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STORIA DELLA MUSICA Musica e teatro: il modello

italiano
DAL TEATRO DI CORTE AL TEATRO IMPRESARIALE
Dopo le esperienze di Firenze e Mantova, altre corti italiane vollero realizzare
intermedi o favole pastorali

I soggetti attingevano alla mitologia e alle favole di Ovidio, con inserimento di


elementi comici, idonei alla funzione di diletto della corte

Nonostante questa tendenza, il teatro musicale aveva ancora forti limiti di diffusione
DAL TEATRO DI CORTE AL TEATRO IMPRESARIALE
L’unicità dello spettacolo realizzato per una specifica occasione della vita di corte e
quindi irripetibile

Il grande dispendio di mezzi economici

Lo stretto legame con la figura del principe che commissionava, sovvenzionava,


controllava l’evento e, al tempo stesso, rappresentava il primo destinatario
dell’opera, i cui contenuti erano rivolti a celebrare la sua magnificenza
IL TEATRO A ROMA
Tra il 1620 e il 1630 sorse a Roma una produzione di opere in musica legate alle figure del prelato
Giulio Rospigliosi (autore di testi e curatore di allestimenti) e papa Urbano VII, discendente dei
Barberini

L’evento era destinato a un pubblico esiguo e selezionato. Fu usata una sala di 13 m x 17 m all’interno
del palazzo Barberini.

Successivamente fu costruito uno spazio esterno al palazzo grande il doppio della sala precedente. Un
vero e proprio teatro, ma ancora esclusivo

Il teatro del tempo si basa ancora su una mera concezione di diletto della classe nobiliare o
dell’insegnamento di valori spirituali nell’epoca della controriforma romana

Furono scritte opere ispirate a temi morali (Chi soffre speri, Dal Male il Bene) e numerose storie di santi.
Es. Sant’Alessio (musica di Stefano Landi e testo di Rospigliosi)
UNA SVOLTA STORICA: VENEZIA 1637
Nel 1637 a Venezia fu inaugurato il primo teatro destinato al pubblico pagante, il
Teatro San Cassiano. Originariamente destinato alla Commedia dell’Arte e
successivamente all’opera

La prima opera rappresentata fu Andromeda di Benedetto Ferrari e Francesco


Mannelli.

Nel corso di pochi decenni vennero aperti ben 12 teatri a Venezia, tra cui il San
Moisè. Entro la fine del secolo il modello si diffuse in tutta Italia nei piu grandi centri:
Genova, Roma, Bologna, Napoli, Milano, Palermo, Vicenza, Pesaro, Pistoria
UNA SVOLTA STORICA: VENEZIA 1637
In alcuni casi i teatri cominciarono a ricevere fondi pubblici per la gestione. Il teatro
quindi comincia ad avere un valore civico. Altri teatri invece erano legati ad
Accademie culturali

Il nuovo sistema cambia radicalmente il volto dell’oepra. Da spettacolo per elite in


ambiente esclusivo, si passa gradualmente a un modello impresariale che decreterà
la diffusione e la fortuna del melodramma per i tre secoli successivi
L’IMPRESARIO E IL TEATRO
Con la nascita dei teatri il gestore della rappresentazione non era piu la compagnia
di attori, ma il cosiddetto impresario

Esso affittava il teatro da una famiglia aristocratica, procedeva con l’allestimento


dell’opera, scritturava cantanti, compositori, scenografi, strumentisti e mano d’opera

L’impresa aveva un forte rischio economico, le spese erano così alte da poter essere
ammortizzate solo con un gran numero di repliche. La chiave del successo stava nel
gradimento del pubblico pagante
L’IMPRESARIO E IL TEATRO
Si sviluppa un modello di teatro all’italiana, frutto dell’opera dei piu grandi architetti del tempo.

Nacque l’aggiunta dei primi palchetti riservati ai nobili, dapprima in legno (quindi fragili se
esposti al fuoco) e poi in muratura

Il teatro all’italiana ha una platea a pianta a U dove inizialmente furono messi tavoli e panche per
il pubblico piu umile e una serie di palchi per quello aristocratico

I nobili potevano chiudere a chiave il palchetto e nascondersi con una tenda.

Il posto migliore era di fronte al palco scenico e destinato di solito al prinipe


I CANTANTI: IL DIVISMO TRA IERI E OGGI
I cantanti diventarono ben presto importanti e ammaliarono il pubblico con il proprio
virtuosismo

Qui nasce il mito del «cantante divo», figura che ha attraversato il 900 fino al nostro pop e
rock. Anche allora c’erano eventi di delirio e adorazione da parte del pubblico.

I maggiori divi dell’epoca erano i cosiddetti «castrati», cantanti evirati, vittime di una pratica
brutale. Subivano in età pre-puberale l’asportazione dei testicoli, ormone legato allo sviluppo
della laringe. Le corde vocali rimanevano di piccole dimensioni e ciò garantiva un timbro
vocale di una leggerezza unica.

I castrati furono proibiti nel teatro musicale solo dall’800 in poi con una bolla di Papa Pio X
I CANTANTI: IL DIVISMO TRA IERI E OGGI
I cantanti si formavano per vie ecclesiastiche, conventi o maestri privati che spesso
pretendevano una percentuale sui guadagni del virtuoso

Nel corso del 700 si perfezionano i conservatori a Napoli, Venezia, con funzione di
orfanotrofio

I cantanti erano itineranti e organizzati all’interno delle compagnie. Spesso i cantanti


trasportavano gli spartiti nei propri bagagli o si specializzavano in parti comiche,
spesso legate a difetti fisici dell’esecutore
I COMPOSITORI
Il compositore aveva una posizione subordinata rispetto ai cantanti e al librettista

Lavorava in tempi molto ristretti (circa 3 mesi) sulla base del libretto, adattando la scrittura vocale
alle caratteristiche dei cantanti.

Non esisteva il diritto d’autore, che sarà istituito in Italia solo nel 1865. L’opera rimaneva di
proprietà del teatro dove era stata rappresentata e per le riprese spesso il nome del compositore
scompariva

La partitura rimaneva quasi sempre manoscritta e subiva numerosi adattamenti rispetto ai nuovi
interpreti che la andavano ad eseguire. L’impresario effettuava tagli, aggiunte, sostituzioni

Non c’erano scuole specifiche, i compositori si formavano soprattutto attraverso la pratica.


LO SCENOGRAFO
Allora lo scenografo era soprattutto un macchinista o pittore di scena

Erano necessari effetti scenici per colpire il pubblico, per mezzo di macchinari si
evocavano terremoti, naufragi.

Ci si confrontava con impresario e librettista per gli effetti scenici ed erano lavori che
richiedevano mesi

Di solito si lavorava in imprese a conduzione familiare


IL POETA
Il poeta era quello che noi oggi chiamiamo librettista

Il testo, a differenza della partitura, veniva stampato in un piccolo libro

Il librettista era un uomo di alta cultura e alto ceto sociale. Era considerato il vero
autore dell’opera al di sopra del compositore

Spesso aveva ruolo di gestione insieme all’impresario. Istruiva i cantanti nella


recitazione e nell’esecuzione

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