorta
l’uomo a essere dignitoso nell’affrontare la morte: «Se infine la natura a un tratto cominciasse a
parlare / e muovesse rimprovero a uno di noi in questo modo: / ‘Che cosa ti sta così a cuore, o
mortale, che indulgi / in modo eccessivo al dolore, e piangi e lamenti la morte? / Se infatti la vita
trascorsa finora ti è stata gradita, / e se tutte le gioie, quasi accolte in un’urna incrinata, / non fluirono
via, né si persero ormai divenute sgradevoli, / perché non ti allontani come un commensale sazio
dalla vita / e a cuore sereno non prendi, o stolto, un sicuro riposo?``' (trad. L. Canali). …e biscotti ai
bambini Memore di Lucrezio è anche l’immagine dei vv. 25-26, quella dei maestri che danno biscotti
ai bambini per addolcire il duro insegnamento della grammatica (fuor di metafora, della verità).
L’analogia deriva dalla celebre similitudine lucreziana del miele sui bordi dell’amaro calice: «Infatti,

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come quando i medici si accingono a dare ai fanciulli l’assenzio amaro, prima aspergono tutt’intorno
gli orli della tazza col dolce e biondo liquore del miele, cosicché l’ingenua età dei fanciulli si inganni
fino alle labbra e, nel frattempo, beva fino in fondo l’amaro succo dell’assenzio e – sebbene ingannata
– non riceva danno, ma piuttosto in tal modo si ristabilisca e torni alla salute, così io adesso, poiché
questa dottrina sembra per lo più troppo arcigna a coloro che non l’hanno adeguatamente
approfondita e la gente comune si ritrae inorridita da essa, ho voluto esporti la nostra dottrina con il
soave verso delle Pieridi e, per così dire, cospargerla del dolce miele delle Muse, nel tentativo di
tenere in questo modo avvinto il tuo animo ai miei versi, mentre apprendi fino in fondo tutta la natura
delle cose e ne senti tutta l’utilità» (De rerum natura, 4, vv. 11-25).
TEMA Il tema del brano è la virtù basilare della moderazione, Orazio propone questo tema attraverso
il filtro della sua sensibilità e della sua esperienza nella satira sull’incontentabilità umana, che al v. 106
proclama la celebre massima est modus in rebus, sunt certi denique fines («c’è una misura nelle
cose, insomma esistono limiti ben precisi»). Posta in apertura dell’intera raccolta, questa satira è una
sorta di manifesto dell’etica oraziana della metriòtes, l’arte della moderazione; restare al proprio
posto, vivere paghi della condizione assegnata a ciascuno dal destino: si tratta di un antico topos, un
tema consueto della filosofia popolare diatribica e della stessa letteratura augustea.

Est= terza singolare presente del verbo SUM, ES, FUI, ESSE (c’è)
Modus= modus, modi maschile seconda declinazione nominativo singolare (una misura)
In rebus= res, rei quinta declinazione ablativo plurale (nelle cose)
Est modus in rebus= c’è una misura nelle cose→ questa frase divenuta proverbiale condensa il
messaggio essenziale della satira ed è un precetto basilare per una morale, come quella epicurea,
fondata sulla moderazione.
Sunt= terza plurale presente del verbo SUM. E’ un predicato verbale come est all’inizio (ci sono)
Certi= certus, certa, certum aggettivo prima classe nominativo plurale concordato con fines
(certi/stabiliti)
Denique= avverbio (infine)
Fines= finis, finis maschile e femminile terza declinazione nominativo plurale (confini)
Quos= pronome relativo (i quali/dei quali). Si riferisce ai confini (fines).
Ultra citra(que)= avverbio (al di la)+ congiunzione (e)+ avverbio (al di qua). Reggono il pronome quos.
Nequit= terza singolare presente verbo anomalo NEQUO, NEQUIS, NEQUII, NEQUITUM, NEQUIRE
(non può)
Consistere= infinito del verbo CONSISTO, CONSISTIS, CONSISTI, CONSISTERE terza
coniugazione (sussistere).
