Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Parte 1 - Corso Francese
Parte 1 - Corso Francese
Il Rinascimento francese
Contesto storico-politico
Il periodo tra il regno di Francesco I e quello di Enrico II di Francia (1515-1547) è stato definito il periodo di gloria del
Rinascimento francese (si ricordino Rabelais o la scuola lionese di Ronsard e du Bellay, per esempio), periodo che,
dall’altra parte, inizia ad essere scosso da persecuzioni religiose e intolleranza.
Infatti, se il regno di Francesco I costituisce un periodo di slancio produttivo, quello di Enrico II sarà un regno più
incerto. Dal 1580 la situazione si complica ulteriormente, poiché inizieranno a succedersi le varie guerre di religione.
Con il nuovo secolo vanno via via sparendo l’ordine e l’equilibrio che caratterizzavano la Renaissance, e si apre un
periodo di nuovi gusti e nuove tendenze, di irrequietezza, fermento artistico e letterario, segnato dall’esoterismo e dal
misticismo.
È centrale in tutto il secolo il problema del rapporto popolo-potere, sudditi-sovrano: molte sono le critiche al potere
dispotico, che si alimenta della complice passività dei sudditi e dell’ignoranza, arrivando al limite della tirannia, come si
legge nei “Discours” di La Boëtie – inno alla libertà e rivendicazione dei diritti politici. Con questo, La Boëtie non
intendeva ridurre ogni forma di governo alla volontà di rendere il popolo schiavo, anzi era convinto (come lo sarà
Rousseau) che le leggi dessero dignità all’individuo. Il suo obiettivo era condannare la tirannia.
A tal proposito, addirittura, alcuni scritti anonimi incitavano al regicidio invocando l’intervento di Elisabetta I
d’Inghilterra, in difesa dei protestanti francesi oppressi dal potere dispotico di Caterina de’ Medici, responsabile inoltre
della strage di San Bartolomeo.
Il Nazionalismo e la stampa
Il Cinquecento, apertosi con la scoperta dell’America e l’invenzione della stampa (prima a Strasburgo, poi a Parigi e
Lione), è il periodo in cui lo Stato francese si delinea geograficamente per come lo si vede oggi. La Francia, infatti, viene
anche definita “L’Hexagone”, facendo intuire che entro quei confini vigono una certa cultura, una certa lingua e una
certa politica: i re di Francia, attraverso le loro scelte politiche, iniziano a trasmettere al popolo un senso di unità
nazionale. Oltre il confine, l’elemento che unifica il popolo francese è proprio la lingua, il moyen français. Grazie a
questa lingua la Francia è consapevole della propria forza (si ricordi che la Francia ha sempre avuto mire
espansionistiche).
La stampa del Cinquecento aveva due obiettivi paralleli: da una parte, rendeva il sapere accessibile a più classi
(volgarizzazione), dall’altra lo elevava, grazie alla filologia e alla critica, riproponendo i grandi classici greci e latini.
Il secolo quindi apparentemente comincia con eventi positivi (per questo verrà definito Renaissance) seppure sia, al
tempo stessso, dilaniato da eventi catastrofici.
Il pensiero religioso
1547 – muore Francesco I di Valois. Da questo anno in poi, più che mai, si manifesta la duplice visione per cui la Francia,
da una parte, desidera di dimostrare la propria grandezza e, dall’altra, vi è il dramma della guerra che spinge a volersi
rialzare. Da un punto di vista religioso, ci si inizia ad interrogare sul destino dell’uomo e sulla miseria della condizione
umana, a cui si affianca un’assidua e angosciosa riflessione sulla morte.
Già dal Medioevo erano presenti casi di crisi della fede, e si condannava chi non credeva la divinità del Cristo. Anche
nella Renaissance sono numerose le opere che vogliono combattere l’ateismo.
Alla fine del secolo nasce il movimento dei libertins spirituels, che intende laicizzare la cultura e portare l’analisi dei
problemi religiosi dal piano dogmatico a quello critico-storico. Allo stesso modo, voleva dissolvere la magia e
l’astrologia, e criticava tutte le superstizioni e il fanatismo (basi di quello che sarà, nel Settecento, il pensiero
illuminista).
Il gruppo dei libertins spirituels è stato aspramente criticato da Calvino, che li ha definiti “una setta fanatica e furiosa”
per ciò che predicavano.
Il secolo si conclude con la fine della dinastia dei Valois, poiché non lasciano eredi. Per questo, sale al trono un nuovo
Re, Enrico IV di Borbone che, con l’emanazione dell’editto di Nantes (1598), porta una nuova pace al Paese, mettendo
fine alle guerre di religione.
Il nuovo sovrano aveva intuito quanto fosse importante ridare unità alla Francia, e per farlo bisognava andare oltre le
divisioni religiose che lui stesso aveva vissuto. Si farà riconoscere come la grande potenza dello stato, parallelamente
alla potenza religiosa rappresentata dal Papa.
Il Seicento – periodo Barocco
I primi anni del Seicento sono gli anni che preparano alla monarchia assoluta, manifestata per eccellenza dal Regno di
Luigi XIV (le Roi soleil).
La prima metà del secolo si caratterizza dal Barocco, un periodo travagliato e contraddittorio sotto molti punti di vista.
Il Barocco letterario e artistico era stato definito dalla critica come negativo, poiché non rispettava le grandi regole
classiche.
Il termine Barocco, non a caso, è entrato nella critica lo scorso secolo, quando prima era presente soltanto in ambito
artistico (per indicare il cambiamento tra la rigorosa arte classica e un’arte più movimentata).
è Il Barocco non è più Rinascimento, ma non è ancora Classicismo.
Il XVII secolo segna un passaggio importante anche per quanto riguarda la lingua: tramite le istituzioni volute dal potere
politico per garantire l’unità nazionale, nasce il francese moderno.
1630 – Académie Française, istituita dal cardinale Richelieu (che stava preparando l’avvento di Luigi XIV). Lo scopo
dell’Accademia è ben preciso: è necessario creare un dizionario e una grammatica. Questo perché anche la lingua ha un
ruolo fondamentale nella vita statale e dunque, come lo Stato, deve essere organizzata secondo certe regole (il discorso
era già stato presentato da Francesco I di Valois).
L’Académie Française, per tutti questi motivi, doveva rispecchiare una lingua in movimento.
Lezione 2 – 30/09
La lingua come simbolo di unità nazionale
L’emergere di una lingua volgare è simbolo, per la società francese del XVI secolo, di unità nazionale. A fianco del latino,
che continua ad essere la lingua prevalente nell’ambiente letterario, e ai dialetti locali negli ambienti quotidiani, si
inividua una lingua che debba valere per tutti.
