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Cap 1.

TURISMO E GEOGRAFIA
La geografia del turismo è una branca della geografia.
1.2 La tradizione disciplinare in Italia
Il fenomeno turistico ha attirato l’interesse di studiosi di altre discipline, non dei geografi, che
hanno notato i benefici che le transizioni finanziarie dei turisti apportano alle aree ricettive. I primi
geografi che affrontarono tematiche turistiche scrissero delle monografie regionali su alcuni centri
turistici di carattere idiografico (esaltazione del particolare). La prima in assoluto fu la monografia
di Toschi su Taormina (1936) seguita da quella di Mori su Cattolica (1942). Dopo la Seconda
Guerra Mondiale, il fenomeno turistico venne considerato in maniera più approfondita dai
geografi. Toschi, oltre all’aspetto economico già trattato dagli economisti, prese in considerazione
le diverse motivazioni di ordine fisico, biologico, psicologico, culturale… dei flussi turistici e
dall’altra le conseguenze ambientali, sociali… che il turismo imprime sul territorio. Inoltre,
sottolineava come oggetto di indagine, oltre alla regione di transito, le regioni di partenza dei
turisti (regione di turismo attivo/ outgoing) e quella di destinazione (regione di turismo passivo/
incoming). L’ingresso ufficiale della geografia del turismo all’interno degli studi geografici (grazie a
Toschi nel 1957) è avvenuto al XVII Congresso Geografico Italiano svoltosi a Bari. Fra le diverse
branche della geografia che si sono occupate di turismo abbiamo: la geografia economica, politica,
umana, ambientale e percettiva.
- La ‘geografia economica’ si occupa dello studio del trasferimento del denaro da una regione
all’altra; analizza la domanda e l’offerta nei servizi turistici; studia le strategie turistiche nelle
diverse destinazioni.
- La ‘geografia politica’ studia la relazione dei vari Stati in ambito politico come rapporti
internazionali ma anche la situazione politica di un determinato Stato;
- La ‘geografia umana’ dove Innocenti attirò l’attenzione sull’impatto del turismo sulle comunità
locali. Infatti, negli anni Settanta c’era un atteggiamento “volontarista” e successivamente si
affermò un atteggiamento “sostenibilista”, quindi in questo caso si parla di ‘geografia ambientale’
che si occupa della difesa del paesaggio dall’aggressione del turismo.
– La ‘geografia percettiva’ in cui si considera la realtà geografica soggettiva, sia di chi la “usa”, sia
di chi la “offre”.
1.3.1 Il turismo
È uno spostamento dal luogo di residenza verso una località scelta non permanente, ma la cui
periodicità richiede strutture fisiche (e non) in ognuno degli spazi che sono propri. La geografia si
occupa di tutti questi spazi, concentrandosi sui cambiamenti che la presenza del turista crea. Tali
cambiamenti avvengono anche sull’essere umano sia nelle regioni di outgoing (operatore turistico,
pubblicitario) sia nelle regioni di incoming (guida turistica, albergatore). Inoltre, il turismo non
deve essere confuso con il tempo libero, perché non è detto che il tempo in cui non si lavora
debba essere dedicato al turismo.
1.3.2 La geografia
Secondo Ruocco, la geografia studia la distribuzione e combinazione dei fenomeni sulla superficie
terrestre che modificano i caratteri fisionomici e influiscono sulla vita dell’uomo. Esamina le
associazioni di oggetti e fenomeni che ne costituiscono i paesaggi; ne descrive le unità organiche
in cui appare ripartita, in conseguenza di un processo di differenziazione spaziale (regioni); e
analizza gli insiemi territoriali, risultato delle forze naturali e degli interventi umani.
TERRITORIO (Ruocco): area di intervento dell’uomo per organizzarlo affinché risponda meglio ai
suoi bisogni, sede di infrastrutture viarie, di uomini in movimento e flussi di traffico, strutture
produttive e ricreative;
PAESAGGIO GEOGRAFICO (Ruocco): un’associazione di oggetti e fenomeni in condizione di
equilibrio dinamico;
REGIONE GEOGRAFICA (Ruocco): qualsiasi tratto della superficie terrestre che si differenzia
rispetto ai territori circostanti in base a elementi di carattere fisico, umano, storico, politico ed
economico.
