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Utilizzando il modello cosmologico di Aristotele e di Tolomeo, fino al 1600 si pensava che la Terra fosse al centro

dell’Universo con il Sole, la Luna e i pianeti che le orbitavano intorno.

A ciò si univa la convinzione che le leggi della fisica terrestre fossero del tutto diverse dalle leggi che regolano il
moto dei corpi celesti: questi ultimi erano considerati eterni e perfetti e i loro movimenti dovevano essere circolari.
La circonferenza era infatti la linea perfetta perché simmetrica e priva di inizio e di fine.

Anche il primo modello eliocentrico (cioè, con il Sole al centro del Sistema Solare), proposto da Copernico, faceva
l’ipotesi che le orbite dei pianeti attorno al Sole fossero circolari. Questo modello è in grado di spiegare, nelle loro
caratteristiche generali, i moti osservati dei corpi del Sistema Solare. Però lo stesso Copernico si accorse che
rimanevano problemi di tipo quantitativo, nel senso che diverse quantità, calcolate secondo il suo modello, non
erano in accordo con le osservazioni astronomiche (che avevano raggiunto un buon livello di precisione).

Chi è Copernico ?

Niccolò Copernico, cioè Nikolas Koppernigk (1473-1543) astronomo polacco. Approfondì studi di teologia,
astronomia, matematica e medicina. È il fondatore del modello astronomico eliocentrico, anche se la sua opera
principale, intitolata De Revolutionibus Orbium Coelestium, fu pubblicata dopo la sua morte. Questi problemi furono
risolti da Giovanni Keplero, un astronomo tedesco che perfezionò il modello eliocentrico rinunciando all’idea che le
orbite dei pianeti dovessero essere per forza circolari.

Secondo Keplero, infatti, le orbite descritte dai pianeti attorno al Sole non sono circonferenze ma ellissi.

La prima legge di Keplero, formulata nel 1609, è nota anche come legge delle orbite ellittiche.

La forma dell’orbita è l’argomento della prima legge di Keplero. La posizione in cui un pianeta è più vicino al Sole si
chiama perielio (alle nostre latitudini a Gennaio); quella di massimo allontanamento si chiama afelio( alle nostre
latitudini in a Giugno). Se si disegnano le orbite dei pianeti si vede che esse sono quasi circolari; per questo motivo
nello studio del moto dei corpi celesti spesso si approssimano le ellissi con delle circonferenze.

L’enunciato della prima legge di Keplero recita: l’orbita descritta da un pianeta intorno al sole è un’ellisse di cui il
Sole occupa uno dei due fuochi.

Cos’è l’orbita? È la traiettoria che viene descritta intorno a un punto da un


corpo in movimento nello spazio.

Pertanto, la prima legge di Keplero è importante perché:

supporta la teoria eliocentrica di Copernico contro quella geocentrica di


Tolomeo;

il sole non si trova al centro dell’orbita perché occupa la posizione di uno dei
fuochi.

Chi è Keplero?

Giovanni Keplero, cioè Johannes Kepler (1571-1630) astronomo tedesco. Oltre a scoprire le leggi che portano il suo
nome, studiò le leggi dell’ottica e diede per primo una spiegazione corretta del perché le lenti riescano a correggere i
difetti di vista
Seconda legge di Keplero

La velocità orbitale non è costante, ma varia lungo l'orbita.

Le due aree evidenziate nella figura qui a fianco sono infatti


uguali e vengono quindi percorse nello stesso tempo.

In prossimità del perielio, dove il raggio vettore è più corto


che nell'afelio, l'arco di ellisse è corrispondentemente più
lungo.

Ne segue quindi che la velocità orbitale è massima al perielio


e minima all'afelio.

La seconda legge di Keplero stabilisce come varia la velocità


di un pianeta mentre si sposta lungo la sua orbita.

Il raggio vettore che va dal Sole a un pianeta spazza aree uguali in intervalli di tempo uguali.

Come conseguenza di questa legge, nel nostro emisfero la primavera e l’estate (quando il Sole è più lontano) sono
più lunghe dell’autunno e dell’inverno.

Se la Terra percorresse un’orbita circolare con una velocità di valore costante, le quattro stagioni avrebbero la stessa
durata.

Terza Legge di Keplero

La terza legge di Keplero mette in relazione le distanze dei pianeti dal Sole con le rispettive durate di un’orbita
completa.

La terza legge di Keplero afferma che il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta attorno al Sole è
proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole.

Più semplicemente: più un pianeta è lontano dal Sole, più tempo impiega a circumnavigarlo.

Ancora per capire meglio

Le tre leggi di Keplero

Poco più di mezzo secolo dopo la morte di Copernico (tra il 1603 e il 1618), l'astronomo tedesco Giovanni Keplero
(1571-1630), basandosi sul modello copernicano e sullo studio accurato dei dati di osservazione raccolti dal suo
maestro, il danese Tycho Brahe (1546-1601), formulò tre leggi, note come le tre leggi di Keplero, che descrivono
matematicamente il moto dei pianeti attorno al Sole secondo orbite ellittiche. Keplero non arrivò a spiegare la
causa del moto dei pianeti, ma ciò nulla toglie alla sua geniale intuizione, tenuto anche conto che a quei tempi il
moto era considerato una caratteristica intrinseca dei corpi, per cui non se ne cercavano la cause, ma ci si limitava
alla sua descrizione.