Rectum= soggetto; rectum, recti neutro seconda declinazione nominativo (ciò che è giusto)
Idea che la natura abbia fissato i confini della felicità umana è un’idea epicurea.
Illuc= avverbio moto a luogo (la)
Unde= avverbio moto da luogo (da cui)
Abii= prima persone del perfetto da ABEO, ABIS, ABII/ABIVI, ABITUM, ABIRE verbo anomalo (sono
partito)
Redeo= prima singolare presente da REDEO, REDIS, REDII, REDITUM, REDIRE verbo anomalo
(ritorno). Composto di “eo”.
Illuc unde abii redeo→ Orazio riprende il filo del ragionamento che aveva svolto nei primi venti versi
della satira, cioè ritorna al motivo dell’incontentabilità degli uomini.
Qui= valore di congiunzione con la “i” lunga, introduce una serie di interrogative indirette (se pro-
bet… laudet… tabescat… se… comparet…laboret). (perchè)
Nemo= pronome indefinito (nessuno)
Ut= comparativo modale (come)
Avarus= avarus, avari seconda declinazione nominativo singolare (avido)
Se= sui sibi pronome indefinito in accusativo (se stesso)
Probet= terza singolare congiuntivo presente verbo PROBO, PROBAS, PROBAVI, PROBATUM,
PROBARE prima coniugazione (provi/sia)
Ac Potius= congiunzione (e)+ avverbio (piuttosto)

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Laudet= terza singolare congiuntivo presente verbo LAUDO, LAUDAS, LAUDAVI, LAUDATUM,
LAUDARE prima coniugazione (lodi)
Diversa= diversum, diversi neutro seconda declinazione accusativo plurale (direzioni diverse)
Sequentis= accusativo plurale per sequentes. Participio da SEQUOR, SEQUERIS, SECUTUS SUM,
SEQUI (colui che segue)
Quod(que) aliena capella gerat= causale soggettiva, riferisce il pensiero dell’avaro e pertanto ha il
congiuntivo.
Quod(que)= due congiunzioni (e/ perchè, la seconda da leggere dopo tabescat)
Aliena capella= capretta che appartiene ad altri. (capretta di altri)
Gerat= terza singolare congiuntivo presente di GERO, GERI, GESSI, GESTUM, GERERE terza
congiugazione (significato lett: porta/produca, noi possiamo tradurre anche con abbia/faccia). Si
riferisca alla capretta che ha più latte.
Distentius= comparativo neutro di distentus concordato a uber (più gonfio)
Uber= uber, uberis neutro terza declinazione accusativo singolare (la mammella)
Tabescat= terza singolare congiuntivo presente da TABESCO, TABESCIS, TABUI, TABESCERE
terza coniugazione (lett: sciogliersi, ma in senso figurato strugga)
Costruzione esatta del verso 110-111= et tabescat quod capella aliena gerat uber distentius
Neque= e non
Se= retto da conparet (si)
Maiori= dativo singolare comparativo di magnus (maggiore di)
Pauperiorum= genitivo plurale di pauper (più poveri)
Turbae= turba, turbae prima declinazione dativo singolare (con la folla)
Conparet= terza singolare congiuntivo presente indicativo verbo CONPARO, CONPARAS,
CONPARAVI, CONPARARE (confronti/paragoni)
Hunc= accusativo pronome dimostrativo hic, haec,hoc (questo)
Atque= congiunzione (e)
Hunc= accusativo pronome dimostrativo hic, haec,hoc (quello)
Superare= infinito di SUPERO, SUPERAS, SUPERAVI, SUPERATUM, SUPERARE (per superare)
Laboret= terza singolare congiuntivo presente da LABORO, LABORAS, LABORAVI, LABORATUM,
LABORARE (affatichi)
Sic= avverbio (benchè). Va insieme a festinati
Festinanti= participio presente di FESTĪNO, FESTINAS, FESTINAVI, FESTINATUM, FESTINARE (mi
affretto/mi affanno per arrivare prima), con una sfumatura concessiva, come a dire «a lui, benché si
affretti così». Dativo concordato con a nemo
Semper= avverbio (sempre)
Locupletior= comparativo di locuples soggetto di obstat (uno più ricco)
Obstat= terza singolare di OBSTO, OBSTAS, OBSTITI, OBSTARE prima coniugazione (stare davanti)
Ut cum= modale+ temporale (così come, quando)
Carceribus= carcer, carceris terza declinazione ablativo di allontanamento (si riferisce ai carceres
ovvero i cancelli/alle sbarre alla cui aperture iniziava la corsa dei cavalli nel circo)→ chiaro rimando
alla vita quotidiana dominata dai giochi del circo.
