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SCHEDA AUTORE

GIACOMO LEOPARDI (1798


Recanai-1837
Napoli)
Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798 da una famiglia nobile VITA
decaduta. Affidato dal padre Monaldo a precettori ecclesiastici, rivela doti
eccezionali: a soli dieci anni sa tradurre all'impronta i testi classici e compone
in latino.
Il rapporto coi genitori è molto difficile. Giacomo sta spesso da solo, studia
nella grande biblioteca paterna, in dialogo muto con gli autori antichi. Tra il
1809 e il 1816 passa "sette anni di studio matto e disperatissimo",
durante i quali impara alla perfezione varie lingue, traduce i classici, compone
opere erudite, studia poesia e filosofia. Questa vita solitaria e reclusa lo mina
nel fisico e nello spirito.
Il 1816 è l'anno della "conversione letteraria", passa dall'erudizione al bello e
alla poesia. Invia le sue prime prove a Pietro Giordani, che lo incoraggia. Nel
1817 comincia a scrivere il suo diario infinito, lo Zibaldone (1817-1832) e
scrive le prime canzoni civili.
Nel 1819 tenta di fuggire da casa, ma il padre lo ferma: Recanati è ora una
prigione e il giovane cade in depressione. La produzione poetica però non ha
sosta: compone gli Idilli (L'Infinito, Alla luna ...) e le grandi canzoni civili.
Nel 1822 finalmente va a Roma dagli zii materni, ma il viaggio è deludente.
Tornato a Recanati, nel 1823 scrive le Operette morali.
Nel 1825 è a Milano, dove lavora per l'editore Stella. In povertà, si sposta tra
Bologna e Firenze, accolto nei circoli letterari e nei salotti mondani. Nel 1828
a Pisa ritrova la vena poetica che pareva perduta: inizia il ciclo dei Grandi
Idilli.
Tra la fine del 1828 e il 1930 ritorna a Recanati. Ricorderà il periodo come
"sedici mesi di notte orribile", ma è allora che scrive alcuni tra i suoi canti più
famosi: La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio...
Con l'aiuto di amici lascia per sempre il "natio borgo selvaggio" e va di nuovo
a Firenze. Dall'amore non corrisposto con Fanny Targioni Tozzetti nasce Il
ciclo di Aspasia. Nel 1832 sospende lo Zibaldone.
Nell'ottobre del 1833 si trasferisce a Napoli insieme all'amico Antonio Ranieri.
Benché ormai molto provato nel fisico, partecipa alla vita culturale
partenopea. A Torre del Greco, in fuga dal colera che imperversa in città,
compone due tra le sue più grandi poesie: La ginestra o il fiore del deserto
(1836) e Il tramonto della luna (1837), che costituiscono il suo testamento
poetico e spirituale.
Muore a Napoli il 14 giugno 1837 e viene sepolto accanto all'amato Virgilio.

Leopardi identifica il piacere con la felicità, elaborandone una teoria in una


TEORIA DEL
delle sue opere più famose ed affascinanti, Zibaldone, una raccolta di
PIACERE.
pensieri stesa tra il 12 e il 23 luglio 1820. In queste pagine Leopardi spiega la
costante infelicità umana generata dal desiderio incessante ed infinito di un
piacere, anzi del piacere assoluto, che produce felicità. Tale desiderio è
infinito e dato che nella vita umana non esiste un piacere infinto, tale
desiderio non è raggiungibile e insieme a esso la felicità. Tuttavia sembra
esistere una soluzione volta a risolvere questo problema ed essa viene
fornita dalla natura: l’IMMAGINAZIONE E IL RICORDO.
Da ciò derivano la speranza nel futuro (che risiede nell’attesa) e la
piacevole illusione. In questo modo l’uomo non giunge alla verità delle cose,
o le allontana volutamente, ma ad un’illusoria felicità. La felicità stessa,
dunque, è più facilmente riscontrabile nei fanciulli, la cui ingenuità crea scudo
alla crudele realtà circostante.
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L’immaginazione fornita dalla natura fornisce però un piacere


indefinibile e indefinito, vago che consente all’uomo di prefigurarsi il
piacere che gli dona una sensazione di felicità e di appagamento. La
sensazione può riguardare la sfera sensoriale, uditiva e della vista; tali
sensazioni somigliano tanto a quelle provate nella fanciullezza.

TEORIA DEL
VAGO

La poesia di Leopardi è caratterizzata dal pessimismo. FASI DEL


I critici hanno individuato nel pensiero leopardiano una serie di fasi che si PESSIMISMO
susseguono a partire dagli anni giovanili. Leopardi, partendo dalla sua LEOPARDIANO
personale sofferenza, inizia a interrogarsi sulla natura e l’origine dell’infelicità:

1. il pessimismo individuale: il giovane Giacomo crede di essere il


solo a soffrire, crede che solo lui, anche a causa del suo aspetto fisico, sia
escluso dalle gioie della vita e sia destinato all’infelicità. La sola consolazione
per il poeta è la contemplazione della natura;

