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649004
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
gioved 15 settembre 2011
Unicuique suum
Anno CLI n. 212 (45.857)
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che vanno protetti e valorizzati, convogliandoli verso i progetti che rafforzino le economie nazionali e loccupazione. E che, di conseguenza, valorizzino il risparmio stesso. Ma il risparmio sembra oggi essere visto come una delle tante risorse da usare per risolvere problemi contingenti in unottica di breve respiro. Invece esso non una risorsa come le altre. Non facilmente riproducibile, anzi un po come il petrolio, le cui riserve sono in esaurimento e che pertanto va utilizzato con giudizio, limitandone gli sprechi. A differenza di quanto accade nel settore energetico, il risparmio non pu per contare su fonti alternative. Si deve quindi smettere di considerarlo come un limone da spremere, ma si deve invece valutare come bene da sostenere e valorizzare. Il risparmio oggi bersaglio di una forte tassazione sui redditi che lo producono, ed oggetto di ulteriori prelievi fiscali quando viene investito e quando crea reddito. Viene occultamente tassato anche quando la sua remunerazione non copre neppure il tasso dinflazione, e viene messo a rischio quando, alla ricerca del rendimento a tutti i costi, viene convogliato su investimenti pericolosi. Ma il rischio pi grosso, quello di estinzione, il risparmio lo corre quando viene indirizzato a sostegno dei consumi, quando cio il potere di acquisto si trasforma in dovere di acquisto (solo in Italia, negli ultimi venticinque anni, il tasso di risparmio sui redditi prodotti infatti crollato dal 27 al 5 per cento). Il risparmio costituisce quindi una materia prima preziosa e rappresenta un vantaggio competitivo da utilizzare al meglio. Deve essere usato per favorire sviluppo, crescita e occupazione. Non deve essere considerato come garanzia onerosa dei debiti contratti dagli Stati, ma come garanzia dellautonomia e dellindipendenza della famiglia che lo ha formato. Quella stessa famiglia che, generando figli ed educandoli, crea valore per la societ producendo anche investimenti e consumi. La famiglia in fondo il primo motore della crescita economica vera e stabile. Quella che assorbir il debito e stabilizzer i mercati.
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Il premier turco prima del suo discorso allOpera del Cairo (LaPresse/Ap)
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LOSSERVATORE ROMANO
A due anni dal crac della banca daffari aumenta il tasso di povert negli Stati Uniti
sul nuovo piano per rilanciare loccupazione. Dure critiche sono giunte dai repubblicani. Secondo il senatore Mitch McConnell negativo il fatto che Obama voglia aumentare le tasse sugli americani e sulle societ pi ricche. Limpressione che sia solo una mossa elettorale ha detto. Il presidente sa bene ha aggiunto che lultima cosa da fare per aumentare loccupazione alzare le tasse.
Ma Obama tira dritto per la sua strada. Il piano a sostegno delloccupazione ha detto di recente rimetter gli americani al lavoro e aiuter leconomia in un momento di crisi nazionale: unassicurazione contro una nuova recessione. Il presidente ha quindi pi volte lanciato un appello al Congresso per ridurre al massimo i tempi di approvazione, senza finire in scontri politici, senza giochi, senza politica e
Roberto Volpi su Il Foglio legge la regione come avanguardia di un Occidente rassegnato a non sopravvivere
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
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LOSSERVATORE ROMANO
Riunione a Pretoria mentre si attende lassalto finale alle roccaforti libiche ancora in mano ai lealisti
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La tentazione talebana
di GABRIELE NICOL In questi ultimi mesi si sono rincorse voci su un possibile dialogo tra Kabul e i talebani per uscire, finalmente, dalla crisi afghana. Voci che hanno fatto capolino attraverso una rete di conferme e smentite. Del resto le violenze scatenate dai miliziani continuano a rendere pi che legittimo il dubbio su uneventuale inversione di rotta nei rapporti fra la guerriglia da un parte, e autorit afghane e internazionali dallaltra. Quando, in queste ultime ore, The Times ha diffuso la notizia che i talebani, con il benestare di Washington, apriranno un ufficio politico a Doha, in Qatar, con lobiettivo di avviare un negoziato di pace con lOccidente, si stati portati a pensare che forse, questa volta, qualcosa, con tutte le cautele del caso, stava cambiando. Ma non c voluto molto per ripiombare nello scenario di sempre. Marted 13, infatti, Kabul ha conosciuto un altro capitolo di una storia che si ripete da tempo: con bombe e armi sono stati attaccati alcuni ministeri dellEsecutivo afghano, nonch lambasciata statunitense e il quartier generale della Nato. Il messaggio contenuto in questo nuovo attacco fin troppo chiaro: i talebani non intendono abbassare la guardia, non concedono tregua e proseguono la loro azione destabilizzante. Eppure sia per il Governo di Kabul, sia per la comunit internazionale, la tentazione talebana ovvero il proposito di integrare, con le dovute cautele, i miliziani nel processo di riconciliazione nazionale sempre presente. E, concordano gli analisti, non potrebbe essere diversamente, poich una ricostruzione politica e sociale dellAfghanistan senza il coinvolgimento dei talebani avrebbe il fiato corto. Da tempo il presidente afghano, Hamid Karzai, lancia appelli ai miliziani affinch si siedano al tavolo delle trattative. Strategia