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IL FU MATTIA PASCAL

Di LUIGI PIRANDELLO

RIASSUNTO
“Il fu Mattia Pascal” è un’opera di Pirandello scritta nel 1903, mentre stava vicino alla

moglie affetta da disturbi psichici, a causa di una crisi economica familiare dovuta ad

una valanga, che aveva colpito la miniera sulla quale il padre di Pirandello aveva

investito tutto, compresa la dote della moglie dello scrittore. La prima pubblicazione

del romanzo risale al 1904, anno in cui uscì “per puntate” sulla rivista “Nuova

Antologia” tra aprile e giugno. La prima pubblicazione integrale dell’opera giungerà

all’incirca un paio di mesi dopo.

Il romanzo si apre con una prefazione, nella quale Mattia Pascal cita la sua

trasformazione in “Il fu Mattia Pascal”, come spunto iniziale per raccontare la sua

storia; inizia così dal capitolo terzo un flashback, che andrà a concludersi con la stessa

scena con cui il libro è cominciato.

Mattia Pascal, protagonista e narratore onnisciente del romanzo, è originario del

paese di Miragno, in Liguria. Trattasi di un luogo inventato, dove Mattia ha trascorso

la propria giovinezza in una condizione agiata.


Quando ha solo quattro anni e mezzo, però il padre viene a mancare, lasciando in tal

modo i due fratelli soli con la madre e con un patrimonio che ella non sa gestire. Il

controllo del denaro andò così ad un amministratore: Batta Malagna.

In questo modo però il denaro della famiglia Pascal cadde in cattive mani. Inoltre, col

passare degli anni, i due fratelli continuarono a sperperarlo, senza badare

all’economia. Lo stesso Mattia Pascal considererà, col senno di poi, sé stesso come un

inetto per la sua mancanza di volontà dimostrata in tale ambito. Il fratello di Mattia

riuscirà invece a salvarsi, attraverso un matrimonio favorevole. In seguito Mattia si

innamorerà di Romilda Pescatore, nipote di Malagna, il quale, divenuto prozio,

obbligherà il protagonista della vicenda a sposarsi con sua figlia.

Mattia, gravato dai debiti, trova lavoro come bibliotecario, nello stesso paesino di

Miragno. Alla morte della madre, il fratello di Mattia dà 500 lire a quest’ultimo al fine

di organizzare il funerale, ma questo era già stato pagato. Con questi soldi, di cui

nessuno era a conoscenza, Mattia parte allora per Montecarlo e si reca al casinò. Lui
stesso è consapevole che una volta entrato nel giro del gioco d’azzardo è difficile

uscirvi. Infatti dice a tal proposito:

“SPERO CHE POTRÒ CONSERVARE TANTO DA PAGARMI IL RITORNO A CASA”.

Qui, prima di giocare alla roulette, fa conoscenza con svariate persone, tra cui una che

ama il numero dodici, e che grazie a questo numero portafortuna non era ancora

rimasto senza soldi. Dopo aver assistito ad alcune puntate, lo stesso Mattia punta sul

numero venticinque, vince, ma i soldi se li intasca la persona a suo fianco. Mattia è

costretto dunque a cambiare tavolo, ma la fortuna lo assiste di nuovo per ben nove

giorni. Il culmine è raggiunto da due puntate, una dopo l’altra, di tutti i suoi denari sul

numero 35.

