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Modena Ottobre 2011 n3

TUTTO SBAGLIATO, TUTTO DA RIFARE.


EDITORIALE Dopo un anno e mezzo di segreteria, il bilancio di Susanna Camusso francamente disastroso. La CGIL si presenta, al passaggio pi cruciale della sua storia, come un'organizzazione divisa e senza linea. Tutta una strategia costruita giorno dopo giorno, mediante forzature autoritarie, diplomazie sotterranee, modifiche statutarie e di prassi, andata in fumo nel giro delle poche settimane che separano gli accordi del 28/06 dalla manovra bis del 13 agosto. Per un anno, questa segreteria aveva lavorato alla ricomposizione delle parti sociali, da unire contro il cattivo Governo che le aveva divise. Dentro questa impostazione debole e politicista, era necessaria l'unit sindacale, una mano a Confindustria per non perdere il gruppo FIAT, la neutralizzazione della Fiom, la totale subalternit al PD. Tanto lavoro per nulla, viene da dire. La confusa strategia della Camusso non ha retto alla durezza e alla profondit della crisi ed un bene per noi tutti. Ma quanto fiele, per, che devono ingoiare gli iscritti e gli attivisti della CGIL. Abbiamo visto la disastrosa intesa del 28/06/11, con l'abbraccio finale a quei sindacati gialli che da anni firmano contratti separati e cercano di buttarci fuori dalle fabbriche. Ci toccato pure di vedere Emma Marcegaglia nostra portavoce, nell'ultimo balletto agostano tra le parti sociali. Poi il teatrino finalmente crollato, rivelando la verit: le parti sociali
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Disobbedienza organizzata in CGIL


La decisione della segreteria della Cgil di apporre la firma allaccordo del 28 giugno, senza consultazione, una gravissima violazione dello Statuto e, per questo, nessuno dellorganizzazione pu ritenersi impegnato nel rispetto di tale atto. Ancor pi grave il fatto che si sia firmato laccordo quando la sentenza sulla Fiat del giudice di Torino ha chiaramente affermato che quellintesa autorizza le deroghe al contratto nazionale. Oltre a ci, naturalmente, resta la spada di Damocle dellarticolo 8 della manovra del governo, che trasferisce la deroga dal contratto alla legge, in particolare allo Statuto dei lavoratori. Di tutto questo non c traccia nella scelta della decisione della segreteria della Cgil di apporre la firma conclusiva. Le ridicole assicurazioni da parte della Confindustria che non si avvarr della legge lasciano il tempo che trovano e, in ogni caso, non impegnano alcuna azienda, alcuna altra organizzazione padronale. E quindi, quello della segreteria della Cgil, un cedimento gravissimo, che viene nascosto dal clima di crisi generale del paese e dalla catastrofe del governo Berlusconi, ma che non per questo danneggia meno i diritti dei lavoratori e la libert di contrattazione. Tutto in discussione nel mondo del lavoro, i diritti e le libert fondamentali, e questa firma solo un atto di rassegnazione e di opportunismo nella speranza che un governo che succeda a Berlusconi riduca i danni dellarticolo 8. Il cedimento della segreteria della Cgil viola le regole ma anche lo spirito profondo dellorganizzazione. Abbiamo gi chiesto pi volte le dimissioni della segretaria generale, sapendo bene di essere una voce isolata nei gruppi dirigenti. A questo punto, nel rinnovare la richiesta, possiamo solo dire che ci impegniamo nella disobbedienza organizzata nei confronti di questo accordo. Giorgio Cremaschi

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non esistono: banchieri, metalmeccanici, industriali, bidelli, manager e precari, hanno interessi diversi e contrapposti, che in questa fase storica si scontreranno senza tregua. Davanti al famigerato articolo 8 della manovra finanziaria, quello che cancella il Contratto Nazionale e aggira la Legge 300, l'unica parte sociale rimasta a stracciarsi le vesti, stata la CGIL. Agli altri eroi del 28 giugno, quella parte della manovra andava pi o meno bene cos. Hai voglia a dire che l'articolo 8, stravolge quegli accordi, come sostiene la Camusso. E' sotto gli occhi di tutti che vero il contrario: l'intesa del 28 giugno ha aperto le porte all'intervento governativo, che stato solo meno diplomatico nel puntare all'obiettivo. Oggi, Cisl e Uil avranno uno strumento in pi di ricatto contro la Cgil dentro le aziende; Marcegaglia risolve il suo problema con la Fiat; Marchionne ringrazia Sacconi e tutta la compagnia di giro che ha lavorato per lui, mentre era impegnato a chiudere qualche altro stabilimento in giro per Italia. Non serve a niente gridare dai palchi dello sciopero generale: o l'articolo 8 o l'intesa del 28 Giugno. In entrambi i casi i lavoratori hanno solo da perdere. La spinta al suicidio politico, del nostro gruppo dirigente incontenibile. Sotto tale spinta, si andati, il 21 settembre, a chiudere la partita dell'Accordo del 28 giugno, con una firma finale, senza neanche attendere gli esiti della ormai fantomatica consultazione. Anche qui, cosa porta a casa la CGIL? La Marcegaglia e i sindacati complici si dimostrano formalmente rispettosi della dialettica tra le parti sociali; ma chi impedir, azienda per azienda, che i padroni e i loro scagnozzi CISL e UIL non si appellino all'articolo 8? Quante situazioni di emergenza per salvare il lavoro ed evitare la chiusura salteranno fuori da ogni parte d'Italia? Come si evitano gli accordi separati? Se il gruppo FIAT, e altri a seguire, dovessero ricorrere a quell'articolo, la Marcegaglia che fa, li espelle, perch devono attenersi al 28 giugno? In realt, l'attuale scenario il trionfo di Marchionne. Con l'articolo 8 della legge neutralizza retroattivamente i ricorsi FIOM; con l'Accordo del 28 giugno, sistema gli altri stabilimenti ( a partire da Melfi?), con il placet della CGIL. Quello che Susanna Camusso avrebbe dovuto fare subito, era ritirare la sua firma dall'accordo siglato il 28 giugno e predisporre la CGIL a una battaglia di lunga durata per ricomporre il fronte del lavoro sociale, al di l di scioperi spot che danno una giornata di visibilit, ma non riescono a incardinare un percorso, una campagna, una vertenzialit di massa, un arco di alleanze sociali. Ma tutto questo non nelle corde di questa segreteria, che rischia di passare agli atti come la pi debole e confusa della storia della CGIL. Riprendiamoci il nostro sindacato, prima che finisca stritolato dalle contraddizioni dei suoi gruppi dirigenti.