Missos= participio di MITTO, MITTIS, MISI, MISSUM, MITTERE (espulsi)
Rapit= terza singolare presente da RAPIO, RAPIS, RAPUI, RAPTUM, RAPERE terza coniugazione
(trascinano)
Ungula= ungula, ungulae prima declinazione nominativo singolare (propriamente «l’unghia», quindi,
per sineddoche lo zoccolo e il cavallo)
Currus= currus, currus, quarta declinazione accusativo plurale (i carri)
Costruzione esatta= ut cum ungula rapit currus missos carceribus (come quando gli zoccoli(dei
cavalli) trascinano i carri che escono dai cancelli)
Instat= terza singolare presente verbo INSTO, INSTAS, INSTITI, INSTARE (incalza i cavalli). Regge il
dativo vincentibus. che a sua volta regge il dativo equis suos.
Equis= equos, equi seconda declinazione dativo plurale (i cavalli)
Auriga= auriga, aurigae maschile prima declinazione nominativo singolare (l’auriga è il cocchiere)
Suos= aggettivo possessivo concordato con il dativo equis (i suoi)

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Vincentibus= dativo di vincens participio di VINCO, VINCIS, VICI, VICTUM, VINCERE terza
coniugazione ( superano). Si riferisce ai cavalli che stanno davanti al cocchiere.
Costruzione esatta= auriga instat equis vincentibus suos
Illum= concordato con il participio euntem (di quello, riferito al cavallo)
Praeteritum= «oltrepassato»; è participio perfetto di praetereo composto di eo «vado», che, entrando
in composizione con praeter acquista il valore transitivo di «oltrepassare». Concordato con illum e si
riferisce al cavallo che ha superato.
Temnens= participio congiunto con auriga è un arcaismo poetico per contemnens
«disprezzando/sdegnando», quindi «non curandosi».
Extremos inter=extremus, extrema, extremum aggettivo prima classe accusativo plurale+
congiunzione tra. Anastrofe per inter extremos (tra gli ultimi)
Euntem=accusativo participio presente di EO, IS, II, ITUM, IRE (colui che procede)
Inde=avverbio. Nesso argomentativo, introduce la conclusione dei ragionamenti svolti nella satira
(così/ecco)
Fit= terza singolare presente di FIO. FIS, FACTUS SUM, FIERI verbo anomalo (accade)
Ut= completivo di fit (che). Il verbo di ut è queamus reperire
Raro= avverbio (raramente)
Qui= pronome relativo con valore di consecutivo il cui verbo è dicat (colui/chi)
Se= si
Vixisse= infinito perfetto di VIVESCO, VIVESCIS, VIXI, VIVESCERE terza coniugazione (aver
vissuto/essere stato))
Beatum= beatus, beatam beatum prima classe (felice)
Dicat= terza singolare congiuntivo presente veri DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE (dica)
Et Exacto= congiunzione e+ ablativo assoluto con valore temporale; exacto è participio perfetto di
exĭgo composto di ago quindi «spingo fuori» e «conduco a termine». (finito il suo tempo). Concordato
a tempore.
