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Marx

1818 nascita, il suo pensiero si sviluppa nella seconda metà dell'800.


Possiamo comprenderlo nella sinistra Hegeliana. È critico rispetto al governo prussiano dell'epoca, tant'è
vero che è costretto ad abbandonare la carriera accademica e si impegna nel giornalismo.
Approfondisce i temi storici, diventando sempre più rivoluzionario. Angels è suo collaboratore (importante
perché questo permetterà a Marx di studiare senza avere problemi economici).
Aderisce all'internazionale socialista, alla prima, e fu incaricato di redigere le linee guida dell'assemblea
(contenute all'interno de "il manifesto del partito comunista").
Altra opera importante è "il capitale".

Situazione storica di Marx


Epoca caratterizzata da un lato dalla restaurazione e dall'altro la rivoluzione industriale.
Marx è influenzato dal pensiero dei filosofi utopisti. Il my man critica il modo in cui la filosofia è stata
praticata fino a quel momento, dicendo che i filosofi hanno spiegato come funziona il mondo, lo hanno
interpretato, ne hanno compresi i limiti, ma si sono fermati lì, senza fare nessun passo in avanti.
"La filosofia deve mondanizzarsi, diventando prassi", diventando un impegno concreto che ha come
obiettivo quello di portare la ragione nel mondo reale. Fino a quel punto la filosofia aveva avuto il grand
limite di non essere riuscita a cambiare il mondo, facendo critiche ma lasciando tutto com'era. Il processo
filosofico di Marx inizierà con una critica della situazione esistente e si concluderà con una rivoluzione che
cambierà sia le condizione di vita sia il modo di pensare.
3 parole chiave:
1. RIVOLUZIONE
2. CAMBIARE LE CONDIZIONI TRA LE PERSONE (il modo in cui vivono)
3. CAMBIARE IL PENSIERO

La critica di Marx alla precedente filosofia non è un abbandono della disciplina, ma è semplicemente un
modo diverso di concepirla, e Marx sarà talmente rivoluzionario in questo che da quel momento in poi la
filosofia non sarà più quella di prima. Marx porta novità e va oltre alle idee della sinistra Hegeliana, in
particolare approfondì la dottrina dello Stato, la quale assunse un ruolo differente nella filosofia di Marx,
slegato dal contesto storico e rivolto verso una nuova forma.
Marx non rinuncia a criticare anche gli stessi esponenti della sinistra Hegeliana, in particolare le critica il
fatto di essere rimasta su un piano teorico.
Marx critica anche Feuerbach quel coglione, soprattutto la sua mancanza di dimensione storica, perché
senza essa tutto è astratto.
Secondo Marx l'uomo è un essere sociale e crea con altri uomini relazioni economico-sociali. Nonostante
questa differenza sostanziale, il my man appoggia l'ateismo di Feuerbach ed afferma che il bisogno della
religione sia solo per mantenere i privilegi della classe borghese (chiunque non sia un proletario).

Concetto di alienazione
Secondo Marx l’uomo è allineato a causa di un processo economico sociale, in particolare i produttori di
ricchezza allienano gli altri cioè ciò che l’uomo produce si erge contro di lui. Questo significa che nel
processo produttivo l’oggetto prodotto sovrasta l’operaio come una potenza indipendente. Processo
economico sociale che riguarda l’economia e la società: rapporti tra gli uomini. Gli operai sono servi del
padrone, dell’industriale. In particolare l’uomo è sovrastato da ciò che produce materialmente ed è più
sovrastato più quanto produce: quando l’operaio è nel processo produttivo produce un bene il cui valore è
nettamente superiore rispetto al salario che prende. Questo porta nell’operaio un’alienazione. Nel
momento in cui l’operaio prende coscienza di questa alienazione allora l’uomo può riappropriarsi della
propria essenza, cioè gli uomini tornano ad essere liberi ed uguali.
DEFINIZIONE FILOSOFICA
Alienazione: processo materiale attraverso cui i lavoratori sono espropriati dei prodotti del loro lavoro.
L’appropriazione del prodotto del capitalista è annullamento e perdita da parte dell’operaio dell’oggetto.
Inoltre l’operaio è alienato perché ripone la sua vita nell’oggetto, il quale però gli viene tolto, diventandogli
ostile ed estraneo.
Produce l’oggetto ma alienandosi questo oggetto gli diviene ostile. L alienazione secondo Marx è una
distorsione tra la produzione e il fine della produzione cioè non è più il soddisfacimento dei bisogni degli
uomini ma diventa l’accumulazione dei profitti dei capitalisti. Fino a quel momento la produzione
industriale aveva il fine di migliorare la vita degli uomini o rispondere a un bisogno, adesso invece ha come
obiettivo il profitto del capitalista: il denaro = il fine della produzione.
Nel processo produttivo di Marx anche il lavoro, il quale appartiene all’essenza umana diventa estraneo al
lavoratore perché nella società capitalista non si lavora più per vivere ma si vive per lavorare.
L’alienazione ha un fondamento socio economico, quindi va preso questo processo da questo punto di
vista, significa che il punto di vista politico è un secondo piano: non basta dire che i cittadini sono tutti
uguali dal punto di vista legislativo, bisogna invece dire che questo principio venga applicato dal punto di
vista economico. Quindi anche nel momento in cui il cittadino si libera dal punto di vista politico diventando
la democrazia tuttavia rimane socialmente ed economicamente alienato. Quindi dopo la rivoluzione
francese che ha emancipato l'uomo dal punto di vista politico, ora bisogna raggiungere un’emancipazione
dal punto di vista economico sociale.
A questo punto Marx si chiede come eliminare l’alienazione. Per farlo bisogna abolire il suo fondamento: la
proprietà privata e coloro che la detengono. Per eliminare proprietà privata e coloro che la detengono il
proletariato cioè la classe operaia ha un compito fondamentale: fare la rivoluzione e liberare l’uomo dal
processo produttivo capitalistico.