Il turismo ha acquisito sempre più importanza dopo la Seconda Guerra Mondiale, dunque tante
regioni sono diventate ‘regioni turistiche’: una regione turistica ‘attiva’ dove partono i flussi
turistici e ‘passiva’ (Corna Pellegrini 1968) che attrae flussi di persone che vi trascorrono parte del
loro tempo libero dal lavoro e spendono i loro redditi percepiti altrove. Così la tipologia dei
consumi risulta diversa e superiore a quanto richiederebbe la popolazione locale.
Secondo Ruocco, la geografia considera il turismo come espressione e misura della capacità
dell’uomo di organizzare lo spazio, per metterlo meglio al suo servizio rispettando la natura. Lo
considera come un fattore di sviluppo regionale ed esamina i nodi e le regioni turistiche per
valutarne il grado di maturità e le loro prospettive.
Box 1.2 Benefici e costi del turismo
Benefici: incremento di reddito e impiego; miglioramento di strutture economiche e della capacità
imprenditoriale; passaggio da società agricola ad urbana; apporto a commercio locale, artigianato
e gastronomia; migliore conoscenza di storia, cultura e religione.
Costi: pericolo della monoculturalità economica del turismo; inflazione e speculazione sul
territorio; stagionalità del turismo; costi sociali; importazione dei dirigenti del turismo da fuori
della regione; erosione del linguaggio e della cultura della regione.
1.4 Riflessioni “postmoderne”
1.4.1 Il luogo e le nuove accezioni di paesaggio e di territorio
Mentre la geografia tradizionale prendeva in considerazione una parte di superficie terrestre in
maniera oggettiva, quella più attuale si sofferma criticamente su come essa viene percepita dalle
diverse società.
Si è passati dal concetto di regione a quello di luogo: il luogo indica uno spazio in cui ci si muove e
si agisce. Il luogo non è un concetto oggettivo com’era la regione, ma soggettivamente complesso
perché è una costruzione mentale di chi entra in contatto con esso.
La stessa porzione di territorio può essere percepita in tante maniere diverse
contemporaneamente. Una località turistica per essere tale deve essere innanzitutto nota, poi
percepita come un luogo turistico.
Anche il concetto di paesaggio cambia perché prima era simile al concetto di territorio, in seguito
diventa collegato al concetto di luogo, per cui il paesaggio è considerato la maniera con cui la
modernità concepisce il mondo sotto forma di luogo.
Alla Convenzione di Firenze del 2000 è stata redatta una nuova definizione del termine paesaggio
che designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Questa
definizione unisce la concezione tradizionale secondo cui il paesaggio è il risultato dell’interazione
tra ambiente e società con quella postmoderna di paesaggio come parte di territorio percepito.
Vi è un’evoluzione anche nel concetto di territorio, esso può essere pensato come attore collettivo
locale: rete di soggetti pubblici e privati, capace di auto-organizzarsi al fine di auto progettare e
autogestire il proprio sviluppo. Diventano importanti per la ricerca geografico- turistica le reti
tessute dai gruppi nelle diverse parti del mondo (ruolo attivo del turista che diviene soggetto e non
oggetto) piuttosto che le regioni di incoming e outgoing.
1.4.2 L’inconsistenza della regione turistica
La regione turistica passiva non esisterebbe più in quanto esistono tanti luoghi turistici quanti
sono i soggetti che percepiscono turisticamente la stessa località. (Minca, 1996) Ad esempio, la
Liguria è stata percepita diversamente nel corso dei secoli. Inizialmente come meta per il turismo
climatico, poi per il turismo balneare estivo fino ad oggi che è arrivata a soddisfare svariate
esigenze turistiche in tutti i periodi dell’anno.
