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DILUVIO, SINTASSI E METODO

A. Niccacci

Il racconto del diluvio è uno dei passi della Scrittura in cui i padri della
critica delle fonti ritennero di aver conseguito i risultati più sicuri. Per dir-
la con Cassuto1:

Several generations of scholars took part in the work of making a


detailed and exact analysis of the text according to the sources, and the
results are regarded, to quote Gunkel’s expression, as a ‘masterpiece of
modern criticism’, or, as Budde wrote earlier, an ‘indisputable masterpiece’.
This spirit of boastful self-confidence on the part of the professional
expositors gave the general public the impression that the existence of
the two recensions, one of J and the other of P, was an assured fact.
Even in school primers and in popular works intended for the lay
reader, the two versions are referred to with the simple certitude with
which one may speak of a human being having two eyes.

Non è mia intenzione scrivere una confutazione della teoria delle fonti
nel racconto del diluvio: non ne ho né la forza né il desiderio. Cassuto ha
inteso farlo, e l’ha fatto da par suo. La sua confutazione non ha convinto
tutti, ma forse ha dato un colpo ai sogni troppo fiduciosi di alcuni2.
I critici hanno formulato i seguenti criteri per l’identificazione delle
fonti: variazioni nell’uso dei nomi divini ’Elohîm e Yahweh; locuzioni ca-
ratteristiche; ripetizioni e doppioni; passi contrastanti; peculiarità stilistiche
delle fonti note da altri passi biblici.

1. U. Cassuto, A Commentary on the Book of Genesis. Translated from the Hebrew by Israel
Abrahams, II, Jerusalem 1964, 33.
2. Negli ultimi anni, discussioni vivaci e puntigliose sul metodo esegetico, da parte di stu-
diosi pro e contro la critica delle fonti, si sono concentrate sul racconto del diluvio. J.A.
Emerton, “An Examination of Some Attempts to Defend the Unity of the Flood Narrative
in Genesis”, VT 37 (1987) 401-420 (Part I); VT 38 (1988) 1-21 (Part II), ha discusso, nel-
l’ordine: Cassuto (il commentario citato nella nota 1 e: La questione della Genesi, Firenze
1934); E. Nielsen, Oral Tradition, London 1954, 93-103; F.I. Andersen, The Sentence in
Biblical Hebrew, The Hague - Paris - New York 1974, capp. 3 e 9; G.J. Wenham, “The
Coherence of the Flood Narrative”, VT 28 (1978) 336-348; Y.T. Radday, “Chiasmus in
Hebrew Narrative”, in: J.W. Welch, ed., Chiasmus in Antiquity, Hildesheim 1981, 50-117.
Wenham ha replicato nella medesima rivista: “Method in Pentateuchal Source Criticism”,
VT 41 (1991) 84-109, mettendo a confronto Emerton con un oppositore della teoria delle
fonti: R.N. Whybray, The Making of the Pentateuch, Sheffield 1987.

LA 44 (1994) 9-46
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Gli oppositori, per parte loro, ritengono che il testo sia coerente e perciò le
fonti non sono necessarie; valorizzano inoltre la funzione narrativa delle ripe-
tizioni, le diverse tecniche della composizione antica e i paralleli extra biblici3.
E’ mia intenzione esaminare il racconto del diluvio dal punto di vista
sintattico4, con il duplice scopo di conoscere la funzione delle singole frasi
e di controllare lo stato complessivo del testo. Da un lato, conoscere la fun-
zione delle singole frasi sarà utile per valutare, sotto luce nuova, le nume-
rose ripetizioni, che costituiscono uno dei cardini della critica delle fonti;
dall’altro lato, per controllare lo stato complessivo del testo sarà necessa-
rio fare appello anche alle tecniche di composizione e allo stile.
La presente ricerca incrocerà il problema del metodo esegetico, che è
un punto scottante degli studi biblici attuali, specialmente dell’AT. Come
conclusione presenterò alcune riflessioni sulla necessità di un metodo inte-
grato per l’analisi del testo biblico.

1. Criteri

L’analisi del racconto del diluvio sarà fatta secondo il modello sintattico che ho
presentato5. Il testo viene suddiviso in segmenti che rappresentano proposizio-

3. Si veda, ad esempio, Wenham, “Method”.


4. L’analisi sintattica è piuttosto trascurata. Per lo più non viene ritenuta significativa dai cri-
tici, almeno a giudicare dall’attenzione che riceve. E’ considerata, invece, da studiosi sensi-
bili alla linguistica del testo, o “discourse analysis”, come Andersen, The Sentence, e R.E.
Longacre, “The Discourse Structure of the Flood Narrative”, JAAR 47 (1979) Suppl. 89-133.
Molto opportunamente Andersen sottolinea l’importanza della sintassi nell’analisi di una
narrazione. La sua, però, è un’analisi incompleta del racconto, per cui Emerton ha buon gio-
co a rilevare la soggettività di alcune sue scelte (“An Examination”, Part II, 2-4). D’altra par-
te, i suoi criteri di analisi sintattica non sembrano precisi. Andersen, ad esempio, da una parte
tralascia le indicazioni temporali come elementi non significativi della proposizione, dall’al-
tra dà importanza sintattica alla congiunzione waw, distinguendo apposizione (asindetica) da
coordinazione (sindetica) (cf. §§ 3.4; 9.3.2). Al contrario, noterò più di una volta, nel corso
del commento sintattico, che ogni elemento ‘x’ (indicazione temporale o altro) che precede il
verbo finito è significativo quanto alla struttura sintattica della frase, mentre waw non lo è;
ad esempio waw-x-qatal e x-qatal hanno la medesima funzione. Da parte sua, Longacre di-
stingue la linea centrale del racconto dagli elementi di appoggio (il che corrisponde a quello
che io chiamo linea principale e linea secondaria della narrazione; ma i criteri di analisi non
sono gli stessi) ed è interessato a identificare i vari punti salienti (“peaks”) del racconto.
5. La teoria, proposta inizialmente in: Sintassi del verbo ebraico nella prosa biblica classi-
ca, Jerusalem 1986, poi in forma riveduta in: The Syntax of the Verb in Classical Hebrew
Prose, Sheffield 1990, l’ho applicata a testi continuati in: Lettura sintattica della prosa
ebraico-biblica. Principi e applicazioni, Jerusalem 1991. Il modello di analisi qui adottato è
descritto più ampiamente in: Lettura sintattica § 7.
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ni complete; ad ogni proposizione completa viene assegnata una riga tipogra-


fica; qualora lo spazio non sia sufficiente, viene posto il segno ‘ ÷ ’ a significa-
re che ciò che segue è continuazione della proposizione della riga precedente.
Le singole proposizioni vengono poi identificate come verbali o nomi-
nali. Sono verbali quelle che iniziano con verbo finito (wayyiqtol nella
narrazione storica); sono nominali tutte le altre, sia che abbiano un verbo
finito in seconda posizione (proposizioni nominali complesse; in sigle: x-
qatal e x-yiqtol nella narrazione storica) o non lo abbiano affatto (proposi-
zioni nominali semplici). Quanto alla funzione nel testo, le proposizioni
verbali indicano connessione, quelle nominali pausa o interruzione.
E’ necessario far ricorso all’interpretazione per decidere se le proposi-
zioni nominali indichino pausa o interruzione. Per principio, le proposizio-
ni nominali nella narrazione storica si appoggiano alle (e dipendono dalle)
proposizioni verbali. L’interpretazione deve decidere se esse si appoggiano
a una proposizione verbale precedente o seguente.
Nel primo caso, la proposizione verbale (wayyiqtol nella narrazione)
indica il primo piano, la proposizione nominale lo sfondo; insieme, propo-
sizione verbale e proposizione nominale, primo piano e sfondo, formano
un’unità sintattica inscindibile. Un caso frequente è la cosiddetta transizio-
ne temporale da wayyiqtol a waw-x-qatal (indicata con il simbolo →), che
segna il passaggio da una notizia storica (primo piano) a una specificazione
di essa (sfondo). Questo passaggio non costituisce un’interruzione vera e
propria della narrazione, ma solo una pausa.
Nel secondo caso, la proposizione nominale si appoggia a una proposi-
zione verbale seguente, per cui si verifica una transizione temporale inversa
a quella indicata sopra, cioè waw-x-qatal (o altre forme nominali) → wayyiqtol.
La proposizione nominale comunica, allora, un’informazione previa alla nar-
razione vera e propria, che chiameremo antefatto. Una proposizione nomina-
le con questa funzione costituisce un’interruzione vera e propria nel flusso della
comunicazione; interruzione che può essere “notevole” oppure no. Anche qui
la decisione spetta all’interpretazione: occorre controllare se cambiano o no
l’argomento, lo scenario, i personaggi ecc. Secondo la definizione di Weinrich6,

6. H. Weinrich, Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo, Bologna 1978 (2 ed. ted., Stuttgart
1971), 14. La mia descrizione del sistema verbale dell’ebraico applica il metodo di analisi di
Weinrich, detto linguistica testuale. Per l’applicazione dello stesso metodo all’italiano si può
vedere B. Bagioli - V. Deon, “Il tempo verbale nel testo: tempo e tempus”, in: S. Cargnel - G.
F. Colmelet - V. Deon, ed., Prospettive didattiche della linguistica del testo, Firenze 1986, 61-
76. Ho presentato un primo tentativo di applicare lo stesso metodo al greco biblico in:
“Dall’aoristo all’imperfetto o dal primo piano allo sfondo. Un paragone tra sintassi greca e
sintassi ebraica”, LA 42 (1992) 85-108.
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Un testo è una successione logica (cioè coerente e consistente) di segni


linguistici, posta tra due interruzioni notevoli della comunicazione.

Se dunque l’interruzione è notevole, la proposizione nominale segnerà


l’inizio di un nuovo testo; diversamente segnerà l’inizio di un nuovo epi-
sodio all’interno del medesimo testo.
Su questa base ho distinto tre livelli del testo ebraico: il primo, sul
margine destro, per la linea narrativa principale (wayyiqtol e costrutti no-
minali di sfondo ad esso collegati, questi ultimi indicati con il simbolo ↑);
il secondo per la linea secondaria (antefatto); il terzo per discorso diretto.
Nel disporre il testo ebraico nei tre livelli si presentano due problemi
principali: stabilire quando un segmento di testo costituisce una proposi-
zione completa; e come separare le proposizioni dipendenti, normalmente
relative, che si trovano inglobate in proposizioni principali, dette sovra-
ordinate. Del primo problema indicherò la soluzione volta per volta (ad
esempio, nel commento a 6,17-18). Il criterio che seguirò per risolvere il
secondo problema è il seguente: una proposizione relativa non va messa in
riga separata quando è inestricabilmente inglobata in una proposizione
sovraordinata. Questo è il caso, ad esempio, di awhi hr:hof] alø rv,a} in 7,2, in
quanto ciò che segue fa parte della proposizione sovraordinata.
Aggiungo la traduzione a fianco del testo strutturato per mostrare in
concreto le conseguenze dell’analisi sintattica presentata nel § 3.

2. Gn 6,9-8,22

6,9 Queste sono le generazioni di Noè. j"nO tdol]/T hL,ae


Ora, Noè fu uomo giusto, integro wyt…rodoB] hy:h; µymiT; qyDIx' vyai j"nO
nella sua generazione;
con Dio camminò Noè. jænOAËL,h't]hi µyhiløa‘h;Ata,
6,10 Egli generò tre figli: Sem, tp,y:Ata,w“ µj…Ata, µv´Ata, µynIb; hv…løv] j"nO dl,/Yw"
Ham e Iafet.
6,11 Ma la terra si corruppe davanti a Dio. µyhiløa‘h; ynEp]li ≈r<a…h; tj´V;Tiw"
Infatti la terra si riempì di violenza. sm…j; ≈r<a…h; al´M;Tiw"
6,12 Allora Dio vide ≈r<a…h;Ata, µyhiløa‘ ar“Y"w"

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto)
Livello 3 = discorso diretto
DILUVIO, SINTASSI E METODO 13

che la terra si era corrotta ht;j…v]nI hNEhiw ↑


poiché ogni creatura aveva ≈r<ah… A; l[' /Kr“DA" ta, rc…BA; lK; tyjivh] Ai yK ↑
corrotto la sua via sopra la terra.
6,13 Dio disse a Noè: j"nOl] µyhiløa‘ rm,aYow"
La fine di tutte le creature è giunta yn"p;l] aB… rc;B;AlK; ≈q´
davanti a me
poiché la terra è piena di µh≤ynEP]mi sm…j; ≈r<a…h; ha…l]m;AyKi
violenza a causa di esse;
ed ecco che io sto per distruggerli ≈r<a…h;Ata, µt…yjiv]m' ynIn“hiw“
insieme con la terra.
6,14 Fatti un’arca con legno gofer; rp,gOAyxe[} tbæTe Úl] hc´[}
con molti ambienti farai l’arca. hb…Teh'Ata, hc≤[}T' µyNIqi
Poi la guarnirai all’interno rp,KoB' ≈WjmiW tyIBæmi Ht…ao T…r“p'k…w“
e all’esterno con pece.
6,15 E questo è il modo in cui la farai: Ht…ao hc≤[}Tæ rv≤a} hz<w“
trecento cubiti sarà la lunghezza hb;Teh' Ër<ao hM;a' t/ame vløv]
dell’arca,
cinquanta cubiti la sua larghezza HB;j]r: hM;a' µyVimij}
e trenta cubiti la sua altezza. Ht…m/; q hM…a' µyvilvø W]
6,16 Un’apertura farai all’arca; hb;Tel' hc≤[}Tæ rh'xo
a un cubito la terminerai in alto; hl;[]m'l]mi hN:l≤k'T] hM;a'Ala,w“
la porta dell’arca nel fianco di µyciT; HD:xiB] hb…Teh' jt'p≤W
essa porrai;
con primo piano, secondo h…c≤[}T' µyviliv]W µYInIv] µYITij]T'
e terzo piano la farai.
6,17 Quanto a me, ynIaw} "
ecco rc;B;AlK; tj´v'l] ≈r<a;h;Al[' µyIm' lWBM'h'Ata, aybime ynIn“hi
che io sto per arrecare il diluvio in forma di acqua sulla terra
per distruggere ogni creatura
in cui è soffio di vita µyIm…V;h' tj'Tæmi µyYIj' j"Wr /BArv,a} ÷
da sotto il cielo;
nello stesso tempo tutto ciò che è sopra [w:gy“ I ≈r<aB … A; rv,a} lKo
la terra perirà.