Contentus= contentus, contenta, contentaum aggettivo prima classe (soddisfatto)
Tempore= tempos, temporis neutro terza declinazione ablativo singolare (il tempo)
Vita= vita, vitae prima declinazione ablativo assoluto retto in comune da cedat e soprattutto da
contentus che in latino regge appunto l’ablativo (dalla vita)
Cedat= terza singolare congiuntivo presente da CEDO, CEDIS, CESSI, CESSUM, CEDERE terza
coniugazione (si allontani)
Uti= avverbio modale (come)
Conviva= conviva, convivae prima declinazione sia maschile che femminile nominativo isngolare (il
convitato)
Satur= satur, satura, saturum aggettivo prima classe concordato con conviva (sazio)
Conviva satur= immagine del terzo libro di Lucrezio, in cui afferma che una volta finito il tempo della
vita bisogna alzarsi sazi dal tavolo della vita. L’uomo che lascia la vita senza rimpianti, come chi lascia
sazio un banchetto, è luogo comune della diàtriba (il più famoso scrittore di diàtribe è Bione di
Borìstene, sul mar Nero, del III secolo a.C., uno dei modelli riconosciuti dallo stesso Orazio) e della
filosofia epicurea (Epicuro stesso e Lucrezio).
Reperire= infinito di REPERIO, REPERIS, REPPERI, REPERTUM, REPERIRE quarta declinazione
(trovare)
Queamus= prima plurale congiuntivo presente di un composto di eo QUEO, QUIS, QUII, QUITUM,
QUIRE (possiamo)
Iam= avverbio (già)
Satis= satis, satis, satis aggettivo seconda classe (abbastanza)
Est= terza singolare presente verbo SUM, ES, FUI, ESSE (è)
Ne= valore finale (affinchè non)
Me= accusativo di ego (io)
Crispini= genitivo. Plozio Crispino fu filosofo stoico o cinico-stoico e, stando ai commentatori antichi,
prolisso scrittore e poeta di filosofia. Contemporaneo a Orazio, definito come poeta verboso e noioso.
La sua figura ha la funzione di concludere la satira con un tocco di ironia e buon umore, dopo la
malinconica considerazione espressa nei versi che precedono.

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Scrinia= scrinium, scrinii neutro seconda declinazione accusativo plurale(le cassette). I «cassetti»
(scrinia) sono le cassette dove si conservavano i rotoli di papiro: noi diremmo gli scaffali di biblioteca.
Lippi= lippus, lippa, lippum aggettivo prima classe genitivo concordato con Crispini ( cisposo che
soffre di cisposità, congiuntivite, infiammazione all’occhio)
Compilasse= forma sincopata per compilavisse, infinito perfetto di COMPILO, COMPILAS,
COMPILAVI, COMPILATUM, COMPILARE (abbia fatto razzia/aver saccheggiato)
Putes= seconda singolare congiuntivo presente verbo PUTO, PUTAS, PUTAVI, PUTATUM PUTARE
(tu pensi)
Verbum= verbum, verbi neutro seconda declinazione accusativo singolare (parola)
Non= avverbio (non)
Amplius= comparativo neutro di amplus (più)
Addam= prima singolare futuro semplice di ADDO, ADDIS, ADDIDI, ADDITUM, ADDERE
(aggiungerò)

Leuconoe è l'XI ode del I libro delle Odi di Orazio, indirizzata a Leuconoe, una fra le donne amate dal
poeta latino (il nome in italiano significa "dalla candida mente"). 'ode si apre con l'invito a Leuconoe a
non chiedere (perché non è concesso saperlo) quale fine gli dèi abbiano stabilito per i due innamorati.
