Sei sulla pagina 1di 14

Rosa Casapullo

Maestri e maestre nella prosa letteraria


dell’Ottocento

Ai romanzi e alle novelle ottocenteschi che rappresentano la condizione


dei maestri e delle maestre elementari sono stati dedicati numerosi saggi
scritti da storici generali, storici della scuola e del pensiero educativo,
storici delle istituzioni scolastiche. Il realismo bozzettistico che non di

o
rado contraddistingue questa produzione letteraria ne ha incremen-
tin
tato una lettura a ini prevalentemente documentari, giusta una linea
interpretativa impostata da un ormai lontano, e per certi versi datato,
intervento di Giorgio Bini1. La letteratura a tema scolastico, dunque,
è stata utilizzata spesso come serbatoio cui attingere la conferma di
et
quanto attestato nei documenti dell’epoca2.
bb

1. g. bini, Romanzi e realtà di maestri e maestre, in c. vivanti (a cura di), Storia


d’Italia. Annali iv. Intellettuali e potere, Einaudi, Torino 1981, pp. 1195-1224; id., La ma-
estra nella letteratura: uno specchio della realtà, in s. soldani (a cura di), L’educazione
Ru

delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, Franco Angeli,
Milano 1989, pp. 331-362; s. ulivieri, La maestrina con la penna rossa. Immagini di
maestre nell’Italia dell’Ottocento tra letteratura e realtà, in «Cadmo», i, 3, 1993, pp. 51-
57; c. varotti, Scuola, in g.m. anselmi, g. ruozzi (a cura di), Luoghi della letteratura
italiana, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 330-340. Si veda, inoltre, e. bonadima-
ni, La igura del maestro elementare nel romanzo di scuola in Italia dal 1860 al 1920.
Ricostruzione del proilo sociale e culturale del maestro italiano attraverso la letteratura
e le riviste pedagogiche nel sessantennio liberale, Università degli Studi di Bergamo,
Dottorato di Ricerca in Scienze pedagogiche, ciclo xxii (2008-2009).
2. Sulla condizione dei maestri esiste una letteratura secondaria assai ampia; si veda,
fra l’altro: s. ulivieri, I maestri, in t. tomasi et al. (a cura di), L’istruzione di base in
Italia (1859-1977), Vallecchi, Firenze 1978; s. soldani, g. turi (a cura di), Fare gli italia-
ni. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea, il Mulino, Bologna 1993, vol. 1; Donne e
formazione nell’Italia unita: allieve, maestre e pedagogiste, Franco Angeli, Milano 2003;
r. sani, a. tedde (a cura di), Maestri e istruzione popolare in Italia tra Otto e Novecento.
Interpretazioni, prospettive di ricerca, esperienze in Sardegna, Vita e Pensiero, Milano
2003; a. santoni rugiu, Maestre e maestri. La diicile storia degli insegnanti elemen-
tari, Carocci, Roma 2006; n. d’amico, Storia e storie della scuola italiana. Dall’Unità
ai nostri giorni, Zanichelli, Bologna 2009.
306 rosa casapullo

Tuttavia, se è vero che «i letterati colgono ed esprimono la realtà


della condizione magistrale nell’Ottocento con grande rispondenza ai
dati»3, credo si possa a maggior ragione afermare che leggere romanzi e
racconti alla stregua di documenti storici inisce per piegare questi testi
a ini diversi rispetto a quelli che sono, invece, propri di una produzione
eminentemente letteraria. Forse ci si dovrebbe chiedere, piuttosto, quali
visioni rilettesse e a quale orizzonte d’attesa fosse destinata la congerie
di racconti, romanzi e commedie ambientati nel mondo della scuola.
La breve rassegna che segue intende proporre proprio questa chiave di
lettura: la igura del maestro elementare, già presente nella prosa e nella
poesia con caratteristiche non positive e con sfumature comiche e grot-
tesche, dopo l’Unità fu recuperata e rilanciata. I maestri cominciarono
a essere raigurati come protagonisti dell’epopea risorgimentale, come
intellettuali di raccordo fra il mondo degli analfabeti e il mondo della

o
cultura superiore, come arteici dello Stato sorto dalla recente rivoluzio-
tin
ne risorgimentale. Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi le maestre,
ancora assenti nella letteratura a tema scolastico del primo Ottocento,
propongono nei romanzi e nei racconti un’immagine femminile del
tutto inedita, quella delle donne lavoratrici intellettuali, spesso sole e
et
talora per scelta, a volte vittime ma anche, non di rado, anticonformiste
e autonome. I maestri e le maestre diventano i protagonisti di un vero e
bb

proprio genere letterario, che ripropone, variandoli, temi già circolanti


in precedenza, i quali, dopo l’Unità, assumono un valore modellizzante
rispetto alla realtà che raigurano. Insomma, il rapporto fra la realtà e
la letteratura andrebbe rovesciato: è la letteratura a tema scolastico che
Ru

stilizza, restituendoli alla realtà, situazioni e modelli in cui i maestri e


le maestre potessero vedersi rilessi, riconoscendovisi.