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto) 
Livello 3 = discorso diretto
14 A. NICCACCI

6,18 Ma stabilirò il mio patto con te. ËT…ai ytiyrIB]Ata, ytimoqih}w"


Perciò ËT…ai Úyn<b;Ayv´n“W ÚT]v]aiw“ Úyn<b;W hT;a' hb;Teh'Ala, t;ab;W
entrerai nell’arca tu, i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei
tuoi figli con te;
6,19 di tutti i viventi e di tutte le creature – rc;B;AlK;mi yj'h;AlK;miW
due di tutti porterai ËT…ai tyOj}h'l] hb…Teh'Ala, aybiT; lKomi µyIn"v]
nell’arca per mantenerli in vita con te;
maschio e femmina saranno; Wyh]yI hb…qen“W rk…z:
6,20 WhnEymil] hm…d:a}h; cm,r< lKomi Hn:ymil] hm;heB]h'AˆmiW WhnEymil] π/[h;me
degli uccelli secondo la loro specie e degli animali secondo
la loro specie, di tutti i rettili della terra secondo la loro
specie –
due di tutti verranno a te t/yj}h'l] Úyl≤ae Waboy: lKomi µyIn"v]
per mantenersi in vita.
6,21 Quanto a te, hT…aw' “
prenditi ogni cibo lkea;yE rv≤a} lk;a}m'AlK;mi Úl]Ajq'
che si mangia.
Lo raccoglierai presso di te Úyl≤ae T…p]s'a;w“
e sarà per te e per loro di cibo. hl…k]a;l] µh≤l;w“ Úl] hy:h;w“
6,22 Allora Noè fece (questo); j"nO c['Y"w"
secondo tutto quanto gli aveva ordinato Dio, µyhiløa, /tao hW:xi rv,a} lkoK] ↑
così fece. hc…[; ˆK´ ↑
7,1 Poi Yahveh disse a Noè: j"nOl] hw:hy“ rm,aYow"
Entra tu e tutta la tua hb…Teh'Ala, Út]yBeAlk;w“ hT…a'AaBo
famiglia nell’arca,
poiché te ho visto hZ<h' r/DB' yn"p;l] qyDIx' ytiyair: Út]aoAyKi
giusto davanti a me in questa generazione.
7,2 Di /Tv]aiw“ vyai h[…b]vi h[…b]vi Úl]AjQ'Ti hr:/hF]h' hm…heB]h' lKomi
tutti gli animali puri prenderai per te sette coppie, maschio e
femmina,
e degli /Tv]aiw“ vyai µyIn"v] awhi hr:hof] alø rv,a} hm;heB]h'AˆmiW
animali che non sono puri, due, maschio e femmina;
7,3 anche degli uccelli hb…qen“W rk…z: h[…b]vi h[…b]vi µyImæV;h' π/[me µG"
del cielo, sette coppie, maschio e femmina,

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto)
Livello 3 = discorso diretto
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per far vivere la ≈r<a…h;Alk; ynEP]Al[' [r"z< t/Yj'l] ÷


discendenza sopra la faccia di tutta la terra;
7,4 poiché dopo ≈r<a;h;Al[' ryfim]m' ykinOa… h[;b]vi d/[ µymiy:l] yKi
altri sette giorni io manderò pioggia sopra la terra
per quaranta giorni e hl;y“l… µy[iB;r“a'w“ µ/y µy[iB;r“a' ÷
quaranta notti,
e così hm…d:a}h; ynEP] l[æme ytiyci[; rv≤a} µWqy“h'AlK;Ata≤ ytiyjim;W
annienterò ogni essere che ho fatto da sopra la faccia della
terra.
7,5 Noè fece secondo tutto quanto gli aveva hw:hy“ WhW:xiArv,a} lkoK] j"nO c['Y"w"
ordinato Dio.
7,6 Ora Noè aveva seicento anni hn:v; t/ame vv´AˆB, j"nOw“
quando il diluvio cadde come acqua ≈r<a…h;Al[' µyImæ hy:h; lWBM'h'w“
sulla terra.
7,7 Allora Noè, lWBM'h' ym´ ynEP]mi hb…Teh'Ala, /Tai wyn:b;Ayv´n“W /Tv]aiw“ wyn:b;W j"nO aboY:w"
i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli entrarono nell’arca a causa
delle acque del diluvio.
7,8 Di tutti gli animali hr:hof] hN:n<yae rv≤a} hm;heB]h'AˆmiW hr:/hF]h' hm;heB]h'Aˆmi ↑
puri e degli animali che non sono puri, degli uccelli
e di tutto ciò che striscia sulla terra, hm…d:a}h…Al[' cm´roArv,a} lkow“ π/[h;AˆmiW ÷
7,9 fu in coppie che vennero hb…qen“W rk…z: hb…Teh'Ala, j"nOAla, WaB… µyIn"v] µyIn"v] ↑
a Noè nell’arca, maschio e femmina,
come Dio aveva ordinato a Noè. jænAO ta, µyhilaø ‘ hW:xi rv≤aK} ↑
7,10 Avvenne, dopo sette giorni, µymiY:h' t[æb]vil] yhiy“w"
che le acque del diluvio caddero sulla terra. ≈r<ah… A; l[' Wyh; lWBM'h' ym´W ↑
7,11 Nell’ vd<jol' µ/y rc…[;Ah[…b]viB] ynIVeh' vd<joB' j"nOAyYEj'l] hn:v; t/ameAvve tn"v]Bi ↑
anno seicento della vita di Noè, nel secondo mese, nel diciassette del mese,
fu proprio in quel giorno che tutte hB;r" µ/hT] tnOy“[]m'AlK… W[q]b]nI hZ<h' µ/YB ↑
le sorgenti del grande abisso eruppero
e, nello stesso tempo, le chiuse del cielo si aprirono. WjT…pn] I µyImV æ h; ' tBoraU w} " ↑
7,12 La pioggia cadde dunque hl;y“l… µy[iB;r“a'w“ µ/y µy[iB;r“a' ≈r<a…h;Al[' µv,G<h' yhiy“w"
sopra la terra per quaranta giorni e quaranta notti;
7,13 fu proprio in quel giorno j"nOAynEB] tp,y<w: µj…w“Aµvew“ j"nO aB… hZ<h' µ/Yh' µx,[,B]i ↑

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che Noè, Sem, Ham e Iafet, figli di Noè,


la moglie di Noè e le tre hb…Teh'Ala, µT…ai wyn:b;Ayv´n“ tv,løv]W j"nO tv,aew“ ÷
mogli dei suoi tre figli entrarono con loro nell’arca;
7,14 essi e tutti gli esseri viventi Hn:ymil] hm;heB]h'Alk;w“ Hn:ymil] hY:j'h'Alk;w“ hM;he ÷
secondo la loro specie, tutti gli animali secondo la loro specie,
tutti i rettili che strisciano sulla WhnEymil] ≈r<a…h;Al[' cm´roh; cm,r<h;Alk;w“ ÷
terra secondo la loro specie,
tutti i volatili secondo la loro specie, πn:K;AlK; r/Pxi lKo WhnEymil] π/[h;Alk;w“ ÷
tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati.
7,15 Essi µyYIj' j"Wr /BArv,a} rc;B;h'AlK;mi µyIn"v] µyIn"v] hb…Teh'Ala, j"nOAla, WaboY:w"
vennero a Noè nell’arca in coppie fra tutte le creature in cui era respiro di vita.
7,16 Ora quelli che vennero, µyaiB;h'w“ ↑
fu maschio e femmina che vennero fra tutte WaB; rc;BA; lK;mi hb…qne W“ rk;z: ↑
le creature,
come Dio gli aveva ordinato. µyhilaø ‘ /tao hW:xi rv≤aK} ' ↑
Poi Yahveh chiuse la porta dietro di lui. /d[}B' hw:hy“ rGOs]YIw"
7,17 Il diluvio cadde dunque per quaranta ≈r<a…h;Al[' µ/y µy[iB;r“a' lWBM'h' yhiy“w"
giorni sopra la terra.
Le acque aumentarono, µyIM'h' WBr“YIw"
sollevarono l’arca hb;Teh'Ata, Wac]YIw"
ed essa si alzò da sopra la terra. ≈r<a…h; l[æme µr:T…w"
7,18 Le acque dominarono, µyIMæh' WrB]g“YIw"
aumentarono molto sopra la terra ≈r<a…h;Al[' daom] WBr“YIw"
e l’arca navigò sopra la superficie delle acque. µyIM…h' ynEP]Al[' hb…Teh' Ël,T´w"
7,19 Ora le acque dominarono molto molto ≈r<ah… A; l[' daom] daom] Wrb]G: µyIMh' w' “ ↑
sopra la terra
e tutti i monti più alti che µyImV… h; A' lK; tj'TAæ rv,a} µyhibGo h“ ' µyrIhh; A, lK; WSkuyw“ " ↑
sono sotto tutto il cielo furono ricoperti.
7,20 Ben quindici cubiti al di sopra µyIM…h' Wrb]G: hl;[]m'l]mi hM;a' hrEc][, vmej} ↑
dominarono le acque
e i monti furono ricoperti. µyrIhh; , WSkuyw“ " ↑
7,21 Allora perì ogni hY:j'bæW hm;heB]b'W π/[B; ≈r<a;h;Al[' cm´roh; rc…B;AlK; [w"g“YIw"
creatura che striscia sopra la terra – uccelli, animali, esseri viventi

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto)
Livello 3 = discorso diretto
DILUVIO, SINTASSI E METODO 17

e tutti i rettili che strisciano µd:a;h; lkow“ ≈r<a…h;Al[' ≈rEVoh' ≈r<V≤h'Alk;b]W ÷


sulla terra – e ogni uomo;
7,22 assolutamente tutto Wtm´ hb…r:j…B, rv≤a} lKomi wyP;a'B] µyYIj' j"WrAtm'v]nI rv,a} lKo ↑
ciò nel cui naso c’è respiro di vita fra tutto ciò che è sopra la terraferma
morì.
7,23 Così (Dio) distrusse ogni essere hm;d:a}h; ynEP]Al[" rv≤a} µWqy“h'AlK;Ata≤ jm'YIw"
che era sopra la faccia della terra;
dagli uomini agli animali, µyImV' h; ' π/[Ad['w“ cm,rA< d[' hm;hBe A] d[' µd:am; e ↑
ai rettili e agli uccelli del cielo,
essi furono distrutti dalla terra. ≈r<a…h;Aˆmi WjM;YIw"
Rimase solo Noè e ciò che era con lui hb…TeB' /Tai rv≤a}w" j"nOAËa' ra,V…yIw"
nell’arca.
7,24 Le acque dunque dominarono µ/y taæm]W µyVimij} ≈r<a…h;Al[' µyIMæh' WrB]g“YIw"
sopra la terra per centocinquanta giorni.
8,1 Poi Dio hb…TeB' /Tai rv≤a} hm;heB]h'AlK;Ata,w“ hY:j'h'AlK; ta´w“ j"nOAta, µyhiløa‘ rKoz“YIw"
si ricordò di Noè, di tutti gli esseri viventi e di tutti gli animali che erano con
lui nell’arca.
Fece soffiare un vento sulla terra ≈r<a;h;Al[' j"Wr µyhiløa‘ rbe[}Y"w"
e le acque calarono. µyIM…h' WKvoY:w"
8,2 Furono bloccate le sorgenti dell’abisso µyIm…V;h' tBorUa}w" µ/hT] tnOy“[]m' Wrk]S…YIw"
e le chiuse del cielo
e la pioggia dal cielo fu fermata. µyIm…V;h'Aˆmi µv,G<h' al´K;YIw"
8,3 Allora le acque si ritirarono b/vw: Ë/lh; ≈r<a…h; l[æme µyIMæh' Wbv¨Y:w"
costantemente da sopra la terra.
Le acque diminuirono dopo µ/y taæm]W µyVimij} hxeq]mi µyIM'h' Wrs]j]Y"w"
centocinquanta giorni
8,4 e nel fr:r:a} yrEh; l[æ vd<jol' µ/y rc…[;Ah[;b]viB] y[iybiV]h' vd<joB' hb;Teh' jn"T…w"
settimo mese, nel diciassette del mese, l’arca si posò sulle montagne
dell’Ararat.
8,5 Ora le acque diminuirono yrIyci[}h; vd<joh' d[æ r/sj;w“ Ë/lh; Wyh; µyIM'h'w“ ↑
costantemente fino al decimo mese;
fu nel decimo mese, nel primo µyrIh;h, yv´ar: War“nI vd<jol' dj…a,B] yrIyci[}B;] ↑
del mese, che apparvero le cime dei monti.