I lavoratori e le lavoratrici del privato sociale necessitano di maggiori tutele


Il privato sociale un settore molto particolare, caratterizzato da servizi alla persona molto diversi per tipologia e distribuiti su tutto il territorio. Ci sono servizi destinati agli anziani (domiciliari o strutture protette), servizi allinfanzia (nidi, materne e centri estivi), servizi per pazienti psichiatrici (appartamenti e strutture), servizi per tossicodipendenti (territoriali o comunit), servizi per disabili (a domicilio, centri riabilitativi e socio occupazionali, diurni e residenziali) ed appoggio scolastico per studenti con difficolt. Sul nostro territorio le strutture pi grandi impiegano circa 100-150 lavoratori, con diversi inquadramenti e ruoli, dalle figure educative, a quelle assistenziali, ad autisti e pulizie. Si arriva fino allappoggio scolastico dove pu accadere che il lavoratore, lavori da solo allinterno della scuola, in collaborazione con il corpo insegnante. Tale distribuzione di lavoratori sul territorio rende difficili i contatti tra loro, che spesso non si conoscono o lavorano in servizi con problematiche molto diverse. A ci uniamo il fatto che noi lavoratori del privato sociale svolgiamo le stesse mansioni dei lavoratori del Pubblico impiego, ma con contratti meno tutelanti e con retribuzioni decisamente inferiori. Il nostro un settore nato con la logica di risparmiare denaro pubblico, pagando meno i lavoratori, e si molto esteso negli ultimi anni con limperativo di privatizzare i servizi alla persona per migliorarne lefficienza. Non ci aspettano tempi rosei, perch i tagli che colpiscono, e colpiranno ancora di pi gli Enti locali nei prossimi anni, significano riduzione di personale, dei tempi di lavoro e della qualit dei servizi erogati. Purtroppo ci dovremo aspettare degli esuberi, fino ad oggi pagati dai lavoratori a tempo determinato, con il non rinnovo del contratto, ma probabilmente in futuro il problema si estender anche a chi ha un contratto a tempo indeterminato. E questo il quadro nel quale ci stiamo muovendo, allinterno della Cooperativa Sociale Gulliver, come Funzione Pubblica CGIL e Rsa della CGIL, per creare dei meccanismi che garantiscano maggiori tutele per noi lavoratori. Un primo risultato importante labbiamo ottenuto: un Contrat-

DALLA MASERATI
D:E' passato qualche anno e si continua ancora a parlare di possibili dismissioni delle attivit produttive dello stabilimento di Modena. Rispetto all'ultima notizia di mercato, che annuncia l'apertura della FIAT agli investimenti per la produzione di 60000 Maserati "segm. E" nel sito produttivo di Grugliasco, com' il clima interno della vostra azienda?

R: E' consequenziale il fatto che, l'incertezza e l'inquietudine che serpeggia tra i lavoratori tenda ad aumentare sempre di pi di fronte a tali notizie. Tuttavia, le tante disattese risposte alle avanzate richieste di incontri con l'azienda sui futuri piani industriali, hanno gi determinato, per cos dire, un clima di rabbia e paura, che ha portato recentemente ad un ciclo di iniziative importanti. Una lotta fatta di scioperi articolati, cosi detti a scacchiera, di fronte ai quali l'azienda ha subto( con poche ore di sciopero) un tracollo in termini di perdita di vetture, ma anche dal punto di vista psicologico

D: Dopo questa tornata di scioperi come pensate di continuare, ovvero, quali sono le vostre richieste?

to aziendale per la gestione di personale in esubero o mobilit interna


causati da modifiche del servizio imposte dal committente (Enti pubblici e Ausl). Dalla nascita di Gulliver (1996) non mai esistito un Contratto aziendale, ora lo abbiamo siglato e dovremo vigilare perch sia correttamente applicato in caso di bisogno. Si tratta di una conquista che costata lavoro, fatica, incontri, a volte anche tesi, dove la determinazione delle Rsa CGIL al tavolo delle trattative ha impedito che la Cooperativa inserisse clausole con cui decidere arbitrariamente i criteri secondo i quali spostare o lasciare a casa i lavoratori. Gli ingredienti del successo credo siano stati: la collaborazione tra Funzione Pubblica CGIL ed Rsa, il lavoro quotidiano di informazione e comunicazione tra lavoratori tramite mail e incontri, il bisogno di riferimenti e di tutele per coloro che ogni giorno si spendono allinterno dei servizi. Non dobbiamo fermarci a questo, ora c bisogno di pensare a futuri passi che accrescano le tutele sia dal punto di vista contrattuale, che delle condizioni di lavoro. Gli scogli maggiori da superare sono invece: il dover lavorare su due fronti, con i committenti e con la Cooperativa; la frammentazione dei lavoratori e delle lavoratrici sul territorio, che rendono difficile la comunicazione e la coesione, oltre a farli sentire pi soli ed esposti; lincapacit di CGIL di emanciparsi rispetto a Cisl e Uil, Cisl si siede al tavolo delle trattative senza avere lavoratori attivi nei servizi, abbiamo la piattaforma del CCNL (da mesi bloccata) unitaria, che ad esempio prevede un impiego di lavoratori precari fino al 30% del totale degli assunti; infine lassenza di una tradizione di rappresentanti sindacali tra i lavoratori del settore, puntiamo alla nomina di Rsu. Insomma il lavoro lungo e non facile, ma ce n un bisogno imprescindibile, ce lo dicono i lavoratori e le lavoratrici che ci stanno appoggiando ogni giorno, che ci cercano come riferimento e hanno bisogno di persone che conducano una lotta anche a nome loro. Che dire restiamo in movimento. Ermanno Panciroli Rsa CGIL di Gulliver

R: Le nostre richieste sono sempre le stesse: avere un piano industriale. L'azienda dopo gli scioperi ci ha concesso un incontro, in cui ha ribadito che non esistono rischi per lo stabilimento modenese, ma era ancora presto per parlare di nuovi modelli concorrenziali da proporre sul mercato. Morale della favola, siamo punto e a capo: non si parla di investire alla Maserati di Modena. Ed per questo che siamo pronti a riprendere le lotte. Valuteremo cosa fare momento per momento, occasione per occasione. Tutto questo, ovviamente, va intercalato nella situazione difficile generale e generalizzata che noi tutti stiamo vivendo nel nostro Paese, passando dall'attacco dei padroni come Marchionne, a quelli che questo governo sta mettendo in campo attraverso politiche disastrose per tutta la classe lavoratrice.

