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Giuseppe Barone

Il NEOREALISMO ITALIANO

a.s.:2023 / 2024 classe: V GA


INDICE:
 Introduzione generale ……………………….. pag. 4

 Premessa origini del neorealismo ………….... pag. 5

 Origini Neorealismo Cinematografico ……… pag. 5

 La necessità del Neorealismo ………………. Pag. 6

 La critica sul Neorealismo ………………….. Pag. 8

 Novità del Neorealismo …………………….. Pag. 9

 Rottura degli schemi del Neorealismo …..….. pag. 9

 I protagonisti dei film Neorealisti …………... pag 10

 La coincidenza Neorealistica ……………….. pag. 11

 Le innovazione tecniche e del linguaggio …,.. pag. 12

 Il neorealismo Fotografico ………………….. pag. 13-14-15


INTRODUZIONE:
Il neorealismo si svolse tra 1945 e 1955 e prende spunto dalle idee di Sartre,
intellettuale del XX secolo che propose una visione di artista più impegnato
socialmente. Queste idee portarono in Italia il dibattito di tre macroargomenti tra cui
la necessità di una nuova cultura (in questo caso cinematografica) che non sia
consolatoria ma rivoluzionaria e che non sia assoggettata a nessuna idea politica ma
libera.

Negli anni Cinquanta i gravi problemi lasciati dal passaggio della seconda grande
guerra al nostro Paese portò gravi problemi economici e tensioni politiche.
Fu proprio in questi anni, tra il 1945 e il 1954, che prese forma il Neorealismo.

Il neorealismo fu un momento particolare della produzione cinematografica nella


quale i nostri grandi maestri convinti che il cinema dovesse mostrare e far conoscere
la realtà che li circondava cambiarono il linguaggio del cinema.

Foto in bianco e nero di Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti durante un
confronto per mettere in evidenza le condizioni drammatiche dell’Italia durante e dopo la
guerra. Con i loro film furono i “padri capostipiti” del Neorealismo.

il Neorealismo si svolse tra il 1945 e il 1955 e prende spunto dal:


 Surrealismo
 le idee di Sartre che nella rivista “Tempi moderni” propone un nuovo ruolo
dell’intellettuale, più impegnato
 la narrativa americana degli anni Trenta (Hemingway).
il Neorealismo si svolse tra il 1945 e il 1955 e prende spunto dal:
 Surrealismo
 le idee di Sartre che nella rivista “Tempi moderni” propone un nuovo ruolo
dell’intellettuale, più impegnato
 la narrativa americana degli anni Trenta (Hemingway).

In questa relazione andremo ad analizzare le origini e le origini, le novità presentate


dal Neorealismo ed alcune interpretazioni storiografiche.
PREMESSA:
Risalire alle origini di questa forma di espressione artistica risulta difficile per
diverse conseguenze storiche: una prima motivazione dipende dall’articolazione di
questo genere in quanto il neorealismo non una è corrente ovvero non segue delle
linee guida specifiche ma è il sentimento dell’intero paese espresso come forma
d’arte; non ci sono delle caratteristiche formali comuni a tutti i film neorealisti,
quello che è comune è l'approccio al cinema, un approccio socialmente impegnato e
condiviso da molti registi italiani (in particolar modo nel '40/'50). Da ciò possiamo
contestualizzare la presenza di diversi dati che ne testimoniano gli albori già nei
primi anni del ‘900 nonostante gli storiografi del tempo affermano che il
neorealismo nacque nell’immediato dopoguerra come conseguenza sociale ed
economica. Un’ altra motivazione può essere l’occultamento politico: l’avvento del
fascismo porterà a un declino del settore cinematografico; toccherà il suo punto più
basso proprio durante il Ventennio e in particolare nella seconda metà degli anni
Venti (secondo Roberto Gulì in un saggio intitolato “la censura cinematografica in
epoca fascista” in linea generale definisce che “i fenomeni più rilevanti furono due:
il potenziamento della cosiddetta censura preventiva, vale a dire anteriore alla fase
di realizzazione di un film, in particolar modo attraverso il controllo del soggetto o
della sceneggiatura; e il graduale trasferimento dell’effettivo potere censoriale dalle
commissioni di revisione ai funzionari di grado superiore”; questo a dire che nel
1925 soltanto 38 film italiani ottennero il visto censura).