condivisa dalla comunit internazionale, anzitutto dagli Stati Uniti, prudenti in merito, ma nello stesso tempo consapevoli dellopportunit di aprire spiragli diplomatici pur di far tacere le armi. Tuttavia, finora gli appelli di Karzai e le misurate aperture di Washington non hanno sortito effetto, poich i miliziani hanno declinato ogni invito al dialogo. A loro si chiede, come precondizioni per intavolare trattative credibili, la deposizione delle armi e il rispetto della Costituzione afghana: il rifiuto dei talebani, in merito, netto. Pi volte, di recente, il presidente statunitense Barack Obama ha sottolineato che la vittoria nella guerra al terrorismo passa necessariamente attraverso lAfghanistan (e il Pakistan), perch in questarea, la cosiddetta Afpak, che si concentra lazione di una guerriglia, con tutte le sue cellule e affiliazioni varie, quanto mai determinata a scardinare i complessi equilibri dello scenario internazionale. Ma una soluzione al conflitto passa anche attraverso soluzioni diplomatiche, o forse meglio, a compromessi forzati: da qui la necessit di aprire la porta allelemento talebano anche quando, rilevano gli analisti, si vorrebbe che quello stesso elemento fosse sradicato e debellato, senza concessione alcuna. Ed facile prevedere che la tentazione talebana torner a farsi sentire anche a dicembre, quando si terr, a Bonn, una conferenza internazionale sullAfghanistan. Come hanno riferito fonti diplomatiche, citate da organi di stampa, la Germania non vedrebbe di buon occhio la presenza, allincontro, di rappresentanti dei miliziani. Nello stesso tempo il ministero degli Esteri afghano ha fatto intendere che saluterebbe con favore la partecipazione talebana: sarebbe, sostengono fonti del dicastero, un passo importante nellambito del tanto sospirato processo di riconciliazione nazionale. La divergenza, su questo punto, potrebbe, da qui al dicembre prossimo, causare frizioni che potrebbero condizionare la necessaria coesione di un fronte unico nella strategia verso i talebani. Ricordando le vittime dell11 settembre, a dieci anni dagli attacchi terroristici, Obama ha evocato lalba di un nuovo futuro che nasce dalle macerie di Ground Zero: pi o meno nelle stesse ore i talebani, in Afghanistan, seminavano, ancora una volta, morte. Insomma, la guerra al terrorismo, anche nella memoria di chi ne stato vittima, prosegue: tra violenza e impegno diplomatico.
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LOSSERVATORE ROMANO
Alla Sagra Musicale Umbra si discusso di arte sacra e liturgica
el secolo passato, una generazione di compositori di media statura formalizz uno stile da chiesa basato sulla riproposizione di un generico palestrinismo contaminato da caute evasioni melodiche e armoniche di gusto moderno, in un panorama inventivo di freddo accademismo. Si diffuse cos tra i fedeli lidea che musica sacra volesse dire monotonia, compunzione, noia, e soprattutto infinita, cupa mestizia. Remote e dimenticate le esplosioni di gioia e di luce dei Gloria, le cordiali effusioni melodiche degli Agnus Dei, ma anche la sentita tra-
di EMILIO RANZATO
Gi la maschera
di MARCELLO FILOTEI Sono sempre i migliori che se ne vanno. E dallItalia, nel 1938 se ne and anche Mario Castelnuovo-Tedesco. Aveva 43 anni e un talento fuori dal comune. Come molti altri compositori si rifugi negli Stati Uniti per sfuggire al pregiudizio razziale nazi-fascista. Sfortuna per lui e fortuna per la sua musica, che si arricch di stimoli e fin col diventare una eccezionale mistura di stili. LItalia rimase un sogno, per un po, poi nemmeno pi quello. Sofferenza tanta, la natia Firenze era lontana. Nostalgia quanto basta. Questo e molto altro stata la vita di un grande musicista esiliato. Questo e molto altro sono i suoi Shakespeare Sonnets, composita opera misconosciuta scritta a pi riprese tra il 1944 e il 1963 e riportata in vita domenica scorsa dalla Sagra Musicale Umbra, che ne ha proposto una vasta selezione, 24 di 32, al Museo di San Francesco a Montefalco. A ritrovarli un pianista ricercatore, Claudio Proietti, che ne ha scovato la partitura nella Library of Congress a Washington. A spiegarne il senso ha pensato invece Quirino Principe, che ha anche offerto la voce alle sue stesse traduzioni shakespeariane prima dellesecuzione di ogni sonetto. A eseguirli oltre a Proietti alla tastiera, il baritono Filippo Bettoschi e il soprano Valentina Coladonato. I Sonnets di Shakespeare, tutti, servono a ogni uomo per capire meglio chi . Castelnuovo-Tedesco non fa eccezione e usa il bardo per una confessione quasi privata, autentica, senza maschera: sguardo fisso negli occhi, solo la verit. E la verit non sempre piacevole, a volte fa un po male, come quando torna alla mente che non solo le rose hanno le spine, ma anche che un verme schifoso dorme nel bocciolo pi soave. Forse un po di nostalgia di casa, ma senza cedere a nessuna maniera. Anche perch il compositore si trovava nel Paese dove la maniera semplicemente non esiste, dove uno stile non migliore di un altro, dove si usa quello che serve per dire quello che si vuole dire in quel momento, senza pregiudizi. E questi Sonnets sembrano una successione di stanze private, dove aleggiano di volta in volta fantasmi di Lieder, di canto italiano, ma anche echi di Cole Porter. Cose che succedono solo in America. Vige una sola regola: gi la maschera. Un capolavoro, reso magnificamente dalla Coladonato, capace di passare con disinvoltura da un atteggiamento vocale allaltro, e da Bettoschi, preciso, elegante, a suo agio soprattutto nei passaggi di impronta liederistica.