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto) 
Livello 3 = discorso diretto
18 A. NICCACCI

8,6 Allora, dopo quaranta giorni, µ/y µy[iB;r“a' ≈Q´mi yhiy“w"


Noè aprì la finestra che aveva fatto hc…[; rv≤a} hb…Teh' ˆ/Lj'Ata, j"nO jTæp]YIw"
8,7 e inviò il corvo. brE[ho A; ta, jLævy' w“ "
Esso uscì e tornò ripetutamente ≈r<a…h; l[æme µyIMæh' tv,boy“Ad[' b/vw: a/xy: ax´YEw"
fino a che si prosciugarono le acque da sopra la terra.
8,8 Allora inviò la hm…d:a}h; ynEP] l[æme µyIM'h' WLqæh} t/ar“li /Taime hn:/Yh'Ata, jLæv'y“w"
colomba via da sé per vedere se le acque erano diminuite da sopra la faccia
della terra.
8,9 Ma la colomba non trovò dove posare la Hl;g“r"Aπk'l] j"/nm; hn:/Yh' ha;x]m;Aaløw“
pianta del piede
e tornò a lui nell’arca, hb;Teh'Ala, wyl;ae bv;T…w"
perché le acque erano sopra la faccia di tutta ≈r<ah… A; lk; ynEPA] l[' µyImAæ yKi ↑
la terra.
Allora egli stese la mano, /dy: jlæv]YIw"
la prese h;j,Q;YIw"
e la fece entrare a sé nell’arca. hb…Teh'Ala, wyl…ae Ht…ao ab´Y:w"
8,10 Poi aspettò ancora sette giorni µyrIjea} µymiy: t[æb]vi d/[ lj,Y:w"
e inviò ancora una volta la colomba via hb…Teh'Aˆmi hn:/Yh'Ata, jLæv' πs,YOw"
dall’arca.
8,11 Essa tornò a lui verso sera, br<[, t[´l] hn:/Yh' wyl…ae aboT;w"
ed ecco aveva un ramo d’olivo fresco nel becco. h;ypiB] πr:f; tyIz"Ahle[} hNEhiw“ ↑
Allora Noè seppe j"nO [d"YwE "
che erano diminuite le acque da sopra la terra. ≈r<a…h; l[æme µyIMæh' WLqæAyKi ↑
8,12 Aspettò altri sette giorni ancora, µyrIjea} µymiy: t[æb]vi d/[ lj,Y:YIw"
poi inviò la colomba hn:/Yh'Ata, jL'v'y“w"
ed essa non tornò più a lui. d/[ wyl…aeAbWv hp…s]y:Aaløw“
8,13 E così nell’anno vd<jol' dj…a,B] ˆ/varIB; hn:v; t/ameAvvew“ tj'a'B] yhiy“w"
seicentouno, nel primo mese, nel primo del mese,
si seccarono le acque da sopra la terra. ≈r<ah… ; l[æme µyIMhæ ' Wbr“j… ↑
Allora Noè tolse la copertura dell’arca, hb;Teh' hs´k]miAta, j"nO rs'Y:w"
guardò ar“Y"w"
ed ecco, la superficie della terra si era seccata. hm…d:a}h; ynEP] Wbr“j; hNEhiw“ ↑
8,14 Fu nel secondo mese, ≈r<a…h; hv…b]y: vd<jol' µ/y µyrIc][,w“ h[…b]viB] ynIVeh' vd<job'W ↑

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto)
Livello 3 = discorso diretto
DILUVIO, SINTASSI E METODO 19

nel ventisette del mese, che la terra si prosciugò.


8,15 Allora Dio parlò a Noè dicendo; rmoale j"nOAla, µyhiløa‘ rB´d"y“w"
8,16 Esci ËT…ai Úyn<b;Ayv´n“W Úyn<b;W ÚT]v]aiw“ hT;a' hb…Teh'Aˆmi ax´
dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli
con te.
8,17 Nello stesso hm…heB]b'W π/[B; rc;B;AlK;mi ÚT]aiArv≤a} hY:j'h'AlK;
tempo tutti gli esseri viventi che sono con te fra tutte le
creature – uccelli, animali
e tutti ËT…ai ?ax´y“h'¿ axe/h ≈r<a…h;Al[' cm´roh; cm,r<h;Alk;b]W ÷
i rettili che strisciano sopra la terra – fa’ uscire insieme
con te.
Essi si spargeranno nella terra, ≈r<a;b; Wxr“v;w“
faranno frutto Wrp;W
e si moltiplicheranno sulla terra. ≈r<ah… A; l[' Wbr:w“
8,18 Allora uscì Noè e i suoi figli, sua /Tai wyn:b;Ayv´n“W /Tv]aiw“ wyn:b;W j"nOAaxeYEw"
moglie e le mogli dei suoi figli con lui.
8,19 Nello stesso tempo ≈r<a…h;Al[' cm´/r lKo π/[h;Alk;w“ cm,r<h;AlK; hY:j'h'AlK; ↑
tutti gli esseri viventi, tutti i rettili e tutti gli uccelli, tutto ciò che striscia
sulla terra
secondo le loro famiglie uscirono dall’arca. hb…Teh'Aˆmi Wax]y: µh,ytejoP]v]mil] ÷
8,20 Poi Noè costruì un altare per Yahveh, hw:hyl' j"B´z“mi j"nO ˆb,YIw"
prese di tutti gli animali puri e rhoF;h' π/[h; lKomiW hr:/hF]h' hm…heB]h' lKomi jQ'YIw"
di tutti gli uccelli puri
e offrì un’offerta sull’altare. jæB´z“MiB' tlø[o l['Y"w"

8,21 Yahveh odorò l’odore gradevole. j"joyNIh' j"yrEAta, hw:hy“ jr"Y:w"


Yahveh disse nel suo cuore: /BliAla, hw:hy“ rm,aYow"
Prometto che µd:a;h; rWb[}B' hm;d:a}h…Ata, d/[ lLeq'l] πsiaoAalø
non maledirò più la terra a causa dell’uomo,
poiché la natura del cuore wyr:[uN“mi [r" µd:a;h; bl´ rx,yE yKi
dell’uomo è cattiva dalla sua giovinezza;
né colpirò più tutti i viventi yjæAlK;Ata, t/Kh'l] d/[ πsiaoAaløw“
come ho fatto. ytiyci[; rv≤a}K'

Livello 1 = linea narrativa principale


Liv. 2 = linea secondaria (antefatto) 
Livello 3 = discorso diretto
20 A. NICCACCI

8,22 Per tutta l’esistenza della terra, ≈r<a…h; ym´y“AlK; d[o


seminaWtBov]yI alø hl;y“læw: µ/yw“ πr<jow: ≈yIqæw“ µjow: rqow“ ryxiq;w“ [r"z<
e raccolto, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte
non cesseranno mai più.

3. Commento sintattico

6,9
Tre proposizioni nominali: la prima nominale semplice (senza verbo fi-
nito); la seconda e la terza nominale complessa (con verbo finito al secon-
do posto). Le tre proposizioni comunicano informazioni di linea secondaria
all’inizio della narrazione (antefatto). Producono interruzione rispetto a ciò
che precede, non però un’interruzione notevole della comunicazione (e per-
ciò non un nuovo testo, ma un nuovo episodio dello stesso testo) poiché
continua la storia di Noè7.

6,10-12
La linea narrativa principale inizia con wayyiqtol e procede con una ca-
tena di forme identiche coordinate, tutte con la funzione di comunicare in-
formazioni storiche. Troviamo poi una proposizione nominale semplice
introdotta da hNEhiw“, legata al wayyiqtol precedente, nella quale il predicato è
il participio ht;j…v]nI, mentre il soggetto non è espresso (è evidentemente il
precedente ≈r<a…h;)8; letteralmente: “Dio vide la terra ed ecco (essa) si era cor-
rotta”. La costruzione con il verbo “vedere” seguito da “ed ecco”, che è tipi-
ca del discorso diretto, conferisce immediatezza e vivacità alla narrazione9.
Il seguente qatal preceduto da yKi indica un’informazione anteriore al
livello principale del wayyiqtol, da tradurre perciò con piucchepperfetto:
“poiché ogni carne (creatura) aveva corrotto la sua via sopra la terra”.

7. Il testo comincia in 5,1 con una proposizione nominale semplice. La narrazione vera e
propria inizia con wayyiqtol in 5,3 e prosegue con una serie della medesima forma yjiy“w" “vis-
se” (5,3-32). La linea narrativa prosegue con wayyiqtol in 6,1 e prosegue senza interruzioni
notevoli fino a 6,8. Si veda infra, § 4.
8. La costruzione è equivalente a quella illustrata in P. Joüon, A Grammar of Biblical
Hebrew. Translated and Revised by Takamitsu Muraoka, II, Roma 1991, § 157d, introdotta
da yKi. Non si tratta, però, di “anticipation of the subject”; piuttosto è il soggetto della pro-
posizione introdotta da yKi o da hNEhiw“ che viene anticipato come oggetto del verbo “vedere”.
Un esempio del tutto analogo con yKi è il seguente: b/fAyKi r/ah;Ata, µyhiløa‘ ar“Y"w" “Dio vide la
luce, (cioè) che essa era buona”, per: “Dio vide che la luce era buona” (Gn 1,4).
9. Syntax § 71.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 21

6,13
Il discorso diretto è mantenuto sulla linea principale della narrazione
per il fatto che è introdotto dal wayyiqtol del verbo “dire”.
La prima frase del discorso diretto è di tipo x-qatal, forma di primo
piano nel discorso10: “La fine di tutte le creature è giunta davanti a me”;
cioè: “è stata decisa da me”. La frase seguente, di livello secondario (cau-
sale), spiega la precedente.
ynIn“hiw“ introduce un’informazione importante per il momento della comu-
nicazione, che coinvolge l’interlocutore11. Dal punto di vista grammatica-
le, hNEhiw“ è qui un ‘quasi verbo’ in quanto costituisce una proposizione
completa con il pronome suffisso che l’accompagna; il seguente participio
funge da complemento predicativo12: “ed ecco che io sto per distruggerli
insieme con la terra”13.

6,14-15
La forma x-yiqtol ha la funzione di sottolineare l’elemento ‘x’ (è pro-
posizione nominale complessa), specificando l’imperativo iniziale14, men-
tre il seguente weqatal costituisce la linea futura principale della
comunicazione15. Segue una proposizione nominale semplice con hz<w“ pre-
dicato e Ht…ao hc, [}Tæ rv, a} soggetto16, la quale costituisce una seconda specifi-

10. E’ il “qatal di resoconto” (Syntax §§ 22-24: “Qatal for reporting”) o, con formulazione
più generale: qatal di racconto orale (distinto dalla narrazione storica, per cui si usa
wayyiqtol).
11. Syntax § 67.
12. Invece in 8,11 hNEhiw“ introduce una proposizione già completa in se stessa. Ambedue que-
sti usi sono bene attestati.
13. Non è possibile rendere in italiano il gioco di parole dell’ebraico: “la terra era corrotta”
(√tjv: 6,11; 6,12), e “io sto per distruggerli” (ancora √tjv). Se si intende la preposizione
tae nel senso di “insieme con” (così anche Cassuto, 57-58), il testo è comprensibile anche
senza leggere taeme per aplografia (BHS) e senza correggere il testo come propongono N.
Ararat, “µtyjçm ynnhw smj ≈rah halm”, BeitMik 33 (1987-1988) 401-402, e M.A. Zipor,
“A Note on Genesis vi 13”, VT 41 (1991) 366-369.
14. Annota giustamente Cassuto, 62: “The general and principal instructions are followed
by detailed directions, which commence with a formula of the kind that is normally used in
such cases” (cita Nm 8,4; Dt 15,2; 1Re 7,28; iscrizione di Siloe, lin. 1). Su questa tecnica
compositiva si veda infra, § 5.
15. Il costrutto x-yiqtol all’inizio del discorso diretto indica il futuro semplice, normalmen-
te senza alcuna enfasi sull’elemento ‘x’; invece nel seguito del discorso diretto il futuro sem-
plice è espresso con weqatal (che non si trova all’inizio di un discorso diretto, ma solo nella
continuazione), e x-yiqtol sostituisce weqatal quando è necessario porre enfasi su un detta-
glio (Syntax §§ 55-56; 57-60).
16. E’ proposizione nominale semplice perché rv,a} rende nominale il verbo finito (Syntax § 6,2).
22 A. NICCACCI

cazione dell’imperativo iniziale. Perciò, “Fatti un’arca …” è un ordine ge-


nerico, mentre ‘con molti ambienti farai l’arca…” e “questo è il modo in
cui la farai…” sono specificazioni.

6,16
Quattro proposizioni di tipo x-yiqtol (la prima e la quarta) e waw-x-
yiqtol (la seconda e la terza), senza differenza sintattica, specificano anco-
ra il comando iniziale (6,14). Ognuna pone enfasi sull’elemento ‘x’:
“un’apertura farai all’arca; a un cubito la terminerai in alto17; la porta del-
l’arca nel fianco di essa porrai; con primo piano, secondo e terzo piano la
farai”. Nell’ultima frase, che ha due oggetti diretti in ebraico (il secondo è
il pronome suffisso), il primo è “accusativo avverbiale”.