Quindi l'ode inizia con la rinuncia a sapere cosa gli dèi riservano agli uomini nel futuro; futuro che non
può essere chiarificato neppure consultando gli astrologi babilonesi o gli oroscopi orientali. Questa
rinunzia è riaffermata subito dopo: «È meglio patire/ accettare/, sopportare/ rassegnarsi/ a ciò che
sarà.»Questo senso di rassegnazione al destino stabilito dagli dèi percorre tutta l'opera oraziana, ma
esso è presentato con un'accezione nuova alla fine dell'ode n. 24 dedicata a Virgilio per confortarlo
della morte di Quintilio. Orazio dà un significato filosofico alla rassegnazione e rende tollerabile ciò
che immutabile ed intollerabile.Nel mezzo dell'ode Orazio insiste sull'incertezza del futuro: «Sia che
Giove ci conceda molti inverni, o sia questo l'ultimo, che fa sbattere le onde sugli scogli del mare
Tirreno». In questo crescendo di incertezza sul futuro e di coscienza della fugacità del tempo e della
vita, Orazio si rivolge alla bella Leuconoe ammonendola ad essere saggia e a fare le poche cose
concesse ai mortali per il godimento della loro breve esistenza: "versa il vino e recidi ogni speranza
sul futuro che oltrepassi il breve spazio del tempo immediato". Il poeta invita la consorte a
preoccuparsi del presente immediato, proprio poiché è impossibile (nonché inutile) per l'uomo
preoccuparsi del futuro. E ad Orazio non resta altro che concludere logicamente l'ode secondo la più
schietta e semplice concezione epicurea: "Cogli l'attimo (il giorno) e confida il meno che puoi sul

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domani". Il messaggio della poesia è certamente un messaggio etico, costituito in questo caso da un
invito a non sprecare la breve vita umana inutilmente, ma a viverla fino in fondo, intensamente e
giorno dopo giorno. In sintesi: l'espressione "carpe diem", così tanto abusata e banalizzata in un
generico "godersi la vita, senza perdere tempo", va invece necessariamente intesa in un più
problematico "afferrare il tempo che fugge", evitando con saggezza le illusioni di progetti a lungo
periodo. Una delle immagini che meglio può rendere il sapore semantico del verbo può ricercarsi nella
capacità della fotografia di afferrare, fissandoli in un attimo, il godimento e la bellezza di una luce colta
istantaneamente.

Metro: l verso impiegato è l'asclepiadeo maggiore, che corrisponde a un asclepiadeo minore con un
coriambo inserito dopo il primo membro: questo, isolato da due tmesi (che sono di solito anche
dieresi), è rappresentato da una sola parola (Leuconoe, debilitat) da due termini bisillabi (scire nefas,
vina liques) o da un monosillabo seguito da un trisillabo (ut melius, seu tribuit). Le figure retoriche
della poesia sono: l'inversione, l'allitterazione e la callida iunctura, cioè un'insolita associazione di
parole, creatrice di nuove analogie.

Tu= pronome personale. (tu) ll pronome personale, posto in posizione rilevata di incipit, dà il senso di
una conversazione in corso di svolgimento tra il poeta, maturo e disilluso, e la giovane Leuconoe, cui
si spiega con affetto che non è il caso di interrogarsi su ciò che accadrà in futuro.
Ne= non
Quaesieris= seconda persona da QUAERO, QUAERIS, QUAESII, QUAESITUM, QUAERERE
preceduto da ne, il perfetto congiuntivo assume valore di imperativo negativo. (chiedere per sapere)
Ne quaesieris= è il primo dei divieti o dei consigli (vv. 2-3: “nec Babylonios temptaris numeros”; v. 6:
“sapias, vina liques”; v. 8: “carpe diem”) che Orazio indirizza alla fanciulla, come se volesse
ammonirla sugli errori più comuni dei mortali; l’indicazione non è quella di godere in maniera irriflessa
dei piaceri della vita, ma piuttosto quella a raggiungere un piacere negativo, determinato dall’assenza
del dolore e della sofferenza, come insegnato dal maestro Epicuro.
Scire nefas= parentetica( è vietato sapere/non è lecito sapere/non è dato sapere)
Scire= infinito di SCIO, SCIS, SCII, SCITUM, SCIRE quarta coniugazione (sapere)
Dopo scire sottintendere “est”
Nefas= sostantivo neutro invariabile (illecito)
Quem….quem= aggettivi interrogativi che introducono un’ interrogativa indiretta, retta da quaesieris e
concordati a finem (quale…quale)
Mihi=dativo di ego (a me)
Tibi= dativo di tu (a te)
Finem= finis, finis maschile e femminile terza declinazione accusativo singolare (fine inteso come
destin)
Di= deus, dei seconda declinazione nominativo plurale, forma alternativa di dei (gli dei)
Dederint= terza plurale congiuntivo perfetto da DO, DAD, DAVI, DATUM, DARE (abbiano
dato/assegnato). Di nuovo un congiuntivo perfetto, stavolta per la regola della consecutio temporum,
c’è un’anteriorità rispetto al tempo della reggente→”tu chiedi quale destino gli dei abbiano già stabilito
per me e per te”
Leuconoe= vocativo (oh Leuconoe). Nome di origine greca, che indica probabilmente una figura di
invenzione; si tratta di un “nome parlante”, da leukós, “bianco, candido”, e nous, “mente, intelletto”.