Vi è uno stretto legame tra politica e lingua: la necessità di trovare una lingua comune al popolo francese è oggetto di
dibattito politico, ed è una consuetudine che risale al Medioevo. I Serments de Strasbourg (IX secolo), non a caso, sono
accordi politici tra sovrani che vengono scritti in lingua romanza, cosicché potessero essere capiti da tutti.
La prima manifestazione dell’importanza di una lingua comune, in Francia, arriva con Francesco I di Valois che, nel 1539,
emana i Villers-Cotterêts*, accordi che sanciscono la traduzione in francese di due articoli importanti.
è La lingua garantisce che tutti capiscano il testo = elemento unificatore.
La lingua francese volgare inizia a prendere piede anche in campo politico e religioso, con la traduzione di testi sacri
(prima per la religione riformata, poi per la Chiesa cattolica).
*Anche in Francia, dal 1523, viene tradotto in Nuovo Testamento. Nel 1535 Olivetano (cugino di Calvino) traduce la
Bibbia partendo dal testo greco/ebraico, quindi il testo originale, e non da quello latino, conosciuto come Bibbia
Vulgata (tradotta da San Girolamo) perché considerata un’interpretazione dell’originale.
Inoltre, Francesco I di Valois viene chiamato Père des Lettres per vari motivi:
- Intraprende guerre di conquista;
- Si impegna a unificare lo Stato francese;
- Si dedica alla letteratura (Da Vinci morirà in Francia perché il sovrano lo aveva chiamato a corte). La sua
dedizione riflette il bisogno di ripristinare una cultura francese in lingua volgare. Per questo, Francesco I
fonderà anche il Collège des trois langues, un’istituzione culturale a metà tra liceo e università, e in cui si
studiavano il latino, il greco e l’ebraico. L’istituzione sarà il nucleo generatore dell’attuale Collège de France.
è Le istituzioni culturali sono volute e controllate dallo Stato.
Il termine Renaissance, nel mondo letterario, indica anche altri momenti di rinnovamento-rinascita, come si è visto
recentemente con il Medioevo, durato più di 10 secoli e precedente alla Renaissance.
Per i secoli successivi la periodizzazione è stata più breve: il Seicento è il Siècle Classique e il Settecento è il Siècle des
Lumières.
Poiché la critica ha smentito l’infertilità e la staticità letteraria del Medioevo, spesso ci si pone la domanda se tra il
Cinquecento e i secoli precedenti ci sia una continuità o una rottura. Quanti e quali elementi del Medioevo si ritrovano
nella Renaissance?
Quella francese è una Renaissance della cultura antica, cioè greca e latina. Gli autori del Medioevo non hanno ignorato
un Ovidio o un Aristotele, ma oltre al patrimonio già esistente vengono studiati e apprezzati quegli autori latini che
hanno portato una mise en question, cioè hanno messo in dubbio credenze che, fino a quel momento, si ritenevano
valide.
È il punto su cui insistono gli autori del XVI sec. Come Joachim Du Bellay e Ronsard. Secondo loro, per rinnovare la
cultura bisognava abbandonare il Medioevo e trovare le fonti del rinnovamento nell’antichità greca e latina. Questo
processo era già avvenuto in Italia; di conseguenza, si abbandona progressivamente la produzione degli autori francesi
medievali per ritornare sui grandi classici, come se il Medioevo li avesse dimenticati.
Tuttavia, il Rinascimento non abbandona le credenze tradizionali né le premesse religiose del tempo, ma sostituisce la
fonte biblica ed evangelica ad altri modelli, come Platone. I miti continuano ad essere assunti come allegorie di verità
morali, ma il loro fine di comprensione viene allargato da religioso a universale.
Per questi motivi, non vi è una brusca rottura tra Medioevo e Rinascimento, ma un continuo mutamento nei gusti e
nelle idee.
v Modo con cui si torna all’antichità: un Ronsard, un Du Bellay, vogliono un ritorno al testo originale;
Si prendi come esempio “L’arte di amare” del poeta latino Ovidio. Per questi versi, segnati da un forte erotismo, era
stato esiliato nell’attuale Romania.
Il Medioevo ha conosciuto Ovidio così bene da rendersi conto che bisognava addolcire certe sue posizioni. Non a caso, è
arrivata la versione medievale “L’Ovide moralisé”. Sotto questo punto di vista, i letterati medievali hanno apportato un
cambiamento a ciò che si era creduto vero fino a quel momento.
Nel Cinquecento non si vuole più leggere “L’Ovide moralisé”, ma si vuole tornare all’opera originale di Ovidio.
Questo non vale solo per la poesia profana greca e latina, ma anche per il testo sacro: Olivetano non vuole più la
traduzione di San Gerolamo, ma la Bibbia scritta in lingua originale.
è Il rapporto tra Renaissance e Medioevo è molto complicato. Non vi è soltanto un rifiuto, ma una conoscenza
che porta a un rifiuto e che spinge ad un’altra direzione, come si vedrà per esempio con l’anti-italianismo.
v Durante questa Renaissance, la curiosità e la voglia di entrare in contatto con gli autori dell’antichità fa sì che si
scoprano autori che il Medioevo aveva obiettivamente trascurato (Lucrezio, Luciano ecc…).
Il pensiero filosofico
Il neoplatonismo non escludeva, come si è accennato, il pensiero aristotelico. Vi è, più che un rifiuto, un culto che si
arricchisce di voci nuove, o fino a quel momento ignorate (Lucrezio, Ficino, per esempio).
1543: Pierre de la Ramée, calvinista morto durante la notte di San Bartolomeo, nella sua opera “Dialecticae
institutiones” propone una dialettica più naturale rispetto a quella che si era diffusa con Aristotele, ovvero una dialettica
basata su un oggettivo empirismo (e non sul principio d’autorità dell’ipse dixit).
Le idee di de la Ramée, tuttavia, sono state molto contrastate. Oltre alla dialettica, il pensatore francese ha anche
analizzato a fondo la morfologia e la sintassi del francese, oltre che del greco e del latino, proponendo un approccio più
letterario e umanista che sostituisse le formule scolastiche in vigore in quel momento.
Con Pierre de la Ramée si è affermata la prima nozione moderna di progresso, un progresso possibile solo se il
pensatore opera in libertà.
Un'altra figura di rilievo è Louis Le Caron, umanista che nei “Dialogues” (1556) parla dell’uomo di corte, della poesia e
della bellezza e, soprattutto, del principe che deve philosopher.