Materialismo storico di Marx


Egli afferma che per comprendere la storia bisogna avere un approccio materialistico e per comprendere la
storia bisogna studiare i legami economici tra gli uomini. Marx afferma che la base del legame tra gli uomini
sia il lavoro. Cos’è il lavoro? È un processo che so come tra uomo e natura dove l’uomo di mette in
relazione con la natura attraverso la propria azione, in questo modo si appropria di ciò di cui ha bisogno per
la propria vita. Problema: l’azione dell’uomo porta alla modificazione della natura e così facendo l’uomo
modifica anche se stesso sviluppando le sue facoltà (risulta cresciuto dal punto di vista mentale).
Il rapporto tra uomo e natura è diverso nelle diverse epoche storiche, a seconda della tecnica diversa e del
livello di progresso raggiunto. Gli uomini si mettono in relazione con la natura per soddisfare i propri
bisogni e in questo modo producono la loro vita materiale, quindi scelgono come vivere. Le modalità con
cui l’uomo soddisfa i propri bisogni sono artificiali. Nel processo tra uomo e natura l’uomo migliora la
propria condizione grazie a se stesso. Anche i pensieri e le idee degli uomini sono un riflesso delle loro
condizioni materiali, le quali in una particolare epoca storica dei amo dai modi di produzione che sono il
rapporto fra le forze produttive e i rapporti di produzione.

Definire i modi di produzione


Sono il rapporto fra le forze produttive e i rapporti sociali che generano. Le forze produttive sono i
macchinari e i metodi di produzione e i rapporti che queste generano con l'uomo. I rapporti di produzione
sono le relazioni che si realizzano storicamente fra gli uomini in determinate condizioni economico-
produttive (le relazioni fra gli uomini cambiano se un uomo fa l'operaio o se un uomo fa il contadino, e se
l'uomo usa l'aratro o una trebbia tecnologica). Tuttavia i rapporti sociali non sono uguali fra tutti gli uomini,
cioè non tutti gli uomini occupano la stessa posizione sociale: alcuni producono (operai), alcuni organizzano
la produzione (capitalisti), alcuni sono i proprietari (padroni), altri ancora sono schiavi.
Il rapporto fra l'uomo e i mezzi di produzione è un rapporto fluido (in continuo cambiamento), spesso si
assiste a forme di sviluppo in senso positivo o in senso negativo, alcuni uomini sono agevolati dai mezzi di
produzione, altri ne sono condizionati negativamente. il rapporto fra mezzi di produzione e uomo
determina il processo storico e alla base del processo storico vi sono i bosogni umani, materiali e spirituali,
L'uomo deve riappropriarsi del proprio benessere fisico e spirituale. Secondo Marx non è la coscienza che
determina la vita ma il contrario. la coscienza è un prodotto storico che dipende dalle relazioni fra gli
uomini, le idee nella mente dell'uomo sono riflesso delle proprie condizioni di vita. le idee non sono quindi
autonome perché dipendono dalle attività materiali e dalle relazioni sociali solo se si cambiano le attività
materiali e le relazioni sociali si potrà modificare il pensiero. Secondo Marx le diverse coscienze prodotte
dal sistema capitalista portano a una divisione tra lavoro manuale e intellettuale. Questa divisione tra
lavoro manuale e lavoro intellettuale fa sì che alcuni uomini governino e altri uomini siano governati, cioè
nel sistema capitalista c'è l'idea che ci siano dominanti e dominati che creano fra loro rapporti di
produzione, solo se si cambieranno questi rapporti di produzione potrà il rapporto fra dominati e
dominanti. Per superare il sistema capitalista il rapporto fra dominanti e dominati.
La sovrastruttura sono le istituzioni e le idee del sistema, la struttura sono i modi di produzione. La struttura
sarà l'organizzazione economica di una società, la sovrastruttura sono le idee e le istituzioni che
organizzano la struttura. La struttura ha bisogno della sovrastruttura per funzionare. Se la struttura è la
base economica della società, lo stato non sarà altro che l'espressione di questa base economica, lo stato
quindi è la sovrastruttura, ciò significa che è servo dell'economia quindi farà gli interessi dei dominanti. Nel
sistema capitalista la struttura è la base economica, la sovrastruttura è lo stato che fa gli interessi dei
padroni.
Nel momento in cui muta la base economica dovranno necessariamente cambiare anche le istituzioni
sociali e giuridiche, infatti le rivoluzioni di stampo economico si sono sempre tradotte in rivoluzioni di
stampo sociale e politico, se cambio uno bisogna cambiare anche l'altro perché la sovrastruttura è legata
indissolubilmente alla struttura.

Lotta di classe?
La storia è una lotta di classi, questo concetto è importante nella filosofia di Marx, è il punto di inizio del
manifesto del partito comunista, un'opera divulgativa. Studiando la storia Marx trova nella storia di classe
un filo conduttore di tutte le epoche storiche. Nella storia c'è una contrapposizione fra classi sociali
opposte. In senso cronologico possiamo definire liberi e schiavi, patrizi e plebei, singori e servi della gleba,
membri di corporazioni e garzoni, in un continuo contrasto tra servi e oppressori. Questo contrasto è a
volte latente a volte no. In particolare Marx vede un cambiamento radicale nel rapporto fra oppressi e
oppressori nel passaggio dalla società feudale alla società capitalistica ed è proprio nella società
capitalistica che vi è la divisione netta fra borghesia e operai, cioè si passa dall'artigianato all'industria e in
questo passaggio abbiamo l'aumento della proletaria e la diminuzione in numero della classe borghese ma
Abbiamo un impoverimento della classe proletaria e arricchimento della classe borghese.
Il rapporto fra borghesia e proletariato porta alla formazione di 2 capi nemici tra cui non vi può essere
accordo. Marx afferma che inizialmente. ha avuto dal pov storico un grande merito, quello di distruggere la
società feudale. Il problema è che poi ha creato un mondo a propria immagine e somiglianza, ha creato
forze produttive ed economiche gigantesche che hanno distrutto le classi subalterne. la borghesia ha creato
una classe proletaria numerosissima ed è proprio questa classe sociale numerosissima, nel momento in cui
prenderà coscienza di classe, che seppellirà la borghesia stessa. Ed è proprio nelle fabbriche che gli operai si
organizzeranno e dalle fabbriche partirà un percorso rivoluzionario e da questo processo rivoluzionario
arriverà l'abbattimento violento della borghesia.