1. Precedenti settecenteschi

La raigurazione di tipi umani e vicende di ambientazione scolastica


non rappresentano una novità dell’Ottocento postunitario. I precedenti
settecenteschi non sono numerosi, ma sono signiicativi. Un’ode di
Giuseppe Parini a tema pedagogico, La educazione, il cui incipit è ben
noto, ha fatto scuola, è il caso di dire4, tanto da essere citata dal giovane

3. g. bini, op. cit., p. 1200.


4. «Torna a iorir la rosa/ che pur dianzi languia; e molle si riposa/ sopra i gigli di pria/
brillano le pupille/ di vivaci scintille» (g. parini, Le odi, a cura di D. Isella, Ricciardi,
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 307

Manzoni in una satira contro i poetastri, quando ricorda il «postero


fanciullo» che «con balba cantilena, al pedagogo/ reciterà: Torna a
iorir la rosa»5. A Parini risponde il controcanto satirico dell’Alieri
intitolato L’educazione, che comincia: «Signor Maestro, siete voi da
Messa»6? Il maestro, o meglio, l’istitutore privato dei igli di un ari-
stocratico, è il curato, come spesso avveniva nell’Italia preunitaria.
Nella satira il nobile datore di lavoro issa prima di tutto i conini
entro cui situare le conoscenze che è opportuno siano somministrate
ai propri igli:

Ho sei igli: il contino è pien d’ingegno


E di eloquenza naturale, un iume.
Un po’ di pena per tenerli a segno
I du’ Abatini e i tre Cavalierini

o
Daranvi; onde ia questo il vostro impegno.
Non me li fate uscir dei dottorini;
tin
Di tutto un poco parlino, in tal modo
Da non parer nel mondo babbuini.
et
Poco oltre è afrontata la questione dello stipendio, che dà luogo a un
breve battibecco tra l’istitutore e il suo datore di lavoro:
bb

Del salario parliamo. I’do tre scudi;


Che tutti in casa far star bene io godo.
Ma, Signor, le par egli? a me, tre scudi?
Ru

Al cocchier ne da sei. – Che impertinenza!


Mancan forse i Maestri, anco a du’ scudi?

Molto interessante la piccola analisi sociologica che ne consegue:

Milano-Napoli 1975, vv. 1-6). Ancora e. montale, nei Diari del ’71 e del ’72: «Torna a
iorir la rosa/ che pur dianzi languia…/ Dianzi? Vuol dir dapprima, poco fa./ E quando
mai può dirsi per stagioni/ che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?» (La danzatrice
stanca, in e. montale, Tutte le poesie, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1984,
p. 518).
5. a. manzoni, Della poesia, vv. 95-97, in Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura
di A. Chiari e F. Ghisalberti, 6 voll., Mondadori, Milano 19692 (1957), vol. 1, Poesie e
Tragedie, pp. 183-187, a p. 185. L’incipit di Parini è citato anche nel carme In morte di
Carlo Imbonati, v. 177 (ivi, pp. 193-199, a p. 197).
6. v. alfieri, Vita Rime e Satire, a cura di A. Fassò, utet, Torino 1949, pp. 554-556.
308 rosa casapullo

Chi sete in somma voi, che al mi’ cocchiere


Veniate a contrastar la precedenza?
Gli è nato in casa, e d’un mi’ cameriere;
Mentre tu sei di padre contadino
E lavorano i tuoi l’altrui podere.

Più avanti, e, quasi per caso, l’aristocratico dà indicazioni sull’istruzione


dell’unica iglia femmina:

Mi scordai d’una cosa: la ragazza


Farete legicchiar di quando in quando;
Metastasio, le ariette; ella n’è pazza7.

Il nome del curato maestro, riservato alla chiusa della satira, è un «nome

o
parlante»8:
tin
Ma, come avete nome?
A servirla, Don Raglia da Bastiero.
et
La valutazione inale di Alieri («Tai ne usciam poscia italici Signori,
Frigio-vandala stirpe, irta e derisa») investe, certo, l’educazione impar-
bb

tita agli aristocratici; tuttavia, considerati i numeri e la provenienza di


coloro che accedevano a una qualche forma di istruzione negli Stati
preunitari, può essere estesa più generalmente ai metodi e ai modelli
educativi difusi in Italia tra la ine del Settecento e i primi dell’Otto-
Ru

cento.