6,17-18
ynIa}w" è casus pendens, non soggetto, dato che ciò che segue è frase com-
pleta (hNehi è ‘quasi verbo’ come in 6,13): “Quanto a me, ecco che io sto per
arrecare il diluvio in forma di acqua18 sulla terra”. Il casus pendens è, a sua
volta, una proposizione completa in quanto funge da primo membro
(protasi) di una proposizione duplice esattamente come una proposizione
esplicita condizionale, temporale, ecc.19.
L’ultima frase di 6,17 è di tipo x-yiqtol probabilmente per sottolineare
che l’informazione che essa comunica è immediata conseguenza dell’azio-
ne divina: “ecco io sto per arrecare il diluvio … nello stesso tempo tutto

17. “Apertura” o “finestra” (8,6), non “copertura” (8,13); “la terminerai” si riferisce all’ar-
ca; si può consultare Cassuto, 63-65. Egli spiega: “Finish the construction of the ark on top
in such a way that there should remain a cubit’s breadth only, that is (see Rashi, S.D.
Luzzatto), that the roof should slope down on both sides along the length of the ark, leaving
above, between the two sloping sides, a horizontal area one cubit wide, likewise along the
whole length of the ark” (p. 65).
18. Per comprendere la relazione tra lWBM'h'Ata, e µyIm' è utile confrontare altri casi in cui i
due termini ricorrono insieme: ≈r<a…h;Al[' µyImæ hy:h; lWBM'h'w“ “il diluvio cadde come acqua sulla
terra” (7,6: il verbo hy:h; con la preposizione l[' ha il senso di “cadere su”, com’è ricono-
sciuto dagli studiosi); “le acque del diluvio” (7,7.10; 9,11); “il diluvio cadde per quaranta
giorni sulla terra e le acque aumentarono” (7,17; cf. “la pioggia cadde sulla terra per qua-
ranta giorni e quaranta notti”, 7,12); lWBm'l] µyIM'h' d/[ hy<h]yIAaløw“ “e l’acqua non diventerà più
un diluvio” (9,15). Non sembra perciò che µyIm' sia apposizione, come si intende normalmen-
te. Pare di capire che il “diluvio” potrebbe cadere sulla terra anche in altre forme, oltre che
sotto forma di pioggia. In effetti, in un aneddoto del Talmud, i contemporanei di Noè, da
lui ammoniti, chiedono se sarà un “diluvio” di acqua o un “diluvio” di fuoco (Sanh. 108b;
Bereishis / Genesis. A New Translation with a Commentary Anthologized from Talmudic,
Midrashic and Rabbinic Sources, ed. M. Zlotowitz, vol. 1, New York 1977, 234).
19. Syntax §§ 119-121.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 23

ciò che è sopra la terra perirà”. Diversamente, se fosse usato weqatal (come
nella proposizione seguente), quell’informazione sarebbe presentata come
successiva.
I due weqatal di 6,18 segnano, come al solito, la linea principale nel-
l’asse del futuro20. La relazione semantica con ciò che precede può essere
di successione, di conseguenza o di contrasto, secondo il contesto; nel caso
presente: “Ma stabilirò21 il mio patto con te. Perciò entrerai nell’arca”.
Si distinguono dunque istruzioni generiche, che comunicano un messag-
gio in forma complessiva, espresse con weqatal (6,14; 6,21) – o con impera-
tivo se si tratta di un ordine (6,14) –, e istruzioni specifiche, che comunicano
i dettagli, espresse con (waw-) x-yiqtol (6,14; 6,15-16; 6,19-20).

6,19-20
La seconda e la terza proposizione di 6,19 sono istruzioni specifiche di
tipo x-yiqtol. La prima è un casus pendens per il fatto che la frase
rc;B;AlK;mi yj'h;AlK;miW viene poi ripresa mediante lKomi: “di tutti i viventi e di
tutte le creature – due di tutti porterai nell’arca22; maschio e femmina sa-
ranno”.
Si noti la contrapposizione tra weqatal di 6,18 (t;ab;W) e waw-x-yiqtol di
6,19 (aybiT; lKomi µyIn"v]) che distingue la sorte della famiglia di Noè da quella
degli animali (cf. 7,7-9).
6,20 ha una struttura sintattica identica a 6,19: casus pendens + istru-
zione specifica di tipo x-yiqtol. Il fatto che ‘x’ sia grammaticalmente l’og-
getto in 6,19 e il soggetto in 6,20 non costituisce alcuna differenza dal
punto di vista sintattico23. Anche l’argomento è identico; varia soltanto la

20. Nella discussione tra Emerton, “An Examination”, Part II, 12, e Wenham, “Method”,
96, è quest’ultimo ad aver ragione: weqatal non indica l’ordine di entrare subito nell’arca
ma semplicemente un’istruzione per il futuro.
21. Oppure: “manterrò”. Si consulti la discussione di Cassuto, 67-68, il quale però attribu-
isce un senso peculiare alla frase: “But I will establish My covenant through you”.
22. Sui criteri per identificare il casus pendens si può consultare Syntax §§ 123-125. Qui il
casus pendens è marcato dal punto di vista grammaticale, in quanto è retto dalla preposi-
zione ˆmi come l’elemento di ripresa nella frase principale (lKom)i . Si può vedere la mia di-
scussione in: “Marked Syntactical Structures in Biblical Greek in Comparison with Biblical
Hebrew”, LA 43 (1993) 9-69, § 8, p. 61.
23. Come non lo costituirebbe una frase preposizionale o un avverbio. Contrariamente a
quanto si ritiene talvolta, il verbo finito può essere preceduto da qualsiasi elemento non
verbale, con il risultato che in tutti i casi si verifica la medesima trasformazione, cioè: sog-
getto, oggetto, frase preposizionale o avverbio grammaticali diventano predicato sintattico,
mentre il verbo finito diventa soggetto sintattico. Si può consultare la mia discussione in:
“Marked Syntactical Structures” § 6.
24 A. NICCACCI

terminologia: invece di “ogni vivente e ogni creatura” troviamo “uccelli,


animali e rettili secondo la loro specie”, cioè animali volatili, deambulanti
e striscianti per indicare la totalità; e invece di “porterai” (hifil) troviamo
“verranno” (qal)24. Come conseguenza della diversa forma verbale (hifil e
qal) il medesimo infinito tyOj}h'l] ha diverso valore: rispettivamente transiti-
vo (“per mantenerli in vita”) e riflessivo (“per mantenersi in vita”), due
valori che convengono alla forma causativa (in ambedue i casi non è
espresso il pronome suffisso).

6,21
hT…a'w“ è casus pendens come ynIa}w" in 6,17. Weqatal, che è forma indicati-
va, non continua la forza volitiva dell’imperativo iniziale, ma esprime istru-
zioni complessive25: “Quanto a te, prenditi ogni cibo che si mangia. Lo
raccoglierai presso di te e sarà per te e per loro di cibo”.

6,22
L’esecuzione dell’ordine divino è espressa con wayyiqtol, che continua
la catena narrativa (6,13); così tutto il discorso diretto che è nel mezzo vie-
ne inglobato nella narrazione. La fraseologia è enfatica, al punto che alcu-
ne traduzioni la semplificano, ma precisa. Dal punto di vista sintattico si
manifesta una netta contrapposizione tra wayyiqtol e x-qatal della medesi-
ma radice hc[: wayyiqtol comunica l’informazione storica in modo globa-
le; x-qatal specifica un dettaglio dell’informazione stessa. La seconda e la
terza frase formano una proposizione duplice (protasi, apodosi): “Allora
Noè fece (questo); secondo tutto quanto gli aveva ordinato Dio, così
fece”26.

7,1
Il pronome personale indipendente, non necessario con l’imperativo, è
espresso per essere precisato (“tu e la tua famiglia”). L’ordine normale del-
le parole nella seguente proposizione causale è alterato per porre enfasi sul
pronome posto prima del verbo; possiamo rendere: “poiché te ho visto …”.

24. Questa differenza è valorizzata dall’esegesi tradizionale giudaica (infra, § 5).


25. Nonostante alcuni casi problematici, gli esempi chiari e la coerenza della lingua mo-
strano che weqatal è forma indicativa, non volitiva, a differenza di weyiqtol. Si può vedere
la mia trattazione in: Syntax §§ 61-65 e in: “A Neglected Point of Hebrew Syntax: Yiqtol
and Position in the Sentence”, LA 37 (1987) 7-19, § 1.
26. Altre frasi simili sono Es 7,6; 12,28; 12,50 (Syntax § 48); 40,16; Nm 1,54; 8,20; 9,5;
17,26; cf. Es 39,43. Nel passo parallelo 7,5 manca l’insistenza sull’esattezza dell’esecuzione.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 25

Si noti anche l’insistenza sul pronome di seconda persona singolare, sia


indipendente che suffisso.

7,2-3
A differenza di 6,19-20, l’espressione preposizionale all’inizio di 7,2
non è casus pendens per il fatto che non viene ripresa nel seguito, ma è
l’elemento ‘x’ di un costrutto x-yiqtol avente la solita funzione di comuni-
care un’informazione specifica.
Seguono altre due espressioni preposizionali simili, in cui però il verbo
finito non è espresso. Ciò non sorprende, dato che non è il verbo l’elemen-
to importante di questo tipo di frase (non è cioè il predicato) ma l’espres-
sione ‘x’ che lo precede.

7,4
ytiyjim;W è weqatal che prosegue la linea principale futura iniziata dalla
proposizione nominale semplice con participio ryfim]m' ykinOa; (come ytimoqih}w" in
6,18); letteralmente: “io sto per mandare la pioggia … e così annienterò
ogni essere che ho fatto da sopra la faccia della terra” (cf. 7,23).

7,6
Due costrutti non verbali interrompono la catena narrativa dei wayyiqtol:
il primo è proposizione nominale semplice (senza verbo finito), il secondo
proposizione nominale complessa (con verbo finito al secondo posto: waw-
x-qatal). Dal punto di vista semantico, il secondo è probabilmente circostan-
ziale del primo (dal punto di vista sintattico potrebbe essere anche
coordinato). Essi costituiscono una pausa nel ritmo del racconto allo scopo
di comunicare una data della vita di Noè su cui si basa la cronologia del di-
luvio (7,11; 8,13): “Ora Noè aveva seicento anni quando il diluvio cadde
come acqua sulla terra”. E’ l’inizio di un nuovo episodio del racconto (ante-
fatto)27. La linea narrativa principale inizia nel versetto seguente.

7,7-9
L’esecuzione dell’ordine divino presenta una contrapposizione tra
wayyiqtol (notizia storica, 7,7) e x-qatal (specificazione di un dettaglio,
7,9) della medesima radice awb; infatti l’espressione j"nO aboY:w" ecc. si con-
trappone a WaB… µyIn"v] µyIn"v] (cf. 6,22). La frase preposizionale interposta (7,8)
è casus pendens poiché delle due specificazioni che precedono il qatal

27. Sui vari costrutti di antefatto (“antecedent”) si veda Syntax §§ 16-19.


26 A. NICCACCI

(tutto 7,8 e µyIn"v] µyIn"v]), solo la seconda reca enfasi28. Tradurremo perciò:
“Allora Noè, i suoi figli … entrarono nell’arca a causa delle acque del
diluvio. Di tutti gli animali puri … fu in coppie che vennero a Noè nel-
l’arca”29.
Nell’istruzione relativa (6,18-19) si trova una corrispondente contrap-
posizione tra weqatal (istruzione generica) e x-yiqtol (istruzione specifica).
Le transizioni temporali wayyiqtol → waw-x-qatal e weqatal → waw-x-
yiqtol sono caratteristiche, rispettivamente, della narrazione storica e del
discorso diretto30.

7,10
yhiy“w" prosegue la linea narrativa (solo rallentata, non interrotta da 7,8-
9) e introduce una proposizione duplice, con protasi: µymiY:h' t[æb]vil], e
apodosi: ≈r<a…h;Al[' Wyh; lWBM'h'M ym´W. Diversamente, senza yhiy“w", la proposizione
duplice sarebbe nominale e interromperebbe la catena narrativa. E’ ap-
punto funzione di yhiy“w", in quanto segno macrosintattico, rendere verbale
la proposizione duplice e così inserirla nella catena narrativa31.

7,11
Due proposizioni di tipo (waw-) x-qatal hanno la funzione di comuni-
care informazioni di livello secondario (sfondo), legate al wayyiqtol che
precede (primo piano). La prima pone enfasi sull’elemento ‘x’ (hZ<h' µ/YB'),
che è preceduto da una lunga datazione con funzione di casus pendens
(cf. 7,8-9); la seconda esprime contemporaneità: “nell’anno seicento della

28. Ho formulato questo criterio, in aggiunta a quelli indicati sopra (nota 22), in: “Marked
Syntactical Structures” § 8.3: “When a stressed non-verbal element is found in the second place
of a sentence, the additional non-verbal element coming before it is a casus pendens” (p. 61).
29. L’italiano rende la proposizione nominale complessa ebraica (in questo caso di tipo x-
qatal) mediante una proposizione marcata, detta “scissa” perché la proposizione non marca-
ta, o normale, corrispondente viene spezzata in due; nel caso presente, la proposizione
normale: “vennero a Noè nell’arca in coppie” (cf. 7,15!), diventa proposizione scissa: “fu
in coppie che vennero a Noè nell’arca”, nella quale si distinguono una proposizione
sovraordinata (fu…) e una proposizione relativa (che…) inglobata in essa. Tale costruzione
è chiamata “phrase coupée” in francese, “cleft sentence” in inglese. Si può consultare la
mia descrizione in: “Marked Syntactical Structures”, spec. § 1.
30. Syntax §§ 10-11; 58-59.
31. La proposizione duplice è soggetto di yhiy“w"; letteralmente: “avvenne il fatto che, dopo
sette giorni, le acque del diluvio caddero sopra la terra” (Syntax § 127; “Sullo stato sintattico
del verbo häyâ”, LA 40 (1990) 9-23, § 6; Lettura sintattica § 24). L’analisi di C.
Westermann, Genesis. I. Teilband: Genesis 1-11, Neukirchen-Vluyn 1974, che rimanda a
Ges-K § 164a (simultaneità), è perciò fuori luogo (p. 527, ad 7,10a).
DILUVIO, SINTASSI E METODO 27

vita di Noè … fu proprio in quel giorno che tutte le sorgenti del grande
abisso eruppero (‘si spaccarono’) e, nello stesso tempo, le chiuse del cie-
lo si aprirono”32.
Anche in questo caso, le lunghe specificazioni (data e circostanze del
diluvio), per il fatto di essere sfondo del precedente wayyiqtol, non inter-
rompono ma solo rallentano il ritmo della narrazione.