Italianismo e anti-italianismo
Seppure la Francia della Renaissance era caratterizzata da una pluralità di voci, da una veloce circolazione delle idee
provenienti da tutti i paesi europei, era l’Italia la massima fonte di ispirazione e di proposte. I motivi di questo stretto
legame tra i due Paesi è da ricercarsi nella storia, cioè nelle guerre di conquista e di religione che si susseguivano tra
Quattrocento e Cinquecento.
Il contatto con la cultura e l’architettura italiana ha dato ai francesi nuovi modelli da seguire, permettendo alla loro
cultura di rinnovarsi. Per esempio, l’italiano Benedetto Tagliacarne era l’insegnante dei figli di Francesco I di Valois, così
come alla corte del Re si trovavano personaggi di rilievo come il duca di Mantova Federico Gonzaga e Leonardo Da
Vinci. Sempre in Francia, a Lione, era rilevante l’attività tipografica svolta da italiani. L’editore italiano più famoso in
Francia è il veneziano Aldo Manuzio. Non a caso, il corsivo francese è ereditato dall’Italia ed è chiamato italique, che è
obbligatorio nei titoli dei libri.
Va ricordata la scuola di Fontainebleau con artisti come Rosso Fiorentino.
Nella poesia, il genere che maggiormente risente dell’influsso italiano, due dei modelli da seguire sono Ariosto e Tasso
(l’Orlando Furioso avrà un enorme successo), anche se la fortuna più grande sarà attribuita ai grandi autori medievali
italiani: Dante, Petrarca e Boccaccio.
Mentre Dante nel Cinquecento non era ancora molto noto, Boccaccio avrà già un gran seguito, soprattutto dopo la
pubblicazione del Decameron tradotto. Ugualmente famosissimo diventa il Canzoniere di Petrarca, anche se con lui
iniziano ad emergere voci discordanti: Du Bellay critica, infatti, un petrarchismo in cui dominano la maniera e la scuola
(antipetrarchismo o anti-italianismo: presenza italiana che genera un rifiuto e un’insofferenza dovuti all’influenza di
modelli culturali – e linguistici – italiani nella cultura e lingua francese).
Lezione 4 – 6/10
La poesia: la Pléiade; Ronsard; i manifesti; Rabelais poeta; Orphée: le poète musicien
La Pléiade
Gli autori poetici più importanti del Cinquecento sono i poeti della Pléiade. Non tutti i membri di questo gruppo poetico
vengono da Parigi (era forte, al tempo, la divisione della Francia in Île-de-France e il resto del paese, detto province).
L’obiettivo della Pléiade è il rinnovamento della cultura francese: credevano, infatti, che un rinnovamento culturale
avrebbe portato anche ad un miglioramento della società, cioè un ritorno all’armonia attraverso la poesia e la sua
musicalità.
Il nome Pléiade rimanda alla costellazione di 7 stelle delle Pleiadi: rappresenta un gruppo molto limitato ma dinamico,
cioè i membri non rimanevano sempre gli stessi. Proprio questa dinamicità, seppur contenuta, serviva alla rivoluzione
poetica.
Legame Poeta-Trascendente: il Poeta era considerato un essere dotato di una sensibilità particolare e unica. Per questo
motivo occupa il punto più alto della gerarchia sociale (Ronsard afferma che “il Poeta sta al di sopra del sovrano (…)
perché le gesta del sovrano e il suo ruolo importante saranno ricordati grazie al suo lavoro”).
Poète des princes: i poeti sono legati alla vita della corte, poiché nel Cinquecento non vigeva ancora il diritto d’autore. Di
conseguenza, erano mantenuti e protetti da una persona potente.
Vivere alle spese della Corte, e dunque del sovrano, significava anche essere sotto il suo controllo e perdere una parte
della propria libertà.
Ronsard, per esempio, era protetto e mantenuto dal principe Carlo IX, nipote di Francesco I.
Non a caso, l’intenzione letteraria di Ronsard sarà quella di un ritorno alla lirica amoroso-petrarchesca, che riscuoteva
ancora molto successo a corte grazie alla perfetta armonia del ritmo e alla malinconica intimità che esprime (“Quand
vous serez bien vieille…” – Ronsard).
Oltre a Petrarca, altri modelli guideranno le collezioni poetiche del tempo: Orazio, fra i più importanti, è parte di un
patrimonio erudito che Ronsard e gli altri poeti della Pléiade assimileranno e faranno proprio.
Pierre de Ronsard
Pierre de Ronsard (1524-1585) è stato il maggior esponente della Pléiade. Aveva, infatti, un ruolo chiave: era lui a
decidere chi poteva entrare e chi no. Bisognava scegliere i migliori proprio per il ruolo prestigioso che il Poeta ricopriva
nella società, dunque i posti nella Pléiade erano riservati a pochi.
Amante della letteratura sin da piccolo, Ronsard è entrato alla Corte di Francia e qui ha imparato la lettura e la
traduzione dei classici. Alla Corte vivrà a lungo, e continuamente a contatto con letterati e funzionari di governo.
Jean Peletier du Mans, autore ancora più eclettico di Ronsard e creatore, a sua volta, di un’Art poétique, aveva letto le
prime composizioni poetiche di Ronsard e lo aveva incitato a continuare.
Dal 1544 al 1549 frequenta il Collège de Coqueret, diretto da Dorat, dove completerà la sua formazione letteraria e,
soprattutto, dove incontrerà i futuri membri della Pléiade: du Bellay e Baïf sono tra i primi. Con loro, Ronsard
contribuirà al rinnovamento poetico della Francia cinquecentesca, oltre ad essere conosciuto come l’autore più dotto e
versatile (avrà successo come poeta letterario, poeta filosofo e poeta cortigiano – il suo sapere è enciclopedico).
Durante le guerre di religione, Ronsard passerà da un tono benevolo che esorta alla riappacificazione, ad un tono
sempre più polemico in difesa del Cattolicesimo.
Le sue ultime opere si distinguono per la vena più malinconica e sofferta che viene da un Ronsard ormai anziano, che si
scaglia contro la caducità del tempo, la vecchiaia che fa svanire la bellezza, l’angoscia della morte imminente. Sono,
questi, i temi che ha trattato durante gran parte della sua produzione, e che l’hanno resa famosa e apprezzata ancora
oggi.
A questi si accompagnano i grandi temi culturali del tempo: costante mutevolezza della condizione umana
(miseria/eccellenza), senso e importanza della storia.