Quello visto allultimo festival di Venezia un cinema conservatore, forse demod. Sicuramente, un cinema che gioca in difesa. Soprattutto paventando il ritorno al film medio-alto, di classe ma popolare, che si appoggia ai generi ma sa travalicarli, servendosi senza snobismi anche di romanzi e opere teatrali, magari senza guizzi ma in modo impeccabile. Cronenberg si mostra ancora pi compassato che negli ultimi anni con A dangerous method, addirittura una storia in costume, bench Freud e Jung come protagonisti promettono di non accantonare del tutto le inquietudini del regista canadese. Polanski con Carnage si limita a tradurre benissimo ma anche fedelmente in immagini unopera teatrale di successo, rintanandosi in quegli ambienti claustrofobici che sin dai tempi de Il coltello nellacqua (1962) gli permettono di tirare fuori il meglio di s. Colin Firth, fresco di Oscar, lo ritroviamo in Tinker tailor soldier spy, spionaggio solido ma gi un po datato da Le Carr. La regista inglese Andrea Arnold ripropone addirittura il brontiano Cime tempestose, inventandosi appena un Heathcliff di colore per giustificare lennesima trasposizione del romanzo. Con Le idi di marzo George Clooney, novello Robert Redford, fa cinema dimpegno civile a ritmo di thriller, nella migliore tradizione americana anni Settanta. Il redivivo William Friedkin con Killer Joe fa limitazione di stesso enfatizzando ritmi e violenza di una storia noir, anche se i tempi di capolavori come Vivere e morire a Los Angeles sono irrimediabilmente lontani. A ben vedere, per, questo ritorno a un cinema anche stilisticamente daltri tempi pu rappresentare paradossalmente un passo in avanti. Pu cio costituire un superamento del postmoderno e dei tanti, troppi tarantinismi degli ultimi anni. In questo affiancamento agli schemi di genere o ad altre forme espressive, infatti, non si intravedono atteggiamenti intellettualistici o ludici. Se si guarda a qualcosa di precostituito, per trarne il conforto di
una solidit narrativa e drammaturgica, non per il gusto del vintage o della sintesi fra linguaggi eterodossi. Anche lassegnazione del premio speciale della giuria a Terraferma di Emanuele Crialese contiene dei significati. Proseguendo il discorso iniziato con Nuovomondo (2006), il regista italiano continua a indicare una strada brechtiana al realismo, un po come fece Giuseppe De Santis con film come Non c pace tra gli ulivi (1950) per discostarsi in modo vivacemente dialettico dal neorealismo. C una volont di raccontare la realt senza per questo appiattirsi sulla resa sensoriale che la tecnologia negli ultimi anni sta avallando, mettendo in serio pericolo le capacit espressive del cinema e quellastrattezza di cui le immagini di Crialese invece si nutrono ampiamente, non senza tentazioni estetizzanti.
Alexander Sokurov
Infine, ma soprattutto, il festival ha avuto lo straordinario merito di consacrare quello che forse assieme a Terrence Malick il pi grande regista vivente. Il Leone doro al Faust di Alexander Sokurov dunque un implicito invito a riscoprire i capolavori del regista russo, come Madre e figlio (1997) o la trilogia del potere dedicata a Hitler, Stalin e Hirohito: Moloch (1999), Taurus (2000) e Il sole (2005). In parte debitore del connazionale Tarkovskij per la capacit di far vibrare dimensioni metafisiche attorno alle vicende umane che racconta, Sokurov uno degli ultimi autori a credere che il cinema viva di un respiro diverso da quello della vita reale. Una vera panacea per il cinema di oggi.
