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Adobe Scan 27 Set 2023
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,.
I
Prefazione vii.
2 Insiemi numerici 61
1. DaNaQ 61
1.1 Rappresentazione dei numeri naturali 61
1.2 I numeri interi relativi 63
1.3 I numeri razionali 64
1.4 Struttura di Q I 64
1.5 Rappresentazione dei numeri razionali 66
iv Indice generale © 978--88--08--15133-9
2. I numeri reali 69
2.1 Definizione di numero reale 69
2.2 Ordinamento 70
2.3 Struttura algebrica 71
2.4 Proprietà di completezza 74
2.5 Isomorfismo tra campi ordinati completi 76
2.6 Potenza del continuo 77
Appendice A . Dimostrazione delle proprietà di campo ordinato dei numeri
reali 79
Appendice B . I numeri-macchina. Errori 82
3. Radicali - potenze - logaritmi 86
3.1 Radici n-esime aritmetiche 86
3.2 Potenze con esponente reale 87
3.3 Logaritmi 88
3.4 Alcune disuguaglianze 90
4. I numeri complessi 92
4.1 Definizione di IC e struttura di campo 93
4.2 Coniugato, modulo e argomento 94
4.3 Potenze e radici 98
313
r
e o differenziale 2 . .Funzioni di più variabili
313
1 Funzioni da R" in R
1.1 Derivate direzionali e derivate parziali 313
1.2 Differenziale . .
31i
1.3 Derivate e differenziali di ordine superiore 322
'I
328
I
I
i 1.4 Formula di Taylor
1.5 Funzioni omogenee; funzioni convesse e concave 330
-.:.,
ll
2. Funzioni a valori vettoriali
· 2.1 Derivate e differenziali
338
338
j.~ )
I .2 Differenziale delle funzioni composte 345
li 2.3 Funzioni da C in C 347_'
I f2.4 Il teorema di inversione locale 349
'• 1: 3. \Funzioni implicite 359
o.' CC>
q b.1 &empi preliminari 359
-<;:
'lI C.2 Il teorema di Dini 361
\.. '.
il r
&3 Insiemi di livello. Punti singolari 365
3.4 Inviluppo di una famiglia di curve 374
~::.z 3.5 Il teorema delle funzioni implicite in più di due variabili
...l
\
377
i ~ 3.6 Funzioni definite da un sistema di equazioni 383
"Socrate è un uomo";
"Pitagora mangia la mela";
"7 · 3 = 21";
"3 è un numero naturale";
"2+ 2 5".
Caratteristica degli enunciati è che possiamo attribuire loro un valore di ve ·e·
~V) o falso (F). Per esempio il terzo dei precedenti enunciati è vero, mentr/:1 aq.u~~:
e falso.
Indicheremo gli enunciati con le lettere minuscole
. dell'alfabeto latino p , q , r ecc.
2 CAPITOLO 1. Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-9
Data una proposizione p, si può costruire la sua negazione che indichiamo con "~ p"
(si legga "non p"). Il simbolo~ sta a indicare quindi l'avverbio non. Ovviamente, se
p è vera, ~ p è falsa e viceversa. Per esempio, se p è l'enunciato (falso):
allora~ p:
è un enunciato vero.
Le proposizioni possono essere legate tra loro dando luogo a proposizioni più com-
plesse. Nel linguaggio verbale il collegamento viene effettuato per mezzo delle congiun-
zioni. In logica matematica i termini di collegamento si chiamano connettivi logici.
Anche il simbolo~ (non) è considerato un connettivo.
Gli altri sono i seguenti:
• la congiunzione, che corrisponde alla congiunzione "e". Essa viene indicata col
simbolo /\ ma anche semplicemente con la lettera e o con una virgola;
• la disgiunzione, che corrisponde alla congiunzione "o", nel senso del ''vel" latino
(contrapposto ad "aut"). Essa viene indicata col simbolo V ma anche semplice-
mente con la lettera o;
• la implicazione, che corrisponde alla locuzione "se ... allora" ; viene indicata col
simbolo==:>;
• la doppia implicazione, che corrisponde alla locuzione "se e solo se" ; viene indicata
col simbolo ~ .
Usando i connettivi logici e le parentesi possiamo formare enunciati composti come i
seguenti:
p ==:> (q ==:> r), (p /\ q) r, (~ p) ==:> (q I\ r) ecc.