I manifesti: dimostrazione di una cultura in trasformazione
1548 - “Art poéique françois” di Thomas Sébillet. L’art poétique è un genere di trattati che contengono indicazioni per i
giovani poeti, che volevano rompere con il passato e con i quali Sébillet si trova d’accordo. L’autore, però, indica strade
più tranquille per realizzare il cambiamento, per esempio l’attenzione all’antichità andava dimostrata in modo più
graduale che radicale (al contrario di ciò che penseranno du Bellay e Ronsard).
1549 – “Deffence et illustration de la langue françoise” è il manifesto di Du Bellay, pubblicato in 12 capitoli e in tutta
fretta in risposta a quello di Sébillet, considerato troppo conservatore e tradizionale.
La Deffence è stata a lungo studiata, a tal punto che la critica ne ha dimostrato l’influenza anche in opere di autori
italiani allora contemporanei, come Pietro Bembo.
Con questo manifesto il gruppo della Pléiade dimostra che il francese è una lingua povera, ma che se aiutata, potrà
crescere come una pianta che viene coltivata. Si sarebbe occupata, poi, di quei domains che per il momento erano
riservati al latino.
Tuttavia, anche la Deffence è un’art poétique, specialmente nella seconda parte (dedicata all’Illustration).
Illustration: rendere la lingua francese una lingua illustre, cioè esplicitarne la chiarezza, l’esattezza e la grazia attraverso
le nuove forme di poesia. Non a caso, questa seconda parte è dedicata al giovane aspirante poeta, che deve dimostrare
di saper usare certi generi e non altri.
Con il tempo, le regole diventeranno più rigide, come si vede nell’ “Art poétique” di Boileau (1674), che riassume le
regole della poesia classica e che condanna della poesia del Cinquecento.
La formazione della lingua, che stava procedendo con grande confusione e con la partecipazione di tanti elementi, fa sì
che tanti poeti emergenti nel nuovo secolo, come Malherbe, considerino estremamente disordinata la poesia di un
Ronsard e di un du Bellay, e invochino un ritorno all’ordine e alla disciplina (—> conseguente nascita dell’Académie
Française). L’Art poétique di Boileau è addirittura scritta in versi alessandrini con rima baciata.
Nel Cinquecento e Seicento anche il teatro viene riscoperto sotto l’influenza greca e latina.
Mystères: forma più complessa e più lunga
Moralités: Sébillet dice che è più corta e vicina alla tragedia.
Farses et sotties: teatro comico e pièces molto brevi, e a tratti satiriche, che intercalavano i mystères per alleggerirli.
La Renaissance, dunque, riporta a galla tragedia e commedia, i due generi teatrali basati sulla “poetica” di Aristotele.
Il Seicento, come si vedrò, inizia a imporre le proprie regole. Il Settecento, a maggior ragione, non mostrerà interesse
per questi poeti.
Nell’Ottocento, con il ritorno dell’attenzione ai sentimenti e alle contraddizioni, si riscopre in tutti i sensi la poesia
rinascimentale: Baudelaire è tra i primi che rileggono e ripropongono la poesia del Cinquecento (Agrippa d’Aubigné
verrà citato nei Fleurs du mal), facendola conoscere alla critica.
Rabelais – poeta
Rabelais (1483-1553) è una figura ricca di sfaccettature, così come è stata ricca la sua vita: è un frate, curato, ma anche
letterato amico di Marot e Dolet, e medico esperto. Da un punto di vista letterario è uno dei massimi esponenti
dell’effervescenza culturale tra Cinquecento e Seicento. Nonostante sia conosciuto come autore di prosa, inserisce nelle
sue opere anche testi poetici.
La sua produzione è difficile da leggere e comprendere, proprio perché ridondante (inventa parole, modi di dire ecc…).
Nei suoi testi, in particolare nel Cinquième Livre, rivoluziona il modo di fare poesia: al centro della sua produzione, sia
poetica che narrativa, vi è la festosa danza delle parole, la loro armonia e musicalità, che però riflettono una scrittura
consapevole, cioè critica-satirica.
Dive Bouteille
- Riferimenti al vino/divino
- Riferimenti all’arca di noè = acqua rigeneratrice della vita.
Orfeo è, secondo la mitologia greca, il figlio di Apollo. La critica colloca la sua esistenza addirittura prima di Omero.
Diventa una sorta di simbolo del poeta : in lui si trovano tutti i valori positivi dell’arte, anche per quanto riguarda
l’iconografia (spesso rappresentato con l’arpa).
Musica e arte – Amore e arte : vi è uno stretto rapporto tra musica e arte. La sua musica viene definita capace di
incantare le bestie, spostare i sassi, e gli permette di compiere un viaggio degli Inferi per raggiungere Euridice, la donna
amata, e riportarla sulla terra. Oltrepassa, quindi, i limiti del comune mortale. La poesia, e l’arte in generale, abbatte,
metaforicamente, le barriere che comunemente non sono date agli umani di superare.
La poesia, però, vince temporaneamente la morte, che poi avrà la meglio.
Forza della poesia : la poesia può dominare anche la natura più selvaggia e, per un momento, anche la morte. È
considerata la possibile artefice di un rinnovamento, perché i poeti del Cinquecento ritrovano nella cultura greca e
latina quegli esempi di forza rinnovatrice del verso poetico.
I.
Nous serions bien ébahis (stupiti) si c’étaient les têtes et lyre de Orpheus [Orphée]. Car, après que les femmes Threisses
[de Trace, contrée au nord de l’ancienne Grèce] eurent Orpheus mis en pieces, elles jetèrent sa tête et sa lyre dans le
fleuve Hebrus [l’Hèbre, fleuve de Trace]. Icelles [icelui, iceux : celle-ci, celui-ci, ceux-ci] par ce fleuve descendirent en la
mer Pontique jusques en l’île de Lesbos, toujours ensemble sur mer nageantes. Et de la tête continuellement sortait un
chant lugubre, comme lamentant la mort d’Orpheus ; la lyre, à l’impulsion des vents mouvant les cordes, accordait
[s’accordait] harmonieusement avec le chant. (Rabelais, Quart Livre (ch. 55, p. 669, Les paroles gelées).
Rabelais si rifà a cosa succede a Orfeo dopo essere uscito dagli inferi : si isola per cantare il suo dolore, ma le Baccanti lo
vogliono con loro e lo uccidono e lo fanno a pezzi.
II.
III.
Je te supplierai seulement d’une chose, lecteur, de vouloir bien prononcer mes vers et accommoder ta voix à leur passion
(Ronsard, O.C., Première Préface à La Franciade, p. 1185-1186)
IV.