2. La mitografia risorgimentale

Nella satira di Alieri si trovano accennati alcuni dei temi ricorrenti


nella prosa narrativa postunitaria a tema scolastico: la povertà, appena
dignitosa, dei maestri; lo stipendio basso, che si accompagna a una con-

7. Alieri non lesinava commenti velenosi contro il Metastasio, «poeta cesareo» della
corte imperiale a Vienna. A questo proposito si veda la bella ricostruzione fatta da F.
Bruni di un incontro (mancato) fra i due a Vienna: Italia. Vita e avventure di un’idea,
il Mulino, Bologna 2010, pp. 471-472.
8. m. zaccarello, Primi appunti tipologici sui nomi parlanti, in «Lingua e stile», n.
1, 2003, pp. 59-86.
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 309

siderazione sociale pessima, inferiore a quella riservata ai più generici


lavoratori manuali; la pratica di una cultura spesso vacua e verbosa.
In un vaudeville anonimo del primo Ottocento, intitolato La pianella
perduta nella neve, tradotto dal francese e frequentemente rappresentato
nell’Ottocento e oltre9, un maestro avanti in età è il poco accattivante
deuteragonista inutilmente infatuato della bella e giovane Nanetta, una
contadina innamorata di un giovane privo di mezzi. Un maestro è anche
il protagonista di un’altra commedia giocosa, Il maestro del signorino
di Francesco Coletti10, rappresentata per la prima volta nel 1857. Anche
in questo lavoro la igura del maestro è ridicola e grottesca. Verboso
e ignorante, pomposo quando parla (o crede di parlare) al padrone di
casa, questo maestro è vittima di un imbroglio imbastito dalla scaltra
padrona di casa, che inge di volerlo assumere solo per vendicarsi di
un marito che la trascura.

o
Questi due lavori sono le testimonianze di un modo antiquato di
tin
concepire il lavoro di un insegnante elementare, un modo ancora pre-
dominante poco dopo la metà dell’Ottocento. Ma l’Unità, frattanto,
rappresentò un vero e proprio terremoto politico e culturale il cui ri-
sultato fu la rideterminazione di contenuti, personaggi e luoghi della
et
produzione letteraria. Infatti, nonostante l’apparente analogia e una
parvenza di continuità, i temi e i personaggi che popolano le inzioni
bb

letterarie a tema scolastico cominciano ad assumere dopo l’Unità una


valenza completamente diversa.
Innanzitutto occorre osservare che prima ancora del romanzo o del
racconto, è ancora la commedia il genere in prosa in cui la igura del ma-
Ru

estro di scuola comincia a essere valorizzata. Una delle prime opere, a


mia conoscenza, in cui un maestro elementare sia ritratto diversamente
dalle maschere grottesche del passato anche recente, è una commedia
in quattro atti di Riccardo Castelvecchio, pseudonimo di Giulio Pullè, a
tema risorgimentale ed encomiastico: Il medico condotto e il maestro di
scuola del villaggio, edita nel 186311. La commedia è ambientata nel 1859,

9. La vestale. Azione spettacolosa in cinque atti in prosa di Luigi Bellotti. La pianella


perduta nella neve. Farsa in due atti in prosa ed in versi, da Placido Maria Visaj stam-
patore librajo nei Tre Re, Milano 1830, pp. 53-83.
10. Francesco Coletti (Livorno, 1821 - Firenze, 1874), commediografo toscano, rinnovò
la farsa ottocentesca con l’inserimento nei suoi lavori di personaggi tratti dalla quo-
tidiana vita cittadina. La sua commedia più nota e a lungo rappresentata è Meglio soli
che male accompagnati: m. vigilante, Coletti, Francesco, in dbi, 26, 1982, pp. 736-737.
11. r. castelvecchio (g. pullè), Il medico condotto e il maestro di scuola del villaggio:
commedia in 4 atti, F. Sanvito, Milano 1863.
310 rosa casapullo

alla ine della Prima guerra d’Indipendenza, in un paesino sul lago di


Como. Il maestro di scuola è sospettato, assieme al medico condotto,
di idee liberali e rivoluzionarie ed è per questo motivo perseguitato dai
notabili del paese, il droghiere, il farmacista e, naturalmente, il curato.
Un giorno i tre decidono di smascherare il maestro esaminando i suoi
allievi. L’interrogazione di uno scolaro dà luogo a una spassosa lezione
di geograia degli Stati preunitari:

D. Cal.: Sapreste dirmi di quanti stati si componga l’Italia?


Orazio: L’Italia è composta di dodici parti di diferente grandezza, che forma-
no altrettanti stati, alcuni dei quali sono posti fuori dei suoi naturali conini.
D. Cal.: Cosa intendete per conini naturali d’Italia?
O.: Intendo tutti quei paesi che circondano lo stivale.
Drogh.: Come c’entra qui lo stivale?

o
Spe.: È la parola con cui i liberali sogliono denominare l’Italia.
tin
Dopo la vittoria delle truppe piemontesi la gente acclama il maestro
come sindaco, ma lui, come un novello Cincinnato, chiede solo di
poter continuare il suo lavoro di sempre (con panche nuove e una
et
cattedra), «e che dieno ordine che si riparino le imposte delle inestre,
ainché i miei ragazzi non patiscano freddo l’inverno; ed io sono
bb

contento» (p. 93).