Memorie e vicissitudini di unantica cappellina nascosta nel cuore della Roma dei martiri
Addolorata al Colosseo
di SANDRO BARBAGALLO Pochi sanno che dentro al Colosseo, tra venditori di souvenir, turisti e falsi gladiatori, c un centro di preghiera e spiritualit: la chiesa di Santa Maria della Piet. Si tratta di una piccola fabbrica la cui storia intrecciata con quella di uno dei pi celebri monumenti dellantica Roma. Una cappella antica di mille anni che sorge in corrispondenza della ventiquattresima arcata dellanfiteatro Flavio, proprio accanto al cimitero cristiano, riscoperto nel 1895, in cui, secondo la tradizione, erano sepolte le vittime delle persecuzioni. Della cappella si hanno notizie fin dal 1192, in corrispondenza alla diffusione del Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius, che diede inizio alla devozione della Madonna Addolorata, da cui si arriv presto allo Stabat Mater attribuito a Jacopone da Todi. Quando nel 1381 il Senato Romano concesse allOspedale di San Giovanni in Laterano il Colosseo per costruirvi una sorta di succursale allinterno, San Giacomo ad Colosseum, la cappella fu restaurata e riconsacrata. Da sempre considerato luogo sacro legato al culto dei primi martiri anche se storicamente non se ne hanno prove certe per ricordarne la memoria Papa Innocenzo VIII inizi luso di rappresentarvi la Passione di Cristo. Benedetto XIII, santIgnazio, san Filippo e san Camillo furono tutti ferventi devoti dei martiri del Colosseo e san Pio V, a chi gli chiedeva reliquie di quei martiri, rispondeva che bastava che prendessero un po di quella terra impastata di sangue. Ma lanfiteatro Flavio ha sempre dovuto fare i conti con terremoti, saccheggi e abbandoni, cos che nel Liber Decretorum della compagnia del Gonfalone, a cui era stata affidata la cura della cappella, riportato un ordine di spesa di 30 ducati oro di Camera per restaurarla. A met del Cinquecento il Colosseo fu nuovamente abbandonato e alla cappella tocc la stessa sorte per circa settantanni. Solo nel 1622 larciconfraternita del Gonfalone decise di restaurarla e riaprirla al culto. Stavolta per la custodia venne affidata ad alcuni eremiti, molti dei quali sepolti allinterno della stessa cappella, come Francesco Buzi di Vignanello e Francesco Rovira Bonet, le cui lapidi sono ancora visibili. Nonostante la presenza degli eremiti, la cappella pass tra rovine e splendori. Basterebbe ricordare grandi viaggiatori come Stendhal e Goethe, che descrivono il Colosseo come un pascolo di pecore, mentre sotto i fornici la chiesetta era quasi scomparsa sotto edere e rovi. Nel 1827 larciconfraternita del Gonfalone fece nuovi restauri e a quel periodo risale il bassorilievo con la Vergine Addolorata. Infine nel 1936 il Vicariato di Roma affid al Circolo di San Pietro lincarico di restaurare e riconsacrare la chiesa e nel 1984, Anno santo straordinario della redenzione, il beato Giovanni Paolo II vi si raccolse il preghiera. Da allora lantichissimo luogo santo tornato a rivivere, e ogni sabato e domenica vi si celebra la messa, davanti a migliaia di visitatori che, ignari, vi sostano davanti per una foto ricordo.
LOSSERVATORE ROMANO
Dichiarato giusto fra le Nazioni don Ottavio Posta
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e vi fu mai risposta alla lettera inviata al vescovo di Perugia il 23 agosto 1944 da un gruppo di profughi, che si firmavano a nome di molti altri, larchivio storico non ne conserva traccia. Nel documento che invece oggi occupa un posto donore, Bice Todros Ottolenghi, Giuliano Coen, Albertina Coen, Livia Coen dichiarano di voler semplicemente rendere noto che don Ottavio Posta, parroco dellIsola Maggiore sul Trasimeno, durante il periodo della nostra prigionia nellisola per le leggi razziali, fu per noi di grande aiuto e conforto. In particolare, quando il pericolo maggiormente incalzava, non solo indusse gli isolani a trasportarci nella riva ove erano digi gli inglesi; ma lui stesso affront con noi il pericolo della traversata sul lago, sotto il tiro del cannone e delle mitragliatrici, dando un fulgido esempio ai suoi parrocchiani. Al vescovo era richiesto di rendersi interprete con la sua alta parola verso il benemerito don Ottavio Posta della nostra gratitudine per il suo atto altruistico e di buon Pastore. Forse vi semplicemente una lacuna documentaria. O forse monsi-
Una pagina della lettera scritta da quattro ebrei il 23 agosto 1944 e indirizzata all'arcivescovo di Perugia per ringraziare don Ottavio Posta del suo gesto eroico
uomo, / che lavora nel fango, / che non conosce pace, / che lotta per mezzo pane, / che muore per un s o per un no. Questi sono invece i notissimi versi di Primo Levi, specchio immediato dellinferno di Auschwitz, parabola della sofferenza umana e dei vergognosi, insidiosi presupposti ideologici che, ovunque e in ogni tempo, la governano e la permettono. Risposta non c stata forse, caro don Ottavio, per te dal vescovo di allora; ma la tua carit esercitata senza alcun pensiero di merito o ricompensa per quei sofferenti stata di per s una risposta, esauriente e inequivocabile. E tale rimane per tutti. Neppure il tuo vescovo di oggi, pur volendo risponderti, troverebbe parole pi sapienti, n adeguate: come dice san Paolo e come tu testimoni, insieme a una Chiesa sommessa e silenziosa che spende giorni e vita a fianco delle stesse minoranze senza voce che contribuisce a difendere, la carit stessa lultima parola. Oggi la Comunit ebraica, annoverando e onorando il tuo nome accanto ai giusti fra le Nazioni, non ci
invita semplicemente a una cerimonia commemorativa, con lo sguardo rivolto al passato. Ovunque si evochino fede e speranza in Dio, si parla al presente e al futuro. Singoli o corali gesti che allora servirono, senza altri documenti, a identificare i buoni, devono spronarci, tutti insieme, allimpegno e alla responsabilit per vigilare che mai pi sia lesa la dignit di alcuna creatura umana. Ci aiuti in questo discernimento lintera comunione dei santi; ci faccia luce la tua presenza dallalto di Isola Maggiore, don Ottavio, dove sei oggi pi che mai presente in mezzo ai tuoi parrocchiani, cos come volevi. Da qui si spinga verso la terraferma e pi in l il tuo sguardo perspicace, che non ebbe preclusioni e ormai non ha confini. Per te infatti, e per quelli come te, a cui gi lesistenza terrena merit tanto amore da essere paragonati al Buon Pastore, la risposta viene, anzi gi venuta, da Chi ne ha lautorit: Servo buono e fedele si legge in Matteo, 25, 21-23) sei stato fedele nel poco, ti dar autorit su molto: prendi parte alla gioia del tuo Signore.