7,12-14
Si ripete lo schema sintattico di 7,10-11, cioè il passaggio da wayyiqtol
narrativo (informazione storica di primo piano) a x-qatal (informazione di
sfondo): “La pioggia cadde dunque sulla terra per quaranta giorni e qua-
ranta notti; fu proprio in quel giorno che Noè, Sem, Ham e Iafet … entra-
rono con loro nell’arca”. Inoltre, 7,14 è specificazione del soggetto prece-
dente (Noè, figli e mogli), ripreso mediante hM;he, e costituisce un’unica
proposizione con 7,13.
La traduzione “cadde dunque” (7,12) rende una funzione del wayyiqtol,
che possiamo chiamare di conclusione, in quanto la caduta della pioggia è
stata già annunciata, anche se nella linea secondaria, in 7,633.
In 7,12 ritroviamo il verbo yhiy“w", usato però come “verbo pieno”, non
come segno macrosintattico come in 7,1034.
Si notano due collegamenti stretti nel testo, uno all’indietro e l’altro in
avanti: l’espressione “in quello stesso giorno” (7,13) riprende la datazione
del versetto precedente, mentre il verbo “entrò”, usato in modo assoluto
(senza complemento), viene specificato nel versetto seguente.

7,15-16
Al wayyiqtol di 7,15 si aggancia, come sfondo a primo piano, il seguente
costrutto nominale, che è una proposizione duplice, con µyaiB;h'w“ protasi (casus

32. Andersen, The Sentence § 9.3.1, scopre un chiasmo in 7,11 (tralasciando l’indicazione
temporale all’inizio della frase, che per lui è marginale: cf. sopra, nota 4): verbo - soggetto;
soggetto - verbo. Ora, però, il chiasmo, che è fenomeno stilistico, non è in grado di spiega-
re la struttura sintattica della proposizione; il chiasmo è conseguenza, non causa, di essa.
Proposizioni con verbo al primo posto o al secondo posto non sono soltanto variazioni
stilistiche, ma hanno struttura e funzione differenti (sopra, § 1 inizio).
33. Funzione normale del wayyiqtol narrativo è comunicare un’informazione successiva a
una precedente, secondo lo schema narrativo popolare: “E poi … e poi … e poi” (catena
narrativa; informazioni di primo piano, coordinate). Talvolta però il wayyiqtol ha valore
conclusivo (Syntax § 140; Lettura sintattica, indice, p. 259).
34. E’ “verbo pieno” in quanto il sostantivo che segue è il suo soggetto. Invece, quando è
segno macrosintattico, suo soggetto è l’intera proposizione duplice che segue (nota 31).
28 A. NICCACCI

pendens)35 e WaB; rc;BA; lK;mi hb…qne W“ rk;z: apodosi: “Essi vennero a Noè nell’arca in
coppie … Ora quelli che vennero, fu maschio e femmina che vennero”.

7,17-20
Il primo wayyiqtol è conclusivo, in quanto riprende un’informazione pre-
cedente (cf. 7,6; 7,10; 7,12): “Il diluvio cadde dunque per quaranta giorni
sopra la terra”. Dal punto di vista narrativo si tratta di un modo per collegare
precisazioni diverse all’informazione principale (il diluvio, appunto). Dopo
aver precisato chi entrò nell’arca (7,7-8; 7,13-14) e quando e come avvenne
il diluvio (7,11), ora l’autore commenta la grandiosità del fenomeno.
Si passa da una catena di sette wayyiqtol narrativi (7,17-18) a due
costrutti (waw-) x-qatal, i quali interrompono la catena per precisare dei
dettagli (è ancora una volta la transizione temporale wayyiqtol → waw-x-
qatal: cf. 7,10-11; 7,12-14; 7,15-16): “Il diluvio cadde dunque per quaranta
giorni sopra la terra. Le acque aumentarono (WBr“YIw"), sollevarono l’arca ed
essa si alzò da sopra la terra. Le acque dominarono (WrB]g“YIw"), aumentarono
(WBr“YIw") molto sopra la terra e l’arca navigò sopra la superficie delle acque.
Ora le acque dominarono (Wrb]G:) molto molto sopra la terra … Ben quindici
cubiti al di sopra dominarono (Wrb]G:) le acque”36.
Qual’è la funzione dei due wayyiqtol che si trovano in mezzo ai
costrutti (waw-) x-qatal in 7,19 e 7,20? Non sono narrativi ma continuati-
vi, poiché non proseguono un altro wayyiqtol ma un costrutto nominale. In
quanto tali, essi non hanno un valore temporale proprio ma assumono quel-
lo del costrutto che continuano37.

7,21-22
La transizione temporale wayyiqtol (notizia storica) → x-qatal (specifi-
cazione) chiarisce la sintassi del brano: “Allora perì ogni creatura
(rc…B;AlK;M [w"g“YIw") che striscia sopra la terra – uccelli, animali, esseri viventi e
tutti i rettili che strisciano sopra la terra –38 e ogni uomo; assolutamente
tutto ciò nel cui naso c’è respiro di vita … morì (Wtm´ … rv,a} lKo)”.

35. Come in 7,8-9 e 7,11, il casus pendens si riconosce per il fatto che è seguito da una
specificazione avverbiale (“accusativo avverbiale”: cf. 6,16) che reca enfasi.
36. La contrapposizione delle forme verbali wayyiqtol e (waw-) x-qatal della medesima ra-
dice rbg è significativa: Syntax § 9. Si confrontino 6,22 e 7,7-9.
37. Sul wayyiqtol narrativo e continuativo e sui criteri per distinguere l’uno dall’altro si
veda Syntax § 146.
38. I nomi tra lineette sono tutti specificazione di “ogni creatura”, ciascuno introdotto dalla
preposizione bet “consistente in” (Ges-K § 119i), come in 8,17.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 29

7,23
Se si collega la seconda frase (espressione preposizionale) a ciò che
precede, come si fa di solito, difficilmente si comprende la funzione del se-
condo wayyiqtol (al nifal della medesima radice del primo wayyiqtol, che
è al qal)39. L’espressione preposizionale va analizzata piuttosto come casus
pendens o protasi e il seguente wayyiqtol come apodosi40: “Così (Dio) di-
strusse ogni essere che era sopra la faccia della terra (come aveva annun-
ciato: 7,4); dagli uomini agli animali, ai rettili e agli uccelli del cielo, essi
furono distrutti dalla terra”. La proposizione duplice è usata qui per preci-
sare una notizia storica, comunicata mediante wayyiqtol, in modo analogo
alla proposizione nominale complessa (x-qatal) in 7,21-22 e altrove41.

7,24-8,1
Viene richiamata, mediante wayyiqtol conclusivo, l’informazione ri-
guardante la moltitudine delle acque (7,18-19), aggiungendo l’indicazione
della durata (“centocinquanta giorni”; cf. 8,3). Poi la linea narrativa conti-
nua rapida con una serie di wayyiqtol: “Le acque dunque dominarono so-
pra la terra per centocinquanta giorni. Poi Dio si ricordò di Noè … Fece
soffiare (‘passare’) un vento sulla terra” ecc.

8,3-5
Come nel brano parallelo (7,17-19), da una serie di wayyiqtol narrativi
(primo piano) il testo passa a due costrutti (waw-) x-qatal (sfondo). Il voca-
bolario mostra che 8,5 si oppone alla seconda proposizione di 8,3: “Le ac-
que diminuirono (µyIM'h' Wrs]j]Y"w") dopo centocinquanta giorni … Ora le acque
diminuirono costantemente (r/sj;w“ Ë/lh; Wyh; µyIM'h'w“) fino al decimo mese; fu nel
decimo mese, nel primo del mese, che apparvero le cime dei monti”42.

39. Il passaggio dalla forma attiva alla forma passiva della medesima radice è un tratto del-
lo stile elevato, attestato anche nella poesia ugaritica (cf. Cassuto, 96-97).
40. Nell’apodosi si scambiano, per l’asse del passato, qatal semplice, x-qatal e wayyiqtol
senza alcuna differenza (Syntax §§ 113; 126).
41. Proposizione duplice e proposizione nominale complessa sono esteriormente simili, per
cui vengono spesso confuse, ma hanno struttura sintattica differente. Nella prima la ‘circo-
stanza’ iniziale (che può essere una proposizione completa oppure un elemento nominale o
avverbiale) forma una proposizione da sola (protasi); nella seconda invece la ‘circostanza’
è parte dell’unica proposizione (è l’elemento ‘x’; ad esempio x-qatal). A livello grammati-
cale questa differenza comporta che la ‘circostanza’ nella prima non reca alcuna enfasi, a
differenza della seconda (almeno in questa funzione). Proposizione duplice e proposizione
nominale complessa sono ambedue nominali (avendo un elemento non verbale in prima
posizione) e perciò possono svolgere una funzione analoga, come in questo caso. Si può
vedere Syntax, cap. 8, spec. §§ 123-125; Lettura sintattica § 4.1-4.6.
30 A. NICCACCI

8,6-14
Un yhiy“w" macrosintattico (7,10; 7,12) introduce una proposizione du-
plice composta di protasi (“dopo quaranta giorni”) e di apodosi (“Noè
aprì la finestra che aveva fatto”)43. Così la proposizione duplice viene
inserita nella catena narrativa e la linea principale della comunicazione
continua.
Il ritmo della narrazione procede spedito mediante una serie di way-
yiqtol. In 8,9 ha;x]m;Aaløw“ non è, in realtà, un qatal ma un wayyiqtol nega-
to44 e perciò non interrompe la catena narrativa.
Il brano presenta alcuni costrutti indicanti pause (non interruzioni):
proposizione causale (8,9); hNEhiw“ + proposizione nominale semplice (8,11),
oppure hNEhiw“ + qatal (8,13), due costrutti del discorso legati alla situazio-
ne del vedere, anche se il verbo non è espresso (cf. 6,12; 8,14); propo-
sizione oggettiva retta da yKi (8,11); proposizione nominale complessa di
tipo waw-x-qatal che specifica la data del prosciugamento della terra:
“Fu nel secondo mese, nel ventisette del mese, che la terra si prosciu-
gò” (8,14). Quest’ultima specificazione si collega ai versetti precedenti
in cui, mediante wayyiqtol, si enunciano le fasi e le date del defluire
delle acque e perciò non interrompe la catena narrativa.
Confrontando la proposizione duplice introdotta da yhiy“w" in 8,13 con
quella di 8,6, si nota che l’apodosi è costituita da qatal (Wbr“j…) oppure da
wayyiqtol (jTæp]YIw") senza alcuna differenza45.

8,16-17
La transizione da una forma di prima posizione a una forma di seconda
posizione nella frase, incontrata finora nelle forme wayyiqtol → x-qatal e
weqatal → x-yiqtol, si verifica qui con l’imperativo, cioè: imperativo + x

42. Con buona pace di vari studiosi moderni (ad esempio Westermann, 596, commento a
8,5), il testo indica due fasi nel defluire delle acque: il diciassette del settimo mese l’arca si
posò sulle montagne dell’Ararat, mentre le cime degli altri monti apparvero solo più tardi,
il primo del decimo mese. Le interpretazioni giudaiche tradizionali sono elencate in
Bereishis, 263-266. Su 7,6-8,5 si veda infra, § 5.
43. La specificazione “che aveva fatto” suggerisce che l’hapaxlegomenon rh'xo (6,16) equi-
vale a ˆ/Lj' “finestra” (cf. Cassuto, 64).
44. In effetti l’ebraico non ha altro modo per negare il wayyiqtol. Il costrutto aløw“ + qatal
nega anche il qatal semplice, mentre waw-x-qatal è negato mediante waw-x-alø-qatal (cioè
l’elemento ‘x’ si interpone tra waw e la negazione).
45. Nota 40. Nell’asse del futuro si trovano sia weqatal che yiqtol e (waw-) x-yiqtol senza
alcuna differenza. Si consulti Syntax § 113; Lettura sintattica § 4.4.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 31

(8,16) → x + imperativo (8,17). La funzione è, anche qui, presentare due


informazioni una in relazione all’altra (non in forma indipendente): “Esci
dall’arca tu e tua moglie … con te (hT;a' hb…Teh'Aˆmi ax´ ecc.). Nello stesso tem-
po tutti gli esseri viventi … – uccelli, animali tutti … –46 fa’ uscire (AlK;
axe/h … hY:j'h')47 insieme con te”.
Seguono tre weqatal, che segnano la linea principale del discorso nel-
l’asse del futuro (non volitivo: 6,14-15; 6,18; 6,21; 7,4).

8,18-19
L’esecuzione dell’ordine divino viene riferita con wayyiqtol, che pro-
segue la catena narrativa (ininterrotta da 7,6 in poi). Si verifica ancora una
transizione temporale wayyiqtol (primo piano) → waw-x-qatal (sfondo) con
verbi della medesima radice (6,22; 7,7-9; 7,18-19), fenomeno corrispon-
dente a quello con l’imperativo in 8,16-17 (corrispondenza tra ordine ed
esecuzione): “Allora uscì Noè (axeYEw") … nello stesso tempo tutti gli esseri
viventi … uscirono (Wax]y:) dall’arca”.

8,20-22
La catena narrativa prosegue senza interruzione notevole sino al ter-
mine e ingloba un discorso diretto. In 8,21 le due forme alø(w“) + yiqtol
sono negazione di yiqtol di prima posizione nella frase, che è forma vo-
litiva48: “Prometto che non maledirò più la terra … né colpirò più tutti i
viventi”.
8,22 si compone di un casus pendens con funzione di protasi, seguito
dal costrutto x + alø + yiqtol, che è negazione di x-yiqtol indicativo (non
volitivo), con funzione di apodosi (proposizione duplice): “Per tutta l’esi-
stenza della terra, semina e raccolto, freddo e caldo, estate e inverno, gior-
no e notte non cesseranno mai più”49.

