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LETTERA ALLE FAMIGLIE
D E L L’ U N I T A’ P A S T O R A L E D I
CAPEZZANO PIANORE - MONTEGGIORI
Via Sarzanese 147 - Tel. 0584 914007 - 347 64 66 961 e-mail: parrocchia.capezzano@alice.it
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522 – 2 OTTOBRE 2011
XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - LITURGIA DELLE ORE III SETTIMANA
LA VIGNA DEL SIGNORE SIAMO ANCHE NOI
Ritorna, anche in questa domenica, il tema della Vigna, tema caro a Gesù tanto da ritrovarlo, in diversi aspetti della sua predicazione. Noi siamo la vigna del Signore. Vigna che Egli cura ma che non dona frutti  proporzionati alla cura del vignaiolo. Non certo per mancanza di perizia, di cura, di attenzione e di amore del vignaiolo ma piuttosto perché la vigna coltiva in sé la malattia della superbia e il morbo dell'ingratitudine. Siamo dunque una vigna che non solo non sa chi è ma neppure vuole sapere che cosa è e ciò che può diventare. Non basta dunque la cura del vignaiolo, né che siamo la sua piantagione  preferita ma che noi, ma è necessario che ci "lasciamo fare" collaborando alla  grazia del vignaiolo per producendo i frutti per cui siamo nati. Se manca questa docilità i predatori ci trasformano in deserto e in vuoto dove  pascolano "le bestie selvatiche". Cosa fare dunque? "Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome." Occorre scegliere di essere veramente aderenti alla realtà: siamo la Vigna del Signore; bisognosa di tutta la sua cura e totalmente docile ad ogni sua cura. Bisognosi del Suo costante sostegno. Ed i frutti saranno abbondanti e porteranno la gioia del cuore.
Padre giusto e misericordioso,
 che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua desta ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, porti frutti abbondanti di vita eterna.
 
NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE
Perché vai in confusione e ti agiti per i problemi della vita? Lasciami la cura delle tue cose e tutto andrà meglio. Quando ti abbandonerai in me tutto si risolverà con tranquillità secondo i miei disegni. Non disperare, non mi rivolgere una preghiera agitata, come se tu volessi esigere da me il compimento dei tuoi desideri. Chiudi gli occhi dell'anima e dimmi con calma: Gesù, io confido in te. Evita le preoccupazioni, le angustie e i pensieri su quello che possa succedere in futuro. Non sconvolgere i miei piani, volendomi imporre le tue idee. Lasciami essere Dio e agire con lucidità. Abbandonati in me con fiducia. Riposa in me e lascia nelle mie mani il tuo futuro. Dimmi frequentemente: Gesù, io confido in Te. Quello che ti fa più male sono i tuoi ragionamenti e le tue idee personali e voler risolvere le cose alla tua maniera. Quando mi dici: Gesù , io confido in Te, non essere come il paziente che chiede al medico di essere curato, però gli suggerisce il modo in cui farlo. Lasciati portare nelle mie braccia divine, non aver paura. Io ti amo. Se pensi che le cose peggiorino o si complichino nonostante la tua preghiera , continua ad aver fiducia. Chiudi gli occhi dell'anima e confida. Continua a dirmi tutte le ore: Gesù, io confido in Te. Ho bisogno delle mani libere per poter operare. Non mi legare con le tue preoccupazioni inutili. Confida solo in Me, abbandonati in me. Affinché tu non ti preoccupi, lascia in Me tutte le tue angustie e dormi tranquillamente. Dimmi sempre : Gesù, io confido in te e vedrai grandi cose. Te lo prometto sul mio amore
 
Paradiso e inferno
Un sant'uomo ebbe un giorno a conversare con Dio e gli chiese: "Signore, mi  piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno". Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno. Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda. Sulla tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, legati alle loro braccia. Tutti  potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del braccio, non potevano portare il cibo alla bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno". Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso, che gli fece ancora venire l'acquolina in bocca, e le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio: "Non capisco!". "E' semplice", rispose Dio, "dipende da un'abilità: essi hanno appreso a nutrirsi reciprocamente tra loro, mentre gli altri non pensano che a loro stessi".
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 APPELLO DALLA PASTORALE DELLA SANITA
I volontari della pastorale sanitaria dell’ Ospedale Versilia, rivolgono un invito alle persone di buona volontà per partecipare a questa forma di apostolato ai malati. Per aderire, basta avere l’autorizzazione del proprio parroco e presentarsi alla cappella dell’ Ospedale Versilia per iniziare il percorso teorico e pratico. Il servizio impegna circa un’ora alla settimana. Si va nei reparti in camice bianco, croce e tesserino di riconoscimento.  Attualmente siamo circa 30, ma del tutto insufficienti per il servizio ad un ambiente grande come l’Ospedale Versilia. Per ulteriori informazioni chiamare la Cappella dell’Ospedale: 0584 6059781

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