Leuconoe è quindi l’immagine di una fanciulla dalla mente candida e pura, che si illude di poter
conoscere in anticipo quale sarà il destino suo e del poeta.
Nec= congiunzione (neppure)
Babylonios= babylonius, babylonia, babylonium aggettivo prima classe accusativo plurale concordato
con numeros. (babilonesi)
Temptaris= seconda singolare verbo TEMPTO, TEMPTAS, TEMPTAVI, TEMPTATUM, TEMPTARE
prima coniugazione (consultare/interrogare) Forma sincopata per temptaveris, perfetto congiuntivo
con funzione di imperativo negativo, come quaesieris, bisogna infatti sottintendere il ne
Numeros= numerus, numeri seconda declinazione accusativo plurale (gli oroscopi/i calcoli)
Babylonios temptaris numeros: l’espressione si ricollega all’usanza, diffusa soprattutto a livello
popolare, di consultare gli astrologi di origine babilonese o caldea per conoscere il proprio futuro. Il
sostantivo numerus, -i, al plurale, significa appunto, tra le altre cose, “astrologia”. Ovvio lo scetticismo
di Orazio nei confronti di queste superstizioni.
Ut= l’avverbio ha valore esclamativo, e introduce le indicazioni del poeta ai vv. 6-8 (quanto)

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Melius= prima di melius dobbiamo sottintendere il verbo essere “est melius” (è meglio)
Ut melius= regge l’infinito pati
Quidquid= pronome indefinito quisquis, quoquo, quidquid (qualsiasi cosa/tutto ciò che)
Erit= terza sinfolare futuro semplice verbo SUM, ES, FUI, ESSE (sarà)
Pati= infinito di PATIOR, PATERIS, PASSUS SUM, PATI (accettare/tollerare/sopportare)
Seu= congiunzione (sia che)
Pluris= aggettivo numerale plures, plures, plura accusativo (più/diversi). Forma arcaica per plures,
concordata con “hiemes”
Hiemes= hiems, hiemis femminile terza declinazione (inverni)
Seu= congiunzione (sia)
Tribuit= terza singolare perfetto da TRIBUO, TRIBUIS, TRIBUI, TRIBUTUM, TRIBUERE(abbia
assegnato)
Iuppiter= Iuppiter, Iupiter terza declinazione nominativo (Giove)
Ultimam= ultimus, ultima, ultimum aggettivo prima classe accusativo singolare (per ultimo)
Quae nunc= pronome+avverbio (questo che adesso)
Oppositis= participio di OPPONO, OPPONIS, OPPOSUI, OPPOSITUM, OPPONERE (che si
oppongono/lasciandolo infrangere). Da concordare con pumicibus
Debilitat= terza singolare presente di DEBILITO, DEBILITAS, DEBILITAVI, DEBILITATUM,
DEBILITARE (sfianca)
Pumicibus= pumex, pumicis terza declinazione ablativo plurae (sugli scogli). Il termine, da pumex,
-icis, indica tecnicamente la pietra pomice e in particolare quelle rocce marine levigate e rese porose
dall’azione corrosiva degli agenti marini. Si noti l’abilità con cui Orazio sintetizza in un dato spaziale (il
mare Tirreno d’inverno, tormentato ed infastidito dagli scogli) la condizione esistenziale del
trascorrere indolente del tempo dei giorni della nostra esistenza, come le onde sugli scogli.