Non esisterebbe neanche più la regione di turismo attivo perché anche in questo caso
esisterebbero tante località quanti sono gruppi sociali che decidono di abbandonare la loro
residenza per un periodo. In passato gli abitanti delle varie zone avevano tutti le stesse esigenze
turistiche, quindi alcune regioni erano solo di turismo attivo altre di turismo passivo. Oggi la
domanda appare diversificata anche tra gli abitanti della stessa regione. Saltano le categorie rigide
alla Defert (1968) tra bacini domanda e bacini di destinazione (offerta e domanda concentrata in
due poli; domanda concentrata e offerta dispesa e viceversa; domanda e offerta disperse).
Ad esempio, negli Anni Settanta milanesi e torinesi si recavano in altre località come la Liguria e
pochissimi turisti visitavano queste due città. Dunque, Torino e Milano erano regioni di turismo
attivo. Oggi i turisti non partono più solo da Torino e Milano, inoltre molte persone sia italiane che
straniere visitano queste città. Attualmente, non esiste parte del mondo che non sia oggetto di
turismo, per questo diventano fondamentali la pubblicità, il marketing e dunque l’immagine
(Miossec, 1977). L’immagine turistica diventa oggetto principale di indagine della geografia
turistica, apportatrice di modifiche territoriali.
1.5 Brevi cenni di storia del turismo
Nel Mediterraneo le prime forme di turismo risalgono dagli antichi Egizi, i quali si recavano nelle
località sacre, poi nella Grecia antica esistevano viaggi per fini culturali o di svago, come
pellegrinaggi o cure presso le località termali.
In Grecia gli spostamenti avvenivano principalmente via mare. Successivamente si ebbe uno
sviluppo delle viabilità nell’Impero Romano. Grazie alla diffusione del greco e del latino e della pax
romana aumentarono i commerci. Durante l’Alto Medioevo gli spostamenti si limitavano a
pellegrinaggi. Con la rinascita dell’anno Mille, riprende il traffico culturale come gli studenti e i
docenti che si spostano. Nel Rinascimento i viaggi sono consacrati alla conoscenza e si arriva
anche oltre l’Europa. Nel Seicento nasce il fenomeno del Gran Tour, cioè un viaggio con il fine di
riscoprire la civiltà classica che era intrapreso dai giovani dall’aristocrazia e dell’alta borghesia
perlopiù inglese. Al termine di questo viaggio, il giovane doveva rientrare in patria maturo e
pronto ad assumersi le sue responsabilità. Con la fine dell’epoca napoleonica, il Gran Tour passa di
moda. L’Ottocento è caratterizzato dal turista romantico che va alla ricerca dell’orrido e del
sublime. Negli anni Venti/Trenta nel Nord America e dagli anni 50 in Europa, il turismo da elitario
diviene di massa. Dopo gli anni Sessanta si consolida la società postindustriale e si modificano le
prassi turistiche. Infine, al turista di massa tradizionale si affianca la figura del nuovo turista e del
post-turista.
- il ‘nuovo turista’ È esigente nei confronti della qualità del servizio e dell’offerta culturale e in più
vuole essere un protagonista e non solo consumatore dell’esperienza turistica (target principale
del marketing turistico);
- il ‘post-turista’ è in grado di cogliere tutto ciò che è presente nel territorio per soddisfare i propri
desideri culturali, estetici, spirituali in un ristretto arco di tempo e in uno spazio ridotto. Egli è un
tossicomane del divertimento, quindi è poco sensibile al fascino dell’autentico.
Cap. 2 TURISMO E GEOGRAFIA ECONOMICA
2.1 Matera 2019: “Open Future”
Il turismo di grandi eventi rappresenta una importante transazione di denaro nelle regioni di
incoming. Vi sono anche flussi di manodopera e servizi perché il mondo intero si concentra su una
o poche località in un breve periodo. In Italia abbiamo l’esempio delle Olimpiadi invernali a Torino
nel 2006, l’Expo a Milano nel 2015 e Matera come “Capitale europea della Cultura” nel 2019.
Questo titolo viene conferito ogni anno a una o più città europee. Tale idea la ebbe la Ministra
della Cultura greca, Mercouri, la quale voleva far incontrare scienziati e intellettuali da tutto il
mondo in modo da poter sviluppare una coscienza comune.
