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Analisi del testo – “Uomo del mio tempo” Salvatore Quasimodo

Il componimento poetico “Uomo del mio tempo”, pubblicato nel 1946 e facente parte della raccolta di
poesie “Giorno dopo giorno”, è stata scritta da Salvatore Quasimodo, poeta e traduttore italiano, nonché
esponente di rilievo dell’ermetismo, nato a Modica nel 1901 e morto nel 1968 a Napoli. Il titolo di tale
poesia fa riferimento al soggetto evocato dall’io lirico e a cui si rivolge ponendo le considerazioni maturate
riguardo la natura infida e controversa dell’uomo che muta mantenendo tuttavia determinate sfaccettature
che risiedono nell’ inestricabile staticità regressiva della natura umana. Essendo questa raffigurazione della
società lo si può considerare come un prototipo senza tempo o possibilità di progresso in quanto incatenata
all’egoismo che deriva dall’ottenimento del potere, la sottomissione di tutto ciò che lo circonda.

L’io lirico si rivolge all’essere umano richiamando la sua attenzione verso l’erronea tendenza detenuta nel
ripetere gli sbagli del passato, gli stessi dall’albo dei tempi. L’individuazione dell’interlocutore, in quanto
soggetto tipo di una categoria umana universale, avviene in molteplici luoghi differenti tra loro e
riconducibili alla brama di potere che induce alla stipulazione della guerra. L’uomo si macchia in tal modo
del sangue versato dai suoi antenati e da lui stesso per giungere al proprio scopo, avente un odore che si
avvicina allegoricamente a quello fatto sgorgare via dal corpo del fratello da Caino. Conoscendo il male, ne
si può essere affascinati e sedotti al punto da cedere alle pressioni di una vita fatta dall’ottenimento dei
piaceri desiderati ed alimentata da una rappresentazione della comunità dettata da una visione
oscura e superata oramai. Sebbene le tombe dei predecessori siano abbandonate ,gli uccelli neri e
il vento oscurano il cuore di un qualsiasi essere tramutando ogni sentimento di felicità e sicurezza.

Tale cupa e concreta visione viene contrassegnata da una metrica svincolata da qualsiasi costrizione e
costituita da un’unica strofa suddivisa in 17 versi liberi caratterizzate da un conteggio sillabico vario
prediligente una forma quinaria, settenari e endecasillabo. Lo schema ritmico crea una musicalità
accalorante, vibrante e accorate, in particolar modo quelle del quattordicesimo e quindicesimo con le quali
il poeta invita i giovani a dimenticare gli errori e costruire un mondo nuovo fondato sulla fratellanza, pace e
democrazia. Il testo poetico viene tratteggiato dalla presenza di innumerevoli figure retoriche, tra le quali vi
è una prevalenza dell’utilizzo della figura retorica di significato della metafora, la quale si contrassegna per
essere un artificio finalizzato all’arricchimento del testo. È possibile riconoscere la presenza di essa nei vv. 3
– 4, con un riferimento alle “ali maligne e meridiane di morte” degli aerei militari e dei carri di fuoco, nel 7°
all’”assenza di Cristo, per giungere infine ad una chiara comparazione che presenta molteplici nuvole di
sangue e uccelli neri che aleggiano nel cielo come presagi funesti di ciò che si verificherà, nei vv. 16 e 17. Il
lettore riconoscere la presenza, inoltre, dell’apostrofe che caratterizza quasi tutta la composizione
mediante l’utilizzo della sineddoche, e dell’epanadiplosi, consistente nella ripetizione delle stesse parole al
termine di un verso e l’inizio di un altro come nei vv. 4-5 e 14 – 15. Si possono notare anche alcune
perifrasi ed analogie presenti nei vv. 10 e 12 che riportano la mente ad una contrapposizione tra una
visione distante logicamente, ma molto vicina a quella presentata dall’autore. L’enjambement, la divisione
di due parole legate tra di loro sintatticamente, creano una pausa nella lettura ed inducono il lettore a
porre una maggiore attenzione a determinate parole, mentre la prevalenza della paratassi presentante
periodi brevi legati tra loro mediante la ripetizione di un termine preciso all’inizio di ogni periodo e
l’insinuazione di asindeti o giustappunto, ossia l’utilizzo di numerosi segni di punteggiatura debole.
In “Uomo del mio tempo” Quasimodo si rivolge all’intera umanità accusandola dei peccati che commette
per il mancato avvenimento di una mutazione nel corso della storia dell’animo ed intelletto umano che ha
prediletto, invece, lo sviluppo di nuove armi e tecnologie mirate alla facilitazione delle attività quotidiane.
Inizialmente viene compiuta un’esortazione nei confronti della società contemporanea per sperare
nell’ottenimento di un cambiamento ed un accrescimento dell’intelletto capace di far comprendere
all’essere come i propri atteggiamenti siano errati; tuttavia, al termine del componimento l’attenzione
viene posta sull’umanità posteriore all’attuale, la quale supplica di dimenticare l’abitudine al male dei padri
e sappiano vivere diversamente, con lo scopo di ricercare il bene della comunità. Tale ultimo concetto
appare controverso e designato da sfumature di concezioni contrastanti riguardo l’importanza del ricordo e
l’adopera di questi. Quasimodo esprime una chiara predilezione nei confronti della dimenticanza del male
conosciuto attraverso coloro che hanno errato per primo, nonostante ciò il lettore è consapevole di come il
passato non possa essere rinnegato e si sviluppi di contrapposto uno scontro tra la volontà e la necessità di
purificare l’animo umano.
La tematica affrontata dal poeta non potrebbe esser più vicina alla contemporaneità di quanto sia,
dimostrandosi una chiara raffigurazione della società attuale dilaniata dalle guerre insinuate in Ucraina per
volere del governatore della Russia,Putin, il quale, con la pretesa di liberare la nazione confinante da un
governo composto da “neonazisti drogati” , ha inviato innumerevoli contingenti militari per deporre
Zelensky, presidente dell’Ucraina. Sebbene gli incontri avvenuti tra i maggiori esponenti delle due nazioni
non si è trovato un punto di incontro, disponendo al contrario il continuo delle guerre che hanno costretto
centinaia di migliaia di persona a fuggire per trovare un posto più sicuro in cui risiedere temporaneamente.
La crudeltà con cui viene palesata l’immagine dell’uomo intento per mezzo delle armi attaccare con il solo
scopo di ottenere potere scuote l’essenza di colui che percepisce il componimento e permette di
evidenziare come alcuni elementi non si possono sradicare dalla natura stessa delle cose, sebbene si tenti.

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