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Anatomia II Lezione 20-05-2022
Anatomia II Lezione 20-05-2022
Il legamento falciforme, detto così perchè somiglia ad una falce, in corrispondenza a quello
che definiamo "il margine ottuso" presenta un agglomerato/retaggio di tessuto connettivo,
che è il legamento rotondo, retaggio dell'arteria e vena ombelicale.
Se ci spostiamo verso il margine ottuso del fegato, il legamento falciforme si divide in due e,
poichè va a seguire il profilo di questo margine ottuso (una sorta di sezione coronaria del
fegato stesso), è detto "legamento coronario". Quest'ultimo si dirige da questo solco
sagittale verso destra, quindi verso il lobo di dx, e verso sinistra.
Il legamento coronario di dx e di sx rispettivamente alle estremitá di dx e sx a causa della
forma che assume è detto "legamento triangolare di dx e di sx".
Per la faccia diaframmatica dobbiamo descrivere la presenza di questi legamenti e
riusciamo anche ad identificare il lobo do dx e di sx che sono in rapporto anteriormente
soltanto col diaframma, quindi sono lisci.
MEZZI DI FISSITÀ
In questa slide individuiamo il legamento falciforme; se noi dissezioniamo il fegato e
conserviamo questo legamento, vediamo come questo taglia completamente il fegato nei
due lobi di dx e di sx.
Il legamento falciforme, insieme a quelli coronari e triangolari, rappresentano dei mezzi di
fissità per mantenere il fegato nella cavità addominale.
Vi sono anche altri due legamenti che si originano dall’ilo del fegato e che che fissano il
fegato allo stomaco e viceversa e sono: il legamento epatogastrico (una specializzazione del
piccolo omento, dall’ilo si dirige verso la piccola curvatura dello stomaco) e il legamento
epatoduodenale (dall’ilo del fegato va a legare il primissimo tratto del duodeno).
Questi legamenti li possiamo mettere in evidenza se solleviamo il lobo di dx del fegato.
In condizioni topografiche normali il fegato copre completamente il duodeno e quasi
completamente il corpo dello stomaco.
IL PEDUNCOLO VASCOLARE
La vascolarizzazione del fegato è particolarmente complessa perchè deriva da un sistema
portale. In corrispondenza dell'ilo del fegato, abbiamo l'emergenza sia di vasi afferenti al
fegato che vasi efferenti.
I primi sono quelli che trasportano il sangue dalla periferia al fegato e sono di due tipi: uno
trasporta sangue arterioso, uno trasporta sangue venoso. Il vaso che trasporta sangue
arterioso è l'arteria epatica che è una diramazione dell'aorta addominale; il vaso afferente
che trasporta sangue venoso è la vena porta, che raccoglie il sangue refluo dalla
circolazione degli organi della cavità addominale (circolazione mesenterica) e la trasporta il
fegato. L’arteria porta è proprio quel vaso afferente al fegato che fa parte del sistema portale
epatico.
Il vaso efferente, quindi che fuoriesce dal fegato è la vena epatica che è confluente della
vena cava inferiore (in questa slide non si vedono).
Insieme ai vasi della circolazione ematica abbiamo anche le vie biliari extraepatiche, che
consentono di secernere la bile prodotta dagli epatociti o direttamente a livello del duodeno
o di immagazzinare questa stessa bile a livello della cistifellea. Queste vie biliari
extraepatiche, il dotto coledoco, insieme a vasi linfatici e nervi costituiscono il peduncolo
vascolare, insieme agli altri vasi citati prima.
IL SISTEMA PORTALE
Il sistema portale è un sistema in cui a partire da letti capillari si originano vasi venosi di
calibro via via maggiore. Questi vasi venosi di calibro maggiore poi, diversamente dalla
regola, si aprono in un successivo letto capillare.
Quando abbiamo studiato la circolazione abbiamo parlato di una circolazione arteriosa e di
una venosa. Nella prima le arterie si originano dal cuore e trasportano sangue arterioso, cioè
ricco di ossigeno, che deve essere scambiato con la CO2 a livello degli organi/tessuti
attraverso una serie di capillari; quindi, le arterie diventano via via di calibro minore fino alle
arteriole e da esse si formano i capillari. Si ha lo scambio gassoso e da questo letto capillare
si apre il versante venoso, quindi si formano vasi venosi di calibro via via maggiore (venule,
vene, vena cava inferiore e vena cava superiore).