Per evitare di sovraccaricare gli enunciati composti con troppe parentesi si conviene di
introdurre tra i connettivi un ordine gerarchico esattamente come si fa in aritmetica
per le quattro operazioni ( +, - , ·, :).
Per esempio la scrittura 2 · 3 + 5 significa (2 · 3) + 5 e non 2 • (3 + 5). Si suol dire che
moltiplicazione e divisione "legano" più di addizione e sottrazione.
Analogamente, introduciamo tra i connettivi il seguente ordine dove ciascun con-
nettivo "lega" più dei successivi:
Il lettore avrà notato che l'uso del connettivo==} non corrisponde propriamente alla
locuzione "se ... allora" del linguaggio verbale. Infatti, quando noi usiamo tale locu-
zione, riteniamo che le due proposizioni componenti p e q abbiano una correlazione
causale o qualche altro·tipo di legame. Invece in matematica la verità della pròposi-
zione "p ==> q" dipende solo dai valori di verità di p e q, anche se tali proposizioni
non sono correlate fra loro. ·
L'origine della tavola della verità di "p ==} q" può essere spiegata intuitivamente
come segue.
Esaminiamo la frase
"se c'è il sole faccio una passeggiata".
Ciò è equivalente all'alternativa
"non c'è il sole oppure faccio una passeggiata".
4 CAPITOLO l . Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-g
S 1. noti• cl1e I·1 fa tt o cl1e noll ci· sia il sole non implica alcuna decisione riguardo alla
passeggiata.
Dunque, nel linguaggio verbale, dire:
"p=:}q"
è equivalente a dire
. "~pVq".
Anche se tale enunciato è vero non possiamo certo dedurre che 4 è. dispari.
1
Preferiamo, a questo livello, ritenere intuitivo il concetto di dimostrazione.
© 978-88-08-15133-9 1. Nozioni di logica matematica 5
p q p==> q p I\ (p ==} q) MP
V V V V V
F V V F V
V F F F V
F F V F V
Dal punt o di vista pratico il modus ponens opera così: se p è vero e si vuole mostmre
che q è vera, si procede mostrando che "p = } q" è vera.
Gli enunciati come (MP), veri qualunque sia il valore di verità delle proposizioni
componenti, prendono il nome di tautologie.
Un'altra importante tautologia è la seguente, nota come principio di contmpposi-
zione:
(PC)
Eccone la tavola di verità:
p q ~q ~p p==> q ~q==>~p PC
V V F F V V V
F V F V V V V
V F V F F F V
F F V V V V V
6 CAPITOLO 1. Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-9
Se fissiamo l'attenzione sulla. prima. implicazione "p ==> q" e la chiamiamo proposizio-
ne diretta, allora. la. seconda "~ q ==> ~ p" è detta la contronominale; è detta invece
inversa la "q ==> p" e contraria la "~ p ==> ~ q".
La tautologia (PC) afferma l'equivalenza logica. delle proposizioni diretta e con-
tronominale. Da essa segue la. regola di deduzione (di cui si fa uso larghissimo in
matematica) detta di riduzione all'assurdo: nell'ipotesi che p sia vera, se si vuole
dimostrare che q è vera si procede dimostrando che "~ q ==> ~ p" è vera.
Un esempio significativo sarà dato nel Paragrafo 1.4.
Altre tautologie, la cui verifica lasciamo al lettore, sono le seguenti:
(TE) "pV~p"
(SI) "(p ==> q) I\ (q ==> r) ==> (p ==> r)"
(NC) "~(p/\~p)"
(DM)i " ~ (p V q) <=? ~ p I\ ~ q"
(DMh " ~ (p I\ q) <=? ~ p V ~ q".
La (TE) è il principio del terzo escluso, la (NC) è quello di non contraddizione. La
(SI) è nota come sillogismo ipotetico: la prima implicazione (p ==> q) è detta premessa
maggiore, la seconda (q ==> r) premessa minore. Le ultime due sono note come leggi
di De-M organ, utili quando si ha a che fare con la negazione di proposizioni composte.
È pure una tautologia la seguente: "p ==> q <=? ~ p V q" (infatti, come abbiamo
già osservato, "p ==> q" e "~ p V q" hanno la stessa tavola di verità) . Dunque anche
"~ (p ==> q) <=? ~ (~ p V q)" è una tautologia e infine, usando DM2 , anche
(1.1)
lo è: ciò significa che negare "p ==> q" equivale all'enunciato: "p V ~ q" .