XVI
alluniversit di Ratisbona
Manuele
di MIGUEL DELGAD O GALIND O* Cinque anni fa, il 12 settembre, Benedetto XVI tenne la memorabile lectio magistralis, Fede, ragione e universit: ricordi e riflessioni in occasione del suo viaggio apostolico in Baviera del 2006 presso luniversit di Ratisbona, dove egli aveva insegnato teologia dogmatica e storia dei dogmi dal 1969 al 1977. Penso che di quella lezione tutti ricordino bene la prima parte, in cui il Papa riport uno stralcio di un dialogo avvenuto tra il colto imperatore bizantino, Manuele II Paleologo, e un saggio persiano, che ebbe luogo probabilmente nellanno 1391 nellattuale Ankara. In quel colloquio, limperatore contestando il ricorso alla violenza come mezzo per la diffusione della fede dichiara con fermezza al suo interlocutore che non agire secondo ragione contrario alla natura di Dio. Come ha avuto modo di affermare, a pi riprese e in diversi modi con esplicita chiarezza lo stesso Benedetto XVI, nel riportare questa citazione il Pontefice intendeva mettere in rilievo il rapporto essenziale che intercorre tra fede e ragione, senza fare sue in alcun modo le espressioni polemiche del Paleologo. Questo passo della lezione magistrale del Papa a Ratisbona, mi tornato di recente alla memoria, mentre rileggevo il racconto del celebre scrittore britannico Gilbert K. Che-
II
sterton di cui lo scorso 14 giugno sono stati ricordati i settantacinque anni dalla scomparsa La croce azzurra, pubblicato per la prima volta nel settembre del 1910 su una rivista londinese, The Story-Teller, e raccolto nel primo volume delle novelle di padre Brown, volume che porta come titolo Linnocenza di Padre Brown. Questo racconto il primo di una lunga serie di gialli, tanto conosciuti quanto geniali, che vedono come protagonista padre Brown, forse il personaggio pi noto di Chesterton. Leroe un prete cattolico, descritto dallautore come un uomo di bassa statura e dai modi gentili, originario di un villaggio dellEssex, che coinvolto di volta in volta in varie vicende investigative riesce a risolvere i casi pi strani e intricati. A differenza di Sherlock Holmes il leggendario personaggio ideato da Arthur I. Conan Doyle e famoso per le sue acute osservazioni basate su deduzioni razionali coadiuvate dalla scienza il metodo di indagine di padre Brown si fonda essenzialmente su una profonda conoscenza dellanima umana, oltre che su una vasta esperienza sacerdotale. per questa ragione che le storie del prete investigatore sono sempre piene di umanit e di acuta intelligenza. Allinizio del racconto La croce azzurra, padre Brown approda al porto britannico di Harwich. Nel suo bagaglio il sacerdote porta con s una croce dargento riccamente orna-
dro dice al prete: Ah s, questi infedeli moderni fanno appello alla ragione; ma chi pu guardare a quei milioni di mondi senza sentire che ci possono ben essere meravigliosi universi al di sopra di noi dove la ragione assolutamente irragionevole?. Padre Brown replica dimmediato: No, la ragione sempre ragionevole, anche nellultimo limbo, allultimo confine delle cose. So che accusano la Chiesa di umiliare la ragione, ma proprio il contrario. Sola sulla terra, la Chiesa sostiene che la ragione realmente suprema. Sola sulla terra, la Chiesa afferma che Dio stesso legato dalla ragione. Subito dopo, Flambeau chiede apertamente a padre Brown di consegnargli la croce di zaffiri, ma il sacerdote si rifiuta. Allora
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LOSSERVATORE ROMANO
Lintervento del metropolita Hilarion alla tavola rotonda dellOsce sulla cristianofobia
Signora
La Congregazione per la Dottrina della Fede si unisce al profondo dolore di Monsignor Charles J. Brown, Aiutante di Studio del medesimo Dicastero e Segretario Aggiunto della Commissione Teologica Internazionale, per la morte del Padre il
ROMA, 14. La vera minaccia, il pericolo principale, non sta nelloffrire alle nuove comunit religiose e nazionali del continente la possibilit di usufruire dellospitalit cristiana, ma nel provare a utilizzare la diversit religiosa come scusa per escludere i segni della civilt cristiana dalle realt pubbliche e politiche, come se questo potesse rendere il nostro continente pi amichevole nei confronti dei non cristiani. stato un intervento a difesa delle radici cristiane dellEuropa quello pronunciato luned scorso dal metropolita di Volokolamsk, Hilarion (Alfeyev), presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, alla tavola rotonda sulla discriminazione dei cristiani coordinata dallO rganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Lincontro, intitolato Preventing and responding to hate incidents and crimes against christians, si svolto a Roma, nel centro Alcide De Gasperi del ministero dellInterno, e ha visto la partecipazione di rappresentanti politici, religiosi e di organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Hilarion si detto convinto che la societ che rinuncia al suo patrimonio spirituale, con il pretesto della separazione radicale della vita religiosa dalla vita pubblica, diventa vulnerabile allo spirito di ostilit nei rapporti con i rappresentanti di qualsiasi religione. Ci infatti crea un clima di intolleranza sia nei confronti dei cristiani sia dei rappresentanti di altre religioni tradizionali. La civilt europea ha sottolineato il metropolita ortodosso una cultura che si sviluppata su una base cristiana. Ma oggi lEuropa, e la regione dellOsce, ha acquisito chiaramente una natura multiculturale, essendo diventata un luogo di contatto fra persone e religioni provenienti da tutto il mondo. Ma non la diversit culturale e religiosa dellEuropa a minacciare le