D: A proposito, lo sciopero generale del 6 settembre che risultati ha dato nella tua azienda?

R: Molto buoni, c' stata un 'adesione del' 80%. Ma credo fermamente che la politica dello sciopero contenitore di "protesta educata" e guidata lungo le strade gi tracciate con i classici palloncini e le solite bandierine, non pu funzionare in eterno. Occorre dare una svolta a tutto questo, aprendo una discussione seria all'interno della CGIL, ma anche della stessa FIOM Bisogna riflettere su come mettiamo in campo il conflitto e con quali modalit. Le ultime lotte ella Maserati possono essere un esempio di come creare i rapporti di forza capaci di contrastare chi dall'altra parte della barricata. Ci vuole una strategia pi aggressiva che quantomeno riesca a mettere in crisi questo stato attuale di cose. Sar difficile, ma bisogna provarci ,del resto non ci sono alternative. Giuseppe Violante delegato FIOM RSU Maserati

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QUI FERRARI
Lo stallo della discussione in Ferrari sul contratto aziendale, il simbolo pi generale della situazione all'interno del gruppo FIAT, cio nel cuore della relazioni industriali di questo paese
Giudicata subito irricevibile la vecchia proposta votata dai lavoratori nelle assemblee, le controproposte dellazienda sono state sin da subito chiarissime, anche lo scopo di tali contenuti stato celato fino alle trattative del mese di giugno. Lazienda, infatti, ha richiesto 4 punti fondamentali su cui andare a trattare: etica del lavoro (cio decurtazione dei giorni di malattia sopra un certo limite), massima flessibilit di impianti e di lavoro e modifica delle relazioni sindacali. Sulla flessibilit dimpianto, lazienda intende introdurre i 18 turni con lo scorrimento, da subito nelle aree coinvolte nella produzione e nel montaggio motori, per da poter estendere in tutti i reparti. Questa affermazione stata parzialmente respinta subito, poich non era stato presentato alcun piano industriale. Sulla flessibilit di lavoro lazienda intende aumentare le ore di straordinario comandato, da 40 a 120. Le risposte da parte dei segretari, sono state contrarie. Sulla modifica delle relazioni sindacali, lazienda non ha dichiarato esplicitamente tuttora cosa intenda, ma tutto chiaro nel momento in cui la spiegazione stata che non si possono risolvere le controversie in maniera conflittuale e si deve trovare una soluzione che permetta di produrre sempre e comunque. gono espressi in queste trattative per il rinnovo dellintegrativo, sono per loro una doccia fredda. C pi di qualche perplessit su come affrontare le discussioni, in questa fase, tanto pi che i delegati di FIM e UILM hanno detto chiaramente che non sono disposti a scioperare durante i sabati comandati per un problema politico il punto della situazione, hanno fatto trasparire unincertezza sul comportamento da tenere da parte dei delegati di FIM e UILM: ovviamente dopo tutte le parole spese in mezzo ai lavoratori, sul fatto che Pomigliano, Mirafiori e la exBertone fossero improduttivi come stabilimenti e che gli accordi siglati in quei siti fossero necessari e che non si doveva temere nulla in unazienda come la nostra, le modalit ed i contenuti che venrari, all'interno delle strategie pi generali del gruppo FIAT? Durante le varie trattative che si sono avute , la dirigenza di Ferrari ha indicato le controproposte da lei esposte, come necessarie per sbloccare gli investimenti. Secondo unanalisi che vede il baricentro di FIAT, sempre pi spostato verso il nord America, questa una mezza verit: leggendo i giornali pi accreditati dal padronato, si intuisce che Marchionne cerca di avere sempre pi controllo sulla Chrysler. Questo perch dopo la crisi economica che si avuta, la questione della sovrapproduzione di automobili, ha fatto prendere la decisione al padronato, della chiusura di un grande gruppo: quale se non quello pi arretrato a livello tecnologico e di innovazione di prodotto e con pi possibilit di perdite di profitto, se non gli stabilimenti del gruppo FIAT in Italia? Il contratto aziendale, strutturato in questa maniera, dovrebbe servire in una prospettiva di quotazione in borsa delle azioni Ferrari, per unassunzione del controllo di Chrysler ancora pi massiccia da parte di Marchionne & Co.: quale metodo migliore per convincere gli azionisti ad acquistare i titoli Ferrari, se non quello di avere la massima flessibilit produttiva ed il controllo assoluto sui lavoratori? Poi con un nome del genere ed i profitti da paura, il quadro diventa completo. Una delle ultime manovre finanziarie da parte di Ferrari, stata quella di assumere il controllo completo del pacchetto azionario, riacquisendo anche il 5% dal Medio Oriente.

