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Dante Alighieri
Dante Alighieri
Dante Alighieri
letteratura
Introduzione
∙ Nasce nel 1265 a Firenze ed è figlio di un piccolo
proprietario terriero, (quindi faceva parte della
media borghesia).
La sua era una famiglia guelfa che è stata esiliata
ben due volte per delle vittorie ghibelline.
Grande innovatore
∙ Dante è considerato uno dei più grandi scrittori
di tutti i tempi ma è anche un autore
sperimentale, capace di passare in poco tempo
nell’arco della sua vita da uno stile all’altro,
rivoluzionando quest’ultimi.
Inventa l’autobiografia letteraria (Vita Nuova),
scrive il primo trattato sulla lingua italiana (De 7
vulgari Eloquentia), scrive il primo trattato
filosofico in volgare (Convivio /diviso in tre
parti), un trattato sulla politica (Monarchia), una
poesia in latino (Egloghe) e la sua opera più
importante cioè la Divina Commedia.
La Vita nuova
∙ E’ un testo che racconta il percorso autobiografico che ha Dante per
Beatrice, anche dopo la sua morte (1290) scritto in lingua volgare.
E’ un prosimetro, composto da parti in prosa e parti in poesia, le parti in
prosa servono per introdurre o commentare le poesie.
∙ All'inizio della Vita Nuova viene descritto il primo incontro tra Beatrice e
Dante che avviene all’età di nove anni, dove Dante descrive le emozioni che
prova per la giovane fanciulla.
Appare come un miracolo, lui da quel momento cerca di trovare qualsiasi
occasione per incontrarla.
∙ Beatrice non viene descritta con delle caratteristiche fisiche, ma solo con
degli aggettivi;
I) In quella parte del libro della mia memoria (metafora per indicare i
ricordi della fanciullezza), prima della quale si potrebbe leggere ben poco
(proprio perché si tratta dei primi ricordi dell’autore), si trova una rubrica
(capitolo e titolo scritto in rosso, dal latino ruber = rosso), che recita:
“Incipit Vita Nova” (ovvero: “Qui comincia la vita nuova”).
Sotto questa rubrica io trovo scritte le parole che ho intenzione di copiare
(assemblare) in questo breve libro, e se non tutte, per lo meno la parte
fondamentale di esse (sentenza = il sunto, oppure il significato sostanziale).
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II) Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce
quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li
miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu
chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.
II) Già quasi per nove volte (fiate), dopo la mia nascita, il sole era
ritornato al medesimo punto della sua orbita (ovvero “erano passati nove
anni dalla mia nascita”,si pensava ci fossero nove cieli), quando apparve
per la prima volta (prima) davanti ai miei occhi la signora (donna, dal lat.
Domina = signora, padrona della mia mente) gloriosa della mia mente, la
quale fu chiamata da molti Beatrice (ovvero “portatrice di beatitudine”),
senza che sapessero che si chiamasse realmente così.
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III) Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo
stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un
grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la
vidi quasi da la fine del mio nono.
VII) E in quel momento, lo spirito naturale, che si trova in quella parte del
corpo controlla il nostro nutrimento, cominciò a piangere, e mentre
piangeva disse queste parole: “Ah povero me, che d’ora in poi sarò spesso
ostacolato” (il riferimento è alla perdita dell’appetito che sopraggiunge
quando ci si innamora).
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VIII) D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu
sì tosto a lui desponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade
e tanta signoria per la vertù che li Dante Alighieri - Vita nuova dava la mia
immaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente.
VIII) Da allora in avanti dico l'Amore divenne padrone della sua anima, la
quale, in questo modo, fu subito e per sempre legata a lui (desponsata), e
(Amore) cominciò ad avere su di me un tale sicurezza e una tale potere,
per la virtù che gli dava la mia immaginazione, che mi obbligava ad essere
a suo servizio, (il pensiero continuo di Beatrice).
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IX) Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa
angiola giovanissima; onde io ne la mia puerizia molte volte l’andai
cercando, e vederla di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si
potea dire quella parola del poeta Omero: «Ella non parea figliuola d’uomo
mortale, ma di deo».
II) Che il vento fortunale (vento che porta tempesta) o d’altro tempo
avverso non possa impedirci il viaggio,
anzi vivendo in questa barca, (secondo lo stesso desiderio),
crescesse in noi il desiderio di star insieme.
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III) E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
III) E donna Giovanna (amata da Cavalcanti) e donna Lagia (amata da
Lapo)
e la trentesima donna (amata da Dante),
e il benevolo mago le collocasse con noi:
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De Vulgari Eloquienta
∙ E’ un saggio scritto in latino, creato tra il 1304 e il 1305, una delle tante
opere incompiute di Dante.