sue radici cristiane. piuttosto il voler confinare la religione nella sola sfera privata, il contestare valori, come quello della famiglia, che dovrebbero essere invece difesi da tutti, a mettere alla prova, quotidianamente, la comunit cristiana. I cristiani osserva il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca sono costantemente attaccati per le loro posizioni su aborto ed eutanasia. Coloro che li criticano non solo non vedono che dietro le loro false giustificazioni si trova la perdita di diritti della vita umana, ma mettono anche in discussione il diritto dei cristiani di mostrare i loro punti di vista e il loro impegno democratico per vederli compresi nella legislazione europea. Hilarion definisce incoraggiante la recente raccomandazione dellassemblea parlamentare del Consiglio dEuropa che ha sostenuto il diritto allobiezione di coscienza per gli operatori sanitari che rifiutano di prendere parte a pratiche abortive o eutanasiche: Spero che il rifiuto per motivi di obiezione di coscienza divenga un approccio accettato nellambito educativo e del servizio pubblico, ha commentato. Lanalisi dei casi di intolleranza verso i cristiani porta a concludere che, alla base, prevalgono le motivazioni anti-religiose. Le persone che ignorano o violano i diritti e gli interessi legittimi dei cristiani spiega Hilarion sono spesso guidate da massimalismo secolare, cio esse partono dal concetto che la religione non altro che un affare privato dellindividuo e non possiede una dimensione sociale. Negli ultimi anni, lOsce si resa conto che il fattore dominante del secolarismo radicale pericoloso per la libert religiosa tanto quanto lestremismo religioso in tutte le sue manifestazioni. Un cambiamento di posizione reso possibile grazie agli sforzi delle organizzazioni non governative cri-
stiane che monitorano costantemente la cristianofobia in Europa. Nel maggio scorso il sinodo della Chiesa ortodossa russa ha adottato uno specifico documento sulla cristianofobia internazionale, nel quale si esprime preoccupazione per laumento degli episodi di intolleranza e di violenza contro i cristiani. Il metropolita di Volokolamsk ha concluso il suo intervento sottolineando che la costruzione di relazioni sociali che escludano o riducano al minimo i contrasti interreligiosi impensabile senza prestare attenzione alleducazione religiosa e interculturale, senza creare le condizioni per lincarnazione degli ideali di virt, giustizia e misericordia nella vita pubblica, comune a gran parte delle religioni tradizionali.
Signor Avvocato
CHARLES J. BROWN
che ha vissuto con fede esemplare la sua vita familiare e professionale. Nel partecipare al grave lutto di Monsignor Brown, della sua Mamma, dei numerosi suoi fratelli e di tutta la sua famiglia, il Cardinale Prefetto, il Segretario, il Sotto-Segretario, il Promotore di Giustizia e tutti i Collaboratori del Dicastero assicurano la loro preghiera di suffragio, affidando il caro Defunto alla Beata Vergine Maria Addolorata.
LOSSERVATORE ROMANO
La memoria liturgica dellAddolorata Alludienza generale il Papa ricorda la beatificazione di suor Elena Aiello
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(cfr. Isaia, 66, 7-8; Giovanni, 16, 21); la Gerusalemme-madre dei dispersi figli di Dio unificati nel tempio umano-divino di Cristo (cfr. Giovanni, 11, 51-52). Scrive MatMarija: La Madre di Dio carne trasfigurata, santa terra. E trova rifugio, divinizzazione, riscatto nelle sofferenze del Figlio. Per la sua redenzione e in lei per quella di tutti il Figlio venuto nel mondo. La via dei figli la via del sacrificio per la madre. questa via che trapassa il cuore con una spada a doppio taglio. La terra santa per il suo stare ai piedi della Croce. La terra viene redenta dalla spada che la trapassa. Ma la terra non sale sulla croce. La terra non sceglie di sua volont la propria via: seguendo la volont del Figlio, che viene coinvolta e percorre il proprio cammino. Nellepisodio giovanneo viene rivelata la volont redentrice che Ges rivolge alla madre e al discepolo: accoglietevi lun laltro nel mio nome e nel mio amore ( qui il fondamento della inscindibilit, profonda consonanza e reciprocit fra
Maria e la Chiesa). segno della profonda comunione spirituale fondata nella fede in Cristo, nella relazione al Padre e nella disponibilit a servire il Mistero. Ges, osserva il documento ecumenico-mariano di Dombes, vuole fare uscire Maria dal semplice ruolo della maternit fisica []. Secondo una gradazione teologica: partendo da Maria madre di Ges, passa da Maria donna, per arrivare a Maria madre dei discepoli con una maternit nuova, di un ordine diverso rispetto alla prima e che la Chiesa confessa con lui. La Madre di Colui che venuto nel mondo tra kenosis e gloria per radunare gli uomini in comunione con Dio e fra di loro, non pu non essere utile alla ricomposizione dei divisi discepoli, i quali non possono ignorare o minimizzare il ruolo materno ed esemplare da lei esercitato verso la comunit intera per esplicito dono e volont del Signore. Per cui Maria la madre che intercede per lunit e lamicizia di tutti i fedeli, la madre dellunit della Chiesa.