3. Il secondo Ottocento
Ru

Anche se la raigurazione d’ancien régime non scompare di colpo, riaf-


iorando qua e là soprattutto nelle commedie, a partire dall’Unità preva-
le, in Italia, una raigurazione che oscilla tra due poli, che si potrebbero
deinire tragico ed eroico, l’uno, piccolo borghese e quotidiano, l’altro.
Nell’uno e nell’altro, però, i maestri e le maestre sono descritti come i
dipendenti stipendiati dello Stato unitario e non più come i precetto-
ri malpagati e tiranneggiati di aristocratici boriosi e ignoranti. Nella
seconda metà dell’Ottocento maestri e scolari, inoltre, cominciano a
essere raigurati non più come singoli attori di un dramma ma come
interpreti corali di un’epopea.
La scuola, e in particolare la scuola elementare, è, assieme al servi-
zio militare, l’istituzione cardine del secondo Ottocento. Attraverso la
scuola primaria e, com’è noto, anche attraverso le scuole serali per gli
adulti, si cercò di far fronte al grave problema dell’analfabetismo, il cui
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 311

tasso comincerà a ridursi signiicativamente solo in epoca giolittiana12.


Parallelamente l’interesse degli scrittori verso il mondo della scuola si
fece sempre più vivo: il microcosmo della scuola elementare pubblica
era veramente l’osservatorio migliore attraverso il quale descrivere la
mobile umanità del giovane Stato unitario. Negli anni Ottanta e Novan-
ta il numero di testi letterari a tema scolastico aumenta al punto da po-
tersene parlare come di una specie di genere letterario a tema costante.
Accanto a nomi che entrarono in rapida obsolescenza e assieme a opere
dalla risonanza solo locale, furono pubblicati racconti e romanzi che
restano fra le migliori testimonianze della prosa narrativa ottocentesca.
La prosa drammatica continua con la pubblicazione di commedie
di varia qualità letteraria. Si ricordano qui le commedie I maestri rurali
di Riccardo Nigri (1871), La maestrina, di Luigi Morandi, rappresentata
a Genova nel 1875, e inoltre le commedie di Edoardo Conti, Giovanni

o
Silvestri, Augusto Lopez e Dario Niccodemi13. Non manca il melodram-
tin
ma, con operette attestate generalmente in un’unica edizione e, presu-
mibilmente, pochissimo rappresentate14. Anche nella prosa narrativa,
come in quella drammatica, compaiono opere d’occasione, composte
da autori di secondo piano, aidate a stereotipi che si fondano su una
et
tradizione che si andava rinsaldando. In ordine cronologico, ricordo
Cose allegre di Giuseppe Delis (1884), Miopie di un maestro di scuola di
bb

12. e. de fort, La scuola elementare dall’Unità alla caduta del fascismo, il Mulino,
Bologna 1996; ead., L’analfabetismo in Italia tra Otto e Novecento: il caso della Sardegna,
Ru

in l. pazzaglia (a cura di), Cattolici, educazione e trasformazioni socio-culturali in


Italia tra Otto e Novecento, La Scuola, Brescia 1999, pp. 81-118; x. toscani, Alfabetismo
e scolarizzazione dall’Unità alla guerra mondiale, in l. pazzaglia (a cura di), Cattolici,
educazione e trasformazioni socio-culturali in Italia tra Otto e Novecento, cit., pp. 283-
340; assai utili le rassegne storiograiche di a. bianchi, La storia della scuola in Italia
dall’Unità ai giorni nostri, in l. pazzaglia, r. sani (a cura di), Scuola e società nell’Italia
unita. Dalla legge Casati al Centro-Sinistra, La Scuola, Brescia 2001, pp. 500-529 e r.
sani, Scuola e istruzione elementare in Italia dall’Unità al primo dopoguerra: itinerari
storiograici e di ricerca, in r. sani, a. tedde (a cura di), op. cit., pp. 3-17.
13. e. conti, Le miserie del maestro rurale, commedia in quattro atti, Tip. Golio, Milano
1883; g. silvestri, Una povera maestrina; dramma in cinque atti, Barbini, Milano 1888;
a. lopez, Il maestro, commedia in un atto in versi per i giovanetti, Carlo Aliprandi,
Milano 1899; d. niccodemi, La maestrina, commedia in tre atti, Garzanti, Milano 1958
(i ed. 1917).
14. a. ventinove, Il maestro di scuola!, farsa in un atto, A. Salani, Firenze 1875 (poi
1889 e 1908); Il maestro del villaggio nell’imbarazzo, scherzo comico musicato dal mae-
stro Luigi Pozzoli e riduzione di Giacomo Colombo, Tip.-lit. M. Bellinzaghi, Gallarate
1888; Maestrina, melodramma di Domenico Cangiano con musica di Giuseppe Marino,
F. De Gennaro, Benevento 1896.
312 rosa casapullo