ORIGINI:
Se sul fronte letterario il Neorealismo è una conseguenza del Realismo tardo-
ottocentesco e in particolare del Verismo di Giovanni Verga e Luigi Capuana, dal
punto di vista cinematografico un primo vagito del neorealismo risale in un film del
1914, perduto dopo che l’unica copia esistente fu sottratta dai nazisti nell’autunno
del 1943, dalla Cineteca del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma,
durante la fuga dei tedeschi dalla capitale. Si tratta di "Sperduti nel buio", film
diretto da Nino Martoglio e Roberto Danesi e prodotto dalla Morgana Film,
considerato da molti critici di cinema come Guido Aristarco e Callisto Cosulich
come il capostipite del filone neorealistico italiano. Il Neorealismo riaffiorò
successivamente negl’anni trenta con Sole, un film di Alessandro Blasetti (1929) ma
ha la sua massima affermazione dal 1945 al 1955: questa tendenza di tipo
cinematografico si sviluppò nel secondo dopoguerra intorno a un circolo di critici
cinematografici che ruotavano attorno alla rivista Cinema (un quindicinale di critica
cinematografica di cui direttore era Vittorio Mussolini, figlio di Benito Mussolini).
Copertina del primo numero di Cinema uscito a Roma il 10 luglio 1936.

In questa rivista i critici confutavano un sottogenere cinematografico della


commedia in voga in Italia tra il 1936 e il 1947 che al tempo dominava l'industria
cinematografica italiana ovvero i film dei telefoni bianchi (o cinema déco); il nome
deriva dalla presenza di telefoni di colore bianco nelle sequenze dei primi film
prodotti in questo periodo, film che rappresentavano il benessere sociale: uno status
symbol, indice di appartenenza a una classe socio-economica elevata, o come
dimostrazione di prestigio secondo, atto a marcare la differenza dai telefoni
"popolari" in bachelite, una resina più economica e dunque maggiormente diffusa,
che invece erano di colore nero.

Immagine tratta dal film “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini (1943) nella quale viene
rappresentato l’uso dei telefoni economici in bachelite.

In opposizione alla scarsa qualità di questi film commerciali, alcuni critici fra cui
Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Gianni Puccini, Giuseppe De Santis, e
Pietro Ingrao, ritenevano che il cinema dovesse rivolgersi agli scrittori veristi di
inizio secolo: ci fu la necessità sociale di riportare una forte connessione con la
realtà, tramite un cinema che cerca di parlare della vita quotidiana di persone
comuni. Il cinema italiano doveva quindi ripartire da zero: se da una parte il
neorealismo cinematografico vuole allontanarsi dalla retorica del ventennio fascista,
che aveva influenzato il cinema di propaganda del Cinegiornale e l’Istituto Luce,
dall’altra parte la stessa Italia vuole dare un immagina di prosperità e di forza.
Dunque, secondo questa interpretazione storiografica, il neorealismo fu concepito
tramite la necessità di riappropriarsi di uno sguardo nuovo, privo di quella
monumentalità del cinema precedente, in modo da trovare un nuovo modo di
esprimersi in quanto anteriormente a questo, ci si esprimeva in relazione ai discorsi
fascisti.
Perciò tramite un approccio sociale questi registi cercano di allontanarsi dal cinema
d'epoca fascista che aveva il compito di divertire le persone per limitarne la
riflessione.
Alcuni storiografi definiscono ciò come un processo di falsificazione
cinematografica in quanto si evitava di affrontare delle tematiche reali e comuni: un
cinema di finzione che raggirava il problema tramite la commedia, il divertimento e
il lusso che distoglieva l’attenzione dal reale stato economico e sociale dell’Italia.