Marx critica alcune forme del pensiero socialista,


critica socialismo reazionario e feudale che deriva da ceti aristocratici e piccoli borghesi scalzati nelle loro
posizioni sociali dalla borghesia moderna. Queste classi sociali criticano il capitalismo con forme
socialistiche come ad esempio l'utilizzo delle terre comuni, ma in realtà il loro obiettivo è quello di tornare a
forme preborghesi di economia.
Critica il scoialesimo rappresentato da prodon
che vuole migliorarlo attraverso l'uso delle cooperative, infatti Marx definisce Prodon un piccolo borghese.
3) critica socialismo e comunismo critica utopistici. Marx critica Owen e gli altri 2 che non sono riusciti a
comprendere le cause dell'antagonismo fra le classi, cioè non sono riusciti a trovare una soluzione quindi i
modelli proposti sono stati utopici. Marx invece costruirà un modello che a suo parere è concretizzabile.

Il Capitale è l'opera economica per specialisti di Marx. Nel capitale Marx esplora la società capitalista dal
pov scientifico, in questo modo cerca le contraddizioni del sistema in modo da costruire una strategia
rivoluzionaria adeguata, quindi la prima fase dello studio è la comprensione del sistema capitalistico. il suo
studio porta Marx a criticare le leggi che stanno alla base del sistema stesso. La prima critica è
sull'economia capitalista che è fatta da leggi che i capitalisti pensano siano immutabili ed eterne, ma in
realtà sono solo il risultato di un processo storico. il presupposto del sistema capitalista è la proprietà
privata che si collega ai di lavoro e concorrenza, questi concetti come tutti i processi economici hanno una
loro relatività storica cioè guardano un particolare momento, le sue condizioni, ma studiando la società
capitalista si possono comprendere anche le strutture economiche delle società del passato. Marx afferma
che società capitalistica borghese e la più complessa perché è il punto di arrivo di un processo storico
progressista. Nel primo capitolo del capitale Marx definisce il funzionamento del sistema capitalista, lo
definisce come un'immane raccolta di merci vhe ha necessità di scambi sempre crescenti. Una merce viene
prodotta con l'unico obiettivo di metterla sul mercato, la merce ha nello stesso tempo 2 valori: il valore
d'uso, cioè la capacità di soddisfare i bisogni umani, ma nello stesso tempo ha anche un valore di scambio,
cioè un valore dettato dal mercato, il problema è che il valore d'uso e il valore di scambio non
corrispondono (es: le cose costano troppo ma non servono a un cazzo). Il valore di scambio di un prodotto è
determinato dal tempo passato a produrlo. Il valore di scambio è dato da un tempo medio di lavoro proprio
di uno sviluppo tecnico della società (il valore è influenzato anche dalla tecnologia usata: con la macchina o
a mano ecc.). Il denaro da un valore numerico a quel particolare prodotto. Infatti Marx parla di feticismo
delle merci cioè sembra che le merci abbiano vita propria, che si crei un rapporto malsano sociale fra gli
oggetti

Il plus-valore
In un sistema economico basato sugli scambi equivalenti non vi è profitto (=).
Un sistema capitalistico non può essere caratterizzato da scambi equivalenti, cioè la vendita del prodotto
deve essere maggiore ai costi di produzione (produzione maglione costa 100, allora il prezzo del maglione
deve essere >100).
Nel sistema capitalistico il profitto è dato anche dallo sfruttamento del lavoro operaio, cioè il salario
dell'operaio sarà notevolmente inferiore rispetto al valore che l'operaio ha generato.
Forza-Lavoro: Energie muscolari nervose ed intellettuali che permettono al lavoratore di lavorare.
Tant'è vero che Marx distingue tra lavoro allo stato potenziale e lavoro effettivo.

Nel momento in cui si decide il salario del lavoratore non si tiene conto dell'aspetto potenziale, ma si
prende in considerazione una media dell'aspetto effettivo. Il problema è che nel sistema capitalista il
lavoratore non possiede nessun bene tranne la sua forza lavoro (se ci sono tante persone che vogliono
lavorare il salario sarà basso, se invece ce ne sono poche il salario aumenta), in termini economici questo
significa che anche i lavoratori seguono le leggi del mercato (lavoratore diventa una merce).
Nel sistema capitalista il salario sarà determinato dal minimo indispensabile per mantenere e soddisfare i
bisogni sociali di sé e della propria famiglia.

La forza lavoro ha anche un'altra caratteristica che la differenzia dalle altre merci: non può essere
consumata.
Quindi il lavoratore, fino a un certo punto della propria giornata lavorativa, produce merci il cui valore
corrisponde al salario pagato, ma da quel momento in poi fino al termine della giornata lavorativa il lavoro
che produce dà un surplus, cioè è un
plus-lavoro: questo produce il plus-valore, che viene incamerato dal capitalista. Il profitto del capitalista
deriva dalla sua posizione di comando all'interno dell'organizzazione sociale. Essendo un fenomeno sociale
significa che può essere cambiato, ma per fare ciò bisogna cancellare il sistema economico capitalista.