Nel caso del sistema portale epatico, tramite alcune diramazioni dell’aorta, si formano
numerosi letti capillari a livello dello stomaco, milza, pancreas, vari tratti dell’intestino ecc…
che scambieranno ossigeno, ma a livello dell’intestino abbiamo un fenomeno di
assorbimento molto importante, quindi questi capillari raccolgono anche i macronutrienti che
vengono assunti tramite la dieta. I letti capillari dovranno poi trasportare questo sangue, per
ritornare nella circolazione sistemica, attraverso un versante venoso, quindi: venule, vene,
vene di calibro maggiore che nel caso specifico dell’apparato digerente poi vanno a confluire
nella vena porta nominata prima. La vena porta è un vaso afferente al fegato (entra nel
fegato) e qui anziché congiungersi con la vena cava inferiore direttamente, vi lascerà una
serie di diramazioni di calibro minore e si formeranno dei letti capillari, così che il fegato
potrà svolgere la sua funzione di detossificazione e di assorbimento dei nutrienti.
Quindi il sistema portale per definizione è un sistema in cui da un letto capillare se ne forma
un altro in serie. Questo sangue tramite la vena porta e tramite poi capillari (che sono dei
sinusoidi a livello del fegato) viene trasportare per confluire nella circolazione sistemica
attraverso la vena epatica nella vena cava inferiore.
(non c’è bisogno di studiare i nomi delle vene, bisogna solo sapere che raccolgono il sangue
refluo non sono dall’intestino ma anche dal pancreas, milza, stomaco…)
LA VENA PORTA
La vena porta approfondandosi nel parenchima del fegato dà vita a successive diramazioni
che hanno una topografia ben precisa; queste rendono le parti del fegato indipendenti le une
dalle altre (come nei polmoni), infatti si può vivere anche con una piccola parte di fegato.
Il sangue, sia arterioso che venoso, dalla triade portale passa e si mescola a livello dei
sinusoidi, e quindi dalla periferia del lobulo epatico passa all’interno della vena centro-
lobulare; Varie vene centro-lobulari confluiscono nelle venule che a loro volta confluiscono
nella vena epatica.
Riassumendo: il sangue entra nel fegato attraverso l’arteria epatica e la vena porta, va a
bagnare gli epatociti in un versante specifico della loro membrana plasmatica del lobulo
epatico, si mescola (sangue arterioso con sangue venoso) e penetra direttamente nella vena
centro-lobulare.
Varie vene centro-lobulari confluiscono tutte nella vena epatica.
La bile, invece, compie il percorso inverso (sangue e bile non si mescolano mai): dal centro
del lobulo epatico, i vari epatociti producono la bile, la riversano a livello dei canalicoli biliari
che confluiscono in periferia a livello del dotto biliare.
Tramite visione tridimensionale del lobulo epatico (sezionato) riusciamo a vedere la vena
centro-lobulare; in periferia vi sono gli spazi portali, cioè i punti in cui arrivano le diramazioni
dell’arteria epatica e della vena epatica, e in cui confluiscono i canalicoli biliari a formare il
dotto biliare.
Il sangue, dallo spazio portale, circola dalla periferia al centro del lobulo epatico verso la
vena centro-lobulare, il sangue arterioso si mescola a quello venoso, l’epatocita assorbe sia
l’ossigeno dal sangue arterioso ma anche quello che è stato assorbito a livello dei ratti del
canale alimentare e trasportato, attraverso la vena porta, all’interno del fegato. Tutto questo
sangue mescolato, poi, confluisce nella vena centro-lobulare, che confluirà in una vena che
raccoglie il sangue dalle varie vene centro-lobulari e, tramite la vena epatica, il sangue
prende la via della circolazione per confluire nella vena cava inferiore.
Gli epatociti, dall’immagine tridimensionale, appaiono come dei muri intorno a quelli che
sono i sinusoidi e i canalicoli biliari. Esistono diversi tipi di capillari, continui e discontinui; i
sinusoidi sono un particolare tipo di capillare discontinuo in cui le cellule dell’endotelio non
sono strettamente legate tra di loro. Ciò che è contenuto all’interno del capillare, quindi,
viene riversato, senza bisogno di passaggi/trasporti attivi, sul versante esterno, cioè
nell’interstizio e in questo caso nel parenchima del lobulo epatico.