46. Serie di nomi retti dalla preposizione bet “consistente in” (7,21).
47. Il qere ax´y“h' si può spiegare come lezione variante che i Masoreti hanno voluto trasmet-
tere, dato che il ketib è la forma normale. Rashi immagina un senso differente per le due
forme: “axyh, dì loro che escano; axwh, se non vogliono uscire, falli uscire tu”. Analoga-
mente altri commentatori giudaici (Bereishis, 276).
48. Invece yiqtol non volitivo compare al secondo posto della frase (x-yiqtol). Yiqtol voli-
tivo compare però anche come x-yiqtol. La situazione è complessa ma si possono enunciare
criteri sufficienti per la maggior parte dei casi (cf. commento a 6,14-15 e 6,21).
49. d[o + alø “mai più”.
32 A. NICCACCI

4. Composizione e stile

L’analisi sintattica ha mostrato la continuità della linea narrativa di Gn 6,9-


8,22. Si notano soltanto due interruzioni, create da forme di livello secon-
dario collegate al contesto successivo (6,9; 7,6). Queste due interruzioni
non sono notevoli, e quindi non introducono un nuovo testo50, in quanto la
situazione e i personaggi non mutano.
Gn 6,9-8,22 fa parte di una sezione che inizia in 5,1: “Questo è il libro
delle generazioni di Adamo”. In effetti la lista dei patriarchi anteriori al
diluvio, scandita da una serie di yjiy“w" “N.N. visse” (5,3-32), termina con
Noè, il quale è il protagonista della narrazione successiva. La nostra sezio-
ne prosegue fino a 9,28, poiché in 10,1 troviamo un nuovo inizio: “Queste
sono le generazioni dei figli di Noè, Sem, Ham e Iafet”51.
Ulteriori suddivisioni all’interno delle due unità 6,9-7,5 e 7,6-8,22 si
possono identificare osservando la composizione letteraria. Si nota infatti,
per due volte, la successione: ordine (“Dio disse a Noè”: 6,13; “Yahveh
disse a Noè”: 7,1), esecuzione (“Noè fece”: 6,22; 7,5). Le suddivisioni che
ne risultano (6,9-22; 7,1-5) sono collegate dal punto di vista sintattico, poi-
ché la seconda continua la prima mediante wayyiqtol.
Dopo la forma di interruzione (7,6), il vocabolario e il contenuto consen-
tono di identificare tre suddivisioni: 7,6-24 (venuta del diluvio; date)52; 8,1-
14 (deflusso del diluvio; date); 8,15-22 (Dio e Noè; ordine, esecuzione).
Ora l’ultima suddivisione richiama le prime due (6,9-22; 7,1-5), per il
fatto che ambedue riportano ordini di Dio a Noè e l’esecuzione di questi53.
Perciò le quattro unità che compongono il brano sono disposte secondo uno
schema chiastico:

a) 6,9-22; 7,1-5 Dio a Noè (istruzione ed esecuzione): Dio distruggerà le sue


creature con il diluvio; Noè deve fare l’arca ed entrarvi
b) 7,6-24 venuta del diluvio; date

50. Si ricordi la definizione di testo di H. Weinrich riportata sopra (§ 1).


51. Le “formule toledot” scandiscono tutto il libro della Genesi, come ho mostrato in: “Or-
ganizzazione canonica della Bibbia ebraica. Tra sintassi e retorica” (da pubblicare su
RivBibIt 1995), § 4.
52. Mediante la frase “le acque dominarono sopra la terra” 7,24 riecheggia ciò che precede
(7,18-20), e mediante “per centocinquanta giorni” si collega a ciò che segue (8,3). Essendo
un versetto di passaggio, si può unirlo alla suddivisione che inizia in 7,6 o a quella seguente.
53. 7,21-22 (Dio, parlando a se stesso, decide di non colpire più la terra con il diluvio) ri-
chiama 6,6-7 (Dio decide di distruggere le sue creature), che a sua volta fa parte della sud-
divisione che inizia in 6,4 con una forma di interruzione.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 33

b’) 8,1-14 deflusso del diluvio; date


a’) 8,15-22 Dio a Noè (istruzione ed esecuzione): Noè deve uscire
dall’arca; fa sacrificio; Dio non distruggerà più le sue
creature.

Se si preferisce, le due parti centrali sul diluvio (b - b’) possono essere


considerate insieme54 nel modo seguente: B) 7,6-8,14.
Delineata per sommi capi la composizione55, non si può non rilevare
che la ripetizione è il fenomeno dominante del racconto. Nelle suddivi-
sioni 6,9-22 e 7,1-5, che costituiscono la prima unità, si trovano due vol-
te istruzioni riguardanti gli esseri viventi che devono entrare nell’arca:

(1) 6,18-20 tu, i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te;
di tutti i viventi e di tutte le creature – due di tutti porterai
nell’arca; maschio e femmina saranno;
degli uccelli secondo la loro specie e degli animali secon-
do la loro specie, di tutti i rettili della terra secondo la loro
specie – due di tutti verranno a te;
(2) 7,1-3 tu e tutta la tua famiglia;
di tutti gli animali puri prenderai per te sette coppie, ma-
schio e femmina, e degli animali che non sono puri, due,
maschio e femmina;
anche degli uccelli del cielo, sette coppie, maschio e fem-
mina.

54. Dal punto di vista sintattico sono collegate mediante una catena di wayyiqtol.
55. Non vale la pena di analizzare la composizione nei dettagli, cosa del resto già fatta
da altri con risultati non proprio convergenti (si vedano gli studi di Cassuto, Wenham
e Radday ricordati nella nota 2). Ora, le discordanze tra i sostenitori di questo approc-
cio sincronico al testo sono altrettanto scandalose quanto quelle tra i sostenitori del-
l’approccio diacronico. C’è però almeno una differenza: le tecniche compositive
invocate dai primi sono riscontrabili nelle letterature vicino-orientali antiche: chiasmo;
composizione circolare, o a ondate successive; vocabolario e temi disposti in modo
simmetrico ecc. Non credo che la stessa cosa si possa dire dei criteri seguiti dai critici:
combinazione delle fonti senza, o con pochi, ritocchi; scarsa preoccupazione della gram-
matica e sintassi, dell’uniformità dello stile, dell’ordine della materia e della logica
compositiva. Ultimamente H.J. Tertel, Text and Transmission. An Empirical Model for
the Literary Development of Old Testament Narratives, Berlin - New York 1994, ha
criticato J.H. Tigay, in un volume da lui edito: Empirical Models for Biblical Criticism,
Philadelphia 1985, il quale ha cercato di confermare i criteri usati dai biblisti facendo
ricorso a modelli vicino-orientali antichi, soprattutto mesopotamici, di compilazione
delle fonti. Tertel insiste sulla necessità di rivedere i criteri per l’identificazione delle
fonti sulla base di un modello che egli ritiene realmente utilizzabile, cioè quello degli
annali reali assiri.
34 A. NICCACCI

Ma le ripetizioni non finiscono qui. La seconda volta che si riferisce


l’esecuzione dell’ordine divino, la lista di chi entrò viene data due volte56:

(3) 7,7-9 Noè, i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli;
di tutti gli animali puri e degli animali che non sono puri,
degli uccelli e di tutto ciò che striscia sulla terra, fu in
coppie che vennero a Noè nell’arca, maschio e femmina;
(4) 7,13-15 Noè, Sem, Ham e Iafet, figli di Noè, la moglie di Noè e le
tre mogli dei suoi figli con loro;
essi e tutti gli esseri viventi secondo la loro specie, tutti gli
animali secondo la loro specie, tutti i rettili che strisciano
sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la
loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. Essi ven-
nero a Noè nell’arca in coppie fra tutte le creature in cui
era respiro di vita. Ora quelli che vennero, fu maschio e
femmina che vennero fra tutte le creature.

Nel racconto dell’uscita dall’arca troviamo altre due volte la lista degli
interessati, sia nell’ordine che nell’esecuzione:

(5) 8,16-17 tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te;
tutti gli esseri viventi che sono con te fra tutte le creature
– uccelli, animali e tutti i rettili che strisciano sopra la
terra – fa’ uscire insieme con te;
(6) 8,18-19 Noè e i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli con
lui;
tutti gli esseri viventi, tutti i rettili e tutti gli uccelli, tutto
ciò che striscia sulla terra secondo le loro famiglie usciro-
no dall’arca.

Su come valutare queste ripetizioni le opinioni sono varie. I critici let-


terari ritengono che esse siano indizio di due fonti (J = autore yahvista; P =
autore sacerdotale): 6,9-22 è di P; 7,1-5 di J; 7,7-10 (con aggiunte) di J;
7,13-16a e 8,14-19 di P. Ma, anche così, come mai P avrebbe quattro volte
la lista e J due volte? E inoltre, sembra piuttosto arduo ricondurre formu-
lazioni così diverse a due posizioni coerenti.
Ripetizioni si trovano anche nella seconda unità (7,6-24). Quattro volte
il testo annuncia la caduta della pioggia, aggiungendo due volte che questo
avvenne per quaranta giorni:

56. La prima volta, invece, non compare alcuna lista (6,22).


DILUVIO, SINTASSI E METODO 35

(1) 7,6 Il diluvio cadde come acqua sulla terra


(2) 7,10 Avvenne, dopo sette giorni, che le acque del diluvio cad-
dero sulla terra
(3) 7,12 La pioggia cadde sopra la terra per quaranta giorni e qua-
ranta notti
(4) 7,17 Il diluvio cadde dunque per quaranta giorni sopra la terra.

Secondo i critici letterari 7,6 e 7,17 sono di P, 7,10 e 7,12 di J. Oltre


alle ripetizioni, si notano variazioni di termini: diluvio e acque (7,6; 7,10);
diluvio soltanto (7,17); pioggia (7,12 µv,G<; cf. 7,4 √rfm, attribuito a J).
Le numerose ripetizioni di 7,17-20 (acque molte e grandi) i critici let-
terari le distribuiscono tra le due fonti; ma anche assegnando 7,17b a J, in
7,18-21 di P si trovano ugualmente ripetizioni: “le acque dominarono”
(7,18; 7,19; 7,20); “tutti i monti più alti furono coperti” (7,19; 7,21). La
potenza delle acque viene menzionata di nuovo in 7,24, attribuito a P, con
l’aggiunta di “per centocinquanta giorni”, aggiunta ripetuta in 8,3b, attri-
buito ancora a P.
Per evitare la ripetizione riguardante la morte di tutti gli esseri, 7,21
viene attribuito a P e 7,22 a J, ma così viene spezzata l’unità sintattica
wayyiqtol → x-qatal, notata sopra (si veda infra, § 5).
Ulteriori ripetizioni si trovano in 7,17-24 e in 8,1-5, due testi che si
possono leggere in parallelo:

7,17-20 8,1-5
≈r<a…h;Al[' µ/y µy[iB;r“a' lWBM'h' yhiy“w"17 hY:j'h'AlK; ta´w“ j"nOAta, µyhiløa‘ rKoz“YIw"1
≈r<a;h;Al[' j"Wr µyhiløa‘ rbe[}Y"w"
µyIM'h' WBr“YIw" µyIM…h' WKvoY:w"
cf. 7,11 µyIm…V;h' tBorUa}w" µ/hT] tnOy“[]m' Wrk]S…YIw"2
cf. 7,12 µyIm…V;h'Aˆmi µv,G<h' al´K;YIw"
cf. 7,18 b/vw: Ë/lh; ≈r<a…h; l[æme µyIMæh' Wbv¨Y:w"3
cf. 7,18 µ/y taæm]W µyVimij} hxeq]mi µyIM'h' Wrs]j]Y"w"
hb;Teh'Ata, Wac]YIw" y[iybiV]h' vd<joB' hb;Teh' jn"T…w"4
≈r<a…h; l[æme µr:T…w" fr:r:a} yrEh; l[æ vd<jol' µ/y rc…[;Ah[;b]viB]
µyIMæh' WrB]g“YIw"18 cf. 8,3
≈r<a…h;Al[' daom] WBr“YIw" cf. 8,3
µyIM…h' ynEP]Al[' hb…Teh' Ël,T´w" cf. 8,4
≈r<a…h;Al[' daom] daom] Wrb]G: µyIM'h'w“19 yrIyci[}h; vd<joh' d[æ r/sj;w“ Ë/lh; Wyh; µyIM'h'w“5
tj'TæArv,a} µyhiboG“h' µyrIh;h,AlK; WSkuy“w; µyrIh;h, yv´ar: War“nI vd<jol' dj…a,B] yrIyci[}B;]
" µyIm…V;h'AlK
µyIM…h' Wrb]G: hl;[]m'l]mi hM;a' hrEc][, vmej}20
µyrIh;h, WSkuy“w"
36 A. NICCACCI

Cosa dire? Se 8,1-5 è testo composito (P con aggiunte J), come riten-
gono i critici, bisogna riconoscere che il redattore ha fatto un buon lavoro
di cucitura, creando una simmetria notevole con 7,17-20 (anch’esso P).
D’altra parte, anche tenendo conto delle aggiunte J, le ripetizioni nel testo
P restano parecchie.

5. Metodo

Per valutare le ripetizioni, lo ripeto, è necessario comprendere la loro fun-


zione nel testo; e tale funzione viene indicata anzitutto dalla sintassi. Esa-
miniamo, ad esempio, 7,6-8,5, che è il brano più ripetitivo e controverso
della parte centrale del racconto (7,6-8,14)57, tenendo conto dell’analisi
sintattica presentata sopra (§ 3).
7,6-8,5 è costituito, alternativamente, da proposizioni verbali con
wayyiqtol, che comunicano le notizie storiche e fanno avanzare il rac-
conto, e da proposizioni non verbali, per lo più di tipo (waw-) x-qatal,
che comunicano specificazioni delle notizie e ritardano il ritmo del rac-
conto. Il racconto stesso è introdotto da due frasi di livello secondario,
che comunicano informazioni previe (“antefatto”). Indicando con ‘A’
l’antefatto, con ‘N’ le notizie storiche e con ‘S’ le specificazioni, la fun-
zione di ogni frase può essere indicata come segue:
7,6
(A) Ora Noè aveva seicento anni quando il diluvio cadde come ac-
qua sulla terra.
(N) 7Allora Noè, i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli entrarono
nell’arca a causa delle acque del diluvio.
8Di tutti gli animali puri e degli animali che non sono puri, degli
(S)
uccelli e di tutto ciò che striscia sulla terra, 9fu in coppie che ven-
nero a Noè nell’arca, maschio e femmina, come Dio aveva ordi-
nato a Noè.