Nel momento in cui il capitalista (padrone) decide di produrre un bene deve derogare un capitale. Questo si
divide in:
1. Capitale variabile
2. Capitale costante
Il capitale variabile solo i salari, quello costante sono i costi delle materie prime, dei macchinari e i costi per
mantenere le funzionalità della fabbrica.
Il capitalista può incidere solo su quello variabile, e cercare di pagare l'operaio il meno possibile per
aumentare il proprio guadagno, e meno pagherà l'operaio più l'operaio stesso sarà sfruttato (bisness).
Modi che ha il capitalista per aumentare il suo guadagna:
1. Diminuisce il salario
2. Aumenta la quantità di lavoro a partire dal salario stesso
Quando si prolunga la giornata lavorativa a parità di salario abbiamo il plus-valore assoluto che è tipico
della prima fase del capitalismo, durante la quale la classe operaia non è ancora organizzata, invece la
diminuzione del salario è il cosiddetto plus-valore relativo che è proprio della seconda fase del capitalismo,
nella quale si aumenta la produttività, la tecnologia e quindi c'è meno bisogno di forza lavoro.
Lo sviluppo tecnico porta la tecnologia e le macchine a sostituirsi all'uomo, ciò crea disoccupazione, ma
un'alta disoccupazione porta conseguentemente maggiore ricerca di lavoro, e ciò porta i padroni ad
imporre salari più bassi.
Anche il padrone però sarà condizionato negativamente, perché mentre l'operaio genera plus-valore
(capitale variabile) la macchina è un capitale costante, incapace di generare plus-valore. In questo modo,
nel lungo periodo, anche il padrone perderà.
Il capitale costante avrà però sempre più peso, e con l'aumento del capitale costante ci sarà anche un
aumento della diminuzione del profitto. I capitalisti allora cercano di trovare delle contromisure:
1. Riduzione del salario
2. Comprare le materie prime a meno
3. Delocalizza (va a produrre quel bene dove costa meno)
Il processo di delocalizzazione porta a:
1. Disordine (i popoli l'uno contro l'altro)
2. Un'ottica internazionalista agli operai (positivo perché fa prendere coscienza di classe
indipendentemente dallo stato in cui vivono, perché sfruttati a prescindere)
3. Eccesso di merci che resta invenduto

Cosa dovrebbero fare i lavoratori


La Rivoluzione
Secondo Marx la rivoluzione ha dei presupposti sia oggettivi sia soggettivi. Quelli oggettivi sono dati dal
conflitto tra forze produttive e rapporti di produzione, quelli soggettivi invece sono la presa di coscienza del
proletariato di essere classe e quindi di poter guidare la rivolta.
Il proletariato diventa un'entità unica: una classe con interessi comuni e che, grazie al numero, può
giungere alla vittoria. Inoltre Marx afferma che, nel momento della lotta, anche una parte della classe
borghese si unirà alla rivoluzione.
La rivoluzione del proletariato sarà una rivoluzione mondiale, perché mondiale è il mercato. Quando la
borghesia sarà abbattuta il proletariato, provvisoriamente, si sostituirà alla borghesia come classe
dominante. Infatti, dopo una fase provvisoria, ci sarà una società senza classi nella quale non ci saranno più
dominatori e dominati, oppressori e oppressi, ci sarà il comunismo.
Ci sarà l'abolizione della proprietà privata e l'assocializzazione dei beni.
Frase finale: "Lavoratori di tutto il mondo: unitevi".
Nel momento in cui l'uomo passerà al comunismo passerà dalla preistoria alla storia (evoluzione).

Dittatura del proletariato


Transizione alla società comunista.
In questa fase, il proletariato conquista il potere e ha come obiettivo la distruzione dei rapporti borghesi di
produzione. In questa transizione lo stato organizza e amministra i beni della vecchia classe borghese, cioè
non basta sconfiggere la borghesia, ma bisogna anche smantellare la società borghese, e questo è un
intervento più difficile perché più radicato. Durante la dittatura del proletariato bisogna strappare alla
borghesia tutto il capitale e passarlo nelle mani dello stato.
Tuttavia lo stato del proletariato è diverso, poiché uno stato che non è sovrapposto al proletariato, ma
subordinato ad esso. Nel momento in cui questo compito di distruzione della società borghese è finito lo
stato potrà venire meno, cioè si potrà superare il concetto di stato.

Fine di Marx
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Il Positivismo
Nuova corrente filosofica: il Positivismo. Siamo sempre nella seconda metà dell’800.
Lo sviluppo economico e la rivoluzione industriale portano a profonde trasformazioni dal punto di vista
economico e sociale, ed è in questo contesto che si afferma il Positivismo.
Secondo i Positivisti, la trasformazione sociale si collega strettamente ai progressi tecnico-scientifici. Anche
la società borghese, accettata dal Positivismo, è l’espressione della modernità.
Il Positivismo è un movimento culturale complesso relativo a diverse discipline. Gli storici distinguono tre
orientamenti di fondo:
1. un orientamento di tipo sociologico che ha come base filosofica la filosofia della storia, il cui massimo
esponente è Comte.
2. l’indirizzo logico-metodologico il cui massimo esponente è Stuart Mill.
3. l’indirizzo evoluzionistico, i cui esponenti sono Darwin e Spencer.
Nonostante vi siano indirizzi differenti, il Positivismo ha comunque dei tratti comuni:
1. l’idea del primato della scienza e della razionalità scientifica che ha permesso all’umanità di aprirsi verso
il progresso.
2. riconosce come unica forma valida di conoscenza quella della scienza, capace di guardare i fatti, i
fenomeni, e di comprendere le leggi naturali e le relazioni esistenti fra queste leggi. La conoscenza
positivistica riguarda solo ciò che può essere verificato empiricamente.
3. critica la metafisica, e viene decretato il definitivo superamento della metafisica stessa. Ciò che sta aldilà
dei fenomeni non può essere né osservato né conosciuto.
4. dal punto di vista metodologico, si preferiscono i procedimenti analitico-osservativi rispetto a quelli
fondati sulle intuizioni intellettuali.
5. riafferma il valore del modello matematico-meccanico in contrapposizione a quello finalistico.
6. viene ridefinita la divisione dei compiti fra scienza e filosofia. In particolare, alla scienza è attribuito il
compito di fornire la conoscenza empirica e alla filosofia di analizzare e sistematizzare le leggi scoperte
dalla scienza. Secondo il Positivismo, la filosofia non ha un ambito autonomo ma è subordinata alla scienza.
7. il sapere scientifico e tecnico deve diventare il modello per una riorganizzazione complessiva della
società in modo che la società stessa si liberi dei riflessi culturali del passato.
8. una società basata sulla razionalità tecnica e scientifica ha come conseguenza il rifiuto dello spiritualismo,
e legato a questo, un processo di laicizzazione della cultura all’interno della quale la religione ha un ruolo
sempre più secondario.