Questi esempi di eventi ci introducono negli aspetti economici del turismo. Il turismo, come tutti i
beni economici, è caratterizzato da una domanda, un’offerta e un mercato. La geografia ha
elaborato una branca specifica, la geografia economica del turismo, che si occupa del
comportamento economico legato al turismo della popolazione di una regione (attiva o passiva); la
distribuzione di merci e capitali; l’occupazione e i flussi migratori legati a motivazioni turistiche; il
turismo come opportunità di coesione territoriale e cooperazione internazionale.
2.2 La domanda e l’offerta turistica
Le località turistiche si distinguono a seconda:

 della numerosità delle motivazioni turistiche: monofunzionali e polifunzionali;


 della distribuzione temporale dei turisti: monostagionali, bistagionali, non stagionali;
 delle strutture ricettive prevalenti: centri di turismo alberghiero, di turismo para-
alberghiero, turistico- residenziali (abitativo, seconde case);
 della capacità ricettiva: macrostazioni, stazioni intermedie, microstazioni;
 del tempo medio di permanenza: centri di soggiorno o rapido scambio.
 dell’interesse;
 dell’area di attrattività: locale, regionale, nazionale, continentale.
2.2.1 La domanda turistica
La domanda turistica nelle regioni di incoming si può esprimere in termini fisici come il numero
dei turisti rilevati nelle due modalità di “arrivi” e “presenze” registrate presso le strutture
turistiche; in termini di valore come l’ammontare della spesa turistica. La domanda varia in
funzione di alcune variabili: reddito, disponibilità di tempo libero, livello culturale, capacità di
movimento, moda, sicurezza… Gli arrivi vengono misurati quando il turista viene registrato perché
usufruisce della struttura ricettiva. Le presenze, ovvero, i pernottamenti sono misurati all’atto della
partenza del turista. Il rapporto fra presenze e arrivi costituisce il tempo medio di Permanenza
che negli ultimi decenni si è ridotto notevolmente. Se non c’è il pernottamento, non si può parlare
di turismo ma di escursionismo (dato che non c’è la registrazione). Oppure ci sono coloro che
pernottano ma che non vengono registrati e costituiscono il “sommerso” o il “nero”. Per cui nelle
regioni in cui si sa che il “nero” raggiunge quote elevate, come riporta il Piano Strategico di
Sviluppo del Turismo (PST) si fa ricorso a dati stimati. Ci sono anche casi in cui i flussi sono
notevoli ma mancano le strutture ricettive e quindi vengono utilizzati dati indiretti, non facendo
distinzione fra turisti ed escursionisti. Un esempio è il comune di Agliè, in provincia di Torino, che
riscontrò un notevole aumento delle presenze il seguito alla trasmissione della fiction Elisa di
Rivombrosa, per cui si fece ricorso ai dati delle entrate al Castello Ducale. Infine, in mancanza di
dati relativi alla regione turistica che si vuole prendere in considerazione, è possibile riferirsi ad
una località vicina, il cui turismo deve risultare legato alla prima. È il caso del castello inglese di
Highclere che ha ospitato la serie Dowton Abbey. Per quantificarne le visite ci si è serviti dei dati
del centro informazioni turistiche della cittadina di Newbury.
Inoltre, la domanda turistica (arrivi e presenze) può essere nazionale o estera e si possono avere
dati divisi per paese di provenienza o regione. Riguardo poi l’ammontare della spesa relativa alla
domanda, essa è quantificata annualmente e va presa in considerazione anche la spesa pro-capite
e la distinzione rispetto alla nazionalità di provenienza e rispetto alle regioni e alla struttura
prescelta.
La domanda turistica delle regioni di outgoing, si può conoscere e misurare attraverso due
indicatori:

 propensione netta: rapporto percentuale tra le persone che hanno compiuto un viaggio in
una determinata area e in un determinato periodo la popolazione totale dell’area;
 propensione lorda: rapporto percentuale tra il numero dei viaggi compiuti e la popolazione
totale.