VI
datenbetreuung, Sigmaringen; Polizeiseelsorge aus dem Bistum Speyer; Schlerinnen, Schler und Lehrer folgender Schulen: EuregioGymnasium, Bocholt; Edith-SteinSchule, Darmstadt; Volkshochschule Donauwrth; Kardinal-von-GalenGymnasium, Kevelaer; Werner-Heisenberg-Gymnasium; Konrad-Adenauer-Gymnasium, Langenfeld; Christoph Jacob Treu Gymnasium, Lauf; Gymnasium Maria Knigin, Lennestadt-Altenhundern; Tilemannschule, Limburg; Berufliche Gymnasien, Meppen; Kooperative Gesamtschule, Moringen; GiselaGymnasium, Passau-Niedernburg; Carl-Friedrich-Gau-Gymnasium, Schwandorf; Gymnasium Johanneum, Wadersloh; Geschwister-SchollGymnasiums, Zeitz; Christian-Weise-Gymnasium, Zittau. De Mxico: Parroquia Santo Domingo de Guzmn, de Oaxtepec. De Colombia: Grupo de Oficiales de la Polica Nacional. De Venezuela: Iglesia de San Juan, de Caracas. De Chile: Grupo de la Academia de Carabineros. De Argentina: Alumnos y profesores del Bachillerato Humanista Moderno, de la Arquidicesis de Salta; Parroquia Cristo Rey, de La Plata; Delegacin Argentina para las Olimpiadas de Sordomudos. De Honduras: Grupo de peregrinos de Tegucigalpa. De Portugal: grupo da Unio Missionria Franciscana do Convento do Varatojo. Do Brasil: Grupo do Centro Vocacional do Caminho Neocatecumenal do Brasil; Grupos de visitantes.
Boomer, West Virginia; Patrons of the Arts in the Vatican Museums, Michigan Chapter; Pilgrims from Good Shepherd Catholic Community, Aurora, New York; Members of the Christ the King Chorale, Denver, Colorado; Students and faculty from St Johns University, Queens, New York, Rome Campus. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Seelsorgeeinheit Bottwartal; St. Christophorus, Delmenhorst; St. Goar, Flieden; St. Peter und Paul, Gndlkofen; St. Johannes, Iserlohn-Hennen; Pilgergruppen aus dem Bistum Dresden-Meien; Erzbistum Paderborn; Pilgergruppen aus Eslarn; Olpe; Thurndorf; katholische Frauengemeinschaft St. Liebfrauen, Beckum; Mitarbeiterinnen und Mitarbeiter des Erzbischflichen Generalvikariates in Kln; Seniorenwerk - Pfarrei St. Ccilia, Mosbach; Katholischer Frauenbund Bezirk Neckarsulm; Evangelische Arbeitsgruppe fr Sol-
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LOSSERVATORE ROMANO
Alludienza generale il Papa parla del salmo 22
Dio tace, e questo silenzio lacera lanimo dellorante, che incessantemente chiama, ma senza trovare risposta. I giorni e le notti si succedono, in una ricerca instancabile di una parola, di un aiuto che non viene; Dio sembra cos distante, cos dimentico, cos assente. La preghiera chiede ascolto e risposta, sollecita un contatto, cerca una relazione che possa donare conforto e salvezza. Ma se Dio non risponde, il grido di aiuto si perde nel vuoto e la solitudine diventa insostenibile. Eppure, lorante del nostro Salmo per ben tre volte, nel suo grido, chiama il Signore mio Dio, in un estremo atto di fiducia e di fede. Nonostante ogni apparenza, il Salmista non pu credere che il legame con il Signore si sia interrotto totalmente; e mentre chiede il perch di un presunto abbandono incomprensibile, afferma che il suo Dio non lo pu abbandonare. Come noto, il grido iniziale del Salmo, Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato?, riportato dai Vangeli di Matteo e di Marco come il grido lanciato da Ges morente sulla croce (cfr. Mt 27, 46; Mc 15, 34). Esso esprime tutta la desolazione del Messia, Figlio di Dio, che sta affrontando il dramma della morte, una realt totalmente contrapposta al Signore della vita. Abbandonato da quasi tutti i suoi, tradito e rinnegato da discepoli, attorniato da chi lo insulta, Ges sotto il peso schiacciante di una missione che deve passare per lumiliazione e lannichilimento. Perci grida al Padre, e la sua sofferenza assume le parole dolenti del Salmo. Ma il suo non un grido disperato, come non lo era quello del Salmista, che nella sua supplica percorre un cammino tormentato sfociando per infine in una prospettiva di lode, nella fiducia della vittoria divina. E poich nelluso ebraico citare linizio di un Salmo implicava un riferimento allintero poema, la preghiera straziante di Ges, pur mantenendo la sua carica di indicibile sofferenza, si
que necessario che Dio si faccia vicino e soccorra, perch i nemici circondano lorante, lo accerchiano, e sono come tori poderosi, come leoni che spalancano le fauci per ruggire e sbranare (cfr. vv. 13-14). Langoscia altera la percezione del pericolo, ingrandendolo. Gli avversari appaiono invincibili, sono diventati animali feroci e pericolosissimi, mentre il Salmista come un piccolo verme, impotente, senza difesa alcuna. Ma queste immagini usate nel Salmo servono anche a dire che quando luomo diventa brutale e aggredisce il fratello, qualcosa di animalesco prende il sopravvento in lui, sembra perdere ogni sembianza umana; la violenza ha sempre in s qualcosa di bestiale e solo lintervento salvifico di Dio pu restituire luomo alla sua umanit. Ora, per il Salmista, oggetto di tanta feroce aggressione, sembra non esserci pi scampo, e la morte inizia ad impossessarsi di lui: Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa [...] arido come un coccio il mio vigore, la mia lingua si incollata al palato [...] si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte (vv.