Esempio 1.1 Siano:
p: "oggi piove"
q: "non esco di casa"
r : "guardo la partita"
"p ==> q" significa: "se oggi piove non esco di casa"
"p I\ ~ q" significa: "oggi piove ed esco di casa"
(che è la precisa negazione dell'enunciato precedente).
Su (SI) è fondata la deduzione seguente: se oggi piove non esco di casa; se non esco
di casa guardo la partita; allora, se piove guardo la partita.
(DM)i indica: "negare che: oggi piove, oppure non esco di casa, equivale ad affermare
che: non piove ed esco di casa" .
(DM) 2 m. d"1ca: "....
"
Nei predicati contenenti più variabili si possono impiegare più quantificatori; biso-
gna allora fare attenzione all'ordine in cui questi vengono applicati, poiché il si-
gnificato della proposizione risultante può essere completamente diverso nei diversi
casi.
Esempio 1.2 Sia p(x, y): "un uomo x osserva la stella y".
pertanto si dicono mute. Il valore di verità di un predicato dipende dalle sue variabili
libere. Se un predicato non ha variabili libere è un enunciato.
(1.2) "3x: p(x) I\(~ q(x))" ovvero "3x :~ (p(x) :===> q(x))"
poiché, come abbiamo già osservato (ricordare la (1.1)), la proposizione "pi\ ~ q"
è equivalente alla negazione della proposizione "p ==} q". Siamo dunque condotti a
·formulare la seguente proposizione, che, come il lettore può facilmente verificare, è
sempre vera: se a(x) è un predicato, in cui x è variabile libera, allora
Siano:
Esercizi
1. Siano:
p: "Emilio ha la febbre"
q:
'
"Emilio
.
ha paura dell'esame"
.
r : "Emilio va a scuola"
4. Da p e "p ==} q" si deduce q poiché l'enunciato "p I\ (p ==} q) ==} q" è una tautologia.
Generalizzando, si può dedurre q dagli enunciati pi, p2, ... ,Pn se l'enunciato ·
è una tautologia.
Si esamini ora la seguente argomentazione.
10 CAPITOLO 1. Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-g
-q q
Figura 1.2.
IJ e,"° ., (, · ., I t.~ f
© 978-88-08-15133-9 2. Simboli e operazioni insiemistiche fondamentali 11
S1· dice
· che B e, un so tt oms1
• ·eme di A (oppure che B è contenuto
. in
. ,A) e si scrive
B ç A (oppure A 2 B), se ogni elemento di B è un elemento d1 A, c10e
VX : X E B ==} X E A.
d) differenza Al B e) differenza
f) complementazione CuA
simmetrica MB
Le operazioni sopra definite godono di proprietà, le più importanti delle quali sono
elencate nelle tabelle qui di seguito. Ne lasciamo la semplice verifica al lettore.
Sia U un dato insieme e siano A, B, C, ... elementi di P(U); allora abbiamo:
Per l'unione Proprietà Per l'intersezione
AUA=A idempotenza AnA=A
AUB=BUA commutativa AnB=BnA
u C = A u (B u C)
(A U B) associativa n B) ne = A n (B n C)
· (A
A u (B n C) = (A_u B) n (A u C) distributiva A n (B u C)=(A n B) u (An C)
Au(AnB) =A di assorbimento An(AUB) =A
A e B <===> (A U B = B) di inclusione A :) B <===> (A n B = B)
14 CAPITOLO 1. Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-9
L'insieme P(U) , sugli elementi del quale sono state definite le operazioni di unione,
intersezione, complementazione come sopra esposto (le altre operazioni possono espri-
mersi per mezzo di queste) costituisce un'algebra di Boole (fondata sull'insieme U) .
Si noterà come le precedenti proprietà si presentino a coppie; questo fatto esprime la
legge di dualità: se in una proprietà vera, espressa me.diante i simboli di inclusione,
di unione e intersezione, si scambiano tra loro unione e intersezione e ogni inclu-
sione 2 con la sua opposta ç, il risultato è una proposizione ancora vera; da una
proprietà vera, espressa mediante i simboli di U, n, C, si ottiene una proprietà ancora
vera scambiando fra loro U e n e ogni insieme col suo complementare.
Vogliamo concludere questa introduzione mostrando clie, per quanto intuitivi e sem-
plici possano sembrare i concetti sopra esposti, essi ci portano immancabilmente in-
contro a delle contraddizioni, note come paradossi della teoria degli insiemi. Infatti noi
abbiamo tacitamente assunto che ogni predicato possa caratterizzare l'appartenenza
a un insieme.
