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Maestri e Maestre Nella Prosa Letteraria
Maestri e Maestre Nella Prosa Letteraria
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rado contraddistingue questa produzione letteraria ne ha incremen-
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tato una lettura a ini prevalentemente documentari, giusta una linea
interpretativa impostata da un ormai lontano, e per certi versi datato,
intervento di Giorgio Bini1. La letteratura a tema scolastico, dunque,
è stata utilizzata spesso come serbatoio cui attingere la conferma di
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quanto attestato nei documenti dell’epoca2.
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delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, Franco Angeli,
Milano 1989, pp. 331-362; s. ulivieri, La maestrina con la penna rossa. Immagini di
maestre nell’Italia dell’Ottocento tra letteratura e realtà, in «Cadmo», i, 3, 1993, pp. 51-
57; c. varotti, Scuola, in g.m. anselmi, g. ruozzi (a cura di), Luoghi della letteratura
italiana, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 330-340. Si veda, inoltre, e. bonadima-
ni, La igura del maestro elementare nel romanzo di scuola in Italia dal 1860 al 1920.
Ricostruzione del proilo sociale e culturale del maestro italiano attraverso la letteratura
e le riviste pedagogiche nel sessantennio liberale, Università degli Studi di Bergamo,
Dottorato di Ricerca in Scienze pedagogiche, ciclo xxii (2008-2009).
2. Sulla condizione dei maestri esiste una letteratura secondaria assai ampia; si veda,
fra l’altro: s. ulivieri, I maestri, in t. tomasi et al. (a cura di), L’istruzione di base in
Italia (1859-1977), Vallecchi, Firenze 1978; s. soldani, g. turi (a cura di), Fare gli italia-
ni. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea, il Mulino, Bologna 1993, vol. 1; Donne e
formazione nell’Italia unita: allieve, maestre e pedagogiste, Franco Angeli, Milano 2003;
r. sani, a. tedde (a cura di), Maestri e istruzione popolare in Italia tra Otto e Novecento.
Interpretazioni, prospettive di ricerca, esperienze in Sardegna, Vita e Pensiero, Milano
2003; a. santoni rugiu, Maestre e maestri. La diicile storia degli insegnanti elemen-
tari, Carocci, Roma 2006; n. d’amico, Storia e storie della scuola italiana. Dall’Unità
ai nostri giorni, Zanichelli, Bologna 2009.
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cultura superiore, come arteici dello Stato sorto dalla recente rivoluzio-
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ne risorgimentale. Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi le maestre,
ancora assenti nella letteratura a tema scolastico del primo Ottocento,
propongono nei romanzi e nei racconti un’immagine femminile del
tutto inedita, quella delle donne lavoratrici intellettuali, spesso sole e
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talora per scelta, a volte vittime ma anche, non di rado, anticonformiste
e autonome. I maestri e le maestre diventano i protagonisti di un vero e
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1. Precedenti settecenteschi
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Daranvi; onde ia questo il vostro impegno.
Non me li fate uscir dei dottorini;
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Di tutto un poco parlino, in tal modo
Da non parer nel mondo babbuini.
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Poco oltre è afrontata la questione dello stipendio, che dà luogo a un
breve battibecco tra l’istitutore e il suo datore di lavoro:
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Milano-Napoli 1975, vv. 1-6). Ancora e. montale, nei Diari del ’71 e del ’72: «Torna a
iorir la rosa/ che pur dianzi languia…/ Dianzi? Vuol dir dapprima, poco fa./ E quando
mai può dirsi per stagioni/ che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?» (La danzatrice
stanca, in e. montale, Tutte le poesie, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1984,
p. 518).
5. a. manzoni, Della poesia, vv. 95-97, in Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura
di A. Chiari e F. Ghisalberti, 6 voll., Mondadori, Milano 19692 (1957), vol. 1, Poesie e
Tragedie, pp. 183-187, a p. 185. L’incipit di Parini è citato anche nel carme In morte di
Carlo Imbonati, v. 177 (ivi, pp. 193-199, a p. 197).
6. v. alfieri, Vita Rime e Satire, a cura di A. Fassò, utet, Torino 1949, pp. 554-556.
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Il nome del curato maestro, riservato alla chiusa della satira, è un «nome
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parlante»8:
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Ma, come avete nome?
A servirla, Don Raglia da Bastiero.
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La valutazione inale di Alieri («Tai ne usciam poscia italici Signori,
Frigio-vandala stirpe, irta e derisa») investe, certo, l’educazione impar-
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cento.
2. La mitografia risorgimentale
7. Alieri non lesinava commenti velenosi contro il Metastasio, «poeta cesareo» della
corte imperiale a Vienna. A questo proposito si veda la bella ricostruzione fatta da F.
Bruni di un incontro (mancato) fra i due a Vienna: Italia. Vita e avventure di un’idea,
il Mulino, Bologna 2010, pp. 471-472.