2. il pessimismo storico (1816-1819-CANZONI): il poeta scopre che il


dolore è di tutti gli uomini ed è provocato dal loro progressivo allontanamento
dalla Natura, che è per loro una “madre” benevola: essa ha creato l’uomo
perché fosse felice, ma poi lo sviluppo della civiltà e della Ragione (la Storia)
hanno limitato in lui il sentimento e l’immaginazione, rendendolo infelice.
Afferma la superiorità del MONDO ANTICO rispetto al mondo moderno,
ormai in un irrimediabile scontro con la natura. Soltanto durante la
fanciullezza l’uomo rivive la spontaneità e la naturalezza degli antichi, che
erano lo stato iniziale e felice dell’umanità;
3.
4. 3. il pessimismo cosmico (1823-1830- CANTI PISANO-
RECANATESI E OPERETTE MORALI): la colpa delle sofferenze dell’uomo
è della Natura, ora vista come una “matrigna”, indifferente al dolore umano:
prima essa illude i propri figli, fa loro credere che sia possibile essere felici,
poi rivela loro la realtà del mondo (l’ARIDO VERO), cioè che il destino
dell’uomo è quello di essere infelice e, allo stesso tempo, di desiderare la
felicità pur sapendo, in quanto dotato di Ragione, di non poterla raggiungere.
La Natura matrigna diviene così il destino crudele che perseguita gli esseri
umani, destino contro il quale questi non possono lottare (Canto notturno di
un pastore errante dell’Asia: “funesto a chi nasce il dì natale”);
5.
4. il titanismo eroico (CICLO DI ASPASIA, LAGINESTRA): accanto al
pessimismo cosmico si accompagna un atteggiamento di DISTACCO
IRONICO E DI RASSEGNAZIONE; egli come un EROE accoglie la sfida
della vita, ossia dell’infelicità e si pone come unico difensore della virtù
classica;

5. l’ultimo Leopardi: nell’ultima parte della sua vita, Leopardi super quel
distacco ironico per riscoprire il valore della SOLIDARIETÀ UMANA. Nella
Ginestra il poeta rivolge all’umanità un ALTO INSEGNAMENTO MORALE E
CIVILE e insieme una grande proposta UTOPICA: L’UNIONE DEGLI
UOMINI IN UNA “SOCIAL CATENA” per combattere contro un unico
nemico: LA NATURA MATRIGNA. L’ uomo deve accettare il proprio destino
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di sofferenza e di negatività senza vittimismo ed esaltazione e soprattutto


senza alcun risentimento verso gli altri uomini AFFRATELLATI DALLA
MEDESIMA INFELICITÀ.

 Lo Zibaldone: scritto in prosa, è una sorta di diario, insieme OPERE


disorganico di appunti eterogenei; l’opera aperta e dinamica riunisce
varie annotazioni (annotazioni letterarie, personali, culturali e
intellettuali, filologiche) redatte dall’autore lungo tutto l’arco della vita.
L’opera non era destinata alla pubblicazione;
 I Canti: di essi abbiamo diverse edizioni tra le quali l’edizione
postuma ad opera dell’amico Ranieri ed edita da Le Monnier. I canti
comprendevano 41 componimenti scritti tra il 1816 e il 1837. I testi
seguono: criteri cronologici, tematici e di genere:
1. Primo gruppo: CANZONI E PICCOLI IDILLI;
2. Secondo gruppo: CANTI PISANO-RECANATESI;
3. Terzo gruppo: il CICLO DI ASPASIA.
 Le canzoni: sono 9 e sono state ideate tra il 1818 e il 1822, nel
pessimismo storico; le prime canzoni toccano temi patriottici (All’Italia e
Sopra il monumento di Dante e Ad Angelo Mai); tema filosofico, al tema del
suicidio;
L’infinito, la sera
del dì di festa,
 I piccoli idilli: 1819-1821 in endecasillabi sciolti; in essi Leopardi Alla luna, Il sogno
utilizza un linguaggio lirico nuovo, basato sulla poetica del vago e e La vita solitaria.
dell’indefinito. Questi testi si ricollegano agli idilli di Teocrito, una poesia
pastorale. Lo sfondo paesaggistico da voce a sensazioni e stati d’animo;

A Silvia, Le
 I canti pisano recanatesi: 1828-1830- scritti dopo il lungo silenzio ricordanze, il
poetico. Essi presentano un linguaggio più elaborato. La rappresentazione Canto notturno
iniziale di immagini liete, legate al ricordo dell’adolescenza e alla vita nel di un pastore
borgo natio di Recanati, si accompagna alla consapevolezza che ogni errante dell’Asia,
illusione è vana, in quanto destinata a cadere di fronte al dolore che pervade la quiete dopo la
tempesta e il
l’esistenza.
sabato del
villaggio; il
 Il Ciclo di Aspasia: 1831-1836- comprende 5 liriche scritte da passero
Leopardi e legate all’amore infelice per Fanny Targioni Tozzetti. L’amore solitario.
appare al poeta come l’ultima illusione che può rendere la vita degna di
essere vissuta, si risolve tuttavia in una cocente delusione. Gli ultimi
componimenti, quelli composti intorno al 1834, tra cui la Ginestra,
Leopardi ritorna all’impegno ideologico e civile, alla polemica contro ogni
facile ottimismo ma si apre anche alla fratellanza tra gli uomini.

La polemica classico romantica:


Leopardi si dichiara contrario alle traduzioni di opere straniere, specialmente
di autori nordici, che infarciscono le loro poesie di esagerazioni e di scene
truculente, di paesaggi foschi, uccisioni, orrori, incesti, streghe, spettri,
scheletri e creature mostruose, tutte cose lontanissime dalla "vera,
castissima, santissima, leggiadrissima natura".

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