Nelle regioni di transito, la domanda si può conoscere attraverso i dati dei caselli autostradali,
porti, gate… facendo una distinzione tra chi viaggia a fini turistici e chi ha altri fini.
2.2.2 L’offerta turistica
L’offerta turistica viene espressa attraverso la misurazione della quantità delle attrezzature
ricettive (pernottamento), pararicettive (ristorazione) e complementari (divertimento, relax…).
L’offerta varia in funzione del costo e della qualità della manodopera, della disponibilità e del
costo dell’area dove si localizza l’attività turistica, dell’accessibilità da altre regioni, dell’attività
promozionale effettuata.
Le attrezzature ricettive si distinguono in esercizi alberghieri (alberghi, motel, pensioni) ed
esercizi extra-alberghieri (campeggi, villaggi turistici, case per ferie, bed&breakfast). Queste si
possono distinguere in base al periodo di apertura (annuale, stagionale), gestione (privata,
multinazionale), dimensione, categoria (numero di stelle). Accanto a queste ci sono le seconde
case. Esse sono proprietà di privati che decidono anche di affittare ai turisti per un certo periodo di
tempo. Innanzitutto, queste creano una privatizzazione dello spazio che limita il turismo. Questo
non permette la formazione di un nuovo tipo di turismo perché non permette la costruzione di
strutture come hotel che potrebbero creare nuovi posti di lavoro. Un vantaggio potrebbe essere la
ristrutturazione di un’area che altrimenti sarebbe stata abbandonata e che la manutenzione da
un’occasione di lavoro ai residenti. Inoltre, potrebbero forniti servizi e negozi che sarebbero utili
anche alla popolazione residente. Infine, le imposte sulla proprietà delle seconde case,
contribuisce alle finanze locali.
Nel mercato turistico odierno troviamo gli alberghi sostenibili e gli alberghi diffusi. Gli alberghi
sostenibili migliorano il soggiorno del turista limitando il consumo idrico ed energetico,
diminuendo la quantità di rifiuti e promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibile e
l’acquisto di cibi sani. Gli alberghi diffusi sono strutture ricettive situate in un centro storico
caratterizzato da una comunità viva. Essi hanno lo scopo di valorizzare la cultura di una località, di
far vivere l’atmosfera locale e di rilanciare economicamente borghi aree rurali.
Il numero totale di posti letto costituisce la capacità ricettiva totale della località.
Anche le attrezzature pararicettive (ristoranti, pub, pizzerie) si distinguono in base al periodo di
apertura, gestione, dimensione e categoria. È importante valutare se queste sono visitate
esclusivamente da turisti o anche dalla popolazione locale.
Le attrezzature complementari si distinguono in relazione al tipo di turismo che si svolge nella
località presa in considerazione. Essi comprendono stabilimenti balneari, impianti di risalita, porti,
campi sportivi, discoteche… e per ognuna ci si concentra su aspetti differenti. (per gli stabilimenti
balneari si fa riferimento al numero di ombrelloni, per i porti al numero dei posti barca per gli
approdi…).
2.2.3 Indicatori statistici sulla domanda e sull’offerta turistica
È possibile ricavare alcuni indici per effettuare statistiche sul turismo.

 Indice di attività turistica: si calcola dividendo il numero dei turisti con quello degli abitanti
autoctoni;
 Indice di densità turistica: si calcola dividendo numero delle presenze turistiche in un arco
di tempo per la superficie del territorio;
 Indice di funzione alberghiera: si ottiene dividendo numero di strutture alberghiere e dei
residenti per cento;
 Indice di intensità turistica: rapporto tra pernottamenti e residenti nello stesso anno;
 Fattore di impatto turistico: rapporto tra spesa turistica pro capite o reddito pro capite;
 Fattore di proporzione turistica: rapporto spesa totale sostenuta per viaggi dagli abitanti di
uno Stato e il PIL dello Stato.