8. m. zaccarello, Primi appunti tipologici sui nomi parlanti, in «Lingua e stile», n.
1, 2003, pp. 59-86.
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Questi due lavori sono le testimonianze di un modo antiquato di
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concepire il lavoro di un insegnante elementare, un modo ancora pre-
dominante poco dopo la metà dell’Ottocento. Ma l’Unità, frattanto,
rappresentò un vero e proprio terremoto politico e culturale il cui ri-
sultato fu la rideterminazione di contenuti, personaggi e luoghi della
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produzione letteraria. Infatti, nonostante l’apparente analogia e una
parvenza di continuità, i temi e i personaggi che popolano le inzioni
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Spe.: È la parola con cui i liberali sogliono denominare l’Italia.
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Dopo la vittoria delle truppe piemontesi la gente acclama il maestro
come sindaco, ma lui, come un novello Cincinnato, chiede solo di
poter continuare il suo lavoro di sempre (con panche nuove e una
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cattedra), «e che dieno ordine che si riparino le imposte delle inestre,
ainché i miei ragazzi non patiscano freddo l’inverno; ed io sono
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3. Il secondo Ottocento
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Silvestri, Augusto Lopez e Dario Niccodemi13. Non manca il melodram-
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ma, con operette attestate generalmente in un’unica edizione e, presu-
mibilmente, pochissimo rappresentate14. Anche nella prosa narrativa,
come in quella drammatica, compaiono opere d’occasione, composte
da autori di secondo piano, aidate a stereotipi che si fondano su una
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tradizione che si andava rinsaldando. In ordine cronologico, ricordo
Cose allegre di Giuseppe Delis (1884), Miopie di un maestro di scuola di
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12. e. de fort, La scuola elementare dall’Unità alla caduta del fascismo, il Mulino,
Bologna 1996; ead., L’analfabetismo in Italia tra Otto e Novecento: il caso della Sardegna,
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di Giovanni Verga (già edito nel 1866); nel 1890 si stampa Il romanzo
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di un maestro di De Amicis (già concluso, però, nello stesso anno del
Cuore). Sempre di De Amicis, escono nel 1892 Amore e ginnastica e La
maestrina degli operai e nel 1894 il racconto Un dramma nella scuola
(Fra scuola e casa). Nel 1899 è pubblicato La maestrina Boccarmè di
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Pirandello, a tacere dell’Esclusa (1908), in cui la professione di maestra
della protagonista Marta Ajala, se non costituisce il tema centrale del
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15. Sulla Majerotti si veda m.a. serci, Una maestra ribelle in Terra di Bari (1916-1946),
in r. majerotti, Il romanzo di una maestra, Ediesse, Roma 1995, pp. 49-79, che dà il
testo in edizione moderna; inoltre: p. gabrielli, Tempio di virilità. L’antifascismo, il
genere, la storia, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 67-68.
16. Un’interessante ricostruzione della ricezione tutt’altro che passiva di modelli, temi
e personaggi del naturalismo narrativo ottocentesco francese e inglese è in n. ruggiero,
La civiltà dei traduttori. Transcodiicazioni del realismo europeo a Napoli nel secondo
Ottocento, Guida, Napoli 2009.
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dall’imperatrice Eugenia. Anni dopo il maestro confesserà di essere
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colpevole e di aver mentito al proprio confessore. Zola è presente con
due titoli nel genere scolastico, i romanzi La Terre (Charpentier, Paris
1887) e Verité (Fasquelle, Paris 1903), quest’ultimo, assai liberamente
ispirato all’afaire Dreyfus, racconta di un maestro ebreo accusato, in-
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nocente, di aver violentato e ucciso uno dei propri scolari.
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ovvio, che una igura assai poco incline alle raigurazioni romantiche,
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come quella del maestro di scuola, sia diventata a poco a poco prota-
gonista di alcune fra le più riuscite prove narrative della seconda metà
dell’Ottocento. Ricordo due brevi racconti già menzionati, Il maestro
dei ragazzi di Giovanni Verga e La maestrina Boccarmè di Luigi Piran-
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dello19, solo per notare quanto diverse possano essere le interpretazioni,
una volta scelto un tema apparentemente simile. Il maestro di Verga è
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Ogni giorno, mattina e sera, tornava a passare il maestro dei ragazzi, con un
fanciulletto restìo per mano, gli altri sbandati dietro, il cappelluccio stinto
sull’orecchio, le scarpe sempre lucide, i bafetti color cafè, la faccia rimmin-
chionita di uno ch’è invecchiato insegnando il b–a–ba, e cercando sempre
l’innamorata, col naso in aria20.
19. F. Bruni ha rilevato la diferente prospettiva da cui muovono i due autori, con le
conseguenti profonde diferenze nelle raigurazioni dei due protagonisti (L’italiano.