L’istituto Luce, fu istituito nel 1925 e reso ancora più potente da Benito Mussolini.
Grazie all’istituto Luce, Benito Mussolini fu il primo dittatore a documentare la cultura, la
politica, la società e la modernizzazione dell’Italia.

Secondo diverse interpretazioni questa prima vera rottura degli schemi del cinema
degli anni del fascismo è data dal film “Ossessione” di Luchino Visconti nel 1942
poiché mostrava un’Italia cupa e violenta, lontana dalla propaganda del regime,
mostrando la realtà della società e non la finzione.
Questo film ebbe un impatto tale da essere il primo film definito neorealista, in
particolar modo fu il commento di Mario Serandrea nella rivista cinema nominata
precedentemente.

Scena tratta da “Ossessione” di Luchino Visconti.

L’impatto che difatti ebbe fu tale da considerare il neorealismo come forma d’arte
impegnata socialmente: Secondo Gian Piero Brunetta nel suo libro intitolato "il
cinema neorealista italiano, da Roma città aperta a i soliti ignoti" Grazie al
Neorealismo lo schermo diventò proiezione dell'anima collettiva, "punto di perfetta
fusione tra i corpi e il sangue degli spettatori e quelli dei personaggi" tanto che la
gente ritrova la speranza che la guerra ha disperso, "per sentir parlare dei propri
problemi, per vedere dei personaggi con i quali si identifica del tutto".

Era l’otto settembre 1943. Dopo l’armistizio l’Italia è allo sbaraglio, i teatri di posa
di Cinecittà sono distrutte o usati come riparo per gli sfollati, le attrezzature tecniche
sono state portate dai tedeschi in ritirata a Venezia al suo cine villaggio.
Da questo momento storico si inaugura il nuovo cinema dedicato agl’italiani, una
stagione che può essere diviso in due parti: una prima fase dove i soggetti si
concentrano su fatti degli ultimi di guerra (Roma Città aperta) e una seconda fase in
cui si racconta la lenta e difficoltosa ripresa dell’Italia (Ladri di biciclette di Vittorio
De Sica).

Scena tratta dal film “roma Città Aperta” di Roberto Rossellini (1943).

Nonostante il suo grande debutto, il Neorealismo dovette subire molteplici attacchi


in quanto il clima politico mutò a partire dal 1947, quando i partiti di sinistra furono
allontanati dal governo e le forze moderate cominciarono a incoraggiare un cinema
di evasione.
Inoltre, gli unici fondi da cui i registi neorealisti potevano attingere sono le risorse
del Piano Marshall (1947), destinate anche al sostegno della produzione
cinematografica nazionale e i finanziamenti della "Legge Andreotti" (1949) che
doveva sostenere e promuovere la crescita del cinema italiano, frenare l'avanzata dei
film americani ma anche inibire gli imbarazzanti eccessi del neorealismo difatti
instituì una censura preventiva: a seguito di questa norma, prima di poter ricevere
finanziamenti pubblici, la sceneggiatura doveva essere approvata da una
commissione statale e al film poteva essere negata la licenza di esportazione se
"diffamavano l'Italia", e diverse pellicole, tra cui Ladri di biciclette, furono
censurate.