57. Questo passo è stato discusso in particolare da Emerton, “An Examination”, Part I, 402-
405 e 415-416, contro Cassuto, e poi da Wenham, “Method”, 90-93, contro Emerton. La
lettura che proporrò sulla base dell’analisi sintattica non rivela alcuna contraddizione tra i
40 giorni (8,12; 8,17) e i 150 giorni (7,24; 8,3), che è uno dei cavalli di battaglia dei critici
delle fonti. L’esegesi giudaica tradizionale ha calcolato insieme tutte le date del racconto,
concludendo che esse costituiscono un anno solare completo (anno lunare più undici gior-
ni), anche se non c’è accordo su quale fosse il mese di partenza (dato che il testo biblico
indica i mesi solo con il numero ordinale: inizio del diluvio nel secondo mese, giorno 17, e
fine nello stesso mese e giorno dell’anno seguente: 7,11; 8,14). Si veda Bereishis, 263-264;
275. Giustamente Wenham, “Method”, 87-88, ha messo in guardia contro le insidie inerenti
nell’argomento basato sulla cronologia.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 37

10
(N) Avvenne, dopo sette giorni, che le acque del diluvio caddero sulla terra.
11Nell’anno seicento della vita di Noè, nel secondo mese, nel di-
(S)
ciassette del mese, fu proprio in quel giorno che tutte le sorgenti
del grande abisso eruppero e, nello stesso tempo, le chiuse del
cielo si aprirono.
12La pioggia cadde dunque sopra la terra per quaranta giorni e quaranta notti;
(N)
13fu proprio in quel giorno che Noè, Sem, Ham e Iafet, figli di
(S)
Noè, la moglie di Noè e le tre mogli dei suoi tre figli entrarono
con loro nell’arca; 14essi e tutti gli esseri viventi secondo la loro
specie, tutti gli animali secondo la loro specie, tutti i rettili che
strisciano sulle terra secondo la loro specie, tutti i volatili secon-
do la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati.
15Essi vennero a Noè nell’arca in coppie fra tutte le creature in cui era re-
(N)
spiro di vita.
16Ora quelli che vennero, fu maschio e femmina che vennero fra
(S)
tutte le creature, come Dio gli aveva ordinato.
(N) Poi Yahveh chiuse la porta dietro di lui.
17Il diluvio cadde dunque per quaranta giorni sopra la terra. Le acque au-
(N)
mentarono, sollevarono l’arca ed essa si alzò da sopra la terra. 18Le acque
dominarono, aumentarono molto sopra la terra e l’arca navigò sopra la
superficie delle acque.
19Ora le acque dominarono molto molto sopra la terra e tutti i
(S)
monti più alti che sono sotto tutto il cielo furono ricoperti. 20Ben
quindici cubiti al di sopra dominarono le acque e i monti furono
ricoperti.
21Allora perì ogni creatura che striscia sopra la terra – uccelli, animali,
(N)
esseri viventi e tutti i rettili che strisciano sulla terra – e ogni uomo;
22assolutamente tutto ciò nel cui naso c’è respiro di vita fra tutto
(S)
ciò che è sopra la terraferma morì.
23Così (Dio) distrusse ogni essere che era sopra la faccia della terra;
(N)
(S) dagli uomini agli animali, ai rettili e agli uccelli del cielo, essi
furono distrutti dalla terra.
(N) Rimase solo Noè e ciò che era con lui nell’arca.
24Le acque dunque dominarono sopra la terra per centocinquanta giorni.
(N)
8,1Poi Dio si ricordò di Noè, di tutti gli esseri viventi e di tutti gli animali

che erano con lui nell’arca. Fece soffiare un vento sulla terra e le acque
calarono. 2Furono bloccate le sorgenti dell’abisso e le chiuse del cielo e la
pioggia dal cielo fu fermata. 3Allora le acque si ritirarono costantemente
da sopra la terra. Le acque diminuirono dopo centocinquanta giorni 4e nel
settimo mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sulle montagne
dell’Ararat.
5Ora le acque diminuirono costantemente fino al decimo mese; fu
(S)
nel decimo mese, nel primo del mese, che apparvero le cime dei
monti.
6Allora, dopo quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto …
(N)
38 A. NICCACCI

La logica fondamentale del racconto è comunicare prima la notizia com-


plessiva, poi la specificazione58. Il brano si suddivide così in unità sintattiche
inscindibili, che enumero qui di seguito indicando per ognuna l’argomento
essenziale: (a) diluvio; (b) Noè, famiglia e animali nell’arca. Le unità
sintattiche comprendono ‘N’ (notizia storica di primo piano) + ‘S’ (specifi-
cazione di sfondo); nel primo caso comprendono anche un ‘A’ (antefatto).

– 7,6-9 A + N+S (a); (b)


– 7,10-11 N + S (a)
– 7,12-16 N + S (2x) + N (b)
– 7,17-20 N + S (a)
– 7,21-23 N + S (2x) + N (b)
– 7,24-8,5 N + S (a)

L’alternanza dei due motivi continua lungo tutta la parte centrale del
racconto: 8,6-12 (b); 8,13-14 (a).
A questo punto sorge una prima domanda: sono ripetizioni, queste? La
risposta può essere la seguente: benché il linguaggio sia ripetitivo, non tro-
viamo ripetizioni letterali né doppioni nel senso di varianti indipendenti dal
punto di vista sintattico e letterario. Infatti:
– le forme verbali usate sono diverse e la funzione delle varie formu-
lazioni cambia di conseguenza (notizia; specificazione);
– anche le formulazioni sono diverse e quindi bisogna considerarle at-
tentamente per comprendere ciò che è comune e ciò che varia;
– infine sono diverse le connessioni, nel senso che un’informazione già
data può essere ripresa per collegare ad essa un’informazione nuova (ad
esempio in 7,12 e 7,17).
Sembra evidente che la divisione delle fonti non si accorda con la strut-
tura sintattica del brano, la quale riflette il modo in cui le informazioni
vengono organizzate e presentate nel processo della comunicazione. Se
dunque, come sostengono i critici, le informazioni risalgono a fonti diver-
se, bisogna dire che il redattore le ha rielaborate e ne ha tratto un testo si-
gnificativo.
Sulla base di 8,18-19 e di qualche altro caso simile, Andersen ha affer-
mato la rilevanza della sintassi nei riguardi dell’analisi delle fonti in un
modo che è analogo a quello del presente scritto59:

58. Similmente, Wenham, “Method”, 96-97, scopre un “pattern of a vague warning


followed by precise details” ripetuto più volte in 6,7-7,4.
59. Andersen, The Sentence, 40.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 39

The significance of this kind of construction has generally escaped


literary critics. Either they assign parallel passages to different ‘sources’
as ‘doublets’, thus destroying the fabric of the composition; or else they
speak disparagingly of its tedious redundancy. But if the text is left as
it is, and its grammatical structure is taken seriously as serving artistic
purposes, more positive conclusions about the integrity of a passage
and the solemnity of its style are possible. Sentences from the Flood
Epic used in the present chapter cut across passages generally assigned
to the ‘J’ and ‘P’ documents. The same is true of the chiastic coordination
to be described in Chapter 9. This means that if the documentary
hypothesis is valid, some editor has put together scraps of parallel
versions of the same story with scissors and paste, and yet has achieved
a result which, from the point of view of discourse grammar, looks as
if it has been made out of the whole cloth.

Sorge allora un’altra domanda: sono possibili ipotesi diverse da quella


delle fonti per spiegare il fenomeno delle ripetizioni?
L’esegesi tradizionale giudaica, lo sappiamo, aveva la preoccupazione
di valorizzare anche le minuzie del testo e mostrare la concordia della Scrit-
tura. Tale preoccupazione non può essere giudicata negativamente di per
sé, anche perché è stata condivisa da grammatici di prim’ordine, i quali
leggevano seriamente il testo (e non solo la letteratura intorno al testo,
come facciamo talvolta noi moderni). Di tanto in tanto però emergono pre-
occupazioni che, almeno a prima vista, paiono estranee, e perciò quell’ese-
gesi dev’essere controllata caso per caso.
L’esegesi tradizionale giudaica, dunque, tende a interpretare le ripeti-
zioni del racconto del diluvio come fasi successive dei fatti60. Ad esempio,
Rashi interpreta la prima occorrenza di “Noè fece” (6,22) come: “Questo
riguarda la costruzione dell’arca”, e la seconda (7,5) come: “Questo riguar-
da la sua andata all’arca”. Si noti: “andata”, non “entrata nell’arca”, poiché
secondo Rashi Noè, per mancanza di fede, entrò solo all’ultimo momento,
quando lo costrinsero le acque (7,7). In questo modo egli tenta di spiegare
la “ripetizione” di 7,7, giocando sul doppio senso del verbo awOB.
Come è noto, la lista di chi deve entrare nell’arca presenta non solo ri-
petizioni (§ 4) ma anche differenze, tra cui il numero: due di tutti gli ani-
mali (6,19); sette di tutti gli animali puri, due degli animali impuri (7,2);
due degli animali puri e degli impuri (7,8-9); tutti gli animali secondo la

60. Sull’argomento ho utilizzato, oltre a Miqraot gedolot, A.M. Silbermann - M. Rosenbaum,


ed., Chumash with Targum Onkelos, Haphtaroth and Rashi’s Commentary, Jerusalem 1934
(repr. 1984); Ramban (Nachmanides). Commentary on the Torah: Genesis, ed. C.B. Chavel,
New York 1971.
40 A. NICCACCI

loro specie in coppie (7,14); tutti gli esseri viventi (8,17; 8,19). Gli inter-
preti giudaici risolvono il problema affermando che due, cioè la coppia, era
il numero minimo, uguale per tutti gli animali; ma degli animali puri, che
sarebbero stati poi offerti in sacrificio (8,20), Noè doveva procurarsi altre
sette coppie per non mettere in pericolo la sopravvivenza delle specie. In
questo contesto viene anche notata la distinzione sottile, trascurata per lo
più dagli autori moderni, tra gli animali che vanno spontaneamente (√awb)
per sopravvivere e quelli che Noè prende (√jql) per sacrificare61.
Per risolvere il problema delle ripetizioni in 7,5-11 Ramban ritiene che
il racconto sia completo solo alla fine62:

Noè fece secondo tutto quello che gli aveva ordinato il Signore.
Ora Noè aveva seicento anni (7,5-6). I versetti fino a Nell’anno seicen-
to (7,11) non raccontano un fatto, ma Noè fece secondo tutto quello che
gli aveva ordinato generalizza tutta la cosa. Dice che egli fece secondo
tutto ciò che gli era stato ordinato; non omise niente di tutta la cosa:
fece l’arca, raccolse il cibo e prese tra gli animali e gli uccelli puri sette
coppie il giorno in cui gli aveva ordinato. E quando ebbe seicento anni
e il diluvio scese sopra la terra, entrò con la sua famiglia, gli animali
puri e tutti gli esseri viventi nell’arca, come Dio gli aveva ordinato.
Dopo di ciò (la Scrittura) racconta effettivamente: Avvenne, dopo sette
giorni … Nell’anno seicento e completa la cosa.

La critica delle fonti procede con principi del tutto diversi: scruta la
Scrittura non per mostrarne la concordia ma al contrario per metterne in
evidenza le differenze, che interpreta come indizio di racconti in origine
diversi. Riguardo al primo esempio riferito sopra, la critica delle fonti ri-
tiene che 6,9-22 sia di P e 7,1-5 di J, anche se questo comporta, in J, l’as-
senza delle istruzioni concernenti la costruzione dell’arca. Riguardo poi al
numero degli animali, la divisione in fonti è più difficile, ma viene ugual-
mente sostenuta ammettendo contaminazioni tra J e P63.
Cosa pensare? I punti discutibili della critica delle fonti mi sembrano
due: mettere in evidenza le differenze nel testo fino ad esasperarle e non

61. La distinzione tra gli animali che Noè deve “far entrare” nell’arca (6,19), quelli che
“vengono” spontaneamente (7,8-9; 7,15) e quelli che egli deve “prendere” (8,2) è costante
nell’esegesi giudaica sia tradizionale che moderna; si vedano Bereishis, 238, e Cassuto, 38-
39. E’ ripresa anche da Wenham, “Method”, 98, ma criticata da Emerton, “An Examina-
tion”, Part I, 413-414 (contro Cassuto).
62. Commento a 7,16; Ramban, 117.
63. Si veda, ad esempio, il commento di Westermann a 7,7-10, pp. 579-580.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 41

considerare la funzione delle ripetizioni nell’arte compositiva vicino-


orientale antica.
Per illustrare questi due punti faccio appello ancora una volta a Cas-
suto, uno studioso contrario alle fonti, ma non fondamentalista perché egli
motiva la sua opposizione con argomenti che mostrano una profonda co-
noscenza dell’arte compositiva antica, specialmente cananea. Citare Cas-
suto avrà almeno il vantaggio di non chiamare in causa studiosi contempo-
ranei che hanno sposato la causa della cosiddetta analisi retorica, di tipo
sincronico, e non sono per nulla sensibili a problemi di altro genere.
Ora, commentando la differenza di opinioni esistente tra i critici delle
fonti, Cassuto osserva:
In truth, this is but an interesting example of the subjective and
mechanical method of exegesis that many European scholars adopted in
their study of ancient literatures, without making any attempt to gain a
deeper insight into the literary conditions, customs and usages of the
environment in which the writings in question were composed—a method
that also outside Biblical scholarship (for example, in the field of
classical studies) resulted in conclusions that are similar and parallel to
those arrived at by Biblical scholars in regard to the Five Books of the
Torah. (p. 34)