Mare= mare, maris neutro terza declinazione accusativo singolare (il mare)
Osserva l'enjambement determinato dalla concordanza mare Tyrrhenum tra la fine di un verso e
l'inizio di quello successivo.
Tyrrhenum= Tyrrhenus, Tyrrheni seconda declinazione accusativo singolare (mar Tirreno)
Sapias= seconda singolare congiuntivo presente di il verbo, da SAPIO, IS, SAPII, SAPIRE (sii
saggia). (altre traduzioni:aver sapore/essere saggio/essere prudente), è un congiuntivo esortativo
(come “liques”, v. 6, “reseces”, v. 7, e “carpe”, v. 8) apre la serie di inviti a Leuconoe per una più
serena legge esistenziale: gustare piccole gioie, come il vino purificato e filtrato, non illudersi con
grandi speranze, strappare alla vita che va quel poco di felicità possibile. Si tratta di precetti
chiaramente riconducibili alla teoria del piacere di Epicuro.
Vina= vinum, vinii neutro seconda declinazione accusativo plurale poetico, sta al posto di vinum (il
vino)
Liques= seconda singolare congiuntivo esortativo presente da LIQUO, LIQUAS, LIQUAVI,
LIQUATUM, LIQUARE (cola/filtra/purifica)
Et= congiunzione (e)
Spatio= spatium, spatii neutro seconda declinazione ablativo singolare (spazio) Normalmente
l'espressione spatio brevi è intesa come ablativo assoluto con participio del verbo essere sottinteso.
Quindi il significato sarebbe essendo breve il tempo a disposizione. Ma non è da escludere che si
tratti di un semplice ablativo strumentale, come appare dalla traduzione proposta.
Brevi= brevis, brevis, breve aggettivo seconda classe ablativo concordato con spatio (breve)
Spem= spes, spei quinta declinazione accusativo singolare (la speranza)
Longam= longus, longa, longum aggettivo prima classe accusativo singolare concordato a spem
(lunga/duratura)
Reseces= seconda singolare congiuntivo esortativo presente da RESECO, RESECAS, RESERCUI,
RESECTUM, RESECARE (taglia/recidi)
traduzione da vina a reseces: purifica il vino e recidi la lunga speranza che la vita è breve.
Contrapposizione tra la brevità dello spazio e la duratura speranza.
Dum= valore temporale (mentre)
Loquimur= prima plurale presente da LOQUOR, LOQUERIS, LOCUTUS SUM, LOQUI verbo
deponente terza coniugazione (parliamo)
Fugerit= terza singolare futuro anteriore verbo FUGIO, FUGIS, FUGI, FUGITUM, FUGERE terza
coniugazione (il tempo sarà già fuggito)
Invida= invidus significa propriamente non generoso, che nulla concede
Aetas= aetas, aetatis femminile terza declinazione nominativo singolare (il tempo)

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Carpe= seconda singolare imperativo presente da CARPO, CARPIS, CARPSI, CARPTUM,
CARPERE, “staccare, strappare, smembrare”, dal tempo stacca l’attimo (prendi questo pezzettino di
tempo e goditelo, cogli il giorno)
Diem= dies, diei quinta declinazione accusativo singolare (il giorno)
Quam minimum= quanto meno/il meno possibile
Credula= credulus, credula, credulum aggettivo sostantivato (fiduciosa). Regge postero
Postero= posterus, postera, posterum aggettivo prima classe dativo singolare (nel futuro) L’aggettivo
sottintende il sostantivo diei.
Traduzione:
Tu non chiedere, è vietato sapere, quale fine a me, quale a te
gli dei abbiano assegnato, o Leuconoe, e non consultare
la cabala babilonese. Quanto (è) meglio, qualsiasi cosa sarà, accettarla!
Sia che Giove abbia assegnato più inverni, sia che abbia assegnato come ultimo
quello che ora sfianca con le scogliere di pomice che gli si oppongono il mare
Tirreno, sii saggia: filtra il vino e ad una breve scadenza
limita la lunga speranza. Mentre parliamo sarà fuggito, inesorabile,
il tempo: cogli il giorno, il meno possibile fiduciosa in quello successivo.

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