Molta preoccupazione, si sta diffondendo dopo la firma dell'accordo del 28 giugno, che pu stravolgere i rapporti di forza sindacali in aziende come la nostra e lapprovazione della manovra finan- In questo momento abbiamo il dovere, ziaria, nella quale vengono introdotte come delegati, di respingere normative salva FIAT. questondata di corporativismo che Quindi si potrebbe arrivare ad avere un lazienda vuole a tutti i costi, risvegliancontratto aziendale stile Pomigliano do la coscienza dei lavoratori: c un soft, nellipotesi in cui la maggioranza forte fermento di discussione durante le della RSU e non la maggioranza dei lavo- pause, anche se per ora nessuno disporatori, approvassero la proposta azien- sto ad investire in una lotta contro dale, fatta di qualche contentino sul pre- lazienda. Inoltre, il clima di partecipamio di risultato, lattivazione di qualche zione allesterno, sta iniziando ad invecommissione pa(ri)tetica: la FIM indis- stire anche i lavoratori della Ferrari, solubilmente legata alle scelte della convinti per anni che la politica non doUILM, in Ferrari, come peraltro, in tutto vesse entrare allinterno delle fabbriche. il gruppo FIAT. FIM e UILM insieme Per far s che questo succeda, bisogna hanno la maggioranza assoluta e se si mettere in contraddizione le proposte dovesse trovare laccordo fra azienda e dellazienda sui tavoli di trattativa, con le 2 organizzazioni, la Ferrari farebbe di convinzione, a partire dalla questione tutto per imporlo a tutti i lavoratori, sulla che molto visibile dei risultati record, base della firma del protocollo del 28 registrati alla chiusura dello scorso angiugno scorso. Quindi, questa battaglia no. Questo ci conceder degli spazi di sul ritiro della firma della CGIL discussione con i lavoratori, per proporIl clima allinterno, difficile. Le asdallaccordo interconfederale del 28 re le rivendicazioni della nostra piattasemblee, pur partecipate, non sono state giugno, diventa fondamentale per tenere forma. molto vibranti: pochi interventi e un ceraperto l'orizzonte dell'iniziativa sindacato clima di paura tra i lavoratori. le. Matteo Parlati Le RSU che abbiamo convocato per fare Ma come si inquadra la situazione FerLa nostra richiesta stata quella di avere un piano industriale complessivo, che permetta di vedere in prospettiva di durata del contratto, su che segmenti si dovranno collocare i prodotti e quali investimenti si debbano effettuare. Lazienda ha mostrato subito i nuovi modelli che intende produrre fino alla fine del 2013 e lammontare degli investimenti sulle auto e sul marketing. Alla nostra richiesta di capire il destino della fornitura e degli investimenti sugli impianti, lazienda ha presentato un piano di produzione dei motori Maserati. Una scommessa laccaparramento della commessa Maserati, il cui montaggio avverr nello stabilimento ex-Bertone. Quindi un piano industriale molto parziale, che sostanzialmente si basa (a detta dei referenti della Ferrari) sulla speranza di poterci accaparrare la produzione della nuova Maserati.

DECOLONIZZIAMO IL NOSTRO IMMAGINARIO


Lo sfaldamento del sistema economico capitalista in cui viviamo, sta mettendo in luce, in modo sempre pi evidente, tutti i limiti e tutte le iniquit che da sempre lo caratterizzano. E terminata la lunga stagione in cui il benessere dei paesi ricchi veniva alimentato esclusivamente dallo sfruttamento dei paesi poveri, in termini di persone e risorse naturali. I nostri diritti fondamentali, acquisiti attraverso dure lotte operaie e civili, che fino a poco tempo fa parevano intoccabili, vengono ora messi in discussione dalla globalizzazione, che ha iniziato a rivolgere le armi dello sfruttamento, anche allinterno dei paesi sviluppati. pretendere la restituzione del frutto delle loro razzie. Credo che il primo passo necessario sia quello di sfatare il MITO DELLA CRESCITA, creato dalla logica liberista per generare inique spartizioni della ricchezza. Purtroppo la parola crescita seguitiamo a sentirla frequentemente nelle parole di sindacalisti ed esponenti della sinistra. Le nostre societ occidentali sono in crisi, ma sono anche troppo opulente: consumiamo troppi beni e troppa energia. Per produrne grandi quantitativi inquiniamo il pianeta, scateniamo conflitti e rendiamo le nostre economie instabili. Produciamo quantit di rifiuti, tossici e non che non sappiamo dove mettere. Siamo inoltre paesi a E da almeno due decenni che i lavoratori e le lavoratrici europei perdono co- bassa natalit, la popolazione invecchia e se non fosse per la presenza di immistantemente diritti e potere dacquisto dei propri salari e pensioni; che la grati, ci ridurremmo velocemente come numero di abitanti. In un tale quadro forbice tra redditi bassi ed elevati aumenta; che si procede allo smantella- che senso pu avere desiderare unulteriore crescita? Se non quello di generare ulteriori profitti, che per lo pi andranno nelle tasche di ricchi e qualche mento degli apparati pubblici e dei servizi basilari. briciole in quelle di coloro che lavorano. Le armi dello sfruttamento puntate contro di noi, sono le medesime un tempo utilizzate nei paesi poveri, vengono riproposte le stesse false ricette liberiste E necessario iniziare a pensare ad una societ sobria, con meno sprechi, meno per uscire dalla crisi, gi fallite miseramente in passato. Questo perch non si cemento e meno consumo di prodotti, che facciano meno strada possibile ed tratta di strategie mirate risolvere i problemi delle popolazioni, bens di me- abbiano meno imballaggi. Va ridotta la forbice tra i redditi, avvicinare i comtodi utili a spartirsi i denari pubblici rimasti alla collettivit, tramite privatiz- pensi a tutti i livelli, ridurre gli orari di lavoro ed occupare tutti: nelle scuole zazioni e svendite dei patrimoni, per lo pi pagati in passato tramite i redditi c bisogno di pi insegnanti, non di meno; nei servizi alla persona servono pi educatori ed operatori socio-sanitari; servono pi persone per tenere puliti i da lavoro. parchi, le citt e fare manutenzione al territorio, alle strade e alle ferrovie; Appare evidente la necessit di costruire una nuova mentalit, un nuovo modo negli ospedali servono pi medici; ecc Vanno ridotte le retribuzioni stratodi concepire la societ, che privi delle armi i poteri economici e finanziari, che sferiche di manager, soggetti che operano nel sistema bancario e finanziario, questa crisi hanno creato e con essa si arricchiscono ogni giorno, oltre che per premiare il lavoro concreto, reale, manuale e di pubblica utilit. Si tratta di una strada necessaria da percorrere e possibile, va costruita nel tempo partendo dal lavoro, rivolgendosi verso attivit utili e poco inquinanti; ma anche dalla necessit delle famiglie e dei soggetti pi deboli. Prima vanno tutelati i diritti di tutti: scuola, sanit, casa e lavoro. Solo in questottica si giustifica lesistenza di un apparato statale, non certo nello spendere energie e denaro per conflitti assurdi o per foraggiare lobbies di potere. In un lavoro cos complesso da svolgere credo che si debba partire proprio dagli attivisti della Cgil, che considero lunico sindacato in Italia ad avere un certo peso politico, ma anche lunico soggetto istituzionale in grado di generare una cultura del cambiamento della societ in una direzione di equit, partecipazione, con al centro il lavoro.