In altri termini , se p(x) è un predicato unario, risulta definito l'insieme
Per il principio del terzo escluso "pV (~ p)" abbiamo che H è di tipo R oppure H è
~
di tipo R. Tuttavia osserviamo che:
se H fosse di tipo R, allora si avrebbe H EH; ma ogni elemento di H è un insieme
~
di tipo R e si dedurrebbe così che H è di tipo ~ R. Contraddizione.
Supponiamo allora che H sia di tipo~ R; allora, per la definizione di H, si avrebbe
H E H con la conseguenza che H è di tipo R. Ancora contraddizione.
Conclusione: o il principio del terzo escluso (che è una tautologia!) non vale oppure
la teoria è contraddittoria.
Esercizi
<-=> l d } E A
1. Sia A un insieme e a E A.
=
È vero che A U {a} A? 51 È vero che A U {{a}} = A?
2. Siano A, B, C parti di un dato ambiente U; stabilire quali delle seguenti relazioni sono
vere:
a) A ç Ce B e C = } A U B e C;
b) AçCeAçB=}AçBnC; V
c) A ç B = } CA ç B. i:-
3. Dimostrare che
AUB = (A n B) U (B\A) u (A\B).
4. Dimostrare le leggi di De Morgan
C(AUB) =CAnCB
C(AnB) = CAUCB.
16 CAPITOLO 1. Elementi di teoria degli insiemi © 978-88-08-15133-g
5. Sia B l'insieme dei barbieri di (Locii/che radono la barba a quelli e soltanto a quelli che
non se la radono da soli.
Dimostrare che O B = 0, oppure i barbieri appartenenti a B hanno barbe • • • chilometriche.
3. RELAZIONI
3.1 Prodotto cartesiano
In maniera intuitiva introduciamo la nozione di coppia ordinata. Presi due insiemi A
e B (non necessariamente distinti) indichiamo con (a, b) l'insieme costituito prendendo
due elementi a E A e b E B nell'ordine indicato. Sia (a', b') un'altra coppia, a' E A,
b' E B. Definiamo l'uguaglianza tra coppie ordinate ponendo
(a,b) = (a',b') {=}(a= a') I\ (b = b').
Perciò è chiaro che (a,b) non va confusa con la coppia (non ordinata) {a,b}, cioè
l'insieme dei due elementi a E A, b E B, che può essere anche indicato con {b,a}
poiché non importa l'ordine con cui si elencano gli elementi di un insieme.
DEFINIZIONE 3.1 L'insieme delle éoppié . ordinate (a, b) ottenute prendendo a E A e
b E B si indica con A x. B e si chiama pr.odotto ·.cartesiano (o semplicemente
prodotto) di A per B:
A x B := {(a, b): a E A, b E B}.
y y y
2 2 2
AxB BXA A2
- 'lF)l_,rrr I
1 1
1 2 X
1 2 X 2 X
è l'insieme delle n-uple ordinate (a 1 , a 2 , ••. , an) con ai E Ai (i= 1, 2, ... , n).
(x, y) E graf(r). · ·
Viceversa, dato un insieme R ç X x Y, risulta individuata la relazione r definita da:
Invitiamo il lettore a farsi un 'idea del grafico di queste relazioni, magari limitandosi
a considerare gli interi compresi tra 1 e 100.
Sono di grande importanza due speciali tipi di relazioni definite fra gli elementi di
uno stesso insieme: le equivalenze e gli ordinamenti.
3.3 Equivalenze
xEX:x~x
. - X E X, \/ y E X : X :::::: y {=;> y :::::: X
x E X, 1/y E X, 1/z E X: (xssy)A (Yi"Z) =xssz. _
L'importanza 1fatto è he essa rèalizza sull'i ru;ieme in cui
~ a , una _ ___ efiniamo ç9§a~S! int~nqE) _çq:p questo.
---
PEFINIZIONE
con Sr è una (amiglia dj. .sottoinsiemi di ~, ouvero un -sottoinsieme di P(X), tale che:
i) ogni elemento A di S è non vuoto;
ii) se Ai ES, A2 ES e Ai =/-A2, allora Ai nA2 = 0;
iii) LJ
A=X.
Aes
(Il simbolo LJ A=X indica l'unione degli insiemi A, al variare di A nella famiglia S.)