Riguardo poi alle liste di ripetizioni e doppioni nel racconto del dilu-
vio, che si trovano nei commentari di tipo storico-critico, Cassuto annota:

Anyone studying these lists receives the impression that the narra-
tive is in a state of chaos, and that the only way to introduce order into
it is to divide it into various accounts. But we must not forget that these
lists came to be compiled as a result of the researches of those who
were already convinced from the outset, by the fact that different names
are used for God, that the section contains elements derived from
various documents. But if we approach the text without bias, the impression
we gain is totally different.
(…) we must, first of all, bear in mind the fact that the use of
repetition and verbal parallelism is a common feature of the literary
style of the ancient East generally and of the Bible in particular; and
anyone who wishes to remove from the Scriptural texts all that is in
harmony with this practice is simply closing his eyes to a basic and
characteristic trait of these passages. Nor is this all. Many matters are
referred to more than twice in our section, and if we reject all possibility
of repetition in one recension, we shall have to assume that there were
more than two versions. For this very reason Romanoff proposed, as we
saw, that the verses of the section should be distributed among three
sources. But even three are not enough, for some things are mentioned
42 A. NICCACCI

four and five times, and even six. Reference is made to the increase of
the water no fewer than six times in chapter vii (…). If we insist on
applying the analytical method consistently, we shall reach a stage of
absurdity. (pp. 37-38)64

Considerazioni di questo calibro non sono diventate inutili con il passa-


re degli anni; anzi si farebbe bene a meditarle ancora oggi con attenzione.
Il fatto di considerare le ripetizioni come un fenomeno letterario con-
sente di valutarle in modo differente dalla critica delle fonti e anche dal-
l’esegesi giudaica tradizionale. Detto questo, però, è necessario avvertire
subito che una prospettiva non esclude necessariamente l’altra. Ora, in
quanto fenomeno letterario, le ripetizioni possono essere viste come un
mezzo per conferire solennità alla narrazione e anche per comunicare le
varie informazioni non in modo continuato, che risulterebbe prosaico, ben-
sì a ondate successive65.
Ad esempio, rifacendoci ancora una volta ai due racconti paralleli dal-
lo schema “Dio disse - Noè fece” (6,9-22; 7,1-5), ha ragione l’esegesi tra-
dizionale di affermare che essi non sono doppioni, ma il primo riguarda la
costruzione dell’arca, l’altro l’ingresso nell’arca. D’altra parte la distribu-
zione di queste informazioni in due unità letterarie distinte (anche se colle-
gate dal punto di vista sintattico: § 3) può riflettere il tempo intercorso tra
l’una e l’altra. In effetti, secondo la tradizione giudaica, la preparazione
dell’arca richiese un tempo molto lungo66. E’ questo un esempio, per quan-
to piccolo, di come un approccio letterario-retorico al testo possa recu-
perare alcune istanze dell’esegesi tradizionale. Ciò può dare maggiore
concretezza allo studio letterario moderno, che altrimenti rischia di muo-
versi fuori del tempo.
Al medesimo scopo può contribuire anche il metodo storico-critico.
Bisogna ripetere che l’approccio letterario moderno, di tipo sincronico, non

64. Senza volerlo, Cassuto ha fornito un argomento per spiegare le ripetizioni all’interno di
una fonte ammettendo un poema epico sul diluvio precedente il racconto biblico. Wester-
mann raccoglie volentieri la sua proposta, notando tuttavia che il poema è stato così bene
integrato nel racconto P che non si può più riconoscere, eccetto in 7,11b e 8,2a (pp. 583-
585). Non credo, però, sia necessario supporre un tale poema; anche la prosa, soprattutto
quando è solenne, impiega il parallelismo. I termini rari e arcaici del racconto, che accanto
al parallelismo sono un argomento per cui Cassuto ammette il poema, possono semplice-
mente testimoniare l’antichità del materiale utilizzato.
65. Valutazioni di questo tipo si trovano presso molti studiosi dell’arte narrativa vicino-
orientale antica, ebraica e anche classica. Per quanto riguarda il racconto del diluvio, si può
leggere Whybray, The Making of the Pentateuch, 80-83.
66. Bereishis, 239.
DILUVIO, SINTASSI E METODO 43

esclude quello storico-critico, di tipo diacronico. Non lo esclude in via di


principio e non può escluderlo in concreto. Sono due approcci differenti e
autonomi dal punto di vista metodologico, che devono incontrarsi e con-
frontarsi per una migliore comprensione del testo.

6. Considerazioni conclusive

L’analisi sintattica (§ 3) non evidenzia difficoltà o durezze nello svolgimen-


to di Gn 6,9-8,22. Questo mi sembra un punto fermo: non si potranno in-
vocare ragioni di questo genere per provare l’esistenza delle fonti67. Anzi,
generalmente l’identificazione delle fonti fa violenza alla sintassi di Gn 6,9-
8,22 in quanto spezza la struttura delle frasi, in particolare la transizione
temporale wayyiqtol (notizia) → waw-x-qatal (specificazione) (§ 5).
L’analisi sintattica mostra inoltre che il testo non contiene doppioni in
senso tecnico, per il fatto che ogni ripetizione ha una funzione propria. Il
testo presenta dunque, più che ripetizioni o doppioni, uno stile ripetitivo
marcato, che è caratteristica della narrazione arcaica, specialmente di ca-
rattere elevato.
Gn 6,9-8,22 è un racconto non solo coerente ma anche artistico dal
punto di vista della composizione letteraria. Ciò non esclude che esso in-
globi materiale più antico di varia origine. Bisogna riconoscere però che il
redattore ha utilizzato quel materiale secondo un piano compositivo ben
preciso e l’ha organizzato secondo la sua strategia di comunicazione, per
cui egli non è un redattore ma un vero autore. Scrive Cassuto:

If it should be argued that the artistic qualities of the section are the
result of the redactor’s work, then one can easily reply that in that case
he is no ordinary compiler, who joined excerpt to excerpt in a mechanical
fashion, but a writer in the true sense of the word, the creator of a work
of art by his own efforts. Thus the entire hypothesis, which presupposes
that different fragments were already in existence previously in their
present form as parts of certain compositions, collapses. (pp. 34-35)

Cassuto ha ragione di affermare che non sta in piedi la posizione dei


critici letterari i quali immaginano il lavoro del redattore come una mecca-

67. “The phrase ‘fourty years’ has been introduced into the first part of verse 17 from the
‘J’ version. There is an indication of this in the awkward grammar of the Hebrew”: J.C.L.
Gibson, Genesis. Volume 1, Edinburgh - Philadelphia 1981, 166. Ma l’autore non spiega il
perché di questa affermazione.
44 A. NICCACCI

nica compilazione di fonti già pronte; una compilazione, per giunta, fatta
in modo maldestro, dato che doppioni e durezze sono, a detta dei critici
stessi, i criteri principali per riconoscere gli interventi del redattore. Questa
posizione è insostenibile; fu elaborata quando non si conoscevano le lette-
rature orientali e non si prestava sufficiente attenzione alla composizione
letteraria dei testi, per cui seguirla oggi è anacronistico.
Detto questo, però, mi sento di precisare che gli studi moderni lettera-
rio-retorici, di tipo sincronico, non possono eliminare la critica delle fonti,
di tipo diacronico, per il semplice motivo che sono di natura differente. Di
un testo coerente e artistico non si può dire in assoluto che non ha fonti; si
può dire, in caso, che l’autore ha utilizzato le fonti in modo personale e
significativo.
Nel caso specifico, il materiale di Gn 6,9-8,22 non è dell’autore che ha
composto il testo finale, ma egli l’ha organizzato per i suoi scopi. Identifi-
care le fonti è certamente un compito legittimo e utile. Il problema è pro-
cedere con criteri credibili. Non si può ignorare la sintassi e le tecniche
compositive, altrimenti si rischia confondere per doppione ciò che è, ad
esempio, ripresa letteraria con la funzione di far avanzare il racconto, se-
condo una tecnica compositiva a spirale o a onde successive frequente nei
testi vicino-orientali antichi. Ripetendo vecchie posizioni senza una seria
verifica, e non tenendo conto delle nuove conoscenze sull’arte letteraria
antica e sulla narrativa in generale, si getta discredito sulla ricerca storico-
critica, con la conseguenza che essa viene rifiutata in blocco e, con ciò stes-
so, senza volerlo, si porta acqua al mulino del fondamentalismo.
D’altra parte, non sarebbe prudente bollare di fondamentalismo ogni
appunto mosso alla ricerca storico-critica. Chi è interessato a questa ricer-
ca, riconsideri le posizioni tramandate e proponga criteri e soluzioni mo-
derne e credibili.
Purtroppo le posizioni sincronica e diacronica si affrontano muro con-
tro muro, si ignorano e si considerano alternative l’una all’altra. Ciò però
non è necessario né consigliabile; direi anzi che è anti-scientifico e
deleterio: fa torto al testo ignorando o la sua storia o il suo stato finale.
Non si può più ritenere che quello diacronico sia il metodo esegetico
tout court, come non si può pretendere che lo sia quello sincronico. E sic-
come è difficile trovare qualcuno in grado di utilizzare entrambi in modo
competente, è necessario che il dialogo fra gli studiosi sia costante, sereno
e aperto.
Quello che andiamo dicendo comporta che sia l’approccio diacronico
che quello sincronico vengano integrati in un metodo unico di analisi dei
testi biblici. In questo metodo integrato dovrebbe trovar posto anche l’ana-
DILUVIO, SINTASSI E METODO 45

lisi tradizionale, sia giudaica che cristiana. E’ chiedere troppo? E’ un


irenismo ingenuo?
Altra domanda: nel progettare un metodo esegetico integrato, a quale
approccio è bene dare la precedenza? E, prima ancora, è necessario dare la
precedenza a uno piuttosto che all’altro, o la cosa è indifferente? Il recente
documento della Pontificia Commissione Biblica giunge, a questo proposi-
to, alla seguente conclusione68:

Una seconda conclusione è che la natura stessa dei testi biblici


esige che, per interpretarli, si continui a usare il metodo storico-critico,
almeno nelle sue operazioni principali. La Bibbia, infatti, non si pre-
senta come una rivelazione diretta di verità atemporali, bensì come
l’attestazione scritta di una serie di interventi attraverso i quali Dio si
rivela nella storia umana. Diversamente da altre dottrine sacre di altre
religioni, il messaggio biblico è solidamente radicato nella storia. Ne
consegue che gli scritti biblici non possono essere compresi corretta-
mente senza un esame del loro condizionamento storico. Le ricerche
«diacroniche» saranno sempre indispensabili all’esegesi. Gli approcci
«sincronici», qualunque sia il loro interesse, non sono in grado di
sostituirle. Per funzionare in modo fecondo, devono prima accettarne le
conclusioni, almeno nelle loro grandi linee.

Questa conclusione è giusta ma parziale: dovrebbe affermare chiara-


mente anche la necessità dell’approccio sincronico. Ho poi qualche riserva
riguardo all’ultima frase69. Mettere cronologicamente al primo posto l’ap-
proccio diacronico non mi sembra il procedimento migliore, e questo per
due motivi strettamente collegati tra loro. Primo, il testo certo e importante
è quello finale, mentre le fonti restano ipotetiche e in ogni caso meno im-
portanti; secondo, se si comincia con il sezionare il testo in fonti, riesce
difficile valutarlo nella sua forma finale. Se è vero, come gli studi moderni
sottolineano, che il testo finale non è un agglomerato informe di fonti ma
un’opera letteraria, allora il senso inteso deriva dal modo come l’autore
dispone le informazioni piuttosto che dal senso delle fonti originarie, an-
che se fosse possibile identificarle con certezza. Il senso delle fonti dareb-
be, certo, profondità di campo al senso del testo, mostrandone le somiglian-
ze, le differenze e le evoluzioni, ma in nessun caso potrebbe sostituirsi ad
esso. Ciò che conta è spiegare il testo, non ricostruire le fonti.

68. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Città del
Vaticano 1993, 119-120.
69. Ho trattato questi problemi in: Un profeta tra oppressori e oppressi. Analisi esegetica del
capitolo 2 di Michea nel piano generale del libro, Jerusalem 1989, spec. §§ 0.1; 3.4; 7.3.
46 A. NICCACCI

In attesa che un metodo integrato veda finalmente la luce, resta il fatto


che un approccio ha da imparare dall’altro. L’approccio diacronico ha da
imparare da quello sincronico il senso della narrazione; il secondo ha da
imparare dal primo il senso della storia. Ambedue hanno da imparare
dall’esegesi tradizionale, sia giudaica che cristiana, il senso dell’armonia e
del compimento della Scrittura, se vogliono che la loro interpretazione sia
non solo rigorosa ma anche credente.
Le parole seguenti enunciano, con terminologia diversa, un auspicio
che condivido di tutto cuore70:

Perhaps someday, ‘Spirit will be poured out on us from on high’, as


Isa 32:15 has it, so that again a way will be found for midrashic exege-
sis—midrash, which in its essence will be adapted to the plain meaning
of the text but, at the same time, will have the ability of drawing out of
the text more than is apparently embodied in it. Until such a time, we
would be better off without overstated demands, learning and compre-
hending all systems of exegesis, yet elucidating the Bible as it is.

Alviero Niccacci, ofm


Studium Biblicum Franciscanum, Jerusalem

70. M. Haran, “Midrashic and Literal Exegesis, and the Critical Method in Biblical
Research”, Scripta Hierosolymitana 31 (1986) 19-48, p. 48. L’autore mette in evidenza la
distinzione netta tra “esegesi” – cioè l’interpretazione tradizionale giudaica, sia derash che
peshat, e anche quella cristiana – e “metodo critico” moderno, che rappresentò una rottura
assoluta rispetto alla tradizione.

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