Incontro tra la Congregazione per la Dottrina della Fede e la Fraternit sacerdotale San Pio X
Mercoled 14 settembre si sono incontrati nella sede della Congregazione per la Dottrina della Fede il cardinale prefetto William Levada, presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, larcivescovo segretario Luis Ladaria, S.I., monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, con Sua Eccellenza monsignor Bernard Fellay, superiore generale della Fraternit sacerdotale San Pio X, e i reverendi Niklaus Pfluger e Alain-Marc Nly, rispettivamente primo e secondo assistente generale della medesima. In seguito alla supplica indirizzata dal superiore generale della Fraternit sacerdotale San Pio X il 15 dicembre 2008 a Benedetto XVI, il Papa aveva deciso di rimettere la scomunica ai quattro vescovi consacrati dallarcivescovo Lefebvre, e, nel medesimo tempo, di aprire dei colloqui dottrinali con detta Fraternit, al fine di chiarire i problemi di ordine dottrinale e giungere al superamento della frattura esistente. In ottemperanza alle disposizioni del Pontefice, una commissione mista di studio, composta da esperti della Fraternit sacerdotale San Pio X e da esperti della Congregazione per la Dottrina della Fede, si riunita in otto incontri, che si sono svolti a Roma tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011. Questi colloqui, che avevano lobiettivo di esporre e approfondire le difficolt dottrinali essenziali sui temi controversi, hanno raggiunto lo scopo di chiarire le rispettive posizioni e relative motivazioni. Anche tenendo conto delle preoccupazioni e delle istanze presentate dalla Fraternit sacerdotale San Pio X in ordine alla custodia dellintegrit della fede cattolica di fronte allermeneutica della rottura del concilio Vaticano II rispetto alla tradizione, di cui ha fatto menzione Benedetto XVI nel discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, la Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene come base fondamentale per il conseguimento della piena riconciliazione con la Sede Apostolica laccettazione del testo del Preambolo dottrinale che stato consegnato durante lincontro del 14 settembre. Tale Preambolo enuncia alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedelt al magistero della Chiesa e il sentire cum Ecclesia, lasciando nel medesimo tempo alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del concilio Vaticano II e del magistero successivo. Nella stessa riunione, sono stati proposti alcuni elementi di una soluzione canonica per la Fraternit sacerdotale San Pio X, a seguito delleventuale e auspicata riconciliazione.
15.16.19). Con immagini drammatiche, che ritroviamo nei racconti della passione di Cristo, si descrive il disfacimento del corpo del condannato, larsura insopportabile che tormenta il morente e che trova eco nella richiesta di Ges Ho sete (cfr. Gv 19,28), per giungere al gesto definitivo degli aguzzini che, come i soldati sotto la croce, si spartiscono le vesti della vittima, considerata gi morta (cfr. Mt 27, 35; Mc 15, 24; Lc 23, 34; Gv 19, 23-24). Ecco allora, impellente, di nuovo la richiesta di soccorso: Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto [...] Salvami (vv. 20.22a). questo un grido che dischiude i cieli, perch proclama una fede, una certezza che va al di l di ogni dubbio, di ogni buio e di ogni desolazione. E il lamento si trasforma, lascia il posto alla lode nellaccoglienza della salvezza: Tu mi hai risposto. Annuncer il tuo nome ai miei fratelli, ti loder in mezzo allassemblea (vv. 22c-23). Cos, il Salmo si apre al rendimento di grazie, al grande inno finale che coinvolge tutto il popolo, i fedeli del Signore, lassemblea liturgica, le generazioni future (cfr. vv. 24-32). Il Signore accorso in aiuto, ha salvato il povero e gli ha mostrato il suo volto di misericordia. Morte e vita si sono incrociate in un mistero inseparabile, e la vita ha trionfato, il Dio della salvezza si mostrato Signore incontrastato, che tutti i confini della terra celebreranno e davanti al quale tutte le famiglie dei popoli si prostreranno. la vittoria della fede, che pu trasformare la morte in dono della vita, labisso del dolore in fonte di speranza. Fratelli e sorelle carissimi, questo Salmo ci ha portati sul Golgota, ai piedi della croce di Ges, per rivivere la sua passione e condividere la gioia feconda della risurrezione. Lasciamoci dunque invadere dalla luce del mistero pasquale anche nellapparente assenza di Dio, anche nel silenzio di Dio, e, come i discepoli di Emmaus, impariamo a discernere la vera realt al di l delle apparenze, riconoscendo il cammino dellesaltazione proprio nellumiliazione, e il pieno manifestarsi della vita nella morte, nella croce. Cos, riponendo tutta la nostra fiducia e la nostra speranza in Dio Padre, in ogni angoscia Lo potremo pregare anche noi con fede, e il nostro grido di aiuto si trasformer in canto di lode. Grazie.