Et te supplie encore derechef où tu verras cette marque ! vouloir un peu élever ta voix pour donner grâce à ce que tu
liras (ibid, p. 1186)
Ronsard, massimo esponente della Pléiade, nella Préface di questa opera (paratesto, dunque in prosa), sottolinea la
musicalità della poesia ed esorta il lettore a leggere i versi adattandoli alla passione che emanano.
Il punto esclamativo e la punteggiatura in generale, al tempo avevano significati diversi da quelli moderni. Il poeta rivolge
un’attenzione molto più intensa alla punteggiatura rispetto a quanto non si farebbe oggi, proprio perché l’importante è
la lettura della poesia in modo armonioso, nel suo insieme.
V.
Ruolo straordinario del poeta: il poeta ha la capacità innata (che deve unirsi allo studio), di dominare la natura. Sono
interpreti direttamente di Dio e della sua volontà, cioè assicurano la comprensione del messaggio poetico poiché il poeta
è il solo ad essere direttamente in contatto con Dio.
VI.
La Poésie sans ses instruments, ou sans la grâce d’une seule ou plusieurs voix, n’est nullement agréable, non plus que les
instruments sans être animés de la mélodie d’une plaisante voix (Ronsard, O.C., Abrégé de l’art poétique (1565) II, p.
1176)
Art Poétique abbreviata : la poesia si deve abbinare a qualcos’altro, cioè se non la si recita è come uno strumento
inanimato.
VII.
Sur [par-dessus] toutes choses tu auras les Muses en révérence, voire [vraiment] en singulière [unique] vénération, et ne
les feras jamais servir à choses déshonnêtes, à risées, à libelles injurieux, mais les tiendras chères et sacrées, comme les
filles de Jupiter, c’est-à-dire de Dieu (Ronsard, O.C, II, p. 1174)
Ronsard si sta rivolgendo al giovane che vuole diventare Poeta. La poesia deve essere impiegata solo per fini elevati. Per
farlo, il Poeta potrà fare riferimento alle muse, che sono le figlie di Dio.
VIII.
À mon imitation, tu feras tes vers masculins et féminins tant qu’il te seras possible, pour etre plus propres à la Musique
et accord des instruments, en faveur desquels il semble que la poésie soit née (Ronsard, O.C., II, p. 1176)
Attenzione alla tecnica poetica, che garantisce la musicalità della poesia. Ronsard, per esempio, critica l’uso del verso
alessandrino (12 sillabe, tipo di verso più lungo della poesia francese). Il nome alessandrino deriva dal Roman d’Alexandre,
testo medievale che andava contro la tradizione della poesia, che usava l’ottosillabo.
I poeti del Cinquecento usavano originariamente il decasillabo, e poi l’alessandrino. Viene criticato da Ronsard perché
troppo simile alla prosa.
Bibliographie
Ovide, Les Métamorphoses, éd. G. Lafaye, Paris, Les Belles Lettres, 1928 ;
Rabelais, François, Œuvres Complètes, éd. M. Huchon, Paris, Gallimard, 1994 ;
Ronsard, Œuvres Complètes, éd. J. Céard, D. Ménager et M. Simonin, Paris, Gallimard, 1993, 2 tomes
Lezione 5 – 07/10
Anthologie de la poésie française du XVIe siècle
Come già detto, nei poeti del Cinquecento vi è il bisogno di rinnovare completamente la poesia del tempo: si parla di du
Bellay come colui che voleva “enrichir notre vulgaire d’une nouvelle ou plutôt ancienne renouvelée poésie”.
Rinnovamento significava negazione della poesia recentemente passata (medievale) e, soprattutto, della poesia
nazionale del recente passato (si prende a modello Petrarca, che è medievale ma non francese).
Il cambiamento implicava il ritrovamento delle forme poetiche greche e latine —> poesia pre-cristiana, che dunque non
escludeva il Sacro, ma lo collegava alle divinità pagane (riprendendo Orfeo si parla di Giove, dunque una divinità
pagana).
Non mancavano i disagi, quindi, in una Francia che era stata da sempre cristiana: numerosi sono i giovani poeti che
accolgono l’idea di rivoluzionare la poesia risalendo all’antichità, a patto di mantenere il credo religioso che già avevano,
e non adorando le antiche divinità pagane —> queste contraddizioni si ritrovano nei vari autori: Ronsard è cristiano,
quindi allo scoppio delle guerre di religione appoggerà il partito cattolico, eppure vive il momento di rinnovamento
culturale prendendo spunto dalla poesia pagana.
è La complessità del cambiamento e la contraddizione data dallo scontro tra mondi molto diversi sono i punti di
partenza per la nascita dell’Europa moderna.
Si ragiona molto sui tempi che si stavano vivendo: alcuni giovani poeti accusano Ronsard e suoi amici di
“avvelenare l’animo” proponendo divinità pagane.
Poesia-musicalità-armonia
I poeti trovavano le regole per comporre i loro versi nei cosiddetti arts de rhétorique. Attraverso queste regole si vuole
che il poeta riproponga nelle sue poesie (microcosmo), l’armonia del mondo (macrocosmo). Di conseguenza, spesso si
trovano delle riflessioni sulla musica: si distinguono musica artificiale, che per il poeta è il suono prodotto dagli
strumenti musicali, e musica naturale, che è la musica della voce che raggiunge il suo culmine quando è accompagnata
dagli strumenti (Ronsard dà indicazioni su come pronunciare bene le parole della sua opera).
La poesia, quindi, segue l’ideale filosofico promosso dal neoplatonismo, che ha come obiettivo quello di ritrovare i
rapporti armonici che uniscono l’animo umano al mondo circostante. L’amore è uno di questi strumenti per elevare
l’animo e raggiungere l’armonia.
Tutti si danno da fare per costruire quello che Scève descrive come Célestes accords. Tuttavia, questo non significa che
la realtà si debba necessariamente considerare armoniosa e la società piena di gioia di vivere, poiché tutti sono
consapevoli delle contraddizioni del secolo.
La musica è importante perché fondata sui numeri, sulla proporzionalità, dunque è il mezzo che permette di ritrovare,
insieme alla parola, il contenuto che anima i corpi celesti.
Tutto questo va ad aggiungersi all’importanza della figura del poeta nella società: non è un caso se sono questi gli anni
in cui poeti e musicisti collaborano intensamente, sostenuti da sovrani e mecenati.
Concezione aristocratica della poesia: du Bellay condanna la chanson come una poesia volgare, dunque da sostituire
con una poesia molto più elevata che prenda come modello la classicità. Ronsard vede una soluzione alla questione
della forma con le Odes.