Keplero, in altre parole, intuì che il Sole esercitava sui pianeti un'azione che li vincolava alle loro orbite, ma non si
chiese di che natura fosse tale forza.

In ogni caso, le tre leggi di Keplero rappresentano un risultato fondamentale per la storia della meccanica celeste e
furono la base degli studi successivi di Newton che pervenne invece alla descrizione delle cause che determinano il
moto dei pianeti e riconobbe nella gravitazione universale la legge che regola il moto di tutti i corpi nell'Universo.
1. La prima legge di Keplero afferma che i pianeti ruotano attorno al Sole seguendo orbite ellittiche, di cui il Sole
occupa uno dei fuochi. L'ellisse è una figura geometrica bidimensionale, paragonabile a un cerchio schiacciato,
formata dai punti di un piano le cui distanze da due punti fissi, detti fuochi, hanno somma costante. Le orbite
ellittiche dei pianeti sono ellissi poco schiacciate, vicine alla circonferenza.

2. La seconda legge di Keplero afferma che il raggio vettore che congiunge un pianeta al Sole spazza aree uguali in
tempi uguali. I pianeti non si muovono sulla loro orbita con velocità costante; un pianeta è più veloce quanto più è
vicino al Sole (al perielio) e più lento quanto più è lontano dal Sole (all'afelio).

3. La terza legge di Keplero afferma che il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta attorno al Sole è
proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole. I pianeti più vicini al Sole hanno periodi di rivoluzione più
brevi dei pianeti più esterni. L'"anno" di Giove per esempio, che è più distante della Terra dal Sole, dura 11,862 anni,
mentre quello di Venere, più vicina di noi al Sole, è di 0,615 anni.

La terza legge di Keplero (formulata nel 1618, 15 anni dopo le precedenti) si può così esprimere matematicamente
(T è il periodo di rivoluzione e R è la distanza tra il pianeta e il Sole):

dove K è una costante, uguale per tutti i pianeti del sistema solare.

Nella tabella 6.1 sono riassunti i periodi di rivoluzione e le distanze medie dal Sole dei pianeti del sistema solare. La
distanza media dal Sole dei pianeti è espressa in Unità Astronomiche (UA), dove 1 UA = 1496.1011 m, che è la distanza
media della Terra dal Sole (149 600 000 km)

Distanze medie dei pianeti dal Sole e loro periodo di rivoluzione

PIANETA DISTANZA MEDIA DAL SOLE (UA) PERIODO DI RIVOLUZIONE (ANNI)

Mercurio 0,387 0,241

Venere 0,723 0,615

Terra 1 1

Marte 1,524 1,881

Giove 5,203 11,862

Saturno 9,539 29,458

Urano 19,19 84,014

Nettuno 30,06 164,79

Plutone 39,53 248,5


Dall'osservazione del moto dei pianeti (partendo dal presupposto che deve sempre esistere una causa al moto),
Newton pensò che vi doveva essere una forza, presumibilmente attrattiva, che incurvava la loro traiettoria e per
azione della quale i pianeti non si muovono in linea retta a velocità costante.

Il genio di Newton intuì che la forza che tiene i pianeti in orbita attorno al Sole fosse della stessa natura della forza
che attrae gli oggetti verso la superficie terrestre e che quindi è una forza di natura attrattiva che si esercita tra i
corpi dotati di massa.

Estendendo la formulazione della legge di attrazione tra due corpi celesti a due corpi qualunque, Newton ricavò la
legge della gravitazione universale, che stabilisce che la forza di attrazione tra due corpi di massa m1 e m2 posti a
distanza r è direttamente proporzionale al prodotto delle due masse e inversamente proporzionale al quadrato delle
loro distanze, ovvero vale in modulo:

G rimane invariata in qualsiasi punto dell’universo, invece g che ha a che fare con la forza di gravità, detta anche
forza peso, varia in base alla massa del pianeta e alla distanza del corpo distanza dal centro del pianeta

La Terra esercita una forza gravitazionale sulla Luna, il suo satellite, e su tutti i corpi che risiedono sulla sua
superficie. In quest'ultimo caso la forza di gravità è la forza peso, che determina un'accelerazione verso il centro
della Terra (accelerazione di gravità) il cui valore medio è:

Le Fasi Lunari

Vedi testo a pag. 152


Le maree
Le maree sono un movimento periodico e regolare di sollevamento e di abbassamento dell'acqua del mare causato
dalle forze gravitazionali che agiscono nel sistema Terra-Luna-Sole.

https://matematichiamoblog.wordpress.com/2016/06/01/le-maree-video/

Eclissi di sole e l’eclissi di Luna

https://youtu.be/cZtUJnsYEEk
Libro di testo pag. 154 e 155

Origine del sistema solare


Vedi testo pag. 172 e 173

Le unità di misura nel sistema solare e nell’Universo


U.A. oppure A.U. è l’unità di misura delle distanze nel Sistema solare

1 A.U. corrisponde a 149.600.000 km, distanza media Terra Sole

L’anno luce ( a.l. ) corrisponde invece a 9.463 miliardi di km e a 63.000 A.U. ed è la distanza percorsa da un raggio di
luce in un anno, alla velocità di 300.000 km al secondo.

Es. la stella Proxima Centauri, la stella più vicino al Sole, dista dal sole 4,1 a.l. cioè la sua luce impiega 4 anni per
giungere a noi

La luce del Sole impiega 8 minuti per giungere sulla Terra

Comete
Vedi pag. 173 del tuo testo

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