Tali parametri si applicano su regioni turistiche con vocazioni diverse, mentre in casi particolari
si utilizzano:

 Indice di carico turistico: rapporto tra la superficie degli arenili e il numero degli
stabilimenti balneari;
 Dotazione di aree ricreative pro capite: superficie delle aree ricreative e il numero
degli utenti (per le località di turismo del divertimento);
 Tasso di funzione residenziale turistica: percentuale delle residenze secondarie sul
totale delle abitazioni.
2.2.4 Evoluzione della domanda e dell’offerta turistica
Fino agli anni Settanta, la domanda e l’offerta erano concentrate maggiormente in un solo mese
dell’anno, in seguito. Inoltre, in epoca industriale il mercato turistico era caratterizzato da una
forte elasticità perché in periodi di difficoltà economica il turismo veniva sacrificato. Con
l’evoluzione della società a post-industriale il mercato turistico non è più limitato alla stagione
estiva e l’elasticità della domanda è minore perché non si risparmia più sul turismo ma su altre
spese. Col turismo di massa nella società industriale prevaleva la domanda sull’offerta e dunque i
locali si sentivano colonizzati dagli stranieri, in quanto il turismo veniva visto come un momento di
consumo. Attualmente il turismo viene visto come fattore di sviluppo locale e quindi importante
per l’economia locale. Bisogna sottolineare che questo cambio di visione, prendendo in
considerazione l’Italia, è avvenuto più per la domanda che per l’offerta. L’offerta in Italia non
soddisfa pienamente il turista del ceto medio che visita l’Italia in vari periodi dell’anno e ciò ha
portato ad un declino dell’Italia turistica nel 2005. Tuttavia, questo declino sembra si sia arrestato,
sia per l’aumento del turismo domestico, sia perché continuano gli investimenti nella
ristrutturazione delle strutture, sia perché il turismo viene considerato un bene indispensabile
anche in tempi di crisi. Per favorire l’incoming del nostro Paese devono essere formati
professionisti del turismo in grado di promuovere la cultura locale.
2. 3 Turismo e commercio
Il turismo implica oltre al flusso delle persone anche quello delle merci. Le regioni di incoming
ricevono flussi di merci che vanno oltre alle preferenze dei consumatori locali, o addirittura ci sono
prodotti considerati autoctoni che vengono importate per i turisti. Un esempio è il caso della Valle
d’Aosta e del consumo della carne di camoscio che viene definita locale, ma che in realtà viene
importata dalla Nuova Zelanda perché se si utilizzasse la carne locale potrebbe causare l’estinzione
dell’animale nel luogo. Un altro aspetto che lega turismo e commercio sono gli acquisti compiuti
dai turisti. Essi non acquistano solo souvenir ma anche merce di uso quotidiano come i capi di
abbigliamento. C’è una differenza tra TOURISM SHOPPING (Butler), cioè gli acquisti che i turisti
compiono durante i viaggi non costituiscono lo scopo principale del viaggio e SHOPPING
TOURISM, dove lo shopping diviene lo scopo principale dello spostamento (es. outlet).
2.4 La circolazione e distribuzione dei capitali
Un altro flusso sono le transazioni finanziarie. Si spendono i redditi percepiti nelle regioni di
outgoing nelle regioni di incoming. Ci sono alcune forme di transazione finanziarie turistiche:

 nel turismo in uscita, effettuato all’estero, si verifica un flusso di valuta in uscita per il
Paese considerato;
 nel turismo in entrata, cioè il turismo effettuato all’interno di un Paese dai non residenti e
si verifica un flusso di valuta in entrata;
 nel turismo domestico, cioè il turismo effettuato all’interno di un Paese dai residenti del
Paese stesso.
Affinché la distribuzione dei capitali sia equa è necessario un aumento dell’occupazione estesa a
più generazioni. Una possibile politica economica sarebbe stata la limitazione della costruzione
delle seconde case che permette che solo pochi imprenditori edili si arricchiscano e la promozione
dell’edilizia alberghiera per coinvolgere più lavoratori. Inoltre, bisogna limitare il fenomeno del
leakage, cioè la fuga dei guadagni dalle regioni di incoming verso le stesse regioni di outgoing
perché la maggior parte dei servizi viene fornita da queste ultime.
