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L’ingenioso hidalgo Don Quijote della Mancha è sicuramente l’opera più famosa di Miguel de

Cervantes Saavedra, il quale dopo la pubblicazione della prima parte avvenuta nel 1605, esce
dall’anonimato e diventa l’autore più discusso del suo tempo. L’obiettivo dichiarato dell’autore
spagnolo, con la pubblicazione del suo romanzo, è quello di muovere una critica ai romanzi di
cavalleria e ai loro modelli prefissati, i quali fino ad allora riscuotevano un enorme successo sia tra
i ceti bassi che tra la nobiltà, soprattutto dopo la pubblicazione dell’Amadis di Gaula.

L’opera ha quindi i tratti di una vera e propria riflessione metaletteraria su che cosa significa
fare letteratura e ciò lo si può notare fin da subito con la dedica fittizia, firmata da Cervantes, al
duca di Bejar che introduce l’opera e che ha il sapore di una parodia della dedica stessa. Infatti
l’autore, attraverso lo stile comunemente usato nelle dediche, non perde occasione per affermare
come si sia dovuto sottomettere al giudizio di un autorità per poter pubblicare i suoi scritti. Questo
rimanda sicuramente al famoso quadro di Velazquez, “Las Meninas” del 1656 in cui il pittore,
seppur ritraendo coloro che hanno commissionato il dipinto su pagamento, si rivolge in realtà al
pubblico che sarà colui che giudicherà il risultato finale.

Questo aspetto viene ulteriormente trattato nel prologo del Quijote in cui l’autore parlando
della sua opera dichiara: ‹‹Avrei voluto offrirtela nuda e cruda, senza ornamento della prefazione
e l’interminabile elenco dei soliti sonetti, epigrammi ed elogi che per consuetudine si mettono al
principio dei libri››. Qui Cervantes dichiara apertamente che è costretto a sottostare a suo
malgrado alle pratiche della letteratura dell’epoca.

Sempre nel prologo, l’autore spagnolo demolisce l’idea della figura autoriale associata alla
paternità e all’autorità dichiarandosi scherzosamente “patrigno” e non padre dell’opera e
aggiungendo di non aver potuto contravvenire alle leggi della natura, secondo le quali ogni cosa
genera un suo simile, mostra tutta la sua eccentricità nei confronti di quella che era la visione
deterministica di un autorialità che sovrasta lo spazio narrativo. Invita inoltre i suoi lettori a far uso
del loro libero arbitrio nel giudicare la sua opera ammettendo la possibilità di più di una
interpretazione del testo. L’idea che traspare di Cervantes in questo primo prologo è quindi quella
di una figura autoriale fortemente precaria che si mette continuamente in questione.

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