Il fatto che gli autori della Pléiade difendano il francese come lingua comune non significa che la poesia debba essere
comprensibile tutti. Bisogna elevare la lingua francese con e nella poesia, che dunque diventa una poesia per pochi.
Il sonetto, pur essendo risalente al Medioevo, non viene condannato per le sue caratteristiche strutturali e
organizzative: è una forma poetica rigida e breve, che però permette molte soluzioni poetiche al suo interno.
17110J
Anthologie de la poésie française du XVIe siècle, édition de Jean Céard et de Louis-Georges Tin,
Paris, Gallimard, 2005
Ronsard
struttura dell'ode
µ greca
Le Cinquième livre des Odes (1552) (Anthologie…, pp.275-278)
In difesa del potere sovrano si alzano molte voci, tra cui quella di
Ode à Michel de l’Hospital →
Ronsard.
Antistrophe 16 Michel de l’Hospital sosteneva la sua attività poetica, oltre ad essere
cancelliere alla Corte di Caterina de’ Medici, con cui ha
Le
Museu Elles, tranchant les ondes bleues
Vinrent du creux des flots chenus, collaborato con lo scopo di mantenere la pace in Francia
Ainsi que neuf petites nues navi
→
Si bien que leur langue comblée Muse lanciano scaraventate da Giove sulla Terra
D’un son horriblement obscur,
Chantait aux hommes le futur, →
Profetizzano
D’une bouche toute troublée.
Epode
Après par tout l’univers ② PASSAGGIO ALLA SCRITURA
Les réponses prophétiques
De tant d’oracles antiques
con i versi ,
si incitano
azioni
glivirtuose
uomini
a
imprese e
Strophe 17
Au cri de leurs saintes paroles ( Poeti
"
della ) Deve
Et disciples de leurs écoles
divini
tragedia greca
.
dal
Vinrent les Poètes divins,
essere elevata
volgare
POESIA PER POCHI
Divins, d’autant que la nature →
i Poeti Divini
L’Ascréan, Line, et celui-là Omero
→
1
④ Le li
Muse tormentano i
poetidellee
rivelare
Antistrophe ossimoro spingono
divinita
a
'
i
segreti
Eux, piqués de la douce rage
\
Dont ces Femmes les tourmentaient, da dolce
D’un démoniacle courage
,
poeti sono
colpiti una
rabbia
Les secrets des Dieux racontaient ;
VISIONE DELLE PASTORALI
Si que paissant par les campagnes
Les troupeaux dans les champs herbeux,
Les Démons et les Sœurs compagnes
] Unione
dal
natura
mistero
-
divinità
e dal
: i
divino
poeti sono
legati
La nuit s’apparaissent à eux,
Et loin sur les eaux solitaires,
DANZANDO
Carolant en rond par les prés,
Les promouvaient Prêtres sacrés
Et leur apprenaient les mystères.
→
CAMPO SEMANTICO DEL DIVINO / MISTERIOSO
Epode t
Après ces Poètes saints, Ritorno dalla Allontanamento dal mistero e dalla
Avec une suite grande, \ sacralità alla →
Strophe 18
L’un sonna l’horreur de la guerre
Qu’à Thèbes Adraste conduit,
ESCHILO
→ → MONDO GRECO :
risalire ai citati
bisogna
L’autre comme on tranche la terre, →ESIODO personaggi
attraverso ciò che hanno fatto
L’autre les flambeaux de la nuit ;
L’un sur la flûte départie TEOCRITO
→
Agamennone
,
con
L’un fit Cassandre furieuse,
che racconta la miseria dei Re TRAGEDIA →
Haletantes de frayeur
RITORNO DELLE MUSE IN CIELO impaurite
Dans le ciel sont retournées.
,
→
e →
amore non
ELENA Iv
( rovesciamento dei
AHIMÈ
) Depressione del
Las, voyez comme ma ne peu d’espace,
termini di
paragone 3) MARIA
poeta
Mignonne, elle a dessus la place, t
CADERE Invito alla donna
Las, las, ses beautés laissé choir !
O vraiment marâtre Nature,
di
cogliere il
momento
Puisqu’une telle fleur ne dure
Que du matin jusques au soir.
c' è una lezione da
imparare
rd CONCLUSIONE
:
3
☒
SONNET POUR HÉLÈNE
Hélène descritta nella vecchiaia ,
Ronsard
Lors vous n’aurez servante oyant telle nouvelle,
Desja sous le labeur à demy sommeillant,
Ambizione e
orgoglio di
CARPE DIEM
÷::: ::*: : !! !
" "
"
dedicati Anne de
Sonnet preghiere coglie la sua importanza sia dal
a
Ronsard
Marquets , punto
Quelle nouvelle fleur apparaît à nos yeux ?
D’où vient cette couleur, si plaisante et si belle ?
Et d’où vient cette odeur passant la naturelle, FIORE Anne
portatrice di un messaggio
=
La rose, ni l’œillet, ni le lis gracieux, PROFUMO DEL FIORE CHE ARRIVA AL CIELO =
D’odeur ni de couleur ne sont rien auprès d’elle : donna la cui bellezza sorpassa il
Aux jardins de Poissy croît cette fleur nouvelle,
Laquelle ne se peut trouver en autres lieux.
profumo e la bellezza di tutti gli
altri fiori .
Le printemps et le fleurs ont peur de la froidure, La sua fede e la sua forza non
Cette divine fleur est toujours en verdure, µ spariscono neanche nei momenti
Ne craignant point l’hiver qui les herbes détruit : più difficili ( inverno )
guerre
=
Aussi Dieu pour miracle en ce monde l’a mise, Rivoluzione della Pléiade : Ronsard e Du
poetica
le ballate medievali e le opere in
condannavano
Son printemps est le ciel, sa racine est l’Eglise, Bellay
Sa foi et œuvres sont ses feuilles et son fruit. volgare per proporre generi più elevati .
,
, ,
alla volontà di
rimane tratti si
poesia ma , a ,
accompagna i temi
Continuation du Discours des misères de ce temps (Anthologie, pp. 297-298) ALLARGARE PUBBLICO perché IL ,
causa → a
[…] De Bèze, je te prie, écoute ma parole, che si sarà spostato
delle
Que tu estimeras d’une personne folle ; a Ginevra
per soste
guerre
di
nel 1562
religione
e che
,
scoppiate
=
nere il Protestantesimo
S’il te plaît toutefois de juger sainement, obbligavano poeti
i prendere a
il
paese
dove
Ni une région tartare ni scythique, de Bèze è nato e cresciuto ,
genitori
ai anziani
Pour lui faire service et pour en bien user,
Et non, comme tu fais, afin d’en abuser.
due termini
→ CUORE .