Comte
Primo filone: filosofia della storia
Comte
Egli afferma che il punto di inizio della crisi sociale europea sia la rivoluzione francese in quanto questo
fatto storico ha spazzato via tutti i concetti e i principi del mondo precedente. Con la rivoluzione francese si
è finalmente dissolto il mondo medievale grazie a uno spirito critico precedentemente non presente.
Tuttavia la rivoluzione francese non ha saputo dare un indirizzo intellettuale nuovo, non ha saputo
sostituire i principi del passato con principi nuovi, e quindi secondo Comte è necessario urgentemente una
riorganizzazione della società che dia nuove metodologie per arrivare alla verità e alle conoscenze. La
priorità che dà compte è quella di uno sviluppo intellettuale e spirituale. Comte vuole creare un nuovo
sistema, un sistema positivo (agg del positivismo) basato su una scienza e su una dottrina sociale comune.
Per raggiungere il sistema positivo bisognerà inizialmente risolvere la crisi in atto della società europea. A
questo punto si potrà creare una nuova politica positiva basata su un’azione razionale. Questa politica
positiva avrà come scienza di riferimento la sociologia: scienza che studia la società umana cioè i rapporti
fra gli uomini. Nella nuova società positiva ci saranno due elementi fondamentali: l’ordine e il progresso. A
questo punto Comte comincia a fare una valutazione di tipo storico, affermando che nella società
medievale c’era l’ordine ma non c’era il progresso; poi è arrivata la società moderna (1492-1815), nella
quale vi era il progresso ma vi era il disordine. Quindi né la società medievale né quella moderna hanno
visto coabitare l’ordine e il progresso, perciò è necessaria una società nuova nella quale siano garantiti
contemporaneamente ordine e progresso. Il progresso verrà realizzato attraverso uno sviluppo graduale
della società. L’ordine verrà garantito da un principio di gerarchia sociale che si fonda sul consenso del
popolo. In questa società sarà garantito lo sviluppo produttivo e il benessere generale. La base della nuova
società positivista sarà l'industria, l’unica capace di garantire benessere e ricchezza. Nella società industriale
il potere spetterà agli scienziati, che avranno il compito di governare lo spirito, mentre gli industriali
avranno il compito di governare le scienze economiche.
Comte ci vuole dire che le menti dell’uomo non devono essere legate ad un dio ma alle leggi della scienza.
Le scelte governative devono essere prese dagli industriali, da coloro che prendono ricchezza. Poniamoci la
domanda di che ruolo abbia la filosofia all’interno della società positiva. Secondo Comte l’uomo ha il
compito di individuare i principi, i meccanismi, le fasi dell’evoluzione umana, e quindi la filosofia per Comte
si trasforma in filosofia della storia, cioè il processo che l’umanità ha compiuto per arrivare alla società
positiva. A questo punto comte redige la cosiddetta “legge dei tre stadi”, nella quale si è passati nella storia
attraverso tre momenti:
stadio teologico
stadio metafisico
stadio positivo, non ancora del tutto realizzato.
Ogni stadio è caratterizzato da un diverso modo di spiegare e concepire la realtà, è caratterizzato da diversi
metodi di ricerca, da diverse forme di organizzazione sociale e politica. Le varie discipline non sono tutte
allo stesso stadio: quelle scientifiche già allo stato positivo e altre non ancora. Coabitazione fra diversi stadi

Stadio teologico: durato moltissimo nella storia dell’umanità e gli uomini in questo periodo hanno spiegato
i processi della natura riferendoli a fatti inventati dando come spiegazione prodotti di agenti
soprannaturali. In questo stadio l’immaginazione ha un ruolo fondamentale perché addirittura essa porta la
spiegazione dell’origine e delle cause prime della realtà. Innanzitutto nello stadio teologico l’umanità ha
abbracciato il feticismo, cioè gli uomini hanno attribuito alle cose un’anima simile a quella dell’uomo. Dal
feticismo si è passati al politeismo, cioè a una molteplicità di dei considerati la causa di tutti i fenomeni. Dal
politeismo si è passati al monoteismo, cioè la causa di tutti i fenomeni è una sola divinità assoluta e
onnipotente, in questo modo l’uomo ha stabilito un unico principio dell’universo. Dal punto di vista politico
e sociale, nello stato teologico abbiamo il potere spirituale del papa e il potere temporale in una casta
feudale militare. Quindi nel sistema teologico il papa controllava le anime, il potere feudale-militare
controllava la politica e la guerra era lo strumento di equilibrio fra le nazioni.

Stadio Metafisico
Kommt: "stadio di transizione durato circa 5 secoli"
Nello stadio metafisico l'uomo ha sostituito l'idea di Dio, in particolare di un unico dio, per spiegare le forze
astratte. In questa fase si è argomentato piuttosto che osservato. Unico ente creatore della natura è
appunto dio. In questa fase la ragione ha avuto il compito di distruggere lo stadio teologico, ma non è
riuscita ad imporsi sul piano costruttivo. Dal punto di vista politico abbiamo la cosiddetta "sovranità del
popolo", necessario per avere un'organizzazione sociale e politica, diversamente ci sarebbe l'anarchia.

Stadio Positivo
L'umanità stabilisce un nuovo ordine politico-sociale. "Positivo" significa reale, certo, preciso. Principio di
questa nuova fase è la razionalità scientifica, cioè un sapere basato sull'esperienza e sulla ragione. Questo
sapere è fondato su leggi verificabili razionalmente.

Ciascuna scienza ha un suo corso all'interno dei 3 stadi, cioè significa che già nello stadio metafisico molte
scienze erano già nello stadio positivo, tuttavia non la sociologia (la scienza più importante).
È necessario ora affermare una nuova società, con un nuovo ordine e con nuovi valori, in questo modo
l'umanità potrà migliorarsi sia dal punto di vista individuale sia da quello collettivo.