Aes
Per esempio, se X è l'insieme degli interi positivi, una sua partizione si ha prendendo
S = {P,D} dove P è l'insieme dei numeri pari e D l'insieme di quelli dispari. '
Se in X è data una equivalenza r, indichiamo con [x] l'insieme di tutti gli elementi
di X equivalenti a x, cioè ·
x sarebbe perciò equivalente a y e qualunque altro elemento y' E [y], essendo equivalente a
y: sarebbe perciò equivalente a x, da cui seguirebbe [x] = [y] contro l'ipotesi. .
La iii) è pure evidente, poiché un qualsiasi elemento di X appartiene alla classe che egli
stesso individua. ·
Possiamo così affermare che: ogni elemento x E X sta in una e una sola classe di equi-
valenza. La u X dall'e uivalenza r prende un nome s eciale:
vi~ne detta · sieme quoziente di X · iwtta a :,r.:. e viene ! ~ ~ b o l o X/r.
E anche immediato co are c e, ~5egnat~ ttntt p m t 1 z ~ , questa de-
termina univocamente una equivalenza r, tale che S = X/r. rale equivalenza è
definita da:
"x y <==9- x e y appartengono allo stesso elemento di S".
Esempi
3.6 La relazione di ugu~glianza, già introdotta in 2.1, è evidentemente una equiva-
lenza; in questo caso le classi [x] contengono solamente l'elemento x.
3. 7 In rugebra e in teoria dei ·numeri hanno ~ e importa,n~ le\classi di resti
definite dalla seguente equivalenza. .
Sia Z l'insieme dei numeri interi relativi (O, ±1, ±2, ... ) e sia m un intero fissato
1; consideriamo il predicato binario
È faciÌe .verificare (esercizi~)° èhe r è una relazione di equivalenza in .Z. Ogni classe è
composta da numeri che, divisi 'per·m, danno lo stesso resto; da qui la terminoÌOgia.
3.~ Nella geome~ria euclidea sono, per esempio, relazioni di equivalenza il paralleli-
smo tra le rette di un piano e la similitudine tra i poligoni di un piano; ricordiamo
20 CAPITOLO l . Elementi dì teoria degli insiemi © 1178-88-08-15133-9
nncho cho proprio in goomot,ria si dicono eqnivaleuti duo figuro piano (o solido) che
hanno Il\ 8t<'ssn men (o volume).
3.9 In fi:sìca molto p;ro.udczzo (quali forze, volociti\ 1 accelerazioni, ecc.) si esprimono
per mezzo di vettori. Questi vongono di solito definiti col seguente procedimento.
Nello spazio sono iu;sognnti, nell'ordine, due punti P e Qj risulta quindi individuato
un srgmcuto orie'lltato, da P verso Qi cs:,;o può c8sere caratterizzato assegnando:
a) un numero (reale non negativo) che esprime la sùa lunghezza o intensità;
b) una retta (quolla congiungente P con Q) che individua la sua dìrezione;
e) un verso (cioè quello da P verso Q);
d) un punto (il punto P, origine del segmento orientato).
Consideriamo ora, tra tutti i segmenti orientati dello spazio, la seguente relazione,
detta equipollenza: due segmenti orientati s ed s' sono equipollenti se uno di essi
può sovmpporsi all'altro con una traslazione.
Questa relazione è una equivalenza. Le classi di questa equivalenza sono i vettori,
i quali perciò sono individuati solamente da intensità, direzione e verso.
3.4 Ordinamenti
Gli elementi (x, y) del grafico di una relazione d'ordine si dicono confrontabili tra
loro. Se, presi comunque x e y E X, possiamo stabilire che x j y oppure y j x,
l'ordinamento si dirà totale, altrimenti verrà detto parziale. Un insieme in cui sia
stata introdotta una relazione d'ordine si dirà ordinato.
Esempi
3.10 In R (insieme dei numeri reali) è definito un ordinamento totale per mezzo
della usuale relazione$,~- In JR cioè, x y significa x $ y.
3.11 Dato l'insieme U 1 in 'P(U) è definito un ordinamento parziale per mezzo della
relazione di inclusione ç (vedi 2.1). Più precisamente se A, BE 'P(U), A~ B significa
AçB.
3.13 L'insieme dei vettori dello spazio (precedentemente definiti) è ordinato (total-
mente? parzialmente?) rispetto alla relazione definita da: _
x y <==> la lunghezza di x è minore o uguale della lunghezza di y?
Esercizi