Opponiamoci alle ingiustizie, decolonizziamo il nostro immaginario e lottiamo per una societ nuova.

E.P.

IL DOPO BERLUSCONI E' GIA' COMINCIATO.


La strategia di Susanna Camusso del tutti contro Berlusconi totalmente fuori tempo massimo. L'Europa ha gi commissariato il governo italiano con la famosa lettera segreta di Agosto. E in Italia, i gruppi che dirigono banche, giornali e cda vari, stanno solo cercando il modo per togliersi dai piedi il vecchio Silvio, che ormai non serve pi alle loro istanze di modernizzazione. In cosa consistono riforme e modernizzazione, Emma Marceglia lo spiega ormai bene da parecchio tempo: 1) abolire l'anzianit contributiva e spostare tutto sulla vecchiaia alla faccia del bilancio in equilibrio che vanta l'INPS 2) privatizzare tutto il patrimonio immobiliare e demaniale pubblico (grande saldi per le cricche) 3) privatizzare le municipalizzate e liquidare le quote di quel che resta delle vecchie aziende pubbliche alla faccia dei referendum 4) modernizzare il mercato del lavoro, finendo l'opera gi avviata da Sacconi in questi anni. Questi programmi criminali che mirano a impoverirci sempre di pi nella speranza di rilanciare una qualche competitivit dell'Azienda Italia saranno al centro dell'agenda del Governo che verr. Profumo, Montezemolo o chi per loro, con l'entusiastico sostegno del PD, governo tecnico o tecnico-politico, di responsabilit, di unit nazionale, benedetto da Giorgio Napolitano e da tutti gli economisti e gli editorialisti : qualsiasi sar la formula, il target siamo sempre noi, con le nostre pensioni, i nostri salari, i nostri contratti. Perch in CGIL tanti vogliono essere di questa partita? Perch non si capisce che il dopo Berlusconi potrebbe essere anche peggio, se gestito dai riformisti di Confindustria? Dobbiamo stare fuori da tutti i giochi. Il vero Governo, i lavoratori lo hanno sempre esercitato con le lotte e i movimenti. E tutto quello che conserviamo ancora adesso ( e il molto che ci stato tolto) non ci fu concesso da qualche governo illuminato ma strappato con la lotta, in anni duri in cui il movimento operaio, nelle sue espressioni politiche e sindacali, rimase sempre orgogliosamente all' opposizione.

LE RIVOLUZIONI CHE CI PARLANO.


Quando uscito il primo numero di Battaglie Sindacali, erano appena iniziati i primi tumulti popolari in Tunisia. Allora nessuno avrebbe potuto immaginare lo sconvolgimento rivoluzionario che quei fatti, in un paese tutto sommato marginale, avrebbero messo in moto in tutto il mondo arabo. Dopo la caduta di Ben Al e Mubarak, alcune considerazioni possiamo farle: 1)il processo rivoluzionario in quellarea del mondo, tra il Maghreb e il Medio Oriente, ancora aperto; i suoi esiti potranno essere decisi solo da una discesa in campo del movimento operaio e sindacale (soprattutto in Egitto), in direzione di un rovesciamento dei rapporti di classe. 2)rivoluzione e controrivoluzione, come sempre, marciano a braccetto: se in Egitto e Tunisia il processo rivoluzionario, in Libia stiamo assistendo a una controrivoluzione neo-coloniale e imperialista, mentre in Siria le due tendenze si intrecciano. Bisogna avere intelligenza e saggezza nei giudizi, altrimenti si rischia di trovarsi sotto la stessa bandiera dei bombardamenti Nato e del Mossad. 3)La proclamazione dello Stato di Palestina sconvolger molti equilibri gi traballanti;comunque la si pensi, veder sventolare quella bandiera, sar unemozione fortissima, tra le masse diseredate di tutto il mondo. 4)La RIVOLUZIONE tornata dattualit, come categoria politica. E non sta parlando solo al mondo arabo. La crisi del capitalismo sta sfaldando assetti consolidati, destruttura rapporti sociali e proletarizza brutalmente interi settori un tempo garantiti. Le giovani rivoluzioni arabe allungano le loro ombre su Londra, Parigi, Francoforte e Roma. Anche nelle nostre metropoli larghe masse di giovani proletari scolarizzati e senza futuro; e un movimento operaio che sta finalmente risvegliandosi.