Elementi di storia della lingua e della cultura, utet, Torino 1984, pp. 150-151).
20. g. verga, Novelle, bur, Milano 1981, vol. 2, p. 59.
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per il proprio lavoro; è una donna consapevole delle diicoltà che altre
future donne incontreranno:
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Vestita sempre di nero, dolce, paziente e afettuosa con le bambine della scuola,
non solo per il ricordo di quanto aveva soferto a causa della durezza di certe
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insegnanti, ma anche perché, femminucce, le considerava destinate più a sofrire
che a godere […]. Tra poco avrebbe avuto quarant’anni; e forse sì, il viso le si
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era un po’ sciupato; ma l’anima no […]. Ancora, passando per le viuzze alte del
paesello, popolate d’innumerevoli bambini strillanti, nudi o con la sola cami-
cina sudicia e sbrendolata addosso, ancora voleva esser guardata con amorosa
ammirazione da tutte quelle umili mamme delle sue scolarette, che sedevano lì
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davanti alle porte delle loro casupole e la invitavano, cedendo subito la seggiola,
a sedere un po’ con loro […]. Volevano sapere come facesse a incantare le loro
bambine con certi discorsi ch’esse non sapevano riferire, ma che dovevano
esser belli, sulle api, sulle formichette, sui iori: cose che non parevano vere.
21. l. pirandello, Novelle per un anno. In silenzio. Tutt’e tre. Dal naso al cielo, Gar-
zanti, Milano 1994, p. 306.
22. Fra queste ultime ricordo un noto articolo di Matilde Serao, intitolato Le vie dolo-
rose – Come muoiono le maestre (sul «Corriere di Roma» del 20 giugno 1886). Uno dei
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La commedia del Niccodemi mi permette di accennare a un altro ca-
rattere precipuo della produzione narrativa italiana a tema scolastico:
la varietà dei registri stilistici e la presenza non rara del tono brillante
e ironico. Mi pare importante sottolinearlo, dal momento che, media-
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mente, se ne valorizza quasi unicamente l’aspetto patetico ed ediicante,
l’«efetto Cuore», per così dire (ma su Cuore sarebbe forse tempo di
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racconti ispirati alla vicenda di Italia Donati fu scritto da Renato Fucini che conobbe
la donna da ispettore scolastico (La maestrina, pubblicato postumo nel 1922).
23. Meno drammatica, nonostante le diicoltà giornaliere della professione, la vicenda
della maestra Albertina Prato, consegnata alle pagine di un diario scolastico redatto
negli ultimi anni del secolo xix e attualmente conservato presso l’Archivio storico
comunale di Alessandria: r. cavigioli, «Tutto sta che l’insegnante abbia cuore e intel-
ligenza»: esercizio letterario, ricerca pedagogica e professionalità femminile in un diario
scolastico dell’Italia postunitaria, in «Romance Languages», n. 9, 1998, pp. 171-178.
24. d. niccodemi, La maestrina, Treves, Milano 1918.
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F.: E invece è così... perché, insomma, lei è l’unica donna possibile, mi per-
metta la parola, potabile, del paese... è l’unica persona di aspetto civile e
persino elegante... Capisce, cara la mia maestrina? Parigi... E lei non sa che
cosa sia Parigi!
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M.: Lo so.
F.: Cioè: se lo immagina.
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M.: Lo so: ci sono stata.
F.: Lei?
M.: Io!
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F.: A Parigi?... proprio a Parigi?
M.: In quel di Francia.
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Il tono leggero e brillante non è raro anche in autori ben più noti (e
noti, generalmente, per il registro patetico). Nel deamicisiano Un dram-
ma nella scuola l’efetto comico è perseguito attraverso gli occasionali
tic linguistici di un personaggio semicolto, la madre di una bambina
ofesa da una compagna di classe. La signora ha uno scambio di idee
piuttosto animato con la direttrice; l’equivoco che ne nasce è un qui
pro quo che il teatro di varietà e la comicità cinematograica e televisiva
sfrutteranno a lungo:
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«Faccia il suo dovere lei, signora direttrice, in vece di tenerla dalle trusiane!»25.
La direttrice ebbe un impeto di sdegno, e gridò: «Ma questa donna è ebbra!»
«Ebbria sarà lei!» rispose quella «Io sono una donna onesta!».
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Il ilm, uscito nel 1934, fu diretto da Guido Brignone con Andreina
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Pagnani nel ruolo della protagonista. Sempre dalla stessa commedia fu
tratto un altro ilm nel 1942, con la regia di Giorgio Bianchi e con Maria
Denis (la maestrina) e Nino Besozzi (Filippo, il sindaco). Ancora dalla
Maestrina nel 1957 fu realizzata una edizione radiofonica trasmessa con
et
la regia di Guglielmo Morandi.
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