Con lo stadio positivo si afferma un nuovo concetto di scienza, basata sulla ragione che annulla qualsiasi
principio finalistico o causale ([nascita della natura]un principio che ha un fine, oppure uno che ha una
causa).
Questi principi sono inaccessibili alle nostre capacità cognitive. Nonostante questo si è lontani
dall'imperialismo empirico, cioè spiegare la natura attraverso osservazioni prive di qualsiasi spiegazione.
Il compito della scienza è quello di trovare un piccolo numero di leggi capaci di spiegare i fenomeni naturali
(piccolo numero di leggi non significa un unico principio, perché se si cercasse un unico principio si
ricadrebbe nella metafisica).
Conoscere le leggi alla base della natura significa controllare la natura e modificarla a favore degli uomini.
Kommt classifica le scienze
(5 principali)
1. L'Astronomia
2. La Fisica
3. La Chimica
4. La Biologia
5. La Sociologia
(Non c'è la matematica perché è un presupposto, alla base di tutte le scienze, essendo la scienza per
eccellenza)
La classificazione non è casuale, ma segue un criterio sia naturale sia storico.
Il criterio naturale divide le scienza in base alla complessità degli oggetti studiati, il criterio storico invece
suddivide le scienze a seconda di quando sono arrivate allo stadio positivo
Criterio naturale
Si basa sulla crescente complessità e decrescente generalità. Quindi le scienze che studiano i fenomeni più
generali e meno complessi fino ai fenomeni meno generali e più complessi. Sulla base di questo criterio
Kommt divide le scienze in 2 parti:
1. La Fisica inorganica
2. La Fisica organica
La prima si divide in:
1. Fisica celeste (astronomia meccanica)
2. Fisica terrestre (fisica e chimica)
I fenomeni studiati dall'astronomia sono i più semplici e generali, e perciò è dall'astronomia che deve
partire lo studio della realtà. La fisica organica invece si divide in:
1. Fisiologia
2. Sociologia

Criterio storico
(Criterio a cui le scienze arrivano allo stadio positivo)
Prima scienza ad arrivarci è la matematica, che era già allo stadio positivo nell'età classica.
L'astronomia arriva nell'età moderna.
L'ultima sarà la sociologia, con la quale si avrà il completamento di tutti i saperi allo stadio positivo. Nella
classificazione Kommtiana delle scienze mancano la Logica e la Psicologia. La Logica non rientra perché non
esiste un sistema di regole astratte riconducibili a tutte le scienze, cioè ogni scienza ha i suoi metodi e i suoi
contenuti. La psicologia invece è definita come una non-scienza, cioè una scienza illusoria, che pretende di
scoprire le leggi del nostro pensiero, tuttavia Kommt esclude l'introspezione (osservazione interiore),
negando l'esistenza di una scienza della psiche. È come se l'individuo dovesse dividersi in due e nello stesso
momento l'uomo dovesse ragionare e guardarsi ragionare.
Lo studio del pensiero e dei processi psichici rientra nella fisiologia, mentre lo studio dei comportamenti
degli uomini con gli altri uomini è nella sociologia.

Filosofia
Per kommt non ha un suo spazio proprio, tuttavia ha un ruolo fondamentale, cioè comprendere il senso
dello sviluppo scientifico, evidenziando i benefici che questo sviluppo ha avuto sulla vita intellettuale e
sociale degli uomini. La filosofia riesce a comprendere lo sviluppo generale del sapere scientifico,
contrastando la specializzazione. Ed è proprio la filosofia, con la sua visione d'insieme che potrà dare il via a
una rivoluzione dello spirito umano, e grazie alla filosofia si arriverà alla sociologia, che è l'apice del sistema
delle scienze, ma la sociologia al tempo di Kommt non era ancora arrivata allo stadio positivo, e Kommt si
sente di farsi carico di questo grande obiettivo. La prima cosa da fare è distruggere i vecchi modelli
sociologici che arrivano a interpretazioni teologiche o metafisiche. La sociologia arriva per ultima allo stadio
positivo perché i fenomeni sociali sono più complessi di quelli naturali. Il punto di partenza dalla sociologia
ci Kommt è la definizione dell'uomo come animale sociale. Definendo in questo modo l'uomo Kommt rifiuta
qualsiasi forma di individualismo. L'uomo dev'essere studiato come un corpo organico, e a questo punto si
può dividere la scienza della sociologia in statica sociale e dinamica sociale. La statica studia i fattori di
coesione della società, cioè le condizioni di armonia e garanzia del sistema sociale, cioè i rapporti fra
istituzioni, costumi, tradizioni e idee. La dinamica studia lo sviluppo della società, e quindi l'evoluzione delle
istituzioni giuridiche, politiche, sociali e culturali. La dinamica sociale porta all'individuazione di un
progresso storico-sociale, cioè l'umanità della storia migliora sempre i suoi rapporti.
La sociologia, come le altre scienze, si basa sull'empirismo, cioè sull'osservazione di leggi che permettono di
prevedere gli sviluppi sociali del futuro, e questa capacità di previsione permette agli uomini di poter
modificare i processi sociali a proprio vantaggio. Ed è proprio nella società industriale che l'uomo sta
cercando di trovare lo stadio positivo della sociologia, tuttavia questo processo (nel senso storico) è
ostacolato dall'aristocrazia e dalla restaurazione.
Per arrivare allo stadio positivo della sociologia è necessario che la politica incontri l'etica, cioè che le scelte
collettive siano coerenti con gli usi e le tradizioni dell'umanità. È necessario cioè che la politica per prima
arrivi allo stadio positivo, mentre storicamente anche la politica ha conosciuto il proprio stadio teologico e il
proprio stadio metafisico, in particolare nello stadio teologico vi era la cosiddetta "dottrina dei re" il cui re
era legittimato nel proprio potere dal diritto divino.
Poi si è passato allo stadio metafisico, in cui si stabiliva un contratto sociale fra gli uomini attraverso non
ben precisati diritti naturali. Infine nello stadio positivo ci sarà una dottrine scientifica della politica, in
modo che l'uomo possa sviluppare collettivamente le sue caratteristiche e pervenire a una modificazione
della natura a proprio vantaggio. La società industriale ha molte caratteristiche della società positiva, ma
deve affrontare l'antagonismo fra imprenditori e operai. Finché non si risolverà questo antagonismo non si
arriverà alla società positiva, e per fare ciò bisognerà avere un punto di vista d'insieme, ed un equilibrio fra
operai ed imprenditori in un'ottica di armonia sociale, quindi i doveri in questa nostra società positiva non
saranno solo dei lavoratori ma anche dei datori di lavoro, quindi il popolo dovrà rispettare i propri capi e i
capi dovranno garantire il benessere dei lavoratori. Per Kommt non è il comunismo non è la soluzione
dell'antagonismo, perché esso accetta la conflittualità sociale ma non è in grado di superarla (capace di
distruggere ma non in grado di costruire una società armonica)