Salvatore Gullotta (1885), Il romanzo del maestro di scuola di Federico


Ugo Maranzana (1886), La luna di miele di un maestro elementare di
Francesco Genovesi-Caruso (1887), Il maestro del villaggio di Luigi Bot-
tari (1888), La maestrina comunale di Luigi Goretti (1889), La maestrina
di Vincenzo Maugeri-Zangara (1893), Lo scolaro di maestro Michele di
Caterina Benedicti (1894), Maestra di scuola di Bernardo Chiara (1897),
Il maestro di Girolamo Rosina (1898) e, più tardi, già ai primi del ’900,
il noto romanzo a sfondo autobiograico della maestra socialista Rita
Majerotti, pubblicato a puntate nel 1913-1915 col titolo Pagine di vita sul
giornale «La difesa delle lavoratrici»15. Negli stessi anni, peraltro, escono
racconti e romanzi di ben altra risonanza: La maestrina di inglese di Car-
lo Dossi è del 1879; nel 1886 sono pubblicati Scuola Normale femminile
di Matilde Serao e Cuore di Edmondo De Amicis; un anno dopo, nella
raccolta Vagabondaggio, è ripubblicato il racconto Il maestro dei ragazzi,

o
di Giovanni Verga (già edito nel 1866); nel 1890 si stampa Il romanzo
tin
di un maestro di De Amicis (già concluso, però, nello stesso anno del
Cuore). Sempre di De Amicis, escono nel 1892 Amore e ginnastica e La
maestrina degli operai e nel 1894 il racconto Un dramma nella scuola
(Fra scuola e casa). Nel 1899 è pubblicato La maestrina Boccarmè di
et
Pirandello, a tacere dell’Esclusa (1908), in cui la professione di maestra
della protagonista Marta Ajala, se non costituisce il tema centrale del
bb

romanzo, ne rappresenta una parte rilevante.

4. Una narrativa europea


Ru

Personaggi e temi della «letteratura scolastica» sono presenti in gran


parte della narrativa europea del tempo e, in particolare, nella lettera-
tura francese coeva16. Ricordo qui solo alcune delle opere in questione,
limitatamente alla Francia: il romanzo Les soufrances du professeur
Delteil (1853) di Jules Husson, detto Champleury, parla di un professore
perseguitato, che inisce per morire delle vessazioni cui è sottoposto.

15. Sulla Majerotti si veda m.a. serci, Una maestra ribelle in Terra di Bari (1916-1946),
in r. majerotti, Il romanzo di una maestra, Ediesse, Roma 1995, pp. 49-79, che dà il
testo in edizione moderna; inoltre: p. gabrielli, Tempio di virilità. L’antifascismo, il
genere, la storia, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 67-68.
16. Un’interessante ricostruzione della ricezione tutt’altro che passiva di modelli, temi
e personaggi del naturalismo narrativo ottocentesco francese e inglese è in n. ruggiero,
La civiltà dei traduttori. Transcodiicazioni del realismo europeo a Napoli nel secondo
Ottocento, Guida, Napoli 2009.
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 313

Muore anche la protagonista del romanzo L’Institutrice de province


(Fasquelle, Paris 1897) di Leon Frapié. Lieto ine, invece, nel romanzo
Séduction del noto scrittore per ragazzi Hector Malot, dal titolo evo-
cativo; ometto di citarne altri con temi e inali ugualmente patetici.
Anche in Francia, dunque, la scuola è all’origine di una specie di moda
letteraria, particolarmente evidente negli anni del ii Impero e della iii
Repubblica17. Sarà appena il caso di osservare che le storie raccontate
nella narrativa italiana rilettono preoccupazioni, gusti e ambienti assai
diversi da quelli della narrativa francese. Ma, in primo luogo, noterei
che manca del tutto in Italia la truculenza estrema di certe prove nar-
rative che siorano un gusto a un dipresso gotico. Nel racconto Moiron
di Guy de Maupassant18, per esempio, un maestro è accusato di aver
avvelenato alcuni dei suoi scolari ed è condannato a morte. Confessatosi
al cappellano del carcere, che è convinto della sua innocenza, è graziato

o
dall’imperatrice Eugenia. Anni dopo il maestro confesserà di essere
tin
colpevole e di aver mentito al proprio confessore. Zola è presente con
due titoli nel genere scolastico, i romanzi La Terre (Charpentier, Paris
1887) e Verité (Fasquelle, Paris 1903), quest’ultimo, assai liberamente
ispirato all’afaire Dreyfus, racconta di un maestro ebreo accusato, in-
et
nocente, di aver violentato e ucciso uno dei propri scolari.
bb