Dalla scuola
Quale la situazione della scuola pubblica allinizio del nuovo anno scolastico? Definirla critica sarebbe un eufemismo. Oltre alla ben nota devastazione operata dalla contro-riforma Gelmini sulla didattica, a grave detrimento di studenti e docenti (taglio delle ore di lezione, degli organici, degli insegnanti specialisti e dei finanziamenti ai progetti, abolizione delle sperimentazioni, aumento degli studenti per classe, etc.), questanno la scure della manovra ha ulteriormente colpito una categoria gi massacrata: un insegnante di ruolo guadagna la met dei colleghi europei; i precari, docenti e Ata, ogni anno licenziati a giugno e riassunti a settembre, oltre a non percepire lo stipendio per i mesi estivi sono esclusi dagli scatti di anzianit. Questanno poi a Modena linizio tardivo dellanno scolastico ha fornito al Provveditorato un utile pretesto: i precari sono stati assunti tra il 10 e il 19 settembre, con un risparmio netto sui loro stipendi che va dal 40 al 70%. Ci si pu immaginare il risparmio calcolato su migliaia di precari. E non parliamo degli aspetti ideologici. Cosa sta cambiando sul piano ideologico e nel rapporto col privato? Si ritorna allidea di una scuola classista, segnata da una netta cesura di stampo gentiliano tra licei e istituti tecnici e professionali, che diventano puri contenitori per lemarginazione. Anche i licei, comunque, saranno costretti a ricorrere a risorse private e ad ulteriori finanziamenti dei genitori per assicurare buoni standard di offerta formativa. Lindebolimento della scuola pubblica si trasforma cos in un prezioso regalo per le scuole private e listruzione diventa ad ogni effetto una merce. Con la nascita a Modena dellITS Corni, un biennio post diploma privato-pubblico, benedetto da Confindustria e Ferrari, abbiamo un primo esempio di questa tendenza: i padroni si sono dotati dello strumento della fondazione partecipata per entrare a piedi pari nellistruzione. Il principio dell'autonomia, difeso con stupefacente cecit dai sindacati confederali, oltre che da Gilda e Snals, rivela il suo vero volto: disimpegno dello Stato e sfruttamento delle risorse pubbliche da parte dei privati, che faranno formare alla scuola il proprio personale su misura, sul piano tecnico e nellabitudine ad abdicare ai propri diritti. Come reagiscono i docenti di fronte a questo attacco frontale? Laspetto pi mortificante lindividualismo pi sfrenato nella difesa del proprio orticello: al di l della guerra tra poveri che il Ministero ha fomentato il pi possibile, usando la consueta strategia del divide ed impera, soprattutto tra precari del nord e del sud, la tendenza quella di estraniarsi dalle lotte, cercando la salvezza nei corsi on-line (i famigerati corsi Forcom che dietro lauto compenso vendono punti da inserire nelle graduatorie) e accettando cattedre superiori alle 18 ore per guadagnare un tozzo di pane in pi a scapito di altri lavoratori. Quella docente una categoria poco combattiva e scarsamente sindacalizzata: anche la minoranza che non ripiega nellindividualismo non lega le speranze in una scuola migliore per il futuro alle lotte, ma alle micro battaglie legalitarie ai ricorsi al Tar. Un atteggiamento non solo sindacalmente poco condivisibile, ma anche irrealistico, poich i fatti dimostrano che tutte le sentenze susseguitesi contro la Gelmini (classi pollaio, reiterazione dei contratti a termine senza scatti di anzianit, smantellamento dei diritti dei disabili, etc.) sono rimaste inapplicate. Analogo discorso vale per i genitori, anchessi per la maggior parte attenti al loro particulare . Come ebbe a dire uninsegnante molto combattiva negli anni 70: un genitore ha molto da dire come padre di suo figlio ma non come esponente di una categoria. Ma lindividualismo sempre perdente, come il corporativismo: solo una lotta permanente e di massa in unit con i lavoratori degli altri settori pu portare a un reale cambiamento. Bisogna uscire dal magnifico isolamento e dalla logica elitaria dei lavoratori della conoscenza - penosa definizione che parla da s che in fondo in fondo si sentono altra cosa rispetto agli operai. Marcella Farioli (Cobas-Scuola) Collettivo Redazionale di Battaglie Sindacali: Giovanni Iozzoli, Paolo Brini, Matteo Parlati, Francesco Santoro, Ermanno Panciroli, Diana Terzi, Per contattarci: Battaglie.sindacali@gmail.com o chiama al 3405041453

L'Assemblea Nazionale dei 500 delegati Fiom, tenutasi a Cervia il 22 e 23 settembre, rischia di rappresentare qualcosa di pi di una semplice battuta d'arresto. Purtroppo, come spesso accade in questi casi, nel materiale prodotto in questa due giorni di assise non si troveranno che tracce molto labili di questi pericolosi segnali. Non tanto quello che stato detto e scritto nei documenti e negli interventi (su cui torneremo tra breve), ma quello che NON stato scritto e detto che ci induce a suonare con forza il campanello d'allarme sul futuro della Fiom. Nella relazione e nelle conclusioni del compagno Landini non vi stata praticamente traccia, se non una breve quanto larvata allusione, della gravissima decisione assunta dalla segreteria CGIL, proprio il giorno prima, di apporre la firma definitiva sull'accordo del 28 Giugno scorso. Questa stata la ragione di fondo per cui Susanna Camusso ha partecipato all'assemblea e dato il suo pieno avvallo alla piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale presentato dalla Fiom. Landini ha scelto, assieme a quasi tutto il gruppo dirigente, di tentare un accordo con la confederazione. In cambio dell'appoggio alla vertenza per il rinnovo del CCNL da parte della Cgil, la Fiom accetta, pur senza rinnegare il proprio giudizio critico in merito, di sorvolare e non continuare la battaglia contro l'accordo del 28 Giugno. Lo stesso Fausto Durante, leader dell'ala filo-Camusso in Fiom ha dichiarato che c' un percorso di riavvicinamento gi iniziato. La ragione di questa scelta stata ben sintetizzata dalla battuta del segretario nazionale Giorgio Airaudo quando ha affermato sei [cio la Fiom NdR] sott'acqua senza ossigeno e qualcuno [cio la Cgil NdR] ti passa due bombole (Liberazione 23/09/2011). per di pi evidente come la scelta del silenzio di Landini sia in netto contrasto con le dichiarazioni di fuoco, assolutamente condivisibili, rilasciate dal compagno Rinaldini (coordinatore nazionale dell'area La Cgil sulla democrazia, il ruolo del contratto nazionale, il rifiuto delle deroghe e una richiesta di aumento di 206 euro (in cui per sono inclusi i 44euro dell'ultima tranche del contratto separato di Fim e Uilm). Dall'altro per introduce due elementi di novit su materie molto delicate che rischiano di aprire precedenti molto pericolosi. In primo luogo si avanza la richiesta della costituzione di un fondo nazionale per la sicurezza del lavoro e le tutele sociali. Non v' dubbio che tale richiesta, per quanto si dica esplicitamente che dovrebbe essere a integrazione delle risorse pubbliche, rischia di andare esattamente nella direzione di chi, usando questi istituti, vuole ridurre il ruolo del pubblico a favore del privato nell'ambito dello stato sociale. Inoltre, per quanto non scritto nel testo ed esplicitamente negato nel dibattito, evidente che una proposta del genere pu lasciare intendere una disponibilit ad introdurre quegli enti bilaterali contro cui la Fiom da sempre si batte. Il secondo, e pi discusso, punto di dissenso riguarda il capitolo delle Procedure di informazione e confronto preventivo. La richiesta avanzata quella che si stabilisca il diritto di proposta per le RSU e i sindacati ogni qualvolta le aziende vogliano modificare aspetti inerenti le politiche industriali, gli investimenti, l'organizzazione del lavoro, la ristrutturazione e la trasformazione dell'impresa. Il diritto cio di essere informati e coinvolti preventivamente, attraverso l'apertura di specifici tavoli di confronto. Qualora tale sistema di relazioni industriali venisse introdotto, la Fiom darebbe la disponibilit, a livello aziendale, a concordare, con il consenso di tutte le parti, una procedura di confronto entro