Spesso ,
i
significati dei
scambiati
Si tu es envers elle enfant de bon courage, vengono
Ores que tu le peux, rends-lui son nourrissage,
4
→ Invito a ritirare i soldati
ribellarsi
significa
Dio
,
→
→
non ,
H. WEBER, La création poétique au XVIe siècle en France, t. I, Paris, Nizet, 1955, pp. 238-242.
Ronsard aveva conosciuto Bembo e
L’Image du chevreuil blessé.
si era lasciato influenzare dalla
ORIGINALE ITALIA
poesia
:
sua
P. BEMBO, Gli Asolani e le Rime, son. III
↳ sonetto d' che alla sua
grazie
amore ,
Si come suol, poiche’l verno aspro e rio struttura permette molteplici soluzioni
,
animale
giovane )
non è un che
Da buon arcier, che di nascosto scocchi; seppur ,
freschezza
rappresenta leggerezza
o
i
poeta'
t.I, p. 146)
,
il cacciatore
ha
il
il cuore del come ferisce
cervo
FFF.EE?EtFE:EYE:-:T
Comme quand le Printemps de sa robe plus belle
in particolare nel
perche la donna amata
'
e
cerio ,
5
,
l' importanza
→ Baif è ricordato per
J.A. BAÏF, Amours de Francine, II, son. IX nella
che dà alla musica creazione
MANGIARE
→ DESCRIZIONE MOVIMENTATA
De là va viander la verdure nouvelle,
SICURA
Seure loin des bergers, dans les champs à l’écart,
Ou dessus la montagne ou dans le val : la part
Que son libre desir la conduit et l’apelle.
la cerbiatta non teme le intemperie
→ Ad
Ny n’a crainte du trait, ny d’autre tromperie, e cammina spensierata .
un
Quand à coup elle sent èsans son flanc le boulet, tratto la colpisce una bala
Qu’un bon harquebouzier caché d’aguét lui tire : di un
archibugiere .
→
Or sur un mont, or dans une vallée, PERICOLI
Or pres d’une onde à l’escart recelée,
di liberta
Immagine gioiosa
'
e
Libre follastre où son pied le conduit :
la rete l' arco
De retz ne d’arc sa liberté n’a crainte,
Il capriolo non teme né né
,
periodo di spensieratezza
Ainsi j’alloy sans aaaaa
espyr de dommage, sulla prima
quartina
il
poeta
Analogia
→
: esce
il e
↳
mille frecce ferita del
,
legato
→
\
Vas seul de branche en branche à ton gré voletant, SAULAIE =
bosco di salici
dove più gli
Et chantes à l’envie de moi qui vais chantant piace
POETA uccellino che canta per
Celle qu’il faut toujours que dans la bouche j’aie,
=
la sua femmina
6
!!!!!! !!!!
"
a
scissa
•
Nous soupirons tous deux : ta douce voix s’essaie
De sonner les amours d’une qui t’aime tant,
Et moi, triste, je vais la beauté regrettant
Qui m’a fait dans le cœur une si aigre plaie.
VII.
J. Du Bellay
Les Regrets
I.
aaaaaaaoo•maaaaaa
Je ne veux point fouiller au sein de la nature
Je ne veux point chercher l’esprit de l’univers,
Je ne veux point sonder les abîmes couverts,
Ni dessiner du ciel la belle architecture.
aawmmmamamma.mn
Je ne peins mes tableaux de si riche peinture,
Et si hauts arguments ne recherche à mes vers :
Mais suivant de ce lieu les accidents divers,
Soit de bien, soit de mal, j’écris à l’aventure.
ammoniamo
Aussi ne veux-je tant les peigner et friser,
Et de plus braves nom ne les veux déguiser,
Que de papiers journaux, ou bien de commentaires.
MMMMMMmMMMMMMmmaa
II
Un plus savant que moi (Paschal) ira songer
Avecques l’Ascréan dessus la double cime :
Et pour être de ceux dont on fait plus d’estime,
Dedans l’onde au cheval tout nu s’ira plonger.
7
Lezione 8 – 13.10
Joachim du Bellay (1522 – 1560)
Lo studio dei classici lo porterà a conoscere e apprezzare Petrarca e i petrarchisti italiani, soprattutto Bembo: nel 1549,
stesso anno della Deffence, il poeta pubblica il suo primo canzoniere, “L’Olive” e i “Vers Lyriques”, una raccolta di 13 odi
di ispirazione oraziana in cui vengono sottolineate delle angosce come il potere distruttore del tempo, la vanità delle
cose, la miseria umana… ma, allo stesso tempo, viene messo in luce il potere della poesia come strumento di
immortalità del sentimento, e la sua vittoria sul tempo.
Più tardi, intorno al 1553, esprimerà il suo distacco dall’artificioso petrarchismo con l’ode “Contre les pétrarquistes”, per
dare inizio ad un periodo poetico più autentico e personale.
Sempre nel 1553, quando la sua produzione inizia a farsi più polemica, du Bellay arriva a Roma per raggiungere suo
cugino cardinale, Jean du Bellay (si ricordi che l’intera famiglia del poeta ricopriva ruoli di prestigio e aveva contatti con
la monarchia francese.
Il poeta diventa segretario del cardinale. Quello del segretario era un lavoro importantissimo all’epoca, ma le ambizioni
diplomatiche di du Bellay erano fortemente limitate dalla sua sordità.
Il soggiorno a Roma si rivelerà un’amarissima delusione: oltre alla sordità (che aveva colpito anche Ronsard), du Bellay
deve fare i conti con una città che si immaginava gloriosa, ma che era in realtà rovinata dalla corruzione (anche
all’interno dello Stato pontificio), dalla prostituzione, del malcostume ecc…
è Rimpianto per la patria abbandonata: tornerà in Francia dopo 4 anni. Tra il 1558 e il 1559 pubblica la raccolta
de “Les Antiquités de Rome” e dei “Regrets” (in riferimento ai “Rimpianti” di Ovidio) —> idea del poeta esiliato
o che si sente tale, seppure du Bellay non sia stato costretto dalle autorità a lasciare la Francia.
Ovidio sottolinea il potere terapeutico della poesia, che quindi lenisce, se non guarisce del tutto, il male del
poeta.