5. Temi, personaggi e lingua della narrativa italiana


di genere scolastico
Ru

I maestri descritti dai prosatori ottocenteschi italiani sono assai di-


versi, inutile dirlo. In primo luogo, di frequente sono essi stessi dei

17. ph. hamon, a. viboud, Dictionnaire thématique du roman de mœurs, 1850-1914,


Presses Sorbonne Nouvelle, Paris 2003, p. 213: nella iii Repubblica, soprattutto, «Si le
précepteur individuel et familial des classes aisées (voir Le Rouge et le noir) ne disparaît
pas totalement de la iction, l’instituteur et l’écolier entrent désormais en littérature,
en devenant parmi les personnages emblématique de la République. Champleury
(Les Soufrances du professeur Delteil), J. Vallès (L’Enfant), Daudet (Le Petit Chose) ou
L. Frapié (L’Institutrice de province, La Maternelle), ont donné les chefs-d’œuvre de
la mise en iction littéraire de ces personnages et de ce thème de l’éducation à l’école,
thème souvent chargé de valeur émotives fortes, et doté parfois d’une forte dimension
autobiographique. De plus, pour les écrivains réalistes-naturalistes, la salle de classe
est un microcosme cruel qui relète toutes les tendances et évolutions de la société, et
Zola placera dans le cadre d’une petite école et dans une intrigue “scolaire” la réécriture
de l’Afaire Dreyfus qu’il donnera avec Verité».
18. In Gil Blas, 1887, poi nella raccolta Clair de lune, Ollendorf, Paris 1888.
314 rosa casapullo

letterati. Certo, la letteratura e il giornalismo che praticano appar-


tengono generalmente a un livello inferiore: non è grande letteratu-
ra ma produzione poetica svenevole e dolciastra, come nelle vacue
afabulazioni poetiche di don Peppino, «il maestro dei ragazzi» di
Verga, oppure prosa saggistica retorica e roboante, come quella del
maestro Fassi di Amore e ginnastica di De Amicis. Comunque sia,
maestri e maestre fungono da anello di raccordo con la letteratura e
la cultura più importanti, vera e propria classe nuova di intellettuali
proletari, come sono stati a volte deiniti. Registrandone la presenza,
dunque, la prosa narrativa rilette la più ricca articolazione del pano-
rama intellettuale italiano del secondo Ottocento, un dato registrato
da alcuni prosatori con simpatia e partecipazione emotiva, da altri
con compassionevole ironia.
Un altro elemento su cui conviene sofermarsi è il fatto, di per sé non

o
ovvio, che una igura assai poco incline alle raigurazioni romantiche,
tin
come quella del maestro di scuola, sia diventata a poco a poco prota-
gonista di alcune fra le più riuscite prove narrative della seconda metà
dell’Ottocento. Ricordo due brevi racconti già menzionati, Il maestro
dei ragazzi di Giovanni Verga e La maestrina Boccarmè di Luigi Piran-
et
dello19, solo per notare quanto diverse possano essere le interpretazioni,
una volta scelto un tema apparentemente simile. Il maestro di Verga è
bb

un signore precocemente invecchiato, accanto alla sorella, nubile, che lo


accudisce, un verseggiatore mediocre alla ricerca perpetua di un amore
romantico, con un «sorriso paziente e inalterabile nel viso disfatto di
libro vecchio». Alla ine della vicenda, dopo la morte della sorella, il
Ru

racconto si chiude malinconicamente:

Ogni giorno, mattina e sera, tornava a passare il maestro dei ragazzi, con un
fanciulletto restìo per mano, gli altri sbandati dietro, il cappelluccio stinto
sull’orecchio, le scarpe sempre lucide, i bafetti color cafè, la faccia rimmin-
chionita di uno ch’è invecchiato insegnando il b–a–ba, e cercando sempre
l’innamorata, col naso in aria20.

Il genio di Pirandello fa cominciare la storia là dove altri la conclude:

19. F. Bruni ha rilevato la diferente prospettiva da cui muovono i due autori, con le
conseguenti profonde diferenze nelle raigurazioni dei due protagonisti (L’italiano.
Elementi di storia della lingua e della cultura, utet, Torino 1984, pp. 150-151).
20. g. verga, Novelle, bur, Milano 1981, vol. 2, p. 59.
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 315

Come, passando per un giardino e allungando distrattamente una mano, si


bruca un tenero virgulto e se ne sparpagliano in aria le poche foglioline, l’u-
nico iore; così, passando attraverso la vita di Mirina Boccarmè, allora nel suo
iore, un uomo ne aveva fatto scempio per un vano capriccio momentaneo.
Fuggita dalla città, se n’era andata in un paesello di mare del Mezzogiorno a
far la maestrina21.

