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Commento Su Glorie Di Maria - S. Alfonso Maria de Liguori
Commento Su Glorie Di Maria - S. Alfonso Maria de Liguori
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I due tometti in-12 con 768 pagine complessive, precedute da una immagine
della Vergine incoronata di. stelle e spirante misericordia, ebbero subito liete
ripercussioni specie tra gli umili, accendendo luci di speranza nel firmamento
di quell'anno giubilare proclamato da Benedetto XIV.
Una lettura riposata nel corrente Anno Mariano ci svelerà spontaneamente l'
intrinseco valore del granitico capolavoro, che con forza irresistibile continua
a suscitare sotto ogni cielo vividi fiammeggiamenti di pietà popolare.
Il 12 ottobre del, 1750 l'autore spedendo uno dei primi esemplari delle Glorie
di Maria in omaggio al dotto canonico Fontana, l'accompagnava col seguente
biglietto: "Invio a V. Sig. Ill.ma il mio povero contraddetto libro della
Madonna uscito finalmente dopo molti stenti, e dopo molti anni di fatica a
raccogliere in breve quello che ci sta". In parole sobrie è delineata la storia
della composizione e dell'affannosa revisione, compiuta dal Savastano e dal
chiarissimo Prof. Martorelli, questi regio e quello esaminatore ecclesiastico.
Vi è sottinteso un gaudio interiore, dal quale erompe il trepido amore del
Santo per quest'opera che fu la prediletta fra un centinaio di altre date alla
luce.
Il 13 giugno del 1734 il Padre Francesco Pepe (m. 1759) mariologo gesuita
meridionale, rispondeva a S. Alfonso, che l'avea consultato su alcune
questioni: "Dica poi quanto vuole a gloria di questa gran Madre… Dia alle
stampe il libro, e tutto a gloria di tal gran Madre ". L'11 luglio dello stesso
anno Mons. Tommaso Falcoia, vescovo di Castellammare di Stabia e suo
direttore di spirito, gli scriveva: "Vi benedico mille volte l'operetta intrapresa
per promuovere la devozione di Nostra Signora e Madre. Lei ve la faccia
riuscire di fuoco".
Il pio scrittore non portò fretta. Con la sua tipica costanza e probità seguitò per
altri tre lustri a studiare l'argomento, che riguardava come la perla della
Teologia, mettendo nelle indagini impegno filiale assai serio. Leggitore
formidabile convocava "i grandi a testimoniare ai piedi della Madre e Regina
la loro fede somma, inconcussa, quasi risposta al gesto di Dio, che l'ha fatta e
l'ha manifestata dappertutto sì grande e sì indispensabile a noi". E dal lungo
studio e grande amore scaturiva quel "piccolo volume che è il centro locale
d'irradiazione di Padri, Vescovi, Patriarchi, Contemplativi, Apologeti".
Nella seconda parte includeva nove discorsi ariosi intorno alle principali feste
della Madonna, sette riflessioni sopra i suoi dolori, dieci paragrafi sulle sue
virtù, dieci ossequi da praticarsi in suo onore, 89 esempi ricavati da scrittori
attendibili, diverse orazioni e canzoncine. Dopo la descrizione
documentatissima di Maria Vergine premurosa soccorritrice del genere umano
con deliberata insistenza sul concetto della sua mediazione universale nella
distribuzione delle grazie, S. Alfonso ne tracciava il ritratto soave, spingendo
le anime con una intimità affettiva gagliarda ad amarla, supplicarla ed
imitarla. Nessuno come lui aveva sinora capito il fascino eccezionale che
possiede la Madonna per attirare efficacemente le anime a Gesù Cristo.
Eppure c'è ancora chi con la mentalità miope del tagliapietre grida all'intarsio
superficiale e si ferma al di qua della semplice erudizione, presa talvolta di
seconda mano! Non vede la costruzione armonica, scevra di esagerazioni
notate nel P. Pepe e di lacune teologiche lamentate nello storico modenese. Né
è capace di apprezzare la massiccia diga creata contro le tendenze corrosive
serpeggianti in un mondo frivolo che minacciava di crollare.
S. Alfonso non si accinse a scrivere pei soli napoletani secondo certe recenti
pretese! Volle fare opera di. pietà e di scienza, pensata e ruminata, che i secoli
vanno compitando stupiti, trovandovi il simbolo dei nuovi tempi, e come disse
David "un évangil marial".
Non ha torto.
Prendi, caro lettore, queste pagine che comunicano luce e calore; leggile in
tutti i sabati dell'anno o almeno nelle principali festività mariane. Anche tu
constaterai commosso come il P. Gabriele Roschini: "Per me le Glorie di
Maria sono il più bel libro scritto in italiano sulla Madonna".