EPATOCITA
Il sangue non si mescola mai alla bile, infatti abbiamo dei poli nell’epatocita che è una cellula
particolarmente polarizzata: da un lato abbiamo il polo vascolare, da un altro lato abbiamo il
polo biliare.
Il polo vascolare presenta una membrana plasmatica molto frastagliata, quindi assorbe; nel
polo biliare, invece, si aprono i canalicoli biliari che somigliano molto ai vasi linfatici.
L’epatocita produce la bile che viene fatta gocciolare letteralmente all’interno di quella che è
l’emergenza dei canalicoli biliari.
Il sangue e la bile non si mescolano perché, a parte la polarizzazione stretta della cellula
epatocitaria, tra il versante vascolare e il versante biliare vi sono delle giunzioni strette
(particolari proteine dette anche tight junction) tra epatociti contigui.
La morfologia degli epatociti è molto variabile, possono essere di forma triangolare,
pentagonale, esagonale; ciò che è certo è che i versanti sono vicini ma il contenuto del polo
vascolare e quello del polo biliare non si mescola (in condizioni fisioligiche).
SINUSOIDI
Sono costituiti da endotelio, cioè cellule piatte che poggiano su una lamina basale, la quale
è discontinua e tra una cellula endoteliale e l’altra non vi sono giunzioni strette; quindi il
passaggio delle sostanze contenute nel sangue verso il polo vascolare del lobulo epatico
avviene in maniera passiva.
VIE BILIARI
Le vie biliari intra-epatiche seguono il percorso che fa si l’arteria epatica che la vena porta e
convogliano a livello del condotto epatico, che emerge dall’ilo epatico in quello che è il
peduncolo vascolare.
Il dotto epatico comune può convogliare direttamente la bile a livello del duodeno, in
corrispondenza della papilla duodenale maggiore, oppure la bile può essere riversata
all’interno della cistifellea.
La cistifellea è semplicemente un sacchettino accolto nella fossa cistica che si trova a livello
della faccia viscerale del fegato.
IL PANCREAS
È una ghiandola prevalentemente esocrina, extra-muraria ed annessa al canale alimentare
in quanto è coinvolta nella metabolizzazione di sostanze di tipo proteico. Il pancreas, infatti,
secerne i succhi pancratici che vengono riversati nel duodeno e quindi favorisce lo
spezzettamento delle macromolecole proteiche. Il pancreas è un organo che si trova in
corrispondenza della regione epigastrica, quindi da una zona mediana sui dirige verso
sinistra, lateralmente e verso l’alto; presenta una morfologia particolare e va ad occupare
l’ipocondrio di sinistra.
E’ un organo retro-peritoneale quindi soltanto la sua faccia anteriore è in rapporto con il
peritoneo parietale.
Presenta una forma particolarmente allungata in cui distinguiamo:
Una testa, da cui si origina, in direzione mediale, il processo uncinato;
Un corpo, connesso alla testa tramite un collo;
Una coda, che rappresenta la porzione più terminale del corpo.
Ciascuna parte è in rapporto con un preciso organo della cavità addominale: ad esempio la
testa del pancreas, a destra, è in rapporto con il duodeno (lateralmente, superiormente ed
inferiormente). È in rapporto con la vena cava inferiore posteriormente; anteriormente è in
rapporto con il peritoneo parietale.
Il collo è la porzione che connette la testa del pancreas al corpo, è una piccola regione che
si estende per pochi centimetri. È in rapporto anteriormente con il piloro, posteriormente con
la vena porta che penetra all’interno del fegato.
Il corpo, a causa della sua particolare morfologia, crea 3 facce:
1. Antero-superiore;
2. Antero-inferiore;
3. Posteriore;
Anteriormente queste facce sono in rapporto con il corpo dello stomaco; la faccia posteriore
è in rapporto con l’aorta addominale e con altre vene come, ad esempio, la vena splenica
che trasporta il sangue a livello della milza.
La coda del pancreas è in rapporto con la milza e più posteriormente con il rene di sinistra.
Il pancreas, come visto, è una ghiandola prevalentemente esocrina (la componente esocrina
costituisce la stragrande maggioranza del parenchima del pancreas), ma presenta anche
una componente endocrina. È una ghiandola di tipo acinosa tubulare: degli acini
costituiscono l’adenomero che poi confluisce in un sistema di tubuli che a loro volta
confluiscono in due dotti.
Gli acini producono sostanzialmente il succo pancreatico.