Il racconto si svolge quasi interamente nell’intimo della protagonista.


Apparentemente, se vogliamo restare ai puri fatti documentari, la mae-
strina di Pirandello condivide molti tratti con il maestro di Verga: pro-
viene da una famiglia umile, è nubile, abita in una camera adiacente alla
scuola, passa in solitudine i suoi giorni. Però a diferenza del maestro
di Verga la maestrina Boccarmè, anche privata delle ultime illusioni,
possiede la forza che le proviene dalla propria intatta onestà e dall’amore

o
per il proprio lavoro; è una donna consapevole delle diicoltà che altre
future donne incontreranno:
tin
Vestita sempre di nero, dolce, paziente e afettuosa con le bambine della scuola,
non solo per il ricordo di quanto aveva soferto a causa della durezza di certe
et
insegnanti, ma anche perché, femminucce, le considerava destinate più a sofrire
che a godere […]. Tra poco avrebbe avuto quarant’anni; e forse sì, il viso le si
bb

era un po’ sciupato; ma l’anima no […]. Ancora, passando per le viuzze alte del
paesello, popolate d’innumerevoli bambini strillanti, nudi o con la sola cami-
cina sudicia e sbrendolata addosso, ancora voleva esser guardata con amorosa
ammirazione da tutte quelle umili mamme delle sue scolarette, che sedevano lì
Ru

davanti alle porte delle loro casupole e la invitavano, cedendo subito la seggiola,
a sedere un po’ con loro […]. Volevano sapere come facesse a incantare le loro
bambine con certi discorsi ch’esse non sapevano riferire, ma che dovevano
esser belli, sulle api, sulle formichette, sui iori: cose che non parevano vere.

Un aspetto della vicenda personale della maestrina Boccarmè, e cioè


il fatto che essa sia stata sedotta, ancora nubile, da un uomo che poi
l’ha abbandonata, richiama la nota vicenda di Italia Donati, vicenda
che fece scalpore e diede luogo a varie ricostruzioni, letterarie e gior-
nalistiche22. Ma, appunto, di ricostruzione letteraria si trattava, tant’è

21. l. pirandello, Novelle per un anno. In silenzio. Tutt’e tre. Dal naso al cielo, Gar-
zanti, Milano 1994, p. 306.
22. Fra queste ultime ricordo un noto articolo di Matilde Serao, intitolato Le vie dolo-
rose – Come muoiono le maestre (sul «Corriere di Roma» del 20 giugno 1886). Uno dei
316 rosa casapullo

che alla stessa vicenda si ispirano altre opere, o almeno vi accennano,


modiicando particolari anche signiicativi23. Qui vorrei ricordare,
in particolare, un’opera teatrale, La maestrina, di Dario Niccodemi,
che capovolge signiicativamente la vicenda24. Il sindaco persecutore,
infatti, s’impietosisce e inisce per diventare il paladino di una maestra
ingiustamente calunniata, ino a proporle di sposarla; ma, interessante
epilogo, la maestra, madre nubile, riiuta il buon partito e sceglie di
mantenere da sola la sua bambina, come madre lavoratrice:

Filippo: Ma quella bambina, Maria, avrà pur bisogno di un po’ di sicurezza,


di un avvenire...
Maria: Glielo farò io colle mie mani, col mio amore! [...] Lavorerò... e sarà il
mio orgoglio creare un piccolo benessere a quella creaturina che ho in me da
nove anni…

o
tin
La commedia del Niccodemi mi permette di accennare a un altro ca-
rattere precipuo della produzione narrativa italiana a tema scolastico:
la varietà dei registri stilistici e la presenza non rara del tono brillante
e ironico. Mi pare importante sottolinearlo, dal momento che, media-
et
mente, se ne valorizza quasi unicamente l’aspetto patetico ed ediicante,
l’«efetto Cuore», per così dire (ma su Cuore sarebbe forse tempo di
bb

superare certi preconcetti). Dunque, malgrado la drammaticità degli


eventi, che a tratti assumono le sfumature di un giallo, nella comme-
dia di Dario Niccodemi prevalgono le battute brevi e pungenti, spesso
attribuite proprio alla protagonista:
Ru

F.: Buone, eh?