La critica marcata dei film neorealisti però accelerò il processo di rinascita


cinematografica: i meriti artistici promossero l’allontanamento dei film degl’anni del
fascismo.
Questo processo diede fiducia al neorealismo facendolo divenire il nuovo caposaldo
della ripresa di coscienza nel mondo della cinematografia : fu il primo a muoversi
dalle macerie del secondo dopoguerra creando una svolta a conflitto ancora in corso,
quando c’era l’esigenza di testimoniare gli avvenimenti, consentì ad alcuni
esponenti del movimento di chiarire un passato non sempre cristallino, in quanto
compromesso dai legami con il regime, una vera e propria rottura che segnò una
svolta cinematografica, un tipo di cinema che viene definito impattante per molti
storici del cinema come per esempio Georges Sadoul.
NOVITA’ DEL NEOREALISMO:

Il Cinema neorealista italiano fu una svolta dal punto di vista cinematografico per
diversi aspetti: fu la risultante di conseguenze fisiche, economiche e ripercussioni
sociali della guerra che plasmarono l’anima dei registi, ma anche ls combinazione
del sentimento popolare di ripartire da zero, di voler avere un nuovo slancio e
fiducia nel cambiamento, di speranza nel futuro. Il Neorealismo si presentò dunque
al pubblico in maniera molto impattante, con diverse novità tra cui delle novità
stilistiche che cambieranno il cinema di tutto il mondo. Si evolve in tal modo un
cinema di stampo realista che rappresenta il simbolo di riscatto del popolo italiano,
di quella società povera ma vitale che il cinema d’epoca fascista aveva rimosso.

Una prima analisi a livello contenutistico del cinema Neorealista ci porta subito a
riflettere sulla rottura dei tabù: il neorealismo vuole rappresentare la realtà più
sincera di quei tempi e per farlo ha bisogno di rompere quelle leggi morali che ne
limitano la rappresentazione. In relazione a questo, i film neorealisti presentano alle
volte dei contenuti crudi e indiscutibilmente c’è all’interno di questi fil dei temi
solitamente evitati (o meglio, evitati in quel periodo in quanto era presente un tipo di
cinema che rinnegava la verità) come la prostituzione, le torture, le bande di
criminali, l’inganno, l’estorsione, le violenze o ancora il suicidio, “un Italia senza
veli retorici, senza falsità” come descrive Pier Paolo Pasolini.

Scena tratta da “Umberto D” di Vittorio De Sica (1952) dove il Protagonista è intento a


suicidarsi.
Scena tratta da ”Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini dell’anno 1943.

Si può inoltre aggiungere che il Neorealismo nasce dal bisogno di comunicare, ossia
di mettere in comune tramite l’immagine, di documentare gli avvenimenti pre e post
bellici con un’attenzione centrata sulle classi operarie; dal punto di vista narrativo, la
novità fu la capacità di questi film di proiettare una contemporaneità assoluta, dove
lo spettatore si poteva riconoscere, tanto che questi film sono considerati delle vere e
proprie pellicole storiche anche perché i set di posa non erano disponibili come detto
in precedenza e dunque le riprese avvenivano all’esterno: venivano riprese le
macerie della guerra, gli edifici distrutti, le strade e le piazze della città dopo la
pressione bellica.

Proponevano storie che raccontavano le vicende attraversate dall'Italia, la resistenza


partigiana, le condizioni sociali delle classi più povere. Per la prima volta i
protagonisti erano degli operai, dei contadini, di chi aveva fatto la resistenza,
degl’antifascisti, degli adolescenti, dei pensionati o ancora preti e bambini.

Immagine estrapolata dal fil “Ladri di Biciclette” di Vittorio De Sica (1948), dove sono
rappresentati i due protagonisti.
Immagine estrapolata dal fil “Umberto D” di Vittorio De Sica (1952) ove è rappresentato il
protagonista. Ciò a indicare uno dei nuovi soggetti del Neorealismo cinematografico ossia un
anziano pensionato, ovviamente con gravi problemi economici.
Come già sottolineato, il Neorealismo raccontava la realtà dell’Italia e in quanto la povertà era
all’ordine del giorno, indubbiamente è anche uno dei macrotemi del Neorealismo.
I film del Neorealismo descrivevano criticamente la situazione difficile attraversata dall'Italia,
in un modo così fedele alla realtà che alcuni di quei film possono oggi essere visti come
documentari storici: non solo le tecniche cinematografiche sono simili a quelle dei
documentari come l'editing molto minimale, quasi assente, ma anche gli attori non sempre
erano professionisti: si preferiva utilizzare ciò che André Bazin definì “la tecnica
dell’amalgama”ossia mescolare attori non professionisti ai grandi divi dell’epoca, quali Anna
Magnani e Aldo Fabrizi per aumentare la veridicità delle espressioni e delle scene.