Questo sistema di dotti, che subiscono successive segmentazioni, forma il dotto pancreatico
principale che segue il profilo del pancreas stesso; quindi, decorre dalla coda al corpo e alla
testa del pancreas e si apre in corrispondenza della papilla duodenale maggiore nel
duodeno.
In alcuni individui vi è un ulteriore dotto (variante anatomica), che drena sostanzialmente i
succhi pancreatici dalla testa del pancreas, costituendo un dotto accessorio e, in quanto
accessorio, confluisce sempre a livello del duodeno in corrispondenza della papilla
duodenale minore, la quale si trova superiormente rispetto alla papilla duodenale maggiore.
I componenti del succo pancreatico sono una serie di enzimi che contribuiscono alla
metabolizzazione di proteine ma anche di alcuni tipi di carboidrati, alcuni tipi di lipidi quindi
avremo: lipasi, carboidrati, nucleasi ed enzimi proteolitici.
Una ghiandola è un agglomerato di cellule con capacità secernente che deriva dall'epitelio;
ci sono ghiandole di tipo esocrino unicellulare che rimangono prevalentemente localizzate
nell’epitelio da cui derivano e le ghiandole esocrine pluricellulari, queste ghiandole se
mantengono la connessione con l’epitelio da cui derivano sono ghiandole esocrine, quindi
riversano il contenuto tramite un sistema di dotti (tipo il pancreas esocrino) direttamente
sulla superficie dell' epitelio; se invece queste ghiandole perdono la connessione con
l’epitelio da cui derivano, cioè sia approfondano nel tessuto connettivo circostante, e il dotto
viene obliterato, sono ghiandole di tipo endocrino perché rivestono il contenuto nei vasi
ematici; questo contenuto è rappresentato dagli ormoni, che possono essere di varia natura
in base alla loro caratterizzata chimica.Questi ormoni esplicitano il loro effetto a lunga
distanza quindi, per esempio, una ghiandola come la tiroide che è localizzata a livello della
regione del collo secerne gli ormoni T3 e T4 in circolo e questi ormoni hanno effetto su tutte
le cellule del nostro corpo. Un effetto che si estrinseca a lunga distanza è detto di tipo
endocrino, ma questo tipo di ormoni possono avere effetto anche sulla stessa cellula o sulle
cellule vicine; di solito una secrezione di tipo autocrino ha una funzione inibente, cioè le
ghiandole endocrine secernono il prodotto di secrezione però si devono auto limitare e lo
fanno tramite un meccanismo di secrezione autocrino.
Quindi presentano il recettore per quel determinato ormone. Soltanto gli organi, tessuti e
quindi le cellule che compongono questi tessuti che presentano il recettore per quello
ormone, risponderanno all’ormone stesso.
L'adenoipofisi è costituita da varie porzioni, ognuna delle quali secerne uno specifico
ormone. Gli ormoni che sono secreti dall’adenoipofisi sono molteplici e hanno effetto su
varie funzioni del nostro organismo, ad esempio l’adenoipofisi secerne e rilascia nel sangue
un ormone che attiva la secrezione di melanina a livello della cute, secerne l'ormone della
crescita e secerne ormoni che attivano la tiroide e che attivano la secrezione di ormoni
surrenali come corticosteroidi.
GHIANDOLE SURRENALI
Le ghiandole surrenali si trovano a livello dei poli superiori dei reni e hanno questa forma
piramidale come se fosse un cappuccio sul polo superiore di ciascun rene, presentano una
zona più esterna che è detta corticale e una zona più interna che è detta midollare. La
corticale ha un'organizzazione ben precisa in varie zone ed è dipendente dall'aspetto e dalla
morfologia e dalle cellule che occupano quella specifica zona. In enerale possiamo dire che
la corticale produce mineralcorticoidi, glucocorticoidi e androgeni, cioè sono degli ormoni
con attività metabolizzante. Mentre la midollare è come se fosse un ganglio modificato.
Infine, il tipo di agglomerati solidi che troviamo a livello delle gonadi sono anche questi delle
cellule con caratteristiche endocrine. In generale a livello dei testicoli troveremo delle cellule
che secernono androgeni e quindi hanno una funzione nella regolazione del ciclo di
produzione degli spermatozoi ma anche un’azione sulla muscolatura scheletrica, mentre
livello delle ovaie troviamo cellule che regolano il ciclo ovarico.