M.: Che cosa?
F.: Le mie pesche.
M.: Squisite! Quando ne mangio una mi pare di mordere un gran iore pro-
fumato, pieno di rugiada dolce... [...]

racconti ispirati alla vicenda di Italia Donati fu scritto da Renato Fucini che conobbe
la donna da ispettore scolastico (La maestrina, pubblicato postumo nel 1922).
23. Meno drammatica, nonostante le diicoltà giornaliere della professione, la vicenda
della maestra Albertina Prato, consegnata alle pagine di un diario scolastico redatto
negli ultimi anni del secolo xix e attualmente conservato presso l’Archivio storico
comunale di Alessandria: r. cavigioli, «Tutto sta che l’insegnante abbia cuore e intel-
ligenza»: esercizio letterario, ricerca pedagogica e professionalità femminile in un diario
scolastico dell’Italia postunitaria, in «Romance Languages», n. 9, 1998, pp. 171-178.
24. d. niccodemi, La maestrina, Treves, Milano 1918.
Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’ottocento 317

F.: E, dico, maestrina; si potrebbe sapere quando smetterà di mangiarle?


M.: Quando l’albero smetterà di entrare in camera mia.
F.: Come ha detto?... Ma... ma sa che è una sfacciataggine...
M.: Quale? Ah!... quella dell’albero che entra, così, nella camera di una donna,
appena ne vede la inestra aperta?

La maestra, qui, è tutt’altro che una povera vittima perseguitata; è piut-


tosto una donna forte, dalle idee chiare. In una scena di corteggiamento
sa infatti lasciare di stucco il sindaco corteggiatore:

F.: E invece è così... perché, insomma, lei è l’unica donna possibile, mi per-
metta la parola, potabile, del paese... è l’unica persona di aspetto civile e
persino elegante... Capisce, cara la mia maestrina? Parigi... E lei non sa che
cosa sia Parigi!

o
M.: Lo so.
F.: Cioè: se lo immagina.
tin
M.: Lo so: ci sono stata.
F.: Lei?
M.: Io!
et
F.: A Parigi?... proprio a Parigi?
M.: In quel di Francia.
bb

Particolarmente comiche risultano le scene in cui la protagonista ha a


che fare con la direttrice della scuola in cui lavora:
Ru

Direttrice: Basta, signorina. Sappia che quando si ha una missione di austerità


morale com’è quella di una maestra, bisogna saper sopprimere la donna in
noialtre; bisogna essere esempi, simboli, programmi, e non donne... Guardi
me. Sono forse una donna, io?
F.: Ma neanche per idea!

Il tono leggero e brillante non è raro anche in autori ben più noti (e
noti, generalmente, per il registro patetico). Nel deamicisiano Un dram-
ma nella scuola l’efetto comico è perseguito attraverso gli occasionali
tic linguistici di un personaggio semicolto, la madre di una bambina
ofesa da una compagna di classe. La signora ha uno scambio di idee
piuttosto animato con la direttrice; l’equivoco che ne nasce è un qui
pro quo che il teatro di varietà e la comicità cinematograica e televisiva
sfrutteranno a lungo:
318 rosa casapullo

«Faccia il suo dovere lei, signora direttrice, in vece di tenerla dalle trusiane!»25.
La direttrice ebbe un impeto di sdegno, e gridò: «Ma questa donna è ebbra!»
«Ebbria sarà lei!» rispose quella «Io sono una donna onesta!».

Insomma, si tratta di una produzione dal grande potenziale narrativo,


della quale sarebbe ingiusto sottolineare unicamente il tono patetico e di
cui è necessario riconoscere, almeno da una certa fase in poi, un carat-
tere di maniera che fa sì che vengano riproposti personaggi e motivi in
qualche modo topici. Non è un caso che il grande potenziale narrativo
di questa produzione sia stato riconosciuto assai presto dai mezzi ra-
diofonici e televisivi, che ne riproposero (e continuano a farlo) storie e
personaggi. Anche a voler tacere delle edizioni e degli adattamenti dei
romanzi e racconti più noti26, ricorderei, qui, la versione cinematogra-
ica della commedia, già ricordata, La maestrina, di Dario Niccodemi.

o
Il ilm, uscito nel 1934, fu diretto da Guido Brignone con Andreina
tin
Pagnani nel ruolo della protagonista. Sempre dalla stessa commedia fu
tratto un altro ilm nel 1942, con la regia di Giorgio Bianchi e con Maria
Denis (la maestrina) e Nino Besozzi (Filippo, il sindaco). Ancora dalla
Maestrina nel 1957 fu realizzata una edizione radiofonica trasmessa con
et
la regia di Guglielmo Morandi.
bb
Ru

25. Trusiana «donna di facili costumi, sgualdrina» (è deformazione di drusiana, deri-


vato a sua volta dal nome di un personaggio femminile del Bovo d’Antona: gdli, s.vv.
«trusiana» e «drusiana»).
26. Ricordo, per esempio, la versione cinematograica di Amore e ginnastica (1973),
per la regia di Luigi Filippo D’Amico, con Senta Berger nel ruolo della maestra Pedani
e Lino Capolicchio nella parte di don Celzani.

Potrebbero piacerti anche