Steuart Mill
Afferma che la rivoluzione francese sia un momento cruciale della storia perché con essa si apre l'era della
democrazia e dello sviluppo scientifico in cui tutti gli uomini potranno beneficiare del progresso della
libertà (anche le masse popolari saranno protagonisti della scena politica).
Mill sottolinea come l'individuo potrà sempre di più rivolgersi verso i cosiddetti "piaceri qualitativamente
superiori" e il piacere qualitativamente superiore non è altro che la libertà, e nella libertà l'individuo riuscirà
a sviluppare sé stesso.
Tuttavia Mill critica anche la democrazia intesa come la maggioranza che impone ed opprime la minoranza,
tant'è vero che nelle forme liberali di democrazia ciclicamente abbiamo tentativi di limitazione delle libertà
individuali, cioè queste società rischiano di trasformarsi in tirannia, e nella tirannia non solo le scelte
saranno della maggioranza ma la maggioranza imporrà le idee e le norme di condotta. In questo modo la
tirannia riuscirà a fermare le personalità discordanti creando un modello sociale prevalente. Però
l'uniformità delle opinioni è un rischio, perché si allontana la libertà (con i suoi diversi punti di vista, col
diritto al dissenso e al confronto).

Mill allora si pone 2 domande:


1. Dove comincia l'autorità nella società?
2. Rispetto alla vita umana, quanto spetta all'individuo e quanto alla società?
Mill dice allora che la società può intervenire dove la condotta individuale condizione gli interessi altrui
(sono libero finché non comprometto la libertà altrui).
Nel momento in cui si supera il limite (e solo in questo caso) si potranno limitare le libertà dell'individuo. A
parte questo caso, la libertà del singolo è un diritto, e innanzitutto l'individuo è libero rispetto a sé stesso,
rispetto alla sua mente e rispetto al suo corpo. Quindi l'uomo è libero di pensare di avere un'opinione,
un'espressione, nei gusti, è libero di progettare la sua vita e di agire come vuole finché non danneggia gli
altri. Tutto questo è possibile nel momento in cui ci sarà parità fra uomini e donne, nel momento in cui
finirà la società maschile. Mill è il primo filosofo della storia favorevole all'emancipazione femminile, e dal
ruolo della donna lui amplia il suo punto di vista, credendo nell'emancipazione dei ceti deboli e delle
minoranze. Anche i lavoratori hanno diritto di partecipare alla vita politica, così come le donne. Così Mill si
dichiara favorevole al suffragio universale. Se esiste la libertà, ogni essere umano deve poterla usare, e ciò
vale anche nell'ambito coniugale. Il matrimonio non può annullare i diritti della donna (quest'opinione
progressista è in forte controtendenza contro le opinioni dell'epoca).

Darwin
È ricordato dal punto di vista scientifico-filosofico per una teoria nominata "evoluzionismo", ed è talmente
importante il suo ruolo da questo punto di vista che l'evoluzionismo può essere agganciato alla parola
"Darwinismo".
Tuttavia l'evoluzionismo non è solo Darwin, ma una serie di studiosi che intorno alla metà del XIX secolo
studiano gli esseri viventi, la loro struttura cellulare, facendo diventare la fisiologia una disciplina
sperimentale. La stragrande maggioranza di questi studiosi di fisiologia abbraccia una prospettiva
evoluzionistica.

Il primo che parla di rivoluzionismo è Lamarck, il quale formula la teoria della continuità degli esseri viventi,
e in questa continuità mette in luca le continue variazioni a cui sono soggetti questi esseri. Il punto centrale
della teoria di Lamarck è il concetto di adattamento, cioè gli esseri viventi, mutando le condizioni
ambientali, mutano le loro funzioni (stessa cosa di Darwin: gente che vive a 1000 metri di altezza ha
polmoni più capienti rispetto ai nostri). Lamarck afferma che la "funzione crea l'organo", e per spiegare
questa frase ricorre all'esempio della giraffa: la giraffa nei millenni ha sviluppato un collo così lungo per
riuscire ad arrivare alle foglie più alte che sono più tenere. Essendo le giraffe col collo lungo più capaci di
cibarsi, saranno più forti e quindi trasmetteranno i loro geni con la catena ereditaria.

Darwin di nuovo:
L'opera principale è l'origine della specie che ha delle implicazioni dal punto vista biologico e filosofico.
Questo testo suscitò polemiche e critiche, soprattutto negli ambienti religiosi. Darwin si rende conto che il
punto di vista di Lamarck, cioè sulle variazioni rispetto ai mutamenti ambientali, non va bene, in quanto
Darwin sperimenta che negli stessi luoghi ci sono diverse varietà della stessa specie, invalidando la teoria di
Lamarck, e quindi bisogna cercare una strada nuova. La teoria che costruisce Darwin è basata su 3 principi
essenziali:
1. La lotta per l'esistenza
2. La selezione naturale
3. La trasmissione ereditaria dei caratteri favorevoli.
La lotta per l'esistenza
Teoria demografica-economica di Malthus rispetto all'uomo->Darwin la estende a tutti gli esseri viventi.
Questa teoria afferma che i tassi di incremento della popolazione (di tutte le specie) è superiore alle risorse
disponibili, e quindi gli individui sono costretti per sopravvivere a contendersi queste risorse tra individui
stessi della stessa specie e di altre specie. Ciò genera una lotta per la sopravvivenza, in cui solo i più adatti
riusciranno a sopravvivere
La selezione naturale/trasmissione dei caratteri favorevoli
Gli individui più adatti trasmetteranno nella riproduzione i propri caratteri favorevoli alle future
generazioni. In questo modo la natura farà ciò che gli allevatori e gli agricoltori fanno artificialmente (tipo i
cani con le razze diverse che vengono accoppiate per fare cani da caccia migliori). Tuttavia, le condizioni
ambientali influiscono sulla vita degli individui, e quindi anche quest'ultime avranno un ruolo nella
trasmissione ereditaria dei caratteri vincenti. Questo processo riguarda gli organismi all'interno di una
specie, ma può potenzialmente creare anche altre specie.
"L'Origine dell'uomo": opera in cui Darwin parla del modello evolutivo solo e soltanto per l'uomo. Darwin
riconosce all'uomo una superiorità che è avvenuta nel processo storico partendo de un esser vivente
inferiore (nota che ci sono molte più differenze tra i vertebrati e le scimmie piuttosto che tra le scimmie e
l'uomo). Dicendo questo critica tutte le teorie che ritengono l'uomo superiore e diverso dal resto degli
esseri viventi e mette in discussione la creazione dell'uomo da parte di Dio. Darwin critica i tentativi dei
teologi di mettere insieme evoluzionismo e fede. Critica coloro che pensano che l'evoluzionismo possa
rientrare in un disegno creato da Dio, tant'è vero che nella sua teoria non c'è accenno a divinità. Darwin si
definisce agnostico.