2.5 Migrazioni, occupazione e formazione professionale
Con lo sviluppo del turismo sono aumentati gli spostamenti di persone anche per motivi di lavoro
in quest’ambito. Oltre a causare una diversa distribuzione geografica della popolazione, le
professioni turistiche innalzano il numero degli impiegati nel settore terziario. Collegata
all’occupazione è la formazione del capitale umano. Le comunità locali, quindi necessitavano di
scuole per la formazione di operatori turistici ma anche di formazione superiore, universitaria…
solo che questo presentava difficoltà per via dei mancati collegamenti con le località vicine.
Viceversa, a Bormio si trova una scuola di alta formazione, questo ha evitato l’emigrazione ma ha
consentito all’immigrazione da parte dei lavoratori provenienti da Paesi lontani.
2.6 Distanze, trasporti e vie di comunicazione
Uno dei principali fattori di fortuna di una stazione turistica è la distanza tra la regione di turismo
passivo e quella di turismo attivo. Ad esempio, l’Australia è sempre stata considerata lontana
dall’Europa e dal Nord America cioè le principali regioni di outgoing. Un modo per definire la
distanza è la misura lineare tra due punti (es. l’Australia dista 20.000 km dall’Italia) e si parla di
spazio; l’altro modo è misurarla in termini di tempo impiegato per spostarsi da un punto all’altro
(spazio-tempo). Le condizioni di trasporto sono state migliorate grazie ai progressi tecnologici
applicati alle vie di comunicazione. Inoltre, grazie alla diminuzione dei tempi di viaggio, si è diffusa
la pratica del weekend fuori porta. Infine, la distanza può essere intesa come prezzo che si deve
pagare per effettuare lo spostamento (spazio-costo) e in questo caso i turisti sono aumentati
proprio perché è diminuito il costo e anche i tempi di viaggio.
Box 2.5 Principali vie di comunicazione in Italia
Trasporti ferroviari (circa 20.000 km di linee); treni ad alta velocità; trasporti aerei; trasporti
marittimi (navi traghetto)
2.7 Dalla coesione territoriale alla cooperazione internazionale
La gestione del territorio ha come finalità la coesione economica e sociale all’interno dell’area
interessata. Per coesione si intende la capacità delle molteplici componenti di un territorio di
trovare compattezza e proposte unificanti. Il turismo viene considerato nelle politiche di coesione
territoriale come oggetto o come strumento delle politiche di coesione. Nel primo caso sono
comprese tutte le azioni governative che intendono coordinare e integrare l’offerta esistente
(Sistemi locali di offerta turistica o il Piano Strategico). Nel secondo caso abbiamo le azioni che
intendono promuovere le nuove iniziative, per esempio i finanziamenti per le start-up di interesse
turistico. Legato al concetto di coesione vi è quello di cooperazione internazionale allo sviluppo
che ha come fine quello di creare parnership tra organismi internazionali ed enti locali al fine di
costruire reti territoriali che alimentino legami tra i popoli. Nel 1990 c’è stato un cambiamento
della cooperazione perché c’è stata la formulazione dell’Indice di Sviluppo Umano (ISU). Esso
comprende gli indici di reddito, di istruzione e di aspettativa di vita.
Il turismo viene coinvolto nella cooperazione internazionale, ad esempio ci sono attività turistiche
come il “volunturismo” o collaborazioni con le istituzioni governative competenti in materia dei
Paesi in via di sviluppo. La cooperazione turistica è stata gestita attraverso processi top-down che
hanno occultato la non-partecipazione attiva da parte della comunità locale, mentre processi di
bottom up effettivamente partecipativi che avrebbero assicurato un successo più durevole sono
stati trascurati. Per trovare una soluzione ai limiti della cooperazione turistica ci sono varie
soluzioni come il pro-poor tourism. Esso è un processo mirato a trarre dal turismo tutte le
opportunità possibili (guadagno economico, miglioramento qualità della vita) per i poveri.

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