Al centro della riflessione de “Les antiquités de Rome”, vi è il tempo distruttore. Du Bellay rimane amaramente
deluso dalla gloria perduta di Roma. I resti della città che iniziavano ad emergere, e che dovevano
rappresentare un passato glorioso, erano in realtà semplici sassi.
Il tema dell’esilio è strettamente legato al tema del viaggio (“Heureux qui comme Ulysse…”). In realtà, l’esilio in du Bellay
non è da intendersi soltanto come “perdita della propria patria”, bensì anche come conquista della propria identità:
l’esilio genera la nostalgia (altro fil rouge nella sua produzione poetica), e la nostalgia gli consente di esplorare la propria
interiorità e arrivare, così, ad esprimere la versione più autentica di sé.
( 1550)
"
raccolta di
"
L' Olive
Bellay pubblica
"
Dopo la Defferre du
"
,
una
,
dei
sonetti dedicati ad una figura femminile
)
e ,
per questo ,
considerata uno
canzonieri francesi (
petrarchismo
primi
Du Bellay crea sonetti ispirandosi Joachim du Bellay
italiani poco noti Tristia di Ovidio
poeti
"
"
Œuvres complètes de Joachim Du Bellay, tome 3, Texte établi par Léon Séché, Revue de la
Renaissance, 1903, 3 (p. 26-116).
f A SON LIVRE raccolta
Regrets
" "
l'
dedica al libro che autore sta
congedando di 191 sonetti divisi in 3 torni
dolore del
Mon livre (et je ne suis sur ton aise envieux), 1) TONO ELEGIACO →
poeta
Tu t’en iras sans moy voir la Court de mon Prince. i costumi
2) TONO SATIRICO → verso
Papa )
Qu’un heur pareil au tien fust permis à mes yeux ! la
3) RITORNO IN FRANCIA →
cerca
motivazione per la
Là si quelqu’un vers toy se monstre gracieux,
sua
poesia
REGIONE
Souhaitte luy qu’il vive heureux en sa province :
Mais si quelque malin obliquement te pince,
La
figura di
Margherita Valois di
fa da ispiratrice
Souhaitte luy tes pleurs, et mon mal ennuyeux. gli musa
del
Necessita poeta di
'
→
↳ il libro contiene i dolori del poeta
Souhaitte luy encor’ qu’il face un long voyage, che
venga
→
individuare
qualcuno che
gli
la
Et bien qu’il ait de veuë eslongné son mesnage, pubblicato ispiri poesia per ,
" ☐a
Que son cœur, où qu’il voise, y soit tousjours present. riflettere sulla realta
'
e sulla
stessa
Souhaitte qu’il vieillisse en longue servitude,
poesia
Qu’il n’esprouve à la fin que toute ingratitude,
Et qu’on mange son bien pendant qu’il est absent. La metafora del libro come
diffonde
Durante il
soggiorno romano , un
figlio si in
alla
questo periodo insieme
dumÉfMpMwp
di
la
famiglia LES REGRETS diffusione della stampa
,
lo teneva
MM il cordone che
DE
legato al
poeta
iets MM
dµwhdMmAagaia la
"
"
ANGEVIN
mmNFG-
I
SCAVARE
① SONETTO PROGRAMMATICO → contiene
Anafora Je ne veux point fouiller au sein de la nature, il dell' autore
t Je ne veux point cercher l’esprit de l’univers, programma
.
personale )
"
( Je
"
ma c' e
da
Je ne peins mes tableaux de si riche peinture, , , ,
qualcosa
Et si hauts argumens ne recerche à mes vers :
figura del du Bellay poeta
Mais suivant de ce lieu les accidens divers, t
Riferimento all'
t
che amico rivale Ronsard
Fatti di
-
cronaca
Roma
avvengono
a
② Alla
negazione ciò aggiungono
si
proposte
che
( ) per negato
"
"
aveva
mais
il
Soit de bien, soit de mal, j’escris à l’adventure.
→ Il poeta scrive senza
fosse
pensare
lui innato
,
come se
basta ad essere un
Je me ris avec eux, je leur di mon secret, non
grande poeta
Comme estans de mon cœur les plus seurs secretaires. ↳ GRANDE LAVORO dare al lettore
per
l' impressione di una poesia naturale
Aussi ne veux-je tant les peigner et friser,
Et de plus braves noms ne les veux desguiser, ③ Con i propri versi il poeta piange ,
\
140) non vuole mascherarle con nomi
.
bassi e
Generi più .
}
" " "" " " ° " ""^ "" " " ^
Tu m’as nourri long temps du laict de ta mammelle,
Ores, comme un aigneau qui sa nourrice appelle,
Je remplis de ton nom les antres et les bois. Agnello che
perde sua madre -
poeta
Bosco Roma
Si tu m’as pour enfant advoué quelquefois,
=
violenta
nemici
di Roma
agnello
dell' =
societa
Entre les loups cruels j’erre parmi la plaine,
altri
Je sens venir l’hyver, de qui la froide haleine
D’une tremblante horreur fait herisser ma peau. Agli agnelli non manca il
XXXI
A long temps agité dessus la haute mer, marinaio che sta affrontando
Ayant finablement à force de ramer la mentre altri
Garanty son vaisseau du danger du naufrage, tempesta ,
marinai in salvo lo
gia
'
,
,
XXXV
La nef qui longuement a voyagé (Dillier) → Metafora della nave limitata al 1. verso
al porto
Dedans le sein du port à la fin on la serre :
Et le bœuf qui long temps a renversé la terre,
Dopo un
lungo viaggio arriva ,
osato i campi ,
viene liberato
Le vieux cheval se voit à la fin deslier LAVORI FATICOSI
Pour ne perdre l’haleine, ou quelque honte acquerre :
☐ che
vengono
ricompensati con il riposo
Et pour se reposer du travail de la guerre,
Se retire à la fin le vieillard chevalier :
µ
sul
Mais moi, qui jusqu’ici n’ay prouvé que la peine,
→ Attenzione riportata poeta ,
noia Qui e un
→
LXXXVI → SATIRA
CXXX
pensavo ① Il poeta si di
paragona
nuovo
Et je pensois aussi ce que pensoit Ulysse,
Qu’il n’estoit rien plus doux que voir encor' un jour a Ulisse ( son 31)
.
%
Je me resjouyssois d’estre eschappé au vice,
Aux Circes d’Italie, aux Sirenes d’amour,
Et d’avoir rapporté en France à mon retour Roma città di vizi
Francia
'
sente
sperava
lontano
trovare la si
pace ,
rottura
perché trova e disordine
Roma )
"
( come a
-
Je suis encore
→ romano =
a
si trova