Roma, 2 febbraio,1954
P. Oreste Gregorio
in S. ALFONSO M DE LIGUORI
Opere Spirituali
Serie B - Le Glorie di Maria
I - Il culto mariano
"O santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare, soccorri il tuo
popolo che anela a risorgere. Tu che accogliendo il saluto dell'angelo, nello
stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, madre sempre vergine,
pietà di noi peccatori"'.
È infatti, assai probabile che il culto della Madonna sia nato in Oriente, negli
stessi luoghi dove Maria aveva avuto l'annuncio divino di Gabriele e
l'annuncio umano di Elisabetta. Il testo originale, scritto in greco su un
frammento di papiro conservato dalle sabbie del deserto egiziano, della
preghiera (per lungo tempo erroneamente ritenuta medievale) "Sub tuum
praesidium" porta a far risalire - anche per altre scritte di lode a Maria
ritrovate a Nazareth - al III secolo un culto orientale alla Madonna già
abbastanza diffuso.
D'altro canto sin dai primi secoli il culto doveva essere presente anche in
Occidente se al II e al III secolo si fanno risalire i due affreschi, nelle
catacombe di Priscilla in Roma, di Maria col bambino ed il profeta Isaia e di
Madonna col bambino.
Il culto tributato a Maria risale, perciò, alla primissima era cristiana in oriente
e in occidente; è culto che si esprime in innumerevoli forme - letterarie,
pittoriche, musicali - coniugando lirica ed arte con i più alti concetti teologici
come nel bellissimo inno dell'Akàthistos che è ancora oggi, dal V secolo, vivo
nella liturgia bizantina, inno da cantarsi in piedi, dove il tema
dell'incarnazione si esprime con profondi accenti poetici.
E anche gli inni e le preghiere che sono frutto di riflessione teologica e che
possono essere attribuiti ad autori precisi sono stati pure ripresi dalla gente
comune per essere cantati sotto le volte delle cattedrali o nelle modeste
cappelle di campagna, così penetrando nella vita quotidiana della gente che
nutre la propria fede in Cristo morto e risorto attraverso questa devozione
mariana che più facilmente fascia le ore del lavoro e del riposo, della gioia e
della sofferenza di uomini e donne che vivono, che lottano, che sperano.
Il Tannoia nel descrivere le fasi della "preziosa morte" di Alfonso ricorda che
sul volto agonizzante e fra le gravissime sofferenze l'immagine di Maria riuscì
a suscitare il sorriso di Alfonso, che aveva già promesso di non smettere nella
sua devozione ma anzi di renderla sempre più ricca e appassionata fino alla
morte se aveva così pregato, scrivendo le Glorie di Maria: "Quando poi mi
troverò nelle ultime angustie della mia morte, o Maria, Speranza mia, non mi
abbandonate. Allora più che mai assistetemi, e confortatemi a non disperare
alla vista delle mie colpe, che mi opporrà il demonio. Signora, perdonate il
mio ardire, venite voi stessa a consolarmi con la vostra presenza. Questa
grazia l'avete fatta a tanti, la voglio ancor io. Se il mio ardire è grande,
maggiore è la vostra bontà, che va cercando i più miserabili per confortarli".
Chi ama autenticamente sente due profonde necessità verso la persona amata:
un approfondimento della conoscenza, per una immedesimazione sempre più
piena e per una risposta sempre più adeguata, e una esteriorizzazione per
quanto possibile espressiva di quest'amore che raccolga, raffermi e confermi
l'energia che l'amore sprigiona e che è di per sé diffusiva di vita. L'amore
autentico involge integralmente la persona in tutte le sue facoltà di guisa che
c'è una pienezza di intelletto, di sensibilità, di volontà, di interiore affetto che
ha bisogno di sprigionarsi sul piano della conoscenza e sul piano della vitalità
espressiva.
Qui azzardo l'ipotesi che fu proprio questo grande amore filiale di Alfonso a
Maria, questa tenera e profonda devozione, la ragione giustificatrice della
paziente stesura del prezioso volume su "Le glorie di Maria". È in questo che
mi pare vada ricercata la genesi di questo indiscusso monumento" che è opera
di fede e di pietà, che è opera teologica e popolare ad un tempo come molte
opere del nostro Santo. "Nella sensibilità squisita e tenera di S. Alfonso e un
po' nei suoi immediati intenti apostolici e polemici", non è tanto da rinvenirsi
la genesi, il motivo ispiratore, di questo prezioso testo quanto piuttosto la
causa prossima, forse l'occasione per consentire a quell'amore alla Vergine di
sprigionarsi in tutta la sua energia e in tutta la sua significanza.