Un altro fattore interessante è la presenza molto marcata della coincidenza, degli


incontri casuali: un’ articolazione del racconto tale che le cause degli eventi erano
ignorate, questo per rendere le scene più reali. Il racconto spesso veniva mandato
avanti grazie alle coincidenze e agli incontri casuali che rifiutando gli incastri logici
nella trama li faceva risultare il più delle volte ellittici (ossia quando un film omette
degli elementi importanti per la narrazione) e non mostravano i nessi causali degli
eventi. Il risultato sono quindi dei film che mettono in scena il reale in ogni sua
sfumatura, ma in cui tutti gli eventi hanno la stessa importanza: è compito dello
spettatore distinguere le “scene madri” dai momenti ordinari; questa libera
interpretazione che i registi neorealisti vogliono offrire allo spettatore si può dedurre
anche dalla presenza di numerosi finali aperti ossia finali volutamente irrisolti. La
drammaturgia non seguiva i canoni hollywoodiani: le trame erano costruite per
somma di episodi, molti dei quali apparentemente non significativi, spesso i
momenti più drammatici erano raccontati in maniera sommaria.
Scena tratta da “Il Ladro di Biciclette” di De Sica (1948) ove è rappresentato l’incontro
fortuito e casuale con il ladro.

Interessanti furono le innovazioni tecniche che il movimento introdusse: le


inquadrature erano volutamente sporche, c’è la presenza di nuove coordinate visive,
ossia prevale l’orizzontalità ( la macchina da presa è all’altezza del personaggio) e ci
si muove attraverso dei spazi che sono gli spazi nella quale si muovono i personaggi
mostrandoci gli spaccati delle città quali i quartieri popolari, le periferie, i rioni, le
piazze, i parchi, i mercati e quindi all’interno di questi film lo spettatore oltre che
ritrovarsi nel protagonista si ritrova anche negli ambienti proposti: nel cinema
Neorealista l’Italia intera diventa un enorme set a cielo aperto e le ambientazioni
sono spazi realmente presenti e dunque anche rovine, edifici distrutti
(completamente o solo in parte) e mucchi di macerie.
Scena tratta dal film “Paisà” di Roberto Rossellini dell’anno 1946.

Interessante è sapere come questi personaggi sono portatori di istanze nuove, di


contenuti nuovi e hanno un linguaggio nuovo: il neorealismo applica nel cinema uno
scardinamento linguistico ossia i personaggi non parlano con un’addizione
linguistica ma con la lingua popolare, in dialetto, in un linguaggio che sia vicino
dello spettatore che si rivede nei personaggi e si riconosce.

Si dice che il cinema diventa una sorta di specchio: lo spettatore non è più soltanto
destinatario dell’opera ma è pure protagonista dell’opera stessa tanto che le scene di
maggior spicco sono scene di quotidianità; per questa ragione qui, i film
neorealistici vengono soprannominati di visione antropocentrica, ossia che narra e
racconta dell’uomo, una novità assoluta in quegl’anni.

IL NEOREALISMO FOTOGRAFICO:
Oltre che il cinema, un’altra forma di arte a stampo neorealistico emerse dalle
macerie dell’Italia, portando novità contenutistiche simile al neorealismo
cinematografico.
Il Neorealismo fotografico lo si descrive come una "tendenza" o come un’
"immagine" nuova nella produzione fotografica italiana.
Se l’immagine dunque ha lo scopo di persuadere, il Neorealismo fotografico ebbe
una centralità nel permettere un nuovo sguardo che si allontanasse dal gigantismo
fascista: la necessità di riscoprire la quotidianità in tutte le sue sfaccettature, di
ridimensionare anche l’arte in quanto la dittatura fascista schiacciò ogni forma di
libertà ed iniziativa spontanea in nome dell’esaltazione del regime e di un’idea
rigorosamente organicistica della nazione.