che vogliamo) proprio contro l'accordo: La firma della Cgil va contro lo statuto dell'organizzazionee con questa firma Bonanni e Confindustria incassano contemporaneamente l'accordo di giugno e l'articolo 8 inserito nella manovra da Sacconi [la Repubblica 22/09/2011]. Come possono conciliarsi queste due posizioni diametralmente opposte? Delle due l'una. Inutile dire che chi scrive ritiene grave anche il solo pensare di poter sorvolare su una questione centrale come la battaglia per contrastare l'intesa del 28 Giugno. Un accordo che ha permesso, tra l'altro, al giudice di Torino di considerare come legittimi i contratti separati siglati da Fiat e Fim-Cisl e Uilm-Uil a Pomigliano e Mirafiori. Spiace che, nei fatti, la vera sostanza dell'assemblea di Cervia non sia stata chiaramente esplicitata, se non sulle pagine dei giornali, e sia stata di fatto affrontata solo nel finale, frettolosamente, durante la discussione su un ordine del giorno messo ai voti. La piattaforma per il rinnovo del CCNL e i suoi punti deboli Tutto il dibattito si nei fatti incentrato su due punti della piattaforma che hanno suscitato una certa perplessit tra diversi delegati. Nella discussione sul contratto non vi dubbio che il primo limite stato di metodo. Quella che doveva passare alla storia come la piattaforma pi democratica e partecipata, risultata essere la pi blindata. Non solo non si sono svolte, come precedentemente stabilito, le assemblee nei luoghi di lavoro per raccogliere i contributi dal basso. Pure durante la due giorni di Cervia non stato possibile conoscere il testo della piattaforma se non qualche ora prima che venisse posta in votazione. Inoltre non stata prevista una modalit di voto punto per punto, n la possibilit di proporre emendamenti modificativi di singole parti del testo. Si proceduto esclusivamente alla votazione separata di due paragrafi, su cui il dissenso e la richiesta di cancellazione era emersa all'interno della Segreteria e della Direzione.

la quale verranno esaminati i problemi e ricercare le soluzioni senza che le parti procedano ad azioni unilaterali.
Mentre la parte inerente la richiesta di maggior coinvolgimento nelle scelte aziendali vedeva tutti concordi, sulla seconda parte che sono emerse le contrariet di diversi delegati, specie, e non a caso, del gruppo Fiat oltre che di chi scrive e del compagno Cremaschi. A scanso di equivoci, bene precisare che attraverso la suddetta clausola, per come stata scritta e qui integralmente citata, la Fiom non d n la disponibilit a limitare il diritto di sciopero, n tanto meno ad avallare esplicitamente procedure cosiddette di raffreddamento. Per come scritta si intende dire che prima che vi siano cambiamenti nella vita aziendale di qualsiasi tipo, ci deve essere una trattativa. Perci l'azienda non potr agire unilateralmente in alcun modo prima di aver consultato il sindacato e la RSU, e, di converso, questi si impegnano a non proclamare sciopero (ma solo sulle questioni specifiche in quel momento materia di confronto) fino a che la fase partecipativa non sar ritenuta conclusa. Certamente, in astratto, poter impedire ad un padrone di fare quello che gli pare in azienda senza manco avvertire, pu essere considerato, come fanno gli estensori del testo, un diritto in pi. Tuttavia chiaro che una clausola del genere gravida di innumerevoli rischi. Dimostrazione ne il fatto che tra quello che si illustrato nella relazione e nel dibattito e quello che poi si scritto in piattaforma ci sono state svariate oscillazioni e modifiche. Per esempio, in un primo momento, una delle ragioni, forse la pi grave, addotte da Landini nella sua introduzione per giustificare tale clausola stata che se non si regola a livello sindacale la questione, il governo potrebbe varare una legge per limitare il diritto di sciopero. Oltre ad essere una argomentazione che ricorda molto (troppo) quella usata dalla Cgil per giustificare

Da un lato il testo presentato prevede le richieste classiche della Fiom l'accordo del 28 Giugno (poi miseramente franata nei fatti col famoso

l'art.8 della finanziaria), evidente che con una tale argomentazione il Segretario Generale stava smentendo esplicitamente se stesso quando poco prima aveva affermato che in tale clausola non vi era alcun riferimento al diritto di sciopero. Inoltre, chi scrive afferma con forza che non vi alcuna ragione o mo-

mente i seguenti risultati: il primo 72 favorevoli alla cancellazione e 442 contrari, il secondo 88 favorevoli all'abrogazione e 416 contrari. Alla Fine la piattaforma stata approvata con soli 7 astenuti ed un contrario. Tuttavia, il vero significato dell'assemblea dei 500 si palesato al mo-