Non a caso nella "supplica dell'autore a Gesù ed a Maria" con cui si apre il
libro, Alfonso lo definisce "piccolo ossequio dell'amore che ho per voi e per
questa vostra Madre diletta". La preghiera dei Santo al Signore Gesù è, perciò,
quella di accogliere questo sensibile, espressivo segno di amore alla sua
Madre diletta; è preghiera per far piovere luci di confidenza e fiamme d'amore
a chiunque lo leggerà verso questa Vergine Immacolata", è preghiera per
conservare "quell'amore verso Maria, ch'io ho desiderato con questa mia
operetta di vedere acceso in tutti coloro che la leggeranno". E più avanti
parlando alla Madonna la definizione che Alfonso dà del libro è quella del
"mio povero dono", povero rispetto ai meriti di Maria, ma certamente
"gradito" poiché è dono tutto d'amore".
Ma bisogna smorzare l'interesse per stare al tema e per dire ancora che
Alfonso per quest'amore - che durò tutta la vita come sopra ho accennato - e
per esprimerlo e diffonderlo, attraverso uno strumento - il libro - che allora
costituiva la più larga e incidente forma di comunicazione, studiò
pazientemente per oltre quindici anni per raccogliere nel compendio del suo
cuore e secondo la sua particolare sensibilità quello che di meglio il discorso
letterario e religioso aveva prodotto nei precedenti sedici secoli sulla Madonna
al fine di promuovere la devozione nella forma più appropriata sia teologica
che culturale.
Si può forse ben dire che l'intendimento apostolico è quello di un dottore della
Chiesa quale fu S. Alfonso, occupato non solo a diffondere la buona dottrina
sotto l'aspetto esegetico e teologico ma anche a trovare i destinatari naturali di
un buon approfondimento, che, dovendo arricchire la dimensione ecclesiale, si
rivolge alle varie componenti della comunità cristiana offrendo validi motivi a
ciascuna di esse, in modo che la crescita della fede serva per consentire a tutti
una più significativa sintesi fra fede e vita e, in particolare, ai battezzati
l'esercizio del sacerdozio comune con l'arricchimento della vita spirituale, la
profondità devozionale, l'incarnazione quotidiana e ai presbiteri anche la
materia di ulteriori riflessioni per continuare a sostenere, anche con l'esercizio
del ministero profetico, un culto genuino, autentico, sempre più vivo e vitale.
Voler indicare gli autori - santi, padri, teologi studiati dal nostro nei sedici
anni dedicati alla stesura delle Glorie dal 1734 al 1750 sarebbe opera
difficilissima e forse anche di poco rilievo per la quantità delle citazioni
riportate nel testo alfonsiano.
Ciò che conta mettere in luce è la robusta dottrina di Alfonso sulla Madonna
formata sulla conoscenza meditata ed amata delle letture bibliche che
riguardano Maria nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
Che Alfonso non intese fare opera di mera compilazione lo si evince subito
dalla parte introduttiva al testo che non solo consta della vera e propria
"introduzione" ma anche della "Supplica dell'autore a Gesù e a Maria" nonché
di una "Protesta dell'autore" e di un "Avvertimento al lettore" e di una
"Orazione alla Beata Vergine per impetrar la buona morte".
Questi due scritti aggiunti provano la profonda aspirazione del nostro Santo di
salvaguardare il complesso dottrinale espresso nella sua "Enciclopedia
Mariana" nella prima parte con i 10 fondamentali capitoli di commento alla
magnifica antifona liturgica della Salve Regina, nutrendo il commento dei
paragrafi inclusi in ciascun capitolo con un "esempio" e una "preghiera".
La seconda parte delle "Glorie" comprende otto discorsi sulle sette feste
principali di Maria. I due ultimi sono sull'Assunzione e gli altri sei sono
sull'Immacolata Concezione, Nascita, Presentazione, Annunciazione,
Visitazione e Purificazione. Un nono discorso è dedicato ai Dolori di Maria,
accompagnato da successive sette riflessioni sui momenti della grande
sofferenza mariana dal vaticinio di Simeone fino alla sepoltura di Gesù.
La seconda parte contiene poi altre tre sezioni: la terza sulle "virtù di Maria
santissima", la quarta su "vari ossequi di devozione verso la divina Madre
colle loro pratiche" con una "conclusione dell'opera" che in realtà non la
conclude perché segue un'ultima sezione contenente "orazioni diverse alla
divina Madre".
Raffaele Cananzi
in S. ALFONSO M. DE LIGUORI
Le Glorie di Maria