Questo saggio era sulla lingua volgare e sulla sua importanza.
Esso è diviso in due libri: il primo tratta della storia del linguaggio e fa
un'analisi dei principali volgari, nel secondo invece, tratta degli stili, dei
metri e degli argomenti più adatti, in particolare la canzone.
Il Convivio
∙ Il Convivio è stato scritto tra il 1304 e il 1307, è un trattato in volgare che
però trattava di temi elevatissimi, (filosofia, etologia ecc.).
E’ un’opera incompiuta, composta da quattro capitoli: il primo è
un'introduzione o un proemio mentre nel terzo commenta dei vari
componimenti che aveva scritto come spunto per iniziare a parlare di vari
argomenti.
III) Quella fisica è quando ci sono degli organi che non funzionano in modo
adeguato, che non permettono di imparare, come i sordi e i muti e simili.
Quella etica è quando l'inclinazione al male tende a prevalere , e segue
peccati del piacere, nei quali si subiscono grandi inganni che disprezzano
ogni altra cosa.
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IV) Di fuori da l’uomo possono essere similemente due cagioni intese, l’una
de le quali è induttrice di necessitade, l’altra di pigrizia. La prima è la cura
familiare e civile, la quale convenevolmente a sé tiene de li uomini lo
maggior numero, sì che in ozio di speculazione esser non possono. L’altra è
lo difetto del luogo dove la persona è nata e nutrita, che tal ora sarà da
ogni studio non solamente privato, ma da gente studiosa lontano.
IV) All’esterno, come all’interno, ci sono due motivi: una ragione sono le/gli
necessità/obblighi e l’altra è la pigrizia. La prima è dedicata alla cura
della famiglia e a impegni lavorativi, che legano a sé la maggior parte degli
uomini, non lasciandogli un momento tranquillo per dedicarsi alla
speculazione filosofica. L’altra è il luogo dove una persona è nata, in un
luogo lontano da luoghi di studio ma anche da gente acculturata.
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V) Le due di queste cagioni, cioè la prima da la parte [di dentro e la prima
da la parte] di fuori, non sono da vituperare, ma da escusare e di perdono
degne; le due altre, avvegna che l’una più, sono degne di biasimo e
d’abominazione.
VI) Dunque si può vedere chiaramente che pochi sono esclusi a giungere
quella disposizione del sapere e innumerevoli sono le persone che di questo
rimangono affamati.
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VII) Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li
angeli si manuca! e miseri quelli che con le pecore hanno comune cibo!
VII) Oh beati i pochi che siedono là dove si mangia il pane degli angeli, (la
conoscenza), e infelici quelli che come le pecore hanno il cibo di tutti (cibo
basilare ed elementare).
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VIII) Ma però che ciascuno uomo a ciascuno uomo naturalmente è amico, e
ciascuno amico si duole del difetto di colui ch’elli ama, coloro che a così
alta mensa sono cibati non sanza misericordia sono inver di quelli che in
bestiale pastura veggiono erba e ghiande sen gire mangiando.
La Monarchia
∙ Un trattato scritto dopo il Convivio e durante la creazione della Divina
Commedia.
E’ stato scritto in latino e in esso Dante esprime la propria posizione sulla
situazione politica tra Chiesa e Papato.
Essendo contro le pretese temporalistiche che la Chiesa stava prendendo
l’opera era stata odiata e considerata eretica, il lato che stava dalla sua
parte invece lo leggeva con tranquillità. L’opera non era più stata
considerata eretica verso il Novecento.
∙ Nel terzo libro Dante descrive i due poteri come il Sole, (potere religioso),
e la Luna, (potere imperiale), facendo questo paragone spiega come
nonostante la Luna prenda luce dal Sole, essa è indipendente e un individuo
separato.
L’imperatore doveva rendere la vita terrena felice, con pace e ordine
mentre il Pontefice si doveva occupare della vita ultraterrena dando degli
strumenti ai fedeli per permettergli una buona vita ultraterrena.
Dante Alighieri: la Commedia
∙ E’ un canone della letteratura italiana e anche un patrimonio dell’umanità.
I versi portano a interrogare il lettore e il proprio tempo, e l’opera in sé
non perde mai il suo significato.
Dante spese gran parte della sua vita a quest’opera, praticamente dopo il
suo esilio.
Si diffuse velocemente e ottenne sempre più prestigio, e nonostante le
innumerevoli edizioni e stampe non si riuscì a trovare nessun manoscritto
con l’autografo di Dante.