dalit di relazioni sindacali per cui un sindacato di classe possa mai mento della discussione su un ordine del giorno presentato da una venaccettare anche solo di moderare temporaneamente la propria conflit- tina di delegati, tra cui chi scrive assieme al compagno Antonio Santotualit. Ogni qualvolta i lavoratori scenrelli, a diversi RSU del gruppo Fiat, Piagdono in lotta, per qualsiasi ragione e in gio ecc., e che ha visto come primo qualsiasi forma, il sindacato non deve firmatario il compagno Paolo Ventrella mai fare da pompiere o pacificatore, della Rsu Ferrari. Tale testo, oltre ad nemmeno per un sol giorno. la lotta esprimere un giudizio fortemente negache fa avanzare la coscienza di classe e tivo in merito alla scelta della Cgil di la forza dei lavoratori, perci non pu n deve mai essere frenata ma bens alimentata e diretta alla conquista di nuovi diritti e migliori condizioni. Su questo punto il problema vero non tanto quello che stato scritto formalmente nella piattaforma, ma il segnale politico che si rischia di dare. In un firmare l'accordo del 28 Giugno, affermava altres che essendo questa firma avvenuta in violazione dello statuto Confederale, la Fiom non riconosceva come valido e vincolante l'accordo. A tale OdG Landini ne ha presentato in contrapposizione un altro, approvato a larga maggioranza, che ribadiva s il

contesto come quello attuale evidente giudizio negativo sul 28 Giugno, ma che avversari e nemici della Fiom leggecancellava completamente la parte ineranno questa come una apertura e dirente al non rispetto di tale accordo da sponibilit a discutere di limitazioni agli parte della categoria. scioperi. Non forse ci che emerso su tutti i giornali a partire da Qui sta il punto vero da chiarire nella discussione che dovremo fare in quello di Confindustria che scrive una clausola di raffreddamento che Fiom nel prossimo periodo. vincola sia le aziende che i sindacati che durante le vertenze si impe- Una volta che la confederazione ha firmato l'accordo del 28 Giugno, come si comporter la Fiom? Lo applicher disciplinandosi o lo contragnano a sospendere gli scioperi [il sole24ore 23/09/2011]? Infine, anche da un punto di vista strettamente e tatticamente sindacale, nessuno mai, quando avanza delle rivendicazioni in una piattaforma, inserisce gi le mediazioni che sarebbe disposto a fare. Soprattutto se stiamo parlando di un testo che Confindustria, con ogni probabilit, rispedir immediatamente al mittente giudicandolo comunque irricevibile. L'unica conseguenza pratica sar che rischiamo di rendere questa clausola parte integrante della linea contrattuale della Fiom, trovandoci cos su ogni tavolo di trattativa aziendale padroni che chiedono clausole di raffreddamento. Non forse quanto avvenuto alla LEAR di Napoli dove anche la Fiom proprio il 21 settembre ha firmato un contratto aziendale gravissimo che prevede clausole di raffreddamento del conflitto? Recita quell'accordo: Il sistema delle relazioni sindacali improntaster? Tutto quanto accaduto a Cervia fa sorgere il timore che un pezzo molto consistente dell'apparato dei meccanici Cgil stia pensando che l'accordo del 28 Giugno possa diventare il non detto. Possa cio essere lo strumento mal celato attraverso cui ritornare a firmare un contratto unitario con Fim e Uilm. In questo senso, la pronta dichiarazione del Segretario della Fim Giuseppe Farina ha il sapore di un sincronismo davvero perfetto: Mi sembra che ci siano primi segnali di cambiamento

[] Segnali che vanno tutti approfonditi, a partire dalla necessit di sapere se la Fiom condivide o meno le regole del 28 Giugno e se vuole applicarle al contratto dei metalmeccanici. [] Noi abbiamo interesse a fare un contratto unitario. Per le nostre posizioni sono molto chiare: la base sono le regole nuove sulla rappresentanza e sui contratti.
Anche gli iscritti, i militanti, i delegati della Fiom che per dieci anni hanno seguito la nostra organizzazione sentono il bisogno, per ragioni diametralmente opposte a quelle di Farina, di sapere se il loro sindacato riconosce o meno le regole dell'accordo del 28 Giugno. Non si

pu glissare questo argomento magari in attesa che a met dell'anno prossimo si apra il tavolo di trattativa per il rinnovo del CCNL di Fim e Uilm e magari si utilizzi quell'occasione per rientrare al tavolo di trattativa. Per rispetto della nostra base questa discussione la dobbiamo fare ora e stabilire inequivocabilmente dove vuole andare la Fiom. Se si decider di proseguire non solo nella lotta contro gli attacchi padronali, Per come stata scritta e spiegata, la clausola presente nella piattafor- ma anche nel contrasto intransigente della linea adottata dalla Confedema Fiom per il CCNL non dovrebbe avere nulla a che vedere con accordi razione, allora la Fiom rimarr quel grande punto di riferimento per di questo genere. Tuttavia evidente che nei fatti essa pu ingenerare enormi ambiguit e confusioni, con il rischio fortissimo di una diffusione a macchia d'olio di clausole di raffreddamento proprio in stile LEAR. chiunque decida di alzare la testa. Ma se il gruppo dirigente dei meccanici, pur continuando ad esprimere le proprie critiche, accetter di disciplinarsi alle scelte della Cgil accettando nei fatti di applicare l'accordo del 28 Giugno, questa costituir nei fatti una vera capitolazione. Se cos sar, si sappia che c' chi non ha nessuna intenzione di piegarsi e contiGli ordini del giorno sull'accordo 28 Giugno: la vera discussio- nuer la battaglia anche dentro la stessa Fiom. Noi non abbiamo nessune...mancata! na intenzione di gettare alle ortiche dieci anni di lotte gloriose n, tanto meno, di piegarci alla logica dell'unit nazionale! Le votazioni sui due punti controversi hanno fatto registrare rispettivaPaolo Brini (Comitato centrale Fiom Cgil)

to ai principi di correttezza, buona fede e trasparenza dei comportamenti ed orientato, in particolare, alla prevenzione dei conflitti. Pertanto in caso di vertenzialit, le parti concordano un primo incontro in sede aziendale con la RSU, da tenersi entro 5 giorni dalla richiesta avanzata da una delle parti. In caso di esito negativo del confronto, su richiesta di una delle parti, ed entro 10 giorni dalla stessa, si terr un incontro in sede territoriale, finalizzato alla risoluzione del conflitto. Durante l'attivazione delle suddette procedure, le Parti non assumeranno iniziative unilaterali sulle materie oggetto della vertenza....insomma ci vogliono 15 giorni per fare uno sciopero.

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