Herbert Spencer
Sempre nel Positivismo ed Evoluzionismo.
Vuole trovare una sintesi unitaria dei grandi risultati della Scienza, tant'è vero che incontra uno
straordinario successo. Il suo Evoluzionismo diventa una teoria filosofica, un modello interpretativo
dell'universo. Essa cerca di trovare una sintesi delle teoria ottocentesche, e per questo motivo incontra uno
straordinario successo. L'evoluzionismo non solo diventa una teoria filosofica, ma un modello interpretativo
dell'universo. L'evoluzionismo di Spencer non c'entra nulla con quello di Lamarck, cioè l'ambiente non ha
nessun ruolo. Il principio fondamentale di Spencer è il progresso legato al concetto della sopravvivenza dei
più adatti. Nell'uomo sono la competizione economica e la libertà di commercio le forme sociali di selezione
naturale. In Spencer l'evoluzionismo si coniuga con il liberismo.
Dal punto di vista filosofico Spencer afferma che la conoscenza è il più alto grado di generalità, cioè la
filosofia è la scienza che arriva per ultima, quella che ha una visione più ampia ed unitaria. Spencer teorizza
la Legge generale dell'evoluzione, legge alla base di tutta la realtà e dei mutamenti di essa.
•Il principio fondamentale è quello di redistribuzione, cioè gli aspetti della realtà sono in continuo
movimento dal meno coerente al più, dall'uniforme al multiforme, dall'indefinito al definito (da una forma
di disordine ad una di ordine).
-Dal meno coerente al più:
Avviene un'aggregazione di elementi (cos'è una nazione se non un'aggregazione di diverse persone con
stessi usi e costumi?)
-Dall'uniforme al multiforme:
All'interno di un sistema unitario avviene la specificazione, la molteplicità (dopo l'aggregazione ci sono
componenti che si specificano, NON DIFFERENZIANO, cioè hanno una situazione di uguaglianza ma di
cambiamento rispetto all'unitarietà, con in

Nietzsche
NON È un filosofo sistematico (non crea sistemi o schemi, quindi nessun passaggio= complessità maggiore).
Contestualizzazione storica fine 1800
Europa contrassegnata dalla crisi economica derivata dalle prime crisi di sovrapproduzione. La popolazione
era povera, molto disoccupata con molte imprese fallimentari. Periodo delle lotte operaie, del sindacato
forte e di lotta, della prima internazionale. Periodo in cui l'industrializzazione, inizialmente fenomeno
inglese e francese, si espande in tutta Europa e negli USA e Giappone. Il capitalismo allarga i suoi confini,
cambia alcune sue prerogative, diventando un fenomeno mondiale. Allora esso deve necessariamente
cambiare, essendo i suoi confini allargati, tant'è vero che al liberismo sfrenato delle prima metà dell'800 si
sostituisce un capitalismo protezionistico, entra quindi in crisi l'idea che lo sviluppo economico sia il
risultato del commercio e dello scambio delle merci nei mercati in tutti i mercati (ognuno si chiude nel
proprio stato e questo porta sviluppo [forse]).

Nella seconda metà dell'800 la maggior parte degli stati europei e alcune zone extraeuropee conoscono e
vivono il processo industriale. L'industria della seconda metà dell'800 ha caratteristiche differenti rispetto a
quella precedente, cioè vi è una stretta relazione fra ricerca scientifica, progresso tecnico e applicazioni
industriali (le discipline si uniscono ESCLUSIVAMENTE per migliorare il processo industriale). Dal punto di
vista politico abbiamo un mondo multipolare, nel quale si affermano le monarchie nazionali. Dal pov
culturale il panorama europeo si presenta contraddittorio:
Da un lato abbiamo la definitiva affermazione e difesa del positivismo, dall'altro cominciano ad insinuarsi
strumenti culturali che mettono in discussione le certezze ottocentesche, cioè progressivamente si
comincia a dubitare il modello della razionalità scientifica che poggia sull'industrializzazione, addirittura
comincia ad essere messo in discussione il ruolo della scienza come guida per il progresso umano. Vi è una
riscoperta di arte e filosofia. Viene addirittura messa in discussione l'idea di progresso, cioè l'idea che
l'umanità possa progredire all'infinito. Anche in filosofia vengono ripresi certi concetti che erano stati messi
da parte dal positivismo, in particolare la Spiritualità.

Anche in letteratura abbiamo un cambiamento: l'uomo riscopre la parte oscura e torbida di sé (dottor Jekyll
e mr Hide, positivismo razionale minato da una parte oscura). Un'altra corrente letteraria è quella del
decadentismo, un'altra reazione al positivismo. In esso vi è una ricerca di un mondo nuovo in cui l'aspetto
spirituale ha un ruolo fondamentale. (!) Dal positivismo si passa al Nichilismo: quella parte della filosofia
che nega i valori e le certezze condivise ritenute fondamentali (positivismo in discussione). Il maggior
esponente del nichilismo è Dostoyevsky. Questo indaga l'esperienza umana, in particolare quelle parti non
razionali, come il rapporto con Dio, con il male, con il trascendente.

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