Dal decimo giorno in poi Mattia inizierà a perdere in continuazione, ma il desiderio di

rifarsi sarà così forte da attrarlo ancora al tavolo. Solo durante il dodicesimo Mattia

noterà le pessime condizioni del suo amico, tradito dal numero dodici e rimasto senza

un denaro e riuscirà a fermarsi. Con le ottantaduemila lire rimaste Mattia può tuttavia

ricostruirsi una buona vita, e progetta già il suo futuro, ma nel viaggio di ritorno a

Miragno scopre sul giornale di essere morto: era stato trovato un corpo privo di vita

ed era stato identificato come lui stesso. Mattia inizialmente incredulo e scioccato per
il riconoscimento approfitta di questa situazione per non fare ritorno a Miragno. Inizia

così una nuova vita nella quale sarà conosciuto col nome di Adriano Meis. Inizierà a

viaggiare sia in Italia sia all’estero, ma poi a causa di una sensazione di vuoto data da

una vita senza radici sociali decide di stabilirsi a Roma. Qui Mattia affitta una camera

nella casa di Anselmo Paleari, appassionato di letteratura e spiritismo.

Stabilitosi a Roma si innamora di Adriana, figlia del padrone di casa, voluta anche dal

cognato Terenzio che vorrebbe sposarla, per non ridare indietro i soldi della dote,

dopo la morte di sua moglie.

Durante una seduta spiritica Papiano ruba dodicimila lire a Mattia.

Mattia, in quanto senza una vera identità, è impossibilitato sia dallo sposare

Adriana, riavendo così indietro i soldi come dote, sia dal denunciare l’accaduto.

Si accorge dunque che la libertà apparente che pensava di avere ottenuto dopo la

sua presunta morte, in realtà lo imprigionava in un mondo nel quale lui non aveva

più potere.

Inscena così il suicidio di Adriano Meis e si precipita a Miragno, per essere riconosciuto

come Mattia Pascal. Al suo arrivo nessuno più ormai lo riconosce, sua moglie si è

risposata con Pomino, da cui ha già avuto un figlio, e il suo posto di bibliotecario è

andato ad un’altra persona. A Mattia non resta altro che chiudersi nella biblioteca e

scrivere della sua vita e delle sue due “morti”, in attesa della terza e definitiva MORTE
IL FU MATTIA PASCAL: ANALISI DELL’OPERA

Pirandello nella sua esperienza familiare soffrirà spesso della sensazione di essere

oppresso dalla figura paterna. Questo causerà una visione negativa della famiglia. E

così avviene per il fulcro familiare dello stesso Mattia Pascal che ha una doppia

connotazione: inizialmente è assimilabile a un nido, offrendo un senso di protezione

e rifugio, successivamente col matrimonio, assumerà le sembianze di una trappola. Il

tema della trappola, il quale è emblematico in tutta la produzione artistica

pirandelliana, concepisce l’uomo intrappolato in una maschera imposta dalla

società o dalle circostanze. Mattia Pascal cercherà di sfuggire a questa trappola, ma

togliendosi la sua maschera, alla ricerca di una nuova, rimane privo di ogni identità.

Si tratta dunque di un’illusione destinata al fallimento. La crisi d’identità è un tipico

tema dell’uomo decadente del primo Novecento, Mattia si presenta come un anti-

eroe, emarginato dalla vita, incapace di capire chi sia realmente e di trovare sé

stesso. Mattia, inoltre, vede sé stesso come un inetto, in quanto durante la sua

giovinezza ha lasciato che la sua vita gli scivolasse addosso.

Solo con la fuga di casa sembra superare questa sua inettitudine, ma è solo un breve

passaggio: infatti, col nome di Adriano Meis tornerà alla sua passività e sottomissione.

La società europea all’epoca del romanzo era particolarmente incline alla moda

dell’occulto. Possiamo trovare una presenza di tali pratiche esoteriche nel capitolo
XIV, utilizzate da Papiano a proprio vantaggio, al fine di compiere un furto ai danni di

Mattia Pascal.

Un’altra tematica presente nell’opera è proprio il gioco d’azzardo.

Pirandello descrive in maniera minuziosa le scene all’interno del casinò di Montecarlo,

che non son utilizzate da Pirandello solo come espediente per giustificare la fuga di

Mattia Pascal, ma alludono anche alla casualità della vita, di fronte alla quale la

ragione e le volontà umane possono ben poco.

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