Foto del 5 giugno 1944, Liberazione di Roma.

Foto del 5 giugno 1944, Liberazione di Roma.

Secondo diverse interpretazioni gli anni del dopoguerra furono necessari per una
nuova manifestazione della creatività, personalità e identità italiana: le prime foto
neorealistiche infatti hanno come soggetti le truppe americane: essendoci la
prevalenza di un sentimento che allontanava il fascismo (anche negli intellettuali), le
immagini che immortalavano il fallimento del fascismo risollevavano l’animo della
popolazione unendo così insieme cultura e popolo.
Successivamente, come successe nel neorealismo cinematografico, l’attenzione si
spostò nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni, nel comune, in ciò in cui la gente
si poteva riconoscere: uno specchio di ciò che era la situazione economica e sociale
italiana: le città rappresentate non sono più sfondo per le parate e non sono più
immortalate delle piazze importanti ma piccoli borghi e scalinate poco conosciute,
rioni poveri e città autosufficienti.
Alfredo Camisa, una donna nei campi.

Nino Migliori, un bar trattoria in Emilia.


Fosco Maraini, il mercante azzimato

Mario Finocchiaro, Stazione Centrale


SITOGRAFIA:

Vittorio De Sica, telefoni bianchi e regia neorealista | XXI Secolo (21secolo.news)

Storia del Cinema - Un Cinema di Evasione (cinemadelsilenzio.it)

Cinema e fake news - Aula di Lettere (zanichelli.it)

Censura cinematografica: cos’è e come funziona? (laleggepertutti.it)

Dal cinema dei telefoni bianchi al Neorealismo: la rivoluzione epocale di De Sica,


Rossellini e Visconti. – L'ITALIA DEL CINEMA (wordpress.com)

IL CINEMA ITALIANO SOTTO IL FASCISMO - CINESCUOLA. Sito didattico


sul linguaggio audiovisivo.

Pratiche produttive del cinema italiano 1949-1976. L’eccezione e la regola –


CONSULTA UNIVERSITARIA DEL CINEMA (consultacinema.org)

Neorealismo: significato, periodo, esponenti, poesie | Studenti.it

ROMA CITTA’ APERTA/ Il capolavoro neorealista di Rossellini tornava a Venezia


5 anni fa (ilsussidiario.net)

MONTAGGIO ELLITTICO: ESEMPIO DI MONTAGGIO CON FILM "QUARTO


POTERE" - MONTAGGIO ELLITTICO Quando un - Studocu

Vittorio De Sica: Lo sguardo del grande cinema italiano – Limite infinito


(wordpress.com)

Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica: tre registi a confronto -


CINEMA NEOREALISTA - 1 –

L'arma più forte / 1 - Il cinema di regime nell'Italia fascista - Il Discrimine

NEORELAISMO E FOTOGRAFIA - Università degli Studi di Padova


Dipartimento dei Beni Culturali: - Studocu

Il neorealismo in Italia: la fotografia – Diario dell'arte (diariodellarte.it)

Storia culturale della fotografia - Capitolo uno: “Neorealismo e fotografia” Quando


pensiamo al - Studocu

NEORELAISMO E FOTOGRAFIA - Università degli Studi di Padova


Dipartimento dei Beni Culturali: - Studocu

Il ruolo cruciale del Neorealismo fotografico italiano. Una grande mostra a New
York - ArtsLife

Microsoft Word - DOCUMENTI 22 46 gulì 1.doc (cinecensura.com)

BIBLIOGRAFIA:

Gian Piero Brunetta, Il Cinema Neorealista Italiano, Da “Roma Città Aperta” ai


“Soliti Ignoti”, edizione Laterza 2009.

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